Il CAAD in prima linea nella gestione sanitaria Fase 2

L’avvio della cosiddetta “Fase 2” dallo scorso 4 maggio ha generato come conseguenza diretta una necessità sempre maggiore di test molecolari, i cosiddetti tamponi, soprattutto per alcune specifiche categorie di lavoratori. In Piemonte, in particolare, sarà necessario incrementare notevolmente il numero di test dagli attuali 8/9.000 fino a circa 20.000 tamponi al giorno.

I laboratori attualmente attivi in Piemonte hanno realizzato al massimo 8.760 tamponi, ma si tratta comunque di un livello che non può essere garantito giornalmente. Infatti, la maggior parte delle strumentazioni usate per estrarre e amplificare l’RNA virale dai tamponi utilizzano reagenti e kit specifici – cosiddetti proprietari – la cui fornitura è limitata e non garantita.

Per sopperire a questa situazione la Regione ha prospettato due linee di azione: la prima mira a superare le criticità determinate dalla scarsità dei reagenti proprietari mediante il ricorso alla termolisi per l’estrazione dell’RNA virale e all’assemblaggio in house di un kit per la sua amplificazione.

La seconda linea prevista dalla Regione mira invece a incrementare la possibilità di eseguire test aumentando la dotazione di strumentazioni, creando nello specifico 3 nuovi laboratori dotati di macchinari che possano operare indipendentemente dal tipo di reagente utilizzato.

In particolare, la Regione ha fatto una richiesta specifica di spazi per ospitare queste strumentazioni e di personale qualificato per utilizzarle. Per ospitare i tre nuovi laboratori che saranno allestiti sono stati scelti il CAAD – Centro di Ricerca Traslazionale sulle Malattie Autoimmuni e Allergiche dell’Università del Piemonte Orientale, l’ASL di Biella e l’ARPA.
La Regione Piemonte sta perfezionando in queste settimane l’acquisto delle strumentazioni, che dovrebbe concludersi entro la fine del mese di giugno; dal canto suo il CAAD sta cercando di sottoscrivere una convenzione con l’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Maggiore della Carità” di Novara per individuare la figura professionale del microbiologo che avrà il ruolo di supervisore.

La scelta del CAAD, e soprattutto la sua disponibilità immediata, derivano da diversi fattori; innanzi tutto, come spiega il professor Claudio Santoro, Direttore del Centro: «Il CAAD non solo ha gli spazi “fisici” per allestire i laboratori, ma ha anche la possibilità di integrarsi facilmente con la rete ospedaliera per tracciare il numero di tamponi effettuati e soprattutto di soggetti postivi.

La nostra disponibilità, inoltre, si coniuga perfettamente con le tre missioni dell’Ateneo; non solo terza missione, per le evidenti ricadute “sociali”, ma anche formazione e ricerca. Non c’è attualmente una struttura in grado di rispondere in modo efficiente e rapido all’emergenza; questa situazione ci ha fatto capire che è necessario formare del personale con nuove competenze, che sarà in grado, in uno scenario futuro di questo tipo, di far fronte a criticità simili in tempi di risposta minori. Allo stesso tempo, potremo valutare in futuro migliorie e alternative al processo di analisi, grazie a una nuova capacità di ricerca».




Cercare (e trovare) lavoro durante la ripartenza, come entrare nel radar dell’head hunter

C‘è chi ormai da mesi, da ben prima della crisi sanitaria, è alla ricerca di un nuovo lavoro. Altri, viste le incertezze crescenti in settori come quello ricettivo e della ristorazione, hanno deciso di iniziare a mandare le proprie autocandidature proprio in queste settimane. E tante altre persone ancora, pur avendo un’occupazione, hanno scelto di mettersi alla ricerca di un nuovo posto, per avere nuovi stimoli, nuove sfide e nuove possibilità di carriera.

La situazione, però, non è delle più semplici: il lungo e inedito lockdown, accompagnato dai timori delle imprese, rendono la ricerca di un nuovo lavoro più difficoltosa. Ma non certo impossibile, tanto più che molte imprese continuano a cercare nuovi talenti da inserire nel proprio organico, facendosi aiutare, soprattutto nel caso dei profili più qualificati, da esperti head hunter.

«Dopo un ovvio rallentamento tra metà marzo e inizio aprile» spiega Carola Adami, head hunter e CEO dell’agenzia di selezione del personale Adami & Associati «le nostre aziende clienti sono tornate a valutare l’inserimento di nuovi talenti a ritmi prossimi alla normalità. In queste ultime settimane, per esempio, abbiamo notato una decisa crescita delle richieste di profili informatici puri, nonché di altre figure altamente qualificate nell’ambito Finance ed Engineering. E se le imprese non hanno mai completamente smesso di ricercare dei profili strategici da inserire nei propri team» spiega l’head hunter «da metà aprile in poi c’è stato anche un importante aumento delle ricerche di lavoro da parte dei candidati» .

Chi si sta mettendo alla ricerca di un nuovo lavoro, dunque, deve affrontare un mercato del lavoro segnato sì da molte imprese desiderose di inserire nuove risorse, ma condito anche da un non trascurabile timore, e da un’elevata concorrenza.

Specialmente in questo momento i candidati dovrebbero quindi cercare di entrare nel radar dei cacciatori di teste. Ma come fare?

«Entrare in contatto con un head hunter non è certo impossibile: la principale via da seguire è quella di controllare le posizioni aperte sul portale di riferimento del cacciatore di teste.

È però necessario rivolgersi a dei professionisti specializzati nel settore di interesse, partendo dal presupposto che le migliori agenzie di head hunting si occupano solamente di aree specifiche, per poter offrire alle aziende e ai candidati il migliore dei servizi. Detto questo, è necessario presentarsi al meglio, rispondendo unicamente agli annunci in linea con la propria figura professionale e curando attentamente il proprio network, nonché la propria immagine online.

In ogni modo è importante impegnarsi per costruire un rapporto costruttivo e di fiducia con il proprio head hunter di riferimento: non si sa mai quando potrebbe arrivare l’offerta perfetta» conclude la Adami.




Confagricoltura: positivo l’impegno della Regione per l’agriturismo

È avviato a soluzione il problema della mancata erogazione del contributo a fondo perduto per le aziende agrituristiche che esercitano l’attività di ristorazione che sono rimaste bloccate durante il lockdown dei mesi scorsi.

Nel corso di un incontro che si è svolto ieri nel palazzo della Giunta regionale a Torino, presente per Confagricoltura Piemonte  il segretario regionale di Agriturist Paolo Bertolotto, il governatore Alberto Cirio, l’assessore al turismo Vittoria Poggio e l’assessore all’agricoltura Marco Protopapa, hanno confermato l’impegno dell’amministrazione per superare le difficoltà tecniche e burocratiche che hanno finora impedito la concessione del contributo.

Le aziende agrituristiche piemontesi che effettuano ristorazione – precisa Confagricoltura – sono all’incirca un migliaio, mentre in totale le attività, comprese quelle che si dedicano anche all’ accoglienza con pernottamento, sono poco meno di 1300.

Grazie alla conferma dell’impegno della Regione, che abbiamo sollecitato con spirito costruttivo nelle scorse settimane – commenta Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemontesi sono poste le basi per giungere a una soluzione positiva della vertenza che dovrebbe far sì che entro l’estate, ci auguriamo, tutte le aziende agrituristiche che effettuano ristorazione possano ottenere il bonus previsto dal Riparti-Piemonte. È un sostegno che apprezziamo, non soltanto sotto il profilo economico, ma anche dal punto di vista dell’attenzione che la Regione dimostra verso un comparto importante che contribuisce in modo rilevante allo sviluppo dell’agricoltura, turismo e dell’economia del territorio”.

 




Confindustria Piemonte: digitalizzazione leva strategica per la ripresa

L’emergenza Covid-19 ha accelerato i processi, tuttavia smart working e connettività rischiano di restare un “libro dei sogni”. Prosegue l’azione di Confindustria Piemonte per intervenire sul digital divide: coinvolti i maggiori operatori di telecomunicazioni e chiesto il supporto della Regione per l’acquisizione di tecnologie e servizi abilitanti. Unità d’intenti, ma difficoltà nel reperire i fondi.

Tra i temi all’attenzione degli Stati Generali in corso in questi giorni e su cui il governo sta ponendo grande enfasi nel suo piano di rilancio economico, innovazione e digitalizzazione del Paese hanno una parte di assoluto rilievo.

Una priorità confermata, purtroppo, anche dall’aggiornamento 2020 dell’Indice DESI (Digital economy and society index) rilasciato dalla Commissione Europea che misura appunto la digitalizzazione del nostro continente, secondo cui l’Italia, è al 25° posto in Europa e fa meglio solo di Romania, Grecia e Bulgaria, perdendo due posizioni rispetto allo scorso anno. Cinque i parametri monitorati: connettività, competenze digitali, uso di Internet da parte dei singoli, integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese, servizi pubblici digitali.

Lo stesso tipo di urgenza è avvertito anche a livello più locale e l’accelerazione imposta dall’emergenza Covid-19 alla trasformazione digitale ha dato ulteriore evidenza a ritardi e fragilità del nostro territorio. Confindustria Piemonte, infatti, si è impegnata per agevolare il più possibile l’attivazione di tali modalità operative, in modo che le aziende che avevano dovuto avviarle in modo improvvisato e urgente durante la fase di lockdown, potessero proseguire in modo più strutturato, organizzato e sicuro nel corso della Fase 2.

A un momento iniziale di analisi di mercato per evidenziare le problematiche più sentite dal tessuto industriale piemontese è seguito un approfondimento delle soluzioni tecnologiche con i più importanti operatori di telecomunicazioni a livello nazionale e i più significativi player locali mentre dal punto di vista politico e dei contenuti si è portato avanti il lavoro con ANCI e UNCEM, con la disponibilità del Politecnico di Torino e il coinvolgimento di Anitec-Assinform e delle Sezioni ICT delle Territoriali di Confindustria.

«Quella che stiamo vivendo è la prima, vera, crisi sistemica di un mondo integrato e interconnesso. Una crisi che ha fatto emergere con evidenza, quasi con violenza, l’importanza della Rete come infrastruttura di base – dichiara Fabrizio Gea, imprenditore ICT e delegato di Confindustria Piemonte per l’Agenda Digitale – Con quest’azione abbiamo voluto da un lato rispondere concretamente alle esigenze delle imprese relativamente alle soluzioni per la connettività e lo smart working e, dall’altro lato, abbiamo realizzato un “gioco di squadra” per condividere con l’amministrazione regionale misure di agevolazione per l’acquisto di tecnologie e servizi abilitanti, integrate da un sostegno per la formazione del personale. Questo per costruire, nel contesto “straordinario” dell’oggi, ciò che sarà il contesto “ordinario” di domani. Su questa partita, infatti, si gioca il futuro delle comunità e delle imprese».

Le misure necessarie andrebbero a collocarsi nell’ambito del sostegno alla competitività del sistema produttivo, tuttavia al momento i margini di manovra non sono ampi: la rilevanza strategica di queste azioni non solo per il rilancio, ma soprattutto per lo sviluppo della regione – nelle sue varie sfaccettature, dalle imprese al mondo dei servizi, dai nuclei urbani ai territori montani – è chiara a tutti i soggetti coinvolti, ma si scontra con il limite delle circostanze attuali, focalizzate sul superamento dell’emergenza economica.

«Abbiamo colto la disponibilità della Regione – commenta il Presidente di Confindustria Piemonte Fabio Ravanelli – e continueremo a tenere alta l’attenzione sul tema affinché dalle prime aperture si possa passare a un orizzonte di intervento più ampio.

La digitalizzazione, come si è evidenziato con la spinta data dalla pandemia, è stato un fattore organizzativo fondamentale per garantire l’operatività aziendale e oggi, con ancora maggior forza, è una leva di competitività per il futuro, soprattutto per quelle PMI che sono l’ossatura fondamentale del nostro tessuto economico.

Siamo ormai consapevoli, come lo sono i nostri referenti istituzionali, che un sostanziale irrobustimento della capacità operativa aziendale basata sul digitale costituirà un’eredità duratura utile a ridurre il divario e il ritardo del territorio.

Il Piemonte digitale, così come l’Italia digitale, non possono rimanere nel libro dei sogni».

 




Scelta o revoca del medico di base: da ottobre sarà più facile

A partire dal prossimo ottobre, il servizio di scelta o revoca del medico di base e del pediatra sarà potenziato, derogando ad alcuni vincoli previsti oggi nel fare domanda: ambito territoriale, di associazione o massimale pazienti a carico. È quanto annunciato dall’assessore alla sanità Luigi Icardi, rispondendo, nell’ambito dei question time, all’interrogazione di Francesca Frediani (M5S), che ha segnalato alcune difficoltà di funzionamento della piattaforma online nel periodo di emergenza Covid appena trascorso.

“Il sistema online regionale al momento disponibile permette, in effetti, solo il cambio o la revoca del medico da parte di un cittadino maggiorenne domiciliato in Piemonte – ha precisato l’assessore Icardi – Il medico può essere scelto con alcuni vincoli: non deve cambiare l’Asl di assistenza, non devono esserci deroghe di ambito, non devono esserci deroghe di associazione, il massimale del medico non deve essere stato superato.

Entro il mese di ottobre, inserendo i dati relativi alla residenza e al domicilio, sarà possibile iscriversi a un’ASL, eventualmente anche in deroga per motivi di studio, cura, lavoro, ricongiungimento familiare, e scegliere un medico anche in deroga di ambito territoriale, deroga di associazione, deroga di età (pediatra per gli ultraquattordicenni), deroga di massimale.

Nel periodo emergenziale Covid, le Asl hanno assicurato il funzionamento degli sportelli di scelta e revoca, nel rispetto dei consueti orari e adozione di specifiche misure di sicurezza indicate dall’Unità di Crisi e la gestione delle pratiche per via telefonica, Pec e via mail. Sono state espletate circa 60 mila pratiche, e gli operatori dedicati al servizio hanno evaso oltre 5 mila richieste dei cittadini che hanno dovuto scegliere un nuovo medico per via delle dimissioni volontarie di tre Mms e un Pls per raggiunti limiti di età”

“Ancora una volta la svolta digitale in sanità, tante volte sbandierata dalla Giunta, si rivela un buco nell’acqua – ha dichiarato la consigliera Frediani – Nell’ASL Città di Torino, a detta di molti cittadini, sarebbe impossibile cambiare via mail il medico di base e il pediatra di libera scelta.

E’ stata proprio la direzione dell’Asp ad introdurre questo servizio, nel mese di marzo, per “contrastare la diffusione del coronavirus. Eppure le comunicazioni inviate a questi indirizzi sembrano cadere nel vuoto, così i cittadini sono costretti a presentarsi negli uffici dell’Asl per questa semplice operazione. Il risultato opposto rispetto agli obiettivi della direzione che, in tempi di Covid, intendeva evitare gli assembramenti. E’ fondamentale che si faccia chiarezza su questo servizio, fondamentale per i molti pazienti che devono cambiare medico (per scelta o pensionamento)”.

Durante i question time è stata data inoltre risposta alle interrogazioni dei consiglieri: Silvio Magliano (Moderati) su chiusura dei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC) dell’Ospedale Mauriziano; di Diego Sarno (Pd) sullo stato di avanzamento delle procedure per l’ospedale unico di zona Vadò (ASL TO5); di Domenico Rossi (Pd) circa l’autorizzazione dei locali inaugurati nell’ex-ospedale di Premosello Chiovenda (Verbano-Cusio-Ossola); di Domenico Ravetti (Pd) su Situazione dei primariati di ASO e ASL in provincia di Alessandria; di Sean Sacco (M5S) su TPL Alessandria, ripresa del servizio di trasporto pubblico locale; di Marco Grimaldi (Luv) sui problemi di gestione dell’emergenza Covid nelle RSA piemontesi.




Otto Comuni piemontesi esclusi dal piano banda ultralarga. Ecco quali sono

Il Piano nazionale Banda ultralarga non smette di stupirci. In negativo ovviamente. Non solo due anni di ritardo. Non solo la scelta di tagliar fuori le “case sparse”, non solo le lungaggini che passano tra progettazioni, avvio dei lavori, fine dei lavori, attivazione.
Non solo la “fibra a casa” è da richiedere e le ditte tornano a collegare dopo mesi la casa all’armadio. L’ultima novità è arrivata qualche giorno fa da Regione Piemonte e Infratel: otto Comuni esclusi dal Piano.
“Vengono esclusi dal piano i seguenti otto comuni in quanto a seguito indagine puntuale derivante dalla progettazione si è rivelato che la copertura dei privati nelle aree più densamente abitate (poste a gara come aree obbligatorie) supera il 95% delle unità immobiliari in tali aree”, si legge nella Revisione del Piano Bul. Otto Comuni esclusi. Si tratta di Castelspina, Molino dei Torti, Argentera, Moiola, Pietraporzio, Sambuco, Bruino, Susa.
“Non ci risulta che le coperture della banda ad Argentera o a Pietraporzio siano particolarmente efficaci, per usare un eufemismo… – sottolineano Marco Bussone e Lido Riba, Presidenti nazionale e regionale di Uncem – Il Piano banda ultralarga è bloccato. E oggi otto Comuni vengono stralciati, con scarne comunicazioni ai Sindaci. Dicendo che essendo già coperti dai privati, in quei Comuni non vi è bisogno dell’intervento con fondi pubblici. Assurdità. Se il Piano BUL non si sblocca, siamo pronti a supportare i Sindaci, tutti i Comuni piemontesi e italiani, in azioni legali. Tre Comuni, solo 3 Comuni collaudati in Piemonte. Numeri non giustificabili”.



Chiara Appendino incontra Linarello,  primo comandante del Corpo di Polizia Metropolitana

Dal 1 luglio con la nomina del comandante Massimo Linarello è stato istituito il Corpo di Polizia Locale della Città Metropolitana di Torino per svolgere attività di vigilanza nell’ambito delle funzioni proprie o delegate dalla Regione Piemonte in materia di tutela e valorizzazione dell’ambiente, tutela e gestione della fauna nonché di controllo del trasporto privato sulla viabilità metropolitana.

Rappresenta per l’amministrazione metropolitana un importante traguardo sia in termini di organizzazione che di riconoscimento e valorizzazione delle professionalità degli agenti che finora hanno svolto un fondamentale ruolo di controllo del territorio.

Incontrando il comandante Linarello, la Sindaca Metropolitana Chiara Appendino ha voluto sottolineare come il nostro Ente possa finalmente vantare di avere un corpo di Polizia Locale.

“L’istituzione della, Polizia Metropolitana rientra a pieno titolo nel percorso di riorganizzazione dell’Ente avviata nel 2018 per rispondere sempre più efficacemente alle sfide di un Ente di area vasta con un territorio così articolato. Abbiamo deciso di rafforzare il coordinamento degli agenti metropolitani e delle centinaia di volontari che ogni giorno svolgono la loro preziosa attività di controllo del territorio”.

Appendino ha augurato buon lavoro al comandante, agli agenti ed ai volontari “che in questi anni non facili hanno prestato il loro servizio con impegno ed abnegazione, nella certezza che il neo costituito corpo saprà dare un importante valore aggiunto alla funzione della Città metropolitana di tutela del nostro territorio.”

Aggiunge il vicesindaco metropolitano Marco Marocco quanto fosse importante l’assunzione di un comandante di significativa esperienza: “questo passaggio non può che rappresentare l’inizio di una nuova corso che vedrà un accresciuto riconoscimento delle capacità degli agenti che facevano capo ai singoli Dipartimenti. Ora faranno riferimento ad un Comandante che abbiamo selezionato accuratamente e che siamo convinti che saprà guidarli verso obiettivi di crescita professionale e risultati sul territorio”.

Massimo Linarello vanta un’esperienza ventennale nella polizia locale, dalla città di Valenza a quella di Perugia, per finire con Ciriè e quella di Borgaro Torinese: “sono orgoglioso di aver superato la selezione per diventare il primo comandante del corpo della Polizia Metropolitana torinese. E’ un onore per me ricoprire questo ruolo così prestigioso e farò il possibile per valorizzare il personale che mi è stato affidato. Il territorio è vasto ma attraverso l’organizzazione e la pianificazione delle strategie di miglioramento delle attività a noi affidate cercherò di portare la mia esperienza al servizio di questa grande comunità territoriale”.




SACE e Confindustria Piemonte con l’appuntamento “Il credito per ripartire: dinamiche ed esigenze del territorio”

La tappa di oggi, organizzata in collaborazione con Confindustria Piemonte, è il quarto appuntamento di un percorso che ha già toccato la Campania, il Veneto e l’Emilia Romagna e che, nei prossimi giorni, arriverà anche in Friuli Venezia Giulia, nel Lazio e in Sicilia.

Un confronto per un’auspicata ripartenza economica e le soluzioni che sono già disponibili per aziende e banche.

Questi i principali temi al centro della nuova iniziativa, lanciata recentemente da SACE in collaborazione con le associazioni confindustriali regionali, che ha riunito oggi in un webinar i Direttori Territoriali delle banche attive nella regione e i Presidenti delle Associazioni Confindustriali del Piemonte.

L’obiettivo è stato condividere le reciproche esperienze e individuare soluzioni concrete per far fronte al momento complesso che stanno affrontando le aziende e le loro filiere a causa degli impatti negativi del Covid-19 sulle attività economiche della regione.

Oltre a ciò, SACE ha presentato ai partecipanti i benefici di Garanzia Italia, lo strumento messo in campo con il Decreto “Liquidità” per sostenere le imprese italiane colpite dall’emergenza Covid-19.

“Quest’iniziativa – ha dichiarato Mario Bruni, Responsabile Mid Corporate di SACE – rappresenta un’ottima occasione di condivisione e confronto per individuare, assieme alle banche, alle aziende e alle istituzioni, delle linee guida comuni per andare tutti nella stessa direzione e affrontare l’attuale fase di ripartenza dell’economia italiana e piemontese. Le imprese di un territorio che, come il Piemonte, si impegna a guardare avanti e a pianificare il proprio futuro, possono trovare in Garanzia Italia uno strumento utile ed efficace per vincere le sfide del presente. Inoltre, con SACE, che conferma il proprio ruolo come motore dell’export italiano, le aziende piemontesi possono estendere i confini della loro crescita futura anche all’estero”.

Giancarlo Somà, coordinatore Area Credito di Confindustria Piemonte e responsabile servizio economico Unione Industriale di Torino, ha dichiarato:

”La condivisione tra sistema di rappresentanza delle imprese e operatori finanziari sull’efficacia degli strumenti messi a disposizione dal Decreto Liquidita è sicuramente un’opportunità, dettata anche dalla novità circa il ruolo della garanzia Sace, riconosciuta attraverso tale Decreto. È evidente che dal lato impresa, l’esigenza è quella di una celerità nell’erogazione dei finanziamenti e, dopo gli iniziali necessari aggiustamenti operativi e delle procedure, nelle ultime settimane si è concretamente vista una sensibile accelerazione”.

Dopo l’appuntamento di oggi, seguiranno i webinar per il Friuli Venezia Giulia (20 luglio), il Lazio (22 luglio) e la Sicilia (28 luglio).

 




Le principali misure finanziarie a sostegno dell’impresa del Decreto Rilancio convertito in Legge

Di seguito le principali misure finanziarie a sostegno dell’impresa del Decreto Rilancio convertito in Legge

Misure di sostegno finanziario alle imprese, la legge ha:

  • rifinanziato con 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023 il fondo di sostegno alle attività economiche, artigianali e commerciali previsto nell’ambito della strategia nazionale per lo sviluppo delle aree interne (art. 65-ter della legge 27 dicembre 2017, n. 205) al fine di realizzare interventi di sostegno alle popolazioni residenti nei comuni svantaggiati. Tra tali interventi è anche espressamente citata la “concessione di contributi per l’avvio delle attività commerciali, artigianali e agricole”;
  • in tema di esportazioni e internazionalizzazione, si incrementa il cap.2515/MISE di 5 milioni di euro per il 2020 al fine di sviluppare, in stretto collegamento con le comunità di affari residenti all’estero e nei limiti delle risorse disponibili, i servizi di informazione, l’export management e la promozione di contatti commerciali per le PMI, anche attraverso piattaforme digitali, da parte delle Camere di commercio italiane all’estero (art.48, c.3-bis, introdotto nel corso dell’esame in sede referente);
  • si consente alle imprese colpite dall’emergenza COVID-19 di richiedere, a determinate condizioni, di poter beneficiare, in relazione ai finanziamenti agevolati loro concessi a valere sulle risorse del Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca, di cui all’articolo 1, comma 354, della L. n. 311/2004, e in relazione ai finanziamenti bancari associati, della rinegoziazione del piano di ammortamento sia del finanziamento agevolato del Fondo rotativo, sia di quello bancario associato, sino alla durata massima complessiva di 25 anni (art.52-bis);
  • si prevede la definizione dei codici ATECO per le attività del commercio, della ristorazione e delle strutture ricettive nelle aree ad alta densità turistica (art. 182, comma 2- duodecies); comma 3-bis);
  • si prevede l’estensione delle misure agevolative disposte in favore delle microimprese e delle piccole e medie imprese dall’articolo 56 del D.L. n. 18/2020 (L. n. 27/2020) anche ai finanziamenti agevolati garantiti dallo Stato e concessi alle imprese a seguito degli eventi sismici del 2012 e del 2016 per il pagamento di tributi, contributi e premi già sospesi o ancora da versare alla data di entrata in vigore della rispettiva disciplina agevolativa (art. 26-ter);
  • l’istituzione di un Fondo, con una dotazione di 10 milioni di euro per l’anno 2021, volto a compensare parzialmente i costi sostenuti dagli esercenti per le commissioni fino al 31 dicembre 2020 sui pagamenti con carte di credito o di debito (art. 30-bis);
  • l’eliminazione del limite massimo alla concessione di altre forme di finanziamento da parte dei confidi iscritti all’albo di cui all’articolo 106 del TUB (art. 31-bis);
  • il posticipo ai bilanci relativi al 2021 dell’obbligo per le società a responsabilità̀ limitata e per le società cooperative di effettuare la prima nomina del revisore o degli organi di controllo (art.51-bis).



FCA, Felici (Confartigianato Piemonte): “Ancora una volta le PMI dell’indotto auto abbandonate a loro stesse”

Il Governo fatica o nicchia a prestare garanzie reali per l’accesso ai finanziamenti delle piccole imprese italiane ma non esita a farlo a favore di chi sposta la produzione all’estero a detrimento dell’indotto locale. Un Paese serio penserebbe ai suoi cittadini e al loro lavoro, non a poche decine di finanzieri apolidi o ai lavoratori di altri Paesi.”

Così il Presidente di Confartigianato Piemonte, Giorgio Felici, commenta la notizia che sta allarmando le imprese piemontesi dell’indotto auto (circa 58mila addetti), ovvero la produzione delle city car di FCA sulla piattaforma francese PSA-CMP.

“Ma la garanzia dello Stato al prestito di Intesa Sanpaolo a FCA, non era forse giustificata dal fatto che ne avrebbe beneficiato il sistema automotive piemontese nel suo complesso, a cominciare dai fornitori? Ancora una volta la politica si dimostra attenta alle esigenze della grande industria, anche quando queste esigenze non collimano con gli interessi nazionali, ma cieca nei confronti delle medie e piccole imprese come quelle della componentistica. La lettera di FCA con la richiesta ai fornitori di cessare immediatamente ogni attività di ricerca, sviluppo e produzione alimenta la preoccupazione per il futuro. C’è il rischio che siano proprio le imprese del nostro indotto ad essere le vittime designate delle scelte di FCA e del matrimonio internazionale targato Stellantis”.