Unione industriali Torino: Smart working, il “prima” e il “dopo” la pandemia

Tra le imprese torinesi il tasso di diffusione dello smart working è passato dal 17,5% nel 2019 al 86% nel 2020 e dovrebbe attestarsi al 50,4% una volta superata l’attuale fase legata alla pandemia da Covid-19.

È quanto emerge dalla ricerca “Lo smart working nelle imprese torinesi”, curata dell’Area Lavoro e Welfare dell’Unione Industriale di Torino, alla quale hanno contribuito circa 300 aziende, che danno lavoro a quasi 50mila dipendenti.

Il dato complessivo sulla diffusione dello smart working manifesta, già prima della pandemia, una forte dispersione per settore di attività. Da questa prospettiva, le imprese con oltre 100 dipendenti possono essere considerate precorritrici nell’adozione del lavoro agile, con un tasso di diffusione del 29%, a fronte rispettivamente di un 9% osservato nelle aziende tra 25 e 100 addetti e un 14% in quelle più piccole. Tra settori, invece, c’è una convergenza maggiore, con una forchetta che va dal 21% dei servizi al 16% dell’industria manifatturiera.

Per quanto riguarda il rapporto tra il numero di lavoratori in smart working sul totale dei dipendenti considerati, prima della pandemia Torino si attestava mediamente al 6,7% (16,8% i servizi, 5% l’industria). Nel manifatturiero torinese, dunque, il lavoro agile era un fenomeno ancora limitato.

La situazione è cambiata radicalmente nel 2020, anche se nell’industria l’adozione dello smart working continua a essere più limitata per la forte presenza di personale produttivo.
Con l’obiettivo di ridurre il rischio di contagio sui luoghi di lavoro e nei trasporti pubblici, l’utilizzo del cosiddetto “lavoro agile di emergenza (o semplificato)” è cresciuto in modo esponenziale, arrivando a interessare a Torino l’86% delle imprese intervistate. L’emergenza sanitaria ha fortemente diminuito le differenze tra classi dimensionali e settori, anche se grandi aziende e servizi hanno evidenziato una diffusione dello strumento quasi totale (ricompreso tra il 94 ed il 98%).

L’indagine ha anche esaminato le prospettive post pandemiche, ipotizzando uno scenario in cui i cambiamenti obbligati da questo difficile periodo provocheranno un processo in qualche modo irreversibile. Più nel dettaglio, il 50,4% delle imprese intervistate ha dichiarato che lo smart working sarà adottato anche nel prossimo futuro. Si allarga il differenziale tra terziario (59%) e industria (47%). L’estensione è legata anche alla dimensione aziendale, con le realtà più grandi (sopra i 100 dipendenti) che prevedono una diffusione del 69%. Le PMI immaginano una presenza del lavoro agile più limitata (38% nelle aziende sotto i 25 dipendenti e 47% in quelle tra 25 e 100), ma comunque a livelli molto più elevati (in media 3/5 volte maggiori) di quanto sperimentato prima del Coronavirus.

La ricerca sullo Smart Working nelle aziende torinesi fa parte di una più ampia indagine sul lavoro, ancora in corso, che tocca diversi temi sulla gestione delle risorse umane: dalla analisi retributiva all’organizzazione del lavoro, dal welfare alle politiche di ingresso per i giovani.

I risultati complessivi verranno resi noti a luglio.
“L’utilizzo dello smart working – ha dichiarato Giorgio Marsiaj, Presidente dell’Unione Industriale di Torino – è un fenomeno ormai irreversibile, soprattutto per le grandi aziende, che hanno aperto la strada. È un ottimo strumento, ma che non va adottato solo perché ormai ‘tutti lo fanno’. Occorre prima effettuare un’attenta analisi dell’organizzazione aziendale, valutando bene quali aree e quali ruoli possano essere coinvolti”.




Due piemontesi per la piccola industria nel consiglio generale di Confindustria

Gabriella Marchioni Bocca e Nicolò Zumaglini, rispettivamente Presidente e Vice Presidente della Piccola Industria di Confindustria Piemonte, sono stati nominati oggirappresentanti di Piccola Industria nazionale nel Consiglio Generale di Confindustria per il biennio 2021-2023.

«Ringrazio sia il mio Comitato Regionale di Piccola Industria che il Consiglio Centrale PI di Confindustria per la mia recente nomina a loro rappresentante – ha dichiarato Gabriella Marchioni Bocca – In questo periodo così complesso per il nostro tessuto manifatturiero è fondamentale che tutte le categorie economiche si concentrino sul raggiungimento di obiettivi comuni. Sono certa che i delegati del Consiglio Generale sapranno elaborare le giuste azioni strategiche di medio e lungo periodo e ricreare le condizioni favorevoli alla ripresa del Paese, duramente colpito dagli effetti della pandemia.»

«La “Piccola” ce l’ho nel cuore da sempre, mi ha accompagnato nel mio impegno all’interno di Unione Industriale Biellese e del sistema confindustriale e, oggi più che mai, sono contento e fiero di poterla rappresentare nel Consiglio Generale di Confindustria – ha commentato Nicolò Zumaglini, Vice presidente Piccola Industria di Confindustria Piemonte – Sono infatti convinto che la voce dei territori, e delle piccole e medie imprese che costituiscono la maggior parte del nostro tessuto manifatturiero, sia preziosa per il confronto all’interno di Confindustria. In un momento complesso come quello che stiamo attraversando, infatti, è fondamentale rendere ancora più incisiva l’azione di rappresentanza che mette al centro le istanze delle imprese per la ripresa del Paese”.

 

Gabriella Marchioni Bocca, 56 anni, Presidente Piccola Industria di Confindustria Piemonte, è Amministratore Delegato della Lamebo S.r.l., con sede a Leinì (TO), azienda metalmeccanica, maggior produttrice italiana di lame a spaccare per concerie, calzaturifici, pellicceria e lavorazione di materiali espansi, sintetici e sugherifici.

 

 

 

Nicolò Zumaglini

Biellese, Nicolò Zumaglini parteciperà anche al Consiglio Centrale della Piccola Industria nazionale. È vice presidente del Comitato Piccola Industria di Confindustria Piemonte ed è il rappresentante della Piccola Industria nel Consiglio Generale dell’Unione Industriale Biellese. Riveste anche la carica di presidente di Crab Medicina e Ambiente, società facente capo all’Unione Industriale Biellese che eroga servizi organizzati ed integrati in ambito di sicurezza dei luoghi di lavoro ed impatto ambientale esterno. Dal 2016 al 2020 è stato vice presidente Uib con delega alle Relazioni Industriali, Welfare e Sicurezza. È stato alla presidenza della Piccola Industria Uib dal 2010 al 2016.

 




Cuneo. Congiuntura industriale I trimestre: in aumento del 5,2% la produzione

La produzione industriale in provincia di Cuneo nel I trimestre 2021 ha realizzato una variazione del +5,2% rispetto all’analogo periodo del 2020, in linea con il dato regionale (+5,0%). Risultato, quello cuneese, che mostra come le imprese del territorio abbiano saputo reagire con capacità e resilienza al difficile periodo generato dalla crisi sanitaria Covid-19.

Il positivo risultato emerge dalla 198ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata da Unioncamere Piemonte in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali nei mesi di aprile e maggio 2021 con riferimento ai dati del periodo gennaio-marzo 2021. La ricerca che ha coinvolto 1.796 imprese industriali piemontesi, di cui 244 cuneesi rappresentate da un totale di 7.107 addetti e un valore di oltre 1,7 miliardi di euro di fatturato.

Nel I trimestre 2021 il rilancio dell’output si associa ai risultati positivi di tutti gli indicatori congiunturali analizzati. A fronte di un fatturato totale del +6,0%, con ordinativi interni che registrano un +4,2%. Allo stesso modo, riprende la dinamica sui mercati stranieri con un fatturato estero del +4,0% accompagnato da ordinativi esteri del +5,6%. Il grado di utilizzo degli impianti si attesta al 66,96%.

“È confortante vedere, dopo lungo tempo, tutti gli indicatori economici preceduti dal segno positivo – sottolineano i vertici camerali – perché dietro a quel semplice più ci sono imprenditori che producono, lavoratori che operano in azienda e non sono in Cassa integrazione, macchinari a pieno regime, merci destinate ai mercati italiani e stranieri. L’auspicio, dopo tante false partenze, grazie ai sacrifici fatti in questi mesi e all’accelerazione del Piano vaccinale, è che si possa tornare alla normalità. Le aziende della provincia di Cuneo sono pronte a mettere in campo tutto il loro bagaglio di professionalità, operosità, capacità e competenza per aiutare il Paese in questa nuova fase di rilancio”.

Nel I primo trimestre 2021, tutti i comparti mostrano segno positivo eccezion fatta per l’alimentare che registra un -1,3%. Buona la performance del tessile-abbigliamento-calzature con un +10,6%, decisamente migliore rispetto al dato regionale (-4,6%), a cui seguono le industrie metalmeccaniche con il +9,2% e le altre industrie manifatturiere (+8,3%).

Scendendo nel dettaglio dimensionale d’impresa emerge come in termini di output prodotto tutte le imprese abbiano riportato risultati positivi. La variazione tendenziale della produzione industriale registra +2,0% per le micro imprese (0-9 addetti); +2,5% per le piccole imprese (10-49 addetti); +4,8% per le medie imprese (50-249 addetti) e +15,6% per le realtà di maggiori dimensioni (oltre 250 addetti).

 




Luigi Capocchia eletto nuovo presidente di Confartigianato Cuneo – Zona di Bra

Si sono concluse le Assemblee degli Associati delle Zone di Confartigianato Cuneo, primo “passo” dell’iter di riunioni elettive propedeutiche al rinnovo dei Dirigenti Artigiani.

L’ultima assise, relativa alla Zona di Bra, si è tenuta in modalità “on-line” lo scorso 23 giugno. A seguito delle elezioni, svoltesi nei due giorni successi presso l’ufficio zonale, è stato eletto quale presidente di Zona Luigi Capocchia, impiantista, titolare dell’impresa “High Technology” di Bra.

Succede ad Andrea Lamberti – di cui è stato vicepresidente vicario – e sarà affiancato, come vicepresidenti, da Maurizio Fantino (vicario, elettricista di Sanfrè) e Paolo Campigotto (meccatronico di Bra).

«In questi anni – commenta Lamberti – si è riusciti a fare molto, grazie all’impegno dei dirigenti artigiani, che costituiscono componente fondamentale ed essenziale della nostra Associazione, e al positivo dialogo che si è creato con Enti e Istituzioni locali, consentendo un confronto aperto e costruttivo. Voglio esprimere la mia gratitudine ai colleghi dirigenti, al vicepresidente Roberto Racca e a tutto il personale della struttura Confartigianato per il grande supporto ricevuto».

«Ringrazio i colleghi per la fiducia accordatami – dichiara il neopresidente Capocchia – e mi impegno ad affrontare con dedizione questo ruolo, importate collettore tra le esigenze e le problematiche delle imprese del territorio. Con i miei vicepresidenti intendiamo coinvolgere il più possibile la nuova squadra del Consiglio direttivo zonale, che si andrà presto a costituire, per sviluppare progetti e iniziative in favore del comparto artigiano locale».
Durante l’Assemblea è intervenuto anche Giovanni Fogliato, Sindaco di Bra, che ha confermato il grande lavoro svolto dall’Associazione, evidenziando le tante occasioni, specie durante questo periodo emergenziale, nell’ambito delle quali Confartigianato ha collaborato proficuamente con l’amministrazione comunale.

Durante le votazioni sono stati anche eletti i delegati zonali dei “Gruppi di opinione”. Per il Movimento Donne Impresa elette Maria Bonardo (delegata) e Jessica Patrizia Capocchia (vice). Per il Movimento Giovani Imprenditori eletti Francesca Nota (delegata) e Francesco Matera (vice).

Prossimo “step”, propedeutico alla formazione del Consiglio della Zona di Bra, sarà l’elezione dei rappresentanti zonali di categoria, che avverrà in modalità on-line, attraverso una piattaforma web dedicata.
«Con quella braidese – aggiunge il presidente territoriale Luca Crosetto – si è concluso un importante processo di democrazia, che ha espresso al meglio la trasparenza del nostro Sistema e ha dato valore alla partecipazione e all’impegno dei tanti imprenditori che mettono a disposizione della nostra Associazione competenze, passione e orgoglio di rappresentare l’artigianato e le PMI cuneesi».

 

 




Operativa la guida interattiva agli incentivi sulla casa 

È operativo il sito web, uno strumento interattivo messo a punto dall’Associazione Nazionale Costruttori edili (Ance) per aiutare i cittadini, le imprese e gli amministratori nel valutare l’accessibilità e la sostenibilità degli interventi previsti dal “Superbonus 110%”.

«Grazie a poche semplici domande e a una calcolatrice digitale – spiega il presidente di Ance Novara Vercelli, Luigi Falabrino – gli interessati potranno ricevere informazioni utili a capire se e come possono accedere agli incentivi, potranno calcolare l’ordine di grandezza dei lavori da realizzare e avere indicazioni sull’uso del credito e su tutto ciò che serve per orientarsi nel dialogo con le imprese del settore. Questo strumento potrà aiutare anche le aziende di costruzioni e gli amministratori di condomino a effettuare veloci analisi di fattibilità dei lavori».

«Si tratta dunque – aggiunge Falabrino – di uno strumento alla portata di tutti, facile da utilizzare e che offre una panoramica economica, fiscale e giuridica sufficiente per orientarsi nella scelta degli interventi da avviare. I nostri  uffici di Ance Novara Vercelli (tel. 0321-674687 e 0161-261017, segreteria@ancenovaravercelli.it) sono a disposizione per fornire informazioni sulle aziende del territorio disponibili e in grado di eseguire i lavori con garanzia di qualità e di affidabilità, applicano il contratto  di settore, hanno un Durc regolare e adempiono agli obblighi di aggiornamento sulla formazione per la sicurezza in cantiere. Abbiamo predisposto un elenco di imprese nostre associate disponibili a quotare offerte per interventi connessi ai bonus edilizi attualmente in vigore (Superbonus 110%, Ecobonus, Bonus casa, Bonus facciate), sia come imprese esecutrici dirette sia nel ruolo di “General Contractor”».

 




Rincari da record, CNA chiede di intervenire a tutela di produttori e consumatori

Col calo della coltivazione e l’incetta fatta da Pechino, il costo medio del frumento è salito del 35%. Senza provvedimenti si rischiano la crisi del settore dei pastifici (da cinque miliardi), e rincari al consumo fino a un euro al kg.

 Le indicazioni più aggiornate circa la produzione mondiale di frumento duro nel 2021, ancora del tutto provvisorie, evidenziano un calo annuo (-2,1% a 33,1 milioni di tonnellate). Questo esito produttivo è influenzato in gran parte dai raccolti del Nord America, fortemente penalizzati dalla persistente siccità che si sta verificando in quei territori. In particolare, per il Canada si stima una contrazione dell’offerta del 27%, scendendo a 4,8 milioni di tonnellate, corrispondente al livello più basso degli ultimi otto anni. In flessione risultano anche i raccolti degli USA che risulterebbero quasi dimezzati (-46% sul 2020) scendendo a 1 milione di tonnellate, probabilmente il livello più basso di sempre. Al contrario, i raccolti della UE dovrebbero aumentare dell’8,4% su base annua attestandosi a 7,8 milioni di tonnellate, livelli comunque più bassi rispetto a quelli medi dell’ultimo decennio pari a 8,3 milioni di tonnellate la riduzione dei raccolti mondiali del 2,1% nel 2021, determinerà una contrazione delle scorte globali (-15,6% sul 2020 a 6,8 milioni di tonnellate); tale dinamica è da attribuire ai consumi, in sostanziale stabilità, che permarrebbero su livelli superiori all’offerta.

La pasta rischia aumenti che potrebbero arrivare a 50 centesimi al chilo per quella industriale, oltre l’euro per l’altissima gamma. L’ impatto sull’ inflazione sarà pesante. Gli aumenti medi del grano sono attualmente intorno al 35% rispetto allo scorso anno, il grano canadese è rincarato di 123 euro a tonnellata.

Questo il grido di allarme lanciato da CNA Agroalimentare che alla minore produzione e all’aumento esponenziale della domanda, aggiunge tra le cause:

•             la Cina che ha fatto incetta sul mercato mondiale,

•             la Turchia che inizia a farci concorrenza sulla pasta (ha aumentato in 5 anni la sua produzione del 77%) e compra sempre più semola,

•             il Magreb devastato dalle crisi politiche è ormai un compratore e non un produttore di cuscus;

•             la Russia per via dell’embargo, preferendo venderlo alla Cina.

Inoltre in Italia la superficie coltivata a grano si è erosa passando da 1,4 milioni di ettari del 2016 a 1,22 del 2019.

Questa situazione ha di fatto prosciugato le scorte mondiali: ridotte sotto i 7 milioni di tonnellate, un livello mai raggiunto negli ultimi vent’ anni con un consumo mondiale che è schizzato sopra i 37 milioni di tonnellate.

In questo scenario l’Italia potrebbe e dovrebbe giocare un ruolo fondamentale ma stenta a farlo quando invece bisognerebbe aumentare la produzione su scala nazionale. Anche perché il mondo si sfama ancora con i grani di Nazzareno Strampelli, il genio della genetica cerealicola vissuto a cavallo tra 800 e 900 che dalle montagne marchigiane, era di Crispiero, fornì spighe a mezzo pianeta.

Fabio Fontaneto, presidente dei Pastai di CNA Piemonte:

“Lo scorso anno i consumi di pasta hanno registrato un aumento da record. Siamo saliti oltre i 23,5 chili pro capite. Ma siamo anche i primi produttori. Su 15 milioni di tonnellate di pasta confezionata nel mondo noi ne facciamo 4 milioni, un piatto su 3 consumato in America è italiano, 2 su tre di quelli che si mangia l’Europa è tricolore per un fatturato di quasi 5,3 miliardi di cui il 56% viene dall’ export.

A testimoniare il fatto che dovremmo avere maggiore attenzione alla nostra cerealicoltura è che oggi i consumatori scelgono la pasta 100 per cento italiana, cioè prodotta con i nostri grani. Lo scorso anno vendita e incasso di questo tipo di pasta sono aumentati del 18% (il fatturato degli spaghetti nella Gdo è di circa 760 milioni).

Il prezzo medio è stato 1,39 euro al chilo, ma quest’ inverno si arriverà vicino ai 2 euro. Una soluzione è aumentare la produzione nazionale, rilanciando i grani italiani.

Quest’ anno abbiamo prodotto secondo le ultime stime 3,9 milioni di tonnellate di grano duro e ne servono altri 1,6 milioni che compreremo a caro prezzo. Il future sul grano canadese a tre mesi sta a 873 punti, record assoluto con aumenti di 48 punti a settimana.

I pastai vorrebbe invece utilizzare grano nazionale perché è il solo modo per controllare qualità e approvvigionamento. Diversamente si è esposti alle tempeste del mercato, con il rischio di speculazioni. A Bari sono state sequestrate tre navi con grano contaminato!!.

Per questo chiediamo al Ministro Patuanelli di ricostituire il Tavolo filiera del grano e del pane.”

A far temere un autunno molto complicato concorrono poi tutti gli altri costi che si stanno sommando, oltre all’energia: mancano i bancali in legno per spedire le merci (il loro costo è aumentato del 50%), i costi e la reperibilità del cartone per le confezioni ed imballi (anche qui tempi lunghi di consegna dei materiali e aumenti fino al 50%), aumento delle materie plastiche di confezionamento.

SITUAZIONE PANE

Il prezzo del pane resta uno dei misteri più oscuri della storia del commercio, con rincari inspiegabili tra il costo della materia prima, il grano, e il valore affisso sul cartellino al negozio o al supermercato. Cinque-sei-sette volte tanto, ma si arriva anche a toccare nuovi picchi, con l’importo del frumento raccolto nei campi che va moltiplicato addirittura per dodici. Il dato più importante, quello di base, è il valore del grano tenero che è venduto a circa 26 centesimi

Il problema è che in media poi un chilo di pane dal fornaio costa 3,1 euro. Cartellini schizofrenici che partono dai 4,2 euro del pane a Milano e passano per i 2,63 euro di Roma e i 2,95 euro di Palermo. Incidono ovviamente tanti fattori – poco gli altri ingredienti come lievito, sale e acqua, molto di più il costo del personale, dell’energia, dell’ammortamento degli impianti e del trasporto. Ma c’è una costante che fa riflettere: nonostante la forte variabilità del valore del frumento, negli ultimi anni i prezzi al consumo del pane non sono mai calati. Questo vuol dire che vista l’impennata del costo delle materie prime la situazione non può che peggiorare.

Per l’autunno si preannunciano forti incrementi anche per farine, burro, olio e lieviti». I dati ci dicono che in un anno il frumento duro è aumentato del 9,9% e quello del tenero del 17,7%. Mentre si attendono per metà mese balzi a doppia cifra per quanto riguarda le farine. Salgono anche i costi delle tariffe e dei carburanti che da aprile in poi hanno registrato delle crescite a due cifre. Più 15,7% ad agosto per l’energia elettrica, più 34% per il gas e più 16,8% per i carburanti e lubrificanti per mezzi di trasporto. «

Alice Rigucci, Presidente Dolciari e Panificatori di CNA Piemonte

“ Rischiamo una situazione insostenibile perché a queste condizioni, in aggiunta agli aumenti di luce acqua e gas, i panificatori non ce la possono fare a non aumentare i prezzi al dettaglio. Gli incrementi all’ingrosso e all’origine del frumento e degli oli ancora non si sono traslati sui prodotti al consumo che anzi continuano a fare segnare rialzi inferiori sia all’inflazione media sia a quella alimentare. Ma non potrà durare ancora a lungo”.

“CNA Agroalimentare propone un’azione di vigilanza sui prezzi all’ingrosso ed evitare operazioni speculative sulle materie prime. Non vorremmo che alla fine si parlasse di caro pane o altro. CNA Agroalimentare intende rinnovare la richiesta al ministro delle Politiche Agricole Stefano Pattuelli di aprire un “Tavolo Grano-Pane” per arrivare a un piano strategico della filiera che valorizzi i suoi i protagonisti. L’obiettivo è quello di garantire attenzione per la valorizzazione dei prodotti dal campo alla tavola, unendo i produttori agricoli, le aziende molitorie e le imprese della panificazione. Tutti insieme, con il coordinamento del Mipaaf, per individuare le azioni utili tendenti ad un percorso di consolidamento e rilancio delle imprese di filiere, contrastando con forzale speculazioni che potrebbero compromettere irrimediabilmente l’esistenza stessa delle aziende.”




Confagricoltura Piemonte: “Bene l’accordo sul prezzo del latte”

Questa mattina, a Roma, Confagricoltura insieme alle organizzazioni agricole e alle rappresentanze della trasformazione e della distribuzione alimentare ha sottoscritto l’accordo di filiera sul prezzo del latte, valido fino al 31 marzo 2022.

Con l’intesa – chiarisce in una nota Confagricoltura Piemonte – gli allevatori potranno raggiungere il prezzo di 41 centesimi al litro, iva esclusa. Il “premio emergenza stalle”, introdotto dall’intesa, è di 3 centesimo al litro. Un altro eventuale centesimo sarà integrato dall’industria di trasformazione o dalle cooperative nel caso in cui non si raggiunga la soglia massima di 41 centesimi al litro.

“Ringraziamo il ministro Patuanelli per essersi impegnato a raggiungere un accordo tra le parti – afferma il presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – e tutta la filiera che ha colto la necessità di un’intesa capace di dare respiro agli allevamenti. E’ il primo passo significativo nella direzione da noi auspicata”.

Il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia sottolinea l’importanza dell’intesa che “con un impegno straordinario di tutte le parti interessate ha visto la filiera unita nell’obiettivo di ridare dignità a un comparto trainante del nostro agroalimentare, vanto della miglior qualità e dell’immagine del made in Italy nel mondo”.

Confagricoltura ricorda che le stalle da latte in Piemonte sono 1.622 con 120.838 vacche: Cuneo è la provincia con più allevamenti (725 stalle e 57.804 vacche), seguita da Torino (575 stalle e 43.805 vacche).

La produzione di latte piemontese l’anno scorso ha raggiunto il quantitativo complessivo di 1.149.823 tonnellate, con un aumento del 4,76% sull’anno precedente. Nei primi sei mesi di quest’anno l’aumento produttivo, rispetto allo stesso periodo del 2.020, è del 2,31%.

“In base all’accordo – spiega Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Piemonte – il quantitativo di latte piemontese interessato dal premio emergenza stalle per i prossimi cinque mesi è di circa 590.000 tonnellate (590 milioni di litri): grazie al contributo gli allevatori piemontesi potranno recuperare un valore di circa 17,7 milioni di euro”.

Il comparto lattiero caseari piemontese – come precisa Confagricoltura in una nota per la stampa – sta attraversando un momento delicato. L’aumento dei costi di produzione dovuto al rincaro delle materie prime per alimentazione degli animali, delle fonti energetiche e dei fertilizzanti, ha messo in difficoltà gli allevamenti. “Inoltre – evidenzia Guido Oitana, presidente della sezione economica latte di Confagricoltura Piemonte – l’andamento particolarmente siccitoso dell’estate ha ridotto sensibilmente la produzione degli erbai, dei prati e dell’erba medica, che in alcune aree ha fatto registrare un calo del raccolto di oltre il 30% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Grazie a questa intesa – aggiunge Oitana – recuperiamo un assetto più equilibrato della filiera, dando modo agli allevatori piemontesi di continuare a lavorare valorizzando il territorio e mantenendo l’occupazione, fonte di ricchezza per le imprese e i lavoratori”.

Al tavolo nazionale che ha sottoscritto l’accordo Confagricoltura ha avanzato la proposta di rendere strutturale il confronto. “Siamo particolarmente lieti che la nostra iniziativa sia stata accolta – ha concluso il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – con un apposito decreto ministeriale che renderà permanente il dialogo e il confronto, nel comune interesse di superare le criticità e individuare ogni possibile iniziativa utile a sostenere il comparto”.

 

 




CCIAA Cuneo: Marta Bassino testimonial del cuneese

Lunedì 22 novembre 2021, presso il Salone d’Onore della Camera di Commercio di Cuneo, è stato ufficializzato un nuovo rapporto di collaborazione tra il territorio Cuneese e l’atleta della Federazione Italiana di Sci Alpino Marta Bassino.

Partner del progetto di promozione sono la Camera di Commercio di Cuneo, la Fondazione CRC, l’Associazione per il Turismo WOW che si aggiungono ad ATL del Cuneese, Cuneo Neve ed Ente Gestione Aree Protette delle Alpi Marittime già uniti dal 2020 con un progetto di sponsorizzazione dell’atleta volto alla promozione delle Alpi di Cuneo. Il nuovo protocollo d’intesa mira in particolar modo al sostegno delle terre colpite dalla tempesta Alex nell’ottobre 2020, nell’ottica di un tangibile rilancio economico e turistico.

A dare ufficialmente il via alla collaborazione, il Presidente della Camera di Commercio di Cuneo, Mauro Gola: “L’essere riusciti a mettere insieme così tanti soggetti e istituzioni per condividere un progetto di questa importanza è un grande risultato. Il lavoro di squadra divide i compiti e moltiplica il successo e sono sicuro che insieme ai nostri partner sapremo utilizzare in maniera ottimale la splendida immagine di Marta Bassino per valorizzare nel miglior modo possibile i territori feriti dalla pandemia e dall’alluvione dell’ottobre 2020”.

“Il volto di Marta Bassino, giovane campionessa cuneese impegnata nella rosa della Nazionale Italiana di sci alpino ci sta aiutando, da un anno a questa parte, a far conoscere e riconoscere la nostra amata terra in Italia e all’estero – ha dichiarato il Presidente dell’ATL del Cuneese, Mauro Bernardi – In un momento così particolare, unire le forze per la ripresa turistica ed economica del territorio è senz’altro un messaggio positivo che vogliamo trasmettere. Questo progetto abbina l’immagine vivace della campionessa azzurra alle mille opportunità di praticare attività outdoor nelle nostre vallate. L’ATL ha creduto sin da subito nelle potenzialità di Marta e siamo orgogliosi che, attraverso questa operazione, si rafforzi il suo ruolo di ambasciatrice della sua terra natia.”

“Il turismo outdoor rappresenta un asse di sviluppo fondamentale per il futuro della nostra provincia, che può vantare un’offerta davvero unica in tutte le stagioni. La possibilità di legare la promozione di questo territorio, che porta ancora i segni degli eventi alluvionali dell’autunno 2020, all’immagine di Marta Bassino, campionessa cuneese ormai nota in tutto il mondo e particolarmente legata alla sua terra, rappresenta un’occasione unica che la Fondazione CRC è particolarmente felice di poter cogliere. Un grazie sentito va a Marta e ai tanti enti che condividono con noi questa avventura, consentendo di costruire insieme un progetto di promozione turistica che porterà frutti davvero importanti” ha commentato Ezio Raviola, Vice Presidente della Fondazione CRC.

Secondo Beppe Artuffo, Presidente dell’Associazione per il Turismo Outdoor “WOW”: “Il Cuneese ha una forte vocazione alle vacanze attive a alla pratica degli sport in palestre naturali di ineguagliabile bellezza: poter abbinare ai nostri paesaggi anche l’immagine di un’atleta vincente non può che essere positivo e promettente.”

“È con un’emozione speciale che oggi rinnoviamo il progetto di collaborazione con l’atleta cuneese. – ha asserito il Presidente di Cuneo Neve, Roberto Gosso – Dopo una splendida annata, Marta è diventata la prima sciatrice italiana a salire sul podio di Coppa in cinque discipline differenti e siede tra le grandi campionesse internazionali. Questo per noi è motivo di orgoglio, perché come ha ricordato lei stessa, è sulle piste delle Stazioni di Cuneo Neve che ha iniziato a sciare ed è qui che torna ogni anno ad allenarsi. Consapevoli che i podi conquistati non siano un punto d’arrivo, ma un trampolino verso nuovi e ambiziosi traguardi, la accompagneremo e saremo al suo fianco nelle prossime stagioni”.

“Sono felice perché questo progetto nato lo scorso anno con l’ATL del Cuneese e Cuneo Neve non solo prosegue, ma si allarga con il coinvolgimento di altri partner importanti quali la Camera di Commercio di Cuneo, la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e l’Associazione per il Turismo WOW – ha affermato il Presidente dell’Ente Aree Protette Alpi Marittime, Piermario Giordano – Marta Bassino è un talento naturale affezionata alle nostre montagne, che frequenta dalla tenera età con la famiglia. Insieme, e nel nome di Marta Bassino, possiamo continuare a far crescere e valorizzare il nostro bel territorio.”

“Questo progetto è senza dubbio molto importante per me e sono fiera di farne parte. – dichiara l’atleta del Centro Sportivo Esercito Marta Bassino – Il legame che ho con la mia terra è da sempre molto forte e sono orgogliosa di continuare ad essere la testimonial del territorio cuneese. La mia volontà è quella di contribuire in maniera concreta alla valorizzazione del territorio, delle stazioni sciistiche e dei parchi che ne fanno parte. Dopo questo momento difficile, mi impegnerò per farci tornare “Grandi” insieme.”

 




Smart working, Cna Piemonte: una microimpresa su cinque usa lo smart working e lo farà anche in futuro

Un’impresa piemontese su cinque (19,7%) tra gli iscritti di CNA è ricorsa allo smart working e il 14,1% pensa sarà una soluzione da adottare in futuro. Una percentuale quasi doppia rispetto alle percentuali nazionali registrate dall’Istat. In Italia il lavoro a distanza nella seconda parte del 2021 è stato scelto in media dall’11,1% delle realtà produttive, del terziario e dei servizi con una percentuale altalenante rispetto agli ultimi sei mesi.  

 

Su un campione di oltre 1300 aziende piemontesi, tra le soluzioni per rispondere alla pandemia il 50% ha usato la cassa integrazione, il 40% lo smaltimento ferie e permessi e il 19.7%, appunto, ha optato per lo smart working; in futuro, gli imprenditori e gli artigiani intendono adottare ancora cassa integrazione per il 20%, lo smaltimento ferie e permessi per il 36.6% e lo smart working per il 14,1%.  

 

“Ci sono alcune precisazioni rispetto a questi dati – spiega Daniele Marini, docente di sociologia dei processi economici all’Università di Padova, direttore scientifico di Research&Analysis di Community e responsabile scientifico del progetto Monitor Piccole Imprese di CNA Piemonte – sicuramente la percentuale rilevata dal campione è molto alta, quasi doppia rispetto a quella certificata dall’Istat. Si tratta di numeri circoscritti a imprese più strutturate che hanno promosso il lavoro a distanza per il settore impiegatizio. Occorre però intenderci su due questioni.

La prima riguarda ancora l’adozione del lavoro a distanza in modo tattico e non strategico, come risposta alle limitazioni della circolazione e non come cambio di mentalità nella gestione delle imprese. E qui veniamo al secondo aspetto. Si parla indistintamente spesso di smart working. Quello a cui assistiamo è nella stragrande parte dei casi telelavoro.

Ovvero traslocare i dipendenti dagli uffici a casa, mantenendo orari e flussi di lavoro. Lo smart working non solo richiede investimenti in connettività e tecnologia, ma anche il cambio di prospettiva per un lavoro dipendente che passi dalla scansione oraria a quella per obiettivi. Infine, è necessario un forte investimento in formazione. Lo smart working in senso stretto consente ai dipendenti una grande autonomia che significa anche molta responsabilità per poter rispettare gli standard aziendali. E l’imprenditore deve cambiare la sua mentalità, passando da fordista a digitale”. 

 

“Come associazione vogliamo lavorare con la Regione e gli altri attori politici del territorio perché parte dei fondi del Pnrr possa assecondare e agevolare la trasformazione dello smart working. Prima di tutto siamo consapevoli che questa rivoluzione sta già coinvolgendo anche le linee produttive e non solo i settori amministrativi – afferma il segretario regionale di CNA Piemonte Delio Zanzottera -.

Lavorano e lavoreranno da remoto dipendenti che oggi agiscono sui macchinari in azienda. Ma anche questo processo di remotizzazione del lavoro non sarà arrestabile e va gestito. Abbiamo già esempi di aziende che producono macchinari e che svolgono la manutenzione da remoto, riducendo costi e tempi di attesa. In altre realtà è stato applicato il lavoro da remoto anche a operai specializzati digitalizzando l’accesso ai macchinari e sappiamo anche molte altre microimprese stanno cercando operai altamente specializzati che sappiano lavorare su attrezzature controllate a distanza”. 




Costi energetici: Filippa (Cnvv), “è in arrivo la tempesta perfetta” 

«Una tempesta perfetta, che potrebbe avere esiti devastanti per la nostra industria». Così il presidente di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv), Gianni Filippa, definisce l’aumento esponenziale dei costi di elettricità e gas naturale, che sta mettendo in crisi intere filiere produttive e non accenna a diminuire nel breve periodo.

«L’economia italiana, ma anche quella dei nostri territori – spiega Filippa – deve fronteggiare un drammatico aumento dei costi delle commodity energetiche, accompagnato da un significativo aumento dei prezzi delle materie prime. Il prezzo del gas è passato dai 9,9 centesimi di euro al metro cubo del 2020 ai 49 del 2021 (+396%), mentre i prezzi dell’energia elettrica sono passati dai 39 euro per MegaWattora del 2020 ai 125 del 2021 (+222%), con una fortissima volatilità nelle ultime quattro settimane dovuta principalmente ad attori finanziari che seguono dinamiche non compatibili con le logiche industriali.

A questi ritmi i costi energetici del 2022 potrebbero più che raddoppiare rispetto all’anno scorso, diventando insostenibili per molte aziende, che rischiano di dover interrompere l’attività. Purtroppo, non in tutti i Paesi nostri concorrenti sta succedendo la stessa cosa; per citare un esempio a noi vicino, in Francia il governo lo scorso ottobre ha allocato all’industria circa 100 TeraWattora (il 25% della produzione nazionale) al prezzo di 42,2 €/MWh e la scorsa settimana ha aumentato il contingente di energia prodotto da centrali nucleari per l’industria di un ulteriore 20%, una misura che su base annua è stimata in 20 miliardi di euro in valore».

«Per questo motivo – prosegue Filippa – il sistema Confindustria chiede al governo italiano alcune misure che dovranno essere prese con la massima urgenza: la cessione della produzione nazionale di gas ai settori industriali per dieci anni con anticipazioni dei benefici finanziari dal 2022; l’estensione dell’abbattimento degli oneri di sistema per gli impegni di potenza superiori ai 16,5 KiloWattora nel settore elettrico e l’aumento delle aliquote di agevolazione per le componenti parafiscali della bolletta nei limiti previsti dalla normativa europea.

Un intervento che non potrà essere realizzato a breve ma che è stimabile possa andare a regime entro un anno è anche l’incremento della produzione nazionale di gas naturale di almeno tre miliardi di metri cubi, che consentirebbe, attraverso un contratto decennale, la cessione alle aziende “gasivore” ad un prezzo compreso tra i 16 e i 20 €/mc. A queste misure si dovrebbe accompagnare l’aumento della remunerazione dell’interrompibilità tecnica dei consumi, sia di gas sia di energia».

«Importante – aggiunge il presidente di Cnvv – è anche una modifica strutturale del sistema gas europeo attraverso interventi sistemici con un nuovo meccanismo da applicarsi agli scambi “cross-border” tra stati membri che eviti la creazione di barriere tariffarie. Dobbiamo, inoltre, arrivare a una progressiva diversificazione delle direttrici di approvvigionamento del metano attraverso, ad esempio, il raddoppio del Tap, le importazioni dall’Algeria e le partecipazioni allo sfruttamento delle nuove disponibilità nel Mediterraneo.

Per quanto riguarda il mercato elettrico, invece, ulteriori misure da prendere nell’immediato sono la cessione di energia rinnovabile consegnata al Gse per un quantitativo di circa 25 TeraWattora e trasferita ai settori industriali ad un prezzo di 50 euro per MegaWattora, la compensazione dei costi indiretti derivanti dal meccanismo di scambio di quote di CO2 e alcune agevolazioni per le aziende più energivore. Sul piano strutturale, poi, nel settore elettrico è necessario intervenire accelerando il processo autorizzativo per lo sviluppo delle tecnologie di produzione da fonte rinnovabile, trasferendo al consumatore finale il trend di riduzione del costo delle nuove tecnologie, e intervenire, d’intesa con le Regioni, sulle modalità di assegnazione delle concessioni di derivazione idroelettrica secondo una logica di destinazione prevalente al consumo industriale».

«L’attività incessante del Consorzio “San Giulio”, la società per i servizi energetici di Cnvv – conclude Filippa – sta riuscendo a compensare, seppur parzialmente, l’aumento dei costi grazie a una gestione ad “Active Portfolio Management”. In mancanza di interventi strutturali da parte governativa, però, anche il nostro impegno diretto potrebbe rivelarsi insufficiente, con conseguenze irreparabili per il sistema manifatturiero».