Un sondaggio di Confagricoltura e Piemonte sul mercato del vino

L’emergenza Covid cambia i modelli di consumo e le imprese vitivinicole piemontesi che imbottigliano vini di qualità fanno i conti con gli effetti della pandemia. “Il mercato del vino sta cambiando profondamente: il canale della ristorazione e dei bar si è ridotto fortemente e in alcuni casi pressoché annullato; si recuperano spazi nella distribuzione organizzata dove i margini però sono ridotti all’osso e, fortunatamente, tengono le esportazioni – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemontema le prospettive non ci lasciano tranquilli”.

L’organizzazione degli agricoltori del Piemonte che annovera le più prestigiose firme dell’enologia regionale, ha realizzato un’indagine su un campione significativo di cinquanta produttori – imbottigliatori vitivinicoli delle più denominazioni più significative.

La vendemmia 2020, pur con produzioni pressoché nella norma, è risultata superiore ai livelli dello scorso anno e, per alcune tipologie di prodotto, le prospettive di commercializzazione risultano critiche. In attesa di poter riprendere l’attività commerciale e promozionale per agevolare le vendite sul mercato interno e le esportazioni – spiega Ercole Zuccaro direttore di Confagricoltura Piemonteabbiamo sottoposto alle imprese un questionario, riferito ai primi 11 mesi del 2020, per ottenere informazioni utili per programmare per tempo l’adozione di interventi di riequilibrio dell’offerta”.

Il campione preso in esame è composto per il 36% da aziende con una superficie inferiore a 5 ettari di vigneto, il 25 % con la superficie tra il tra i 5 e 10 ettari, il 30% tra i 10 e i 20 ettari e il 9% oltre i 20 ettari. Il 32% dei viticoltori imbottigliatori intervistati produce meno di 10.000 bottiglie, il 41% da 10 a 50mila  bottiglie il 27% oltre 50mila bottiglie.

L’82% dei vitivinicoltori nei primi undici mesi di quest’anno evidenzia un calo complessivo di vendite (il 31% ha avuto una flessione superiore al 30%); il 7% rileva vendite stazionarie, mentre l’11% registra un aumento, seppur contenuto.

Il 77% denuncia un calo delle vendite in Italia; il 7% ha mantenuto le posizioni, mentre il 16% incrementato la commercializzazione.  Per quanto riguarda le esportazioni il 69% denuncia un calo delle vendite, per il 23% il mercato è stazionario, mentre l’8%  ha incrementato le vendite.

Il 52% degli intervistati ha mantenuto stazionari i prezzi di vendita delle bottiglie, il 41% ha applicato una politica di sconti per poter mantenere i volumi, ma c’è anche un 7% che è riuscito ad aumentare i prezzi.

Per quanto riguarda le giacenze alla produzione il 23% delle cantine mantiene i volumi stazionari rispetto allo stesso periodo del 2019, ma il 56% evidenzia un aumento degli stoccaggi (dei quali il 12% oltre il 20% dei volumi);  il 16% ha le scorte in calo.

La situazione degli ordini per i prossimi quattro mesi, rispetto allo stesso periodo 2019-2020, è quella che preoccupa maggiormente: il 72% degli intervistati evidenzia ordini in calo (dei quali il 23% oltre 30%); per il 19% il portafoglio ordini è stazionario, mentre il 9% delle cantine ha ordini in crescita.

Dal questionario è emersa un’indicazione interessante sulle misure necessarie per affrontare l’emergenza”, spiega il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia. Il 73% degli intervistati reputa lo stoccaggio uno strumento insufficiente per gestire l’emergenza. Anche la riduzione della produzione di uva per la prossima vendemmia non è considerata una misura risolutiva (si espresso in questo molto il 69% degli intervistati). La misura che, a malincuore, gli intervistati privilegiano è la distillazione di crisi, giudicata utile dal 43% degli intervistati.

Dalle interviste emerge un clima di sfiducia nei confronti degli interventi adottati dalle istituzioni pubbliche. Solo il 9% delle aziende che hanno partecipato al questionario reputa utili gli interventi varati dal Governo; il giudizio migliora per quanto riguarda le iniziative adottate dalla Regione Piemonte, con il 21% che giudica la distillazione di crisi una misura positiva per alleggerire il mercato. L’88% degli intervistati ritiene che non si siano tenute in debita considerazione le indicazioni della filiera vitivinicola.

Tra i suggerimenti raccolti da Confagricoltura un intervento di detassazione, la moratoria sui mutui e, soprattutto, un effettivo snellimento della burocrazia. Per gli imbottigliatori di vini di qualità aderenti a Confagricoltura “gli aiuti economici sono una goccia nel mare e non sono mirati alla salvaguardia delle imprese agricole”. Occorre “dare maggior ascolto alle associazioni di categoria e adottare interventi mirati per supportare l’internazionalizzazione delle piccole imprese”. Occorre inoltre indirizzare la politica vitivinicola verso la valorizzazione della qualità. “Che si tratti di vendemmia verde, distillazione o stoccaggio – suggeriscono le imprese – gli interventi dovranno riguardare i soli vini doc e docg, vero patrimonio da proteggere”.

 

 

 




Uil Piemonte: Tar Lazio, una sentenza mal interpretata Iscriversi a Fsba è e resta un obbligo di legge

Ricostruzioni senza fondamento. Nella sentenza del 24 dicembre 2020, il Tar del Lazio si è dichiarato non competente a decidere in merito alla questione relativa all’ordinario obbligo contributivo da parte delle imprese artigiane nei confronti di FSBA, dichiarando così inammissibile il ricorso da esse presentato.

Ricorso proposto peraltro da aziende che, pur non iscritte, hanno comunque richiesto le prestazioni di sostegno al reddito relative all’emergenza da Covid-19.

 

Il giudice amministrativo dunque non ha, come vorrebbero certe stravaganti interpretazioni, sancito l’insussistenza di un generale obbligo di versamento della contribuzione a FSBA ma semplicemente non ha affrontato la questione perché di competenza del giudice del lavoro. Nella sua sentenza insomma il Tar del Lazio rileva ciò che già era noto: le integrazioni speciali da Covid-19 non sono basate sulla contribuzione previdenziale, ma sulla fiscalità generale, non ammettendo in questo modo alcuna forma di irregolarità contributiva per le normali prestazioni di sostegno al reddito che FSBA eroga ex d.lgs. 148/15. Iscriversi a FSBA è e resta un obbligo di legge per le imprese artigiane, anche quelle con un solo dipendente.

 

L’obbligo di iscrizione a FSBA per accedere alle prestazioni relative all’emergenza da Covid-19 deve essere inoltre inteso quale adempimento formale, cioè quale accesso in modalità telematica alla piattaforma per la presentazione delle istanze. Con altre parole: il datore di lavoro artigiano si iscrive in ogni caso a FSBA e adempie l’obbligazione contributiva normale prevista dalla legge. Senza deroga alcuna.

 

Quello che sta avvenendo è molto rischioso, spiegano da Fsba. Nonostante le interpretazioni di queste ore, presto si scoprirà che i datori di lavoro artigiani inadempienti non sono stati autorizzati in alcun modo dal TAR Lazio a essere ancora inadempienti. Si scoprirà che l’obbligo di contribuzione è stato fissato nel 2015 e poi confermato ancora nel 2020 da una legislazione tanto farraginosa quanto chiara sul punto. Il 2021, del resto, sarà un anno terribile che avrà conseguenze di lungo termine per i datori di lavoro artigiani che decidono di restare inadempienti verso FSBA. Quale percezione del reale tali datori di lavoro hanno? Quale decisione prenderanno? L’augurio, affermano da FSBA, è che presto la realtà coincida con i fatti raccontati e le sentenze siano lette per quello che effettivamente dispongono.

 




Torino. Lo smart work per il settore elettrico ai tempi della pandemia

L’emergenza sanitaria ha imposto alle imprese nuove modalità di lavoro da casa, per altro impiegato per periodi prolungati di tempo. Ma il cosiddetto smar work, o lavoro agile, non è una modalità lavorativa del tutto nuova, anche se prima del Covid era in Italia ancora poco applicata.

Oggi, come sono cambiate le logiche del ricorso allo smart work nel nostro Paese? Il Dipartimento di Ingegneria Gestionale e della Produzione del Politecnico di Torino ha condotto per Utilitalia,Elettricità Futura e Terna una delle prime ricerche basate su casi di studio, con l’obiettivo di illustrare come la pandemia e i relativi lockdown abbiano cambiato le logiche di ricorso allo smart work.

Con un focus sulle interdipendenze tra organizzazione del lavoro e ruolo delle tecnologie digitali nel favorire comunicazione e collaborazione tra le persone, la ricerca evidenzia diverse implicazioni collegate all’evoluzione dello smart work da strumento di welfare a “nuova normalità” per i lavori di ufficio. “Le evidenze raccolte nel settore elettrico per questo studio possono essere generalizzate a tutti i settori dei servizi e, ancora più in generale, nei lavori di ufficio”, ha dichiarato Paolo Neirotti, docente del Dipartimento di Ingegneria Gestionale e della Produzione e responsabile scientifico della ricerca.

Nello specifico, la ricerca ha evidenziato che prima della pandemia lo smart work riguardava in generale un solo giorno a settimana in cui veniva concentrato il lavoro di tipo individuale e tendeva a coinvolgere ruoli dove il risultato del lavoro è più facilmente misurabile e non incide particolarmente sulla prestazione complessiva dell’impresa. Il professor Neirotti sottolinea invece come, anche al di fuori dei periodi di lockdown, nel 2020 lo smart work sia stato allargato alla quasi totalità dei lavori di ufficio e all’intera settimana lavorativa. Questa normalizzazione dello smart work richiede un generale snellimento dell’impianto normativo che regola in Italia l’adozione di questa modalità di lavoro e sta portando le imprese a rivedere i sistemi di controllo dei risultati, le competenze di leadership del middle management, oltre che l’insieme delle competenze soft, delle norme sociali e del sistema dei valori che regolano il lavoro delle persone.

In generale, il management e le Relazioni Industriali sono chiamate ad affrontare tre tipi di sfide che hanno implicazioni sistemiche per le politiche del lavoro in Italia. In primo luogo, è necessario rivedere il sistema di controllo del lavoro, sfida che è collegata alla revisione dei sistemi di remunerazione delle persone e alle modalità con cui queste sono regolate nei contratti collettivi nazionali. Il controllo del lavoro si deve infatti spostare dalla quantità di tempo lavorato ai risultati conseguiti.

C’è poi il tema della gestione del rischio di isolamento, nel momento in cui le persone lavorano da remoto e sono distribuite e quasi “esiliate” nelle loro abitazioni. Occorrono nuovi approcci alla condivisione della conoscenza necessaria per gestire i processi di lavoro, ma anche per far crescere le persone sul posto di lavoro e fornire loro equità nei sistemi di controllo e valutazione.

Il terzo aspetto riguarda l’utilizzo dei diversi strumenti digitali per costruire nuove pratiche di collaborazione, comunicazione e condivisione di esperienze.

Questi aspetti mettono in luce come il ricorso allo smart work generalizzato iniziato con la pandemia possa avviare, se non amplificare, il divario legato a quanto imprese e persone sono pronte da un punto di vista tecnologico e di organizzazione del lavoro a impostare parte della settimana lavorativa da remoto senza che le tecnologie digitali producano particolari disagi e svantaggi.




Profondo rosso per il cinema piemontese

Nel 2020 le sale cinematografiche piemontesi hanno perso 47 milioni di euro di incasso, con oltre l’80 per cento di presenze in meno rispetto agli anni precedenti. Sono dati disastrosi per le oltre 300 aziende del settore, con 800 dipendenti e un indotto importante, molte delle quali rischiano di chiudere se non intervengono misure di sostegno efficaci”.

Lo hanno riferito in un’audizione della Sesta commissione sulla situazione dei cinema in relazione all’emergenza Covid i presidenti di Agis e Anec Piemonte, Luigi Boggio e Arrigo Tomelleri.

Per gli auditi il comparto potrà avere una ripresa non prima dell’estate, con il rischio che molti esercenti, anche in centro città a Torino, decidano di cessare l’attività perché non più in grado di coprire i costi fissi: “I benefici al settore non possono arrivare dal credito d’impresa, serve liquidità. Per questo chiediamo la possibilità di accedere alle risorse del Por-Fesr 2021-2027, rientrando nei bandi regionali rivolti alle piccole, medie e microimprese e a quelli sulla cultura, ma anche interventi mirati di Finpiemonte”.

Per riaprire le sale in modo economico sarà necessario garantire la sicurezza sanitaria e proiezioni che siano appetibili per il pubblico: “Prevediamo che quando riapriranno le attività del tempo libero ci sarà un aumento esponenziale della richiesta – hanno detto – come avvenuto con le riaperture dei cinema in Estremo Oriente. Oggi il nostro settore è essenziale al raggiungimento del risultato economico dei film, rappresentiamo il 70 per cento del fatturato, ma se non ci saranno più strutture sarà un problema”.

I consiglieri Gianluca Gavazza (Lega), Daniele Valle (Pd) e Francesca Frediani (Movimento 4 ottobre) hanno chiesto chiarimenti per capire come si possa intervenire sul bilancio regionale per andare incontro alle esigenze della categoria e quali siano i bandi di maggior interesse per il comparto.

L’assessore alla Cultura Vittoria Poggio è intervenuta per ricordare che incontrerà le associazioni il prossimo 18 febbraio per discutere in modo più approfondito le questioni, assicurando il massimo impegno della Regione in merito alle richieste sui bandi e la pianificazione del Por-Fesr.




Confagricoltura: eccessiva la proliferazione di lupi in Piemonte. Servono monitoraggi e abbattimenti selettivi

L’aumento ormai incontrollato della popolazione di fauna selvatica e la diffusione dei lupi, in particolare nei territori montani e, più di recente, anche collinari e di pianura, crea problematiche significativi sia in termini di sicurezza delle persone, sia per quanto riguarda le attività agricole che ricoprono un ruolo essenziale per la tutela del territorio”.

Lo ha evidenziato oggi pomeriggio (11 febbraio) Confagricoltura all’audizione congiunta della terza e quinta commissione permanente del Consiglio regionale del Piemonte (ambiente e attività produttive), chiarendo che “gli allevatori chiedono la soluzione del problema del selvatici e in particolare del lupo perché vogliono vivere del loro lavoro e non vedere mandrie predate e aspettare rimborsi insufficienti ed erogati sistematicamente in ritardo”.

Negli ultimi anni sono diventati sempre più frequenti gli avvistamenti di lupi vicino ai centri abitati, situazione ancora più problematica per le cascine isolate.

Si tratta – ha detto il direttore regionale di Confagricoltura Ercole Zuccaro intervenendo in audizione – di un fenomeno ancora sottovalutato dalle istituzioni”.

Le misure di contenimento finora messe in atto si sono dimostrate inefficaci. Oggi, in considerazione dell’aumento abnorme della pressione della fauna selvatica, occorre intervenire con gli abbattimenti selettivi e l’attività venatoria. A causa della pandemia, infatti, gli abbattimenti di selvatici per troppo tempo sono stati in parte interdetti e in parte limitati: nella prossima primavera, con le semine e la ripresa vegetativa delle piante, ci troveremo di fronte a una nuova e pericolosa emergenza, con danni incalcolabili alle colture. Occorre perciò intervenire con provvedimenti urgenti, motivati dall’eccezionale momento che stiamo vivendo, semplificando le procedure per gli abbattimenti controllati”.

Per Confagricoltura è anche necessario prendere in esame la situazione complessiva per evitare danni ancora più pesanti al territorio e alle attività turistiche. La diffusione sempre più ampia di cani da guardiania per contrastare la diffusione dei lupi, con l’impiego di animali addestrati a difendere le greggi, sta diventando un problema per i turisti della montagnaha sottolineato Ercole Zuccaro –  che spesso non possono percorrere i sentieri in prossimità delle mandrie al pascolo per timore di essere attaccati da questi animali”.

Confagricoltura ha chiesto alla Regione di avviare un’attività di monitoraggio e censimento della presenza di lupi in Piemonte, per verificare in modo ufficiale le effettive presenze della specie sul territorio, oggi sottostimate.

Dobbiamo fare di tutto perché i malgari continuino la loro attività sulle nostre montagne, per presidiare l’ambiente e prevenire il dissesto idrogeologico – ha concluso il direttore di Confagricoltura Piemonte – evitando che si disperda un patrimonio di straordinario valore: è una responsabilità enorme che dobbiamo assumerci tutti insieme, ciascuno per la propria parte”.

 

 




Trasporti, Avetta (PD): “Bene i 112 milioni dallo Stato per i nuovi bus”

“I 112 milioni destinati al rinnovo dei mezzi del trasporto pubblico locale sono un’importante notizia, un’iniezione di risorse su un settore strategico quale è quello della mobilità pubblica a sempre più basso impatto ambientale. Si tratta di risorse messe a disposizione dal Governo nazionale, provenienti da tre fondi (Sviluppo e coesione, Regioni Bacino Padano, Investimento Trasporti MIT) e dal Piano strategico nazionale per la mobilità sostenibile.

Ora è fondamentale che la Regione Piemonte si attivi affinché queste risorse vadano davvero a beneficio di tutti, da Torino alle sue aree extra urbane ed alle altre Province del Piemonte. Tutti i territori hanno diritto ad un servizio di trasporto pubblico efficiente e sempre meno inquinante. Torino stessa ne beneficerebbe, perché un trasporto pubblico e collettivo più confortevole ed efficiente ridurrebbe le auto private dei city-users in ingresso in città. Auspico che la Regione Piemonte si confronti con i gestori del Tpl e vigili in tal senso”. Lo afferma il Consigliere regionale Alberto AVETTA, portavoce PD in Commissione Trasporti, commentando l’approvazione da parte della Regione Piemonte del piano regionale degli investimenti nel Tpl.

 




Il Portale Etichettatura e Sicurezza Prodotti si estende al commercio internazionale e alla cosmetica

Portale nazionale Etichettatura e Sicurezza Prodotti realizzato dalla Camera di commercio di Torino e dal suo Laboratorio Chimico: al servizio già offerto dallo scorso anno a tutte le imprese alimentari e non alimentari, si aggiunge ora il tema della cosmetica (sempre grazie all’appoggio di Dintec – Consorzio per l’innovazione Tecnologica) e viene integrata l’assistenza al commercio internazionale, grazie alla nuova collaborazione con Ceipiemonte.

Il Portale porta esempi di etichette di prodotti italiani, riferimenti normativi in materia di sicurezza ed etichettatura alimentare e non alimentari, numerose FAQ, riferimenti all’etichettatura energetica e alla marcatura CE ed informazioni a corredo dei prodotti ricadenti nell’ambito del Codice del consumo e sulle indicazioni metrologiche da riportare sui prodotti pre-imballati.

“In questo periodo di prolungata emergenza sanitaria, ma nell’imprescindibile e necessaria volontà di ripartire economicamente – afferma Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino – vogliamo continuare a mettere a disposizione di tutte le imprese italiane l’aggiornamento e l’assistenza che il nostro Portale Etichettatura e Sicurezza Prodotti può offrire, ampliando il suo supporto digitale. Non bisogna spostarsi dal proprio luogo di lavoro: il Portale è sempre accanto agli imprenditori sui temi di regolazione del mercato e ora fornisce assistenza anche nel comparto della cosmetica e in materia di internazionalizzazione. È un modo concreto per supportare le imprese ad operare in modo trasparente e concorrenziale sul mercato, innalzando il livello di sicurezza per i consumatori”.

  

“Il Portale è nato nel 2018 dopo l’esperienza dello Sportello Etichettatura e Sicurezza Alimentare, un servizio di primo orientamento nato qui a Torino quasi 10 anni fa. Lo strumento è completamente digitale ed è un progetto di sistema che coinvolge oltre 60 province italiane con modalità di semplificazione e integrazione dei servizi e con un’interfaccia moderna, molto gradita alle aziende alimentari e ai consumatori – dichiara Fabrizio Galliati, Presidente del Laboratorio Chimico Camera di commercio di Torino – Il nostro impegno come sistema camerale è quello di offrire un Portale dove l’impresa possa ricevere informazioni pratiche di primo orientamento nel più breve tempo possibile e su diversi temi, potenziando così i servizi camerali già in essere o creandoli dove non risultino presenti”.

Il Portale è realizzato dalla Camera di commercio di Torino e dal suo Laboratorio Chimico, sotto l’egida di Unioncamere Nazionale e con la collaborazione, ad oggi, di più di 30 enti e istituzioni camerali che mettono a disposizione delle proprie imprese contenuti personalizzati, come schede di prodotti tipici, o più rappresentativi.

Ciascun ente opera, nell’ambito del Portale, sulla base di un flusso operativo personalizzato, che consente di monitorare i quesiti in tutti i passaggi, rispondere se la tematica può essere evasa direttamente oppure richiedere l’intervento della task force di esperti coordinata dal Laboratorio Chimico della Camera di commercio di Torino.

Le Camere di commercio potranno avvalersi da oggi anche del contributo tecnico di Ceipiemonte per l’assistenza personalizzata sui temi fiscali, legali e doganali del commercio internazionale. Già dall’anno scorso invece, godono della collaborazione tecnica di Dintec che oggi garantisce l’accesso sul settore della cosmetica, insieme all’etichettatura dei prodotti di largo consumo non alimentari. Dintec e Ceipiemonte assicurano una task force di esperti e di competenze più ampie, a servizio del sistema camerale e delle imprese.

dichiara Dario Peirone, Presidente di Ceipiemonte.

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Per accedere al Portale Etichettatura e Sicurezza Prodotti, le imprese devono effettuare una registrazione gratuita, a seguito della quale possono accedere alla loro area riservata per inserire il quesito specifico. Le risposte verranno inserite direttamente sul Portale, in modo che le aziende possano accedere e consultare agevolmente lo storico dei quesiti.

I contenuti del Portale sono accessibili a tutti, compresi i consumatori che possono consultare il materiale informativo disponibile, in particolare i riferimenti normativi “orizzontali” di etichettatura, le schede dei prodotti e le FAQ con le risposte finora elaborate in base all’esperienza di tutti gli Sportelli.

 

 

 

 

 




Il cuneese Michele Ponso eletto presidente nazionale dei frutticoltori di Confagricoltura

Michele Ponso, imprenditore agricolo di Lagnasco (Cuneo), è stato eletto presidente della Federazione nazionale di prodotto della frutticoltura di Confagricoltura. Conduce un’azienda frutticola che si estende su 130 ettari di frutteti nelle province di Cuneo e Verona, dove vengono prodotti piccoli frutti (mirtilli, lamponi e kiwi berry), pesche, nettarine, susine, kiwi e mele.

Ha fondato la cooperativa Ponso Frutta di Saluzzo che si occupa della lavorazione, conservazione e commercializzazione della frutta prodotta da una ventina di aziende di Piemonte, Veneto e Calabria, con un fatturato complessivo annuo di oltre 12 milioni di euro. La cooperativa, a sua volta, fa parte dell’organizzazione di produttori (Op) Joinfruit, nata grazie al supporto di Confagricoltura Cuneo, che ha seguito tutto l’iter costitutivo fino al riconoscimento nel 2015 da parte della Regione Piemonte. Oggi l’Op conta 200 soci tra Piemonte, Veneto e Lazio.

 

“È per me un onore rappresentare le aziende frutticole di Confagricoltura operanti su tutto il territorio italiano”, dichiara Michele Ponso. “Lo considero un riconoscimento per la crescita di tutto il comparto frutta piemontese che negli anni ha saputo conquistarsi fette importanti di mercato con le sue eccellenze. Per valorizzare tutte le produzioni frutticole Made in Italy nel mondo occorre, tuttavia, che i territori regionali, da Nord a Sud, facciano squadra per affrontare uniti le tante problematiche comuni all’intero settore, rimuovendo gli ostacoli che ancora ci impediscono di competere come vorremmo sui mercati globali e di confrontarci ad armi pari con player sempre più esigenti”.

Nel rimarcare come il settore frutticolo generi un indotto importante in termini economici e coinvolga un elevato numero di addetti, oltre che numerose attività connesse in tutta Italia, Michele Ponso sottolinea che al settore occorrono anzitutto “nuovi mercati di sbocco, uno snellimento drastico della burocrazia, norme più funzionali sull’impiego di manodopera, andando ad armonizzarle con quelle degli altri Paesi europei, e un ripensamento complessivo di tutto il sistema delle assicurazioni sulle avversità atmosferiche, sempre più complesso e con pagamenti alle aziende in costante, inaccettabile ritardo”.

In Piemonte le aziende frutticole sono circa 8.000 per una superficie coltivata di circa 18.500 ettari. Il comparto genera un fatturato di oltre 500 milioni di euro su un totale nazionale di 4 miliardi.

La maggior parte della frutticoltura (60%) si concentra nel Cuneese dove l’area del Saluzzese, fino alla pianura tra Savigliano, Fossano e Cuneo, accoglie oltre i due terzi delle superfici regionali coltivate a fruttiferi.

Negli ultimi anni ha guadagnato parecchi ettari (un migliaio circa) la coltivazione del melo, che si attesta a circa 5.600 ettari, quasi completamente a scapito di pesche e nettarine, coltivate in circa 2.800 ettari. Sono poco più di 2.600 gli ettari coltivati ad actinidia. Interessi in crescita per piccoli frutti, pero e castagno, mentre un vero e proprio boom ha riguardato negli ultimi anni gli impianti di nocciole, ad oggi cresciuti fino a coprire una superficie di 15.000 ettari.

Il comparto “frutta fresca” è particolarmente significativo nell’export della provincia di Cuneo, in quanto pesa in misura del 10,3% del valore complessivo delle esportazioni agricole, mentre a livello regionale il peso di tale comparto è pari al 5,86%.

 




Stanziati 1,5 mln per le strade di montagna

Parere favorevole a maggioranza, in prima Commissione, per l’emendamento alla norma finanziaria 2021-2023, che stanzia per l’anno 2021 1.500.000,00 (500 mila per spese correnti e 1 milione per spese in conto capitale) a sostegno della valorizzazione delle strade di montagna di interesse turistico. Con la votazione della Commissione bilancio, presieduta dal consigliere Carlo Riva Vercellotti (FI)la proposta di legge 60, il cui primo firmatario è il consigliere Paolo Bongioanni (FdI), può ora tornare in aula per la discussione generale.

La proposta di legge intende avviare interventi e progetti dedicati alle strade storiche di montagna che vanno dalla promozione del loro valore culturale, ambientale e turistico, alla loro mappatura, la loro gestione ordinaria, la realizzazione degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, la riqualificazione delle strutture ricettive o degli edifici e dei manufatti di pregio storico che insistono su tali itinerari, la promozione dei servizi turistico-sportivi correlati alla loro fruizione.




Embraco. Sicchiero: “Draghi prenda in mano le redini della vertenza Embraco ACC”

La rabbia e la delusione degli operai della ex Embraco/Ventures sono pienamente comprensibili e condivisibili. Si sentono abbandonati e traditi dalle istituzioni, l’unica cosa certa sono le lettere di licenziamento per lo stabilimento del chierese, e per quello veneto l’autorizzazione alla vendita dell’azienda.

Per questo ho voluto ancora una volta essere al loro fianco, nel corteo che ha raggiunto piazza Castello in occasione della partenza del Giro d’Italia. Resto convinto che lo sblocco del progetto Italcomp rappresenti la più concreta possibilità per dare un futuro ai 400 lavoratori che vedranno scadere la cassa integrazione il 22 luglio, e su questo fronte non solo si registra un completo stallo, ma il primo a non essere convinto pare proprio il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, che nei giorni scorsi ha invocato un intervento privato, come se mai nessuno prima ci avesse pensato.

Ma Cirio, Allasia ed i vertici piemontesi della Lega su questo non hanno nulla da dire? Tirare in ballo ora scenari non più praticabili, è solo un modo per nascondere la mancanza di capacità politica nel perseguire il progetto Italcomp. Piuttosto, si dovrebbero prevedere vere incentivazioni per gli imprenditori locali disponibili ad assorbire quote degli operai ex Embraco, ad esempio attingendo al fondo Escrow.

Per questo mi associo all’appello lanciato dal Sindaco di Borgo Valbelluna, Stefano Casa, dove ha sede Wanbao Acc, che ha chiesto al Presidente del Consiglio Mario Draghi di prendere in mano le redini della vertenza Acc-Embraco, garantendo che l’azione del governo sia connotata da condotte trasparenti, affidabili e ispirate all’interesse generale. Solo il premier Draghi può chiarire la linea del Mise ed impedire al progetto Italcomp di naufragare. Al tempo stesso, visto che tecnicamente non pare possibile far rientrare i 400 lavoratori ex Embraco/Ventures nella cassa Covid, è urgente trovare una soluzione per prolungare per qualche mese gli ammortizzatori sociali. Non voglio credere che neppure su questo si riesca a dare una risposta alle aspettative delle lavoratrici e dei lavoratori dell’ex Embraco».