L’aggiornamento dei contagi in Piemonte

L’aggiornamento dei contagi. Al momento, sono 221 le persone risultate positive al test in Piemonte. Ne risultano 162 ricoverate in ospedale, 38 in Terapia intensiva: 7 ad Asti, 11 a Torino (1 al Maria Vittoria, 3 alle Molinette, 1 al Martini, 1 al Mauriziano, 5 al San Giovanni Bosco), 4 al San Luigi di Orbassano, 6 a Vercelli, 6 a Tortona, 1 a Biella, 1 a Cuneo, 1 ad Alessandria, 1 a Novara. Sono in isolamento domiciliare fiduciario 54 persone. Cinque le persone decedute.




Coronavirus, le nuove pesanti restrizioni riguardano anche le province di Asti e Alessandria

L’ingresso e l’uscita in Lombardia e in alcune province di Veneto, Emilia Romagna e Piemonte sarà consentito solo per motivi «gravi e indifferibili», di lavoro o di famiglia.

Lo prevede il decreto che sarà emanato nelle prossime ore dal governo «per fermare il contagio da Coronavirus».Secondo la bozza del decreto, le restrizioni dovrebbero restare in vigore almeno fino al 3 aprile e le province interessate sono: Parma, Piacenza, Rimini, Reggio-Emilia, Modena, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Alessandria e Asti.

Lo riporta il sito del corriere della sera che annuncia come nella bozza del provvedimento viene stabilita una «zona di sicurezza» dove sono previste limitazioni strettissime.




Coronavirus: a rischio quasi 19 miliardi di valore aggiunto. Ecco la mappa degli effeti negativi sui territori

Una riduzione del valore aggiunto dell’Italia di quasi 19 miliardi di euro su base annua, pari al -1,2% rispetto al 2019.

E’ questa la stima degli effetti sull’economia dell’emergenza sanitaria legata al Coronavirus, in uno scenario nel quale la situazione attuale dovesse protrarsi fino alla fine del mese di aprile.

L’analisi effettuata da Unioncamere, in collaborazione con il Centro studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne, sulla base dei dati al 2 marzo scorso, segnala che, ovviamente, l’impatto sarà più consistente nelle tre regioni maggiormente colpite dall’emergenza (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna), nelle quali le possibili riduzioni della ricchezza prodotta sarebbero pari o di poco superiori al 2%.

Le Camere di commercio italiane sono pronte a fare la loro parte per sostenere imprese e territori. L’Unioncamere ha appena costituito una “task force” composta da presidenti di Camere di commercio di diverse aree del Paese che dovrà monitorare la situazione, individuare le misure più idonee e, al più presto, mettere in campo le azioni più urgenti per sostenere le imprese dei settori più colpiti.

Nei soli undici comuni della zona Rossa, secondo lo studio, il perdurare delle attuali limitazioni fino alla fine del mese di marzo provocherebbe la perdita di 238 milioni di euro di fatturato e quasi 140 milioni di valore aggiunto.

Nel caso in cui, invece, l’emergenza sanitaria dovesse proseguire, nella portata attuale, fino a fine giugno – stima Unioncamere – gli effetti negativi sull’economia italiana per il 2020 potrebbero salire a 37 miliardi di euro, con una riduzione del valore aggiunto del -2,3%. Una flessione che in Lombardia arriverebbe al -3,9% della ricchezza prodotta a livello regionale, in Veneto al -4,4% e in Emilia Romagna al -4,3%.

Secondo l’analisi, il forte impatto del diffondersi del virus sul turismo in tutte le regioni del Paese rischia di bruciare quasi 4 miliardi di valore aggiunto (-6,3% su base annua) per il calo delle presenze annunciato fino a fine aprile; la perdita di valore aggiunto potrebbe raggiungere i 7,7 miliardi di euro (-12,2%) nel caso l’emergenza attuale andasse avanti ma solo fino a giugno, salvando così le presenze attese nella stagione estiva.

Gli effetti del Covid-19 si potrebbero far sentire anche sulle nostre esportazioni: oltre il 10% delle vendite italiane all’estero, infatti, è diretto proprio verso quei Paesi che, allo stato attuale, hanno imposto maggiori restrizioni alla circolazione delle persone.




Coronavirus, spostato l’evento “Confindustria Piemonte incontra la politica regionale”

Confindustria Piemonte rende noto che in ottemperanza alle disposizioni relative all’emergenza Coronavirus l’evento dal titolo “Confindustria Piemonte incontra la politica regionale” già in programma per il 9 marzo presso l’unione industriali di Torino è stato ​​posticipato all’11 ​maggio.




Codice crisi d’impresa, nomina dei revisori: ecco lo stato dell’arte

Con l’approvazione della legge di conversione del Decreto Milleproroghe, si è fatta  l’ennesima modifica al tormentato articolo 379 del Codice della Crisi e dell’Insolvenza delle Imprese (D.Lgs. 14/2019).

Ricordo che l’articolo in questione, nel testo originario, modificava l’articolo 2477 cod. civ., introducendo nuovi limiti per la revisione legale nelle società a responsabilità limitata, molto più severi rispetto a quelli vigenti (attivo e ricavi 2 milioni di euro e 10 dipendenti medi).

Cambiava anche la modalità di verifica dei requisiti, essendo sufficiente il superamento di un solo limite su tre per due esercizi consecutivi per avere obbligo di revisione, mentre, per la revoca, non dovevano essere superati tutti e tre i limiti per tre esercizi consecutivi.

Quindi con il Decreto “Sbloccacantieri” (L. 55/2019), si è avuta una prima modifica dell’articolo 379 CCII, incrementando i limiti a euro 4 milioni per attivo e ricavi e 20 dipendenti medi, ma mantenendo le modalità di verifica.

A seguito di numerose istanze pervenute al governo, si è intervenuti ancora una volta, modificando la scadenza per la nomina del revisore prevista al terzo comma dell’articolo 379, in particolare se prima il termine per la nomina del revisore era entro nove mesi dalla data di entrata in vigore dello stesso articolo (ovvero entro il 16 dicembre 2019) con il nuovo testo dell’articolo 379, come modificato dal Milleproroghe, la nomina del revisore la si dovrà fare entro i termini per l’approvazione del bilancio 2019.

Per le società con chiusura del bilancio al 31 dicembre, entro il 29 aprile 2020.

Detto slittamento dei termini per la nomina dell’organo di controllo dal 16 dicembre 2019 al 29 aprile 2020, determinerà inevitabilmente altre due conseguenze, una in merito agli esercizi da prendere in considerazione per la nomina, l’altro in merito al primo esercizio da revisionare.

Ricordo che il comma 3 dell’articolo 379 prevede che, ai fini della prima applicazione della norma, i due esercizi da considerare per la verifica dei limiti siano quelli precedenti la scadenza indicata al primo periodo dello stesso comma, ovvero quella oggetto di modifica.

Ne deriva che gli esercizi da considerare ora sono il 2018 e il 2019 e non più il 2017 e 2018 come da testo originario.

Il nominare il revisore con l’approvazione del bilancio 2019, porta inevitabilmente a considerare l’esercizio 2020 come il primo sottoposto a revisione.

Dette modifiche normative pongono dubbi in merito al comportamento da tenere per le società che hanno già adempiuto all’obbligo di nomina del revisore.

Un primo caso riguarda le società (poche in verità) che hanno nominato il revisore prima dell’incremento dei limiti portato dalla L. 55/2019 (quando ancora erano 2 milioni per totale attivo e volume di affari e 10 dipendenti di media), e si sono ritrovate successivamente ad avere un revisore non più obbligatorio.

Per questi casi la revoca del revisore è comunque possibile “per giusta causa”, che in questo caso è costituita dal venir meno di un obbligo normativo.

Qualche problema in più qualora la società avesse nominato un organo di controllo con revisione legale, esso dovrebbe comunque completare il triennio poiché la revoca per giusta causa in questo caso non è possibile.

Un secondo caso riguarda le società che hanno provveduto a nominare il revisore entro la scadenza originaria del 16 dicembre 2019.

Malgrado il Ministro Patuanelli, quando è stato ascoltato in Parlamento ha fatto notare l’inopportunità della proroga per evitare una evidente iniquità a svantaggio proprio delle società più virtuose, l’aver concesso la proroga fa dedurre che la sua posizione non sia stata seguita.

Vela la pena precisare che per le società che hanno nominato il revisore entro la prima scadenza (16 dicembre 2019) e quindi con incarico di revisione anche il bilancio 2019 si suddividono in due categorie:

  • la prima è costituita da quelle società che superavano i limiti considerando gli esercizi 2017-2018 e che continuano a superarli considerando gli esercizi 2018-19. In questo caso, il revisore nominato svolgerà il suo incarico su base “volontaria” per l’esercizio 2019 e per obbligo normativo a partire dall’esercizio 2020. Non pare convincente la tesi di una parte della dottrina che considera il revisore nominato “quiescente” relativamente all’esercizio 2019 e cominci ad operare con il 2020. Se la società non intende sottoporre a revisione il bilancio 2019, l’assemblea dovrà revocare il revisore (ma non il sindaco) e successivamente nominarlo con l’approvazione del bilancio: soluzione che pare estrema.
  • la seconda categoria riguarda le società che, considerando gli esercizi 2018-2019 non hanno più obbligo di nomina che invece vi sarebbe stato considerando gli esercizi 2017-2018. In tale caso si procederà come già indicato per le società che non hanno più obbligo dopo l’innalzamento dei limiti, ovvero alla revoca per giusta causa.

 

Nessun problema e questo punto nessuna sanzione a carico dell’organo amministrativo, per quelle società che non hanno provveduto a nominare entro il 16 dicembre lo potranno fare in sede di approvazione del bilancio di esercizio 2019.

Questo consente a tutte quelle società inserite negli elenchi forniti da Unioncamere alle Camere di Commercio di regolarizzare entro i nuovi termini.

Anche se Unioncamere, adesso, dovrà stilare i nuovi elenchi con le società che hanno superato i limiti più volte citati negli esercizi 2018 e 2019.

La domanda nasce spontanea come farà se ancora i bilanci di esercizio 2019 non sono stati approvati e depositati?

Lo scopriremo solo vivendo.

 

Enrico Mazza*

Avvocato e dottore comercialista esperto in diritto societario




Regione Piemonte: prime misure per l’economia, da lunedi risorse per 200milioni

La Regione Piemonte ha assunto le prime misure per sostenere l’economia messa in difficoltà dall’emergenza provocata dal Coronavirus.

“Innanzitutto – hanno annunciato il presidente Alberto Cirio e l’assessore al Bilancio e Attività produttive, Andrea Tronzano, nel corso di una conferenza stampa – abbiamo deciso di anticipare i tempi di erogazione dei contributi e dei finanziamenti dovuti agli enti e alle associazioni. Metteremo così in circolo da lunedì risorse per 200 milioni di euro.

In secondo luogo abbiamo disposto la sospensione del pagamento delle rate dei mutui che 1000 aziende piemontesi hanno in corso con Finpiemonte, per un importo complessivo di 110 milioni.

Infine, da venerdì prossimo, 13 marzo, potremo ricorrere al Fondo di garanzia per aiutare le piccole e medie imprese in difficoltà a pagare gli interessi che hanno nei confronti delle banche e ad accedere a nuove forme di credito che potranno servire, ad esempio, a pagare gli stipendi dei dipendenti”.

“Ci eravamo impegnati a varare misure in tempi rapidi – ha evidenziato Cirio – e abbiamo mantenuto l’impegno con azioni concrete che rappresentano segnali importanti per affrontare un’emergenza che sta diventando costante”.

 Aiuti alle famiglie. La prossima settimana si definirà invece il capitolo dedicato alle famiglie che stanno sopportando dei costi causati dalla sospensione delle attività didattiche nelle scuole: “Siamo al lavoro – ha annunciato il presidente Cirio – per integrare in maniera complementare il decreto che il Governo assumerà martedì con risorse aggiuntive: sulla base dei contenuti sceglieremo se aumentare le quote dell’aiuto economico oppure allargarlo alle fasce che non verranno inserite”.

Cassa in deroga. Un altro aspetto che ci si aspetta venga definito dal Governo è la concessione della cassa integrazione in deroga anche alle aziende con meno di sei dipendenti. “Le Regioni lo hanno chiesto – ha precisato Cirio – per consentire ai dipendenti di queste imprese di ricevere uno stipendio anche se sono lasciati a casa per mancanza di clientela nel caso di quelle turistiche o perché le lezioni sono sospese nel caso di quelli che si occupano di ristorazione scolastica”.

Ore 16.30.




Coronavirus, Regione Piemonte: i consigli di comportamento

Si ricorda che il numero verde del Piemonte da chiamare per le questioni inerenti il Coronavirus è 800.19.20.20, attivo 24 ore su 24. E’ bene che tutti coloro che sospettino di aver contratto il Coronavirus non vadano al pronto soccorso ma contattino il 112 o lo stesso numero verde regionale.

Nel Dpcm del 4 marzo, il Governo ha specificato le pratiche che possono aiutare a prevenire il contagio.

Lavarsi spesso le mani. Si raccomanda di mettere a disposizione in tutti i locali pubblici, palestre, supermercati, farmacie e altri luoghi di aggregazione, soluzioni idroalcoliche per il lavaggio delle mani.

Evitare abbracci e strette di mano.

Igiene respiratoria: starnutire e/o tossire in un fazzoletto evitando il contatto delle mani con le secrezioni respiratorie.

Non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani

Non prendere farmaci antivirali e antibiotici, a meno che siano prescritti dal medico.

Usare la mascherina solo se si sospetta di essere malati o se si presta assistenza a persone malate.

Evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute.

Mantenimento nei contatti sociali, di una distanza Interpersonale di almeno un metro.

Evitare l’uso promiscuo di bottiglie e bicchieri, in particolare durante l’attività sportiva.

Coprirsi bocca e naso se si starnutisce o tossisce.

Pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol.




Coronavirus, CNA: focus credito, allarme liquidità

Secondo report a una settimana di distanza sul campione di oltre 100 imprese operanti nel mondo dell’artigianato, della piccola industria, del terziario in genere e dei servizi, distribuite su tutto il territorio piemontese.

 

Abbiamo riproposto lo stesso set di domande già usato lo scorso 26 febbraio, avendo come risposta la preminente questione del credito e in particolare sopraggiunte significative problematiche relative alla liquidità aziendale. La quasi totalità del campione a domanda: “Come descriverebbe la situazione attuale in azienda?” segnala forte problematica relativamente alla liquidità.

 

CLIENTI – CONSUMATORI

In questo comparto si raggruppano i settori relativi ai servizi alla persona e artigianato di servizio (estetica, acconciatura, impiantisti e riparazioni in ambito domestico, trasporto persone), produzione e somministrazione alimentare (ristorazione, catering, operatori di eventi pubblici e privati con beneficiari consumer).

Le cifre a nostra disposizione rivelano che la contrazione di domanda e quindi di ricavi sta producendo una situazione molto problematica rispetto alla liquidità aziendale che oscilla tra il 30% e il 50% su base mensile.

Il protrarsi nelle prossime settimane di questa situazione fa prevedere una restrizione della liquidità tale da non poter far fronte agli ordinari pagamenti.

 

CLIENTI – IMPRESE

In questo comparto si identificano le catene tra imprese relativamente alla fornitura di prodotti e servizi, quindi le catene di pagamenti tra imprese, in cui si registrano mancati incassi su fatture già emesse con l’aggiunta dell’impossibilità in molti casi di concludere forniture ed emettere relative fatturazioni per incassare.

Si sta quindi propagando la problematica dei mancati incassi – quindi la crisi di liquidità – dal sistema delle imprese operanti per clienti-consumatori al sistema delle imprese fornitrici.

Inoltre rileviamo numerosi segnali di mancati pagamenti strumentalmente attuati usando la causale della “crisi da Coronavirus”.

La stima di questa contrazione risulta, da campione, del 25% della liquidità su base mensile.

 

“Le imprese ci indicano una priorità assoluta e urgente: quella di fronteggiare la mancanza di liquidità aziendale. E’ necessario che la Regione Piemonte si faccia parte attiva per promuovere un tavolo triangolare con banche e imprese per individuare i giusti strumenti di intervento che si stanno discutendo a livello nazionale tra ABI, Governo e associazioni datoriali. Noi esprimiamo una particolare preoccupazione per il sistema della micro e piccola impresa piemontese che risente in modo particolare di una crisi economica molto preoccupante derivante dalla posizione geografica della nostra regione”, affermano il segretario regionale di CNA Piemonte Filippo Provenzano e il presidente di CNA Piemonte Fabrizio Actis.

 

PROPOSTE

Lo slogan positivo che diffondono le nostre imprese è #alnostroposto (campagna video lanciata in settimana da CNA Piemonte), tuttavia per rimanere al loro posto queste imprese hanno bisogno di liquidità per non chiudere. Oltre le annunciate misure relative all’estensione degli ammortizzatori sociali, alla moratoria dei versamenti su tributi, contributi e utenze, occorre celermente predisporre un piano di emergenza che fornisca la liquidità aziendale occorrente: da una parte prevedendo una moratoria dei pagamenti dei finanziamenti in essere (sia sul capitale sia sugli interessi) per almeno 12 mesi, garantendo che tali benefici non peggiorino il rating bancario di queste imprese, dall’altra predisponendo l’attivazione di strumenti aggiuntivi di liquidità.

Apprezziamo la volontà dell’ABI e del Governo di mettere in campo azioni tese a salvaguardare la continuità aziendale, tuttavia riteniamo che occorra accelerare e rafforzare la messa a disposizione di questi strumenti anche procedendo a modifiche, peraltro attese da tempo, alle normative bancarie europee che consentano di mettere a disposizione delle micro e piccole imprese l’ingente quantità di liquidità a disposizione degli istituti di credito.

Tali provvedimenti rappresentano il presupposto per consentire alle imprese di non rinunciare a realizzare gli investimenti programmati per i quali rimangono valide le misure agevolative previste e ulteriori che ne facilitino l’estensione.

 

Il primo report di Monitor Micro e Piccole Imprese di CNA Piemonte analizza settore per settore: il testo integrale è scaricabile qui.

Il secondo report di Monitor Micro e Piccole Imprese di CNA Piemonte analizza settore per settore: il testo integrale è scaricabile qui.

 

+++Nelle prossime 48 ore CNA Piemonte sarà in grado di fornire un focus molto approfondito delle conseguenze sulle imprese del Coronavirus su un campione ancora più ampio.

 




Unioncamere Piemonte: ancora in calo la produzione industriale

Nell’ambito della consueta collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese, Unioncamere Piemonte diffonde oggi i dati della 193ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali.

La rilevazione è stata condotta nei mesi di gennaio e febbraio con riferimento ai dati del periodo ottobre-dicembre 2019 e ha coinvolto 1.816 imprese industriali piemontesi, per un numero complessivo di 99.637 addetti e un valore pari a circa 59,4 miliardi di euro di fatturato.

 

Il 2019 non è indubbiamente stato un anno positivo per l’industria manifatturiera piemontese. Già il 2018 aveva visto, nella seconda parte dell’anno, un rallentamento dei ritmi produttivi. Il 2019 ha confermato la tendenza al ribasso del sistema industriale regionale.

Tutti e quattro i trimestri hanno registrato, infatti, variazioni tendenziali al di sotto dello zero, seppur d’intensità non elevate. Al -0,4% del I trimestre dell’anno hanno fatto seguito le flessioni del -0,8% e -0,2% del II e del III trimestre. Il IV trimestre 2019 si è chiuso, infine, con una contrazione dello 0,4% della produzione industriale regionale.

 

Il calo produttivo medio per l’intero 2019 è stato pari a mezzo punto percentuale. Si tratta di una flessione non pesante, ma che appare particolarmente significativa se si considera che si tratta del primo dato annuo negativo dal 2013.

 

Il Vice Presidente vicario di Unioncamere Piemonte, Ferruccio Dardanello commenta: “I risultati dell’ultimo trimestre 2019, e dell’anno nel suo complesso, non sono entusiasmanti. Le imprese piemontesi soffrono da tempo e purtroppo, anche a causa del Covid-19, gli effetti negativi sull’economia e sullo sviluppo dei nostri territori non potranno migliorare nel breve periodo. Dobbiamo, quindi, lavorare con maggior impegno per sostenere il nostro sistema imprenditoriale, individuando misure straordinarie di affiancamento e supporto. Saranno necessari anche interventi di sostegno al credito”.

 

Concentrando l’attenzione sugli ultimi tre mesi del 2019 emerge come quello del IV trimestre sia stato il sesto risultato trimestrale negativo consecutivo,frutto del preoccupante trend esibito a livello settoriale dai mezzi di trasporto, dal comparto dei metalli e dal tessile e abbigliamento, a livello dimensionale dalle imprese di grandi dimensioni e in termini territoriali dal Piemonte settentrionale.

Il calo della produzione industriale si associa a un andamento opposto evidenziato dal mercato interno e da quello estero. Se infatti gli ordinati interni registrano una crescita (+1,3%), quelli esteri subiscono una flessione dello 0,6%. Il fatturato totale risulta stabile (+0,2%), la componente estera evidenzia un calo pesante (-1,8%).

 

A livello settoriale si riscontra un andamento eterogeneo in termini di produzione industriale.

Il comparto alimentare, che mostrava un trend incoraggiante anche nei trimestri precedenti, prosegue nella sua fase di crescita (+3,1%). Positivi anche i dati del comparto meccanico (+4,1%) e delle industrie elettriche e elettroniche (+0,6%). Stazionaria la produzione della chimica/plastica (+0,1%) e delle industrie del legno e del mobile (-0,2%). Subiscono, invece, una flessione della produzione le industrie tessili e dell’abbigliamento (-2,5%) e le industrie dei metalli (-2,6%). Il calo più importante appartiene ancora una volta al settore dei mezzi di trasporto (-7,0 %).

 

Focalizzando l’attenzione su questo settore, attore principali della contrazione produttiva manifatturiera regionale, si rileva come la performance negativa del IV trimestre 2019 risulti il frutto di una contrazione sostenuta della produzione di autoveicoli (-9,8%) e di componentistica autoveicolare (-8,7%), mentre appare stabile il comparto dell’aerospazio (+0,1%).

L’analisi della dinamica della produzione industriale per classe di addetti evidenzia come, nel IV trimestre 2019, a fronte di una sostanziale stazionarietà produttiva evidenziata dalle micro (-0,1%) e dalle piccole imprese (-0,3%), mostrino un dato meno incoraggiante le imprese di medie (50-249 addetti) e grandi dimensioni (oltre 250 addetti) che registrano rispettivamente un calo dello 0,9% e 2,0%.

La flessione tendenziale dello 0,4% registrata mediamente a livello regionale nel corso del IV trimestre 2019 deriva da andamenti differenziati mostrati a livello territoriale.

Il Piemonte del nord ha segnato dinamiche meno incoraggianti. Biella ha subito una flessione produttiva del 4,0%, Novara dello 0,2%, Vercelli e Verbania rispettivamente dello 0,9% e 0,5%.

Il capoluogo regionale si è assestato su una variazione della produzione del -0,7% rispetto all’analogo periodo del 2018.

Il Piemonte del sud ha segnato risultati migliori. A fronte di una stabilità produttiva dell’astigiano (-0,1%), si sono registrate crescite sia ad Alessandria (+0,8%) che a Cuneo (+1,7%).




Comune di Torino: finanziato il progetto “Prospettive di autonomia”

E’ stato pubblicato dal Ministero dell’Interno il decreto di approvazione della graduatoria dei progetti relativi alla “Realizzazione di percorsi individuali per l’autonomia socio-economica” finanziati sul Fondo FAMI 2014-2020. 

Il piano Prospettive d’Autonomia presentato dal Comune di Torino, in qualità di capofila, è stato ammesso e finanziato per l’ammontare di 1.464.559,87 euro.

FAMI 2014-2020 è uno dei fondi dell’Unione Europea che la Città ha ottenuto di poter utilizzare, in misura sempre più rilevante, per sviluppare iniziative di inclusione sociale e di autonomia per le persone più vulnerabili e in difficoltà. 

Il progetto è stato elaborato grazie al contributo dei partner individuati a partire dalle proposte inviate in risposta all’avviso del “Piano di inclusione sociale” della Città di Torino – 2019, che ha individuato nuovi ambiti di co-progettazione.

I partner ammessi alla fase di redazione della proposta progettuale sono: Altrimodi srl impresa sociale ETS, EduCare scs, Associazione Culturale Eufemia APS, e Liberitutti scs. 

Il progetto interviene sulle persone titolari di protezione internazionale, in uscita dai percorsi di accoglienza (SIPROIMI e SPRAR) da non più di 18 mesi, che non abbiano ancora raggiunto un livello sufficiente di autonomia e integrazione. Le attività previste hanno l’obiettivo di sostenere gli individui nel percorso di miglioramento della dimensione lavorativa e abitativa, fattori chiave per accelerare e portare a compimento processi sostenibili e duraturi d’integrazione socio economica.  

Le azioni si sviluppano su tre assi – area abitativa, area lavorativa e area integrazione – con l’obiettivo di offrire interventi integrati, ispirati alla metodologia dell’housing first, alla progettazione individualizzata dei percorsi di accompagnamento lavorativo, all’attivazione di processi di trasformazione e di acquisizione di autonomia centrati sulla persona.

Si tratta di una ulteriore opportunità di sviluppo dei servizi offerti dalla Città che si aggiunge ai programmi del Piano Operativo Nazionale (PON) Inclusione, del PON 

Metro, del Fondo Povertà e del Piano Inclusione triennale in raccordo con i progetti di inclusione sociale che hanno coinvolto oltre un migliaio di beneficiari del reddito di cittadinanza.