Confapi e Federmanager firmano il nuovo Ccnl dei manager delle Pmi

Confapi e Federmanager hanno sottoscritto il nuovo testo che regola il rapporto di lavoro dei manager delle Pmi di industria e servizi. Il Ccnl, con decorrenza 1° gennaio 2020 e durata fino al 2023, si applica a tre categorie di management: i dirigenti, i quadri superiori e i professional.

La novità principale riguarda il minimo contrattuale dei dirigenti, che si innalza a partire dal 1° gennaio 2021 per arrivare a 74.000 euro lordi annui nel 2023, ovvero circa il 4% in più della retribuzione minima attuale. Stessa percentuale di incremento per i quadri superiori, per i quali la soglia minima passa da 45.000 a 47.000 euro lordi annui già dal 2020.

Per il presidente Confapi, Maurizio Casasco: «L’accordo rafforza la già stretta collaborazione con Federmanager che non si limita al solo Ccnl. Abbiamo lavorato e continueremo a lavorare insieme, anche nei tavoli istituzionali, per proporre soluzioni che facciano crescere il nostro Paese, la nostra piccola e media industria privata e che valorizzino managerialità e skills professionali».

«La relazione tra noi e Confapi è di quelle “win win”: questo accordo rende vantaggioso per entrambi l’inserimento di manager nelle Pmi», commenta il presidente Federmanager, Stefano Cuzzilla. «Non era scontato, ma siamo riusciti a confermare tutti gli strumenti di managerialità già esistenti costruiti a misura di piccola impresa e abbiamo rilanciato, conferendo maggiore dignità al ruolo manageriale. In definitiva, l’accordo raggiunto testimonia l’ottimo stato di salute delle nostre relazioni industriali».

L’accordo prevede migliorie per la previdenza complementare, con il massimale contributivo al Fondo Previndapi elevato a 180.000 euro rispetto agli attuali 150.000. Anche in materia di sanità integrativa, è stata estesa fino al 2023 la convenzione tra il Fondo Fasdapi e Assidai.

Inoltre, per i casi di morte e invalidità permanente, previsti nell’articolo 12 del CCNL, il massimale assicurativo è elevato per tutti, a prescindere dai carichi di famiglia, a 300.000 euro contro gli originali 220.000.

Nel nuovo testo fa il primo ingresso un articolo sulle pari opportunità. L’Osservatorio contrattuale nato all’interno della Fondazione IDI si occuperà quindi di raccogliere e diffondere le migliori “best practices” attuate dalle aziende, con l’obiettivo di eliminare il “gender pay gap” e valorizzare la funzione genitoriale.

«La promozione della parità di trattamento si concretizza anche nel rispetto del ruolo della maternità, che finalmente non è più associata a un evento negativo come la malattia, ma ha meritato un articolo specifico che tutela sia il durante il periodo di congedo sia dopo, al rientro al lavoro», sottolinea il presidente Federmanager, Stefano Cuzzilla.

Infine, conservando l’impianto complessivo, sono state alleggerite alcune disposizioni che riguardano la chiusura del rapporto di lavoro, per garantire flessibilità all’impresa e tutele al dirigente in uscita.

Per questo, hanno assunto centralità le politiche attive del lavoro che, a partire da gennaio 2020, consentono ai manager e alle aziende aderenti al Fondo Pmi Welfare Manager di beneficiare di una dotazione finanziaria aggiuntiva per supportare i processi di trasformazione digitale e la diffusione della figura dell’Innovation Manager.

Si è rafforzata la sinergia tra Fondazione IDI e Fondo dirigenti PMI per offrire una formazione sempre più qualificata e tarata sulle sfide che le Pmi devono affrontare.




Navigazione sul Po, verso la riduzione di spesa per il Piemonte

Espresso parere positivo sulla norma finanziaria del Ddl che ridurrà la spesa per la navigazione sul Po da 130mila a 13mila euro annui. La votazione, all’unanimità, si è svolta nella seduta odierna della prima Commissione, presieduta da Carlo Riva Vercellotti.

In rappresentanza della Giunta regionale era presente l’assessore alla Sanità, Luigi Icardi. Motivo della riduzione? Il fatto che nel tratto subalpino, il Po non è utilizzato per la navigazione commerciale.

Il provvedimento è intitolato “Intesa Interregionale tra le Regioni Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Piemonte, per l’esercizio delle funzioni amministrative regionali in materia di navigazione interna sul fiume Po e idrovie collegate. Ratifica ai sensi dell’articolo 117, comma ottavo della Costituzione”.

La norma consente di ridurre la spesa annuale a carico della Regione Piemonte appunto a un decimo, da 130mila a 13 mila euro. Per il pagamento delle quote, sospese, del 2017, 2018 e 2019, oltre che quella del 2020, lo stanziamento previsto per l’esercizio 2020 è di 44 mila euro. Lo stanziamento previsto sia per il 2021 che per 2022, è di 13 mila euro.

Il Ddl 43 ritornerà, quindi, in seconda Commissione per l’approvazione definitiva.

Nella seduta è iniziata anche la discussione generale della proposta di legge 5 “Modifiche alla legge regionale 3 agosto 2011, n. 15 (Disciplina delle attività e dei servizi necroscopici, funebri e cimiteriali). Modifiche della legge regionale 31 ottobre 2007, n. 20 (Disposizioni in materia di cremazione, conservazione, affidamento e dispersione delle ceneri”. La discussione è stata sospesa per consentire nei prossimi giorni la riunione di un gruppo di lavoro informale per sciogliere i nodi tecnici emersi nel dibattito.




Al via la discussione su Città della Salute di Novara

Con la presentazione di oltre 40 emendamenti depositati dal M5s, è iniziata questa mattina in Aula la discussione della proposta di legge 62, “Norme relative al finanziamento del presidio ospedaliero Città della Salute di Novara, licenziato a maggioranza dalla Commissione Sanità il 27 gennaio scorso.

Il provvedimento, presentato per la Giunta regionale dall’assessore alla Sanità Luigi Icardi nasce da una richiesta del Nucleo di valutazione del Ministero per far sì che la Regione garantisca l’importo delle rate che l’Azienda ospedaliera universitaria novarese dovrà pagare ogni anno. La consultazione di mercato condotta da Cassa depositi e prestiti per conto della Giunta definisce in linea di massima “soddisfacenti” le ipotesi contenute nel Piano economico finanziario 2016 per la realizzazione dell’opera.

Relatori in Aula i consiglieri Riccardo Lanzo (Lega) per la maggioranza e Domenico Rossi (Pd) e Sean Sacco (Pd) per le minoranze.

Lanzo (Lega) ha sottolineato che “si tratta di un importante passo avanti per un progetto di cui si parla da oltre un decennio. È giunto il momento che il Piemonte cambi velocità e la Città della Salute di Novara rappresenta il primo atto importante realizzato da questa amministrazione, insieme a Torino, per attrarre nuove presenze, nuove professionalità e nuovi progetti di ricerca realizzati in sinergia con l’Università e i centri di ricerca”.

Per Rossi (Pd), che è anche primo firmatario di due ordini del giorno collegati al provvedimento, “la consultazione della Cassa depositi e prestiti conferma che quanto operato dalla precedente Giunta era corretto e nell’interesse dei piemontesi. Il partenariato pubblico-privato era l’unica scelta percorribile per non perdere il finanziamento statale e se si fosse deciso di ricorrere all’Inail i tempi di realizzazione dell’opera si sarebbero allungati a dismisura”.

Sacco (M5s) ha annunciato la presentazione di oltre quaranta emendamenti, “legati soprattutto alle perplessità sul tipo di finanziamento scelto, che prevede un forte intervento da parte dei privati. Si sarebbe potuto ricorrere all’Inail risparmiando almeno 200 milioni di euro, come hanno fatto l’Ospedale di Arma di Taggia e il Policlinico di Padova. Sulla consultazione di Cassa depositi e prestiti il giudizio espresso è ‘soddisfacente’, non ‘ottimale’, e inquieta il fatto che la legge non specifichi il numero di rate ma solo l’ammontare”.

Il dibattito generale è stato aperto dal capogruppo della Lega Alberto Preioni, intervenuto con il presidente della Commissione Sanità Alessandro Stecco e il consigliere Federico Perugini, che hanno sottolineato “l’importanza della collaborazione tra pubblico e privato” e la necessità di pensare, “oltre alle doverose valutazioni economiche, ai pazienti che necessitano di cure e di servizi”.

Per il M5s sono intervenuti Francesca Frediani, Giorgio Bertola, Ivano Martinetti e Sarah Disabato, evidenziando che “più della velocità, in decisioni delicate come il finanziamento di un ospedale, conta l’approfondimento”. Più che sapere chi ha preso le decisioni, hanno aggiunto, “vorremmo sapere chi se ne addosserà il peso: non condividiamo il metodo di finanziamento del nuovo ospedale, che avrà pesanti conseguenze per le tasche dei cittadini”.

Per il Pd sono intervenuti Sergio Chiamparino, Maurizio Marello, Domenico Ravetti e Raffaele Gallo, che hanno evidenziato come “sia la Città della Salute e della Scienza di Novara sia il Parco della Salute di Torino siano decisioni risalenti alla Giunta precedente” sottolineando “l’urgenza d’investire sulle strutture ospedaliere piemontesi, obsolete dal punto di vista edilizio e logistico” e ribadendo la necessità di un nuovo Piano di edilizia sanitaria regionale.

Per Fi Carlo Riva Vercellotti ha espresso il sostegno del proprio gruppo al provvedimento, “per la creazione di un luogo di cura all’avanguardia che sarà in grado di contribuire a contenere la mobilità passiva dei pazienti verso la Lombardia”.

Il capogruppo di Luv Marco Grimaldi ha espresso “molti dubbi sul partenariato pubblico-privato” auspicando, in un momento in cui il costo del denaro è basso, l’impegno della pubblica amministrazione nel richiedere finanziamenti o nel ricorrere ai Fondi strutturali europei.

L’assessore Icardi ha replicato ripercorrendo l’iter della vicenda legata alla realizzazione della struttura, ribadendo che l’unica forma di finanziamento possibile è il partenariato pubblico-privato e sottolineando che la Giunta “non ha perso tempo e ha agito con la diligenza del buon padre di famiglia, dal momento che rimodulando l’importo delle rate come suggerito da Cassa depositi e prestiti, la Regione risparmierà tra i 90 e i 100 milioni di euro d’interessi.




Ebano apre a Torino. Robiglio: sarà il nostro hub per il mercato europeo.

“Torino sarà il nostro hub per il mercato europeo. Puntiamo sulle forti competenze presenti nel territorio e sul suo ruolo naturale di luogo di contaminazione tra Italia e Francia.”

Spiega così l’apertura della sede del Gruppo Ebano a Torino il fondatore e Presidente della Piccola Industria di Confindustria Carlo Robiglio.

La holding apre a palazzo Graneri della Roccia in Via Bogino 9, sede anche del Circolo dei Lettori, sia un ufficio di rappresentanza e commerciale che una seconda sede operativa di BTREES, l’agenzia di comunicazione e marketing digitale del gruppo.

Il Gruppo ha aumentato da poche settimane ad un milione di euro il capitale sociale di CEF Publishing e l’ha trasformata in SPA e a fine estate, aveva rilevato le quote di minoranza di CEF Publishing, diventandone proprietaria al 100%.

“Torino ha un grande potenziale, un tessuto imprenditoriale fatto di migliaia di imprese di grande livello per posizionamento nei mercati internazionali e qualità dei prodotti, e grandissimi talenti formati in università d’eccellenza come quelle piemontesi.”

Sono i numeri a rappresentare la costante crescita del Gruppo Ebano: circa 18 milioni di fatturato nel 2018 ed una crescita negli ultimi 6 anni dell’800%, 8 società controllate, 15 partnership produttive, più di 250 dipendenti e collaboratori, una clientela media annuale che ormai supera le seimila unità per il solo business della formazione a distanza ed un piano di crescita per linee interne ed esterne con investimenti nel solo 2018 di 700 mila euro.

L’azienda è stata premiata da Deloitte a maggio a Milano nella sede di Borsa Italiana con il Premio “Deloitte Best Managed Companies” (BMC): il riconoscimento rivolto alle aziende che si sono distinte per strategia, competenze, impegno verso le persone e performance, promosso da Deloitte in collaborazione con ALTIS Università Cattolica, Confindustria e ELITE, il progetto del London Stock Exchange Group che supporta lo sviluppo e la crescita delle imprese ad alto potenziale.

Il Gruppo Ebano, tramite Cef Publishing, è anche in Elite, il programma internazionale nato in Borsa Italiana nel 2012 in collaborazione con Confindustria e dedicato alle aziende più ambiziose, con un modello di business solido ed una chiara strategia di crescita. Il Gruppo è fortemente impegnato nel sociale e nella sostenibilità.

La politica aziendale di Ebano, volta a perseguire alti standard in termini di sostenibilità e impatto sociale, ha permesso, attraverso la partecipata Cef Publishing, di ottenere la Certificazione b Corp®, rilasciata dalla B Corporation, l’ente non-profit americano.




Dai privati 4,3 miliardi di investimenti in Piemonte

Un piano da 4,3 miliardi di euro per la manutenzione e posa delle reti elettriche del gas investiti dai privati in Piemonte. Di questi, 1,8 sono destinati all’ammodernamento della rete gas nei 17 ambiti territoriali minimi (ATEM) dove entro la fine dell’anno saranno avviati i lavori dopo la pubblicazione dei bandi.

Durante la ricognizione degli investimenti destinati alla green economy illustrata questa mattina in giunta dall’assessore regionale all’Energia è stato confermato l’impegno di Irena investire 1 miliardo per la decarbonizzazione entro il 2024 e quello di Terna di 415 milioni per la Rete di Trasmissione Nazionale, di cui 225 per lo Sviluppo e 190 per il rinnovo degli impianti e della Sicurezza.

L’assessore ha confermato l’impegno di Enel di migliorare la rete con 400 milioni e quello di Egea che nei prossimi due anni ha consolidato nel bilancio un investimento di 113 milioni in Piemonte.

Per quanto riguarda le risorse della Regione, Marnati ha ribadito l’impegno di impiegare 600 milioni del Por Fesr per le materie di sua competenza da qui al 2027 nei settore della green economy.

Tra fondi privati e fondi pubblici, la previsione degli investimenti in Piemonte è stimata in circa 4,2 miliardi che secondo l’assessore sbloccheranno i cantieri dando respiro alle aziende e una spinta all’occupazione e alla crescita economica nel medio e lungo periodo.

Per quanto riguarda l’ampliamento della rete gas Marnati ha annunciato di voler avviare un confronto con quegli ambiti territoriali (17 su 19) che dal 2016 ad oggi non hanno ancora pubblicato i bandi di concessione. L’assessore ha fatto sapere che se le gare non saranno avviate entro l’anno, la Regione potrebbe sostituirsi agli ATEM come stazione appaltante.

Le province dove sono attesi i lavori di manutenzione sono Verbania, Alessandria, Cuneo, Asti, Biella, Novara, Vercelli per un totale di 1,2 milioni di utenze. A titolo esemplificativo i lavori di ammodernamento eseguiti in 49 Comuni della provincia di Torino hanno ridotto 100.000 tonnellate di emissioni di co2 e 1.300 tonnellate di polveri sottili in 12 anni.




Da Cgil-Cisl-Uil sì alle agevolazioni sul bollo auto e l’Irap

Un giudizio positivo sulle esenzioni del bollo auto e la rimodulazione dell’Irap, ma anche una richiesta di maggiori investimenti sulla domiciliarità e di una riduzione dell’addizionale Irpef: queste le posizioni delle tre confederazioni sindacali sulla legge di stabilità e sul bilancio, emerse oggi in Prima commissione durante le consultazioni sui due provvedimenti.

I vertici regionali di Cgil-Cisl-Uil hanno apprezzato le scelte in materia di bollo auto e di Irap, le prime finalizzate a migliorare la qualità dell’aria, le seconde a rilanciare le attività produttive e l’occupazione. Hanno espresso però preoccupazioni sul futuro della domiciliarità per i non autosufficienti e le persone fragili, temendo la riduzione delle risorse a disposizione e il disimpegno del settore sanitario dal suo finanziamento.

Hanno poi chiesto di verificare la possibilità di ridurre l’addizionale Irpef, tornando alla situazione anteriore all’ultimo aumento del 2015, e di finanziare gli ammortizzatori sociali, in una situazione in cui la difficile situazione economica, aggravata dalla vicenda del coronavirus, rischia di rendere ancora più precaria la situazione di molti lavoratori. Chiarimenti sono stati chiesti anche sulla gestione delle risorse derivanti dai canoni idrici.

Dopo le consultazioni, la Prima commissione si è occupata con l’assessore al Bilancio delle prime determinazioni del cosiddetto collegato alla legge di stabilità, un provvedimento di 57 articoli che modifica la legislazione vigente in diversi settori: dalla sanità al welfare, dalle attività estrattive alla caccia e pesca, dall’ambiente ai beni culturali, fino al commercio e al turismo.

Dopo un breve confronto, si è deciso di sganciare l’iter del provvedimento da quello della legge di stabilità e del bilancio, in modo da poter affrontare in modo approfondito il suo contenuto, anche con appositi riunioni delle commissioni competenti.




L’aggiornamento dei contagi in Piemonte

L’aggiornamento dei contagi. Al momento, sono 221 le persone risultate positive al test in Piemonte. Ne risultano 162 ricoverate in ospedale, 38 in Terapia intensiva: 7 ad Asti, 11 a Torino (1 al Maria Vittoria, 3 alle Molinette, 1 al Martini, 1 al Mauriziano, 5 al San Giovanni Bosco), 4 al San Luigi di Orbassano, 6 a Vercelli, 6 a Tortona, 1 a Biella, 1 a Cuneo, 1 ad Alessandria, 1 a Novara. Sono in isolamento domiciliare fiduciario 54 persone. Cinque le persone decedute.




CNA Piemonte, chiusure per coronavirus: “Sacrificio necessario, collaborazione e fiducia”

Sentite le autorità sanitarie, ci è stata avanzata un’esigenza condivisa da parte dei presidenti Alberto Cirio, Luca Zaia e Attilio Fontana di proporre al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, attraverso lettera, un inasprimento delle limitazioni condiviso tra Piemonte, Lombardia e Veneto, che avrà effetto solo quando il Governo emanerà il nuovo DPCM.

 

È un sacrificio necessario: dobbiamo tutti collaborare ed avere fiducia. Sono decisioni che investono tutte le attività che hanno rapporto diretto con la clientela, comprese quelle artigianali di servizio alle persone. Ma si salvaguarda il funzionamento della distribuzione commerciale dei beni alimentari e di prima necessità.

 

In questo senso evidenziamo il ruolo dell’artigianato e della piccola impresa: infatti, abbiamo proposto il mantenimento delle attività artigianali di supporto, come impiantisti, manutentori, imprese di pulizie e trasporti, tutti servizi essenziali al buon funzionamento della situazione.

 

D’altra parte, in questa fase non si poteva che salvaguardare invece tutte le attività manifatturiere di ogni settore, compreso l’artigianato, che possono continuare a operare, considerando anche che molte realtà, però, girano già al minimo. L’insieme di queste proposte ha evidentemente senso se avanzate congiuntamente tra Piemonte, Lombardia e Veneto”, affermano Filippo Provenzano, segretario regionale CNA, e il presidente regionale di CNA Fabrizio Actis.




Coronavirus, le ulteriori restrizioni del Ministro Speranza

Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato l’ordinanza che vieta: l’accesso del pubblico ai parchi, alle ville, alle aree gioco e ai giardini pubblici; di svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto. Resta consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona.

L’ordinanza inoltre impone la chiusura degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande, posti all’interno delle stazioni ferroviarie e lacustri, nonché nelle aree di servizio e rifornimento carburante, con esclusione di quelli situati lungo le autostrade, che possono vendere solo prodotti da asporto da consumarsi al di fuori dei locali; restano aperti quelli siti negli ospedali e negli aeroporti, con obbligo di assicurare in ogni caso il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro.

Nei giorni festivi e prefestivi, nonché in quegli altri che immediatamente precedono o seguono tali giorni, è vietato ogni spostamento verso abitazioni diverse da quella principale, comprese le seconde case utilizzate per vacanza.

Le disposizioni producono effetto dal 21 marzo e sono efficaci fino al 25 marzo 2020.

 




Confagricoltura: ecco l’accordo quadro per la Cassa Integrazione in Deroga

Regione, organizzazione dei datori di lavoro – tra le quali Confagricoltura Piemonte – e sindacati dei lavoratori hanno raggiunto l’Accordo Quadro per la Cassa Integrazione Guadagni in Deroga – CIGD – relativa alla gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID19.

Confagricoltura precisa che l’Accordo, per quanto riguarda il settore agricolo, stabilisce che il riferimento per la determinazione dei periodi di lavoro è la giornata: per i lavoratori operanti in tale settore il trattamento di CIGD è fruibile nei limiti delle 45 o 54 giornate (nove settimane per 5 o 6 giorni, a seconda della durata della settimana lavorativa).

La Cassa in deroga può essere richiesta da tutti i datori di lavoro per cui non trovino applicazione le tutele in materia di Cassa integrazione ordinaria, Fondo di Integrazione Salariale e il cui settore non sia dotato di specifici sistemi di ammortizzatori sociali quali i Fondi di Solidarietà Bilaterali per tutte le tipologie di lavoro alle dipendenze, ad eccezione dei dirigenti. I lavoratori interessati devono risultare in forza al datore di lavoro richiedente alla data del 23 febbraio 2020.

Si tratta di una prima risposta per le aziende danneggiate dall’emergenza, che per il settore primario sta colpendo in particolare il comparto florovivaistico e l’agriturismo”, dichiara il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia.
Le risorse stanziate dal Governo in base al decreto legge 18-2020, la cui prima tranche è stata ripartita fra le Regioni con Decreto Interministeriale del 24 marzo 2020, prevedono per il Piemonte una dotazione di 82,5 milioni di euro.

Definito questo importante accordo con la collaborazione di tutte le parti sociali – aggiunge il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccarooccorre concentrarsi sulla prossima campagna di raccolta della frutta. Le limitazioni agli spostamenti per l’epidemia di Coronavirus e la carenza di manodopera rischiano di mettere a repentaglio lo svolgimento delle attività agricole. Gli operai addetti alla raccolta, che provengono in gran parte dall’Africa e dall’Est Europa, non sappiamo se potranno tornare a lavorare in Italia a causa del blocco delle frontiere e per timore dei contagi: ci auguriamo che ci sia una risposta attiva da parte dei cittadini italiani in cerca d’occupazione”.

Accordo quadro