L’arrivo delle risorse da parte dello Stato consente al FSBA di riprendere i pagamenti

Per fare fronte al pagamento della cassa integrazione dei dipendenti sospesi dalle imprese artigiane in difficoltà per effetto del Coronavirus, dei 5 miliardi di euro complessivamente impegnati dal Governo con il primo decreto “Cura Italia” del 17 marzo scorso, al comparto artigiano erano stati riservati solo 60 milioni pur a fronte di una richiesta 1 miliardo di euro.

 

Data l’evidente insufficienza dello stanziamento, in aggiunta ai 60 milioni ricevuti, il Fondo di Solidarietà Bilaterale per l’Artigianato (FSBA) aveva anticipato 188 milioni di risorse proprie.

Così facendo l’articolazione regionale del Fondo aveva potuto rapidamente erogare ai lavoratori delle imprese artigiane piemontesi quasi 20 milioni di euro.

 

Il successivo 19 maggio il Governo, con il decreto “Rilancio”, ha previsto lo stanziamento di altri 765 milioni per la cassa integrazione dei dipendenti artigiani ma le risorse – o meglio una prima tranche pari a circa ¼ di quelle necessarie – sono state rese materialmente disponibili solo il 30 giugno.

 

In tutto questo frangente migliaia di nostri collaboratori cassintegrati non hanno percepito un euro.

 

Da ieri mattina l’EBAP ha immediatamente ripreso il pagamento delle casse integrazioni secondo l’ordine cronologico con cui sono state presentate le relative richieste. Il tutto sino ad esaurimento dei 9.353.831 euro oggi pervenuti. Appena disponibili ulteriori risorse, si riprenderanno immediatamente i pagamenti sino a completo esaurimento delle richieste.

 

“Il ritardo nel trasferimento delle risorse impegnate oltre 40 giorni fa – dichiara Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – ha causato la più che legittima irritazione dei lavoratori che si sono rivolti all’Ente ed alle nostre Associazioni territoriali lamentando di non aver ricevuto i bonifici relativi ai mesi di aprile, maggio e giugno. Così il sistema della bilateralità e le Associazioni, pur facendo tutto il possibile e senza alcuna responsabilità, sono stati oggetto di forti critiche”.

 

“Confidiamo che in tempi rapidi – conclude Giorgio Felici – il Governo, dando concretezza alle promesse continuamente annunciate, accrediti effettivamente a FSBA tutte le restanti risorse necessarie per il completamento dei pagamenti dei mesi di aprile e maggio 2020 per i lavoratori del comparto artigiano, evitando di alimentare tensioni sociali proprio nel momento in cui occorre invece la massima coesione di tutti le componenti del sistema Italia per favorire il rilancio del nostro Paese”.

 

 




Uniupo: Indagine epidemiologia a Borgosesia

Un progetto che ha saputo coniugare scienza e prevenzione. Sono 24 le persone risultate positive al test tampone dopo l’indagine epidemiologica svolta a Borgosesia lo scorso 23 e 24 maggio per valutare la prevalenza della risposta immunitaria al nuovo coronavirus SARSCoV2, 18 alla prima indagine e 6 in un successivo approfondimento.

Hanno partecipato all’indagine 4987 persone, pari a circa il 50% degli abitanti di Borgosesia.

I risultati principali dello studio hanno evidenziato che il 4,9% della popolazione esaminata era entrato in contatto con il virus e che il 4,2% aveva sviluppato l’immunoglobulina di tipo G (IgG), che normalmente è associata all’immunità, con una quota maggiore di persone immuni tra gli ultrasessantenni; da questa percentuale sono state individuate 24 persone positive al test tampone, 5 delle quali del tutto asintomatiche.

Uno studio – realizzato dall’Università del Piemonte Orientale in collaborazione con l’ASL Vercelli e il supporto della Fondazione Valsesia e del Comune di Borgosesia – nell’ambito del quale è stata offerta a tutti i residenti di Borgosesia maggiorenni la possibilità di eseguire un test rapido su sangue capillare, per la valutazione della presenza di immunoglobuline di tipo M o G specifiche per il SARS-CoV-2 e un test tampone per la conferma del risultato sierologico in caso di positività al test rapido.

La dottoressa Laura Cerra, presidente della Fondazione Valsesia onlus, ha espresso la sua soddisfazione per la riuscita dello studio, che, pur organizzato in tempi molto brevi, data la situazione di emergenza, ha visto la partecipazione di un numero molto alto cittadini.

Il professor Fabrizio Faggiano – ordinario della Scuola di Medicina dell’UPO e direttore dell’Osservatorio Epidemiologico dell’ASL VC – e il dottor Silvio Borrè – direttore del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale di Vercelli – sottolineano l’importanza che ha avuto questo studio non solo per la valutazione della sieroprevalenza nella popolazione, che era l’obiettivo principale, ma anche per aver consentito di individuare e isolare 24 nuovi positivi che avrebbero potuto diventare altrettanti nuovi focolai di infezione.

Il rapporto completo dello studio è scaricabile dal sito dell’Osservatorio Epidemiologico dell’ASL di Vercelli




Formazione, Appendino scrive a Regione Piemonte “Togliere le deleghe a Città metropolitana non è logico”

La Regione Piemonte ha deciso la soppressione delle deleghe esercitate da Città Metropolitana in materia di formazione professionale e di orientamento scolastico: una decisione avvenuta senza il necessario approfondimento, che penalizza una gestione consolidata nel tempo e che sta creando molta preoccupazione.

La sindaca metropolitana Chiara Appendino ha inviato una lunga lettera al presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio nella quale, accanto ad alcune note tecniche nel merito del provvedimento regionale, chiede un incontro urgente per ottenere risposte puntuali sul prossimo futuro richiamando l’assenza del dovuto confronto nella sede dell’Osservatorio regionale attivo dal 2014 proprio in materia di riordino delle funzioni e compiti amministrativi.

“La Regione Piemonte intesta a sè le funzioni in materia di formazione professionale e di orientamento con illogicità nella scelta – scrive tra l’altro Appendino – perché  la delega in materia di formazione professionale e di orientamento non può essere dissociata dalla funzione di gestione dell’edilizia scolastica, la cui competenza è in capo alla Città metropolitana: solo l’esercizio congiunto può assicurare una valida governance sia del processo di programmazione del piano annuale dell’offerta formativa sia di una efficace gestione successiva”

Sul piano politico poi, la scelta appare incoerente con i principi di  rispetto e valorizzazione delle autonomie locali: “la Regione Piemonte ha del tutto ignorato il parere del Comitato delle autonomie locali ed il passaggio in Osservatorio”

 




Nuove professionalità, industrie culturali e creative: chi sono e quanto guadagnano i laureati in “Alph”

Perché scegliere una laurea ALPH ossia in «Art, Literature, Philosophy and History» (da cui l’acronimo «Alph»)?

Perché le nuove professionalità delle industrie culturali e creative costituiscono un volano per l’economia nazionale. Cultura e creatività arricchiscono la capacità innovativa di un paese e della sua produzione industriale. L’Italia, con la grande stratificazione e eredità storica, deve tendere verso questa traiettoria di sviluppo per aumentare la propria competitività sui mercati.

Molteplici e diversificate le professioni culturali e creative che animano vari settori imprenditoriali. Molto diffuse e variegate quelle di alto livello e a elevata specializzazione. La variabilità delle figure è strettamente correlata al percorso disciplinare di provenienza. Quel che è certo è l’importanza della laurea per i professionisti della cultura e della creatività. Alto il livello di efficacia del titolo accademico, indice che combina la richiesta della laurea per l’esercizio della professione e l’utilizzo, nel lavoro svolto, delle competenze acquisite all’università.

Non potrebbe essere diversamente se si considera che il Belpaese condivide con la Cina il primato per numero di beni inseriti nel Patrimonio Mondiale dell’Unesco (fonte: Unesco, anno rif.to 2019): si tratta di 55 beni (50 culturali e 5 naturali). Se rapportiamo questo numero all’estensione del territorio dei due Paesi, l’Italia non ha eguali: ha infatti ben 18,3 beni per 100 mila chilometri quadrati, rispetto a 0,6 beni della Cina. Gli occupati “culturali” in Italia sono il 2,7% del complesso degli occupati; la media Europea è lievemente più alta e pari al 2,9% (Istat, anno rif.to 2015). È interessante rilevare che, in Italia, il 42% degli occupati nel sistema produttivo culturale e ricreativo è laureato; si tratta di una percentuale quasi doppia rispetto agli occupati di tutti gli altri settori (Symbola, anno rif.to 2017). Infine investire in cultura conviene: infatti, per ogni euro prodotto dalla cultura se ne attivano 1,8 negli altri settori satelliti (Symbola, anno rif.to 2017).

AlmaLaurea ha realizzato un approfondimento sulle professioni in ambito culturale, basandosi su quanto definito nelle pubblicazioni sopra citate. Vi è però da dire che non esiste una definizione standardizzata e condivisa di quali siano le professioni rientranti in questo settore: i confini sono infatti molto sfumati.

L’analisi è realizzata sui laureati di secondo livello del 2014, intervistati nel 2019 a cinque anni dal titolo, che si dichiarano occupati. Tra questi, 5.509, pari al 10,9% del complesso degli occupati, svolgono una professione in ambito culturale: la maggioranza è occupata come architetto o ingegnere edile (6,5% del complesso degli occupati) o lavora nel settore del turismo (1,3%). Le restanti professioni sono meno diffuse: si tratta di professionisti nella promozione e conservazione del patrimonio culturale, disegnatori artistici e tecnici, professioni nell’ambito dei media e dell’intrattenimento, ricercatori universitari e docenti nell’ambito culturale, artisti, professionisti nella tutela ambientale e occupati nell’artigianato (questi ultimi non considerati nei successivi approfondimenti perché decisamente poco numerosi).

Rispetto al 2012, i laureati impegnati nelle professioni in ambito culturale sono lievemente aumentati (allora erano il 10,1%).

NUOVE PROFESSIONALITÀ, INDUSTRIE CULTURALI E CREATIVE: CHI SONO E QUANTO QUADAGNANO I LAUREATI IN “ALPH”

Analizzando l’inquadramento professionale dei laureati impegnati, a cinque anni dal titolo, in ambito culturale si rileva che sono più diffuse sia le professioni di alto livello (imprenditori e alta dirigenza) sia quelle a elevata specializzazione (tipicamente, le professioni che prevedono la laurea): le prime rappresentano il 4,1% degli occupati in ambito culturale (rispetto al 3,0% del complesso degli occupati), le seconde rappresentano il 66,2% (rispetto al 61,3%).

Esiste però una forte variabilità e, in particolare, i professionisti del settore del turismo sono più presenti, oltre che tra le posizioni imprenditoriali o di alta dirigenza, tra quelle meno qualificate: si tratta di professioni legate all’assistenza alla clientela nell’ambito delle strutture ricettive e della ristorazione.

La variabilità è consistente anche se si prende in esame il percorso disciplinare di provenienza. Vi sono alcune professioni, ad esempio nell’ambito della conservazione del patrimonio culturale o quelle di architetto e ingegnere edile, dove è necessario possedere un titolo di studio specifico per accedervi. All’opposto, vi sono professioni che possono essere svolte da laureati provenienti da diversi settori disciplinari.

Il 93,0% degli occupati nell’ambito della conservazione del patrimonio culturale ha una laurea in ambito letterario, il 72,8% degli architetti e ingegneri edili ha una laurea in architettura (i restanti in ingegneria). Tra i professionisti del settore turistico il 20,1% ha conseguito un titolo in ambito linguistico, cui si affiancano laureati provenienti da altri percorsi: politico-sociale, economico-statistico e letterario. Anche all’interno delle professioni nell’ambito dei media e dell’intrattenimento si rileva una certa variabilità: il 36,3% proviene dal gruppo letterario, ma sono ben rappresentati anche i laureati del gruppo economico-statistico.

 

Il quadro fin qui delineato trova la sua corrispondenza nell’analisi dell’efficacia della laurea: si tratta di un indicatore che combina la richiesta della laurea per l’esercizio della professione e l’utilizzo, nel lavoro svolto, delle competenze acquisite all’università.

Complessivamente, i laureati occupati a cinque anni dal titolo in ambito culturale evidenziano un livello più elevato di efficacia della laurea: il titolo risulta molto efficace o efficace per il 69,2% rispetto al 65,3% rilevato per il complesso degli occupati. Scendendo nel dettaglio, si rileva un livello più elevato di efficacia per le professioni che operano nella conservazione del patrimonio culturale (per l’88,8% il titolo risulta molto efficace o efficace), per gli architetti e ingegneri edili (87,0%) e per i ricercatori universitari e docenti (81,2%).

All’opposto, per il settore del turismo, cui come si è visto approdano laureati di tanti ambiti disciplinari, si rileva un minore livello di efficacia (18,6%); livelli di efficacia apprezzabilmente inferiori alla media si rilevano anche per le professioni nell’ambito dei media e dell’intrattenimento (34,1%) e per gli artisti (39,6%).

 

La retribuzione mensile netta è in media pari, per i professionisti occupati a cinque anni dal titolo in ambito culturale, a 1.408 euro, un valore inferiore a quello rilevato per il complesso dei laureati, pari a 1.499 euro. Le retribuzioni più elevate sono percepite dai professionisti nell’ambito della tutela ambientale (1.480 euro netti mensili) e dagli architetti e ingegneri edili (1.470 euro). Sono invece sensibilmente inferiori alla media le retribuzioni di chi opera nell’ambito della promozione e della conservazione del patrimonio culturale (1.140 e 1.245 euro, rispettivamente) e di chi è inserito nel settore del turismo (1.293 euro).

I livelli retributivi dipendono da numerosi fattori tra cui, ad esempio, le ore lavorate nell’arco di una settimana, la diffusione del part-time o la quota di occupati all’estero. A questo proposito, tra le professioni in ambito culturale è più alta della media la quota di chi ha cinque anni dal titolo lavora all’estero: è il 10,3% rispetto al 6,8% del complesso degli occupati.

I laureati occupati in ambito culturale mostrano un cv più ricco di esperienze maturate nel corso degli studi universitari: ha trascorso un periodo di studio all’estero, riconosciuto dal corso universitario, il 16,0% (rispetto al 12,6% del complesso degli occupati), ha realizzato un tirocinio curriculare il 54,2% (rispetto al 49,2%), ha maturato un’esperienza di lavoro il 67,3% (rispetto al 65,1%). Si tratta di esperienze che, secondo specifici approfondimenti realizzati da AlmaLaurea, favoriscono le possibilità occupazionali dei neo-laureati.

 




Produzione industriale, Marco Gay: “La nostra economia sa reagire, ma dobbiamo fronteggiare una nuova normalità”

I primi segnali di recupero della produzione industriale – +8,2% rispetto a maggio – evidenziati dall’indagine mensile diffusa oggi dall’Istat rappresentano sicuramente un indicatore della capacità di reazione della nostra economia.

Occorrerà seguire con attenzione l’evolversi della situazione globale, ancor più per il Nord-Ovest così fortemente orientato all’export. Con un cambiamento così violento, comunque, non possiamo aspettarci di tornare alla situazione che conoscevamo, siamo di fronte a una nuova normalità che esige scelte mirate e concrete, pianificare una politica industriale che parta dai territori, non solo per colmare il gap, ma per crescere nel medio-lungo periodo.

Per il Nord-Ovest, ad esempio, una delle leve fondamentali sarà lo sviluppo delle infrastrutture – fisiche e digitali – che potrebbero beneficiare delle risorse in arrivo dall’Europa, tra Recovery fund e programmazione 2021-2027. È necessario un approccio strategico, come peraltro evidenziato dai Presidenti Cirio e Toti nel corso dell’incontro bilaterale Piemonte-Liguria svoltosi ieri.




CCIAA Novara, riapertura bandi Marchi, Disegni e Brevetti

Per poter soddisfare le richieste di coloro che, visto il rapido esaurimento delle risorse disponibili,  non hanno potuto ricevere i contributi messi a disposizione dal Ministero dello Sviluppo Economico attraverso i bandi Brevetti+, Disegni+ e Marchi+,  il 15 giugno 2020 è stato adottato il decreto di programmazione per il 2020, che prevede ulteriori 43 milioni di euro di incentivi.

Il Bando Marchi+3  riaprirà il 30 settembre 2020 con una dotazione aggiuntiva di 4 milioni di euro.

Il Bando Disegni +4 riaprirà il 14 ottobre 2020 con ulteriori 14 milioni di euro.

Il Bando Brevetti+ riaprirà il 21 ottobre 2020 con 25 milioni di euro.




SOS lavoro, un’indagine conferma il pessimismo degli artigiani

Una recente indagine predisposta da Confartigianato conferma una valutazione pessimista degli artigiani sul futuro delle proprie imprese. Anche se la fase acuta della pandemia da Covid -19 sembra superata, gli effetti negativi sull’economia sono ancora ben presenti.

 

Il saldo relativo all’andamento occupazionale è decisamente negativo: –31,98%; anche le previsioni di assunzione di apprendisti registrano un saldo negativo del – 46,34%.

 

In questo contesto, le misure varate dal Governo, per fronteggiare le conseguenze economiche ed occupazionali derivanti dall’emergenza epidemiologica da Covid-19, in materia di proroga forzata dei rapporti a tempo determinato, aggiungono un ulteriore onere sui datori di lavoro già provati dal lockdown.

La legge 17 luglio 2020, n. 77, di conversione del decreto-legge n. 19 maggio 2020, n. 34 (c.d. Decreto Rilancio), ha modificato l’art. 93, aggiungendo il comma 1-bis, che “in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da COVID-19” dispone la proroga “di una durata pari al periodo di sospensione dell’attività lavorativa” dei “contratti di lavoro degli apprendisti di cui agli articoli 43 e 45 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, e dei contratti di lavoro a tempo determinato, anche in regime di somministrazione”.

 

“Migliaia di posti di lavoro sono prorogati ex lege per un periodo equivalente a quello di sospensione dell’attività lavorativa anche se l’azienda non ha più bisogno di quella figura e senza che vi sia alcun collegamento con gli effettivi fabbisogni aziendali” sostiene Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino.

 

 “Questa norma è decisamente un controsenso che rischia di mettere in difficolta migliaia di imprese già pesantemente penalizzate da una crisi economica senza precedenti – aggiunge De SantisUna misura controproducente con costi diretti e indiretti elevatissimi che ancora una volta vengono scaricati sull’impresa, che è chiamata a farsi carico delle approssimazioni di una politica miope in materia di lavoro”.

 

“Sicuramente è opportuno che in una fase critica le aziende facciano la loro parte per aiutare la ripresa – continua De Santisma le imprese non possono essere trasformate in ammortizzatori sociali, c’è il serio rischio di rinviare a domani le chiusure di intere filiere di imprese artigiane. Le nostre imprese mandano un messaggio chiaro alla politica: incentivare l’occupazione in questo momento da solo non basta (la maggioranza del campione afferma che non assumerà comunque anche a fronte di incentivi). È necessario sostenere gli investimenti (bloccati o non programmati per i due terzi degli imprenditori) per far ripartire la domanda di beni e servizi, intervenire sulla eccessiva burocrazia che pesa come un macigno sulle imprese facendo lievitare costi e impegni, in termini di tempo e risorse”.

 

Condividiamo appieno le recenti parole di Monsignor Nosiglia – continua De Santis – che considera il lavoro il primo dovere della politica e che “non ci si può limitare un pure importante assistenzialismo che dura però poco tempo e lascia le cose come le ha trovate”. Apprezziamo anche la disponibilità della Sindaca che domenica ha accolto l’appello dei rappresentanti dei lavoratori assumendosi l’impegno ad aprire un tavolo condiviso: noi artigiani ci siamo sempre quando si tratta di condividere una visione, una strategia per il rilancio del lavoro e di Torino”.

 

Promossa, invece, la cassa integrazione allungata di 18 settimane per tenere la forza lavoro legata alla azienda. “Il prolungamento della cassa-prosegue De Santis-risponde all’esigenza specifica delle MPI di continuità dell’impresa che, nella professionalità dei collaboratori fondano la gran parte del loro successo. Si spiega dunque l’importanza assegnata allo strumento, positivo anche a fronte del vincolo del divieto al licenziamento. Anche il rischio che ci siano aziende che chiudono per impossibilità di conciliare il divieto al licenziamento per poi riaprire, pur presente, per i due terzi degli artigiani sarà un fenomeno contenuto”. “Positivi anche il sostegno alla cassa integrazione e la decontribuzione ma gli effetti positivi si vedono dove ci sono prospettive di rilancio del mercato come nel caso delle costruzioni. Su tutto pesa poi l’incertezza di una ripresa dell’emergenza sanitaria per la quale le MPI si attendono una strategia di Governo preventiva che eviti il ricorso a nuovi lockdown”.

 

In ogni caso, anche in Piemonte, nonostante la crisi epocale che sta attraversando, tante imprese artigiane faticano a trovare figure professionali formate e preparate.

In Piemonte, infatti, nel periodo pre-Covid compreso tra il 2018 e il 2019, le imprese avevano previsto 231.760 assunzioni, di cui 65.440 di difficile reperimento, pari al 28,2% del totale.

 

Le professioni più difficili da reperire in Piemonte sono analisti e progettisti di software, con una difficoltà di reperimento del 62,8% delle assunzioni. A seguire attrezzisti di macchine utensili e professioni assimilate con il 52,4%, ingegneri energetici e meccanici con il 47,6%, tecnici della vendita e della distribuzione con il 45%, elettricisti nelle costruzioni civili e professioni assimilate con il 44,7%, operai macchine utensili automatiche e semiautomatiche industriali con il 44,7%, meccanici e montatori di macchinari industriali e assimilati con il 44,6%, installatori e riparatori di apparati elettrici ed elettromeccanici con il 43,9%, cuochi in alberghi e ristoranti con il 41,9%, meccanici artigianali, riparatori automobili e professioni assimilate con il 36,5%, professioni sanitarie riabilitative con il 35,8% e tecnici esperti in applicazioni con il 35,2%.

 

“Ci rattrista sapere che l’artigianato, nonostante stia attraversando una crisi epocale, registra ancora un gap tra offerta e domanda di lavoro – conclude De Santis – Dedicarsi a un’attività artigianale non è facile per un giovane neanche se ha il vantaggio di rilevare l’azienda di famiglia: la tassazione è devastante, l’accesso al credito è puramente teorico. Ma quello che andrebbe ripensato è il concetto stesso di lavoro: l’artigianato è una scuola di vita, un servizio alla comunità che richiede impegno e dedizione quotidiano. È uno strumento educativo e di crescita capace di modellare i giovani, di renderli capaci di migliorarsi e di alzare ogni giorno l’asticella delle proprie prestazioni. Non è un mero luogo fisico da occupare per tutta la vita”.

 




Disponibili tamponi Covid-19 a pagamento, scopri le modalità per accedere

Il perdurare dello stato di emergenza sanitaria connessa alla necessità di garantire la maggiore sicurezza possibile nel ritorno alla normali attività da parte di tutta la cittadinanza ha indotto l’Amministrazione regionale a estendere la possibilità di sottoporsi al tampone anche ai cittadini paganti.

Resta garantito il diritto di tutti a sottoporsi gratuitamente alla diagnosi di infezione da SARS-COV-2 mediante tampone oro-faringeo quando necessario per motivi di cura e tutela della salute pubblica. In aggiunta, in alcune situazione particolari normate dalla Regione, è possibile accedere alla prestazione a spese proprie.

Contestualmente la Regione Piemonte ha ampliato la possibilità di effettuare la diagnosi ai laboratori privati autorizzati, individuando quelli che:

  • possono eseguire nella propria struttura l’analisi su tampone oro/rino-faringeo per la ricerca di COVID-19, a seguito di validazione da parte di laboratorio pubblico regionale di riferimento
  • non potendo eseguire direttamente l’analisi, possono raccogliere il tampone delle alte vie aeree per lo svolgimento, in altri laboratori validati per la ricerca di Covid-19



L’emergenza Covid è anche emergenza usura

L’emergenza Covid-19 è stata un volano per il racket dell’usura. Attività chiuse, incassi mancati, spese che continuano a correre.

In questa situazione gli strozzini hanno trovato terreno fertile: lo ha confermato la relazione del Commissario nazionale antiracket, Annapaola Porzio, così come l’Osservatorio piemontese sui fenomeni di usura estorsione e sovra indebitamento, aveva denunciato sin dall’inizio.

Ecco perché anche l’Osservatorio regionale si sta attrezzando per un’azione sempre più incisiva ed efficace per contrastare questi fenomeni.

Il consigliere delegato all’osservatorio della Lega dichiara che la scarsa liquidità ha determinato un’emersione di situazioni “opache” nella quotidianità e nel mondo delle imprese. Tutto questo porta in auge il fenomeno dell’usura, sia per le famiglie, sia per le attività commerciali, mai come oggi messe sotto pressione dall’incertezza del domani. Il crimine organizzato, disponendo di liquidità derivante dai circuiti illeciti è ancora più forte e potenzialmente in grado di venire incontro alle necessità economiche nell’immediato. Il rischio, oggi più che mai, di cadere in questa trappola è determinato dal fatto che un tempo c’era la soggezione, la paura. Oggi non più.

Secondo il consigliere delegato del M5s, poi, la relazione annuale della Commissaria antiracket mostra dati preoccupanti. Se da un lato sono aumentate le denunce del pizzo e delle intimidazioni legate anche all’usura, dall’altra ci sono zone del nostro Paese dove persistono ben radicati questi fenomeni, sebbene non vengano riconosciuti dalla popolazione. Le mafie, soprattutto in periodi come questo, si propongono come sostegno alle famiglie in crisi, laddove persistono degrado ed emarginazione, per trasformarsi presto in un laccio soffocante. Per questo sono importantissime azioni come quelle sostenute dal nostro Osservatorio sull’usura, come la formazione per gli operatori degli sportello d’ascolto o la prevista istituzione di un fondo per le vittime di usura, per riportare alla normalità e restituire speranza ad un territorio oppresso dalle mafie.

 

 




Usura: “Rafforzare l’Osservatorio e finanziare la legge”

Incrementare le funzioni dell’Osservatorio e finanziare la legge regionale contro l’usura. Queste, in sintesi, le proposte dei consiglieri delegati dall’Udp, Gianluca Gavazza e Giorgio Bertola, nel corso della riunione dell’Osservatorio regionale sui fenomeni di usura estorsione e sovraindebitamento, tenutasi questa mattina.

Del resto, anche in Piemonte, dopo il Covid aumentano le famiglie in difficoltà economica: a livello nazionale sono ormai quasi il 60 per cento quelle che faticano ad arrivare a fine mese, mentre prima del lockdown erano il 46%, come rivelato da un’indagine Doxa commissionata dall’Ania, citata durante i lavori.

Dalla ricerca emerge anche che le famiglie con migliore formazione finanziaria sono quelle che riescono ad affrontare meglio una spesa improvvisa.

Dati che sottolineano la crisi economica ed evidenziano l’urgenza di contrastare le situazioni che possono favorire la ricerca di risorse economiche – per pagare debiti e pendenze varie – nella direzione sbagliata, con il rischio di cadere nella trappola dell’usura. Senza dimenticare che le imprese e le aziende stanno vivendo momenti finanziariamente molto difficili.

Secondo Gavazza, “è il momento di ripartire con le attività dell’Osservatorio per accompagnare la ripresa dell’economia dopo la pandemia. Bisogna fare quadrato con le Forze dell’ordine affinché i cittadini percepiscano di non essere ‘soli’, siano essi già vittime o lo stiano per diventare.  Va intrapreso un percorso informativo capillare soprattutto verso i piccoli imprenditori che sono riusciti a resistere nonostante il lockdown e che oggi sono i soggetti più esposti. L’Osservatorio, oltre alla necessaria formazione, può indicare, attraverso le associazioni che lo costituiscono, la strada per un aiuto economico lecito. Le fondazioni antiusura e gli altri enti offrono un aiuto concreto avvalendosi del quadro normativo regionale e nazionale, rappresentando così un vero e proprio riferimento per gli imprenditori, oggi più che mai, in balìa di un mare in burrasca.”.

“Viviamo in tempi difficili – ha osservato Bertola -. Usando la metafora dell’esperto in materia di sovraindebitamento, Antonio Cajelli, in questo momento è come se stessimo passeggiando sulla spiaggia dopo che si è ritirato il mare: ancora non ci rendiamo conto dell’ondata che deve arrivare, ma è bene stare in allerta e muoversi per tempo per affrontare l’imminente tsunami economico. Per questo bisogna fare delle riflessioni importanti sulla legge regionale 8 del 2017 contro usura, estorsione e sovra indebitamento, non solo perché venga adeguatamente finanziata, come da me richiesto al presidente Cirio grazie al supporto di tutto l’Ufficio di presidenza, ma dobbiamo riflettere anche sui provvedimenti attuativi, affinché la legge abbia un impatto effettivo per la vita dei piemontesi. Sarà questo il mio spunto di lavoro per i prossimi mesi come delegato presidente dell’Osservatorio Usura”.