Banda ultra larga, entro il 2022 collegati 1000 Comuni

Un team di tecnici della Regione Piemonte e Open Fiber hanno assunto l’impegno di collaborare più a stretto contatto al piano per la posa della banda ultra larga.

La decisione di affidare a un gruppo specifico il monitoraggio della realizzazione delle infrastrutture è stata presa a Roma durante un incontro tra l’assessore regionale all’Innovazione Matteo Marnati e l’amministratore delegato di Open Fiber, Elisabetta Ripa.

Secondo il nuovo cronoprogramma entro il 2022 saranno completati i lavori in 1000 Comuni Piemontesi.

«Abbiamo messo in campo con Open Fiber un team misto per recuperare il tempo perduto e fare in modo di realizzare questo progetto infrastrutturale di rete per le telecomunicazioni che è il più importante dal dopoguerra a oggi. Il ruolo della Regione sarà di agevolare e superare le lungaggini autorizzative – ha spiegato l’assessore all’Innovazione, Matteo Marnati – Vogliamo accelerare. Abbiamo condiviso un piano operativo per ultimare la posa in molti Comuni».

Open Fiber è il concessionario per conto della Stato per la messa in posa delle infrastrutture della Banda Ultra Larga. Prenderanno il via a partire da febbraio una serie di incontri con sindaci e amministratori locali del Piemonte per aggiornare le prospettive di messa in posa delle opere.




Piani di welfare aziendale: il bando per le imprese aperto fino al 27 febbraio 2020

È stato ufficialmente prorogato al 27 febbraio 2020 alle ore 12 il termine per la presentazione delle domande del BANDO PROGETTAZIONE WELFARE AZIENDALEdella Regione Piemonte, di cui Unioncamere Piemonte si occupa della comunicazione istituzionale e animazione insieme con Anci Piemonte.

La Misura finanzia progetti di singole aziende o di reti di aziende che implementino servizi di welfare destinati ai propri dipendenti ed, eventualmente, estesi anche a collaboratori e cittadini.

Qui tutti i dettagli per partecipare al bando regionale per le imprese.

ll welfare aziendale è l’insieme delle attività, servizi, beni, opere e valori che un’organizzazione può attivare per migliorare il benessere dei lavoratori, per la conciliazione dei tempi lavoro/famiglia e la tutela della genitorialità, per accrescere il potere d’acquisto, per stimolare una mobilità più sostenibile, per promuovere attività di prevenzione della salute, etc.

Le ricadute territoriali di un efficace sistema di welfare tendono a favorire l’occupazione e a migliorarne la qualità per le lavoratrici e i lavoratori, nonché a stimolare un miglioramento del benessere della popolazione.

La Regione Piemonte, nell’ambito della più ampia strategia regionale per l’innovazione sociale, WE.CA.RE, ha implementato tre misure complementari per contribuire a sviluppare il sistema di welfare piemontese attraverso il coinvolgimento, con diverse modalità, del tessuto imprenditoriale locale.




Nati-mortalità delle imprese piemontesi: -1517 aziende nel 2019

La performance peggiore viene registrata dalle imprese dell’agricoltura e del commercio In base ai dati del Registro imprese delle Camere di commercio, emerge come nel 2019 siano nate 25.972 aziende in Piemonte, a fronte delle 24.156 nuove iscrizioni registrate nel corso del 2018.

Al netto delle 27.489 cessazioni (valutate al netto delle cancellazioni d’ufficio, in leggero aumento rispetto alle 26.136 del 2018), il saldo appare negativo per 1.517 unità.

Lo stock di imprese complessivamente registrate a fine dicembre 2019 presso il Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi ammonta così a 428.457 unità, confermando il Piemonte in 7ª posizione tra le regioni italiane, con il 7,0% delle imprese nazionali.

Il bilancio tra nuove iscrizioni e cessazioni si traduce in un tasso di crescita del -0,35%, lievemente migliore rispetto al dato registrato nel 2018 (-0,45%), e ancora in controtendenza rispetto alla mediaitaliana (+0,44%) del 2019.

Tra le regioni, la crescita più sensibile in termini assoluti si registra, ancora una volta, nel Lazio (con 9.206 imprese in più rispetto al 2018, corrispondenti a un tasso di crescita dell’1,4%, il migliore tra le regioni), seguito da Campania (5.746) e Lombardia (+5.073). Sul fronte opposto, oltre al Piemonte (-1.517), sono Emilia-Romagna (-1.431) e Marche (-909) le regioni che hanno fatto segnare le contrazioni più apprezzabili nel numero di imprese registrate mentre, in termini percentuali, a segnare maggiormente il passo è stato il Friuli Venezia Giulia (-0,7%).

“Il tasso di crescita delle imprese piemontesi è ancora negativo, e soprattutto in controtendenza rispetto al dato italiano: nel 2019 abbiamo perso oltre 1.500 imprese. L’ossatura del sistema produttivo regionale continua, infatti, ad essere costituita soprattutto da aziende di piccole e medie dimensioni, pur ospitando anche realtà più grandi: sicuramente la frammentazione produttiva non ha aiutato le imprese del territorio a resistere al meglio alle prolungate difficoltà.

Le Camere di commercio, in sinergia con gli altri attori istituzionali, continueranno a offrire tutti gli strumenti necessari per porre fine a questo trend, grazie a servizi di accompagnamento all’imprenditorialità, match tra domanda e offerta lavorativa e know how innovativo” commenta Vincenzo Ilotte, Presidente Unioncamere Piemonte. Non emergono novità di rilievo analizzando la natimortalità delle imprese per classe di natura giuridica.

A conferma di un trend ormai consolidato, infatti, il bilancio del tessuto imprenditoriale resta positivo quasi esclusivamente per merito delle imprese costituite in forma di società di capitale, che hanno registrato nel 2019 un tasso di crescita del +2,58%. Continuano a ridursi, invece, le società di persone (-2,19%) e le ditte individuali (-0,56%), stabile invece l’aggregato delle altre forme (-0,04%).

alutando i tassi annuali di variazione percentuale dello stock delle imprese registrate per settori di attività economica, si osserva come, anche nel 2019, gli altri servizi abbiano sperimentato la performance migliore (+1,44%), seguiti dal comparto del turismo (+0,51%). Negativo l’andamento segnato da tutti gli altri comparti. In particolare l’agricoltura (-1,76%) e il commercio (-1,60%) registrano le contrazioni più elevate. L’industria in senso stretto evidenzia un tasso di variazione del -1,19%; meno intenso il calo delle costruzioni (-0,38%)

Le imprese artigiane nel 2019 Concentrando l’attenzione sull’aggregato costituito dalle imprese artigiane emerge come, anche nel 2019, queste realtà costituiscano una fetta importante del tessuto produttivo regionale e nazionale. Le oltre 115mila aziende artigiane presenti sul territorio piemontese rappresentano circa il 27% delle imprese totali della regione. La presenza artigiana risulta più forte nel nostro territorio rispetto alla media delle altre regioni italiane.

A livello nazionale, infatti, l’artigianato raccoglie il 21,3% delle realtà imprenditoriali. L’anno appena concluso è stato ancora critico per questa parte del sistema imprenditoriale locale che ha registrato un tasso di crescita del -0,51%, risultato lievemente peggiore rispetto a quello del tessuto imprenditoriale preso nel complesso, ma in miglioramento se confrontato con la performance evidenziata dalle aziende artigiane nel 2018 (-1,12%).




Approvati i programmi operativi per il settore ortofrutta

Con determinazione dirigenziale del Settore valorizzazione del sistema agroalimentare e tutela della qualità, l’Assessorato all’Agricoltura, cibo, caccia e pesca della Regione Piemonte ha approvato i programmi operativi delle nove organizzazioni dei produttori ortofrutticoli.

Per il corrente anno, la spesa ammessa è di circa 19 milioni di euro, mentre l’aiuto complessivo si attesta sui 10 milioni di euro. Attualmente le organizzazioni di mercato dei produttori ortofrutticoli rappresentano 3 mila produttori ortofrutticoli operanti in Piemonte su oltre 16 mila ettari su di una superficie di 55.830 ettari coltivati.

“I fondi che verranno messi a disposizione potranno essere utilizzati per la pianificazione delle produzioni, per la stima ed il monitoraggio del consumi, per il miglioramento della qualità dei prodotti freschi e trasformati nonché per l’incremento del loro valore commerciale – spiega l’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa, che aggiunge: “Inoltre, sarà possibile finanziare azioni finalizzate alla promozione dei prodotti freschi e trasformati come anche l’attuazione di specifici programmi volti al rispetto dell’ambiente a cui si aggiunge l’importante aspetto della prevenzione e la gestione delle crisi di settore”.

In specifico gli interventi dei produttori piemontesi si concentreranno su alcune azioni concrete:

  • messa a dimora di nuovi impianti frutticoli a carattere pluriennale;
  • miglioramento degli impianti ci conservazione e di confezionamento nei magazzini;
  • attuazione di tecniche di coltivazione per il miglioramento della qualità dei prodotti (potatura e dirado manuale);
  • attuazione di tecniche di coltivazione rispettose dell’ambiente (utilizzo di tecniche di confusione e utilizzo di insetti utili);
  • ritiri dal mercato con destinazione prevalente alla distribuzione gratuita;
  • personale per l’assistenza tecnica in magazzino (tecnici per la conservazione e per l’applicazione di sistemi di qualità) e per migliorare la commercializzazione dei prodotti (tecnici di marketing).



La Regione rottama i vecchi automezzi per la raccolta rifiuti in 53 Comuni piemontesi

Nuovi mezzi ecologi per la raccolta dei rifiuti in 53 Comuni piemontesi: 19 fanno parte del consorzio chierese (dove risiedono circa 124.000 abitanti) e dove saranno acquistati 95 automezzi  a metano, gpl benzina e gasolio di categoria euro 6 che sostituiranno quelli vecchi e inquinanti.

A questi si aggiungeranno quelli acquistati in 33 Comuni nel Novese e Tortonese dove sarà anche completato il passaggio dalla raccolta stradale al porta a porta per circa 66.000 utenze e dove entro il 2021 arriverà anche il sistema di tariffazione puntuale.

«Con i contratti tra Regione e Consorzi approvati nell’ultima riunione di Giunta – ha detto l’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati – mettiamo sul piatto 1,8 milioni di euro per aiutare gli enti che svolgono il servizio di raccolta rifiuti ad aumentare la percentuale di differenziata raggiungendo centinaia di edifici con contenitori separati, ma anche di aumentare il numero di utenze raggiunte dalla tariffazione puntuale e infine di rottamare i mezzi inquinanti destinati alle operazioni di raccolta, migliorando così la qualità dell’aria».

L’accordo tra Regione e consorzi comprende, infine, anche il Comune di Bagnolo dove 5000 utenze saranno raggiunte dal porta a porta. In tutto sono quindi 53 i comuni piemontesi che incrementeranno la raccolta differenziata, e rottameranno i mezzi inquinanti.

Per realizzare l’accordo di programma del Novese e Tortonese la Regione ha impegnato 776.568 euro. Per quello di Bagnolo è previsto un esborso di 238.880 euro, mentre per quanto riguarda il consorzio chierese l’investimento regionale ammonta a 856.837 euro.

 

I COMUNI DEL CHIERESE

I Comuni del Consorzio chierese coinvolti sono 19: Andezeno, Arignano, Baldissero T.se, Cambiano, Carmagnola, Chieri, Isolabella, Marentino, Mombello, Moncucco T.se, Montaldo T.se, Moriondo T.se, Pavarolo, Pecetto T.se, Pino T.se, Poirino, Pralormo, Riva presso Chieri, Santena.

I COMUNI DEL NOVESE E TORTONESE

I comuni coinvolti del Novese e Tortonese sono 33: Alluvioni Piovera, Alzano Scrivia, Basaluzzo, Capriata d’Orba, Carbonara Scrivia, Carezzano, Carrosio, Cassano Spinola, Castellar Guidobono, Castellazzo Bormida, Castelnuovo Scrivia, Fraconalto, Francavilla Bisio, Fresonara, Gavi, Guazzora, Isola Sant’Antonio, Molino dei Torti, Novi Ligure, Parodi Ligure, Pasturana, Pontecurone, Pozzolo Formigaro, Predosa, Sale, Serravalle Scrivia, Spineto Scrivia, Sardigliano, Tassarolo, Tortona, Viguzzolo, Villaromagnano e Voltaggio.

Il servizio di raccolta domiciliare è stato avviato nel 2019 per 15 comuni dell’area (26.370 abitanti serviti), ed ora sarà avviato nei Comuni di Novi Ligure, Tortona, Spineto Scrivia e Gavi (60.446 abitanti) entro il 1 aprile 2020 consentendo un miglioramento della percentuale di raccolta differenziata, ma anche della qualità del materiale raccolto ed una riduzione della produzione pro capite di rifiuto indifferenziato che – a partire dal 2021 – si dovrà attestare ad un valore non superiore a 159 kg/ab all’anno secondo gli obiettivi del Piano regionale per il 2020. Negli stessi comuni è prevista l’adozione della tariffazione puntuale corrispettivo dall’anno 2021.

LA TARIFFA PUNTUALE

La raccolta è effettuata mediante contenitori individuali assegnati a ciascuna utenza, dotati di codici identificativi associati in maniera univoca all’utenza assegnataria e, per quanto riguarda i contenitori destinati alla raccolta del rifiuto indifferenziato residuale, anche di transponder passivi a bassa frequenza (tecnologia RFID) in grado di registrare i singoli svuotamenti al fine di applicare la TARI puntuale.




Turismo d’alta quota, 2 proposte di legge per migliorare la sicurezza

Una serie di modifiche alla legge regionale 2/2009 in materia di sicurezza nella pratica degli sport montani invernali ed estivi e disciplina dell’attività di volo in zone di montagna: è quanto prevede la proposta di legge a prima firma Valter Marin (Lega), illustrata oggi dal consigliere Mauro Fava (Lega) in una seduta congiunta delle Commissioni terza e sesta, presieduta da Claudio Leone.

Tra gli aspetti più significati evidenziati da Fava, la Pdl precisa le responsabilità soggettive per lo sci fuoripista, definisce in modo più chiaro le responsabilità in capo a gestori degli impianti, amministratori locali e sciatori, dà una serie di indicazioni sulle fasce di rispetto ai fini della sicurezza e dell’ammodernamento e miglioramento degli impianti e delle piste.

Inoltre, regolamenta diversamente la pratica dell’eliski, consentendo tale attività anche nelle giornate festive su calendari che verranno decisi dai Comuni o dalle Unioni montane interessati.

Introdurre tra le aree sciabili e di sviluppo montano previste dalla legge 2 le piscine naturali è quanto prevede invece la Pdl a prima firma Daniele Valle (Pd): si tratta di bacini artificiali le cui acque vengono depurate con procedimenti naturali. Già presenti in altre regioni, possono collocarsi sia dentro che fuori le aree sciabili e costituiscono un’attrattiva turistica per il comparto alpino.

Su richiesta del gruppo M5s, è stato deciso il passaggio delle Pdl in quinta Commissione per un parere consultivo, in particolare sull’eliski e le aree in cui potrà essere praticato. Sono inoltre state stabilite le consultazioni on line, con termine il 20 febbraio, alle quali, se necessario, potranno seguire le consultazioni fisiche come richiesto dai gruppi M5s e Pd.




Le imprese che delocalizzano dovranno restituire i contributi regionali

Le imprese beneficiarie di contributi regionali avranno l’obbligo di restituirli in caso di delocalizzazione fuori dal Piemonte o di mancata applicazione delle norme sulla sicurezza sul luogo di lavoro e di legislazione ambientale. È questo l’obiettivo principale della legge anti delocalizzazione, a prima firma Francesca Frediani (M5s), illustrata oggi in Terza Commissione, presieduta da Claudio Leone.

La Pdl era stata presentata nella passata legislatura: la commissione aveva concordato sull’opportunità di non ripetere le consultazioni già effettuate.

“Si tratta di uno strumento utile per arginare, almeno in parte, casi fin troppo frequenti in Italia e nella nostra regione dove aziende in piena salute, dopo aver beneficiato di contributi pubblici, spostano la produzione in paesi in cui il costo del lavoro è più basso” ha sottolineato Frediani.

Il testo prevede anche l’istituzione dell’Osservatorio per il controllo sulle delocalizzazioni produttive con il compito di acquisire e di monitorare i dati e le informazioni relativi al fenomeno delle delocalizzazioni, nonché di avanzare proposte che neutralizzino le incidenze negative del fenomeno.

Si prevede inoltre la stipula di “Contratti di insediamento” tra le imprese e la Regione Piemonte attraverso i quali si impegnano le imprese al mantenimento dell’attività per almeno sette anni dall’erogazione del contributo regionale.

Dopo l’illustrazione, sono intervenuti per chiarimenti i consiglieri Mauro Fava e Angelo Dago (entrambi della Lega), Raffaele Gallo (Pd) e Sean Sacco (M5s).

 




Che cosa accadrà alle imprese torinesi con la Brexit?

Il Regno Unito è il primo Paese a lasciare la UE da quando l’organizzazione internazionale è stata fondata: Londra aveva aderito nel 1973 e si ritira 47 anni dopo. L’ultimo passaggio necessario, ma formale, è stato il voto di ratifica dell’Europarlamento avvenuto ieri sera.

Da domani, 31 gennaio, il Regno Unito sarà quindi fuori formalmente, ma ci saranno 11 mesi di transizione durante i quali i rapporti commerciali con l’UE rimarranno gli stessi; tuttavia, una legge inglese, creata recentemente ad hoc, vieta l’estensione del periodo di transizione. Se entro fine anno non saranno raggiunti gli accordi su tutti i punti, il Regno Unito sarà comunque fuori.

Se i negoziati dei prossimi mesi non andranno a buon fine, potrebbero rispuntare i dazi sui prodotti scambiati tra Ue e Regno Unito e soprattutto il settore agroalimentare seguirà con attenzione che cosa succederà.

Molti aspetti economici saranno più chiari nei prossimi mesi e si vedrà che cosa succederà per eventuali dazi. Una conseguenza prevedibile per i nostri imprenditori che esportano componenti di autoveicoli, prodotti agroalimentari o tessili è che le pratiche per l’esportazione saranno più complicate. Presumibilmente dovranno richiedere alla Camera di commercio alcuni documenti, come i Certificati di origine.

Già dall’anno scorso i certificati possono essere richiesti attraverso il pratico invio telematico di CERT’O, ma in questi giorni a Torino stiamo sperimentando anche la loro stampa direttamente in azienda – dichiara Vincenzo Ilotte, Presidente della Camera di commercio di Torino – Guardando poi alla nostra bilancia commerciale, vorrei sottolineare che ci sono molti imprenditori che manifestano largamente la consapevolezza di trovarsi ad operare in un contesto mondiale con più fattori perturbanti; in particolare stiamo registrando l’atteggiamento degli imprenditori del manifatturiero e della componentistica automotive, dove uno su tre è preoccupato proprio dalla Brexit. Ma sono convinto che i rapporti con il Regno Unito continueranno su basi accettabili per tutti e, come sempre nei momenti di crisi, emergeranno delle opportunità anche per le nostre imprese. Dobbiamo capire il cambiamento, adattarci con maggior rapidità possibile e inserirci nel nuovo contesto normativo”.

La bilancia commerciale con Torino (al terzo trimestre 2019)

Dal punto di vista economico Torino esporta verso il Regno Unito circa il 5% delle proprie vendite complessive (dato del III trimestre 2019).

Nell’export il trend della provincia di Torino vede un calo con 710,2 milioni di euro (-5,7%), a cui si è contrapposta una crescita delle importazioni fino a 304,6 milioni di euro (+5,2%). Il saldo della bilancia commerciale rimane comunque positivo (+405,6 milioni di euro), ma in peggioramento rispetto al 2018.

Il 45% delle vendite torinesi è imputabile ai mezzi di trasporto, in calo del 9% rispetto al periodo gennaio-settembre 2018. Nella categoria, in particolare, a soffrire maggiormente sono le esportazioni di autovetture che vedono una battuta d’arresto del 19%; al contrario le vendite di parti e componenti di autoveicoli si mantengono positive (+1,9%), dato in controtendenza rispetto ai trend riscontrati verso altri grandi paesi europei come la Francia, dove le vendite di parti e componenti subiscono un rallentamento del -4,7%, e la Germania (-0,4%) ed extraeuropei (Stati Uniti -13,9%).

Se si analizzano altri settori importanti per le esportazioni verso il Regno Unito spiccano i prodotti alimentari torinesi (10%), con un trend positivo (+42%). Nello specifico, crescono le vendite di prodotti da forno (+2,1%) e di frutta e ortaggi (+9%).

Positivo, infine, anche il trend di prodotti tessili, di abbigliamento e calzature con un’incidenza del 4% in provincia di Torino, con un aumento delle esportazioni verso il Regno Unito del +18%

 

Alcuni dati dal settore automotive

Dati qualitativi piuttosto preoccupanti arrivano da alcune informazioni dell’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana 2019 realizzato da parte di Camera di commercio di Torino, Anfia e CAMI-Center for Automotive and Mobility Innovation dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. In generale, le imprese manifestano largamente la consapevolezza di trovarsi ad operare in un contesto mondiale con più fattori perturbanti che in modo ineluttabile condizionano le proiezioni sul futuro, ma quasi un’impresa piemontese su tre (stesso trend a livello italiano) si preoccupa per la Brexit che rende incerto il futuro delle relazioni tra Unione Europea e Regno Unito.

 

Il Certificato di Origine – www.to.camcom.it/certificati-di-origine

Il Certificato di Origine è un documento, rilasciato dalla Camera di commercio territorialmente competente, che attesta l’origine della merce e che accompagna i prodotti esportati in via definitiva.

CERT’O è il servizio che la Camera di commercio di Torino mette a disposizione degli utilizzatori di Certificati per l’invio telematico delle loro richieste. Sulla base di quanto ricevuto, la Camera di commercio effettua l’istruttoria e produce il documento cartaceo (Certificato) da consegnare al richiedente. La modalità telematica, che presenta molti vantaggi, può essere usata solo per la presentazione della richiesta dei Certificati di origine, perché in genere le autorità doganali estere esigono la produzione della copia cartacea con la firma autografa del funzionario camerale. L’impresa ritira il certificato richiesto telematicamente, senza fare code, tramite un incaricato o inviando un corriere.

In questi giorni è attivo un nuovo servizio sperimentale per la stampa in azienda dei Certificati di origine. Il servizio è riservato alle imprese che posseggano almeno uno dei seguenti requisiti: certificazione AEO, essere esportatore autorizzato o registrato nel sistema REX o in quello camerale Italiancom. La Camera di commercio invia il testo del Certificato di origine in formato PDF con il timbro previsto e la firma olografa del funzionario responsabile. Il file PDF dovrà essere stampato sui formulari in bianco che verranno consegnati alle ditte accreditate. Poiché la Camera di commercio di Torino è entrata a far parte del network ICC/WCF (World Chambers Federation), i certificati emessi potranno essere verificati entrando nel sito 

 




Movimprese: Piemonte maglia nera nella contrazione del sistema produttivo

Sono 353.052 le imprese nate nel 2019, circa 5mila in più rispetto all’anno precedente. A fronte di queste, però, 326.423 hanno chiuso i battenti nello stesso periodo, 10mila in più rispetto al 2018.

Il risultato di queste due dinamiche ha consegnato, a fine anno, un saldo tra entrate e uscite positivo per 26.629 imprese, il saldo minore degli ultimi 5 anni. A fine dicembre 2019, quindi, lo stock complessivo delle imprese esistenti ammontava a 6.091.971 unità.

Si accentua nel 2019 il turnover delle nostre imprese”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli.

Le incertezze del contesto internazionale – aggiunge – si fanno sentire soprattutto in quei settori più esposti alla concorrenza dei mercati, come la manifattura. Anche il commercio mostra un calo, mentre la capacità attrattiva del nostro Paese alimenta l’industria del turismo, che continua a crescere, così come in aumento sono le attività professionali e i servizi alle imprese. In ogni caso, la voglia di fare impresa resta alta. E’ un segnale importante. Dobbiamo continuare a lavorare al fianco delle imprese per far crescere la loro competitività”.

A guadagnare terreno sono stati i settori dei servizi legati al turismo (8.211 imprese in più per l’alloggio e la ristorazione), le attività professionali (+6.663), i servizi alle imprese (+6.319) e – sulla scia del basso costo dei mutui e degli incentivi al recupero edilizio ed energetico – le attività immobiliari (+4.663) e le costruzioni (+3.258). Si restringe invece ulteriormente (-4.107 imprese) la platea dell’industria manifatturiera, quella del commercio (-12.264) e dell’agricoltura (-7.432). Segnali se non positivi, quantomeno incoraggianti vengono dall’artigianato che, pur chiudendo in rosso il bilancio annuale (-7.592 attività), dopo otto anni vede tornare a crescere il numero delle iscrizioni di nuove imprese.

Guardando alla geografia delle imprese, a restare al palo tra le grandi macro-ripartizioni (confermando la performance del 2018) è stato il Nord-Est (-0,1% il tasso di crescita, equivalente a circa 1000 imprese in meno nei dodici mesi).

Il dato più positivo riguarda il Mezzogiorno che, con una crescita di 14.534 unità, da solo determina oltre la metà (il 54,6%) di tutto il saldo positivo dello scorso anno. Tra le regioni, la crescita più sensibile in termini assoluti si registra, ancora una volta, nel Lazio (con 9.206 imprese in più rispetto al 2018, corrispondenti a un tasso di crescita dell’1,4%, il migliore tra le regioni), seguito da Campania (5.746) e Lombardia (+5.073).

Sul fronte opposto Piemonte (-1.517), Emilia-Romagna (-1.431) e Marche (-909) sono le regioni che hanno fatto segnare le contrazioni più apprezzabili nel numero di imprese registrate mentre, in termini percentuali, a segnare maggiormente il passo è stato il Friuli Venezia Giulia (-0,7%).

A conferma di un trend ormai consolidato, il bilancio del tessuto imprenditoriale resta positivo quasi esclusivamente per merito delle società di capitali (+3,52% il loro tasso di crescita nel 2019, per un saldo pari a ben 60.382 imprese in più rispetto al 2018). Un ‘bottino’ sufficiente a compensare la perdita di circa 18mila società di persone (-1,8%) e di poco più di 16mila imprese individuali (-0,5%).




Anche la Città metropolitana dice no al disegno di legge regionale allontanamento zero

Anche la Città metropolitana dice no al disegno di legge regionale Allontanamento zero e chiede alla Regione Piemonte che venga sospeso o ritiratoregionale e la costituzione di un tavolo di confronto con i soggetti coinvolti.

Come è noto il disegno di legge sta suscitando puntuali e circostanziate contestazioni da parte di associazioni, ordini professionali, docenti universitari, organizzazioni sindacali, medici, avvocati e pedagogisti

La Città metropolitana di Torino, a sua volta, ribadisce che l’allontanamento zero presenta numerosi elementi di criticità. “A cominciare dall’idea che l’indigenza sia causa di allontanamento di un minore dalla famiglia” afferma il vicesindaco Marco Marocco, che ha la delega alle Politiche sociali della Città metropolitana, “come se sussistessero allontanamenti esclusivamente determinati da difficoltà economiche delle famiglie. La mera condizione di indigenza non risulta sia mai stata motivo e nemmeno criterio di allontanamento dalla famiglia di origine, e sarebbe gravissimo se lo fosse”.

“L’allontanamento è uno strumento che, nella storia dei servizi sociali e sanitari del nostro territorio, ha sempre rappresentato l’estrema ratio. Non è possibile venga deciso discrezionalmente in quanto può essere disposto solo dalle Autorità Giudiziarie nella garanzia del contraddittorio tra le parti”.

E poi, ricorda Marocco, “in materia di minori la Provincia di Torino, ora Città metropolitana, affonda la sua storia nel superamento dell’istituzionalizzazione dell’infanzia puntando sulla realizzazione di ambienti favorevoli di accoglienza per offrire ai minori che necessitano protezione una base sicura per ripartire”. Quindi “non è minando la fiducia verso chi opera nel settore e deteriorando il clima intorno ai sostegni e agli interventi di aiuto alle famiglie, già molto contenuti a causa della cronica carenza di risorse, sia umane che economiche” continua Marocco “che si concorre alla costruzione di un welfare inclusivo e solidale”.

E ancora fa presente che “la Città metropolitana gestisce uno Sportello mediazione presso il Tribunale di Torino e coordina il Tavolo interprovinciale dei mediatori familiari” (operanti nei Centri per le Famiglie delle province di Torino, Alessandria, Biella, Cuneo, Novara e Vercelli). Secondo il disegno di legge regionale, osserva Marocco “in modo fuorviante la mediazione familiare verrebbe impropriamente assimilata a interventi erogati dagli Enti di assistenza (contributi economici) ovvero dai Comuni titolari delle politiche per la casa (soluzioni abitative). Oltre a essere citata a sproposito, ne viene snaturata la funzione, ingenerando confusione e creando aspettative per nulla in sintonia con la peculiarità del percorso di mediazione familiare, specificamente rivolto ai genitori che vivono la separazione”.

“Ciò che occorre” conclude Marocco “è rafforzare il sistema dei servizi sociali, sanitari e di sostegno alle famiglie, assicurando congrui investimenti in termini di personale stabile e adeguatamente formato, nonché l’implementazione degli interventi a sostegno delle famiglie.

Per tali ragioni chiediamo alla Regione Piemonte di sospendere o ritirare la proposta di legge e di istituire un tavolo di lavoro coinvolgendo tutti i soggetti interessati e portatori di una lunga esperienza, anche maturata sul campo, con l’obiettivo di attivare un serio e approfondito confronto per l’individuazione delle misure atte a sostenere le famiglie evitando, qualora possibile, l’allontanamento dei minori.