Torino. Cittadinanza e apprendimento permanente: l’offerta formativa dei CPIA

I Centri provinciali per l’istruzione degli adulti sono istituzioni scolastiche a cui la legge attribuisce la stessa autonomia delle altre scuole, sono dotati di organico e di un proprio assetto didattico e organizzativo.

 

Cittadinanza e apprendimento permanente. L’offerta formativa dei Centri provinciali per l’istruzione degli adulti di Torino’ è il focus sull’offerta formativa dei CPIA di Torino e sulle modalità di collaborazione con gli istituti scolastici di ogni ordine e grado e con gli attori del territorio.

 

Il webinar, promosso dall’assessorato all’Istruzione della Città di Torino, si terrà online venerdì 7 maggio dalle ore 15 alle 17.  La partecipazione è gratuita ed è richiesta l’iscrizione https://tinyurl.com/Tcpia

 

I CPIA offrono programmi che corrispondono all’istruzione di base fino al completamento dell’istruzione obbligatoria oltre a corsi di lingua per immigrati.

L’offerta nel sistema di istruzione degli adulti comprende:

  • percorsi di I livello finalizzati al conseguimento del titolo di studio conclusivo del primo ciclo di istruzione e della certificazione attestante le competenze di base acquisite al termine dell’istruzione obbligatoria nell’istruzione professionale e tecnica;
  • percorsi di II livello (agiscono in sussidiarietà con le istituzioni scolastiche di livello secondario superiore) finalizzati al conseguimento del diploma di istruzione tecnica, professionale e artistica;
  • percorsi di alfabetizzazione e di apprendimento della lingua italiana per adulti stranieri finalizzati al conseguimento di un titolo attestante il raggiungimento di un livello di conoscenza della lingua italiana.

Ogni cittadino ha diritto a formarsi e può farlo attraverso percorsi di apprendimento  formale, non formale e informale. L’integrazione di tutte le dimensioni dell’apprendimento è una priorità europea e nazionale che si attua attraverso il riconoscimento di competenze e conoscenze acquisite in contesti diversi e richiede la collaborazione e la costruzione di reti tra scuole, enti di formazione, università, centri territoriali per l’istruzione degli adulti, servizi per il lavoro, rappresentanze sindacali, sistema camerale e imprenditoriale.

“Verso i CPIA la Città ha le stesse competenze che la legge gli assegna nei confronti delle scuole statali del primo ciclo. I CPIA rappresentano per i territori in cui sono collocati un’opportunità per acquisire le conoscenze e le competenze richieste dal mondo del lavoro e per favorire l’inclusione e la coesione sociale” sottolinea Antonietta Di Martino, assessora all’Istruzione del Comune di Torino.

L’apprendimento permanente è al centro di raccomandazioni internazionali per mantenere aggiornate le competenze degli individui, aumentare le opportunità occupazionali e per favorire la loro piena realizzazione, la cittadinanza attiva e la qualità della vita. La pandemia da Covid-19 ha avuto un profondo impatto su milioni di persone che hanno perso il lavoro o hanno subito perdite significative di reddito. Molti dovranno acquisire nuove competenze e passare a nuovi posti di lavoro in un settore economico diverso, altri dovranno apprendere ulteriori abilità per mantenere il proprio impiego.

 

I CPIA, in quanto rete territoriale di servizio del sistema di istruzione, possono rappresentare un punto di riferimento – per quanto di competenza – per la realizzazione di azioni di accoglienza, orientamento e accompagnamento rivolte alla popolazione adulta, con particolare riferimento ai gruppi svantaggiati, finalizzate a fornire un sostegno alla costruzione di propri percorsi di apprendimento, a sostenere il riconoscimento dei crediti formativi e la certificazione degli apprendimenti comunque acquisiti e a favorire la fruizione di servizi di orientamento lungo tutto il corso della vita.

I percorsi di istruzione sono organizzati in modo da consentire la personalizzazione dell’iter scolastico sulla base di un ‘patto formativo’ individuale, definito previo riconoscimento dei saperi e delle competenze, ossia attraverso la valorizzazione del patrimonio culturale e professionale della persona a partire dalla ricostruzione della sua storia individuale.

 

All’incontro parteciperanno Antonietta Di Martino, assessora all’Istruzione della Città di Torino, Barbara Azzarà, consigliera delegata all’Istruzione della Città Metropolitana di Torino, Ludovico Albert, presidente della Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo, Tecla Riverso, dirigente USR Piemonte ambito territoriale Torino, Mari Rosaria Roberti, dirigente USR Piemonte, e i dirigenti scolastici dei CPIA di Torino.

Il programma è disponibile sul sito web dei Servizi educativi della Città di Torino




CCIAA Cuneo stanzia 260 mila euro per aiutare le imprese a fronteggiare i rincari energetici

L’attuale congiuntura economica, caratterizzata da forti tensioni politiche internazionali, eccezionali rincari energetici e conseguenti aumenti nei prezzi delle materie prime, ha determinato una significativa ripresa dell’inflazione, con crescenti difficoltà finanziarie delle imprese, in particolar modo di quelle meno strutturate e capitalizzate.

La Giunta della Camera di commercio ha tempestivamente recepito la richiesta delle Associazioni di categoria e dei Confidi, esponenti di un tessuto imprenditoriale che quotidianamente deve fronteggiare rincari e incertezze economiche, individuando le risorse necessarie a finanziare un bando volto a sostenere la gestione finanziaria e la liquidità delle imprese della provincia.

“La situazione eccezionale ha reso possibile far convergere sul bando gli intenti degli esponenti di tutti i settori economici rappresentati in Giunta, individuare le necessarie risorse e approvare criteri volti a dare concretezza e attenzione alle imprese da parte dell’Ente camerale, in attesa delle misure più significative che saranno deliberate dal Governo nazionale, anche a seguito delle intese europee – afferma il Presidente Mauro Gola – Tuttavia, siamo consci che i singoli Paesi sono impotenti di fronte al caro energia ed è necessaria un’azione rapida, forte e unitaria da parte dell’Europa.”

È stata condivisa la scelta di sostenere le imprese di minori dimensioni, con fatturato 2021 sino a 500 mila euro, e tra queste le più fragili, ossia quelle che non riescono a fronteggiare l’attuale situazione con risorse proprie ma devono ricorrere al credito.
Il contributo previsto è nella misura del 2,5% sui finanziamenti pari o superiori a 10 mila euro, erogati da Istituti di credito o da Confidi nel secondo semestre 2022, contributo elevato al 3,5% nel caso di linee di finanziamento specifiche per fronteggiare i rincari energetici.
Per focalizzare al meglio i potenziali beneficiari è stata fissata nel 300% la soglia minima di incremento delle bollette del II semestre 2022 rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente.

L’entità massima del contributo a fondo perduto non potrà superare i 2.000 euro.
L’apertura del bando è programmata per giovedì 27 ottobre alle ore 11:00. Il bando e la relativa modulistica di richiesta contributo sono disponibili sul sito camerale alla pagina https://www.cn.camcom.it/bandi




Green Deal 2030: solo il 45% delle impree agricole avanzate ha avviato un percorso di investimenti

La Commissione Europea con le strategie del Green Deal sull’economia circolare, la biodiversità e “farm to fork” ha recentemente presentato il proprio progetto per l’agricoltura del futuro.

È su questi binari tracciati che si disegneranno le prossime politiche per il settore primario le quali, nelle intenzioni di Bruxelles, disporranno nel periodo 2021-2027 di 402 miliardi di euro (compresi i 45 in dote al nuovo strumento di rilancio economico Next Generation EU), dei quali 348 a favore della nuova PAC.

La parola d’ordine è quindi sostenibilità. Ma le imprese agricole italiane sono pronte a farsi interpreti dei nuovi indirizzi green europei?

Per rispondere a questa domanda, nell’ambito dell’iniziativa AgriCOMMUNITY, Nomisma – con la collaborazione di Edagricole – ha realizzato un’indagine diretta, che ha coinvolto all’inizio del 2020 oltre 1.000 imprese agricole italiane avanzate (con una SAU media di 63 ettari). Ecco cosa emerge.

Gli orientamenti europei per un’agricoltura sostenibile prevedono significativi obiettivi di riduzione d’impiego degli input chimici (agrofarmaci e fertilizzanti) entro il 2030, con un parallelo incentivo alla crescita dei sistemi di produzioni biologica, che dovrebbero coinvolgere almeno il 25% della superficie agricola.

Poco meno di un quarto delle imprese avanzate del campione AgriCOMMUNITY ha adottato il sistema di coltivazione biologica, con un’incidenza sulla propria superficie agricola pari al 18%, alcuni punti percentuali al di sopra della media nazionale (15%). Analogamente il 24% delle imprese adotta sistemi di produzione integrata (con un peso sulla superficie agricola pari al 18%). Anche in questo caso sono realtà attente alla sostenibilità, ma non menzionate nei documenti della Commissione.

Sebbene sia prevista una contrazione dell’uso degli input chimici, in una logica di salvaguardia della produttività dell’impresa e quindi della sua competitività, l’utilizzo dei mezzi tecnici – non solo fertilizzanti e agrofarmaci, ma anche mangimi e sementi certificate – è ritenuto importante da un ampio numero di imprese del campione, sempre superiore ai due terzi.

Un possibile percorso per conciliare le due esigenze può essere offerto da un uso più razionale dei mezzi tecnici, che può essere conseguito, nelle intenzioni della Commissione, grazie ad una maggiore diffusione delle tecnologie dell’agricoltura 4.0. Tuttavia un’adozione del precision farming su vasta scala sembra ancora molto lontana.

Appena il 24% delle imprese agricole avanzate intervistate dispone di un parco macchine con un’età media inferiore ai dieci anni e solo un ristretto numero di esse possiede macchine con sistemi di guida assistita/semi-automatica/GPS integrato (13%), di applicazione a dosaggio variabile (6%) o altre tecnologie come centraline meteo o sensori (rispettivamente 11% e 4%.).

Su questo fronte è necessario un forte slancio in avanti, ottenibile attraverso investimenti diretti delle imprese, grazie al supporto del mondo del contoterzismo, il quale può fornire risposte a quella parte del tessuto produttivo di più piccole dimensioni, per le quali l’acquisto di queste tecnologie non sarebbe economicamente giustificato.

In termini di tecnologie, l’attenzione va posta anche sull’adozione di sistemi irrigui a risparmio idrico, presenti nel 64% delle imprese agricole avanzate e fra queste solo per il 30% con sistemi a risparmio idrico (Irrigazione localizzata e micro-irrigazione superficiale, subirrigazione, ecc.). Un altro fronte riguarda quello delle energie rinnovabili, fortemente sostenute dalla Commissione, che sono presenti in circa un terzo delle imprese del campione AgriCOMMUNITY, ed in gran parte fanno riferimento al fotovoltaico.

“Il quadro che emerge dalla nostra indagine mostra che per perseguire gli obiettivi europei le imprese agricole dovranno agire sulla leva degli investimenti”, spiega Ersilia Di Tullio, coordinatrice scientifica di AgriCOMMUNITY.

“Tuttavia, anche in un campione avanzato, solo il 56% si dichiara intenzionata ad investire nei prossimi anni, soprattutto in macchine e tecnologie al 34% delle preferenze – prosegue Di Tullio – mentre una parte rilevante pari al 29% delle imprese, pur volendo intraprendere questo percorso, non è in condizioni di farlo. A queste si aggiunge una quota del 15% imprese che si dichiara non interessata ad un progetto di investimento”.

In questo scenario è comprensibile come appena il 40% delle imprese abbia in corso un prestito bancario e la partnership con gli istituti di credito riguardi le imprese di maggiori dimensioni e più performanti. Un comportamento simile emerge anche nei confronti dei servizi assicurativi a testimonianza di come nell’agricoltura italiana, anche avanzata come nel campione AgriCOMMUNITY, siano ancora presenti imprese traiettorie di sviluppo molto diverse.

“Nella sfida del Green Deal europeo gli agricoltori dovranno assumere un ruolo centrale, da protagonisti – osserva Paolo De Castro, coordinatore S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo – Come abbiamo più volte sottolineato, infatti, c’è il rischio che di fronte a nuovi vincoli produttivi, come la riduzione di fitofarmaci e fertilizzanti di sintesi, il piano in chiave ambientale lanciato dalla Commissione Ue sia male interpretato e visto come una penalizzazione, anziché un’opportunità.

Per questo l’esecutivo dovrà incentivare finanziariamente gli agricoltori a adottare pratiche ecologiche più rispettose dell’ecosistema e a investire maggiormente nelle tecnologie digitali. Un po’ come è successo per le produzioni biologiche, che a livello comunitario hanno funzionato anche grazie agli incentivi erogati, sia nella fase di transizione dal convenzionale al bio, sia nel mantenimento e nella loro diffusione mettendo al bando la chimica”.

 

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Continuano a scendere i ricoveri ospedalieri in Piemonte

Sono 29.547 (+64 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivise su base provinciale: 3796 Alessandria, 1748 Asti, 1023 Biella, 2688 Cuneo, 2574 Novara, 15.025 Torino, 1248 Vercelli, 1100 Verbano-Cusio-Ossola, 254 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 91 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 101 (+1 rispetto a ieri), i ricoverati non in terapia intensiva 1620 (+58 rispetto a ieri). Le persone in isolamento domiciliare sono 8500. I tamponi diagnostici finora processati sono 249.371, di cui 138.585 risultati negativi.

Sono 18 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 1 al momento registrato nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 3612 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 617 Alessandria, 217 Asti, 176 Biella, 336 Cuneo, 309 Novara, 1608 Torino, 197 Vercelli, 122 Verbano-Cusio-Ossola, 30 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

L’Unità di Crisi della Regione Piemonte comunica che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 11.975 (+428 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 1090 (+29) Alessandria, 482 (+22) Asti, 525 (+2) Biella, 1232 (+49) Cuneo, 1038 (+12) Novara, 6328 (+258) Torino, 557 (+27) Vercelli, 619 (+29) Verbano-Cusio-Ossola, 104 (+0) provenienti da altre regioni.

Altri 3.739 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.




PSR, più spazio ai giovani piemontesi

L’assessore all’agricoltura Marco Protopapa nell’ultima riunione della Giunta Regionale guidata dal presidente Alberto Cirio si è fatto promotore della proposta di una serie di importanti modifiche al Programma di sviluppo rurale 2014 – 2020.

In attesa del varo del nuovo ciclo di programmazione 2021 – 2027 abbiamo deciso di apporre una serie di modifiche al Psr attualmente in vigore per favorire le attività imprenditoriali dei giovani agricoltori piemontesi – spiega l’assessore Protopapa.

In pratica abbiamo incrementato la dotazione finanziaria relativa alla misura 6.1 riguardante l’insediamento giovani agricoltori per un ammontare di un milione e 550 mila euro.

Per i giovani agricoltori di età compresa tra i 18 e 41 anni che decideranno di dare vita a nuove aziende agricole nel territorio regionale, verrà data la possibilità di ottenere il relativo contributo d’insediamento in un arco temporale di 24 mesi dall’attivazione dell’azienda stessa invece del termine perentorio attuale che è fissato in 12 mesi.

La nostra attenzione è stata rivolta anche all’agricoltura di montagna dove operano molti giovani, con l’apporto di nuove risorse che permetterà di aumentare la dotazione dell’indennità compensativa per le zone montane per un ammontare complessivo di 15 milioni di euro per il bando 2019 – conclude Protopapa”.

Le proposte approvate dalla Giunta Regionale sono state inviate ai competenti servizi della Commissione Europea per l’approvazione definitiva.

Per quanto riguarda più in generale l’andamento complessivo del Programma di sviluppo rurale 2014 – 2020 vi è da registrare che nell’ultima riunione del Comitato di sorveglianza è stata approvata la relazione annuale relativa all’anno 2018, dalla quale emerge il raggiungimento degli obiettivi di pagamento ed allo stesso tempo anche dell’obbiettivo di performance, che prevedeva il soddisfacimento di diversi target di tipo finanziari e fisici, tra i quali il numero delle aziende beneficiarie ed il numero di ettari coperti.

Tale raggiungimento di performance ha permesso di sbloccare la riserva prevista che ammonta a 64 milioni di euro che verrà quindi messa nuovamente a disposizione per ulteriori bandi a favore degli agricoltori piemontesi.




UPO e Fase 2 emergenza COVID-19, le nuove disposizioni del Rettore

L’UPO ha recepito il DPCM dello scorso 26 aprile con cui il Governo ha introdotto ulteriori disposizioni e misure per il contenimento del contagio da Covid-19 e varato la cosiddetta “Fase 2”.

In questa fase è ammessa la riapertura di alcune attività; sono consentiti in misura limitata alcuni spostamenti; rimane vietata ogni forma di assembramento e sospesa l’attività didattica in presenza negli istituti di formazione di ogni ordine e grado.

L’UPO sta dotando le strutture dei dispositivi di prevenzione e di sicurezza necessari (apparecchi per la rilevazione della temperatura, mascherine, guanti, disinfettanti, ecc.) e per sanificare a fondo gli ambienti prima della riapertura. È stato inoltre identificato un gruppo di lavoro composto da personale tecnico-amministrativo che avrà il compito di predisporre le linee guida e le operazioni necessarie per la ripresa.

In base a queste premesse il rettore Gian Carlo Avanzi e il direttore generale Andrea Turolla hanno disposto che l’attività didattica prosegue a distanza, come pure gli esami (da oggi sostenibili anche in forma scritta a distanza) e le tesi di laurea, di master e di dottorato; le strutture rimarranno chiuse al pubblico fino al 24 maggio e il pubblico esterno continuerà a rivolgersi agli uffici via email o telefono o in videoconferenza.

Alcune strutture saranno riaperte per consentire l’accesso ai soli laboratori di ricerca dal 4 maggio, coerentemente con le attività di sanificazione. Chi vi accederà dovrà avere DPI idonei. Le biblioteche rimangono chiuse al pubblico, garantendo l’assistenza remota per l’accesso alle risorse elettroniche disponibili online.

L’attività amministrativa continua nella modalità di lavoro agile fino al 24 maggio. Restano invariate le aperture delle portinerie del Complesso Perrone a Novara, del DISIT ad Alessandria, del Complesso San Giuseppe a Vercelli, di Ipazia e di Palazzo Bellini a Novara; a queste strutture si aggiunge il DSF a Novara con orario 9.00 – 17.00.
In questo periodo l’UPO provvederà a informare e a formare il proprio Personale sul comportamento igienico-sanitario nei luoghi di lavoro.




Caporalato, Confagricoltura Asti: “La nostra organizzazione è da sempre impegnata a questo fenomeno”

La stragrande maggioranza del tessuto produttivo agricolo astigiano è costituito da imprese sane, che nulla hanno a che fare con il fenomeno del caporalato”. Lo chiarisce subito Gabriele Baldipresidente della Confagricoltura di Asti.

L’imprenditore agricolo” afferma Baldi “spesso si trova pressato da un lato dal mercato che scandisce tempi, regole e prezzi, dall’altro dai cicli biologici naturali che dettano i tempi delle lavorazioni agricole. Questo può metterlo in difficoltà nel




Moda, 1.621 imprese artigiane stanno subendo il peggior impatto dall’emergenza sanitaria

Le 1.621 imprese artigiane del comparto moda del Piemonte (tessile, abbigliamento, pelle), con 5579 addetti (a Torino sono 627 con 1753 addetti), risultano tra quelle che stanno subendo il peggior impatto negativo dall’emergenza sanitaria: sono state le prime a dover chiudere le saracinesche per la pandemia che vedranno azzerare il fatturato per l’intera stagione e dovrebbero riaprire il 18 maggio tra mille problemi da affrontare, tra cui l’importante crisi di liquidità e la gestione della sicurezza aziendale.

Il 50% rischia di non poter più riaprire ed è costretta a prolungare forzatamente il lockdown a data da destinarsi.

Una forza, quella dell’artigianato italiano della moda, costituita da 35.914 piccole imprese, il 63,5% delle 55.491 realtà del settore, e che occupa più di 158mila addetti artigiani su oltre 311mila.
Le imprese artigiane del settore moda sono prevalentemente a conduzione familiare e sono a rischio di chiusura definitiva: una intera filiera artigianale della moda può essere spazzata via.

Come dimostrano la realtà del nostro territorio, il sistema moda non è solo grandi firme, è anche una vasta rete di piccoli artigiani, che dal disegno al taglio realizzano capi unici. Da semprela ricetta vincente è stata quella di presentarsi sul mercato con creatività e qualità soprattutto per contrastare la concorrenza da parte di aziende che utilizzano il brand “artigianale”, quando di fatto si tratta di prodotti importati o realizzati in serie e di lavoratori che operano senza il rispetto delle normative a cui sono invece sottoposti i loro colleghi.

“La voglia di ripartire, di aprire le nostre botteghe e ricominciare a creare c’è. La volontà di mostrare l’eccellenza delle nostre creazioni, simbolo del Made in Italy nel mondo, fiore all’occhiello della tradizione manifatturiera artigiana del Piemonte e dell’intero Paese è rimasta invariata – spiega Daniela Biolatto, Presidente area moda di Confartigianato Imprese Piemonte– ma tutto questo è possibile solo se ci saranno interventi straordinari per salvare le imprese del comparto moda. Oggi, è arrivato il momento di riaprire ma dobbiamo fare i conti con i mancati incassi di una stagione che temiamo non possa ripartire con l’azzeramento del fatturato relativo alla collezione primavera – estate e con l’annullamento di cerimonie ed eventi che pregiudicano le attività delle nostre sartorie.”

“Per le poche imprese che potranno riaprire esigiamo, anche, più chiarezza per le modalità di riapertura – prosegue Biolatto – per poterci organizzare sul fronte della sicurezza. Molte imprese del tessile si sono reinventate, per affrontare i mancati incassi, producendo mascherine e camici ma oggi abbiamo in bottega una intera collezione invenduta che potrebbe già andare in saldo. Come facciamo a recuperare una intera stagione andata persa? Come facciamo a sostenere una ulteriore spesa per la sanificazione quotidiana dei nostri ambienti? Come facciamo a far provare i nostri abiti e igienizzarli dopo ogni prova? Queste ed altre incognite pesano come macigni sulle imprese del comparto moda”.

“In questo contesto – conclude Biolatto – le imprese stanno facendo i salti mortali per continuare a lavorare, per garantire i posti di lavoro e gli stipendi ai dipendenti. Ma fin da subito dobbiamo abituarci all’idea che i consumi saranno più contenuti, perché le persone sono psicologicamente provate e refrattarie a spendere per acquistare capi fashion. Purtroppo, anche il tanto atteso Decreto rilancio arriverà fuori tempo massimo. Voglio ricordare che il fattore tempo per un’impresa che sta annegando è l’elemento determinante per la sua sopravvivenza.”




ll Piemonte istituisce le Palestre della salute

I piemontesi potranno svolgere esercizio fisico strutturato (EFS) ed attività fisica adattata (AFA) in strutture non sanitarie dedicate e riconosciute dalla Regione, sotto la supervisione di professionisti con apposite competenze: lo prevede la legge che istituisce i Percorsi e le Palestre della salute.
Il provvedimento, presentato dal consigliere Daniele Valle (Pd), è stato approvato a maggioranza in una legislativa congiunta della quarta e della sesta Commissione, presieduta da Davide Nicco.
Le attività si potranno svolgere anche all’aria aperta, attraverso specifici percorsi e sempre sotto il controllo di personale qualificato.
L’attività fisica adattata è rivolta a persone adulte o anziane ed è finalizzata a migliorare il livello di attività fisica, favorire la socializzazione e promuovere stili di vita più corretti, mentre per EFS si intendono esercizi fisici eseguiti su diretta prescrizione medica, impostati in programmi definiti che vengono effettuati in maniera individuale, tenendo conto della specifica condizione patologica.
Per il primo firmatario “Con questa legge anche il Piemonte si dota di strutture capaci di garantire qualità del servizio e sostenere politiche di prevenzione e benessere, nonché di riconoscere il valore della laurea in scienze motorie, offrendo così un nuovo importante sbocco lavorativo a chi ha intrapreso questo percorso”.




Liste d’attesa in Sanità, le misure per superare l’emergenza

È stato avviato un piano organizzativo aziendale relativo sia alle prestazioni ambulatoriali, sia alle attività di ricovero; si sta procedendo all’adozione di strumenti innovativi di Telemedicina e Televisita e all’avvio di una modalità semplificata delle prenotazioni urgenti attraverso Medici di medicina generale.

Ricordo infine che per le agende disponibili nel nuovo sistema Cup, il cittadino può prenotare on line”. Queste e altre le attività che la Regione sta ponendo in essere per fronteggiare le liste d’attesa, elencate con risposta scritta dall’assessore alla sanità Luigi Icardi, replicando a Mauro Salizzoni (Pd).

Il Consigliere ha chiesto come si stiano organizzando le Aso e le Asl piemontesi per recuperare i tre mesi di stop dovuti alla pandemia, nell’ambito delle question time della seduta odierna del Consiglio regionale. Salizzoni ha sottolineato che durante il lockdown circa il 50% delle visite di controllo, a livello nazionale, è stato posticipato o annullato, così come le procedure ambulatoriali.

Lo stesso per gli screening oncologici, tanto che si sono registrate circa 20 mila diagnosi in meno rispetto allo stesso periodo del 2019 e il 64% degli interventi chirurgici è stato rimandato. In Piemonte sono 300 mila le prestazioni ospedaliere ed ambulatoriali congelate durante il lockdown.

“Riprogrammazione delle agende e delle prenotazioni disdette, ridefinizione delle priorità delle patologie, estensione della telemedicina e della televisita laddove non sia necessaria la visita diretta: le intenzioni comunicate dall’assessore regionale Icardi per affrontare l’emergenza rappresentata dalle liste d’attesa sono certamente condivisibili – ha puntualizzato il consigliere Pd Salizzoni –  Occorre, però, passare rapidamente dalle intenzioni ai fatti. Non possiamo permettere che quanto avvenuto nelle settimane di lockdown si traduca di fatto per molti piemontesi in una cancellazione dell’assistenza sanitaria pubblica”.

“Le Aziende Sanitarie – ha dichiarato attraverso la nota scritta l’assessore alla sanità Icardi –  stanno sviluppando tutte le azioni necessarie per il progressivo ritorno alla operatività in ambito ospedaliero e territoriale, che ovviamente tengono conto sia della domanda espressa dai cittadini e dai pazienti, sia della necessità di inserire procedure specifiche atte alla prevenzione della trasmissione COVID proprio nell’interesse di tutte le persone assistite”.

Durante i question time è stata data risposta anche alle interrogazioni dei consiglieri Giorgio Bertola (M5S) sullo stato di attuazione del piano integrato delle attività di contrasto, prevenzione, diagnosi, cura del gioco d’azzardo patologico e di Marco Grimaldi (Luv) sull’offerta pubblica di scambio Intesa- Ubi.