A gennaio 2020 rallenta la domanda di lavoro delle imprese piemontesi

Programmate circa 36.450 entrate, bene le costruzioni e i servizi,
in difficoltà il manifatturiero

Sono circa 36.450 le entrate programmate dalle imprese piemontesi per
gennaio 2020, 980 unità in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno
(-2,6%): il 63% riguarderà lavoratori dipendenti, mentre il 37% sarà
rappresentato da lavoratori non alle dipendenze.

Nel 31% dei casi le entrate previste saranno stabili (era il 23% a gennaio 2019), ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nel 69% saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita).

Complessivamente nel trimestre gennaio-marzo 2020 le entrate stimate
raggiungeranno le 78.960 unità, circa 7mila unità in meno rispetto a quanto previsto
nel I trimestre 2019.

Queste alcune delle indicazioni che emergono dal Bollettino mensile del Sistema
informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal.

Delle 36.450 entrate previste in Piemonte nel mese di gennaio 2020, il 20,3% è
costituito da laureati (in crescita rispetto al 18% di gennaio 2019), il 38,0%
da diplomati 38%, le qualifiche professionali rappresentato il 25,7% e il 16%
è riservato alla scuola dell’obbligo.

Per quanto riguarda la dinamica settoriale sono, ancora una volta, i servizi a
formare la fetta più consistente della domanda di lavoro (68%, con una lieve
crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), in particolare il
commercio, il turismo e i servizi alle persone.

Il comparto manifatturiero, che genera il 32% della domanda di inizio 2020, registra un calo di 1.180 unità rispetto a gennaio 2019. In crescita le entrate programmate delle costruzioni, che passano da 1.940 di gennaio 2019 a 2.130.

Il 32% delle entrate previste per gennaio 2020 in Piemonte sarà destinato a
dirigenti, specialisti e tecnici, quota superiore alla media nazionale (28%) e a quanto
previsto nel gennaio 2019 a livello regionale (27%), il 29% sarà costituito da operai
specializzati e conduttori di impianti, il 21% riguarderà professioni commerciali e dei
sevizi e solo il 9% sarà composto da impiegati.

Il nuovo anno, inoltre, è iniziato all’insegna di una più elevata difficoltà di
reperimento del personale. In 36 casi su 100 le imprese piemontesi prevedono
di avere difficoltà a trovare i profili desiderati (a gennaio 2019 incontrava difficoltà
di reperimento il 30% delle aziende). Le professioni più difficili da trovare nel periodo
considerato, sono i tecnici delle vendite, del telemarketing e della distribuzione
commerciale, gli operatori della cura estetica e gli specialisti in scienze informatiche,
fisiche e chimiche.




Confapi e Federmanager firmano il nuovo Ccnl dei manager delle Pmi

Confapi e Federmanager hanno sottoscritto il nuovo testo che regola il rapporto di lavoro dei manager delle Pmi di industria e servizi. Il Ccnl, con decorrenza 1° gennaio 2020 e durata fino al 2023, si applica a tre categorie di management: i dirigenti, i quadri superiori e i professional.

La novità principale riguarda il minimo contrattuale dei dirigenti, che si innalza a partire dal 1° gennaio 2021 per arrivare a 74.000 euro lordi annui nel 2023, ovvero circa il 4% in più della retribuzione minima attuale. Stessa percentuale di incremento per i quadri superiori, per i quali la soglia minima passa da 45.000 a 47.000 euro lordi annui già dal 2020.

Per il presidente Confapi, Maurizio Casasco: «L’accordo rafforza la già stretta collaborazione con Federmanager che non si limita al solo Ccnl. Abbiamo lavorato e continueremo a lavorare insieme, anche nei tavoli istituzionali, per proporre soluzioni che facciano crescere il nostro Paese, la nostra piccola e media industria privata e che valorizzino managerialità e skills professionali».

«La relazione tra noi e Confapi è di quelle “win win”: questo accordo rende vantaggioso per entrambi l’inserimento di manager nelle Pmi», commenta il presidente Federmanager, Stefano Cuzzilla. «Non era scontato, ma siamo riusciti a confermare tutti gli strumenti di managerialità già esistenti costruiti a misura di piccola impresa e abbiamo rilanciato, conferendo maggiore dignità al ruolo manageriale. In definitiva, l’accordo raggiunto testimonia l’ottimo stato di salute delle nostre relazioni industriali».

L’accordo prevede migliorie per la previdenza complementare, con il massimale contributivo al Fondo Previndapi elevato a 180.000 euro rispetto agli attuali 150.000. Anche in materia di sanità integrativa, è stata estesa fino al 2023 la convenzione tra il Fondo Fasdapi e Assidai.

Inoltre, per i casi di morte e invalidità permanente, previsti nell’articolo 12 del CCNL, il massimale assicurativo è elevato per tutti, a prescindere dai carichi di famiglia, a 300.000 euro contro gli originali 220.000.

Nel nuovo testo fa il primo ingresso un articolo sulle pari opportunità. L’Osservatorio contrattuale nato all’interno della Fondazione IDI si occuperà quindi di raccogliere e diffondere le migliori “best practices” attuate dalle aziende, con l’obiettivo di eliminare il “gender pay gap” e valorizzare la funzione genitoriale.

«La promozione della parità di trattamento si concretizza anche nel rispetto del ruolo della maternità, che finalmente non è più associata a un evento negativo come la malattia, ma ha meritato un articolo specifico che tutela sia il durante il periodo di congedo sia dopo, al rientro al lavoro», sottolinea il presidente Federmanager, Stefano Cuzzilla.

Infine, conservando l’impianto complessivo, sono state alleggerite alcune disposizioni che riguardano la chiusura del rapporto di lavoro, per garantire flessibilità all’impresa e tutele al dirigente in uscita.

Per questo, hanno assunto centralità le politiche attive del lavoro che, a partire da gennaio 2020, consentono ai manager e alle aziende aderenti al Fondo Pmi Welfare Manager di beneficiare di una dotazione finanziaria aggiuntiva per supportare i processi di trasformazione digitale e la diffusione della figura dell’Innovation Manager.

Si è rafforzata la sinergia tra Fondazione IDI e Fondo dirigenti PMI per offrire una formazione sempre più qualificata e tarata sulle sfide che le Pmi devono affrontare.




Dazi: Coldiretti Piemonte, il vino made in Piemonte non deve pagare il conto della guerra Trump-UE

Dopo l’accordo sui dazi trovato dagli Stati Uniti con la Cina adesso va cercata la pace anche con la Ue in vista della conclusione, il 13 gennaio, della procedura di consultazione avviata dal Dipartimento del Commercio (USTR) americano sulla nuova black list allargata dei prodotti europei sui quali Trump minaccia di estendere le tariffe e di aumentarle fino al 100% in valore.

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione della scadenza del termine fissato dal Federal Register nell’ambito della disputa nel settore aereonautico che coinvolge l’americana Boeing e l’europea Airbus.

La minaccia di Trump di imporre tasse aggiuntive fa tremare in particolare l’Italia del mondo del vino che è il prodotto agroalimentare Made in Italy più esportato in Usa con un aumento del 5% in valore nel 2019 dopo il record di 1,5 miliardi raggiunto l’anno precedente, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat relativi ai primi nove mesi dell’anno.
Gli Stati Uniti sono il principale consumatore mondiale di vino e l’Italia è il loro primo fornitore.

L’imposizione di dazi favorirebbe la produzione di vino degli Stati Uniti che ha raggiunto quasi il 10% del totale mondiale per effetto di una crescita vorticosa delle coltivazioni che hanno consentito agli USA di diventare il quarto produttore di vino a livello globale dopo Italia, Francia e Spagna con una quantità di 24 milioni di ettolitri. Ma ad avvantaggiarsi sarebbero anche i concorrenti del Cile e dell’Australia particolarmente presenti sul mercato statunitense.

“Occorre al più presto riprendere il dialogo per evitare uno scontro dagli scenari inediti e preoccupanti che rischia di determinare un pericoloso effetto valanga sull’economia e sulle relazioni tra Paesi alleati – dichiarano Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – Il vino Made in Piemonte, grazie ai suoi alti standard qualitativi è già particolarmente apprezzato negli Usa che ne assorbono il 35% e le esportazioni hanno raggiunto i 200 milioni di euro: non possiamo mettere a rischio tale giro d’affari che, venendo meno, provocherebbe enormi perdite per le nostre imprese vitivinicole.

Ci vuole un impegno forte, a livello nazionale ed internazionale, per sventare una minaccia devastante per il Made in Italy agroalimentare poiché i nostri imprenditori non possono pagare il prezzo di una guerra commerciale relativa all’industria degli aerei per cui sono necessarie misure di compensazione a favore dei settori più colpiti. Oltretutto, il Piemonte – concludono Moncalvo e Rivarossa – paga già il conto delle perdite per effetto dei dazi al 25%, scattati il 18 ottobre scorso, con il Gorgonzola”.




Ex Embraco, Cirio: ” basta prendere in giro il Piemonte”

“La questione Embraco è ancora aperta. Ho incontrato i lavoratori non soltanto per dire che la Regione c’è, e non lascia solo nessun lavoratore che perde il proprio posto, ma perché è ora di finirla con le prese in giro del Piemonte da parte di imprenditori che vengono da lontano, prendono i contributi pubblici, danno il miraggio di creare posti di lavoro e poi prendono il giro le persone”: è quanto ha dichiarato il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, dopo aver ricevuto l’8 gennaio con l’assessore al Lavoro, Elena Chiorino, una delegazione di lavoratori in presidio davanti alla sede della Giunta, in piazza Castello a Torino.

“Anche il Governo non deve lasciare sole queste persone – ha dichiarato Cirio – La cassa integrazione finirà a giugno e il Ministero dello Sviluppo economico deve ancora dire se il il soggetto individuato ha un piano industriale serio. Non è più accettabile e non c’è più tempo da perdere perché con la pelle delle persone non si scherza”.

“Ci troviamo tutti d’accordo – ha detto Chiorino, che ha scritto una lettera al ministro Patuanelli per richiedere un tavolo di crisi urgente – sul fatto che non c’è più tempo da perdere e che il Ministero deve agire in modo incisivo. Per farlo c’è soltanto una strada da percorrere: convocare quanto prima un tavolo a Roma in cui, come richiediamo ormai dal mese di dicembre, sia presente anche Invitalia con già un programma di quello che può essere il destino della ex Embraco. Allo stesso tavolo deve essere invitata anche la Whirlpool. Questo perché occorre definire una volta per tutte quale può essere il futuro per la tutela dei lavoratori della ex Embraco e delle loro famiglie, che nel mese di dicembre non hanno percepito né lo stipendio e nemmeno la tredicesima e per tutti quei lavoratori che in estate vedranno venire meno gli ammortizzatori sociali”.




Inizio d’anno in frenata per l’industria novarese e vercellese

Inizio d’anno in frenata per l’industria novarese e vercellese. Secondo le previsioni congiunturali di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv) per il trimestre gennaio-marzo 2020 (riportate integralmente su www.cnvv.it) il saldo tra la percentuale degli imprenditori che, rispetto al trimestre precedente, si dichiarano ottimisti e quella di coloro che sono pessimisti sull’incremento della produzione registra andamenti contrastanti nelle due province: mentre nel territorio novarese rimane positivo (a 9,5 punti contro i precedenti 8,7) in quello vercellese cala da -1,1 a -11,1 punti, in linea con un trend regionale a -0,5 punti rispetto ai 4 di fine 2019. I saldi ottimisti/pessimisti riferiti agli ordini totali rimangono stabili, a 8,7 punti, per Novara, mentre calano da -5,3 a -9,1 punti per Vercelli, a fronte di una media piemontese lievemente negativa (-0,5 punti).

Negativo in entrambe le province, invece, il saldo ottimisti/pessimisti relativo alle attese di ordini esteri, che si riduce da 13,8 a 3,8 punti per Novara e da -3,2 a -7,3 punti per Vercelli, in linea con il peggioramento registrato nell’intero Piemonte (da -0,6 a -1,7 punti).

«Non possiamo non essere preoccupati – commenta il presidente di Cnvv, Gianni Filippa – perché, soprattutto per quanto riguarda il Vercellese, il calo della produzione e il peggioramento delle attese di ordini dal mercato interno, che è quello strutturalmente più debole, per la prima volta non vengono compensati dalle attese di esportazioni, che hanno un’importanza notevole in entrambe le province.

Per fortuna numerose aziende continuano a esprimere vitalità e resilienza dimostrando, anche grazie alla competenza delle loro maestranze e alla lungimiranza dei loro imprenditori, una notevole capacità competitiva. Serve però un impegno più forte da parte della politica per rafforzare e aumentare le dotazioni infrastrutturali, materiali e immateriali, la cui carenza è sempre più dannosa per l’economia territoriale».

Sul fronte del mercato del lavoro il saldo ottimisti/pessimisti relativo alle aspettative di nuova occupazione cresce lievemente (da 11,8 a 12,7 punti) in provincia di Novara, mentre cala (da 3,2 a -3 punti) in provincia di Vercelli, con una media regionale in riduzione da 6,4 a 3,8 punti. La percentuale di imprese che dichiarano l’intenzione di ricorrere alla Cassa integrazione guadagni si allontana dai minimi storici, salendo dal 2,4% al 4,1% a Novara e dall’8,5% al 16,5% a Vercelli, a fronte di un dato regionale in aumento dal 9,6% all’11,4%.

«Il peggioramento complessivo del contesto economico – osserva il direttore di Cnvv, Aureliano Curini – rischia di avere ricadute negative anche sul fronte occupazionale, che è sempre più lento a riprendersi dopo le fasi di criticità. Non possiamo che attendere le prossime rilevazioni, auspicando che si tratti di un’inversione soltanto temporanea, e continuare a impegnarci per colmare un gap formativo sempre più ampio tra offerta e domanda di figure professionali specializzate, soprattutto per quanto concerne i diplomi superiori tecnici. Quest’anno avvieremo anche iniziative formative per imprenditori e manager, aumentando le sinergie con l’Università del Piemonte Orientale, per far crescere il know how interno alle imprese».

Le intenzioni di effettuare investimenti, sia “significativi” sia “marginali”, risultano costanti in entrambi i territori: le variazioni relative ai primi sono dal 29,4% al 31,7% nel Novarese e dal 20,2% al 22,4% nel Vercellese, con una media regionale stabile al 24%; quelle relative ai secondi si posizionano, rispettivamente, dal 54% al 52% e dal 45,7% al 44,9%, con l’indicatore regionale al 49,1%.

Il grado di utilizzo degli impianti, in Piemonte al 76,1%, si conferma stabile all’80,2% nel territorio novarese e all’85,9% in quello vercellese. Positiva, infine, la dinamica della percentuale di imprese che dichiara ritardi negli incassi rispetto ai tempi di pagamento pattuiti (in Piemonte stabile al 28,2%), che scende dal 25% al 21,8% nel novarese e dal 25,5% al 19,4% (il livello più basso degli ultimi sei anni) nel Vercellese.

I dati relativi ai principali settori produttivi, elaborati in forma aggregata e con media ponderata sulle due province, segnalano un andamento contrastante nel metalmeccanico, dove i saldi ottimisti/pessimisti relativi alle attese di produzione sono negativi a fronte di ordini, totali ed esteri, in lieve miglioramento, e in attesa di conferme nel comparto della rubinetteria e del valvolame, dove la produzione è attesa ancora in calo, seppur in misura minore rispetto alla precedente indagine, a fronte di un miglioramento delle aspettative di ordini.

Indicatori positivi, ma con una crescente incertezza tra gli operatori del settore chimico e di quello alimentare: nel primo le attese di produzione sono ancora positive, pur con ordini in calo, mentre nel secondo il saldo ottimisti/pessimisti relativo alle aspettative di produzione si attesta a zero, sullo stesso livello di quello relativo agli ordini. Rimangono invece negative le prospettive del tessile-abbigliamento, dove l’ulteriore rallentamento delle attese di produzione è affiancato da un analogo calo degli ordini.




Favorevoli e contrari ad “Avvicinare le Montagne” nel Vco

Il Comitato Tutela Devero è contrario al piano strategico “Avvicinare le Montagne”, mentre le amministrazioni locali lo hanno promosso e lo sostengono. Queste le posizioni emerse nel corso dell’audizione – presieduta da Angelo Dago – in quinta Commissione Ambiente.

Al Comitato aderiscono Mountain Wilderness Italia, la Lipu nazionale, Salviamo il Paesaggio Valdossola, Legambiente e Italia Nostra Vco, Pro Natura Piemonte e con il sostegno di Legambiente nazionale. Il progetto “Avvicinare le montagne” ha come obiettivo principale quello di realizzare un comprensorio tra le valli Antigorio e Divedro, per un rilancio della Alta Val Ossola.

L’ipotesi di sviluppo – secondo gli esponenti del Comitato Filippo Pirazzi e Andrea Ratti – se attuato, prevede investimenti per circa 170 milioni di euro di cui 43 di provenienza pubblica “che non trovano una giustificazione sul piano economico a fronte dei ricavi futuri”.

“L’intervento strutturale invasivo vedrebbe, come da progetto originario, la momentanea sospensione del collegamento tra i due comprensori salvo poi riproporla in una fase successiva”. È quanto sostenuto da Luca Mozzati, componente del Comitato, con la previsione della realizzazione di nuovi impianti a fune, strutture edilizie e infrastrutture turistiche, nelle aree tra San Domenico e Devero in Val d’Ossola (Vco) mentre Piero Vallenzasca (Italia Nostra Vco) ha spiegato come la Regione debba valutare definitivamente se impedire o agevolare il progetto.

In questo senso sono state raccolte 91mila firme attraverso una petizione su piattaforma digitale.

I lavori sono proseguiti con l’audizione dell’Unione montana Alta Ossola per un approfondimento sull’identico progetto “Avvicinare le Montagne”: accordo territoriale per la razionalizzazione e l’integrazione del sistema delle Valli Divedro e Antigorio. Il relativo Piano strategico sottoposto alla Regione è il frutto di un accordo territoriale tra la Provincia del Vco e i Comuni di Baceno, Crodo, Varzo e Trasquera.

L’intervento iniziale è stato quello del presidente della Provincia del Vco e sindaco di Trasquera Arturo Lincio che ha illustrato il tema dello sviluppo sostenibile relativo al progetto e alla necessità di pervenire, attraverso l’attuazione del businness plan, ad impedire lo spopolamento della montagna.

Per tale ragione il progetto “Avvicinare le Montagne” tende all’applicazione della mobilità sostenibile e alla creazione di occupazione giovanile nel pieno rispetto delle normative.

Il sindaco di Varzo, Bruno Stefanetti ha sottolineato l’importanza di poter mettere a disposizione un territorio incontaminato per attirare l’attenzione della gente e creare sviluppo ecosostenibile.

“Non si tratta della realizzazione di speculazioni edilizie o quant’altro – ha evidenziato l’amministratore – ma quello di realizzare un ambito turistico/sportivo che di fatto andrebbe a costituire un sistema unitario di rilancio della montagna salvaguardandone l’integrità”.

Gli obiettivi e le finalità del Piano – ha proseguito il primo cittadino – sono mantenere e valorizzare questi luoghi con l’idea di compatibilità tra tutela e fruizione, risolvere in modo sinergico e collaborativo criticità infrastrutturali e ambientali, porre al centro una strategia di sviluppo di interesse regionale.

Il sindaco di Crodo, Ermanno Savoia ha spiegato come gli interventi previsti nel progetto sono inseriti da molto tempo nel Piano regolatore del Comune mentre siamo l’unica Regione con la legislazione che non prevede alcun collegamento tra due Valli.

Il sindaco di Baceno, Andrea Vicini ha riferito che il problema dello spopolamento della montagna ha ormai assunto proporzioni preoccupanti e di avere sottoposto, attraverso incontri locali, le criticità territoriali ai cittadini cercando di salvaguardare l’economia locale quali artigianato, turismo e pratiche sportive attraverso il ricorso a ogni possibile strumento.

Nel corso delle audizioni sono intervenuti i commissari Domenico Rossi e Daniele Valle, Sarah Disabato e Giorgio Bertola (M5s).




Fondo solidarietà comunale: urgente integrazione di risorse

Cambiano le cifre che compongono il Fondo di solidarietà comunale. Nell’aggiornamento di ieri, 8 gennaio, molti Comuni si sono trovati un ulteriore taglio rispetto alla prima comunicazione del 23 dicembre. Poche decine di euro per gli Enti con meno di mille abitanti che fanno parte di continui aggiustamenti da parte del Dipartimento Finanza locale del Ministero dell’Interno. Qui la ricerca Comune per Comune

Calcoli e controcalcoli che è difficile capire anche per i ragionieri più esperti – spiegano Lido Riba e Marco Bussone, Presidenti Uncem regionale e nazionale – Uncem ha denunciato per prima, a Capodanno, i tagli all’FSC, in media del 5 per cento, chiedendo a Governo e Parlamento, oltre che a chi sta facendo i riparti, di colmarli urgentemente. Troppi Comuni hanno sospeso di scrivere il bilancio preventivo perché non sanno quali cifre inserire nelle entrate dell’FSC. Non va assolutamente bene. E ieri, le cifre sono nuovamente cambiate in queste ultime ore“.

Restano da ripartire ai Comuni 100 milioni di euro, in più rispetto al 2019, previsti per “specifiche esigenze di correzione nel riparto del Fondo di solidarietà comunale”, come si legge al comma 849 dell’articolo 1 della legge di bilancio 2020. “Il Ministero faccia in fretta – evidenzia Bussone – ad assegnarli. È molto urgente i Sindaci e i tecnici conoscano le cifre da mettere a bilancio. In fondo si tratta di integrazione di tagli che i Comuni avevano subito nel 2014. 560 milioni di euro in meno che nei prossimi tre anni finalmente verranno restituiti. Per il 2020 almeno metteranno in archivio i tagli previsti temporaneamente questi primi giorni dell’anno, portando l’FSC a crescere. Aspettiamo dunque le cifre definitive per ogni Comune. Che dovranno essere maggiori rispetto a quelle del 2019”.



Qualità dell’aria: riprende il blocco per i diesel euro 5 a Torino

Dopo la sospensione nella giornata di  giovedi 9 gennaio a causa di uno sciopero del trasporto pubblico locale, entrano nuovamente in vigore le limitazioni al traffico previste dal Protocollo padano dopo gli oltre 10 giorni consecutivi di superamento dei valori limite per la qualità dell’aria.

Così a partire da venerdi 10 gennaio, viene confermato nei territori dei comuni di Torino, Beinasco, Borgaro Torinese, Collegno, Grugliasco, Moncalieri, Nichelino, Orbassano, Rivoli, San Mauro Torinese, Settimo Torinese, Venaria, il livello di allerta rosso che prevede il blocco per veicoli diesel fino alla categoria Euro 5 immatricolati prima del 01/01/2013 e benzina fino alla categoria Euro 1.

Viene applicato anche il divieto di utilizzo di generatori di calore domestici alimentati a biomassa legnosa (in presenza di impianto di riscaldamento alternativo) aventi prestazioni energetiche ed emissive che non siano in grado di rispettare i valori previsti per la classe 4 stelle; l’introduzione del limite di 19°C (con tolleranza di 2°C) per le temperature medie negli edifici; il divieto di ogni tipologia di combustione all’aperto (falò rituali, barbecue e fuochi d’artificio, scopo intrattenimento, etc…); infine il divieto di spandimento dei liquami zootecnici.

Il semaforo rosso rimarrà in vigore fino a lunedi 13 gennaio, giorno in cui sarà disponibile la prossima valutazione di Arpa Piemonte.

Nella tabella seguente si riporta lo schema dettagliato delle limitazioni veicolari.




Al via il nuovo Smart&Start Italia. 90 mln a disposizione per la nascita di startup innovative

Il Ministero dello Sviluppo economico ha pubblicato la circolare che definisce i nuovi criteri e le modalità di presentazione delle domande per richiedere l’agevolazione prevista dalla misura Smart&Start Italia, che ha l’obiettivo di sostenere la nascita e lo sviluppo, su tutto il territorio nazionale, di startup innovative.

Smart&Start Italia ha a disposizione circa 90 milioni di euro di risorse per finanziare piani d’impresa, di importo compreso tra 100 mila euro e 1,5 milioni di euro, finalizzati alla produzione di beni e l’erogazione di servizi ad alto contenuto tecnologico e innovativo. Questi piani d’impresa potranno essere realizzati anche in collaborazione con organismi di ricerca, incubatori e acceleratori d’impresa, Digital Innovation Hub.

Le principali novità introdotte, sulla base del decreto ministeriale del 30 agosto 2019, riguardano la semplificazione dei criteri di valutazione e di rendicontazione, l’introduzione di nuove premialità, l’incremento del finanziamento agevolato fino al 90%, un fondo perduto fino al 30% per le imprese del Sud e un periodo di ammortamento fino a 10 anni.

A partire dal 20 gennaio 2020 le domande con i nuovi criteri per la richiesta dell’agevolazione potranno essere inviate a Invitalia, soggetto gestore della misura.




Contributi a enti e associazioni

Sono stati pubblicati sul sito dell’Assemblea legislativa il bando pubblico per la concessione di patrocini onerosi a sostegno di progetti e iniziative promossi da Enti pubblici e privati per il 2020 e le graduatorie dei progetti e delle iniziative di enti e associazioni che l’hanno ottenuto per il periodo 1 luglio – 31 dicembre 2019.

Il bando stanzia un importo complessivo di 100mila euro per gli enti pubblici e 320mila euro per le associazioni senza scopo di lucro a  sostegno di progetti e iniziative in ambito culturale, artistico, sportivo, sociale, turistico e promozionale, in attuazione della legge regionale 6/77, “Norme per l’organizzazione e la partecipazione a convegni, congressi ed altre manifestazioni, per l’adesione ad Enti ed Associazioni e per l’acquisto di documentazione d’interesse storico ed artistico”.Le richieste di patrocinio oneroso vengono valutate da una Commissione, sulla base di parametri oggettivi e condivisi, come la rilevanza geografica dell’evento, la valenza culturale, formativa, sociale, sportiva, turistico promozionale dell’iniziativa, l’impatto sull’immagine del Consiglio regionale, l’affidabilità di chi organizza, il rapporto con il territorio e la promozione e valorizzazione in chiave turistica o di valorizzazione del patrimonio culturale del Piemonte.

Per poter essere finanziate, le iniziative devono essere di interesse collettivo, aperte al pubblico e senza scopo di lucro. Non sono ammissibili iniziative la cui previsione di spesa complessiva sia inferiore a 1.000 euro o superiore a 50.000.

Le istanze devono riguardare iniziative che si svolgano tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2020 e devono essere presentate entro le 24 del 27 marzo se si svolgono dal 1° gennaio al 30 giugno o entro le 24 del 26 giugno se si svolgono dal 1 luglio al 31 dicembre.

Nel caso in cui l’attività si svolga a scavalco di due periodi l’istanza deve essere presentata entro le 24 del 26 giugno. Le istanze per le iniziative iniziate nel 2019 e che si concludono nel 2020 possono essere presentate nei termini indicati.

Per le attività non programmabili entro la scadenza del 26 giugno e che siano di nuova istituzione e realizzazione è prevista una scadenza suppletiva alle 24 del 30 settembre. Le iniziative devono svolgersi dal 1 luglio al 31 dicembre. Resta comunque fermo il principio che il patrocinio oneroso non può essere concesso se l’iniziativa si è già conclusa al momento di presentazione dell’istanza.