180 milioni di investimenti per migliorare la qualità dell’aria

Gli investimenti regionali 2020 per migliorare la qualità dell’aria ammontano a 180.812.000 di euro: Bollo auto (7 milioni), Controllo Ambientale del traffico (3 milioni di euro), Rinnovo veicoli (8.250.000 di euro) Piano regionale mobilità ciclabile (212.000 di euro), Trasporto pubblico (91.000.000 di euro), Agricoltura (38.100.000 di euro) Efficientamento energetico (31.800.000 di euro) Controllo edifici civili da parte di Arpa (500.000 euro)

LE 47 MISURE DEL PIANO

Per ridurre la presenza di sostanze inquinanti in atmosfera la Regione ha investito prevede di investire 180.812.000 di euro nel 2020.

Lo strumento principale è quello dei bandi che sono 37, di cui:

– 22 per il miglioramento del parco auto pubblico e privato

– 5 per le emissioni industriali

– 2 per la riqualificazione urbana

– 5 in campo agricolo

– 4 per la comunicazione delle azioni delle Regione verso le aziende

– 9 per l’Energia

IL PUBBLICO CAMBIA MOTORE

Per il Trasporto pubblico la Regione Piemonte ha messo a disposizione 13,5 milioni per l’acquisto di autobus elettrici; 70 milioni per l’acquisto di autobus ecologici; 7,5 milioni per le stazioni di ricarica. Sono previsti anche 950.000 euro per il miglioramento del sistema integrato Bip. Il ministero dei trasporti ha messo a disposizione 2,5 milioni per le infrastrutture di ricarica elettrica

L’ELETTRICO PER I PRIVATI

Questo capitolo prevede lo stanziamento di 5,5 milioni a fondo perduto di incentivi per la sostituzione dei veicoli di cui 2,5 per i privati con un bando che sarà pubblicato nell’estate 2020. Un altro bando da 2 milioni per i veicoli aziendali e 1 milione per le flotte pubbliche saranno pubblicati nella primavera 2020.

MENO INQUINI MENO PAGHI

È allo studio un sistema che sfrutta la tecnologia Gps per monitorare il parco auto circolante. Chi è proprietario di un veicolo benzina Euro 0 o diesel Euro 0, 1, 2 e 3 con limiti alla circolazione potrà circolare senza blocchi orari o giornalieri, rispettando un tetto massimo di percorrenza chilometrica annuale, calcolato in base alla tipologia e alla classe ambientale del veicolo. Si tratta di un sistema premiale e non punitivo che tra l’altro consentirà di monitorare gli stili di vita degli automobilisti in basi ai quali i sindaci potranno decidere di potenziare le linee di trasporto pubblico.

SE CAMBI AUTO NON PAGHI IL BOLLO

Per unire le esigenze di migliorare la qualità dell’aria e favorire chi è ancora possessore di auto inquinanti la Regione ha stanziato 7 milioni per esentare dal Bollo Auto per tre anni coloro che vendono un veicolo euro 0, 1 o 2 per acquistarne uno euro 6, purché non di lusso, cioè al di sotto dei 100 Kw di potenza: le persone che potrebbero giovarsi dell’esenzione sono 500 mila, e si stima che scelgano di farlo il 10%: quindi circa 50 mila.

ANCHE GLI AGRICOLTORI DARANNO IL LORO CONTRIBUTO

Per ridurre la produzioni di inquinanti in campo agricolo sono stati stanziati 38,1 milioni di cui 23,7 già stati assegnati alle aziende mentre altri 14,4 sono da assegnare. I bandi resteranno aperti fino alla fine del 2021. Sono principalmente tre i «compiti» assegnati agli agricoltori: ridurre le emissioni di ammoniaca; utilizzare concimi organici anziché minerali; fruttare nuove tecniche agronomiche verdi.

RISPARMIARE ENERGIA SIGNIFICA RIDURRE POLVERI SOTTILI E AZOTO

Per consumare meno energia è stato previsto un piano di incentivi di 30,8 milioni per la coibentazione degli edifici (pareti, tetti, solai, piani, piani pilotis, pannelli solari. L’acquisto di tecnologie a basso consumo (lampadine a Led) per illuminare le strade pubbliche e coibentare edifici come le Agenzie territoriali e le Asl, la Regione lancerà diversi bandi per ridurre le emissioni nocive in atmosfera.

COME CI AIUTA L’EUROPA

Per favorire la conversione di impianti inquinanti per il trasporto e per il riscaldamento degli edifici l’Unione europea ha messo a disposizione 1,7 milioni per Slowmove che promuove la mobilità ciclistica ed elettrica, 17,5 milioni per il progetto Life-IP Prepaire, 2,2 per E-Smart dedicato alla mobilità elettrica, 75.000 euro per il progetto Pellet, 75.000 euro per il progetto Legno 2 milioni per il progetto Samba

CONCLUSIONI

Mettendo insieme tutte le misure si prevede che entro il 2030 il PM10 sarà ridotto di 6.973 tonnellate e l’Ossido di Azoto di 9.107.




Tredici Regioni europee scelgono il Piemonte per guidare team di ricerca sull’idrogeno

Tredici regioni europee hanno scelto il Piemonte per guidare il team europeo che studia l’idrogeno come combustibile a impatto zero nel campo del trasporto su treno. Alcune regioni di Francia, Scozia, Norvegia e Spagna hanno deciso di affidare alla Regione Piemonte il ruolo di «capofila» della piattaforma tematica europea che studia i campi di applicazione di questo nuovo combustibile per il treno.

La notizia è stata comunicata questa mattina in Giunta dall’Assessore all’Ambiente e Innovazione, Matteo Marnati:

«Un grande riconoscimento a coronamento di un lavoro iniziato tre mesi fa. Il Piemonte si è dimostrato autorevole e credibile per la rete di rapporti che ha saputo creare con Bruxelles. Poche Regioni hanno il nostro know-how su questo fronte, tant’è vero che siamo il primo produttore europeo di motori a idrogeno che vengono prodotti dalla Alstom di Savigliano e che sono venduti alla Germania dove soltanto da pochi mesi circolano i primi treni per il trasporto commerciale, e ultimamente anche per le persone».

La Regione Piemonte è dunque «working group coordinator» delle cosiddette «Valli dell’idrogeno» per il trasporto su treno. Il team di ricercatori dell’Universita degli studi di Torino, del Politecnico e del Polo d’innovazione Clever, ha l’obiettivo – fissato dall’Ue – di sfruttare l’idrogeno non solo come carburante per la mobilità, ma di creare una vera e propria economia «neutrale» dal punto di vista climatico, entro il 2050.

A pesare sulla scelta delle regioni è stato fondamentale il parere della Regione Auvergne-Rhône-Alpes con la quale sarà sviluppato il progetto sul versante italo-francese. Il presidente Laurent Wauquiez in visita a Torino lo scorso 24 settembre, si era infatti detto favorevole al gemellaggio col Piemonte per studiare i campi di applicazione di questo carburante verde. In quella circostanza era stato siglato anche un patto fra le due Regioni per ridurre il riscaldamento globale sulle Alpi puntando a progetti di mobilità ed energia pulita.

Tra gli scienziati che fanno parte del gruppo di lavoro piemontese c’è il chimico Marcello Baricco, professore ordinario dell’Università di Torino che fa parte della commissione europea «Joint Undertaking Initiative Fuel Cells Hydrogen». Nella squadra piemontese anche Massimo Santarelli, professore di ingegneria energetica del Politecnico di Torino.

Oltre alla regione Rhône Alpes Region (Fr) e alla Regione Emilia Romagna (It) hanno espresso parere favorevole a favore del Piemonte la Grand Est Region (Fr), Aragon Region (Sp), Normandie Region (Fr), Bourgogne Franche-Comté Region (Fr), Occitanie Region (Fr), Ciudad Real (Sp), Région Nouvelle-Aquitaine (Fr), Région Bretagne (Fr), Vestland County Council (Norvegia), Scotland Europa (Scozia), Région Centre Val de Loire (Fr).




Confagricoltura chiede lo stato di crisi per il maltempo

Confagricoltura ha chiesto alla Regione Piemonte di dichiarare lo stato di crisi per gli eventi calamitosi.

“Apprezziamo l’impegno delle istituzioni, a tutti i livelli, che sono impegnate con ogni mezzo per fronteggiare l’emergenza – ha dichiarato il presidente regionale di Confagricoltura Enrico Allasia– e riteniamo indispensabile che la Regione dichiari lo stato di crisi, per poter intraprendere immediatamente tutte le azioni necessarie per fornire aiuto alle aziende in difficoltà, sia per la gestione dell’emergenza, sia per la ripresa dell’attività agricola”.

Anche se non saranno raggiunti i livelli dell’alluvione del novembre 2016 – sottolinea Confagricoltura Piemonte –  si presentano molte criticità con esondazioni, soprattutto nelle zone di pianura del sud Piemonte, e frane in quelle collinari, mentre in alta montagna permane un marcato pericolo di valanghe fino al fondovalle.

L’emergenza maltempo evidenzia ancora una volta la fragilità del territorio e la necessità di intervenire non più con misure tampone, ma con piani prioritari per le popolazioni, oltre che per le aziende. Occorre rivedere i programmi di manutenzione dei corsi d’acqua per mettere in sicurezza intere aree, prevenendo ulteriori dissesti idrogeologici che causano purtroppo vittime e milioni di danni all’agricoltura.

“A una prima valutazione – precisa il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro – la situazione appare molto grave e si temono ulteriori peggioramenti: molte zone in provincia di Alessandria sono state sommerse dalle acque del Bormida e nel capoluogo il Tanaro è esondato. Nell’Astigiano hanno sofferto particolarmente i comuni a Sud della provincia.

Nel Canavese, al confine con la Valle d’Aosta, si registrano frane e smottamenti”.
Le sedi territoriali di Confagricoltura, al lavoro con oltre 50 tecnici per una prima analisi dei danni, rilevano che nella quasi totalità delle zone allagate in cui sono stati seminati grano e orzo si è perso tutto e prima di poter entrare nuovamente nei terreni per lavorarli, e quindi riseminare, occorrerà attendere la fine dell’inverno.

L’orticoltura conta danni al 100% per le verdure in campo, in particolare nelle province di Alessandria e Torino: verze, cavoli, cavolfiori, broccoli e spinaci, sono completamente persi. Totalmente allagati molti vivai, in particolare di pioppi, nella provincia di Cuneo.

Di seguito, nel dettaglio, la situazione rilevata dai tecnici di Confagricoltura nelle diverse province.

Provincia di Alessandria
Nel territorio della pianura casalese si registrano vasti allagamenti di campi senza danni alle strutture; rimangono da verificare i danni nelle zone di Coniolo e Terranova dove il Po è esondato. Danni ai pioppeti, ma non ai livelli del 2016. Sicuramente sarà necessario effettuare lavori di sistemazione e livellamento dei terreni.

Allagamenti anche nella zona collinare della Valle Cerrina con qualche piccola frana nella zona di Villadeati. Grande preoccupazione per le semine autunnali non ancora ultimate che difficilmente potranno essere realizzate.

Dalle verifiche effettuate nel Novese risulta che sono numerosi i seminativi e i prati allagati in diversi punti della pianura alessandrina. Alcune strade poderali e interpoderali sono state compromesse. Microfrane si segnalano in quasi tutte le aree viticole del Novese e del Gaviese. In particolare nel Comune di Gavi, la cascina Sciottra, dell’Azienda Agricola La Centuriona registra un danno rilevante, dovuto al collasso di una vasta area collinare di una decina di ettari che ha distrutto irrimediabilmente almeno 5 ettari di vigneto.

L’Acquese è una delle aree più colpite. Le aziende con terreni in pianura, alla destra e sinistra della Bormida, registrano allagamenti delle colture a seminativo (grano e orzo) e delle coltivazioni arboree a pioppeto, noccioleto e vivaio, con depositi di sedimenti vari da rimuovere. In tutte le zone collinari si sono verificate frane e smottamenti di ogni tipo, che interessano coltivazioni di vigneto, e compromissione di strade poderali. Ci sono ancora paesi e frazioni isolati per le strade interrotte dalle frane.

Si segnala in particolate una frana che ha interessato un fabbricato dell’azienda Marenco in Regione Contero nel Comune di Strevi, che ha abbattuto un muro perimetrale devastando i vani abitati che sono stati prontamente evacuati nella giornata di sabato 23.

Nell’Ovadese oltre agli allagamenti e alle erosioni dei campi dovuti all’esondazione dei fiumi, rii, ruscelli e fossi, si sono accentuati i danni già provocati dall’ultimo evento alluvionale del 21 ottobre, anche con ulteriori frane e smottamenti dei terreni.

Il Tortonese si segnalano allagamenti diffusi, non tanto dovuti a esondazioni di torrenti, ruscelli, rii e rogge, quanto all’incapacità dei terreni di assorbire la notevole quantità di acqua caduta in poche ore. Ai danni dello scorso 21 ottobre si aggiungono, a livello strutturale, danni degli eventi degli ultimi giorni, con frane su vigneti e colture collinari, oltre a problemi di viabilità, specialmente interpoderale.

La zona attorno al capoluogo (Alessandria) è la più colpita; l’esondazione del fiume Bormida ha interessato i fabbricati di alcune imprese in sponda destra, nell’area immediatamente a valle del ponte per Spinetta Marengo (chiuso dal pomeriggio di sabato alle 18.00 di domenica 23 novembre).

I terreni lungo l’intera asta del fiume Tanaro fanno registrare allagamenti ed esondazioni di piccole rogge e rii dal confine con la provincia di Asti fino alla confluenza con il Po. Il bacino del Bormida lungo l’intera asta fluviale, dalla confluenza con il Tanaro in comune di Alessandria, scendendo verso la confluenza con l’Orba in comune di Castellazzo e nei comuni di Borgoratto, Gamalero, Castelspina, Sezzadio, Cassine, Castelnuovo Bormida, Rivalta Bormida, Strevi e Acqui Terme mostra vistosi allagamenti.

Data l’impraticabilità delle strade e dei terreni, la verifica e il conteggio dei danni sono ancora in corso, soprattutto nelle zone allagate dove l’acqua deve ancora ritirarsi completamente.

Provincia di Asti
Nella zona di Villanova e Villafranca si registrano allagamenti dei campi dovuti alla fuoriuscita di acqua da fossati di scolo dei terreni. I problemi riguardano sia le semine già effettuate, sia quelle future, ma anche l’impossibilità di distribuire in campo letami e liquami, con un conseguente eccessivo accumulo degli stessi nelle vasche di stoccaggio.
A causa dell’esondazione del Tanaro nell’area “dell’Isolone” (la parte di pianura più fertile della provincia, che ricade nel territorio nei comuni di Asti, Azzano, Rocca d’Arazzo e Castello di Annone), sono state allagate vaste aree golenali nei comuni di Rocchetta Tanaro e Cerro Tanaro.

Nel Comune di San Damiamo sono state chiuse le strade confinanti con il Borbore.
Si segnalano allagamenti e smottamenti di media entità nella zona di Montechiaro d’Asti.
Si segnalano allagamenti e smottamenti di media entità nella zona di Costigliole.
Nella valle del fiume Belbo, comuni di Nizza e Canelli, si segnalano diversi problemi a carico delle strade comunali e provinciali per numerose frane e smottamenti.  Si segnalano anche danni a causa delle inondazioni per la fuoriuscita del fiume Bormida, anche se meno gravi di quelli verificatisi nell’Acquese.

Provincia di Cuneo
Si contano numerosi e diffusi allagamenti di media o piccola entità, con la situazione più grave a Cardèdove la piena del Po e dei rii minori, a causa anche della mancata pulizia degli alvei, ha provocato l’allagamento dell’intero abitato. È stato necessario abbattere un ponte, che faceva da diga, per far defluire l’acqua.

Più ingenti, poi, i danni nelle zone collinari e pedemontane della Granda, nonostante la neve caduta sopra i 1.200 metri abbia fortunatamente mitigato le conseguenze. Si registrano frane diffuse negli appezzamenti condotti a noccioleto e a vigneto, che si aggiungono ai numerosi danni causati alla viabilità secondaria in tutta l’area del Monregalese e dell’Alta Langa, con la chiusura di diverse strade, dalle provinciali alle poderali. Gli smottamenti impediscono una regolare circolazione e, soprattutto, richiederanno importanti opere di ripristino per evitare problemi maggiori e permettere il normale accesso ai fondi.

Nelle aree di pianura il bilancio è particolarmente pesante per le colture seminative (cereali autunno-vernini e prati), le cui piantine hanno subito danni da asfissia per immersione. Diverse, poi, le aziende che non sono riuscite a seminare in tempo, a causa delle ripetute piogge del mese di novembre, e che quindi si troveranno costrette a variare piano colturale.

Su questa situazione grava anche il divieto di spandimento dei liquami che scatterà il prossimo 1° dicembre.

Bloccate, infine, anche tutte le operazioni di riconversione degli impianti e la messa a dimora di nuovi noccioleti e varietà frutticole. Tra i danni indiretti da segnalare che l’autunno piovoso, in particolare, potrebbe avere serie ripercussioni sulla difesa fitosanitaria delle piante nei prossimi mesi.

Provincia di Torino
Si segnalano terreni allagati in vaste aree pianeggianti, un po’ in tutta la provincia, con danni alle coltivazioni orticole in pieno campo: cavoli, cavolfiori, verze, broccoli, spinaci. Si registrano smottamenti nelle aree collinari, con particolari problemi nei comuni di Cavour, dove si registrano tre frane nelle zone Rocca e guado di Zucchea; in comune di Bricherasio, con frane in località Rivà, Via Molarosso, Strada Santa Caterina e Strada Canavero, dove le strade sono state chiuse al traffico. Si segnalano allagamenti della strada provinciale Bricherasio – Garzigliana, allagamenti in località Braide di Bricherasio.

Il fiume Chisola è esondato in più punti, causando danni alle coltivazioni di orzo, grano e loietto nei comuni di Volvera e None.
A Vigone si registrano allagamenti nelle località Quintanello, Fontanette, nell’area della circonvallazione e nell’area del cimitero di Cercenasco.
Allagamenti sono segnalati anche tra Villastellone, Santena, Poirino e Riva presso Chieri.
Preoccupa l’evoluzione del maltempo attesa per i prossimi giorni, soprattutto per la tenuta delle aree collinari del Canavese verso la Valle d’Aosta, dove si registrano già alcuni movimenti franosi.

Si segnalano inoltre forti criticità per le aziende di allevamento che da oltre un mese non riescono a distribuire nei campi gli effluenti zootecnici: fino a febbraio, per le limitazioni imposte dalle normative ambientali, non sarà più possibile effettuare le concimazioni con i liquami, ma a causa dell’allungamento dei tempi molte imprese si troveranno con le vasche di stoccaggio piene prima della scadenza prevista.

Province di Vercelli – Biella
Vaste zone allagate, in particolare nei comuni di Caresana, Asigliano, Motta de’ Conti, dove i terreni dovranno essere ripristinati e livellati. Allagamenti anche nelle risaie, dove sono previste difficoltà a effettuare le semine per i sovesci.
Frane e smottamenti sono segnalati in Valsesia e nel Biellese.

Province di Novara e Vco
I laghi d’Orta e Maggiore sono sopra il livello di guardia; si segnalano allagamenti delle risaie, con difficoltà a effettuare le semine per i sovesci.




Violenza donne, Rosso: determinante per contrastarla lavorare con le giovani generazioni

È determinante lavorare con le scuole e le giovani generazioni per contrastare la violenza sulle donne”. Così l’assessore ai Diritti civili, Roberto Rosso, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, intervenendo all’Ecomuseo di Torino per la presentazione della mostra “Politica e carità. Donne dell’Ottocento, la doppia anima delle donne nel secolo del cambiamento” e dell’esposizione dei lavori delle studentesse del Primo liceo.

“La Regione Piemonte in collaborazione con le scuole – aggiunge – ha attuato dei piani formativi mirati rivolti, sia agli insegnanti in ottica di prevenzione per il riconoscimento dei segnali e delle richieste di aiuto, sia verso gli studenti per la diffusione della cultura di parità e del rispetto di genere.

Il 31,5% delle donne tra 16 e i 70 anni, quasi 7 milioni di italiane, è stata vittima di violenza. Ogni giorno in Italia 88 donne subiscono un atto di violenza, una ogni quarto d’ora. Nell’82% dei casi chi compie l’aggressione conosce la sua vittima, ha le chiavi di casa o gli si apre la porta.

I dati dell’ultimo rapporto della Polizia di Stato sulla violenza di genere mostrano “uno scenario agghiacciante in cui l’unico dato consolante è la maggior consapevolezza del delitto subito: sale infatti la propensione e la fiducia nel denunciare, forse anche per effetto del Codice Rosso, entrato in vigore ad agosto, che inasprisce le sanzioni per chi commette questo reato e si accelerano le indagini obbligando i Pm ad ascoltare le vittime entro tre giorni”.

Un capitolo significativo nell’opera di contrasto a un fenomeno ancora così diffuso si realizza “promuovendo tra i giovani una cultura basata sulla parità di genere e mettendo in luce i fattori socioculturali, tra cui i modelli di genere maschili e femminili, ancora molto stereotipati, e rendendo nota la presenta di reti di supporto”.




Le imprese presenti nei piccoli comuni generano più PIL

Le fabbriche, gli uffici, i negozi e le botteghe presenti nei piccoli Comuni con meno di 20 mila abitanti producono il 38 per cento del Pil generato da tutto il comparto economico privato presente nel Paese (industria e servizi); un’incidenza superiore a quella ascrivibile alle attività situate nelle grandi città (35 per cento del Pil), ovvero quelle con più di 100 mila abitanti.

E’ questo il principale risultato emerso da una elaborazione realizzata dall’Ufficio studi della CGIA per conto di ASMEL, l’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali, che rappresenta oltre 2.800 Comuni in tutt’Italia.

“A differenza delle grandi città – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – i piccoli Comuni hanno pochi mezzi a disposizione e tanti problemi di dimensione sovracomunale da affrontare. La forte concentrazione delle attività produttive nelle realtà territoriali minori impone a questi Sindaci risposte importanti su temi come la tutela dell’ambiente, la sicurezza stradale, la mobilità, l’adeguatezza delle infrastrutture viarie e la necessità di avere un trasporto pubblico locale efficiente. Sono criticità che richiedono un approccio pianificatorio su larga scala che, spesso, non si può attivare a causa delle poche risorse umane e finanziarie a disposizione”.

Dei 750 miliardi di euro di valore aggiunto prodotto da tutte le aziende private presenti nel Paese (pari a poco meno della metà del Pil nazionale), 286,6 miliardi sono generati nelle piccole Amministrazioni comunali e 261,2 miliardi nelle grandi. Nei medi Comuni (quelli tra i 20 e i 100 mila abitanti), il valore aggiunto ammonta a 202,2 miliardi (il 27 per cento del totale del Pil in capo al settore industriale).

“I Comuni con meno di 20 mila abitanti – segnala il segretario Renato Mason – sono importanti non solo perché ospitano tantissime imprese private e generano tanto Pil, ma anche perché costituiscono il 93 per cento del totale delle amministrazioni comunali presenti nel Paese, ci abita il 46 per cento di tutta la popolazione nazionale e ci lavora il 41 per cento degli addetti italiani presenti nelle aziende private. Assieme ai Comuni di media dimensione sono i principali soggetti economico/ istituzionali che la politica romana dovrebbe guardare con maggiore attenzione”.

Disaggregando il valore aggiunto totale prodotto dalle imprese private nelle due branche che lo compongono, industria e servizi, emerge la grandissima vocazione manifatturiera dei Comuni con meno di 20 mila abitanti. In questi piccoli enti locali risultano insediate il 54 per cento delle unità operanti nel settore dell’industria (pari a 533.410 imprese) il 56 per cento degli addetti (poco più di 2.944.200 lavoratori) e addirittura il 52 per cento del valore aggiunto (163,9 miliardi di euro).

“Come era facilmente prevedibile – dichiara Daniele Nicolai ricercatore dell’Ufficio studi – il settore dei servizi  è concentrato in particolar modo nelle grandi realtà urbane: nelle città con più di 100 mila abitanti, infatti, scorgiamo il 32 per cento delle unità locali di questo settore, il 37 per cento degli addetti e il 45 per cento del valore aggiunto”. I piccoli Comuni con meno di 20 mila abitanti, tuttavia, si ritagliano anche nei servizi un ruolo per nulla marginale, rappresentando il 38 per cento delle imprese (1.370.462 unità), il 33 per cento degli addetti (3.585.139 addetti) e il 28 per cento del valore aggiunto (122,7 miliardi di euro) (vedi Tab. 3).

Nel Triveneto vince l’alleanza piccoli Comuni e piccola impresa
Se non consideriamo la Valle d’Aosta, il Molise e la Basilicata – che sono le uniche regioni italiane che non hanno Amministrazioni comunali con più di 100 mila abitanti – è il Triveneto l’area geografica del Paese dove nei piccoli Comuni si concentra il più alto numero di imprese, di addetti e anche di valore aggiunto.

Nei Comuni con meno di 20 mila abitanti, il Trentino Alto Adige guida la graduatoria con una incidenza pari al 64 per cento del totale delle unità locali dell’industria e dei servizi presenti nella regione. Seguono il Friuli Venezia Giulia con il 62 per cento, la Calabria con il 61 per cento e il Veneto con il 56 per cento.

Per quanto concerne gli addetti, invece, sempre nelle piccole amministrazioni locali con meno di 20 mila abitanti svettano il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige, entrambi con una incidenza del 63 per cento. Seguono il Veneto con il 57 per cento, e la Calabria con il 55 per cento .

In merito al valore aggiunto, infine, è ancora una volta il Friuli Venezia Giulia a registrare l’incidenza più alta nei territori caratterizzati dalla presenza dei piccoli Comuni (64 per cento). Tallonano la regione più nordestina del Paese il Trentino Alto Adige (58 per cento), il Veneto (57 per cento) e l’Abruzzo (51 per cento).

 




Confermato il patto per l’innovazione nell’agricoltura

Con Uncem, Agrion ha condiviso alcuni progetti che abbiamo e che possiamo mettere a sistema – spiega il Presidente Agrion, Giacomo Ballari – Pensiamo a iniziative sul tema dello sviluppo dell agricoltura di montagna, attraverso una rete di soggetti che insieme possano fornire una serie di strumenti e supporti in grado di sostenere lo sviluppo e la competitività dell’economia delle aree interne e di montagna attraverso l’innovazione, la ricerca applicata  e la sperimentazione in campo.

Un valido e importante supporto per  lavorare al fianco dei Comuni montani, delle loro Unioni e di tuti i soggetti che intendono investire nello sviluppo di queste aree fornendo buone prassi e progetti utili per rinnovare e rafforzare le filiere tradizionali ed eventualmente valorizzarne di nuove. Stiamo definendo alcune progettualità da presentare alla Regione. Il tema del digitale, della condivisione di dati e contenuti può essere un aspetto facilitante per offrire supporti ai Comuni delle aree montane.

Si conferma e si rafforza il patto tra Agrion e Uncem. Ricerca, innovazione, coinvolgimento degli Enti locali sono i pilastri del lavoro insieeme. L’accordo di collaborazione era stato sancito un anno fa in un protocollo d’intesa firmato dal Centro con sede a Manta e l’Associazione di Comuni.

“Con Agrion abbiamo fatto riflessioni rispetto alla PAC e al PSR – aggiunge il Presidente Nazionale Uncem, Marco Bussone – I Comuni montani hanno sempre più bisogno di supporto e di iniziative innovative che possano aiutare a invertire la tendenza di spopolamento e abbandono di alcuni territori. Il tema delle piattaforme e di progetti e sperimentazioni per rilanciare l’agricoltura di montagna possono essere contenuti utili, anche per le giovani generazioni. Con Agrion lavoriamo a un documento comune da sottoporre alla Regione per poter condividere le linee guida e le priorità che vorremmo seguire da qui ai prossimi mesi in questo contesto”




Maltempo, Confagricoltura: urgente un piano di prevenzione e manutenzione del territorio

Frane, smottamenti, allagamenti. L’incubo alluvione è tornato al Nord. Le sedi territoriali di Confagricoltura sono in contatto costante con le strutture per intervenire a sostegno delle aziende che stanno subendo danni enormi per le esondazioni e il dissesto idrogeologico diffuso.

In Piemonte la situazione è grave e si temono ulteriori peggioramenti: molte zone in provincia di Alessandria sono sommerse dalle esondazioni del Bormida; nel capoluogo il Tanaro è uscito e la vera piena del fiume non è ancora del tutto arrivata.

Nell’Astigiano soffrono i comuni a Sud: a Canelli, la capitale dell’Asti Spumante, è massima allerta per il Belbo, che cresce di 10 centimetri all’ora. Ma è tutta la Valle Belbo a temere quanto già vissuto nel novembre del ’94.

A Torino il Po è in piena e ha sommerso la zona dei Murazzi; nel Canavese, al confine con la Valle d’Aosta, l’elenco delle frane e degli smottamenti per lo straripamento dei rii è lunghissimo.

Confagricoltura evidenzia che in tutte le zone in cui sono stati seminati grano e orzo si è perso tutto e prima di poter riseminare, e quindi entrare nuovamente nel terreno per lavorarlo, occorrerà attendere la fine dell’inverno.

L’orticoltura conta danni al 100% per le verdure in campo, in particolare nelle province di Alessandria e Torino: cavoli, cavolfiori, spinaci, cardi sono completamente persi. Totalmente allagati i vivai, in particolare di pioppi, nelle due province e in quella di Cuneo.

In Valle d’Aosta numerose borgate sono totalmente isolate per la neve e le frane, con conseguenze anche per gli allevamenti: impossibile distribuire il latte delle stalle e altrettanto difficoltoso portare rifornimenti per il bestiame.

In Liguria un vero e proprio evento alluvionale ha colpito le province di Genova e Savona, con smottamenti, mareggiate e allagamenti. Le situazioni peggiori nell’entroterra si registrano nella Val Bormida al confine con il Piemonte.
Sulle zone costiere, per ciò che concerne l’agricoltura, intere coltivazioni e serre sono sott’acqua.

In Lombardia si attende la piena del Po e numerose aziende agricole in prossimità del fiume sono state evacuate. Il livello dei laghi alpini è altissimo e sono pertanto state aperte alcune dighe per far defluire l’acqua.

In Emilia Romagna è ancora allerta: la scorsa settimana alcuni argini non hanno tenuto, con allagamenti nelle aziende e anche nelle case. Perse le semine di frumento e le orticole. Si attende la piena del Po da domani.

“L’emergenza maltempo – commenta il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – evidenzia ancora una volta la fragilità di tutto il territorio nazionale e la necessità di intervenire non più con misure tampone, ma con piani prioritari per le popolazioni, oltre che per le aziende. Occorre rivedere i programmi di manutenzione dei corsi d’acqua per mettere in sicurezza intere aree, prevenendo ulteriori dissesti idrogeologici che causano purtroppo vittime e danni di milioni alle imprese e all’agricoltura italiana”.




Maltempo in Piemonte: situazione in miglioramento. Rimane l’allerta arancione per il rischio valanghe

Il bollettino divulgato dal Centro funzionale di Arpa segnala la fine dell’allerta rossa sul Piemonte.

Per le prossime 24 ore, Arpa ha emesso un’ allerta arancione per rischio valanghe in tutti i settori alpini piemontesi, per la possibilità di distacchi di grandi valanghe spontanee che potranno interessare la viabilità.

Permane l’allerta gialla per rischio idrogeologico in tutta la regione, legata agli elevati livelli idrometrici dei fiumi piemontesi.

Le previsioni meteorologiche prevedono l’allontanamento della depressione che ha interessato la regione nel fine settimana e che ha causato le forti precipitazioni e la conseguente rimonta dell’alta pressione da ovest, con condizioni più stabili sul Piemonte.




“Formazione è sviluppo”: Fondimpresa, le opportunità da conoscere

Al Circolo dei Lettori si è svolto l’incontro promosso da O.B.R. Piemonte per fare il punto sulla formazione rivolta adaziende e lavoratori e per guardare alle prospettive del prossimo futuro

Il Circolo dei Lettori ha ospitato oggi l’incontro sul tema “Formazione È Sviluppo: le opportunità di Fondimpresa per aziende e lavoratori”, promosso da O.B.R. Piemonte. È stata l’occasione per approfondireil ruolo della formazione attraverso strumenti che gli scenari imprenditoriali richiederanno nel prossimo futuro, masono stati analizzati anche i vantaggi che le aziende possono riscontrare nell’immediato.

Il presidente di O.B.R., Paolo Balistreri, ha dichiarato: «Fondimpresa è in costante crescita e nel periodo 2004-2019 ha registrato l’adesione di 201.539 aziende e 4.681.175 lavoratori (datiInps dello scorso 30 giugno).

In Piemonte le aziende aderenti sono 15.044 e i lavoratori 470.002, pari al 10% del totale, dato significativo in un tessuto industriale come il nostro. Si tratta di uno strumento fondamentale per favorire la crescita della competitività delle imprese e delle competenze dei lavoratori attraverso la formazione.

Nel corso di quest’anno abbiamo affrontato questo argomento contattando 3.516 aziende piemontesi, sensibilizzandole all’utilizzo delle risorse. Nel prossimo futuro c’è una convenzione triennale, fino al 2022, con Fondimpresa e un evento incentrato sui risultati del nostro lavoro di monitoraggio valutativo dei piani formativi realizzati in Piemonte nel corso del 2018».

Quello della formazione è uno strumento organizzativo che presenta potenzialità e limiti: il tema è stato affrontato da Lorenzo Tesio, dottore di ricerca in Psicologia sociale e dello sviluppo all’Università degli studi di Torino, assieme altrainer consultantMarco Rigamonti.

Industria 4.0 comporta un’evoluzione che non riguarda solo la tecnologia ma anche e soprattutto le persone: Ermanno Rondi, responsabile del Gruppo Tecnico Confindustria e amministratore delegato del Gruppo Incas, ha approfonditoi nuovi orizzonti del sapere in relazione al contesto economico e imprenditoriale.

Giuseppe Gattino, a.d. di Vega International Tools, e Mauro Clara, responsabile talent di Ferrero Italia, hanno riferito le rispettive storie a proposito di formazione coni risvolti pratici sulle attività delle Pmi e delle grandi aziende. Raffaele Saccà, direttore Area Conto Formazione e Articolazioni Territoriali per Fondimpresa, ha inoltre illustrato le opportunità a disposizione delle aziende.

Alberto Artioli, vicepresidente O.B.R. ha concluso i lavori: «Arrivano segnali incoraggianti–ha dichiarato -,siamo passati da una percentuale del 4% di adulti interessati alla formazione al dato attuale che è salito all’8,5%.

È un passo avanti per Europa 2020, ma è chiaro che c’è ancora molto da fare. C’è oggettivamente un problema di formazione nel nostro Paese, di cui dobbiamo tenere conto in un quadro generale orientato all’internazionalizzazione, all’innovazione, al necessario dialogo con le agenzie formative.

Il nostro impegno sul territorio ha un ruolo molto importante, per esempio nell’assistenza sui bandi, per rafforzare il sistema di rete e per la promozione della cultura della formazione presso i lavoratori come elemento strategico di sviluppo del lavoro e della contrattazione tra le parti»




Nasce la “Piemonte Outdoor Commission” il nuovo motore di sviluppo per il turismo attivo

Nasce “Piemonte Outdoor Commission”, una nuova piattaforma che mappa il turismo attivo e gli sport all’aria aperta in Piemonte per favorire lo scambio di idee e progetti tra i vari attori pubblicie privati del settore turistico piemontese,sviluppare un’offerta specifica da promuovere in modo coordinato ed efficace in Italia e all’estero e puntare al rilancio delle aree montane marginali.

Il progetto, promosso e finanziato da Unioncamere Piemonte con il sostegno di Regione Piemonte e il coordinamento di VisitPiemonte -DMO Piemonte, la società in house della Regione Piemonte e di Unioncamereche si occupa della valorizzazione turistica e agroalimentare del territorio, verrà presentato ufficialmente venerdì 22 novembre alle ore 10 al Circolo Canottieri Esperia di Torino.

Perché puntare su questo settore?

Nel 2018 il settore dell’Outdoor in Italia ha fatturato 4,9 miliardi di euro, con una previsione di crescita dell’1,3% nel 2019; oltre 68 milioni le presenze turistiche, con stima a +2,3% per l’anno in corso.

Il Piemonte, con una stima del +9,8%, è la regione italiana con il maggiore indice di crescita nel 2019 (fonte: Osservatorio delTurismo Outdoor-Agenzia JFC). Tra gli stranieri, nel 2019 primeggiano i tedeschi (19%), seguiti dai francesi (10%) e dagli olandesi (9%). E, in termini d’attività praticate, circa la metà dei vacanzieri attivi in Italia pratica cicloturismo, con una spesa media giornaliera di 77 euro escluso viaggio e alloggio.

Due gli obiettividi questo progetto: da un lato, rendere più facilmente fruibili, su una piattaforma online unica, ai visitatorie ai turisti la molteplicità di esperienze outdoorche si possono vivere in Piemonte e che oggi risultano molto frammentateper tipologia di attività e area territoriale.

Si tratta, quindi, di un raccordo necessario persviluppare un’offerta specifica da promuovere in modo coordinato.Dall’altro, l’Outdoor rappresenta una leva per il rilancio di aree più marginali e a rischio di spopolamento e dove, attraverso la creazione di circuiti turistici a tema supportati da un’attività di formazione imprenditoriale realizzata con l’Università di Torino, si vuole stimolare la creazione di micro-imprese locali che si inseriscano e sostengano la filiera necessaria per il turismo outdoor (noleggi, ricambi, guide turistiche, ristorazione, accoglienza, artigianato).

Una prima sperimentazione è in corso in particolare per due aree interne,Valli di Lanzo in provincia di Torino e Val Borbera in provincia di Alessandria. In altri termini, l’idea è che unturismo “sostenibile” sia tale se crea opportunità economiche allargate sul territorio, consentendo di mantenere e valorizzare le identità culturali e le comunità locali.

Il progetto, che si svilupperà su tre anni, nel corso del 2019 ha visto la costituzione di una cabina di regiamista con tutte le ATL piemontesi e le singole Camere di commercio, cabina che ha lavorato per mappare la situazione esistente. Nella fase successiva, l’Outdoor Commission coinvolgerà anche gli altri attori della filiera (associazioni, consorzi, ecc) per arrivare alla definizione di proposte turistiche condivise.

“Le Camere di commercio da sempre hanno supportato il turismo come motore di sviluppo economico del territorio ed ora, con la riforma, lo possono fare con ancora maggiore autorevolezza essendo stata inserita la materia negli scopi istituzionali.

Oltre a tutti i servizi volti a migliorare la competitività delle singole imprese turistiche (digitalizzazione,innovazione, competenze), con il progetto Piemonte Outdoor Commission abbiamo voluto fare un’azione di sistema regionale, per connettere i vari attrattori turistici e presentare l’offerta outdoor regionale in ottica unitaria e coordinata.

L’obiettivo è quello di diventare protagonisti nell’offerta di turismo outdoor, un turismo in crescita e che potrebbeulteriormente accelerare grazie alle nuove sensibilità del turismo slow ed ecosostenibile” commentail Presidente della Camera di commercio di Biella e Vercelli, Alessandro Ciccioni.

Alta montagna, laghi, colline, paesaggi variegati e percorsi perogni gusto e livello,il Piemontesi avvale di scenari unici per lo sviluppodi un turismo fatto di escursioni a piedi e in bici e di un approccio esperienziale alla natura, particolarmente adattialle pratiche predilette dai turisti outdoor:età media 44 anni,con un aumento di under 30 e over 60, appassionati dibicicletta, di discipline slow legate alle camminatee altrekking, di sport d’acquacomehydrospeed e rafting, di arrampicata.

“Il progetto Piemonte OutdoorCommission nasce dalla consapevolezza, sostenuta dai dati statistici, che il prodotto Outdoornella sua particolare declinazione di “turismo slow”sia in costante crescita sia sul mercato nazionale che sui nostri mercati esteri di riferimento-spiega l’Amministratore Unicodi VisitPiemonte, Mariagrazia Pellerino- La nostra regione offre una varietà di prodotti turistici fuori dai percorsi consueti: attività open –air rivolte non solo agli sportivi ma anche atutti coloro che ricercano nel territorio svago e vacanza in una logica di sostenibilità tra natura, arte, storia, enogastronomia ed esperienze insolite”.

Il gruppo di lavoro misto pubblico-privato dellaOutdoorCommission coinvolgerà-oltre a VisitPiemonte(capofila), Unioncamere Piemonte e Regione Piemonte Assessorati alla Montagna, Turismo, Sport -le Camere di commercio piemontesi, le Agenzie Turistiche Locali, i Consorzi Turistici e i GAL, le Associazioni dicategoria.

La cabina di regia lavorerà sulla mappatura dell’offerta outdooresistente e sull’analisi dei rischie delleopportunità; lo sviluppo di proposte integratedi esperienze da promuovere tramite strumenti digitali e comunicazione;la definizione un piano di comunicazione;il lancio delle offerte su mercati prioritariin Italia e all’estero, lo stimolo di progetti d’impresa locali attraverso seminaridi formazione e laboratori d’imprenditorialità montana; il monitoraggio e la misurazione dei risultati. Un lavoro puntuale che si affiancaa quello in corso su scala interregionale e transfrontaliera per il PITEM MITO, il Pianointegrato di sviluppo del turismooutdoornell’ambito del programma europeo di cooperazione Francia-Italia Alcotra 2014–2020.

Anche qui,l’obiettivo di creare una strategia turistica senza confinisi affianca ad un progetto incentrato sulla sostenibilità ambientaledella fruizione dei territori, da realizzarsi attraverso un modello condiviso di governance, il coinvolgimento degli attori localiattraverso scambi di buone pratiche, valorizzazionee sviluppo delle competenze degli operatorie lavorando, laddove necessario, sul miglioramento del sistema dell’accoglienza e sulla creazione di servizi.

La presentazione di venerdì 22, arricchita da interventie approfondimenti, sarà moderata da Davide Cassani, Commissario Tecnico della nazionale italiana maschile élite di ciclismo su strada.