Nel III trimestre 2019 sono quasi 430mila le imprese

Nel periodo luglio-settembre 2019 il sistema produttivo regionale ha evidenziato un lieve incremento della propria base imprenditoriale.

Il III trimestre 2019 si è chiuso, infatti, con un risultato debolmente positivo per il tessuto imprenditoriale piemontese. In base ai dati del Registro imprese delle Camere di commercio, emerge come – nel periodo in esame – siano nate in Piemonte 4.861 imprese, performance migliore rispetto a quella evidenziata nello tesso periodo del 2018. Anche le cessazioni (valutate al netto delle cancellazioni d’ufficio) hanno, tuttavia, mostrato un incremento rispetto al III trimestre 2018, attestandosi a 4.286: il saldo è risultato quindi positivo per sole 575 unità.

Lo stock di imprese complessivamente registrate a fine settembre 2019 presso il Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi ha raggiunto le 429.449 unità.

Il bilancio tra nuove iscrizioni e cessazioni si è tradotto in un tasso di crescita del +0,13%, dato analogo rispetto a quello registrato nel III trimestre 2018 (+0,11%). L’intensità dello sviluppo della base imprenditoriale piemontese risulta, ancora una volta, inferiore a quella rilevata a livello medio nazionale (+0,23%).

“I dati non brillanti dei primi nove mesi dell’anno ci restituiscono una regione fragile. Ora più che mai, l’intervento di tutte le istituzioni deve essere coordinato. Occorre da una parte focalizzare i nostri interventi su poche linee strategiche e dall’altra utilizzare a pieno i fondi europei, con misure volte a potenziare ulteriormente le nostre eccellenze; in questa maniera potremo fare vera politica industriale e supportare il nostro sistema imprenditoriale”, commenta Vincenzo Ilotte, Presidente Unioncamere Piemonte.

Il dato piemontese scaturisce da andamenti differenziati a livello territoriale. Il nord della regione mostra maggiori difficoltà: Novara e Biella registrano tassi negativi, rispettivamente pari a -0,48% e -0,19%, mentre il tessuto imprenditoriale del Verbano Cusio Ossola (+0,04%) e di Vercelli (+0,05%) risulta sostanzialmente stazionario. Anche Alessandria (+0,02%) e Asti (+0,09%) segnano tassi di crescita di modesta entità e inferiori al dato medio piemontese. Al di sopra del risultato regionale si collocano, invece, Cuneo (+0,7%) e Torino (+0,27%).

L’analisi per forma giuridica evidenzia segnali positivi per le società di capitale, che rappresentano il 18,7% delle imprese aventi sede legale in Piemonte e che hanno realizzato, nel III trimestre del 2019, un tasso di crescita dello +0,50%. Si registra un incremento anche per le ditte individuali (+0,17%), che rappresentano oltre la metà delle imprese, e per le altre forme (+0,10%). In negativo solo le società di persone che, con una quota del 22,6% del tessuto imprenditoriale regionale, registrano un tasso del -0,24%.

Nel terzo trimestre dell’anno tutti i settori di attività hanno registrato tassi di variazione dello stock positivi. Il turismo (+1,67%) e gli altri servizi (+1,32%) hanno realizzato le performance migliori. Il comparto del commercio ha manifestato una crescita del +1,07%, seguito dalle imprese delle costruzioni che crescono dell’1,0%. Più modesta, ma sempre positiva, la variazione evidenziata dal tessuto imprenditoriale dell’industria in senso stretto (+0,65%) e dell’agricoltura (+0,48%).




Nuovo possibile asse di sviluppo Cina-Piemonte

Oggi abbiamo instaurato i primi rapporti con una delle più importanti regioni industriali della Cina per sondare possibili investimenti. L’abbiamo fatto con obiettivi ambiziosi di promozione del nostro territorio e difesa dell’interesse nazionale.

Lo ha ribadito Maurizio Marrone, delegato dal presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia, nel ricevere la delegazione della provincia  del Liaoning, un’area di cinquanta milioni di abitanti a mille chilometri a nord di Pechino, con sbocco sul Mar Giallo.

All’incontro ha anche partecipato il consigliere Alberto Preioni.

“Abbiamo proposto di inserire il Piemonte nei futuri eventi espositivi che si terranno  nel capoluogo Shenyang, per divulgare la conoscenza dei prodotti di eccellenza del Piemonte, dalla manifattura all’enogastronomia: il Piemonte è infatti sotto il 5% dell’export italiano in Cina, di fronte al 33% della vicina Lombardia. Rafforzare le nostre esportazioni in Cina contribuirà a riequilibrare il forte gap tra l’export italiano nella Repubblica Popolare Cinese, appena 13 milioni di euro annui, e l’import, 31 milioni annui” ha aggiunto Marrone.

La delegazione della Provincia Liaoning era composta dal vice governatore Dawei Wang, dai deputati Guangli Wang, Qi Song, Chunxiao Hu, Yongsen Hou e dal capo divisione Yunyu Cheng. A promuovere l’incontro sono stati il presidente ed il vicepresidente della Federazione nazionale Italia-Cina in Piemonte Paolo Hu Shaogang e Giovanni Firera.




Camera di commercio Torino: 1,5 milioni di euro per il territorio

C’è tempo fino a venerdì 29 novembre 2019 alle ore 12.15 per richiedere alla Camera di commercio di Torino un contributo economico per la realizzazione di specifiche iniziative di promozione del territorio.

Per facilitare e promuovere la realizzazione di progetti che abbiano ricadute sul sistema economico locale, mettiamo a disposizione una cifra pari a 1,5 milioni di euro, incrementata del 50% rispetto all’anno scorso – commenta Vincenzo Ilotte, Presidente della Camera di commercio di Torino. – Questi progetti si andranno ad affiancare ai numerosi servizi ed eventi organizzati direttamente dall’ente camerale  nei più svariati ambiti settoriali, a beneficio dello sviluppo del territorio; si tratta di iniziative di promozione economica la cui specificità costituisca fattore di attrazione, qualificazione e potenziamento del sistema economico provinciale”.

I beneficiari dei contributi possono essere enti no profit, quali associazioni, fondazioni, comitati, enti pubblici, università, centri di ricerca, consorzi, società consortili, agenzie formative ed enti non profit.

Tra i requisiti che le iniziative proposte devono poter dimostrare, ci sono l’incidenza diretta e duratura sul sistema socio-economico provinciale, l’innovatività, l’intersettorialità, la capacità di creare partnership, la valorizzazione dell’immagine del territorio, la promozione dell’imprenditorialità, anche su mercati internazionali.




A 25 anni dall’alluvione: ricordare per cambiare

Ciò che è accaduto 25 anni fa e che sfortunatamente continua ad accadere deve spronare tutti noi verso una più ampia consapevolezza dei rischi del territorio, affinché si mettano in atto tutte le misure adeguate di previsione e di prevenzione per una politica di sviluppo e gestione contro la violenza degli elementi naturali, così da scongiurare altri eventi luttuosi”.

Così ha dichiarato Stefano Allasia, presidente del Consiglio regionale dando inizio alla seduta straordinaria aperta che si è svolta martedì, 5 novembre, presso il Centro Congressi dell’Unione industriale di Torino, dedicata alla commemorazione della tragica alluvione che colpì duramente gran parte del Piemonte nel 1994, causando 70 morti, 2.226 sfollati e ingenti danni in tanti comuni delle province di Cuneo, Asti, Alessandria, oltre che nel Torinese e nel Biellese.

Alla proiezione di un filmato Rai su quei drammatici giorni, con l’esondazione del Po, del Tanaro e di molti loro affluenti, è seguita la lettura dei nomi delle vittime da parte del giornalista Rai Gianmario Ricciardi, che ha ricordato la grande emozione di raccontare in presa diretta quel caos “che ci era capitato addosso così in fretta da non permetterci di prendere coscienza della sua gravità”, ma anche “la mobilitazione generale della gente, dei piemontesi che nella tragedia hanno saputo dare il meglio di sé”.

“Questa celebrazione vuole essere un modo per stringerci vicino a chi ha subìto un lutto, ma come amministratori dobbiamo anche impegnarci a cambiare le cose”, ha dichiarato il presidente della Giunta regionale Alberto Cirio.

“In tal senso abbiamo chiesto al governo una maggiore autonomia nel poter certificare l’esistenza di una calamità naturale e lo stato di emergenza, ciò aiuterebbe per una questione di tempestività e quindi di giustizia nel riconoscimento del danno.

Gli eventi alluvionali dei giorni scorsi nell’Alessandrino ci hanno permesso di verificare che i grandi invasi hanno tenuto. Le opere compiute hanno reso il Piemonte più sicuro, ma rimane il problema dei rii, dei piccoli torrenti e degli impianti fognari delle città. Nella tutela ambientale, poi, dobbiamo affrontare il problema senza pregiudizio ideologico ma con buon senso, senza denunciare un sindaco che ha fatto tagliare un albero in un rio per evitare un disastro. Ecco perché al governo chiediamo anche di autorizzare un vademecum per intervenire in caso di disastro ambientale, per non lasciare soli gli amministratori locali nella gestione del rischio e per rendere il Piemonte più sicuro”.

“La piena dei fiumi fu terribile ma la gestione dei soccorsi fu un esempio di organizzazione e di capacità di reagire propria di noi piemontesi”, ha affermato Paolo Demarchi (Lega) che ha ribadito come “non sia sufficiente saper ricostruire ma occorra soprattutto saper prevenire, ciò che è accaduto deve spronare verso la consapevolezza del rischio idrogeologico”. Paolo Bongioanni (Fdi) citando ad esempio l’allora sindaco di Piozzo, ha sottolineato l’importanza del lavoro e del coraggio degli amministratori locali, di quei sindaci che si rimboccarono le maniche, compirono anche gesti eroici e che talvolta ebbero vicissitudini giudiziarie solo perché si assunsero la responsabilità di prendere decisioni in emergenza.

“A prescindere dal colore politico delle amministrazioni rimane oggi un problema drammatico”, ha dichiarato l’assessore ai Rapporti con il Consiglio regionale, Roberto Rosso, “quello della pulizia dei fiumi e la gestione dell’idrografia minore. È un impegno che dobbiamo assumerci per creare le condizioni affinché non si debbano più piangere morti, i rischi non sono ancora stati del tutto eliminati”.

“La sicurezza del territorio è ancora un’idea per il futuro e non del presente, perché da troppo tempo continuiamo a lavorare in emergenza”, ha commentato il capogruppo Pd Domenico Ravetti. “In Italia nel 2018 sono stati sottratti 51 chilometri quadrati di verde a causa della cementificazione, che cresce nonostante si riducano Pil e occupazione. Servono politiche nuove per evitare i cambiamenti climatici, la perdita delle biodiversità e per condividere nuove traiettorie rispetto al modello di crescita economica che ha generato forti diseguaglianze”.

Maurizio Marello (Pd) ha citato tre eredità positive emerse dall’alluvione del 1994: “la cultura della Protezione civile e il suo metodo di pianificazione, il sentimento dei piemontesi che hanno dato prova di fierezza, solidarietà e rara laboriosità e infine le opere compiute in seguito, grazie a risorse spese bene”.

L’importanza dello stanziamento di fondi che, a seguito di quei tragici eventi, sono stati ben impiegati è stata ricordata anche dal consigliere Ivano Martinetti (M5s): “I lavori compiuti nel 2016 hanno permesso di scongiurare un nuovo disastro nell’albese, un’ulteriore prova del fatto che manutenzione e prevenzione devono essere la parola d’ordine e la strada tracciata è quella del Piano Proteggi Italia del primo governo Conte che interviene in tal senso con quasi 11 miliardi”.

“L’Italia è il Paese dei campanili ma di fronte a immani tragedie sappiamo fare squadra e ripartire”, ha affermato l’assessore alla Sanità Luigi Icardi. “Oltre al lavoro straordinario dei sindaci e dei volontari l’intero sistema paese funzionò con il contributo di tutti, dalla Guardia di finanza ai Carabinieri, dai Vigili del fuoco agli Alpini e anche il governo centrale fu ben presente sul territorio”.

Durante il dibattito generale sono intervenuti con testimonianze e riflessioni anche: Dario Gallina, presidente Unione Industriale Torino,Paolo Lanzavecchia, sindaco di Canelli, Claudio Castello, sindaco di Chivasso, Paolo Borasio, assessore comunale di Alessandria, Carlo Vietti, sindaco di Druento, Simone Gallo, sindaco di Feisoglio, Luigi Gallareto, sindaco di Monastero Bormida, Federico Gregorio, sindaco di Narzole, Mariacristina Capra, sindaco di Santo Stefano Belbo, Giovanni Franchino, sindaco di Tavagnasco, Eraldo Botta, sindaco di Varallo Sesia, Marco Marocco, vicesindaco Città metropolitana di Torino, Marco Bussone presidente Uncem Piemonte, Vincenzo Bennardo del Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Cuneo, Michele Franzé, Generale dei Carabinieri in carica nel 1994, Giacomo Verda, Comandante I° reggimento artiglieria terrestre da montagna in carica nel 1994, Luigi Cinaglia, Generale Regione militare nord ovest in carica nel 1994, Franco Cravarezza, comandante II reggimento alpini in carica nel 1994, Ugo Cavallera, assessore regionale all’Urbanistica, Trasporti e Viabilità nel 1994, Emilia Bergoglio, assessore regionale all’agricoltura nel 1994, Vincenzo Coccolo, dirigente regionale del settore opere pubbliche e difesa del suolo nell’anno 1994, Estella Gatti, dirigente regionale nel 1994, Mauro Gola, presidente Unione industriali Provincia di Cuneo, Mauro Casucci, Unione italiana lavoratori, Silvia Marchetti, Unione Generale del lavoro, Gabriella Semeraro, Confederazione Generale del lavoro, Roberto Bertone del Coordinamento volontariato della Protezione civile,Sergio Pirone, Corpo volontari antincendi boschivi e Giovanni Capulli, presidente Ordine dei geologi del Piemonte.

In conclusione dei lavori è intervenuto l’assessore regionale alle Opere pubbliche, Difesa del suolo e Protezione civile, Marco Gabusi, che ha dichiarato: “Accanto all’evitare che il buon intento dei legislatori nel trovare i soldi si areni nei meandri della burocrazia, occorre sviluppare un percorso culturale e ripartire dalla conoscenza storica dei fiumi e del sapere dei geologi e dei tecnici. La materia non è semplice, ma abbiamo la forza delle conoscenze acquisite a cui dobbiamo aggiungere un po’ di praticità, sfruttando al meglio i fondi per dare una prospettiva nuova al nostro Piemonte. Ci stiamo impegnando coinvolgendo tutte le intelligenze che abbiamo, incluso il Consiglio regionale”.




Apre a Torino l’Aruba Software Factory, nuovo polo di innovazione ed eccellenze

Aruba S.p.A., leader nei servizi di data center, cloud, web hosting, e-mail, PEC e registrazione domini, presenta la nuova Aruba Software Factory pensata per dare un nuovo slancio -insieme a Experis -alla ricerca e al recruiting di competenze IT in ambito disviluppo software.
Sarà localizzata a Torino, in un’area, quindi, che già vede un importante indotto strategico a livello tecnologico e un bacino di risorse e talenti su cui contare per portare avanti le attività di sviluppo previste nelle varie fasi del progetto.
La Software Factory sarà avviata entro la fine dell’anno nell’area vicina al Politecnico con l’obiettivo di divenire un polo di innovazione d’eccellenza e andrà ad affiancarsi all’avanguardia delle infrastrutture e dei Data Center Aruba del network europeo.
Per competere in un mercato sempre più complesso e dinamico, la qualità del software,delle applicazionie delle soluzioni offerte ai clientidiventa ogni giorno una parte sempre più centraledelle strategie di innovazione. Punto distintivo dell’Aruba Software Factory sarà la gestione dell’intero ciclo di vita dello sviluppo del software, adottando metodologie moderne e i più elevati standard a livello di qualità, sicurezza ed innovazione tecnologica.
I domini applicativi saranno quelli su cui oggi Aruba ha già una forte presenza: Cloud Computing, Trust Services, Digital Transformation, Data Security, E-Governmente servizi custom per clienti Enterprise.
Sarà inoltre dedicata particolare attenzione a servizi innovativi quali Blockchain, IoT, Intelligenza Artificiale e in generale a collaborazioni con università ed enti di ricerca. La Software Factory godrà delle competenzedi Experis, la talent company di Manpower Group, partner d’eccezione per la ricerca e la selezione dei talenti da inserirenell’organico.
Nella fase iniziale del progetto sarà costituito un primo nucleo di figure professionali tra cui IT architect, Project Manager, analisti e Full Stack developer,che saranno quindi i pionieri dei piani di sviluppo software della factory torinese.Competenze e tecnologie troveranno spazio in un piano comune che sarà messo a disposizioneanche delle aziende clienti enterprise chevoglionoottimizzare le proprie infrastrutture IT edattivare processi di digital transformation e innovarsi.
Andrea Lugo, Direttore HR di Aruba,hacosì commentato l’avvio della nuova Software Factory: “Sicuramente si tratta di un’opportunità volta a coinvolgere talenti e appassionati del settore dell’Information Technology. Mai come in questo periodo di trasformazione digitale, stiamo assistendo ad un fermento in materia digitale e IT eproprio lo sviluppo software è un elemento imprescindibile all’interno del business, in quanto rappresenta unmezzo fondamentaleattraverso cui si crea l’interazione tra azienda e cliente. La Software Factory di Aruba nasce con l’obiettivo di fornire esperienze e non solo funzionalità, fissando nuovi standard di innovazione all’interno di un business che si affianca e supporta quello dei Data Center, che ci ha ormai resi noti in tutta Europa e non solo”.



Consumi: stop a cibi falsi raccolte 1,1 mln firme in Europa

E’ stato raggiunto lo storico obiettivo della raccolta di 1,1 milioni di firme di cittadini europei per chiedere alla Commissione Ue di estendere l’obbligo di indicare l’origine in etichetta a tutti gli alimenti con la petizione europea “Eat original! Unmask your food (Mangia originale, smaschera il tuo cibo) promossa dalla Coldiretti assieme ad altre organizzazioni europee.

Al recente Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha consegnato al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte un “maxi assegno” simbolo dello storico traguardo dall’iniziativa dei cittadini europei (Ice) autorizzata dalla stessa Commissione europea.

Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino, informa: «In l’Italia è stato raccolto l’85% delle firme: hanno contributo cittadini e rappresentanti delle istituzioni della politica, dello sport, della ricerca, della cultura per obbligare la Commissione ad assicurare la trasparenza dell’informazione sui cibi in tutta l’Unione Europea dove rischiano di entrare in vigore nell’aprile 2020 norme fortemente ingannevoli per i consumatori.

In provincia di Torino la Coldiretti ha raccolto 20mila firme». Fabrizio Galliati, aggiunge: «Un vero e proprio fronte per la trasparenza che, forte del milione di firme raccolto in tutti i Paesi, non può essere più ignorato da una Ue che ha avuto sinora un atteggiamento incerto e contradditorio, obbligando a indicare l’origine in etichetta per le uova ma non per gli ovoprodotti, per la carne fresca ma non per i salumi, per la frutta fresca ma non per i succhi e le marmellate, per il miele ma non per lo zucchero.

Nello specifico l’iniziativa dei cittadini si prefigge di rendere obbligatoria l’indicazione del paese di origine per tutti gli alimenti trasformati e non trasformati in circolazione nell’Ue, senza deroghe per i marchi registrati e le indicazioni geografiche e per quanto attiene agli alimenti trasformati, l’etichettatura di origine deve essere resa obbligatoria per gli ingredienti principali se hanno un’origine diversa dal prodotto finale.

La petizione chiede infine di migliorare la coerenza delle etichette, inserendo informazioni comuni nell’intera Unione circa la produzione e i metodi di trasformazione, al fine di garantire la trasparenza in tutta la catena alimentare. L’obbligo di indicare l’origine è una battaglia storica della Coldiretti che, con la raccolta di un milione di firme alla legge di iniziativa popolare, ha portato all’approvazione della legge 204 del 3 agosto 2004».

Michele Mellano, direttore Coldiretti Torino, aggiunge: «L’Italia è, infatti, all’avanguardia in Europa proprio grazie al pressing della Coldiretti che ha fatto scattare anche l’obbligo di indicare in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrato e degli altri derivati del pomodoro grazie alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018, del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro. Il 13 febbraio 2018 era entrato in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano per la pasta e del riso, ma prima c’erano stati già diversi traguardi raggiunti: il 19 aprile 2017 è scattato l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati dopo che il 7 giugno 2005 era entrato già in vigore per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre, a partire dal 1° gennaio 2008, vigeva l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro».

Michele Mellano chiude così: «A livello comunitario il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, mentre la Commissione Europea ha recentemente specificato che l’indicazione dell’origine è obbligatoria anche su funghi e tartufi spontanei».




Il CSI firma un importante accordo di collaborazione con il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente

Il CSI Piemonte ha firmato un importante accordo di collaborazione con il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente per il controllo e la prevenzione dell’inquinamento ambientale.

Il CSI metterà a disposizione di 5 Paesi europei il Sistema delle Conoscenze Ambientali, la piattaforma informatica realizzata nel 2015 per la Regione Piemonte.

L’accordo prevede l’avvio di un progetto, della durata di 18 mesi, per fornire ai tecnici ministeriali di Albania, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia attività di formazione, assistenza tecnica e supporto metodologico per l’utilizzo e la personalizzazione della soluzione software del CSI.

Il CSI lavora da tempo su questi temi e ha già esportato le sue soluzioni anche all’estero, come ad esempio in Croazia, dove, grazie a un gemellaggio amministrativo finanziato dall’Unione Europea, ha già messo a disposizione il Sistema delle Conoscenze Ambientali, che, in applicazione della Direttiva Seveso, oggi permette alla Pubblica Amministrazione croata di sapere quali sono le aziende più a rischio per lavorazioni e produzione, e come sono attrezzate per rispondere a eventuali stati di emergenza che possano mettere a rischio la collettività.

Il Sistema delle Conoscenze Ambientali è una soluzione che permette di migliorare la pianificazione ambientale, gestendo una serie di informazioni relative ad esempio a siti contaminati, aziende sottoposte alla Direttiva Seveso o derivazioni idriche presenti sul territorio.

Consente di dematerializzare i documenti e unificare i dati a disposizione per avere una conoscenza completa del territorio, offrendo diversi livelli di accessibilità e visibilità delle informazioni a vantaggio di pubbliche amministrazioni, imprese e cittadini. Permette infine di effettuare ricerche su base alfanumerica per arrivare alla localizzazione geografica dei dati, capendo ad esempio dove sono localizzate sul territorio le aziende che nelle loro produzioni presentano un rilascio di materiale inquinante superiore a una certa soglia.

Un modello estremamente flessibile, quindi, al punto che il Ministero dell’Ambiente italiano, partner del gemellaggio amministrativo in Croazia, ha voluto promuovere in altri 5 Paesi balcanici (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia), sotto l’egida del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente.

“L’Accordo di collaborazione con il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente – spiega Pietro Pacini, Direttore Generale del CSI Piemonte – dimostra quanto il CSI sia un soggetto altamente innovativo e di riferimento capace di trasferire anche all’estero le proprie esperienze e competenze. In linea con il nostro Piano di Attività 2019 vogliamo intensificare queste attività per una crescita del Consorzio anche sul mercato internazionale, dove si prevedono ulteriori interessanti progettualità da sviluppare attraverso la ricerca di alleanze e partnership con soggetti pubblici e privati”.




Un bando per condomini a risparmio energetico

Condomini con maggior risparmio energetico. Per migliorare la situazione in Piemonte, arriva un bando dalla Regione che aiuterà anche economicamente chi vorrà rendere i propri appartamenti meno dispersivi. Lo ha annunciato l’assessore all’Ambiente Matteo Marnati che nel corso della seduta pomeridiana della prima Commissione, presieduta da Carlo Riva Vercellotti, ha evidenziato i punti più importanti dell’assestamento al Bilancio.

Ci sarà anche un bando riservato, ai Comuni in forma singola o associata e agli Enti gestori delle aree protette, per il rinnovo delle flotte dei mezzi a disposizione dell’amministrazione.

Previsti inoltre stanziamenti per i Comuni sede d’impianto di discarica o inceneritori e per gli accordi di programma per attività di recupero e servizio idrico ambientale in Val Bormida e per attività di bonifica amianto di Balangero.

Nel corso del dibattito sono intervenuti i consiglieri del M5s Giorgio Bertola e Sean Sacco e del Pd Domenico Rossi, per chiedere alla Giunta chiarimenti relativamente a un possibile nuovo progetto per finanziare i consorzi e consenta di raggiungere gli obbiettivi fissati in ambito di raccolta differenziata, a interventi per la rimozione di manufatti pubblici e privati di amianto e all’eco bonus per la sostituzione dei veicoli inquinanti.

L’assessore ha risposto che sulla raccolta differenziata si procederà in fase di bilancio preventivo, che sull’amianto la Giunta ha in cantiere un Piano strategico straordinario della durata di cinque anni che coinvolgerà l’intera regione e che, a differenza di quanto previsto dal precedente esecutivo, l’eco bonus non sarà riservato solo alle attività lavorative ma esteso ai privati cittadini.




Agricoltura, più risorse per i danni dei selvatici

Il fondo per il risarcimento dei danni prodotti dai selvatici alle colture agricole verrà incrementato di 875 mila euro; potrà quindi contare nel 2019 su 1,875 milioni di euro.

Un altro milione di euro verrà utilizzato per accrescere le risorse per i sistemi informatici del settore, il Siap, in modo da velocizzare l’attuazione del Psr (Programma sviluppo rurale). Lo ha comunicato l’assessore all’agricoltura Marco Protopapa nella seduta odierna sull’assestamento di bilancio della prima Commissione, presieduta da Carlo Riva Vercellotti. Gli incrementi sui due capitoli non prevedono oneri aggiuntivi, ma sono stati realizzati riequilibrando le spese del settore.

L’assessore Protopapa ha parlato dei danni provocati dai selvatici come di una vera emergenza: “Un problema che peggiora col passare del tempo, con situazioni drammatiche, difficili da prevedere in queste dimensioni, non solo per le colture, ma anche per gli incidenti stradali”. I danni alle colture rendicontati ammontano a 8,2 milioni fino al 2018, la loro copertura totale è prevista nel bilancio pluriennale 2019-2021.

Chiarimenti e richieste di dati sul fenomeno sono venuti da molti consiglieri:  Angelo Dago (Lega) ha chiesto il dato complessivo sui danni dei selvatici di competenza dei diversi assessorati. Riva Vercellotti (Fi) ha chiesto il dato storico dei rimborsi negli ultimi 10 anni, “anche legandolo alle minori risorse destinate alle province per il contenimento dei selvatici”. Impegni per il contenimento dei selvatici sono stati chiesti da Sarah Disabato (M5s), che ha sottolineato come aumentino i costi dei risarcimenti mentre non vengono finanziati i capitoli per la prevenzione. Sul contenimento l’assessore ha garantito impegno e risorse. Chiarimenti sul tema sono stati richiesti anche da Alberto Avetta (Pd).

Domenico Ravetti (Pd) ha espresso all’assessore il consenso del suo gruppo alle sue proposte d’assestamento in agricoltura: “Non abbiamo rilievi da fare, è una impostazione utile per affrontare i diversi problemi”.

Ivano Martinetti (M5s) ha chiesto sostegno per le enoteche regionali, penalizzate in assestamento.

L’assessore ha spiegato che il calo delle risorse (-50 mila euro) rientra nel riequilibrio dell’assestamento. La minore assegnazione di fondi alle enoteche può essere in parte compensata dalle risorse messe a disposizione sulla misura 16.4 del PSR, che è in avanzata fase di istruttoria, sulla quale sono stati presentati 32 progetti per un massimo di 100.000€ per progetto stesso.

Nel dibattito sono anche intervenuti Sean Sacco (M5s) e  Riccardo Lanzo (Lega).




Aperte le iscrizioni a “Piemonte Fabbriche Aperte” 2019

Sono aperte le iscrizioni all’edizione 2019 di “Piemonte Fabbriche Aperte”, che si terrà l’8 e il 9 novembre.

Per visitare i 120 luoghi della produzione aderenti c’è tempo fino alle ore 12 del 7 novembre: collegandosi al sito www.piemontefabbricheaperte.it si può consultare l’elenco e una breve descrizione delle attività, ottenere le informazioni di tipo logistico, conoscere le richieste particolari per poter effettuare la visita. In alcuni casi, ad esempio, è sufficiente indicare il proprio nominativo, in altri è necessaria anche un’età minima per partecipare. Ogni specificità è comunque ben spiegata nelle schede, in modo da avere tutti i dettagli utili per programmare la visita che meglio si adatta alle proprie esigenze e ai propri interessi.

Diverse e variegate le proposte: tutti i principali settori industriali del Piemonte sono ben rappresentati, con una forte presenza di meccanica e automazione industriale dell’automotive e del comparto agroalimentare, ma anche di tessile, aerospazio, chimica, ICT ed elettronica, prodotti di design, logistica, servizi avanzati.

In questa nuova edizione – evidenziano gli assessori regionali alle Attività produttive, Andrea Tronzano, e alla Ricerca e Innovazione, Matteo Marnativiene ulteriormente amplificato il concetto della fabbrica come luogo di produzione di valore, elemento strategico e identitario della tradizione industriale del Piemonte nel passato, nel presente e nel futuro. L’apertura straordinaria dei vari siti, concentrata in un unico evento e su scala piemontese, intende accendere i riflettori sulla manifattura di eccellenza e sull’innovazione tecnologica mediante la dinamica esperienziale delle visite agli stabilimenti. In questo modo il pubblico può rendersi conto direttamente del ricco patrimonio industriale del Piemonte, che vanta eccellenze a livello internazionale, ed avere l’opportunità di conoscere alcuni dei Poli creati per favorire la diffusione dell’innovazione e lo scambio di competenze tra Atenei, centri di ricerca e imprese”.

Quest’anno “Piemonte Fabbriche Aperte” si raccorda con il primo Festival della Tecnologia, organizzato dal Politecnico di Torino dal 7 al 10 novembre. Il Politecnico, in occasione del 160° anno di attività, e la Regione Piemonte hanno sottoscritto un accordo di collaborazione per massimizzare le sinergie tra le due manifestazioni, unite dall’obiettivo di posizionare Torino e il Piemonte come “motore” dell’innovazione, della ricerca e conseguentemente della produzione industriale avanzata.

“Piemonte Fabbriche Aperte” rientra fra le attività di comunicazione istituzionale della Regione Piemonte riguardanti i programmi operativi dei fondi strutturali europei 2014-2020, perché dà la possibilità di verificare direttamente gli effetti delle politiche regionali di sostegno all’innovazione, alla sostenibilità, alla produzione intelligente e alla ricerca, in particolare quelle legate al Fondo europeo di Sviluppo regionale. Molte fra le aziende che partecipano alla manifestazione, infatti, sono coinvolte in progetti di ricerca e sviluppo e di investimento sostenuti con il Fesr.