Irap e bollo auto, il Consiglio chiede le esenzioni

Niente Irap regionale per cinque anni alle imprese che apriranno o trasferiranno una nuova attività in Piemonte e niente bollo auto per un triennio a favore di chi compra una nuova auto.

È quanto si chiede alla Giunta con due ordini del giorno presentati dalla maggioranza e dal gruppo dei Moderati, primo firmatario di entrambi il capogruppo di Fi Paolo Ruzzola, approvati oggi dall’Assemblea regionale.

Esenzione Irap regionale

Il primo documento – licenziato all’unanimità dei votanti – mira “a prevedere l’adozione da parte della Giunta di una misura che valuti l’esenzione del pagamento della quota regionale dell’Irap, per i primi cinque anni di vita per le imprese che apriranno in Piemonte una nuova attività o che vi trasferiranno l’attività da altre regioni o stati esteri”. Impegna inoltre l’esecutivo “a intervenire nei confronti del Governo perché valuti analoga soluzione per la quota Irap di spettanza dello Stato”.

Nel corso del dibattito i consiglieri Paolo Bongioanni Maurizio Marrone (Fdi) hanno sottolineato l’importanza di sostenere il mondo produttivo delle imprese “aprendo una finestra in direzione di una maggiore equità fiscale” e di predisporre opportunità “soprattutto in un momento in cui si lamenta la fuga di cervelli e imprese verso l’estero, di far nascere nuove imprese locali e nuovi posti di lavoro soprattutto nelle zone più periferiche”.

I consiglieri Diego Sarno e Raffaele Gallo hanno annunciato il voto favorevole del Pd al documento proponendo eventuali incentivi anche per le aziende che s’impegnino a impiegare lavoratori locali d’area vasta.

Silvio Magliano (Moderati) ha auspicato che la Regione preveda a stanziare le risorse necessarie all’attuazione del provvedimento già in fase di assestamento di bilancio, mentre Sean Sacco (M5s) ha evidenziato che un intervento sull’Irap regionale “è poca cosa ma può indubbiamente rappresentare un buon segnale soprattutto per le piccole imprese”.

Il capogruppo di Luv Marco Grimaldi ha proposto di sostituire un’esenzione totale e generalizzata dell’Irap con una sua rimodulazione in base a criteri diversi.

Per il consigliere Carlo Riva Vercellotti (Fi) il provvedimento potrà servire anche a convincere i giovani imprenditori a non scappare dall’Italia e ad investire nella nostra regione.

Esenzione tassa automobilistica

Il secondo documento – licenziato con 25 sì della maggioranza – mira a “rimodulare la tassa automobilistica, verificando la possibilità di prevedere l’esenzione del pagamento della tassa automobilistica per tre anni, nella misura massima di un mezzo per nucleo famigliare, per i cittadini piemontesi che provvedano all’acquisto di una nuova automobile Euro 6b massimo di cilindrata 2.0 in sostituzione di una categoria fino ad Euro 4”. Impegna inoltre la Giunta “ad avviare un percorso con il Governo, attraverso la Conferenza delle Regioni, teso alla predisposizione di voucher ambientali con cui garantire un riconoscimento economico alle regioni nel cui territorio si registrano importanti livelli diu sostituzione del parco veicolare e conseguenti miglioramenti della qualità dell’aria grazie alle riduzioni emissive”.

Nel corso del dibattito sono intervenuti – per il M5s – i consiglieri Giorgio BertolaSacco e Sarah Disabato che, esprimendo alcune perplessità, hanno sottolineato l’importanza di esenzioni per le auto elettriche e per il rinnovo del parco dei mezzi pubblici e denunciato il fatto che il documento non specifichi come la Regione recupererà i mancati introiti.

Anche Gallo (Pd), Magliano (Moderati) e Grimaldi (Sel) hanno evidenziato la necessità di comprendere quanto verrà a costare alla Regione l’attuazione di un simile provvedimento, dal momento che il bollo auto rappresenta la seconda entrata per le casse piemontesi.

Per Riva Vercellotti (Fi) e Andrea Preioni (Lega) la proposta ha il doppio merito di migliorare l’ambiente combattendo l’inquinamento prodotto dalle emissioni delle auto più vecchie e di contribuire a ridurre le tasse per i cittadini piemontesi.

Nel corso della seduta sono anche stati respinti due ordini del giorno presentati rispettivamente dai primi firmatari Domenico Rossi (Pd) e Francesca Frediani (M5s) per far fronte alla carenza di medici e aumentare le borse di specializzazione in Medicina.




Borse di studio sanità, l’assessore Luigi Icardi: “Diciamo no alle provocazioni di PD e M5S”

Quello che abbiamo bocciato oggi in Consiglio regionale non è che un maldestro e pretestuoso tentativo di Pd e M5S di intestarsi un grande risultato della nostra Amministrazione, che in pochi mesi di attività è riuscita ad ottenere dal Ministero 129 borse di studio in più rispetto all’anno scorso, più le 15 finanziate quest’anno direttamente dalla Regione e le nuove 35 dai privati.

In totale 169 borse in più rispetto allo scorso anno: un record, un risultato mai visto prima che continueremo ad incrementare fino a raggiungere il fabbisogno del Piemonte.

Il Pd che oggi voleva sollecitarci ad aumentare le borse di studio, negli ultimi cinque anni di legislatura era riuscito a metterne in piedi appena 10. Se poi il Pd vuole scaricare la colpa sulla Giunta Cota, allora sarebbe il caso che ci parlasse della Giunta Bresso.

La Sanità piemontese non ha bisogno di queste sterili polemiche, sarebbe ora che almeno la Salute rimanesse fuori dalle strumentalizzazioni.

Così l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, sulle polemiche dei consiglieri regionali Pd Domenico Ravetti e Domenico Rossi, dopo la bocciatura degli odg di Pd e M5S oggi in Consiglio regionale.




Maltempo: la Protezione civile della Regione monitora la situazione.

La Protezione civile della Regione Piemonte annuncia che sta sorvegliando con attenzione la situazione derivante dalle forti piogge che stanno interessando il territorio e che dalle ore 24 verrà aperta la Sala operativa di corso Marche per svolgere le opportune operazioni di monitoraggio e raccolta dati dalla diverse aree.

La decisione è stata assunta in seguito all’ultimo bollettino meteo emesso da Arpa Piemonte, che prevede allerta arancione su Verbano e Biellese, allerta gialla sulle pianure orientali, sulle zone montane del Canavese e al confine con la Liguria.

Le precipitazioni potrebbero provocare incrementi dei livelli dei corsi d’acqua e dei laghi Maggiore e d’Orta e l’attivazione di frane.

 




Al via Garanzia Giovani in Piemonte; nuove chances per avvicinare i giovani al mondo del lavoro

Riparte Garanzia Giovani in Piemonte, il programma dedicato ai giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano, che potranno accedere ai servizi di politica attiva erogati da Centri per l’impiego e Agenzie per il lavoro accreditate con la Regione. L’iniziativa europea volta a favorire l’occupazione giovanile si avvia in Piemonte con un investimento complessivo di 37 milioni di euro.

Diverse le attività previste per avvicinare gli under 30 al mondo del lavoro: orientamento specialistico (colloqui individuali e laboratori di gruppo), servizi di identificazione e validazione delle competenze, accompagnamento al lavoro e tirocini extracurricolari della durata di sei mesi a tempo pieno.

«Il fenomeno dei cosiddetti NEET, ovvero i giovani che non studiano e non lavorano, non è da sottovalutare ma, al contrario, da comprendere a fondo e da affrontare con misure efficaci e produttive, ma anche con un’importante azione “culturale” – spiega l’assessore regionale al Lavoro, Elena ChiorinoSecondo i dati Istat aggiornati al 2016 in Piemonte i NEET in età compresa fra i 15 e i 34 anni erano 185mila, poco meno di un quinto dei giovani della stessa età: la percentuale più alta fra le regioni industrializzate del centro Nord e noi non possiamo accettarlo.

Per prima cosa dobbiamo far comprendere alle famiglie e a quei ragazzi che, in molti casi – non tutti ovviamente – decidono di non lavorare per scelta e non per mancanza di un’offerta, troppe volte ritenuta inadeguata alle loro aspettative, che soltanto partendo “dal basso” o perfezionandosi negli studi con fatica e dedizione si può imboccare la strada per arrivare al successo, alla realizzazione dei propri sogni e delle proprie legittime ambizioni». «Sappiamo bene – prosegue Chiorino – che, in Italia, il più importante ammortizzatore sociale è rappresentato dalle famiglie.

Ma quanto può durare, nel lungo periodo, questa situazione? Bisogna pensare al futuro e non adagiarsi su un presente senza reali prospettive. Occorre quindi evitare qualsiasi misura di stampo assistenzialista e puntare sulle politiche attive, proprio come Garanzia Giovani Piemonte, rafforzando e rendendo ancora più efficace, come stiamo facendo, l’orientamento scolastico, la formazione e l’apprendistato, in modo da poter offrire a questi ragazzi la possibilità di inserirsi virtuosamente nel sistema produttivo. Dobbiamo fare in modo – conclude Chiorino – che per i giovani piemontesi il futuro non rappresenti più un’incognita che spaventa, ma un’opportunità da vivere da protagonisti».

Per aderire alle attività proposte, il giovane deve iscriversi al portale nazionale Garanzia Giovani, completare la registrazione su un portale regionale dedicato e prendere appuntamento con il proprio centro per l’impiego, dove viene preso in carico e riceve un primo orientamento; può quindi scegliere l’operatore accreditato che erogherà le misure di orientamento specialistico e di politica attiva del lavoro. Il primo passo per accedere, però, è il possesso delle credenziali SPID.

La precedente edizione di Garanzia Giovani ha permesso la presa in carico di 88.317 giovani, l’85% dei quali ha avuto almeno un avviamento in impresa, nel 68% dei casi con un contratto di almeno tre mesi (in particolare: 22.762 sono stati inseriti con contratto di apprendistato; 16.611 con contratto a tempo determinato di durata 3-6 mesi; 15.401 con contratto a tempo indeterminato; 15.516 con contratto a tempo determinato di durata superiore a 6 mesi; 43.410 in tirocinio).

 




Rifiuti, verso una modifica della legge

La Giunta regionale intende modificare la legge regionale 1 sulla gestione dei rifiuti. Lo ha annunciato oggi l’assessore all’ambiente Matteo Marnati, illustrandone lo stato di attuazione su richiesta di Sarah Disabato (M5s) in quinta Commissione, presieduta da Angelo Dago.

Di fronte ai ritardi nell’accorpamento dei consorzi di gestione dei rifiuti in una struttura di area vasta, previsto dalla norma regionale, l’assessore ha dichiarato la sua volontà di modificarla, introducendo “la scelta da parte dei consorzi se accorparsi o no, per venire incontro alle difficoltà espresse da diversi sindaci. È necessario introdurre criteri per premiare il consorzio che raggiunge gli obbiettivi e commissariare quello che non li raggiunge”. L’assessore ha anche ipotizzato la presentazione della nuova proposta entro un mese.

Contrarie le minoranze: Alberto Avetta (Pd) ha ricordato che la legge vigente “è il frutto di un lungo e complesso confronto, è difficile trovare modalità tecniche che la migliorino senza ignorare il lavoro di tanti mesi”.

Per Sean Sacco (M5S)” rivedere la legge è una sconfitta, l’area vasta permette una visione omogenea della gestione dei rifiuti e di generalizzare le buone pratiche”. Contro si sono espressi anche Giorgio Bertola (M5s) e i consiglieri Pd Diego Sarno e Monica Canalis.

La maggioranza ha confermato il sostegno all’assessore Marnati. Per Claudio Leone (Lega) bisogna accettare le critiche che vengono dai sindaci: “La scelta dell’assessore è quella giusta. La norma nazionale lascia aperture, non obbliga agli accorpamenti”.

Per Paolo Ruzzola (Fi) “se ci sono tante resistenze ci sarà un motivo. Non sono state ascoltate le periferie, se si fosse fatto si sarebbe riscontrata la contrarietà dei sindaci a rendere obbligatorio l’accorpamento nell’area vasta”.  Carlo Riva Vercellotti (Fi) ha chiesto il coinvolgimento delle Province nella gestione dei rifiuti.

In precedenza era stato audito in Commissione il direttore generale dell’Arpa Angelo Robotto sullo stato dell’aria in Piemonte. Nella sua relazione ha evidenziato che il livello di inquinamento è in costante calo, ma su 12 sostanze esaminate, 5 sono ancora sopra il livello di guardia: benzo(a)pirene, biossido di azoto, PM2.5, PM10 e ozono.

Robotto ha sottolineato come gli agenti inquinanti derivino dal traffico veicolare, dall’industria, dall’agricoltura e dal riscaldamento, in particolare da quello a legna, i cui prodotti arrivano fino a Torino, come riscontrato dai rilevamenti: “Perché l’inquinamento rientri nei limiti fissati dall’Unione europea entro il 2030 occorre attuare tutti gli interventi previsti dal piano regionale di qualità dell’aria”.

Successivamente l’assessore Marnati ha illustrato lo stato di attuazione di quel piano. Nel dibattito sono intervenuti Marco Grimaldi (Luv), Disabato, Riva Vercellotti, Andrea Cane (Lega).




Negozi nemici del clima: Legambiente fa appello a commercianti, Comuni e Regione

Che sia una strategia di marketing vincente è tutto da dimostrare ma non ci sono invece dubbi sullo spreco energetico che ne deriva.

Il fenomeno delle porte dei negozi aperte tutto l’anno, estate e inverno, con i condizionatori o il riscaldamento in funzione, appare quanto di più in contrasto con le politiche di efficienza energetica e di riduzione delle emissioni di gas climalteranti.

“Uno spreco energetico assurdo che deve terminare –dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. E’ inconcepibile che dopo mesi di mobilitazione globale, sempre più pressante e incisiva dal basso che vede protagonisti in primis i giovani, tantissimi negozi continuino a scegliere di tenere le porte aperte credendo che questo inviti più clienti ad entrare all’interno del negozio. Vista la coscienza ecologista crescente potrebbe semmai essere vero l’opposto!”.

Oltre alle motivazioni di carattere ambientale Legambiente ricorda che spesso sono i dipendenti degli stessi esercizi commerciali a lamentare un disagio, durante il loro lavoro, per le condizioni di confort termico degli ambienti destinati alla vendita. Come nel caso dell’outlet di Vicolungo, le porte dei negozi rimangono infatti aperte su precisa indicazione della proprietà con conseguente scambio termico tra l’ambiente interno e esterno.

“Facciamo appello -prosegue il presidente regionale di Legambiente- alle associazioni di categoria affinché avviino una campagna di sensibilizzazione rivolta agli esercenti finalizzata ad accrescere la consapevolezza a proposito dei comportamenti da adottare per contenere i consumi energetici prodotti dagli impianti termici di climatizzazione estiva ed invernale, importante fonte emissiva di CO2”.

La richiesta di Legambiente arriva nei giorni in cui la maggioranza in Consiglio Regionale ha bocciato l’ordine del giorno che proponeva, analogamente a quanto fatto da diverse istituzioni in tutta Italia, di dichiarare l’emergenza climatica e ambientale in Piemonte.

“Dopo la pessima pagina scritta nei giorni scorsi dai partiti di maggioranza in Consiglio Regionale che sono riusciti a negare l’emergenza climatica -conclude Dovana- mettiamo alla prova concreta la Giunta e il presidente Cirio con una proposta puntuale e concreta: la Regione, coerentemente con gli impegni derivanti dall’Accordo di Parigi, promuova un lavoro di coordinamento dei Comuni affinché approvino delibere ed ordinanze che impongano di mantenere chiuse le porte di ingresso degli esercizi commerciali verso l’esterno o verso altri locali non climatizzati, ad eccezione del tempo necessario all’entrata e all’uscita dei clienti e del personale”.




L’industria piemontese chiede una finanziaria che intervenga sulle urgenze economiche del Paese

La consueta indagine congiunturale trimestrale, realizzata da Confindustria Piemonte, segnala la perdurante debolezza del clima di fiducia, con ampie differenze settoriali e territoriali.


Nel comparto manifatturiero le attese su produzione, ordini ed export restano lievemente sfavorevoli, con indicatori appena al di sotto del punto di equilibrio tra previsioni di crescita e di contrazione dell’attività. Le indicazioni delle imprese sono in linea con la fase di stagnazione descritta dai più recenti dati sull’economia italiana: PIL, produzione industriale, costruzioni, consumi.


L’indagine di settembre conferma la netta dicotomia tra settore manifatturiero e terziario. Nel terziario, infatti, le imprese esprimono ancora valutazioni decisamente ottimistiche, con indicatori allineati a quelli di giugno e marzo.

Il disallineamento tra manifattura e terziario, peraltro comune ad altri paesi industriali, è ormai una costante degli ultimi mesi.


D’altra parte, anche nell’industria manifatturiera la complessiva solidità di altri indicatori sembra escludere la probabilità di recessione, almeno nell’immediato. Restano infatti attestati su valori positivi gli indicatori consuntivi: il tasso di utilizzo degli impianti è fermo al 75%, un livello sicuramente elevato.

Il ricorso alla CIG è senza dubbio aumentato negli ultimi trimestri ma rimane comunque contenuto. Stabili sono anche gli investimenti, programmati da un quarto delle aziende. Sostanzialmente stabili le previsioni sull’occupazione. Infine, non aumentano in misura rilevante i ritardi nei pagamenti.


A livello settoriale soffrono in particolare tessile, automotive, metallurgia ed edilizia col suo indotto. Qualche segnale di miglioramento dalla meccanica strumentale. Buone prospettive per alimentare e manifatture varie (gioielli, giocattoli, ecc.); benino la chimica, molta incertezza nella gomma-plastica.

A livello territoriale, come abbiamo anticipato, le differenze sono ampie. Da un lato, a Cuneo, Alessandria, Novara e nel Canavese la maggioranza delle imprese esprime valutazioni favorevoli. Diverso il clima di fiducia prevalente a Torino, Vercelli, Verbania e Biella, alle prese con condizioni di mercato più problematiche.

Nel torinese la rilevazione di settembre evidenzia un deciso peggioramento delle aspettative: i saldi ottimisti-pessimisti arretrano di una decina di punti rispetto a giugno. Tengono export e occupazione.

Stabile il tasso di utilizzo degli impianti, investimenti in lieve crescita. Non si chiude la forbice tra piccole e grandi imprese, con le grandi (oltre 50 addetti) che registrano saldi positivi, contrariamente alle piccole (meno di 50 addetti), dove prevalgono i pessimisti.

Un’analisi più approfondita mostra come siano soprattutto le micro-imprese (sotto 10
addetti) a essere fortemente pessimiste.

«In Piemonte, come nelle altre aree industriali del nostro Paese, non si intravedono soluzioni immediate alla fase di stagnazione e incertezza che ha caratterizzato gli ultimi trimestri – commenta Fabio Ravanelli, Presidente di Confindustria Piemonte -. Alle difficoltà congiunturali si intrecciano le crisi di settore nell’automotive, nel tessile o nell’edilizia.


È motivo di conforto la tenuta di importanti indicatori come CIG (in crescita ma lontana dalla soglia di allarme), tasso di utilizzo degli impianti, investimenti e occupazione. Ma nel breve periodo non è realistico immaginare un’accelerazione: non la giustificano le proiezioni
molto caute sull’economia italiana e il rallentamento dell’Europa».


Dario Gallina, il Presidente dell’Unione Industriale di Torino, esprime con forza la preoccupazione degli industriali torinesi per la permanente debolezza della situazione economica, negativamente influenzata dai dazi e caratterizzata da una crescita zero, che ora rischia di trasformarsi in recessione:

«C’è la necessità che il Governo intervenga già con la Finanziaria sulle maggiori urgenze e con azioni di politica industriale a sostegno dell’export e dei settori più in difficoltà, a partire dall’auto. Il rischio è che la nostra industria e il nostro Paese si stacchino dai principali competitor e partner europei. Non possiamo restare ingessati da sterili beghe politiche; dobbiamo reagire in fretta alla situazione di emergenza».


Riportiamo in dettaglio i principali risultati dell’indagine.


Comparto manifatturiero.
Per le oltre 900 aziende del campione, restano negative le attese su produzione e ordini per il quarto trimestre 2019.
In particolare il saldo sulla produzione totale passa da -2,3% a -1,5% e quello sugli ordinativi totali da -3,2% a -4,9%. Rallentano anche le attese sull’export, che passano da +0,3% a -0,1%. Lievemente più caute ma ancora leggermente positive le previsioni sull’occupazione: il saldo passa da +4,3% a +2,1%.


Resta forte la correlazione tra produzione e propensione alle esportazioni. Le aziende più ottimiste sono le medie esportatrici, che esportano tra il 30 e il 60% del fatturato (saldo +6,9%); seguono le grandi esportatrici, che esportano oltre il 60% del fatturato, con saldo ottimisti pessimisti pari +0,9% e quelle che esportano dal 10 al 30% del fatturato (saldo 0,0%). Ancora negative le attese per le imprese che vendono all’estero meno del 10% della produzione, con saldo del -7,7%.


Si accentua ulteriormente il divario tra la performance delle imprese con oltre 50 addetti e quelle più piccole, con saldi rispettivamente pari a +3,4% (era 1,9% a marzo) e -4,2% (era +4,5%).


Aumenta di un punto il ricorso alla CIG, che interessa ora il 12,7% delle aziende, una percentuale in lenta crescita negli ultimi trimestri.


Variano di poco le aziende con programmi di investimento di un certo impegno, che passano dal 24,5% al 24,9%. Stabile il tasso di utilizzo della capacità produttiva, che si attesta al 75% un valore non lontano dai livelli pre-crisi. Poche variazioni nella composizione del carnet ordini, in particolare il 20,6% delle aziende ha ordini per meno di un mese, il 48,6% ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 18,9% per 3-6 mesi, l’11,9% per oltre 6 mesi.


La media complessiva dei tempi di pagamento è di 83 giorni; sale a 96 giorni per la Pubblica Amministrazione, in calo significativo rispetto ai livelli prevalenti di 4-5 anni fa. È fornitore degli enti pubblici circa il 18% delle aziende manifatturiere. In calo il numero di imprese che segnalano ritardi negli incassi (26,1%).


A livello settoriale le aziende non metalmeccaniche esprimono attese ancora negative, passando dal -4,1% al -1,9%. Il saldo delle imprese metalmeccaniche è negativo per la prima volta dopo 18 trimestri positivi (dal +0,9% al -0,9%).

Il comparto macchinari e apparecchi torna positivo, dopo lo scivolone del terzo trimestre e passa da -1,2 a +8,5; restano in crisi la metallurgia (da -13,5 a -10,3%) e l’automotive (da 0,0% -2,9%); brusca frenata per l’industria elettrica ed elettronica (da +27,6% a 0,0%).

Tra gli altri comparti manifatturieri, spicca l’andamento ancora positivo dell’alimentare, che non conosce crisi e passa da +7,8% a +12,0%, della chimica (da +2,0% a +5,3%), delle manifatture varie (da +6,0% a +11,0%) e del legno (da +12,5% a +7,1%). Gelata per gli impiantisti (da +8,3% a -22,9%), mentre è negativo il saldo per la gomma-plastica (da -10,0% a -1,9%). Resta profonda la crisi del tessile, soprattutto biellese (che passa dal -19,5% al -12.1%), del cartario-grafico (da -22,0% a -2,5%) e dell’edilizia (da -4,1% a -10,0%).


A livello territoriale, si segnala la ottima
performance di Canavese (da +25,9% a +31,3%), Alessandria (da -7,1% a +10,7%), Novara (da +15,2% a +7,1%), Cuneo (da +3,8% a +5,1%). Inversione di tendenza ad Asti (da +7,9% a -3,2%), mentre restano negative le attese a Torino (da -0,9% a -8,1%), Verbania (da -6,9% a -14,3%) e Vercelli (da -13,5% a -5,0%). Si accentua la crisi a Biella, dove il saldo ottimisti pessimisti, è negativo da un anno (-14,8% il salto ottimisti-pessimisti).


Comparto dei servizi
Le oltre 300 aziende del campione esprimono valutazioni positive, ben più ottimistiche rispetto al manifatturiero: quasi tutti gli indicatori registrano saldi positivi a due cifre.
In particolare, il saldo ottimisti-pessimisti sui livelli di attività migliora di 2,5 punti percentuali (da +17,3% a +19,8%), quello sull’occupazione passa da +18,2% a +18,5%. Positivo anche il saldo per ordini totali, che passa da +13,9 a +16,1%.


Diminuiscono le imprese con programmi di investimento di un certo rilievo (da 26,4% a 22,0%).
Andamento positivo per tasso di utilizzo delle risorse (84%), mentre è quasi nullo il ricorso alla CIG, attestato allo 0,6%, invariato rispetto a giugno.


Qualche variazione per la composizione del carnet ordini. Il 12,0% delle aziende ha ordini per meno di un mese, il 32,0% ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 20,6% per 3-6 mesi e il 35,4% per oltre 6 mesi. Da notare che il portafoglio ordini oltre i 6 mesi è considerevolmente più frequente nel terziario rispetto al manifatturiero (dove supera di poco il 10%).


Leggero rialzo per i tempi di pagamento. La media è di 69 giorni: il ritardo sale a 92 per la Pubblica Amministrazione, con cui ha rapporti di fornitura circa il 45% delle aziende del campione. Il 28% delle imprese segnala ritardi negli incassi.




Il 21 ottobre un worksop dedicato alla digitalizzazione delle PMI

Si chiama #digitalizzazione #pmi – dai voucher ai nuovi servizi per la trasformazione digitale il workshop organizzato dalla Fondazione Torino Wireless con la collaborazione di Regione Piemonte, Camera di Commercio e InfoCamere al Centro congressi Torino Incontra

Quali sono le risorse disponibili per sostenere gli investimenti nel digitale? Che cosa significa acquisire un “digital mindset”? Esistono buone prassi a cui ispirarsi? Sono queste alcune delle domande intorno alle quali verterà il workshop #digitalizzazione #pmi – dai voucher ai nuovi servizi per la trasformazione digitale, organizzato lunedì 21 ottobre presso il Centro congressi Torino Incontra (via Nino Costa 8).

Al mattino il programma prevede un seminario aperto alle PMI che hanno avviato un percorso di digitalizzazione, con particolare focus sulle imprese che hanno ricevuto o richiesto i Voucher digitali Impresa 4.0; a seguire un pranzo di networking e, nel pomeriggio, una sessione di lavoro a numero chiuso – massimo 60 aziende – per fare il punto su cybersecurity e applicazione del GDPR.

Durante il workshop sarà possibile ricevere il supporto all’accesso ai documenti e informazioni della tua impresa, grazie al Cassetto digitale dell’imprenditore. Porta con te uno degli strumenti di autenticazione: Firma digitale, CNS, tessera sanitaria con PIN o SPID per aprire il tuo cassetto digitale.




Il Ministro Patuanelli autorizza 11 Accordi per l’innovazione

Il Ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli ha firmato i decreti che autorizzano 11 Accordi per l’innovazione tra il MiSE e le Regioni Emilia Romagna, Piemonte, Toscana e Veneto. L’obiettivo è quello di favorire la competitività del territorio attraverso gli investimenti delle imprese in progetti di ricerca e sviluppo.

Per la realizzazione di prodotti e processi produttivi innovativi sono previsti investimenti complessivi pari a circa 90 milioni di euro, a sostegno dei quali il Ministero ha messo a disposizione circa 25 milioni di euro di agevolazioni.

Nello specifico è stato autorizzato il finanziamento dei seguenti progetti:

  • nuovi contenitori per alimenti in polimeri per ridurre lo spreco presentato da Lar Spa – Advanced Polymer Materials Srl, da realizzare nei siti di Campogalliano e Ferrara in Emilia Romagna
  • nuovo prodotto alimentare (piadina) con riduzione del cloruro di sodio e introduzione di nuovi elementi salutari presentato da Gitoma Srl, da realizzare nel sito di Bagnocavallo in Emilia Romagna
  • nuovi prodotti per la colorazione delle ceramiche tramite tecnologie inkjet presentato da Ceramica Artistica Due Spa, da realizzare nel sito di Prignano sulla Secchia in Emilia Romagna
  • nuovi dispositivi per l’infusione endovenosa senza ausili e pompe presentato da Haemotronic Spa, da realizzare nel sito di Mirandola in Emilia Romagna
  • implementazione delle pratiche di industria 4.0 sulla produzione di macchine per il confezionamento presentato da Ima Spa, da realizzare nel sito di Ozzano nell’Emilia in Emilia Romagna
  • sviluppo di tecnologie per la progettazione e la produzione di sistemi di fissaggio altamente performanti presentata da Vimi Fasteners Spa, da realizzare nel sito di Novellara in Emilia Romagna
  • reingegnerizzazione delle produzioni di motori elettrici e inverter presentato da Bonfiglioli Riduttori Spa, da realizzare nei siti di Calderara di Reno, Forlì e Casalecchio di Reno in Emilia Romagna
  • efficientamento della produzione dei pneumatici attraverso la riduzione degli scarti e dei consumi energetici presentato da Michelin Italia – Sami Spa, da realizzare nei siti di Alessandria e Cuneo in Piemonte
  • implementazione di processi per la riduzione dei rifiuti e dell’utilizzo del percolato delle discariche presentato da Sei Toscana Srl insieme ad altre aziende, che gestiscono il servizio in alcune provincie della Toscana
  • nuove macchine per la lavorazione delle plastiche, anche derivanti dal riciclo presentato da Piovan Spa, da realizzare nel sito di Santa Maria di Sala in Veneto
  • introduzione dell’intelligenza artificiale nell’ambito della lavorazione della pietra presentata da Breton Spa, da realizzare nei siti di Castello di Godego e Vedelago in Veneto.



Congiuntura economica, ancora in rosso il dato sulla produzione industriale

Nell’ambito della consueta collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese, Unioncamere Piemonte ha presentato oggi i dati della 191ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali.

La rilevazione è stata condotta nei mesi di luglio e agosto con riferimento ai dati del periodo aprile-giugno 2019 e ha coinvolto 1.789 imprese industriali piemontesi, per un numero complessivo di 119.602 addetti e un valore pari a circa 64,6 miliardi di euro di fatturato.

Il II trimestre 2019 conferma la fase di stagnazione che ha colpito la manifattura piemontese a partire dalla seconda metà del 2018.

La produzione industriale ha segnato, per il quarto trimestre consecutivo, una variazione tendenziale negativa (0,8%), frutto del preoccupante trend esibito dai mezzi di trasporto e dal comparto tessile, nonché delle flessioni consistenti registrate, in termini produttivi, dalle principali realtà territoriali. La flessione del periodo aprile-giugno 2019 risulta, inoltre, di intensità superiore rispetto a quanto già evidenziato nei tre trimestri precedenti.

Il calo della produzione industriale si associa ai risultati solo debolmente positivi registrati dagli altri indicatori analizzati: si evidenziano, infatti, un andamento sostanzialmente piatto degli ordinativi interni (+0,2%) e una crescita stentata di quelli esteri (+1,0%); in media, il fatturato totale delle imprese manifatturiere intervistate aumenta dello 0,6% rispetto al periodo ottobre-dicembre 2018, con la componente estera che registra un incremento dell’1,2%; migliora rispetto al II trimestre 2018 il grado di utilizzo degli impianti che si attesta al 68,4%.

Il Presidente di Unioncamere Piemonte, Vincenzo Ilotte, ha commentato: “i dati del II trimestre piemontese ci mostrano una regione in affanno, che segna un’ulteriore battuta d’arresto. Il nord del Piemonte, che non può avvantaggiarsi del buon risultato dell’industria alimentare, soffre proprio nei comparti che lo hanno sempre caratterizzato quali mezzi di trasporto, industrie elettriche ed elettroniche e filiera tessile. Solo adottando misure ad hoc e politiche attive che facilitino l’attività delle nostre imprese, garantendo condizioni di insediamento e crescita occupazionale e promuovendo una vera valorizzazione del nostro know-how, si potrà rimettere in moto la nostra macchina produttiva. Spetta a noi attori economici e istituzionali fermare questo trend, attraverso uno sforzo coeso in direzione di politiche volte a un rilancio degli investimenti e della domanda interna”.

Paolo Musso, Direttore commerciale Imprese Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria: “La diversa vocazione delle provincie piemontesi si riflette molto bene nell’analisi congiunturale presentata oggi. Abbiamo, per esempio, un agroalimentare in crescita nel Piemonte Sud contro un automotive che sconta la riorganizzazione del comparto nel torinese. Se guardiamo al sentiment registrato dai nostri gestori sul territorio nella nostra survey periodica leggiamo tuttavia una buona fiducia sulla crescita delle esportazioni. La Germania rallenta, ma i mercati più lontani continuano ad offrire opportunità interessanti per le nostre produzioni.

Una delle leve su cui puntare sono ancora una volta le filiere, che permettono alle aziende che ne fanno parte di essere più resilienti rispetto alla media. L’internazionalizzazione e la crescita dimensionale delle piccole ma dinamiche imprese della regione sono altri due obiettivi da perseguire per dare forza al sistema.

In Piemonte ne abbiamo affiancate parecchie con i nostri programmi di crescita e di apertura del capitale a investitori venture. Abbiamo lavorato con imprese della circular economy, con modelli commerciali innovativi, capaci di valorizzare il design e il sapere artigianale italiano ma dall’hi tech sorprendente. Non dimentichiamo che il Piemonte negli ultimi 10 anni è cresciuto moltissimo – 10 miliardi di export in più – anche grazie al lavoro comune per far conoscere e portare le nostre aziende all’estero”.

“Il nostro territorio, ha sottolineato il Regional Manager Nord Ovest di UniCredit Fabrizio Simonini, rimane un tassello cruciale del nostro sistema e dispone di importanti risorse per lo sviluppo e la transizione industriale, costituendo per diversi aspetti un laboratorio sociale, economico, culturale per il Paese.  Aspetti questi emersi anche nel forum Nord Ovest di UniCredit che abbiamo organizzato la settimana scorsa. Per la sua storicità il Piemonte è strategico per sostenere il sistema produttivo dell’intero Paese e consolidare la capacità competitiva sui mercati internazionali.

Il PIL del Nord Ovest infatti rappresenta l’11% del PIL nazionale.   Gli investimenti fissi lordi rappresentano la quota del 13% sul nazionale come anche la quota di export, pari al 12%, e un saldo attivo con l’estero di 12 miliardi di euro.  Nel Nord-Ovest è presente un repertorio di aziende che, forgiato dalla crisi, è parte del nucleo di vertice dell’imprenditoria italiana.

La spesa in ricerca e sviluppo è ampiamente superiore alle altre regioni e per quanto riguarda la propensione alla “brevettazione”, il Piemonte si posiziona a ridosso delle regioni benchmark. Spetta a noi, come banca, il compito di sostenere ancora di più le aziende e i cittadini di questo territorio, attraverso le collaborazioni con le associazioni di categoria per valorizzare i settori tipici del territorio e spingere sempre più verso l’innovazione e l’internazionalizzazione delle imprese”.

A livello settoriale, l’unico risultato nettamente positivo appartiene, come nel I trimestre dell’anno, al comparto alimentare, la cui produzione cresce del 3,5%. Con il segno più anche la meccanica, che incrementa la produzione dello 0,8%. Stabile l’andamento delle industrie elettriche ed elettroniche (+0,1%). Tutti gli altri comparti di specializzazione della manifattura regionale evidenziano risultati negativi. In particolare la chimica flette dell’1,2%, i metalli segnano una contrazione dell’1,4%. Il calo del tessile e dell’abbigliamento appare ancora più consistente (-2,3%), ma il dato più penalizzante appartiene, ancora una volta, ai mezzi di trasporto (-5,1%).

Focalizzando l’attenzione sui mezzi di trasporto, attori principali della contrazione produttiva manifatturiera regionale, si rileva come la performance negativa del II trimestre 2019 risulti il frutto di una contrazione sostenuta della produzione di autoveicoli (-48,1%), di un calo importante dell’andamento della componentistica autoveicolare (-8,6%) e di una flessione dell’aerospazio (-7,1%).

L’analisi della dinamica della produzione industriale per classe di addetti evidenzia come, nel II trimestre 2019, una sostanziale stabilità caratterizzi solo le PMI, mentre micro e grandi imprese subiscono flessioni produttive. In particolare le imprese di piccole dimensioni (1049 addetti) registrano una variazione del +0,3% e le medie aziende (50-249 addetti) mostrano un andamento del tutto analogo (+0,4%). Per le realtà di grandi dimensioni (oltre 250 addetti), invece, la flessione produttiva è dell’1,6%, mentre le micro aziende segnano una contrazione dell’1,1%.

Il risultato negativo registrato a livello medio regionale trova conferma in 4 su 8 delle realtà provinciali piemontesi. Una flessione intensa della produzione industriale colpisce il biellese (-4,0%), a causa delle criticità vissute dal comparto tessile. Dato negativo anche per il capoluogo regionale, che segna nel II trimestre del 2019 un calo della produzione manifatturiera dell’1,8%.

In questo caso determinante è stato il contributo negativo offerto dai mezzi di trasporto. Meno intense, ma sempre con il segno meno, le variazioni tendenziali registrate da Asti (0,8%) e Vercelli (-0,7%). Grazie all’ottimo andamento mostrato dalle industrie alimentari e delle bevande e alla performance, seppur debolmente, positiva della meccanica, registrano incrementi dei livelli produttivi Cuneo (+1,1%), Novara (+1,0%), Alessandria (+1,4%) e Verbania (+1,5%).