USA – Cina: vigilare sulle dinamiche dei flussi commerciali

Dovremo esaminare con grande attenzione i contenuti del nuovo accordo tra Stati Uniti e Cina. Dalle anticipazioni che sono state diffuse, l’intesa potrebbe alterare i flussi e le dinamiche del mercato delle commodities agroalimentari a livello mondiale.

Lo ha dichiarato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, a proposito dell’annuncio della Casa Bianca relativo alla firma, il 15 gennaio, della cosiddetta “fase uno” dell’accordo tra Stati Uniti e Cina.

Da parte statunitense è stato indicato che le autorità di Pechino hanno assunto l’impegno a far salire almeno fino a 40 miliardi di dollari in due anni le importazioni di prodotti agroalimentari dagli Usa.

“In pratica, le importazioni della Cina dovrebbero raddoppiare in valore rispetto ai livelli in essere fino all’avvio del contenzioso commerciale – ha sottolineato Giansanti – L’aumento andrebbe a scapito degli altri principali fornitori del mercato cinese: Unione europea, Australia, Argentina e Nuova Zelanda. Da parte nostra, invitiamo la Commissione Ue a valutare se la nuova intesa tra Stati Uniti e Cina rispetta in pieno le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) in materia di libera concorrenza”.

Confagricoltura ricorda, in particolare, le recenti vicende che hanno caratterizzato il commercio internazionale della soia.

A seguito del crollo delle esportazioni verso la Cina, gli Stati Uniti sono diventati il primo fornitore di soia del mercato europeo con un’incidenza di oltre il 70% sul totale delle importazioni. La percentuale risulta più che raddoppiata rispetto alla situazione in essere alla metà del 2018.

“Questa situazione è destinata a cambiare – ha aggiunto il presidente di Confagricoltura – a seguito della nuova intesa tra Stati Uniti e Cina e la prevedibile ripresa delle esportazioni di soia statunitense verso il mercato cinese. Fino all’avvio del contenzioso commerciale, il 60% delle esportazioni complessive di soia degli Usa era destinato alla Cina”.

“Dovremo verificare con attenzione gli effetti sui prezzi della rotazione dei flussi commerciali, che sembra prossima. Inoltre, a livello europeo, occorre varare un piano straordinario per l’aumento della produzione di cereali e proteine vegetali, al fine di ridurre la dipendenza dalle importazioni dai Paesi terzi”.

Confagricoltura segnala, infine, che le importazioni cinesi di soia prodotta negli Usa sono già in ripresa. Lo scorso mese di novembre, stando ai dati del ministero dell’agricoltura di Pechino, gli acquisti sono ammontati a 2,6 milioni di tonnellate: il quantitativo mensile più elevato dall’inizio del 2018.




10 milioni di contributi dalla Regione per i Comuni alluvionati

Apriamo il 2020 con una buona notizia per i Comuni piemontesi colpiti dalle alluvioni: sono infatti ben 10 i milioni di euro che possiamo destinare ai lavori di somma urgenza e di ripristino di opere pubbliche a rischio. A questi si aggiungono i due milioni già stanziati all’indomani degli eventi calamitosi e ulteriori fondi arriveranno nei prossimi mesi.

Un risultato importante, raggiunto con il presidente della Regione Alberto Cirio, che si è impegnato in prima persona per aiutare le popolazioni colpite e per rimettere in sicurezza il territorio.

 Il lavoro fatto sul bilancio in questi primi mesi di mandato ci ha dato la possibilità di realizzare economie che, nell’ultimo assestamento di bilancio, sono state destinate agli interventi di messa in sicurezza del territorio, in relazione sia alle alluvioni recenti sia a quelle passate, colmando le mancanze, anche ventennali, tanto attese dalle amministrazioni comunali.

Lavorando fino all’ultimo giorno del 2019 siamo riusciti ad assegnare agli interventi segnalati dagli Enti locali ulteriori risorse rispetto a quelle previste

Così l’assessore alle Opere pubbliche e Difesa del suolo della Regione Piemonte Marco Gabusi all’approvazione del programma di contributi da 9.821.056 euro complessivi, previsti dalla determinazione n. 4557 del 31 dicembre per un importo di 5.736.657 euro e la determinazione n. 4538 del 30 dicembre per 4.084.399 euro, ai sensi della legge regionale n. 38/78, che prevede contributi a sostegno dei Comuni e delle Unioni di Comuni qualora, nel caso di calamità naturali, non riescano a fronteggiare, con mezzi e risorse proprie, i danni occorsi al patrimonio pubblico.

«La Regione – spiega l’assessore Gabusi può intervenire concorrendo in tutto o in parte al finanziamento della spesa per l’esecuzione dei lavori necessari alla tutela della pubblica incolumità. Consapevoli di questa opportunità, con un grande lavoro dei tecnici dei nostri uffici decentrati, abbiamo invitato gli Enti locali a segnalare gli elenchi delle opere più urgenti, alle quali destiniamo 7,8 milioni di euro. Abbiamo poi voluto includere in questa tornata anche i contributi per completare interventi già avviati per oltre 2 milioni di euro. I criteri di urgenza e priorità utilizzati per la compilazione degli elenchi hanno determinato la graduatoria dei Comuni beneficiari del contributo per un totale di 117 interventi in tutto il Piemonte con importi variabili da poche migliaia di euro fino a lavori di ripristino di viabilità che arrivano a superare i 200 mila euro».

«Adesso – conclude l’assessore Gabusi – ci aspettiamo la nostra stessa velocità dal Governo per poter erogare tutti i soldi dello stato d’emergenza alla totalità degli enti colpiti».

All’Alessandrino sono destinati più di 3,6 milioni per 74 interventi in 41 Comuni: Alessandria, Acqui Terme, Arquata Scrivia, Belforte Monferrato, Bistagno, Borghetto di Borbera, Bosio, Cantalupo Ligure, Capriata d’Orba, Carbonara Scrivia, Carrega Ligure, Casale Monferrato, Cassine, Castelnoceto, Castelletto d’Erro, Costa Vescovato, Cavatore, Fabbrica Curone, Frassineto Po, Fresonara, Fubine Monferrato, Garbagna, Gavi, Grondona, Montaldeo, Murisengo, Novi Ligure, Ovada, Pasturana, Ponzone, San Cristoforo, Sarezzano, Sezzadio, Silvano d’Orba, Tagliolo Monferrato, Tortona, Vignole Borbera, Viguzzolo, Visone, Volpeglino e Voltaggio.

Vanno all’Astigiano 1,753 milioni per 16 interventi in 14 Comuni: Bubbio, Calamandrana, Coazzolo, Isola d’Asti, Maranzana, Mombaruzzo, Mombercelli, Monastero Bormida, Moncalvo, Roccaverano, Serole, Sessame, Vesime e Vinchio.

Sono invece 5 gli interventi nel Biellese per un importo totale di circa 134 mila euro ad Ailoche, Campiglia Cervo, Candelo, Donato e Valdilana.

Importante il contributo per il Cuneese, che riceve quasi 2,2 milioni destinati a 44 interventi in 31 Comuni: Acceglio, Alba, Alto, Barge, Bergolo, Bernezzo, Camerana, Ceresole Alba, Centallo, Chiusa di Pesio, Crissolo, Frassino, Grinzane Cavour, Gorzegno, La Morra, Manta, Melle, Monesiglio, Montà, Monteu Po,  Novello, Ormea, Pamparato, Pietraporzio, Ponte di Nava, Santo Stefano Roero, Savigliano, Sommariva Perno, Valgrana, Venasca e Verzuolo.

I Comuni lungo la sponda sinistra del fiume Sesia, nel Novarese, ricevono complessivamente 200 mila euro per due interventi, mentre a Moncrivello e a Varallo, nel Vercellese, andranno oltre 61 mila euro.

Per il Torinese sono previsti quasi 900 mila euro per 16 interventi nei Comuni di Borgaro Torinese, Cafasse, Carmagnola, Cercenasco, Chieri, Ingria, Lanzo Torinese, Locana, Mappano, Pinasca, Pramollo Rivara, San Giorgio Canavese, Valperga, Varallo e Viù.

Il Verbano, infine, potrà affrontare 18 interventi in 12 Comuni forte di 985 mila euro di contributi regionali, a Baceno, Bannio Anzino, Baveno, Cerano, Crevoladossola, Crodo, Ghiffa, Gravellona Toce, Montecretese, Varzo, Verbania e Villadossola.




Scontrino elettronico, Riba:”Agenzia entrate chiarisca cosa sta succedendo”

Anche con la migliore buona volontà, sfidando connessioni che viaggiano a meno di 200kbs, molti negozianti dei Comuni montani, come i loro colleghi, hanno trovato la porta chiusa all’Agenzia delle Entrate.

Già, perché l’invio telematico dei corrispettivi è stato compromesso, negli ultimi giorni, da numerosi blocchi del sistema informatico centrale dell’Agenzia.

Uncem ha ricevuto diverse segnalazioni, da Usseglio ad esempio, nelle Valli di Lanzo, e dall’Alessandrino. Il danno e la beffa. Nonostante tutte le difficoltà, oltre a internet anche la corrente elettrica non proprio stabile nelle zone montane, gli esercenti hanno rispettato la norma sullo scontrino elettronico, ma hanno dovuto fare i conti con le carenze organizzative dell’Agenzia e dei suoi server.

Ecco perché sono d’accordo con la richiesta del Presidente nazionale Uncem Marco Bussone, che all’Agenzia ha proposto una mappatura del cambiamento, capace di contemplare anche chiusure e rischi di desertificazione commerciale nelle valli e nei piccoli Comuni. Un’analisi necessaria da fare entro gennaio in tutte le aree montane del Paese. Non senza un rinvio delle multe per chi non si dota di registratore elettronico e l’avvio in tutt’Italia, nelle zone alpine e appenniniche di misure per la differenziazione fiscale.

Lo afferma Lido Riba, Presidente Uncem Piemonte, l’Unione dei Comuni e degli Enti montani.

 




Nuovo programma di investimenti da 88milioni

Nei prossimi cinque anni il Piemonte beneficerà di oltre 33 milioni di euro provenienti dal ministero che si aggiungeranno ai 55 delle tariffe dei piemontesi arrivando a oltre 88 milioni di euro per interventi di fognatura e depurazione e per migliorare la distribuzione dell’acqua potabile.

Grazie al potenziamento di alcuni impianti esistenti e alla realizzazioni di alcuni nuovi si ridurrà ulteriormente il rilascio nell’ambiente di sostante inquinanti come Azoto e fosforo. La Regione spende circa 160 milioni all’anno per manutenzioni e collegamenti.

Gli interventi toccano 105 Comuni piemontesi, con una popolazione residente di oltre 450.000 abitanti (oltre il 10% della popolazione regionale).

«Si tratta del più importante intervento di sostegno pubblico alla manutenzione su acquedotti e impianti di depurazione degli ultimi cinque annispiega l’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnatigrazie al quale oltre a migliorare la qualità delle acque, saranno ridotte le dispersioni idriche».

Per raggiungere questo obbiettivo a fine dicembre è stato sottoscritto dal Ministero dell’Ambiente, dalla Regione e dai sei Enti di Governo d’Ambito territoriale ottimale (EgATO) l’Accordo di Programma che regola l’utilizzo delle risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC), relative al periodo di programmazione 2014-2020, per il servizio idrico integrato.

COSA PREVEDE L’ACCORDO

L’Accordo assicura al Piemonte 33 milioni di euro di risorse FSC, a sostegno di 60 interventi del servizio idrico integrato del valore complessivo superiore a 88 milioni di euro.

GLI INTERVENTI PIU’ SIGNIFICATIVI

Tra gli interventi più significativi quello di Gravellona Toce dove verrà ammodernato l’impianto di depurazione acque e fanghi e dove saranno sostituite le sezioni obsolete dell’infrastruttura (5 milioni). Ma c’è anche quello di Novara (7,5 milioni) dove sono previsti lavori di ampliamento della rete di depurazione che serviranno a intercettare scarichi di acque inquinate da parte di privati e dove si completerà l’infrastruttura fognaria che attraverserà tutto l’abitato della città. L’intervento servirà a ridurre anche l’impatto delle esondazioni di scarichi nei campi circostanti durante le piogge.

Tre milioni saranno spesi a Santhià dove sarà messo in funzione un impianto specifico per la defosforizzazione. Altri lavori saranno eseguiti a Oulx dove sarà potenziato l’impianto di depurazione che consentirà di mandare in pensione quello di Bardonecchia ormai obsoleto (4,4 milioni). A Chieri saranno spesi 4,8 milioni per il miglioramento della rete mentre a Rosta 3,7 milioni.

A Pinerolo è previsto un intervento da 7,1 milioni per il rifacimento del depuratore e altri 2,4 milioni per il rinnovo dell’acquedotto. C’è poi il potenziamento dell’impianto di Govone, ulteriore tassello del sistema di collettamento di tutti gli scarichi fognari dell’Albese di cui beneficerà la città di Bra (2,7 milioni).

A Mondovì sono previsti interventi di miglioramento della rete per 2,6 milioni. A Costigliole d’Asti sarà ricostruito il collettore fognario parallelo al Rio Bragna dal quale negli ultimi anni si erano versate numerose sostanze inquinanti che avevano attivato una procedura d’infrazione a livello europeo (1 milione).

Ad Asti è previsto un investimento di 1,6 milioni per la razionalizzazione dell’acquedotto. A Riva Valdobbia sarà realizzato un impianto di depurazione completamente interrato in vista del rilancio turistico delle aree (1,4 milioni) di cui beneficerà anche il comune di Alagna Valsesia.

Ad Alice Bel Colle (Al) l’intervento riguarda la razionalizzazione della rete fognaria e della depurazione con una spesa di 2 milioni. Sempre in provincia di Alessandria è previsto il potenziamento del depuratore di Cassano Spinola(3 milioni).

LA DEPURAZIONE

Il cofinanziamento da parte dei gestori è assicurato dai proventi della tariffa del servizio.

Gli interventi riguardano il settore fognario/depurativo con progetti di:

– potenziamento e ammodernamento di impianti esistenti;

– costruzione di nuovi impianti (es.Valsesia, Baldichieri d’Asti);

– estensione delle reti fognarie, collettamento di aree già servite agli impianti maggiori e dismissione di piccoli impianti meno efficienti.

GLI ACQUEDOTTI

Per quanto riguarda il settore acquedottistico, gli interventi sono principalmente mirati alla riduzione delle dispersioni reali di rete, con sostituzione di tratti di condotte ammalorate e con l’installazione di strumentazione per il controllo della pressione e della portata, per una maggiore facilità di controllo delle reti stesse.

Con gli interventi inseriti nell’Accordo appena sottoscritto le infrastrutture piemontesi di acquedotto, fognatura e depurazione saranno in grado di garantire prestazioni migliori e più stabili nel tempo. Crescerà quindi ulteriormente il contributo che il comparto offre al raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici e l’intero sistema sarà più resiliente di fronte ai cambiamenti climatici, sia per quanto riguarda l’approvvigionamento potabile sia il collettamento/trattamento delle acque reflue.

Una maggiore efficienza delle infrastrutture avrà positivi impatti sulla risorsa acqua, per esempio in termini di risparmio sui prelievi e dunque minori costi di gestione (es. energia per sollevamento da pozzi, trattamenti di potabilizzazione) oppure maggiore disponibilità di acqua fornita e quindi superamento di alcune croniche situazioni di carenza idrica stagionale.

L’individuazione degli interventi da finanziare è il risultato della collaborazione tra gli Uffici regionali e gli Enti di governo d’Ambito; questi ultimi dalla regolamentazione del CIPE sono chiamati per la prima volta a svolgere un ruolo primario nell’attuazione dell’Accordo, compito per il quale la Regione ha comunque dato la disponibilità a fornire supporto e a mettere a disposizione la propria esperienza maturata con la gestione delle precedenti programmazioni.




50esimo della Regione, un bando per le sponsorizzazioni

Nel 2020 ricorre il cinquantesimo anniversario dell’istituzione della Regione Piemonte e anche il quindicesimo anniversario della promulgazione e dell’entrata in vigore del nuovo Statuto della Regione Piemonte.

Per dare ulteriore valore al calendario della manifestazioni, e nell’ottica di un ampio coinvolgimento della cittadinanza, il Consiglio regionale avvia una ricerca di sponsorizzazione da parte di soggetti privati.

La sponsorizzazione potrà consistere nel versamento di una somma di denaro a sostegno delle spese di realizzazione delle iniziative, oppure nella fornitura di beni e servizi.

La proposta di sponsorizzazione dovrà pervenire entro le ore 12.00 di venerdì 29 maggio 2020.

Dettagli, termini e modalità di presentazione dell’avviso pubblico sono disponibili a questo link




La Regione Piemonte e l’Associazione Bancaria Italiana a sostegno delle imprese vitivinicole

L’assessore all’Agricoltura, cibo, caccia e pesca della Regione Piemonte Marco Protopapa si è fatto portavoce nei giorni scorsi nei confronti della Commissione regionale dell’Associazione Bancaria Italiana, delle difficoltà delle imprese vitivinicole del territorio colpite dai recenti calamità a cui si aggiunge quest’anno un forte calo delle rese produttive in alcune zone del Piemonte.

“A seguito della nostra segnalazione alla Commissione regionale dell’Abi, abbiamo ottenuto una pronta risposta circa l’attenzione del sistema bancario alle esigenze del settore vitivinicolo piemontese gravemente colpito in queste ultime settimane dagli eventi alluvionali”, spiega l’assessore regionale all’agricoltura Marco Protopapa.

“Di qui la garanzia dell’attivazione di una serie di misure di supporto con iniziative sia autonome sia di settore come ad esempio l’attuazione di quanto stabilito con l’Accordo per il Credito 2019, sottoscritto il 15 novembre del 2018 dall’Abi con le Associazioni di rappresentanza delle imprese”.

Tale accordo prevede per il settore agricolo alcune misure specifiche tra cui ad esempio la sospensione del pagamento della quota capitale delle rate dei finanziamenti a medio e lungo termine, anche perfezionati tramite il rilascio di cambiali agrarie come anche l’allungamento della durata dei mutui, dei finanziamenti a breve termine e delle operazioni di credito agrario di conduzione.

La Commissione regionale dell’Abi del Piemonte ha quindi provveduto immediatamente a sensibilizzare gli istituti bancari per l’applicazione degli interventi previsti dall’Accordo per il Credito 2019.




Imprenditori e imprenditrici laureati sono oltre 205mila e hanno fondato oltre 236 mila imprese

E’ stato presentato il Rapporto “Laurea e imprenditorialità”, il primo studio sull’imprenditorialità dei laureati in Italia, curato da Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna e Unioncamere, che ha analizzato i dati, a livello individuale, di 2.891.980 laureati in atenei italiani tra il 2004-2018 e i dati, a livello aziendale, delle 236.362 imprese da essi fondate.

 

Dal Rapporto emerge che il 7,1% dei laureati è fondatore di impresa (al momento della creazione di un’impresa possiede una quota di capitale e ricopre un ruolo imprenditoriale come amministratore, titolare o socio): complessivamente si tratta di 205.137 laureati. Le imprese da loro fondate sono 236.362, e rappresentano il 3,9% del totale delle imprese presenti in Italia a settembre 2019.

 

Il 61,3% dei fondatori ricopre una carica da titolare, il 22,1% da amministratore e il 16,6% da socio. Il 37,1% dei fondatori ha creato la propria impresa prima di conseguire la laurea (il 13,4% prima di iscriversi all’università, il 23,7% durante gli studi universitari), mentre il 27,0% entro il terzo anno dalla laurea. La quota restante (35,9%) ha creato la propria impresa dopo il terzo anno dalla laurea. Tra i fondatori gli uomini rappresentano il 53,9% mentre le donne il 46,1% (nella popolazione di laureati le percentuali sono invece, rispettivamente, 40,1% e 59,9).

 

“Dall’indagine emerge il dato confortante che i nostri laureati hanno un significativo spirito imprenditoriale – commenta il Presidente del Consorzio AlmaLaurea Ivano Dionigi -. Lo studio mette altresì in evidenza che, anche in questo campo, come in quello dell’orientamento, il contesto socio-economico della famiglia esercita un ruolo decisivo. Pertanto, anche in considerazione dell’attuale scenario economico, la cultura imprenditoriale va incentivata attraverso efficaci attività di orientamento e di promozione di competenze che ne facilitino la diffusione”.

“L’indagine svolta dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea in collaborazione con Unioncamere e DiSA – aggiunge il Direttore del Consorzio AlmaLaurea Marina Timoteo -, mostra come l’imprenditorialità dei laureati abbia esiti positivi nell’ambito del contesto nazionale. Le imprese create dai laureati sono più vitali: hanno, infatti, un tasso di crescita e di sopravvivenza più alto, assumono forme giuridiche più complesse e contribuiscono a creare opportunità di lavoro anche nelle aree del territorio italiano che vivono maggiori difficoltà economiche. L’indagine conferma, quindi, il dato, già da tempo acquisito dalle indagini di AlmaLaurea: laurearsi conviene. Chi si laurea ha più chances di fare impresa e ha più chances di far durare l’impresa che ha creato”.

 

“Questa ricerca presenta i primi dati che combinano per un intero Paese i laureati delle sue università e le imprese da essi fondate in un lungo orizzonte temporale – spiega Maurizio Sobrero del Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna -. Si tratta di una novità importante nel panorama mondiale della ricerca sul ruolo delle Università nel supportare lo sviluppo economico non solo attraverso la formazione di figure professionali qualificate, ma anche offrendo opportunità concrete di sviluppo di progetti imprenditoriali. Si tratta di uno sforzo tecnico particolarmente complesso, reso possibile dalla collaborazione lungimirante di due istituzioni come AlmaLaurea e Unioncamere che, per la prima volta, incrociano i propri dati e danno loro ulteriore vigore per indirizzare in modo più approfondito e consapevole le scelte a supporto dell’imprenditorialità. Il Dipartimento di Scienze Aziendali ha fornito il supporto scientifico e continuerà a sostenere lo sviluppo delle analisi per mettere a disposizione delle comunità interessate nuove opportunità di studio e di intervento”.

 

“Dallo studio emerge un dato significativo: il 7% dei laureati nelle diverse discipline avvia una attività di impresa”, sottolinea il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli. “Per fondare una azienda serve certamente una idea brillante e innovativa, ma servono anche le conoscenze per la realizzazione del business plan e le competenze di carattere manageriale sugli aspetti finanziari del fare impresa. Su questo piano intervengono le Camere di commercio, lavorando, insieme alle associazioni, al fianco degli aspiranti e neo imprenditori. Un sostegno decisivo soprattutto per le imprese di minori dimensioni”.

 

 

Forma giuridica.

Il 60,2% è costituito da imprese individuali; il 24,8% da società di capitale, il 15,0% da società di persone, mentre il restante 0.01% assume altre forme giuridiche. Questa distribuzione è coerente con quella nazionale, nello stesso periodo, caratterizzata per il 52,1% da imprese individuali, per il 28,1% da società di capitale, per il 16,3% da società di persone e per il 3,5% da altre forme giuridiche. Negli ultimi dieci anni, nella nostra popolazione di imprese, la percentuale di società di capitale è cresciuta del 65,2%: circa due volte il tasso di crescita delle società di capitale a livello nazionale.

 

Settore economico.

L’11,6% delle imprese opera nel settore agricolo, il 9,4% in quello industriale e il 79,0% nei servizi. Nei servizi, per citare i più rappresentati, il 29,1% delle imprese opera nel ramo del commercio; il 9,8% nelle attività professionali, scientifiche e tecniche; l’8,9% nelle attività finanziarie ed assicurative; il 7,5% nelle attività di servizi di alloggio e di ristorazione; il 6,9% in servizi di informazione e comunicazione. A livello nazionale, la percentuale di imprese che opera nel settore agricolo risulta del 12,2%, mentre il 22,7% opera nel settore industriale ed il 65,1% nei servizi. Nello specifico, il 24,9% opera nel settore del commercio, il 3,5% opera nelle attività professionali, scientifiche e tecniche; il 2,1% nelle attività finanziarie ed assicurative; il 7,4% nelle attività di servizi di alloggio e ristorazione; il 2,2% nei servizi di informazione e comunicazione. In particolare, la percentuale di imprese che operano in attività professionali, scientifiche e tecniche è cresciuta negli ultimi dieci anni, dal 10,1% nel 2009 al 13,2% nel 2018. Osservando l’andamento a livello nazionale degli ultimi dieci anni, la percentuale di imprese che svolgono attività professionali, cresce dal 3,1% al 3,5%. Per le imprese che operano nel settore agricolo, la percentuale, per la nostra popolazione osservata, è aumentata negli ultimi cinque anni, in controtendenza con il trend nazionale.

 

Dimensione e impatto economico.

Usando la classificazione EU, le imprese fondate dai laureati sono così suddivise: il 96,1% è costituito da micro imprese, con un fatturato annuale inferiore a 2Ml€, il 3,9% è formato da piccole o medie imprese, con un fatturato tra 2 e 50Ml€ e solo lo 0,03% del totale delle imprese è costituito da grandi imprese, con fatturato superiore ai 50Ml€. Il 49,2% del fatturato totale è generato dalle micro imprese, il 43,5% dalle piccole e medie imprese; le grandi imprese danno origine al restante 7,3%. A livello nazionale, le micro imprese rappresentano il 95,3% delle imprese attive e contribuiscono per il 29,7% alla creazione di valore aggiunto. Le piccole e medie imprese costituiscono il 4,6% e contribuiscono per il 38,8% alla creazione di valore aggiunto. Infine le grandi imprese rappresentano lo 0,4% e contribuiscono al 31,5% del valore aggiunto realizzato.

Si fa qui riferimento all’ultimo dato disponibile nel database (2018 o anno precedente).

 

Area territoriale.

Sotto il profilo territoriale, il 37,4% delle imprese fondate dai laureati è localizzato nel Nord Italia, il 21,7% nelle regioni del Centro e il 40,8% nelle regioni del Sud Italia. La ripartizione territoriale delle imprese italiane presenta un quadro differente rispetto a quello delle imprese fondate dai laureati: sono per il 45% insediate nel Nord, per il 21% nel Centro e per il 34% nel Sud Italia.

 

Tasso di sopravvivenza.

Delle 9.821 imprese nate nel 2009, dopo dieci anni, è ancora attivo il 54,8% (si tratta di circa 5.400 imprese). A livello nazionale, delle 312mila imprese nate nel 2009, dopo 10 anni, è ancora attivo il 40,6% (circa 127mila).

 

Tasso di crescita.

Il tasso di crescita è dato dal rapporto tra il saldo fra iscrizioni e cessazioni, per ogni anno di osservazione, e lo stock delle imprese di laureati (236.362). Il tasso di crescita è aumentato negli ultimi dieci anni, passando dal 2,2% nel 2009 al 3,7% nel 2018. A livello nazionale, il tasso di crescita delle imprese (calcolato come rapporto tra il saldo fra iscrizioni e cessazioni e lo stock annuale delle imprese registrate) diminuisce: dall’1,2% nel 2009 allo 0,5% nel 2018.

 

Imprese femminili.

Le imprese femminili rappresentano il 38,0% (ossia 89.917) del totale delle imprese create dai laureati. Questa percentuale è maggiore di quella nazionale che è pari al 22,0%. Il 12,8% opera nel settore agricolo, il 7,4% nel settore secondario e il 79,8% opera nel settore dei servizi (nello specifico, il 33,0% nel commercio). La percentuale di imprese femminili nel settore professionale, tecnico e scientifico è pari al 7,7%. Si tratta di una percentuale minore di quella osservata nella nostra popolazione di imprese (9,8%), ma superiore a quella nazionale di imprese femminili che operano nello stesso settore (3,8%).

Le imprese femminili sono definite come imprese la cui partecipazione al controllo e alla proprietà è detenuta in prevalenza da donne.

 

Start-up innovative.

Le start-up innovative fondate dai laureati sono pari al 20,2% (2.127) di tutte le start-up innovative nate in Italia (10.546). Il 24,3% delle start-up innovative opera nel settore professionale, scientifico e delle attività tecniche.

Le start-up innovative per essere tali devono soddisfare almeno uno dei seguenti criteri: 15% o più di spese sostenute in ricerca e sviluppo; 1/3 o più del personale in possesso di dottorato di ricerca; 2/3 o più della manodopera in possesso di una laurea magistrale; essere titolare o depositaria o licenziataria di almeno una privativa industriale.

 

Famiglia di origine.

Tra i fondatori, si rileva una maggiore presenza di laureati con genitori che svolgono professioni di livello più elevato: l’11,5% ha un padre imprenditore (tale quota è del 4,7% nella popolazione dei laureati), il 39,0% ha un padre libero professionista (è il 30,2% nella popolazione), il 7,4% ha un padre dirigente e il 7,2% un padre direttivo/quadro (nella popolazione le percentuali sono, rispettivamente il 7,0% e l’8,4%). Tra i fondatori ha un padre impiegato il 21,2% e un padre operaio il 13,2% (nella popolazione le quote sono, rispettivamente, il 29,9% e il 19,2%). Se si prende in considerazione la professione delle madri dei fondatori, la distribuzione è differente, ma conferma tali tendenze.

 

Anno di laurea.

Tra i fondatori, il 58,5% ha conseguito il titolo negli ultimi 10 anni (nel periodo 2009-2018), il 41,5% da più di 10 anni (nel periodo 2004-2008); nella popolazione del complesso dei laureati le quote sono, rispettivamente, 68,8% e 31,2%.

 

Atenei.

Il 75,0% dei fondatori ha creato un’impresa nella medesima regione sede dell’ateneo di conseguimento del titolo; l’8,1% in una regione differente, ma nella medesima ripartizione territoriale dell’ateneo (nord, centro, sud e isole). Il restante 16,9% ha creato un’impresa in una ripartizione territoriale differente rispetto a quella degli studi universitari. Tra i laureati degli atenei statali la quota di fondatori è in linea con la media complessiva e pari al 7,0%, mentre sale al 9,4% tra i laureati degli atenei non statali. Tra i fondatori, proviene da un ateneo statale il 96,4% e da un ateneo non statale il 3,6%. Per il complesso dei laureati le quote sono, rispettivamente, 97,3% e 2,7%.

 

Gruppo disciplinare.

Tra i fondatori, il 18,1% ha conseguito una laurea nel gruppo disciplinare economico-statistico, il 14,2% nel gruppo politico-sociale, il 9,4% in quello giuridico, l’8,6% in ingegneria, l’8,6% nel gruppo letterario, il 7,8% nel gruppo medico. Nel complesso della popolazione dei laureati, l’ambito disciplinare più diffuso è quello medico, con il 13,2%; il 12,7% ha invece conseguito una laurea nel gruppo disciplinare economico-statistico, l’11,8% nel gruppo politico-sociale, il 10,3% in ingegneria, l’8,6% nel gruppo letterario e l’8,5% in quello giuridico. Tutti gli altri gruppi disciplinari sono meno rappresentati, sia tra i fondatori sia tra i laureati complessivamente considerati.

 

 

 

 

 




Autonomia differenziata: il Consiglio approva la delibera, ora si tratta con il Governo

Un regalo che facciamo ai cittadini piemontesi: il presidente della Regione, Alberto Cirio, ha definito così il voto favorevole espresso il 19 dicembre dal Consiglio regionale sulla delibera per l’autonomia differenziata.

“Nessun trionfalismo, ma è un passo importante di cui siamo felici in quanto abbiamo mantenuto una velocità molto rapida e abbiamo recuperato il tempo di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, che era il primo dei nostri impegni elettorali – ha commentato Cirio appendendo simbolicamente all’albero di Natale allestito nel cortile di Palazzo Lascaris un dossier bianco con coccarda rossa e oro contenente il testo del provvedimento insieme al presidente dell’assemblea, Stefano Allasia – L’autonomia differenziata è uno strumento per dare risposte migliori ai cittadini e darà anche maggiore responsabilità agli amministratori”.

Ripercorrendo il cammino che ha portato al voto, il presidente Cirio ha ricordato che “il 9 agosto abbiamo approvato in Giunta la delibera che ampliava le materie richieste rispetto a quella della precedente amministrazione, l’abbiamo trasmessa al Consiglio e abbiamo permesso ai consiglieri di poter dare il proprio contributo in modo trasparente e partecipativo, si svolte le audizioni e provveduto a tutti i passaggi. Devo ringraziare tutta la maggioranza che ha messo testa, passione e impegno su questa delibera, ma anche tutte le forze dell’opposizione, hanno dimostrato di voler entrare nel merito e soprattutto di non porre ostacoli di tipo ostruzionistico”.

Nell’intervento introduttivo svolto in aula il 17 dicembre, quando è iniziato l’esame della delibera, il presidente ha voluto ribadire alcuni concetti. Innanzitutto che “l’autonomia che rivendichiamo è in attuazione della Costituzione, non in attuazione di un manifesto propagandistico di tipo politico o partitico, e non intende tradire la tradizione di solidarietà della nostra Regione. Perché, come ho detto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella con grande orgoglio, il Piemonte ha fatto l’Italia, qui c’è stato il primo Parlamento, e non abbiamo nessuna intenzione di disfarla e neanche di tradire l’eredità sempre costante dei Santi sociali e della solidarietà, che ci rende gloriosi in tutta Italia e nel mondo. Però per essere solidali bisogna stare bene, e l’autonomia aiuterà il Piemonte a stare bene”. Poi aveva puntualizzato che “abbiamo recuperato un anno e mezzo di tempo perché abbiamo ereditato dalla precedente amministrazione una posizione che abbiamo definito timida ma che abbiamo voluto mantenere. Siamo partiti dalla delibera che c’era e l’abbiamo arricchita degli elementi concernenti soprattutto il commercio estero, l’innovazione, la scuola e il governo del territorio. Questa è la ragione per cui in sei mesi siamo stati pronti e ora potremo incardinare la trattativa con Roma insieme a Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna”.

La delibera chiede di trasferire competenze dallo Stato alla Regione Piemonte sulle seguenti materie: governo del territorio, beni paesaggistici e culturali; protezione civile e infrastrutture; tutela del lavoro, istruzione tecnica e professionale, istruzione e formazione professionale e istruzione universitaria; tutela della salute; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario;  ambiente; rapporti internazionali e con l’Unione europea; commercio con l’estero; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi; organizzazione della giustizia di pace; protezione della fauna e dell’esercizio dell’attività venatoria; ordinamento sportivo; produzione, trasporto e distribuzione dell’energia; alimentazione; politiche di sviluppo e promozione delle aree montane.

 




Dal Piemonte arriva la frutta con i colori del Natale

Il periodo natalizio è arrivato e in tavola non mancano le mele dai colori rosso e porpora e dalla polpa bianca, che allietano l’occhio e deliziano il palato.

 

Sono veri e propri “doni” della natura. Dietro tanta bontà c’è l’impegno dei professionisti dell’agricoltura, come i melicoltori dell’ OP JOINFRUIT, una delle più importanti realtà piemontesi che ogni anno si impegnano per portare ai consumatori frutta di qualità, bella, buona e sana.

 

Il territorio del cuneese ai piedi del Monviso con un’appendice nel torinese, vocato alla produzione di questi frutti d’eccezione, ha permesso ai produttori di fregiare il proprio prodotto con il marchio di Indicazione Geografica Protetta “Mela Rossa Cuneo IGP”. Un riconoscimento europeo a tutela delle caratteristiche uniche che legano il prodotto all’ambiente geografico.

 

Un microclima molto particolare, quello dell’altopiano cuneese tra i 280 e i 650 metri slm, grazie al quale le mele di varietà rossa riescono a raggiungere un elevato standard qualitativo. In particolare, quest’anno le mele si sono avvantaggiate di forti sbalzi termici, che hanno conferito loro una colorazione rosso brillante davvero impareggiabile. Le mele comprese nell’Indicazione Geografica Protetta “Mela Rossa Cuneo IGP” sono i gruppi Gala, Red Delicious, Fuji e Braeburn.

 

Precisa il Direttore dell’OP JOINFRUIT, Bruno Sacchi: “è appurato che la Mela Rossa Cuneo IGP ha una consistenza e una croccantezza particolari, ha una serbevolezza più lunga e ha una pienezza ed una brillantezza di colore straordinari. Il territorio conferisce sicuramente delle caratteristiche tipiche al prodotto, per una questione pedoclimatica; il colore s’intensifica particolarmente, quando c’è un’escursione termica significativa tra il giorno e la notte, e tutto ciò intorno ai 600 metri di altezza e con l’aerazione fornita da una serie di valli che sboccano sul territorio”.

 

Le Mele Rosse Cuneo, grazie alle moderne tecniche di conservazione, si trovano in vendita tutto l’anno, ma è in questa stagionale che il nostro organismo ha bisogno di tutti i suoi nutrienti. La mela, infatti, è un prodotto dal punto di vista nutrizionale molto bilanciato. Contiene un ricco cocktail di acidi organici e Sali minerali, nonché preziosi antiossidanti (polifenoli) e vitamine. È una ricca fonte di fibre (pectina), soprattutto se consumata con la buccia, è diuretica e possiede un ridotto apporto calorico (circa 55 kcal per 100 g)[1], nonostante il buon contenuto zuccherino. Si tratta principalmente di fruttosio, uno zucchero semplice, naturale della frutta, immediatamente disponibile per l’organismo e di rapida assimilazione. Questa caratteristica rende la mela lo snack ideale nei casi di stanchezza fisica o mentale.

 

La mela possiede anche un basso indice glicemico e può essere inserita tranquillamente nell’alimentazione di chi ha problemi di diabete, degli anziani e dei bambini, specie in età di svezzamento.

La mela produce un senso di sazietà e stimola la produzione di succhi digestivi e gastrici che fa cessare o diminuire il desiderio di mangiare. In questo periodo di golose tentazioni, magari una mela fuori pasto ci aiuterebbe a limitare gli eccessi e a mantenerci in forma.

[1] Fonte CREA Centro di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione




Alessandria, apertura della Galleria Crenna Opera

Aperta oggi al traffico la nuova galleria della Crenna, una delle opere più importanti realizzate nell’ambito dei lavori di adeguamento delle viabilità del Terzo Valico.

Gli interventi, finanziati da RFI (società del Gruppo FS Italiane) ed  eseguiti da Cociv (Consorzio  guidato da Salini Impregilo), General Contractor per la realizzazione e la progettazione del Terzo Valico, hanno interessato la nuova galleria compresa tra i comuni di Serravalle e Gavi.

L’opera rientra nel piano di adeguamento e miglioramento dell’attuale viabilità della Strada Provinciale 161 di collegamento tra i Comuni Serravalle Scrivia e Gavi e le frazioni più montane della Val Lemme.

Contestualmente ai lavori della galleria è stata allargata  la sede stradale, da 6 a oltre 10 metri, consentendo di alleggerire il traffico di questo tratto strategico per i collegamenti provenienti dalla Val Lemme e diretti verso la rete autostradale, in entrambe le direzioni, migliorando gli standard di sicurezza della viabilità. La nuova galleria, lunga circa 200 metri, è stata concepita secondo moderne soluzioni ingegneristiche con elevatissimi standard costruttivi.

All’interno della galleria e in prossimità degli imbocchi è previsto un sistema di illuminazione permanente per una maggiore visibilità e sicurezza sia di giorno che di notte e sarà installato un sistema di rilevazione incendi che invia in automatico,  ai centri di controllo, eventuali segnali di allarme permettendo così, in caso di necessità, un rapido pronto intervento.

L’attivazione odierna permette il ripristino della regolare viabilità sulla Strada Provinciale 161 che era stata provvisoriamente deviata sulla strada comunale “Salita Crenna” per consentirne le attività realizzative.

L’opera del valore di circa 8,5 milioni di euro è stata consegnata oggi alla Provincia di Alessandria da RFI, insieme a Cociv e Italferr (società di Ingegneria del Gruppo FS Italiane) che ha effettuato la direzione lavori e l’Alta Sorveglianza,. Raggiungono così il 90 per cento, circa, gli investimenti realizzati per la viabilità all’interno della Regione Piemonte su un totale di investimenti complessivi pari a circa 100 milioni di euro.