Il video-Consiglio regionale fa il pieno online: 80mila visualizzazioni

Oltre 80 mila visualizzazioni su sito, Facebook e Youtube durante le 10 ore di dibattito sul bilancio: la seduta in videoconferenza del Consiglio regionale piemontese, primo in Italia a sperimentare questa modalità, ha registrato grande interesse anche tra i cittadini.

Il sistema, messo a punto dal Csi Piemonte, dal Consorzio Top-Ix e dai Sistemi Informativi dell’Assemblea, ha visto collegati contemporaneamente il presidente della Giunta Alberto Cirio, 48 tra consiglieri e assessori, e venti funzionari.
La seduta di ieri arriva dopo diversi giorni di test: due prove tecniche, 3 riunioni di Commissione e 5 riunioni di capigruppo.

“Il Consiglio regionale non si ferma mai – spiega il presidente del Consiglio, Stefano Allasia – la seduta in videoconferenza di ieri, la prima in assoluto in Italia e in 50 anni di Regione Piemonte, è stata una bella prova di tutti i consiglieri regionali che, di fronte alla crisi sanitaria e all’isolamento nelle proprie abitazioni, hanno comunque cercato di esercitare il loro ruolo con responsabilità. È stato anche un modo per stringerci tutti in un caloroso abbraccio virtuale.

Ringrazio i dipendenti del Consiglio regionale, in particolare i nostri sistemi informativi, i tecnici del Csi Piemonte e del Consorzio Top-Ix con cui abbiamo lavorato in grande sinergia, e tutti coloro che con il loro impegno quotidiano, permettono di svolgere correttamente le nuove modalità di lavoro in remoto”.




Confindustria Torino e Anfia scrivono a Conte: sostegno e salvaguardia del settore automotive

Preoccupati per le sorti del settore automotive, un settore chiave dell’industria manifatturiera italiana, finora non considerato dai provvedimenti governativi per il sostegno alla ripartenza dell’economia, il presidente dell’Unione Industriale di Torino, Dario Gallina, e il presidente di ANFIA Paolo Scudieri, hanno oggi rivolto un appello, inviando una lettera al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

“Sollecitare un intervento governativo è vitale per recuperare l’operatività del settore automotive e la sua capacità di sviluppo decisiva per il progresso economico” – si legge nella lettera.

“Il Covid-19 ha impresso una svolta drammatica al settore dell’automotive – spiegano – determinando una paralisi senza precedenti in termini di domanda e di produzione. Serve modellare una politica di sviluppo industriale in grado di sostenere un lungimirante riavvio del settore automobilistico per garantire una ripresa economica. Purtroppo non abbiamo ritrovato adeguata sensibilità e attenzione per l’automotive nel contesto dei provvedimenti governativi fino ad ora assunti”.

“Esistono misure – proseguono Gallina e Scudieri – che possono essere adottate subito e che possono sbloccare lo stallo del mercato dell’auto, che darebbero un rilancio all’intero settore, e avrebbero, tra l’altro, anche un effetto leva per le casse dello Stato, che vedrebbe ripagati gli sforzi temporanei con un incremento di gettito, come sempre garantito da vendita, possesso e utilizzo dei veicoli”.

Tra le misure proposte dall’Unione Industriale e da ANFIA c’è l’attuazione immediata di incentivi che, oltre a permettere ai consumatori di sostituire la vettura, determinerebbero anche “una riduzione delle emissioni” – si legge nella lettera – “rinnovando il vetusto parco circolante, e darebbero sostegno alle oltre 300.000 famiglie che vivono grazie al settore automotive, facendole tornare al lavoro e risparmiando anche le tante risorse oggi spese per la cassa integrazione”.

L’idea è di estendere l’ecobonus attualmente in vigore anche alle auto ad alimentazione alternativa con emissioni medie di CO2 da 61 a 95 g/km, allargando così la platea dei beneficiari, pur restando in linea con gli obiettivi europei di graduale decarbonizzazione della mobilità. E’ opportuno anche prevedere incentivi all’acquisto – con o senza rottamazione – di veicoli commerciali leggeri fino a 12 t, con uno schema differenziato per classi di peso e alimentazione.

Sarebbe molto utile, infine, l’introduzione di un incentivo all’acquisto delle numerose vetture e veicoli commerciali leggeri attualmente in stock presso i concessionari e i produttori (prodotti fino al 25 marzo 2020), in modo da facilitarne lo smaltimento, evitando blocchi al riavvio della produzione.

Oltre alle misure attuabili nel breve termine, i due presidenti chiedono al presidente del Consiglio “azioni ben più ampie, impegnative e coordinate, e che il governo italiano si faccia promotore di un’istanza di politica industriale a Bruxelles, presso gli organi comunitari, per attuare una politica di raccordo con le istituzioni europee e di pressione sul livello comunitario”, poiché “le filiere produttive dell’auto si stanno ridislocando su basi continentali e se le imprese italiane non saranno coinvolte in maniera determinante, si rischia non solo il ridimensionamento economico dell’Italia, ma una perdita di efficacia dell’industria europea nel suo complesso”.

Per rendere il loro appello ancora più incisivo, l’Unione Industriale di Torino e ANFIA hanno anche trasmesso un ordine del giorno a Comuni e Regione Piemonte con “l’augurio che venga adottato e che sindaci e Presidente della Regione Piemonte diventino portavoci attivi presso il Governo del rilancio del settore automotive. In questo momento tanto terribile, la coesione e la determinazione comune – concludono – rappresentano la nostra forza”.

 




Chieri. Embraco, Sicchiero: “Sito non idoneo? Il governo faccia chiarezza

«Il sito ex Embraco/Ventures non sarebbe idoneo ad ospitare le attività di Italcomp? Siamo basiti. Se davvero questa è la valutazione fatta dal commissario straordinario dell’Acc Wanbao di Mel, Maurizio Castro, al termine di un recente sopralluogo, saremmo di fronte ad un nuovo brusco risveglio dopo le speranze alimentate dal progetto di dare vita tra il chierese ed il bellunese ad un polo italiano per la produzione di compressori.

Siamo consapevoli che il salvataggio del sito ex Embraco/Ventures non può che passare dall’avvio di Italcomp. Pertanto, è indispensabile fare rapidamente chiarezza: cosa rende inidoneo il sito ex Embraco/Ventures? C’è un problema di bonifica? Il tutto è superabile in tempi ragionevoli? È giunto il momento che il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, convochi un incontro, sblocchi il progetto Italcomp ed offra ai 406 lavoratori dell’ex Embraco/Ventures una prospettiva concreta. Gli appelli rivolti dalla Chiesa torinese, dalla Regione Piemonte, dai sindacati e dagli amministratori locali non possono esser lasciati cadere nel vuoto».

 




Recovery Plan: il Piemonte attende le regole di ingaggio

“Sul fronte del Recovery Plan il Piemonte è pronto. Abbiamo fatto un ampio lavoro e siamo pronti a trasmettere a Roma le nostre progettualità non appena ci saranno le regole di ingaggio, che al momento nessuno conosce. Questo ci mette nelle condizioni di muoverci un po’ al buio, cioè senza le regole: conosciamo solo le nostre richieste, perché solo dopo il passaggio parlamentare il Governo tratterà con le Regioni”

è quanto ha dichiarato il presidente Alberto Cirio nel corso dell’illustrazione in Consiglio regionale del documento che la Giunta ha elaborato e approvato nelle scorse settimane.

“Fino all’8 aprile le Regioni non erano mai state coinvolte. La Conferenza delle Regioni – ha proseguito Cirio – ha però deciso di muoversi motu proprio, e noi in Piemonte abbiamo cominciato a raccogliere le istanze dai territori. Sulle sei missioni del Recovery abbiamo usato il sistema che viene comunemente utilizzato dalla Commissione europea, raccogliendo e censendo le richieste dei territori per orientare le future azioni e i bandi che saranno fatti su ciò che serve. Siamo pronti con i progetti divisi per materia, per territorio e per fase di attuazione. Vorrei che il lavoro che ancora dobbiamo fare in vista delle risorse che arriveranno in Piemonte avvenisse di concerto con il Consiglio regionale. Ma le modalità devono essere veloci. Al Consiglio chiedo quindi un metodo veloce di interazione, per esempio un gruppo di lavoro agile, più di sostanza e il meno burocratico possibile. Più lavoriamo insieme, meglio facciamo nell’interesse dei piemontesi”.

“Tutto è migliorabile – ha concluso il presidente – ma su alcune cose dobbiamo essere chiari: la presidente Von Der Leyen ha chiesto questo lavoro alle Regioni. Saremo noi a dover dire se un progetto non può starci, e se non può ma ha dignità cercheremo di finanziarlo con i fondi della programmazione europea, e se non sta neppure lì proveremo a farlo con fondi della Regione. Se diamo pari dignità a tutti, prendiamo anche il ponte tibetano di un piccolo Comune, che da solo farà sorridere, ma possiamo inserirlo nel grande progetto turistico sull’outdoor”.

All’inizio del dibattuto sono intervenuti diversi assessori per soffermarsi sulle materie di propria competenza.

Matteo Marnati ha affermato che “uno dei principi cardine alla base dell’elaborazione dei progetti è il concetto della crescita felice: intendiamo puntare con tutte le forze sulla ricerca e sul trasferimento tecnologico, sull’innovazione e sulla sostenibilità delle imprese, che rappresentano per fortuna le eccellenze della nostra manifattura e dovranno essere il motore della ripresa e non solo della resilienza. Per quanto riguarda la digitalizzazione abbiamo grandi temi quali 5g, banda larga, intelligenza artificiale, big data, cyber security e cloud. Occorre inoltre rendere più efficiente la macchina burocratica della Pubblica amministrazione, inclusa la nostra. C’è poi la rivoluzione verde, la cosiddetta transizione ecologica, non più derogabile per affrontare le sfide climatiche ed energetiche. Anche in seguito agli effetti delle pandemia siamo arrivati al punto in cui appare non più rinviabile l’appuntamento con le riforme secondo il principio della sostenibilità. Dobbiamo puntare a uscire dallo stato emergenziale con soluzioni innovative e strutturali, puntando a costruire un’economia di tipo circolare”.

Andrea Tronzano ha sottolineato che “l’economia piemontese ha basi solide con punti di forza concreti: un mix produttivo che va dalle cave allo spazio, una robusta percentuale di imprese che possono intercettare nuovi trend tecnologici, un buon dialogo fra Atenei e imprese, ma anche una debolezza sul fronte del digitale, soprattutto le realtà più piccole. Dobbiamo quindi investire per abbattere il digital divide, e anche per migliorare la collaborazione fra pubblico e privato, in grado di dare grandi frutti. Il Piemonte si dovrà preparare per attrarre imprese. Su questo fronte abbiamo due progetti importanti riguardanti contratti di sviluppo e attrazione degli investimenti, elementi che possono creare opportunità di attrarre proprio nei campi in cui il Piemonte è forte. E’ cruciale puntare sul passaggio a settori a più alta produttività: il Piemonte è pronto per decollare e creare occupazione buona”.

Luigi Genesio Icardi ha sostenuto che “dopo che negli ultimi dieci anni il sistema sanitario ha subito tagli di risorse ingenti, risulta necessario un riordino complessivo della materia, e soprattutto un rafforzamento della rete territoriale. Servono proposte per la revisione del sistema sanitario e socio-assistenziale, che deve agire su due direttrici: una legata all’emergenza Covid, e l’altra di realizzazione di un nuovo modello che superi la vecchia visione ‘ospedalocentrica’ della sanità”. Serve una medicina del territorio più accessibile, incentrata sulle case della salute, e si deve realizzare una rete di assistenza primaria diffusa, collegata all’area sociosanitaria. Ma serve anche un deciso processo di ammodernamento della rete ospedaliera. Abbiamo presentato 60 progetti che rappresentano una risposta mirata alle due sfide della crisi Covid: la digitalizzazione della sanità e la creazione di forti reti di prossimità. Riguardano in maggioranza il rafforzamento delle reti di prossimità, la telemedicina, progetti di avvicinamento dei servizi ai cittadini”.

Marco Protopapa ha ricordato l’importanza per le colture della messa in sicurezza della risorsa idrica: “Il carattere strategico di lungo periodo in materia di protezione del territorio e la messa in sicurezza delle risorse idriche sono temi importantissimi. Abbiamo predisposto progetti di sistemazione delle strutture irrigue e uno specifico dedicato agli invasi per migliorarne la capacità di accumulo. Ci sono 24 interventi principali: riguardano due grossi invasi e il recupero di importanti strutture come il canale Cavour, gravemente danneggiato dall’alluvione, e il canale di Caluso”.

Marco Gabusi ha centrato il suo intervento sul fatto che il Piemonte intende investire sulle infrastrutture ferroviarie e per mettere in sicurezza ponti e strade contro il dissesto idrogeologico: “ “Il primo progetto strategico che leggiamo sul Recovery è quello della rivoluzione verde, che mira a trasferire il traffico di persone e merci in modo sostenibile. Noi abbiamo censito le priorità, sulle quali investiremo in modo importante: includono non solo il retroporto di Genova, il sito Interporto e il polo logistico di Novara in vista della conclusione della Tav, ma anche la Torino-Ceres, strategica per il collegamento dell’aeroporto con il centro di Torino, e la Canavesana. Tutto questo senza dimenticare le aree interne, che hanno molto da dire in tema di dissesto idrogeologico. Vogliamo sistemare frane, fiumi, ponti: con le risorse che arriveranno ma anche con le armi della semplificazione, su cui stiamo agendo”.

Elena Chiorino ha ribadirto che “sarà fondamentale una nuova visione del sistema-Piemonte, ragionando tenendo presente il concetto di vasi comunicanti e non di compartimenti stagni. La ripartenza del sistema economico-finanziario deve passare attraverso una nuova attrattività puntando sulla formazione di alto livello. Questo è il primo tassello che andrà a comporre il sistema/modello di Academy, capace di offrire a chi vuole investire in Piemonte personale sempre formato e aggiornato. E’ tempo di pensare alle politiche per il futuro, che non possono esaurirsi a mere ricette assitenzialiste. La nostra ambizione deve essere favorire un’occupazione stabile”.




Torino. Pubblicato il bando per il conferimento di incarichi professionali

È stato pubblicato oggi sul sito ufficiale di Fondazione per la Cultura Torino   e su quello del Centro di Formazione Musicale della Città di Torino il bando di selezione per il conferimento di incarichi professionali per l’insegnamento nel Centro di Formazione Musicale della Città (CFM).

 

Il CFM, attivo sul territorio da oltre 40 anni, dà a tutti i cittadini la possibilità di avvicinarsi alla musica attraverso una didattica pensata su misura per ciascuno e, da quest’anno, come deliberato dalla Giunta comunale, i suoi corsi saranno realizzati in collaborazione con la Fondazione per la Cultura Torino.

 

Ai fini dell’avvio dell’anno formativo, per poter individuare docenti di qualificata e riconosciuta esperienza didattica, la Fondazione per la Cultura Torino, nuovo soggetto attuatore dei corsi, ha indetto una selezione per esperti in ambito musicale ai quali affidare incarichi professionali per l’insegnamento o la supplenza nel CFM.

 

Il bando è strutturato secondo tre ambiti di insegnamento: a) corsi per l’infanzia; b) corsi non professionali (libero); c) corsi preaccademici. Per ciascuno degli ambiti sono definiti corsi di tipo individuale e di tipo collettivo di natura teorica o di natura pratica. Gli indirizzi di insegnamento sono di tipo classico e jazz e, per ciascuna tipologia di corso, sono individuabili le relative materie di insegnamento.

In relazione ai titoli posseduti è possibile candidarsi su uno o più ambiti e su una o più materie di insegnamento.

 

Al fine del conferimento degli incarichi saranno valutati titoli di studio, di servizio e artistico-professionali e, relativamente ai primi due ambiti (a,b) sarà inoltre oggetto di valutazione un programma didattico appositamente pensato in relazione alla ‘mission’ del CFM e alle specificità della materia di insegnamento per la quale ci si candida.

Le candidature dovranno essere inviate entro e non oltre le ore 24.00 del 13 Giugno 2021 secondo le modalità dettagl




Approvato “Allontanamento zero” – Il provvedimento stanzia 44.5 milioni nel biennio 23-24 a sostegno delle famiglie in difficoltà

Con 29 sì della maggioranza e 14 no della minoranza è stato approvato questa mattina il Disegno di legge “Allontanamento zero. Interventi a sostegno della genitorialità e norme per la prevenzione degli allontanamenti dal nucleo famigliare d’origine”.

Il provvedimento, presentato per la Giunta regionale dall’assessore Chiara Caucino, stanzia complessivamente 44,5 milioni di euro per il biennio 2023-2024 (22,3 milioni per il 2023 e 22,2 per il 2024) per interventi di sostegno alla genitorialità e prevenire così l’allontanamento dei minori dalla famiglia d’origine.

Si prevede, in particolare, che l’allontanamento di un minore dal nucleo famigliare di origine per cause di fragilità o di inadeguatezza genitoriale non possa essere praticato prima della messa in atto di un Progetto educativo familiare (Pef), della durata minima di sei mesi, che coinvolga i servizi sociali, la famiglia e i minori. In caso di affidamento, è privilegiato quello famigliare entro il quarto grado di parentela. Vengono potenziati i progetti di affido flessibili e modulabili sulle necessità della famiglia d’origine e contenuti gli inserimenti nelle strutture, in particolare per quanto riguarda i minori di cinque anni.

Particolare attenzione viene riservata ai minori con disabilità o disturbi del comportamento. Sono previsti aiuti economici per le famiglie d’origine in difficoltà, interventi tra titolari delle funzioni socioassistenaziali per servizi sanitari, per il lavoro e per la casa e il coinvolgimento dei Comuni per i casi d’indigenza economica, sfratto per morosità e mancanza di sistemazione abitativa.

Tra gli altri provvedimenti, spiccano la redazione del Piano triennale regionale di interventi per l’infanzia e l’adolescenza e l’Osservatorio regionale sugli allontanamenti.

Prima della votazione si sono svolte le dichiarazioni di voto.

Raffaele Gallo, intervenuto per il Pd con Maurizio Marello e Monica Canalis, ha rimproverato alla maggioranza di non aver voluto ascoltare le istanze di quei sindaci, associazioni, sindacati e di tutti coloro che chiedevano di ripensare il provvedimento. “Da oggi – ha concluso – in Piemonte le famiglie sono più sole, l’affido è sotto attacco e la regione torna indietro di cinquant’anni”.

Silvana Accossato (Luv), annunciando il voto negativo del proprio gruppo, ha accusato il Disegno di legge di essere viziato da un pregiudizio di fondo “dove la famiglia è sempre rappresentata come il luogo migliore e le situazioni economiche paiono essere la sola causa all’origine dei problemi delle famiglie”.

Alberto Preioni (Lega) ha definito la votazione del provvedimento “importante, perché dirà un secco no al ripetersi di fatti che sono avvenuti anche in Piemonte”. Una “vittoria di civiltà che dedico alla memoria dei genitori che hanno subito allontanamenti ingiusti e non sono più tra noi”.

Paolo Ruzzola (Fi) ha dichiarato che “questa legge mira a superare le difficoltà legate all’indigenza economica in un contesto in cui l’ultimo rapporto Caritas sulla povertà, reso noto da pochi giorni, ci dice che in Italia ci sono 5,6 milioni di persone in difficoltà, di cui 1,4 milioni sono minori”.

Paolo Bongioanni (Fdi), ha definito l’iter del provvedimento “un lungo percorso costruito attraverso il dialogo e l’ascolto con le famiglie. Il nostro sì di oggi andrà a influenzare e a beneficiare migliaia e migliaia di minori, se è vero che i numeri dicono che nel 2020 oltre l’80% dei casi di allontanamento sarebbe stato superabile”.

Mario Giaccone (Monviso) ha rivendicato la serietà dell’opposizione, “che ha svolto un dibattito serio e motivato, entrando nel merito delle questioni. Il polverone creato intorno al provvedimento ha purtroppo contribuito a sfiduciare e mettere in cattiva luce le figure che si occupano di allontanamenti. Si è scelto di semplificare con uno slogan un tema complesso”.

Francesca Frediani (M4o) ha sottolineato “il lavoro svolto in Commissione e in Aula per portare proposte ed evidenziare criticità” e ha espresso rammarico per la mancata approvazione “degli emendamenti che miravano a eliminare lo slogan ‘Allontanamento zero’ dal titolo della legge”.

L’assessore Caucino ha replicato che la legge “non ha un colore politico ma va nell’esclusivo interesse dei minori e introduce un preciso dettato legislativo di supporto alle famiglie di origine, rispettando il diritto naturale dei minori a poter vivere nel nucleo originario”.




Consiglio regionale dichiara stato di emergenza occupazionale e salariale

Il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno che dichiara “lo stato di emergenza occupazionale e salariale in Piemonte” e chiede il “rifinanziamento in deroga alla Cigs e il finanziamento di 150 milioni di euro per le aree colpite da crisi industriali in Piemonte, promessi dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte”.

Il documento è stato presentato da tutti i capigruppo, di maggioranza e di opposizione, dal presidente della Giunta Alberto Cirio e dal presidente del Consiglio Stefano Allasia.

Tutta la seduta è stata dedicata al problema del lavoro nella nostra regione, con l’apertura dei lavori del presidente Cirio e l’intervento dell’assessore Elena Chiorino, che ha evidenziato “un quadro critico con un calo di 17mila unità occupate.

In particolare l’industria manifatturiera perde 25mila addetti, mentre i servizi e l’agricoltura guadagnando rispettivamente 2mila e 4mila posti”.

“Ringrazio il Consiglio per aver accolto la mia proposta di dichiarare lo stato di emergenza occupazionale in Piemonte – ha commentato Cirio – Ringrazio anche tutti i consiglieri di aver votato un documento condiviso che avrà delle ricadute concrete, dandoci la possibilità di rivendicare dal Governo non solo il rifinanziamento della cassa integrazione e degli ammortizzatori sociali, ma anche certezze sugli investimenti promessi personalmente al nostro territorio dal premier Conte.

Abbiamo bisogno di sapere quanto andrà al Piemonte dei 150 milioni di euro previsti per tutta Italia dal governo per le crisi industriali e quanto verrà stanziato per gli specifici accordi di programma che riguardano la Città dell’aerospazio e il Manufacturing and Competence Center, dal momento che di questo in Finanziaria non c’è traccia. La solidarietà non basta, ora alle promesse del Governo devono seguire fatti concreti”.

Anche il capogruppo della Lega Alberto Preioni ha parlato di un “Piemonte che negli ultimi anni ha perso competitività. A livello regionale puntiamo su un piano strategico per lo sviluppo, concordato anche con l’assessore Tronzano, mentre a livello nazionale sarebbe quanto mai urgente la flat tax: abbiamo una pressione fiscale abnorme che fa scappare le imprese”.

Per il Pd è intervenuto Raffaele Gallo, secondo il quale “è vero che i fondi statali potrebbero aiutarci, ma per il momento non ci è chiaro cosa faremmo con quelle risorse.Se chiediamo soldi per mettere in campo le misure illustrate da Chiorino, non risolveremo il problema. Il Piemonte deve essere percepito come territorio di opportunità per imprese, il pubblico deve investire nella ricerca e innovazione industriale”.

Secondo il capogruppo Fdi Maurizio Marrone, “l’emergenza lavoro sarà grande tema su cui la legislatura regionale sarà giudicata dagli elettori. Oggi diamo un segnale forte con la dichiarazione di stato di emergenza per far capire al governo che il tempo della propaganda è finito. Il contributo statale, per il momento limitato, si è fermato solo a Fca ma l’economia manifatturiera piemontese è anche altro”.

È quindi intervenuto Marco Grimaldi (Luv), spiegando che “siamo riusciti ad affermare che la crisi non è solo occupazionale, ma anche salariale, denunciando i fenomeni dei working poor e della precarietà, e a introdurre l’impegno ad applicare il protocollo d’intesa firmato dalla Giunta regionale del Piemonte e dalle sigle sindacali per affermare la giusta retribuzione e lo stralcio del costo del lavoro dai ribassi delle offerte negli appalti pubblici e nelle concessioni di lavori, forniture e servizi”.

Per Paolo Ruzzola (Fi), “gli ammortizzatori sociali sono strumenti utili, chiederemo all’assessore che siano integrati: ma non possono essere la risposta strutturale, che vada oltre il momento dell’emergenza. Dobbiamo creare opportunità per creare lavoro vero e duraturo con misure come il taglio dell’Irap regionale e l’esenzione del bollo che abbiamo fatto inserire in Legge di Stabilità”.

A nome del M5s, Sean Sacco ha spiegato che “il problema delle delocalizzazioni si è verificato perché anche a livello europeo quasi tutte le forze politiche erano d’accordo. Il libero mercato ha creato fortissima diseguaglianza, con conseguente stagnazione e calo dei salari. In Italia bisogna colmare il ritardo: contro le delocalizzazioni possiamo fare ancora qualcosa, ad esempio approvare la nostra proposta di legge regionale. Sarebbe un segnale importante per disincentivare il trasferimento della produzione al di fuori del Piemonte”.

A parere di Silvio Magliano (Moderati), “la grande sfida si gioca sulla competitività. Noi come regione, abbiamo perso di competitività su molti scenari imprenditoriali. Ci sono responsabilità precise, sia da parte datoriale che da parte sindacale. Dobbiamo lavorare tutti insieme per ritornare a essere competitivi”.

Per Mario Giaccone (Monviso), il “Piemonte è diventato la “Spoon river” dell’azienda: crisi e chiusure si moltiplicano. Siamo fanalino coda tra le regioni nord. Vero che subiamo concorrenza sleale e anche concorrenza fiscale, ma certe imprese hanno un atteggiamento predatorio perché non restituiscono quanto ottenuto dal territorio in cui sono nate e prosperate”.

Sono quindi intervenuti i rappresentanti sindacali.
Giovanni Esposito (Cigl): “Le prospettive ci preoccupano: i dati dicono che fino al 2018 le aziende crescevano, ma c’è stata un’inversione di rotta dal 2018/2019, soprattutto a causa dei dazi. Oggi siamo la quarta manifattura dell’Italia, abbiamo perso posizioni. Manca una visione europea e nazionale, si compete fra regioni e dentro la stessa regione, fra le varie province. Si crea una competizione al ribasso e non si punta alla qualità del prodotto”.

Giovanni Cortese segretario generale Uil: “Il Piemonte è ormai agli ultimi posti. La disoccupazione è superiore dell’1,5% rispetto alle altre regioni dell’arco alpino. Quella giovanile dell’8%. Rispetto a 2007, in Piemonte la disoccupazione è aumentata del 60%. Siamo preoccupati anche per l’automotive: senza gli accordi firmati nel 2010/2011 le aziende sarebbero state già chiuse”.

Alessio Ferraris, segretario generale Cisl Piemonte: “la mancanza di crescita porterà ad una povertà che non saremo più in grado di governare. Ci vuole un’alleanza di scopo per il Piemonte per parlare con il governo e ottenere fondi per riavere gli ammortizzatori sociali”.

Armando Murella, segretario generale Ugl: “La politica oggi è debole, le multinazionali hanno potuto fare quello che volevano. Serve un’inversione di tendenza, l’apertura dei grandi supermercati non ha portato tutta l’occupazione annunciata, certi settori sono sottopagati. Non si può andare avanti con contratti di solidarietà, bisogna creare vero lavoro”.

A fine seduta sono stati inoltre approvati due ordini del giorno di Maurizio Marrone su Torino Zona Economica Speciale e sui cosiddetti rider (emendato da Marco Grimaldi).




UI Torino Ampliare e semplificare l’Art Bonus per sostenere l’investimento delle imprese nella cultura

Si è tenuto oggi presso il Centro Congressi dell’Unione Industriali Torino, il IX Workshop della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, associazione di 40 aziende, fondata nel 1987 e presieduta da Giorgio Marsiaj, che guida al contempo l’Unione Industriali.

Intitolato “L’Investimento in Cultura: asset identitario delle Imprese di qualità. La cultura d’impresa e la responsabilità sociale”, l’incontro ha sviluppato il tema attraverso gli interventi di primari esponenti di istituzioni e imprese accomunate e unite dall’impegno e dall’investimento nel comparto culturale.

Come ha evidenziato il presidente Giorgio Marsiaj “noi soci della Consulta siamo imprenditori, creiamo lavoro e crediamo nella cultura quale leva economica e inclusiva, che aumenta l’attrattività del territorio e genera benessere per la comunità dove le nostre aziende sono radicate ed operano. Investire in cultura significa investire nel bene comune, creare valore per chi riceve l’effetto dell’investimento e al contempo per chi investe. Una scelta produttiva e competitiva che va oltre le logiche del mecenatismo etico e si nutre di rispetto e amore per il proprio territorio e per il futuro del nostro Paese”.

Con questo spirito è stata pensata e opera la Consulta che ogni anno investe sul territorio piemontese un milione di euro, portando avanti un progetto di lungo termine nell’ottica di un patto fra generazioni: preservare l’eredità culturale per le generazioni future.

“Oggi – ha poi concluso Marsiaj – è sempre più evidente come il sostegno dei privati alla valorizzazione del patrimonio storico artistico sia irrinunciabile e proprio per questo chiediamo alle istituzioni che la preziosa leva fiscale dell’Art Bonus venga semplificata e ampliata”.

Un appello ribadito dal vicepresidente dell’Unione Industriali Torino e presidente Museimpresa, Antonio Calabrò: “Come imprese e come soggetti privati rivendichiamo un miglior uso della leva fiscale: riteniamo pertanto necessaria una diversa, più qualificata e più accorta applicazione dell’art bonus, come asset fondamentale di finanziamento e di attenzione del sistema industriale nei confronti dei beni e delle attività culturali. Perché tutto ciò che facciamo, anche investendo sul rapporto fra il nostro essere competitivi e il nostro ruolo di attori culturali, incide sulla qualità complessiva del sistema Paese. Nel perseguire la fondamentale partnership tra pubblico e privato, l’art bonus deve divenire un vero e proprio bonus cultura che aiuti le imprese a investire nel comparto e a intervenire sul patrimonio pubblico”.




CCIAA Torino: L’anno della pandemia si conclude con una stabilità del tessuto imprenditoriale

Presentati questa mattina in Camera di commercio i dati della natimortalità imprenditoriale torinese nel 2020, un’analisi puntuale che prende in esame le iscrizioni e le cessazioni di attività registrate nel corso dell’anno.

 

 

 

Le imprese torinesi

 

Con 219.700 imprese registrate a fine 2020 e un aumento di +187 unità il tessuto imprenditoriale torinese rimane sostanzialmente stabile rispetto al 2019: il tasso di crescita si attesta a +0,16%, simile rispetto al 2019, in linea con il trend evidenziato a livello nazionale (+0,32%), ma in controtendenza rispetto al dato regionale (-0,23%).

 

Analizzando la dinamica di iscrizioni e cessazioni, si rilevano per entrambe le voci valori ai minimi storici da inizio millennio: risultano infatti 11.919 le nuove iscrizioni e 11.558 le cessazioni. Per dare un raffronto nel 2007 raggiunsero il picco rispettivamente con 19.524 aperture e 16.467 chiusure.

 

Da un lato l’incertezza economica ha frenato l’avvio di nuove attività, dall’altro le azioni di sostegno, fra cui le misure fiscali, i contributi a fondo perduto e i ristori, hanno rallentato o forse solo ritardato le chiusure.

 

Occorre rilevare, tuttavia, che da anni il tessuto imprenditoriale torinese assiste ad una lenta erosione, per nulla legata all’attuale crisi sanitaria: dal 2011 ad oggi si sono perse circa 18.000 imprese, pari al -7,5% dello stock complessivo, soprattutto nella categoria delle micro imprese (meno di 10 addetti).

 

 

Tasso di sopravvivenza

 

Prendendo in considerazione le imprese attive, il tasso di sopravvivenza medio a tre anni (imprese iscritte nel 2017) risulta del 70,7%, in aumento rispetto al passato, a seguito del contesto economico particolare. Tra le imprese subalpine nate nel 2011, a tre anni dall’iscrizione, ne sopravviveva poco più del 61%.

 

 

Revisione dei codici ATECO

Tutti i macrosettori economici hanno registrato nel 2020 una frenata dei flussi di iscrizioni e cessazioni. I nuovi scenari della “Covid-economy” hanno però anche prodotto un incremento delle procedure di revisione dei codici ATECO attribuiti a ciascuna impresa in fase di registrazione.

In particolare, la distinzione fra attività “non essenziali” ed “essenziali” adottata durante il primo lockdown ha spinto questa dinamica, che al suo interno ha poi incluso diverse casistiche: dalle imprese che per continuare ad operare hanno scelto di diversificare la propria produzione in direzione di attività “essenziali” a quelle che, in precedenza incluse nell’insieme delle “imprese non classificate”, hanno ricodificato la loro attività economica.

Altri cambiamenti di codice, infine, volti a “sanare” attribuzioni di codifiche non più attinenti all’attività effettivamente svolta dalle imprese, sono stati connessi all’elargizione dei contributi previsti prima con il DL Rilancio e poi con i Decreti Ristori successivi, che di fatto ampliavano la platea di attività beneficiarie di ristori e contributi a fondo perduto.

In sintesi, nel 2020 l’anagrafe camerale torinese ha gestito 1.390 richieste di variazione del codice ATECO sia di attività prevalente, sia secondaria, a fronte delle circa 210 e 135 pratiche rispettivamente del 2019 e 2018. Questi cambiamenti hanno inevitabilmente avuto una ripercussione nei numeri definitivi di imprese presenti in ogni settore.

 

Settori di attività economica 2020

Servizi prevalentemente orientati alle imprese (+1,0%; il 26%)

Quello dei servizi alle imprese è il primo settore per numerosità, con 57.213 attività e una crescita della consistenza del +1,0% rispetto al 2019.

In aumento nel 2020 attività di supporto per le funzioni d’ufficio e imprese di pulizia e altre attività come la disinfestazione. In crescita anche le attività professionali, scientifiche e tecniche, i servizi di informazione e comunicazione, con la produzione di software e i servizi di elaborazione dati e hosting, oltre alle attività finanziarie e assicurative.

Stabili le attività immobiliari e le imprese dei trasporti e del magazzinaggio, con una crescita soprattutto dei servizi postali e delle attività di corriere.

 

Commercio (-0,6%, il 24,5%)

Il commercio è il secondo settore per numero di imprese, calato complessivamente del -0,6%: la diminuzione è da imputarsi al commercio al dettaglio, che rappresenta oltre il 51% del settore e che ha subito una contrazione del -1,4%, dovuta soprattutto alla riduzione del commercio in sede fissa. Anche il commercio ambulante ha registrato un calo (-0,6%), mentre si registra un exploit delle attività di e-commerce (+13,6%).

Poche le categorie in crescita: i minimercati, le farmacie, i negozi di computer e quelli di articoli di seconda mano; nell’alimentare, la vendita di frutta e verdura.

In calo l’abbigliamento, le edicole, le cartolerie, i negozi di articoli sportivi, le ferramenta, i negozi di mobili e di utensili per la casa.

 

Costruzioni (+1,2%, il 15%)

Per la prima volta nel corso degli ultimi 10 anni il settore delle costruzioni fa registrare un incremento della consistenza delle imprese registrate, pari al +1,2% rispetto al 2019 (+383 unità) e chiude l’anno con uno stock di 32.879 imprese. Su questo andamento ha sicuramente inciso il cosiddetto superbonus, misura volta a favorire la ripresa dei lavori di efficientamento energetico e di messa in sicurezza degli edifici.

 

Industria (-1,4%; il 9,3%)

Le imprese registrate, pari a 20.365 unità, sono scese dell’1,4% nel corso dell’anno, riducendosi di 293 imprese rispetto al 2019 (quando la contrazione era stata pari al -1,8%). I settori che hanno subito la maggiore contrazione sono la meccanica, l’industria alimentare e delle bevande, la lavorazione del legno e fabbricazione di mobili, e la produzione di apparecchiature elettriche ed elettroniche.

le imprese dei mezzi di trasporto, settore che è stato sostenuto nell’anno dall’ecobonus e dagli incentivi approvati nella seconda metà del 2020.

, infine, la riparazione, manutenzione e installazione di macchine e apparecchiature, e la produzione di articoli in gomma e materie plastiche che, in particolare, ha registrato un incremento di attività di fabbricazione di “altri articoli in materie plastiche”, probabilmente connesso alla produzione di DPI.

 

Istruzione, Sanità e Servizi pubblici, sociali e personali (+1,7%; il 7,4%)

anche medici specialistici e degli altri servizi di assistenza sanitaria tra cui le attività, mentre continuano ad aumentare i centri estetici, gli studi di tatuaggi e piercing e i servizi di cura degli animali da compagnia.

 

Servizi di alloggio e ristorazione (+0,5%; il 7,1%)

Il settore si compone di imprese che, nel periodo dell’emergenza sanitaria, hanno dovuto differenziare l’erogazione dei servizi (ad esempio il take away e il delivery per bar e ristoranti), o che sono state costrette a “congelare” l’attività imprenditoriale (alberghi, b&b, ecc.). Nel complesso, tuttavia, le imprese registrate a fine 2020 sono 15.689, cresciute del +0,5%. In particolare, fra le attività dei servizi di ristorazione e somministrazione, che rappresentano oltre il 94% delle attività e sono aumentate nel complesso dello 0,4%, restano stabili i take away (+0,3%) e cresce la ristorazione ambulante (+6,3%).

 

Agricoltura (-1,5%; il 5,3%)

Il settore agricolo, che già negli anni passati rilevava una scarsa dinamicità, nel 2020 ha subito un ulteriore rallentamento, scendendo a 11.690 unità, rispetto alle 11.868 del 2019.

 

 

Categorie di imprese

 

Le imprese artigiane

Alla fine del 2020, sono 58.580 le imprese artigiane registrate, il 26,7% dell’intero tessuto imprenditoriale provinciale (erano il 29% nel 2011). Il tasso di crescita è pari al +0,04%. Nonostante la tenuta dell’ultimo anno, nell’ultimo decennio le imprese artigiane sono calate di oltre 9.500 unità.

 

Le imprese femminili

Nel 2020, sono 48.997 le imprese femminili registrate nel territorio torinese, il 22% del tessuto imprenditoriale totale. Il tasso di crescita resta leggermente negativo, pari a -0,47%. Se il commercio registra un calo del numero di imprese femminili, crescono invece sia i servizi alle imprese, sia i servizi alla persona. Guardando alle posizioni imprenditoriali, quasi 6 imprenditrici torinesi su 10 sono “over 50”, mentre solo il 4,4% risulta avere meno di 30 anni. Rispetto al 2019, cresce la componente delle imprenditrici straniere, in media più giovani.

 

Le imprese straniere

 

Le imprese giovanili

Sono 20.820 le imprese giovanili registrate nel 2020, pari al 9,5% delle imprese totali torinesi, in calo di 207 unità rispetto al 2019. Il settore di attività in cui la presenza giovanile è più marcata è il commercio (26,4%), seguito dai servizi prevalentemente orientati alle imprese (22,7%) e dalle costruzioni (15,7%).

L’analisi delle variazioni di consistenza rispetto all’anno precedente mostra in sofferenza pressoché tutti settori, ad eccezione dei servizi prevalentemente orientati alle imprese, che registrano un +3,2%, e i servizi alle persone, che salgono del +1,6%. Il 27,4% delle imprese “under 35” è rappresentata da stranieri, dato in crescita rispetto al 2019 del +2,1%, mentre cala il peso della componente femminile (il 26,6%, -3,3%).

 

 

Il settore Nuove Imprese della Camera di commercio di Torino

Per chi sta valutando l’idea di aprire un’attività o di mettersi in proprio, la Camera di commercio di Torino fornisce supporto gratuito nella fase che conduce dall’idea al progetto, con informazioni su adempimenti amministrativi e burocratici, requisiti professionali, costi fissi connessi all’impresa e finanziamenti. In corso in queste settimane anche il progetto Futurae destinato a immigrati (extra UE) che intendono avviare una nuova impresa in Italia.

 

 

 

Open data

I dati relativi alla natimortalità imprenditoriale sono disponibili sul portale della Regione Piemonte dati.piemonte.it punto di accesso al patrimonio informativo pubblico del sistema regionale.

La Camera di commercio di Torino, infatti, per valorizzare e rendere disponibile l’ampio patrimonio di informazioni in suo possesso, ha aderito alla piattaforma regionale Yucca Smart Data Platform per la gestione dei propri dataset in formato aperto.

I dati sono disponibili liberamente per tutti gli enti, ma anche per giornalisti, ricercatori, studenti e cittadini interessati ad effettuare studi ed elaborazioni.

Il portale, oggi completamente rinnovato, consente anche di rappresentare le informazioni mediante grafici, utilizzando le potenzialità della Data Visualization (DATAVIZ) e dello storytelling.

 






Giornata mondiale dell’acqua. Confagricoltura: innovare le reti idriche col Recovery Plan

Oggi 22 marzo è la Giornata mondiale dell’acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992. “L’acqua è un bene prezioso – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemontee per questo occorre tutelare le fonti e promuoverne l’uso responsabile. Siamo impegnati per consumare meno acqua: l’agricoltura ha ridotto, negli ultimi decenni, di quasi il 30% il consumo idrico, impegnandosi ad adottare modelli sostenibili di gestione, quali l’irrigazione di precisione. Adesso è ora di svolgere interventi importanti di manutenzione e di miglioramento della rete idrica, che non ovunque è in buone condizioni”.

Confagricoltura ricorda che in Piemonte la rete irrigua può contare su circa 10.000 km di canali di rete principale, ai quali si affiancano oltre 2000 km di condotte per impianti destinati all’irrigazione con acqua in pressione.

L’attività degli agricoltori – ha dichiarato Allasia – è fondamentale per il corretto mantenimento dell’ambiente e del territorio: il settore primario non consuma acqua perché quella impiegata nell’uso irriguo non fuoriesce dal ciclo idrologico naturale. Un’elevata percentuale d’acqua prelevata dalle fonti idriche viene restituita al sistema ambientale, a valle dei processi produttivi. Non dimentichiamo inoltre che l’uso dell’acqua in agricoltura è l’unico, tra tutti gli utilizzi produttivi, che serve per ottenere del cibo fondamentale per la nostra sopravvivenza. Già soltanto questo, di per sé, dimostra che l’agricoltura non spreca l’acqua”.

Confagricoltura sottolinea l’esigenza di costruire nuovi invasi.Quelli ben progettati e ben costruiti – dichiara Allasia – sono sicuri e non creano nessun danno dal punto di vista ambientale. Con la loro realizzazione è possibile una maggiore efficacia nell’applicazione delle norme sul deflusso minimo vitale, si possono realizzare sensibili miglioramenti qualitativi nei corpi idrici di falda, si aumenta la disponibilità di acqua a uso idropotabile, si incrementa la produzione di energia idroelettrica, si mitiga l’effetto delle piene, si favorisce lo sviluppo del turismo lacustre. Confagricoltura – ha concluso Allasia – ritiene che servano soprattutto i grandi invasi. Su questo tema chiediamo da tempo che la politica si esprima con chiarezza e che adotti atteggiamenti coerenti e conseguenti con le dichiarazioni rese”.

Nel nostro Paese solo l’11% dell’acqua piovana viene trattenuta. E’ necessario costruire nuovi invasi, rinnovare i sistemi irrigui, sanare la rete dell’acqua potabile che perde il 42% tra quella immessa e quella erogata.

Per Confagricoltura sono queste le priorità su cui intervenire. Va ripristinata e rinnovata una rete infrastrutturale vecchia, con un tasso di dispersione elevato, senza dimenticare l’importanza di migliorare l’utilizzo delle acque reflue, che è una delle sfide più importanti dell’economia circolare.

Confagricoltura invita a cogliere l’occasione del Piano nazionale degli interventi nel settore idrico e del Recovery Plan per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, forieri di eventi estremi siccitosi e alluvionali, per ripristinare e realizzare quelle infrastrutture necessarie a gestire la risorsa idrica.

Nei prossimi anni l’aumento delle temperature aggraverà ulteriormente la carenza idrica dell’Italia. L’agricoltura è il settore che più risentirà della siccità, per questo diventa sempre più importante riuscire ad accumulare l’acqua piovana, per poterla utilizzare nei momenti di carenza.