Confagricoltura Piemonte sulla peste suina:  “Che cosa stiamo ancora aspettando?”

La peste suina è arrivata negli allevamenti. Nel Lazio sono stati scoperti due maiali infetti: è il primo caso di infezione in Italia che colpisce i suini domestici. “Non riusciamo a  comprendere che cosa si stia ancora aspettando – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – perché stiamo perdendo tempo prezioso, con provvedimenti a rilento, senza che venga attuata nessuna azione di depopolamento nelle aree infette, mentre al di fuori di queste l’abbattimento dei cinghiali, rispetto agli anni precedenti, è pressoché inesistente”.

Nella Repubblica Ceca, ricorda Confagricoltura Piemonte, la peste suina africana è stata eradicata in poco più di un anno e mezzo dal ritrovamento del primo cinghiale infetto; dopo tre mesi dall’inizio dell’emergenza sono stati avviati gli abbattimenti dei cinghiali con l’impiego di cacciatori e tiratori scelti delle forze dell’ordine. “Da noi – afferma Enrico Allasia – sono passati cinque mesi senza che siano adottate misure significative di contenimento della popolazione di cinghiale e la posa delle recinzioni, considerate propedeutiche per l’avvio degli abbattimenti, sono appena iniziate”.

Confagricoltura, che la settimana scorsa ha chiesto ai capigruppo a Palazzo Lascaris di promuovere la convocazione di un consiglio regionale aperto sulla peste suina, evidenzia come il Piemonte sia già oggi fortemente penalizzato dal mercato, soprattutto da quello internazionale, che preferisce evitare di acquistare prodotti suinicoli del territorio.

In Piemonte si allevano 1,4 milioni di capi suini e il comparto rappresenta poco meno del 9% del totale nazionale. “Il valore della filiera suinicola piemontese – dichiara Enrico Allasia – partendo dagli allevamenti e arrivando ai prodotti finiti, quali prosciutti, salumi e insaccati, supera i 700 milioni di euro, un patrimonio che corre il rischio di essere azzerato. Per questo chiediamo ancora una volta alle istituzioni di intervenire con urgenza avviando tutte le misure necessarie per arginare la diffusione del contagio, perché non ci sono più ragioni per temporeggiare e sperando che non sia troppo tardi”.

 

 

 

 




Lavoro, 30640 le assunzioni previste dalle imprese piemontesi per giugno

Sono circa 30.640 i contratti programmati dalle imprese piemontesi per giugno 2024, valore che sale a 81.280 se si considera l’intero trimestre giugno-agosto 2024.

Il trend appare positivo sia a livello mensile (+420 entrate rispetto a giugno 2023, per una variazione tendenziale del +1,4%), sia su base trimestrale (+1.040 assunzioni rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente). A livello complessivo nazionale si registra una sostanziale stabilità rispetto a giugno 2023 (-0,3%) e un leggero incremento sul corrispondente trimestre (+0,6%).

Le entrate in Piemonte a giugno 2024 rappresentano il 21,2% delle 144.900 assunzioni previste nel Nord Ovest e il 5,4% del totale di quelle nazionali (566mila circa).

Questi sono alcuni dei dati contenuti nel Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, basato sulle interviste effettuate su un campione di imprese nel periodo 15 aprile-3 maggio 2024.

Il 56,9% delle assunzioni programmate per il mese di giugno riguarda imprese di micro e piccola dimensione (1-49 addetti), il 19,7% realtà di medie dimensioni (50-249 addetti) e il 23,4% grandi aziende (250 dipendenti e oltre).

Il 78,4% delle entrate programmate dalle aziende piemontesi riguarderà personale dipendente (valore in crescita di circa due punti rispetto a maggio 2024), il 16,8% lavoratori somministrati (dato stabile), l’1,2% collaboratori e il 3,6% altri lavoratori non alle dipendenze.

La domanda di lavoro anche a giugno 2024 è trainata dai contratti a tempo determinato con il 60% delle entrate programmate (in crescita di tre punti rispetto al mese precedente), seguiti da quelli a tempo indeterminato con il 27% dei casi (in calo di un punto su maggio 2024). L’apprendistato rappresenta la tipologia contrattuale prescelta per il 7% delle entrate, mentre gli altri contratti detengono una quota residuale del 6% del totale complessivo regionale.

Delle 30.640 entrate previste in Piemonte nel mese di giugno 2024 il 14% è costituito da laureati (in diminuzione di un punto rispetto a maggio 2024), il 28% da diplomati (in calo di 2 punti sul mese precedente), le qualifiche o diplomi professionali e la scuola dell’obbligo pesano rispettivamente il 38% e il 18%.

Considerando i dati del trimestre giugno-agosto 2024 emerge come siano sempre i servizi a formare la fetta più consistente della domanda di lavoro con 54.060 entrateil 66,5% del totale (440 unità in più rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente). L’industria prevede 27.230 entrate, generando il 33,5% della domanda totale e segnando un aumento di circa 590 unità rispetto al periodo giugno-agosto 2023.

Tra i servizi, il comparto che assorbirà la fetta più rilevante delle 81.280 entrate previste nel trimestre giugno-agosto 2024 è il turismo (servizi di alloggio e ristorazione, servizi turistici), con 11.950 ingressi (14,7% del totale), seguito dal commercio, con 11.160 entrate e una quota del 13,7% del totale e dai servizi alle persone, per cui le imprese intervistate presumono di dover effettuare 11.030 assunzioni (il 13,6%).

All’interno del comparto industriale si distinguono il settore edile, con 7.090 entrate previste nel periodo in esame, e le industrie meccaniche ed elettroniche, con 5.700 assunzioni nel trimestre e una quota del 7,0% del totale.

Il 28% delle entrate previste a giugno 2024 in Piemonte sarà destinato a professioni commerciali e dei servizi, il 19% a dirigenti, specialisti e tecnici. Gli operai specializzati e conduttori di impianti produrranno il 29% delle entrate e solo il 9% sarà rappresentato da impiegati. I profili generici costituiranno il 15% delle assunzioni del mese.

Più di un’assunzione su tre (35,1%) interesserà giovani con meno di 30 anni. Nel 20% dei casi le imprese prevedono di assumere personale immigrato.

Per il 63,2% circa delle entrate viene richiesta esperienza professionale specifica o nello stesso settore. Il 21,6% dei neo assunti sarà chiamato ad applicare soluzioni creative e innovative, il 12,6% coordinerà altre persone.

Il 43% delle entrate sarà inserito nell’area della produzione di beni ed erogazione del servizio (in aumento di un punto rispetto al mese precedente), il 20% nelle aree commerciali e della vendita, il 16% in quelle tecniche e della progettazione. La logistica assorbirà l’11% circa delle assunzioni programmate per il mese di giugno 2024, l’area amministrativa e quella direzionale genereranno entrambe una quota pari al 5%.

Si conferma elevato il mismatch tra domanda e offerta di lavoro: a giugno sono difficili da reperire il 50,8% dei profili professionali ricercati, quota di poco superiore rispetto a un anno prima e in aumento di un punto rispetto a maggio 2024. L’incidenza delle posizioni lavorative che rischiano di restare scoperte in Piemonte è, inoltre, più elevata rispetto alla media nazionale (47,6%).

Le difficoltà di reperimento sono legate in primo luogo alla mancanza di candidati (33,6%, in diminuzione rispetto a giugno 2023), cui segue l’inadeguata preparazione degli stessi (11,8%, quota in crescita rispetto ad un anno fa).

Le professioni più difficili da reperire in Piemonte nel mese di giugno 2024

 

Entrate previste

di cui difficoltà di reperimento

Operai specializzati e addetti alle rifiniture nelle costruzioni

1.090

85,5

Meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse/mobili

840

78,1

Fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica

480

76,2

Fabbri, ferrai, costruttori di utensili

440

73,1

Operai specializzati installazione/manutenzione attrezzature elettriche ed elettroniche

710

71,4

Tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi

360

71,3

Tecnici della salute

820

70,2

Totale

30.640

50,8

Fonte: Unioncamere – Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Sistema Informativo Excelsior

Tra le figure più difficili da trovare, con una difficoltà di reperimento in tutti i casi superiore al 70%, si individuano professioni per lo più legate al mondo manifatturiero e delle costruzioni.

 

Al primo posto si collocano gli Operai specializzati e addetti alle rifiniture nelle costruzioni (l’85,5% delle circa 1.090 entrate programmate è di difficile reperimento), seguono con circa 840 entrate previste e una difficoltà nel reperirle del 78,1% i meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse/mobili. Nel mese di giugno 2024 vengono ricercati circa 480 fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica e non vengono trovati nel 76,2% dei casi.

Tra le altre figure che le imprese non riescono a trovare sul mercato del lavoro si annoverano anche fabbri ferrai costruttori di utensili (73,1%)operai specializzati installazione/manutenzione attrezzature elettriche ed elettroniche (71,4%)tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (71,3%) e tecnici della salute (70,2%).

Nel dettaglio dei titoli di studio, la ricerca di personale laureato sarà difficoltosa per una quota superiore a quella media regionale (51,2%); tra gli indirizzi che presentano le criticità maggiori si individuano quello sanitario e paramedico (77,0%), chimico-farmaceutico (76,9%), scienze matematiche, fisiche e informatiche (72,0%) e ingegneria civile ed architettura (68,3%).

Le imprese lamentano elevata difficoltà anche nel reperimento di candidati con istruzione tecnica superiore (ITS, 72,7%, in crescita rispetto al dato di maggio, quando il 66,5% delle figure richieste rischiava di rimanere scoperto).

livello secondario si riscontrano nel complesso problematicità (50,6%) nel reperimento di candidati lievemente inferiori alla media regionale. Vi sono, tuttavia, indirizzi che segnalano un mismatch tra domanda e offerta di lavoro particolarmente elevato, quali elettronica ed elettrotecnica (74,4%)produzione e manutenzione industriale e artigianale (72,0%) e meccanica, meccatronica ed energia (71,1%).

Per quanto riguarda, infine, la qualifica di formazione o diploma professionale (la difficoltà di reperimento media del titolo di studio è del 51,6%), i problemi maggiori si segnalano per gli indirizzi elettrico (71,3%), riparazione di veicoli a motore (65,1%) e meccanico (64,5%).




Nasce il centro studi e ricerca sul cibo sostenibile

Oggi, lunedì 22 gennaio, alle ore 11.00, presso l’Aula Magna della Cavallerizza Reale (via Verdi 9, Torino), è stato presentato alla stampa il nuovo Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile, realizzato da Università di TorinoPolitecnico di TorinoUniversità del Piemonte Orientale e Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Sono intervenuti Stefano Geuna, Rettore Università di Torino, Guido Saracco, Rettore Politecnico di Torino, Gian Carlo Avanzi, Rettore Università del Piemonte Orientale, Bartolomeo Biolatti, Rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e Cristina Prandi, Vice-Rettrice per la ricerca delle scienze naturali e agrarie dell’Università di Torino. Per l’occasione è stato lanciato un appello di Carlo Petrini per un nuovo sistema educativo alimentare da sottoscrivere in maniera individuale e collettiva (QUI IL TESTO DELL’APPELLO).

 

Il Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile, che avrà sede a Pollenzo presso l’Università di Scienze Gastronomiche e Carlo Petrini come Presidente, rappresenterà un polo di ricerche e di studi sul cibo come bene complessivo, connesso all’ecologia, all’agricoltura e al consumo sostenibili, all’educazione sensoriale, agli stili di vita consapevoli, al benessere del vivente, all’economia circolare, alle politiche alimentari, all’innovazione non solo tecnologica ma anche concettuale e di modello, con l’obiettivo di attrarre finanziamenti per linee di ricerca applicata e processi di sviluppo di prototipi, e di diventare un punto di riferimento internazionale sul tema.

Il Sistema Universitario Piemontese, per le caratteristiche differenti e complementari dei quattro Atenei, è in grado di garantire un solido capitale di conoscenze, competenze, infrastrutture di ricerca avanzate, oltre a una rete di collaborazioni con enti e istituzioni nazionali e internazionali non profit, di ricerca e formazione, e associazioni di cittadini. Il Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile sarà un luogo di incontro e di coordinamento, dove nasceranno e da dove partiranno i progetti collaborativi, implementati e realizzati nei laboratori specialistici di UnitoPolitoUniUPO e UniSG, secondo una logica di laboratorio diffuso che sfrutta e valorizza le infrastrutture di eccellenza già presenti nelle sedi degli Atenei piemontesi.

Il nuovo centro si occuperà anche di formazione e terza missione, con una funzione di supporto alle iniziative culturali e turistiche di promozione del territorio e di promozione di una coscienza individuale e collettiva sul tema del futuro della vita umana sul pianeta. Si svilupperà, grazie alla rete di ricercatori, studiosi, studenti, istituzioni e stakeholder che ne saranno parte attiva, lungo due assi tematici principali, che saranno approcciati trasversalmente, in un’ottica completamente interdisciplinare: quella della salute e del benessere e quello della società e della comunità. Questo significherà non soltanto attivare ricerca e formazione, ma anche promuovere e sostenere incubatori creativi e start-up per studenti o alumni delle Università che intendono sperimentare nuove vie imprenditoriali per il futuro della buona alimentazione del pianeta, così da incentivare la nascita di imprese che abbiano al centro un nuovo modello di produzione, distribuzione e consumo del cibo.

Il Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile intende portare avanti un’azione forte di sensibilizzazione delle istituzioni pubbliche affinché l’educazione alimentare e, più in generale, l’educazione a stili di vita consapevoli e sostenibili, entrino in maniera organica nei curricula della scuola primaria e secondaria. La transizione ecologica non può prescindere dalla formazione delle generazioni più giovani fin dai primi anni del proprio percorso formativo. Per realizzare questo obiettivo, oltre che un’azione di advocacy forte nelle sedi istituzionali e decisionali, sarà altresì necessario immaginare strumenti di formazione degli insegnanti e degli operatori dell’educazione primaria, al fine di promuovere un ambiente educativo capace di fronteggiare le enormi sfide della contemporaneità. L’approccio olistico e transdisciplinare del Centro sarà strumento di innovazione al cuore stesso del sistema scolastico italiano ed europeo.

“Il nuovo Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile, realizzato in sinergia con tutti gli atenei piemontesi – dichiara Stefano Geuna, Rettore dell’Università di Torino – è un’importante risorsa multidisciplinare per affrontare le sfide globali che il sistema del cibo pone in questi anni. Aumento della popolazione mondiale, malnutrizione, cambiamento climatico, scarsità d’acqua e desertificazione del suolo sono solo alcune delle principali sfide che l’essere umano dovrà affrontare nel prossimo futuro. La sostenibilità si è imposta come un obiettivo inderogabile e i moderni sistemi di produzione alimentare devono essere progettati per tenere in considerazione questo aspetto. L’Università di Torino metterà a disposizione del Centro tutte le sue competenze tecnico-scientifiche, socio-politiche e giuridiche utili ad affrontare correttamente la complessità dello scenario attuale, così da promuovere ricerca ed innovazione in ambito alimentare e contribuire alla creazione di un ecosistema territoriale capace di condurre progetti strategici e attrarre finanziamenti pubblici e privati”.


“Siamo felici 
– aggiunge il Rettore del Politecnico, Guido Saracco – che questo importante progetto sia giunto a compimento, perché comprende tutti i valori che fondano e guidano la nostra attività di ricerca. Siamo certi di poter dare un contributo importante e siamo felici di poter collaborare con tutti gli atenei piemontesi per valorizzare le eccellenze del nostro territorio e contribuire a diffondere un’attenzione sempre più diffusa sul cibo sano e sostenibile”.

 

“L’Università del Piemonte Orientale – sottolinea Gian Carlo Avanzi, Rettore dell’Università del Piemonte Orientale – dedica da anni un’attenzione multidisciplinare al tema del cibo e dell’alimentazione. La collaborazione con gli altri atenei piemontesi nell’ambito del Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile è, in questo senso, lo sbocco naturale di un impegno che coinvolge ricercatrici e ricercatori di tutti i nostri Dipartimenti. Siamo convinti che solo un approccio che tenga conto delle implicazioni storico-culturali, economico-sociali e chimico-fisiche del cibo possa creare valore aggiunto per la ricerca e per la condivisione della conoscenza in questo campo così importante per il sistema Italia, verso una declinazione del concetto di sostenibilità meno astratto e più aderente alle necessità delle future generazioni”.

 

“Il centro di ricerca sul cibo – spiega Bartolomeo Biolatti, Rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche – nasce con lo scopo di far convergere e incontrare le diverse competenze promuovendone il confronto e la collaborazione.   L’Università di Scienze Gastronomiche si pone come centro ispirazionale sulle tematiche del cibo sostenibile. Un’università che ha dimostrato di saper proporre percorsi nuovi per formare i professionisti del futuro, che ha progettato e realizzato nuovi modelli di integrazione dei luoghi del sapere con il sistema produttivo e le comunità. Prototipi che possono essere sperimentati, integrati e migliorati in collaborazione con gli altri atenei, definendo soluzioni nuove per la formazione, la ricerca e il trasferimento tecnologico. Un importante contributo alla riduzione dell’impatto del sistema alimentare sull’ambiente e sulla salute unica”. 

 

“L’attenzione che l’accademia piemontese, attraverso il lancio di questo nuovo Centro di Studi e Ricerca inter-ateneo, sta rivolgendo al mondo del cibo è qualcosa di encomiabile e allo stesso tempo di indispensabile – commenta Carlo Petrini, Presidente del Centro e dell’Università di Scienze Gastronomiche -. Dico questo in virtù dell’importanza che l’alimentazione ricopre da sempre per la vita degli esseri umani. Lo ribadisco soprattutto alla luce della centralità che il cibo ha, e sempre più dovrà avere, nel periodo storico che stiamo attraversando. Se la pandemia e le atroci guerre degli ultimi anni ci hanno ricordato quanto il cibo sia un punto dirimente anche a livello geopolitico, la crisi climatica che attanaglia il nostro Pianeta pone l’accento sulla vulnerabilità degli attuali sistemi alimentari, che in questo senso si pongono come vittima (la produzione di cibo sarà interamente da ripensare per via del riscaldamento globale) e carnefice (oggi il cibo è la principale causa della produzione di CO2). Per questi motivi la ricerca sul cibo e l’educazione alimentare saranno i punti nevralgici per un avvenire più sostenibile. Una maggiore attenzione verso il Pianeta è ciò che le nuove generazioni hanno già iniziato a chiedere e che davvero necessitano per realizzare nel miglior modo possibile il loro futuro”.  

Misurabilità, sostenibilità, circolarità, qualità e salubrità saranno le parole chiave intorno alle quali il Centro incardinerà i propri interventi e le proprie progettualità, con lo scopo di perseguire i seguenti obiettivi, tra loro spesso legati:

  1. Promuovere stagionalità e località: la stagionalità comporta la disponibilità di cibi freschi, ciò consentendo di godere appieno delle loro caratteristiche organolettiche e nutritive senza intermediazione di cicli frigorigeni, catene di trasporto complesse o uso di conservanti, entrambi causa di consumi energetici (diretti o indiretti) e quindi di emissioni di gas serra. Proprio per questi minori consumi – energetici o di materiali – il cibo stagionale ha un riscontro anche nel diritto al sapore e alla sostenibilità economica per il consumatore;
  2. Ridurre la plastica all’interno della filiera alimentare: L’inquinamento da plastiche non biodegradabili ha raggiunto livelli preoccupanti. Se da un lato sono oramai necessarie politiche attive per ripulire il mondo dalle pervasive plastiche, dall’altro è urgente sia ridurne al massimo l’utilizzo che aumentarne la riciclabilità;
  3. Ridurre gli sprechi: Ogni anno si producono 2,6 Gton (miliardi di tonnellate) di cibo utile, generando contemporaneamente 1,3 Gton di rifiuti organici, per metà circa originati nelle mura domestiche, per l’altra metà lungo la filiera produttiva. Ridurre gli sprechi alimentari significa produrre meno CO2, disboscare meno foreste per far spazio a produzioni alimentari e, non poco in termini di riduzione delle diseguaglianze, risparmiare;
  4. Promuovere un utilizzo rigenerativo dei suoli: il consumo di suolo continua ad aumentare: In Italia cresce più il cemento che la popolazione, e ogni secondo si perdono 2 mq di suolo fertile. È necessario rafforzare il legame tra agricoltura e ricerca, favorendo il dialogo e la collaborazione tra aziende agricole virtuose dal punto di vista dei servizi ecosistemici e centri di ricerca, con l’obiettivo di iniziare un percorso che porti alla costituzione di un network italiano di lighthouse farms (dimostratori territoriali di buone pratiche, luoghi di formazione e comunicazione) e living labs (luoghi ricerca dove gli stakeholders contribuiscono a sviluppare soluzioni e ad accelerarne l’adozione sui territori), in collaborazione con gli stakeholders attivi nel settore.
  5. Rafforzare la biodiversità: La Convenzione ONU sulla Diversità Biologica definisce la biodiversità come la varietà e variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui essi vivono, includendo la diversità a livello genetico, di specie e di ecosistema. Negli ultimi 10 anni sono scomparse 160 specie animali e 35,000 sono quelle a rischio, anche in conseguenza dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e di un uso scorretto dei suoli. Combattere la perdita di biodiversità non è solo una questione etica. Biodiversità significa resilienza e capacità di sopravvivere al cambiamento grazie a un sottile equilibrio che regola le relazioni tra gli esseri viventi, l’uno essendo spesso funzionale all’altro in un ecosistema complesso.
  6. Ridurre gli anelli della filiera di produzione e trasporti delle merci: ogni volta che si tratta una materia prima alimentare se ne compromette in parte le qualità nutritive, si generano scarti, si consuma energia e si contribuisce all’effetto serra. Il trasporto di merci in container a costi bassi ha portato da un lato ad aumentare l’impronta ambientale dei cibi e dall’altro a mettere fuori mercato filiere alimentari autoctone;
  7. Aumentare l’apporto proteico da fonti alternative alla carne: L’allevamento di bovini, anche per la sua estensione, comporta il 4% delle emissioni di gas serra di origine antropica. Questo non è legato tanto alla CO2 ma al metano associato alle deiezioni animali, essendo quest’ultimo 21 volte più efficace del biossido di carbonio nel promuovere il riscaldamento dell’atmosfera. All’insegna del principio “no one left behind” a cui ispirare la transizione ecologica – per non generare squilibri economici controproducenti- sarà necessaria una certa progressione nel disimpegno, almeno parziale, dalla carne come fonte proteica, privilegiando comunque le filiere autoctone di prossimità rispetto a quelle di importazione, su cui pesa l’impronta ambientale aggiuntiva legata al trasporto;
  8. Tracciare e qualificare sempre meglio il cibo: qualificare, certificare e tracciare i cibi prodotti lungo l’intera catena che dal campo passa all’industria di processo, alla tavola dei consumatori fino ad arrivare alla salute di questi ultimi attraverso la blockchain, la rete informatica di nodi che gestisce in modo univoco e sicuro un registro pubblico composto da una serie di dati e informazioni, come le transazioni, in maniera aperta e distribuita, senza che sia necessario un controllo centrale;
  9. Promuovere l’educazione alimentare nelle scuole favorendo il dialogo tra scienza e saperi tradizionali: per raggiungere la massa critica necessaria ad affrontare con successo le enormi sfide della contemporaneità, è necessario crescere una generazione di cittadini consapevoli che i propri stili di vita e in particolare i propri consumi alimentari impattano fortemente sul sistema alimentare globale;
  10. Promuovere la salute attraverso il cambiamento degli stili di vita. La salute è perseguibile attraverso l’adozione di diete sane e sostenibili. In un’ottica di innovazione e di cambiamento del modello sanitario attuale, che dedica una parte cospicua delle proprie risorse al processo di cura, il cibo potrebbe e dovrebbe rappresentare il giro di boa verso un maggiore investimento in piani preventivi, che mirino non solamente all’incremento dell’età media di vita della popolazione, come accaduto negli ultimi decenni, ma con l’obiettivo più ambizioso di promuovere e sostenere un invecchiamento in salute. Inoltre, l’adozione di pattern dietetici sani e sostenibili, ha il duplice vantaggio di preservare non solo la salute dell’uomo, ma anche quella del Pianeta Terra.
  11. Supportare e promuovere la costruzione di “politiche del cibo” alle diverse scale e in particolare quella regionale e locale: le politiche del cibo su scala nazionale e regionale hanno un ruolo fondamentale nella territorializzazione delle politiche europee in campo agro-alimentare. Il nuovo Centro potrà favorire ulteriormente la collaborazione tra gli atenei piemontesi – già avviata con l’Atlante del cibo di Torino metropolitana, il lancio dell’Osservatorio nazionale sulle politiche locali del cibo e le attività della RUS (Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile) e in particolare di RUS Piemonte – consentendo di giocare un ruolo di riferimento alla scala nazionale e internazionale nel supporto e promozione alla costruzione di food policy place-based che sappiano difendere, promuovere e valorizzare le diversità bio-culturali.




Covid 19, Allasia: “Medaglia d’oro a chi lavora in prima linea”

Conferire la Medaglia d’oro al valor civile ai sanitari, farmacisti e ai volontari italiani, che stanno combattendo in prima linea l’emergenza Covid-19. Questa la richiesta che arriva dal Piemonte, formulata in una lettera scritta e inviata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dal presidente del Consiglio regionale subalpino Stefano Allasia.

La lettera, le cui finalità sono state condivise con la Conferenza dei capigruppo, è stata inviata al Quirinale, con la richiesta di onorificenza “all’ordine dei medici, degli infermieri, dei farmacisti, alle associazioni di volontariato e degli operatori sanitari d’Italia tutta che, ogni giorno, si impegnano con abnegazione e professionalità a combattere l’emergenza epidemiologica e curare i malati di Covid-19”, come si legge nel testo.

Allasia ricorda che tutto il mondo sanitario italiano si prodiga “per assistere e aiutare quanti soffrono lontani dai loro cari, mettendo così la loro vita a rischi per salvare altre vite. La loro non è una solo una professione, ma in questa situazione drammatica diventa una vera e propria missione”, un concetto espresso anche da Papa Francesco.

La lotta al contagio è stata certo condotta grazie alle strutture sul territorio e alle scelte strategiche che sono state adottate,  e come il Presidente Mattarella stesso ha dichiarato nei giorni scorsi, “le strutture da sole non basterebbero senza l’umanità e la responsabilità di chi vi opera: per questo il ringraziamento di oggi deve tradursi in un sostegno lungimirante e duraturo da parte delle nostre comunità”.




Giovanni Chiò è il nuovo presidente di Confagricoltura Novara – VCO

 L’assemblea di Confagricoltura Novara VCO che si è riunita on-line questa mattina (giovedì 18 febbraio 2021) ha eletto presidente per acclamazione Giovanni Chiò, imprenditore agricolo di San Pietro Mosezzo (No) che conduce con la famiglia la Cascina Motta.

Giovanni Chiò con i genitori e i fratelli ha avviato una svolta innovativa all’azienda, avviandola all’agricoltura di precisione e diversificando la coltivazione con le produzioni biologiche, prevalentemente risicole.

Il neo presidente subentra nell’incarico a Paola Battioli, che ha ricevuto i ringraziamenti di Confagricoltura per il costante impegno dimostrato nell’attività sindacale durante i suoi due mandati ai vertici dell’associazione di categoria.

Giovanni Chiò, 34 anni, è stato presidente dell’ANGA – Associazione dei Giovani Agricoltori di Confagricoltura Novara per poi rivestire la carica a livello regionale e per far parte, subito dopo, della compagine nazionale. Esperto risicoltore, ha sviluppato la propria attività anche in ambito professionale nel campo della consulenza sull’agricoltura di precisione.

Ad affiancarlo durante i prossimi quattro anni di mandato ci saranno i vicepresidenti Alessandro Ariatta, Giuseppe Ferraris e Claudio Melano, con i consiglieri Marco Castelli, Daniele Mainardi, Christian Massara, Cesare Mercalli e Cesare Rossino.

Ci impegneremo – ha dichiarato Giovanni Chiò – per sostenere le imprese che rappresentiamo, per stare al passo con i tempi impiegando energie e risorse per un’agricoltura di qualità che sappia generare reddito, nell’ambito di progetti di filiera sempre più orientati all’innovazione e all’export




Confartigianato Imprese Cuneo ai Parlamentari della Granda:
“Basta avere pazienza, chiediamo interventi rapidi e concreti
”

La parola d’ordine è “rilancio del territorio” superando le difficoltà del momento e tracciando le linee guida per un nuovo percorso di sviluppo. Con queste premesse Confartigianato Imprese Cuneo, in modalità live sulla piattaforma de La Stampa.it, ha chiamato a raccolta i Parlamentari eletti in provincia di Cuneo per avviare con loro un’attenta disamina sulle vecchie e nuove problematiche che rischiano di far tracollare il mondo operoso della Granda, costituito per il 98% da piccole e medie imprese. All’invito hanno risposto i senatori Giorgio Maria Bergesio, Marco Perosino e Mino Taricco, e i deputati Monica Ciaburro e Flavio Gastaldi.

Guidati da Massimo Mathis, capo redattore de La Stampa di Cuneo, i vari interventi si sono succeduti a seguito delle sollecitazioni dai vertici dell’Associazione capeggiata dal presidente Luca Crosetto e dai due vice presidenti Giorgio Felici, vicario e presidente di Confartigianato Piemonte, e Daniela Balestra.

E proprio alla presidenza di Confartigianato Imprese Cuneo è toccato introdurre i temi sui quali a turno si sono espressi gli ospiti. Dalle infrastrutture sia materiali che digitali, riguardo alle quali la Granda lamenta un ritardo ormai cronico, alle misure di sostegno finora insufficienti per dare ossigeno alle imprese locali pesantemente provate dal perdurare della pandemia, fino ad argomenti di più ampio respiro che potrebbero incidere indirettamente sul territorio cuneese, dai finanziamenti europei alla legge di Bilancio fino ad una ventilata “patrimoniale”.

Il presidente Crosetto ha aperto il dibattito puntando immediatamente i riflettori sulla ripartenza e sulla necessità che il Paese si doti di una chiara visione strategica per dare impulso all’economia. «Dobbiamo fare uno scatto in avanti – ha detto – e guardare al rilancio dei vari comparti economici. Basta parlare solo di Covid, cerchiamo invece di unire le forze e tracciare nuove progettualità che possano rilanciare il lavoro e la produzione delle nostre imprese. A tal proposito, recentemente in un confronto tra Istituzioni e Associazioni di categoria si è deciso di istituire un tavolo di monitoraggio di tutte le iniziative che verranno messe in campo per lo sviluppo del nostro territorio. È tempo di immaginare un futuro post pandemia per le nostre famiglie e le nostre imprese e su questo dobbiamo impegnarci in modo unanime».

Sono poi seguiti i commenti dei cinque parlamentari, i quali non hanno lesinato puntualizzazioni e critiche sulle lungaggini esasperanti di una politica in difficoltà a calibrare le sue scelte sulle concrete necessità dei territori, sia per l’incapacità di confronto costante con le Associazioni imprenditoriali, sia per il groviglio di una burocrazia che sta sempre di più frenando le decisioni.

Nel prosieguo dell’incontro, è intervenuto il vice presidente Felici, il quale ha sottolineato la situazione di drammatico isolamento in cui versa oggi la provincia di Cuneo anche a seguito del recente disastro alluvionale, evidenziando l’impoverimento del ceto medio che porta con sé un pesante decadimento dell’etica sociale e di quel “saper fare” che da sempre è un fiore all’occhiello della nostra terra.

«Oggi assistiamo – ha sottolineato – all’incapacità della politica di processare dati complessi. Ci si sofferma troppo sul valore singolo, senza valutarne gli effetti in un’ottica di andamento generale.

In questo modo non si riesce certo ad arrivare ad una visione reale dello stato di salute del Paese e di conseguenza si rimane ben lontani da una programmazione di iniziative efficaci per il rilancio economico. Nonostante tutto, da un recente dato del nostro Ufficio Studi regionale, è emerso che tra i nostri imprenditori negli ultimi mesi si è registrato un minor pessimismo nell’assumere personale. Un segnale che testimonia quanto sia ancora viva e vitale la loro volontà di resistere e andare avanti».

Terzo intervento di sprone alla discussione, quello della vice presidente Balestra, la quale ha richiamato l’attenzione su alcuni aspetti concreti che riguardano la gestione aziendale di tante imprese cuneesi: contributi a fondo perduto per le attività che più hanno sofferto le limitazioni di questo periodo, maggiori incentivi alle imprese costituite da giovani, magari con esoneri fiscali adeguati e maggiori tutele per il mondo imprenditoriale femminile che sta scontando più di altri il peso della gestione di famiglia e lavoro. «Se non si interverrà con urgenza, – ha spiegato – un terzo delle imprese “rosa” in Piemonte rischia di scomparire.

Il Governo deve comprendere il peso oneroso che le donne si portano appresso dall’inizio della pandemia e di conseguenza mettere in atto tutte quelle misure che possono alleviare le difficoltà del momento, ad esempio equiparare le donne imprenditrici alle lavoratrici subordinate. E guardando al futuro dei giovani, è necessario investire maggiormente sull’apprendistato e sull’alternanza scuola-lavoro, ottime palestre formative sia professionali che culturali, magari predisponendo ad hoc sgravi contributivi ed incentivi. Infine, uno sguardo al “Bonus casa”, un’importante opportunità per il comparto costruzioni che sta scontando troppi anni di crisi.

È necessario però che questa misura venga prorogata almeno fino al 2022/2023 affinché non sia a beneficio solamente delle grandi imprese, ma anche dei piccoli imprenditori che per accedervi dovranno rafforzarsi, creando reti d’impresa. Su questo aspetto la nostra Associazione si è già attivata con l’avvio di una piattaforma dedicata e con un servizio di accompagnamento alle imprese per l’espletamento della parte burocratica».

Dopo l’analisi dei vari temi in discussione, sui quali ogni esponente del Parlamento ha sottolineato la sua linea politica di indirizzo, unanime è stata l’adesione a collaborare insieme in modo costante e fattivo per accelerare la risoluzione dei problemi e attivare idee e progettualità per la ripartenza.

Ne è scaturito un impegno condiviso nella programmazione di un nuovo incontro entro il mese di febbraio 2021, durante il quale si farà il punto su quanto è stato fatto e sull’evoluzione economica di imprese e territorio cuneese.

In chiusura, il presidente Crosetto ha voluto richiamare l’attenzione ancora sul comparto artigiano che nella Granda rappresenta oltre ventimila imprese. «Tutti noi abbiamo una grande responsabilità nei confronti della nostra terra che deve essere tutelata e messa in condizione di generare benessere collettivo. La nostra è la voce di quel “valore artigiano” che ha sempre ispirato il lavoro e contribuito a far crescere la nostra economia. Mi auguro che questo possa essere Voi il “faro” al quale riferirvi per portare al territorio cuneese quel sostegno che oggi necessita».




Coronavirus, sospesa l’attività del Consiglio regionale

La seduta del Consiglio regionale convocata martedì 10 marzo e che doveva principalmente esaminare il Documento di economia e finanza regionale (Defr) 2020 – 2022 è stata annullata.

Stessa decisione è stata presa per gli altri organi collegiali convocati, la Commissione Bilancio e la Commissione consultiva per le nomine.

Lo stop alla attività degli organi istituzionali deriva dalla applicazione delle misure urgenti stabilite dal Consiglio dei ministri in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Convid-19 (Coronavirus).




Grandinate, Confagricoltura Alessandria: gravi danni alle colture specie nel Tortonese

È la provincia di Alessandria, in particolare il Tortonese, la zona più colpita dalle grandinate che si sono abbattute nella tarda serata di sabato sul Piemonte orientale.
I tecnici di Confagricoltura in questi giorni hanno effettuato un accurato monitoraggio dei territori colpiti dal maltempo, evidenziano che i danni maggiori si registrano a Tortona e nei comuni di Sale, Viguzzolo, Sarezzano, Castellar Guidobono e ancora Montemarzino, Momperone, Brignano Frascata e Castelnuovo Scrivia.

Tra i principali comparti produttivi colpiti – precisa Confagricoltura – il pomodoro da industria, i cereali, i  frutteti, con gravissimi danni ai pescheti in particolare, le serre e i vivai, le orticole e i vigneti. Quest’ultimi hanno subito danni da grandine anche nell’Ovadese e nel Gaviese, ma in misura più limitata.
Grandinate di forte intensità anche nell’Astigiano e nel Pavese.

“La produzione cerealicola – sottolinea Paola Sacco, presidente di Confagricoltura Alessandria – è fortemente compromessa. Anche il vento forte, associato alle grandinate, ha causato l’allettamento del grano e dell’orzo prossimi alla maturazione. Danni anche al mais, ma essendo a inizio stagione si potrà ancora contare su un recupero. Danni anche alle strutture quali capannoni e serre”.




Torino. Suap, attivo un nuovo sportello online

Lo Sportello Unico per le Attività Produttive della Città di Torino (SUAP) ha attivato dal 22 marzo scorso – relativamente alle pratiche del commercio in sede fissa, somministrazione di alimenti e bevande, licenze di pubblica sicurezza e autorizzazioni sanitarie – un nuovo servizio on line di ricevimento pubblico per gli operatori economici e/o i professionisti da loro incaricati.

Attualmente sono attivi 9 sportelli on-line e vi si accede previa prenotazione dell’appuntamento con i funzionari del Servizio SUAP della Divisione Commercio per quesiti e approfondimenti utili per la presentazione di istanze di varia tipologia (apertura attività, volture, cessazioni, modifiche ecc.).

La prenotazione può essere effettuata collegandosi al portale ‘Torino Facile’ a cui si può accedere con le proprie credenziali o tramite SPID. Se l’utente dispone dell’App IO’ dopo essersi prenotato riceve la notifica della prenotazione e può effettuare il collegamento anche direttamente dal cellulare.

L’appuntamento si svolge in video conferenza e consente anche il contestuale scambio di documentazione.

Per approfondimenti e informazioni è possibile consultare il sito internet della Città all’indirizzo

 

 

 




Previsioni occupazionali, 27.660 assunzioni previste per novembre 2022

Sono 27.660 i lavoratori ricercati dalle imprese piemontesi per il mese di novembre
2022 e 90.390 per l’intero trimestre novembre 2022 – gennaio 2023. Rispetto a un anno
fa, periodo in cui si registrava un rimbalzo nei confronti della prima fase covid, le previsioni delle imprese segnano una diminuzione consistente: a livello mensile, le assunzioni previste a novembre 2022 perdono 9.103 unità rispetto a quelle di novembre 2021. A livello trimestrale il calo appare ancora più intenso: le entrate programmate per il periodo novembre 2022-gennaio 2023 risultano inferiore di 17.190 unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Se il confronto, invece, viene effettuato col periodo pre-pandemico (novembre 2019-gennaio 2020), si rilevano 2.700 entrate in più a livello mensile e 14.880 in più nel trimestre.
In Italia le previsioni di assunzioni per novembre 2022 ammontano a circa 382mila. A livello territoriale, 124mila entrate sono previste dalle imprese del Nord ovest, a cui seguono le imprese del Sud e isole (93mila), le imprese del Nord est (89mila, area che manifesta la maggiore difficoltà di reperimento pari al 51,9%) e le imprese del Centro (77mila).
Questi sono alcuni dei dati, contenuti nel Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato mensilmente da Unioncamere e ANPAL.
Il 72,6% delle entrate delle aziende piemontesi riguarderà lavoratori dipendenti, il 21,5%
lavoratori somministrati, il 2,1% collaboratori e il 3,8% (in netto calo sul mese precedente
quando pesava il 7,2%) altri lavoratori non alle dipendenze.

La domanda di lavoro è trainata dai contratti a tempo determinato con il 62% delle
entrate programmate, seguiti da quelli a tempo indeterminato con il 26% dei casi e dai
contratti di apprendistato con l’8%. Pesano, infine, il 4% gli altri contratti.
Entrate previste dalle imprese a novembre 2022 per livello di istruzione*

Delle 27.660 entrate previste in Piemonte nel mese di novembre 2022, il 15% è costituito da laureati, il 29% da diplomati, le qualifiche professionali e l’assenza di un titolo
specifico pesano rispettivamente il 22% e il 34%.
A livello settoriale sono sempre i servizi a formare la fetta più consistente della domanda di
lavoro con 18.300 entrate, il 66% del totale (5.410 unità in meno rispetto a quanto previsto a novembre 2021). L’industria prevede 9.350 entrate, generando circa il 34% della domanda totale del mese e segnando un calo di 3.720 entrate rispetto a novembre 2021. Nel dettaglio 7.240 entrate riguarderanno il comparto manifatturiero e 2.120 quello edile.

Tra i servizi si rileva un forte interessamento del commercio, 11.590 entrate previste nel
trimestre in esame, pari al 13% delle 90.390 entrate complessive del periodo novembre 2022–gennaio 2023, dei servizi alle persone (12.080 entrate) e dei servizi di alloggio e ristorazione/servizi turistici con 10.260 assunzioni (11% del totale). Tra i comparti industriali le industrie meccaniche ed elettroniche prevedono 7.310 entrate nel trimestre, ben l’8% del totale complessivo.
Delle entrate previste a novembre 2022 in Piemonte, il 23% sarà destinata a professioni
commerciali e dei servizi, il 20% a dirigenti, specialisti e tecnici. Gli operai specializzati e
conduttori di impianti genereranno il 35% delle entrate e solo il 9% sarà rappresentato da
impiegati. I profili generici produrranno il 13% delle assunzioni del mese.
Entrate previste dalle imprese a novembre 2022 per tipo di profilo

Per una quota pari al 34% le assunzioni interesseranno giovani con meno di 30 anni;
percentuale che sale al 50,7% per l’area commerciale e della vendita e scende al 26,1% per l’area amministrativa.
Per il 62% delle entrate viene, inoltre, richiesta esperienza professionale specifica o
nello stesso settore; il 23% delle entrate applicherà soluzioni creative e innovative e il 14%
dovrà coordinare altre persone.

Entrate previste dalle imprese a novembre 2022 per area aziendale di inserimento

A livello di area di aziendale il peso maggiore è dato dalla produzione beni ed erogazione del servizio (41,2%), seguita dall’area commerciale e di vendita (18,2%) e da quella tecnica e di progettazione (15,9%), che – come nei mesi precedenti – riscontra la maggior difficoltà di reperimento delle figure richieste (61,7%). L’area della logistica pesa il 14,4%, mentre l’area amministrativa e l’area direzionale generano una quota rispettivamente pari al 5,3% e 5,0%delle assunzioni previste.
A novembre in 47 casi su 100 le imprese prevedono di avere difficoltà a trovare i profili
desiderati, dato in lieve diminuzione rispetto al mese precedente (48) e analogo alla media
nazionale di novembre (47). La mancanza di candidati è la motivazione prevalentemente
segnalata dalle imprese (31%), seguita dall’inadeguata preparazione dei candidati (12%).
Le professioni più difficili da reperire in Piemonte nel mese di novembre 2022

Entrate previste di cui difficoltà di reperimento
Farmacisti, biologi e altri specialisti delle scienze della vita 190 86%
Dirigenti e direttori 70 81%
Medici e altri specialisti della salute 40 74%
Personale generico nelle costruzioni 80 71%
Conduttori di mezzi di trasporto 1.720 68%
Operai specializzati nell’edilizia e nella manutenzione degli
edifici 1.360 68%
Totale 27.660 47%

Tra i profili più difficili da reperire in regione a novembre 2022 si segnalano: Farmacisti, biologi e altri specialisti delle scienze della vita (l’86% è di difficile reperimento); Dirigenti e
direttori, per i quali la difficoltà di reperimento è dell’81%; Medici e altri specialisti della
salute (si trova difficoltà nel 71% dei casi); Personale generico nelle costruzioni (80 figure
ricercate con difficoltà nel 67% dei casi); Conduttori di mezzi di trasporto, con 1.720 figure
ricercate nel mese e un grado di difficoltà del 68% e Operai specializzati nell’edilizia e nella
manutenzione degli edifici, con una difficoltà di reperimento pari al 68% e circa 1.360 figure
ricercate.