L’assessore regionale Andrea Tronzano ad “Artigiano in Fiera”

Sono 38 le aziende artigiane piemontesi che, beneficiando dei fondi regionali dedicati al sistema fieristico artigianale, stanno partecipando ad “Artigiano in fiera”, la grande kermesse dedicata al mondo dell’artigianato che si tiene fino al prossimo 11 dicembre presso i Padiglioni di Rho Fiera. Un evento che vede come sempre una grande affluenza e partecipazione di pubblico, pronto ad ammirare e ad acquistare i manufatti esposti. Presente questa mattina per un giro negli stand l’assessore all’Artigianato della Regione Piemonte, Andrea Tronzano, che ha potuto ammirare la qualità dell’artigianato piemontese esposto.

“Un’opportunità quella della Fiera di Milano colta da diverse aziende artigiane del territorio che permette di promuovere la propria attività – commenta l’assessore Tronzano – e di condividere la propria arte e la propria manualità in manifestazioni di grande impatto. Oggi vediamo come le meraviglie dell’artigianato vengano sempre più apprezzate da un vasto pubblico. Le persone che partecipano a questa kermesse riconoscono e apprezzano il valore della manualità e sono disposti a portarsi a casa prodotti unici e di qualità. Fare l’artigiano è un lavoro importante e che dà soddisfazione, ai giovani, ricordo di non avere paura del lavoro manuale”.

La Manifestazione si chiuderà domenica prossima 11 dicembre.

Artigiano in fiera Milano 3/11 dicembre

38 le aziende interessate così suddivise per provincia (2 Alessandria, 1 Asti, 2 Biella, 9 Cuneo, 8 Novara, 10 Torino, 2 Verbania, 3 Vercelli) per un impegno totale pari a 69.904 euro

Partecipanti: Solinda Pelle di Stefania Gabai, Mc Resine di Cadoni Mattia, Perlino dal 1953, Az Contemporary Jewels di Zanierato Andrea, Jeb SAS di Baù Chiara, Bramardi di Beccaria Franco, specialità dolciarie Martini srl, Etica-estetica di Mancini Matteo, Idea Home di Minardi Barbara, Chiappella Srl, Gioielart di Langianese Paolo, Balume di Balangero Daniele, Ceramiche luce e natura di Gondolo Roberto, Valform Srl, Marc Sas di Milan Anna Maria, Fontana Renato di Magistris Lucia e Stefano Fontana, Salumificio Dessilani Antonio, Calze Sabas di Sacchi Carlo e Guido, BP di Proverbio Barbara, Edelart di Benetello Enrica, Maglificio A2G di Goglio Anna, Que Rico Italian Pet Food di Sigalone Federico, Flor Art di Sallen Piera, Toty Bags di Aguiari Carlotta, Radon Wioletta, Birrificio Artigianale Abba Srl, Turingianduia di Appendino Davide, Elleciti Sas di Laura Prastaro, Cactus Art Prints di Ricca Giovanna, Trizia di Zago Patrizia, Gallina Stefania, Bongiovanni Nicolas, Cabalà Paola, i Matti Snc, Mc Siviero Srl, Fritlex design giovane di Alex Gavazza, l’Onorato Pollo di Alberto Pollo, Officina Cosmetica Antichi ricordi




Confagricoltura Piemonte, Angelo Duro e il ruolo del contadino: “Comicità a dir poco sgradevole”

Siamo stupiti che un giovane e laureato utilizzi un termine ormai desueto come “contadino” per definire una professione all’avanguardia e di uno dei settori trainanti l’economia del Paese, che ha lavorato e garantito la sopravvivenza a tutta la popolazione italiana durante il lockdown”.

Lo ha detto Enrico Allasia presidente di Confagricoltura Piemonte a margine delle affermazioni di Angelo Duro, il comico che sul palco dell’Ariston, durante la scorsa serata del Festival di Sanremo 2023, ha cercato di intrattenere il pubblico con alcune considerazioni fuori dai classici schemi televisivi.

Si tratta di una comicità sgradevole, fuori luogo e con messaggi fuorvianti lanciati a un pubblico che non conosce la realtà moderna dell’agricoltura italiana, stimata in tutto il Mondo per il proprio “Made in”, basata sull’innovazione, l’interdisciplinarietà e il coinvolgimento sociale” continua Allasia.

Dati ISTAT, dimostrano che in Italia quasi la metà dei giovani agricoltori ha un diploma di scuola media superiore e il 19,4% ha una laurea, non esclusivamente di tipo agrario anzi, sono molti i giovani che apportano in agricoltura competenze di discipline diverse. Quelli che oggi vengono indicati come “contadini” sono imprenditori agricoli resilienti, in grado di reinventare stili di vita, modi di produrre e scambiare beni, di organizzare servizi e altre attività di cura per persone, comunità e territori, rielaborando elementi della cultura rurale e della tradizione.

Abbiamo giovani donne e uomini impegnati in prima linea nello sviluppo di un’agricoltura multifunzionale con agriturismi, agriasili, fattorie didattiche e molto altro ancora – sottolinea Lella Bassignana direttore di Confagricoltura Piemonte – la cui ricaduta sull’ambiente e sulla collettività ha notevole valore. L’agricoltore, da semplice produttore di derrate alimentari, è diventato un creatore di servizi e un generatore di valore per il territorio rurale. Non accettiamo in alcun modo pertanto delle morali come quelle andate in onda su un palco di spessore come quello di Sanremo”.

Rammentiamo che le aziende agricole condotte da under 40 in Italia sono 104.886, il 9,3% del totale e coltivano il 16% della Superficie Agricola Utilizzabile nazionale.

 




23ª edizione di “Cavour, Carne di razza Piemontese”. Grande successo del convegno di Confagricoltura Torino

Fortemente voluto da Confagricoltura Torino, il convegno dal titolo “La razza Piemontese: dono della natura, non del laboratorio” organizzato nell’ambito della 23ª edizione di “Cavour, Carne di razza Piemontese” ha riscosso notevole successo di partecipanti con più di 60 presenze. In un momento storico particolarmente difficile per il settore zootecnico da carne, era importante riunire intorno a un tavolo tutti gli attori della filiera ponendo l’accento sulla razza Piemontese e le problematiche che attanagliano o potrebbero riguardare l’intero comparto in un futuro più o meno prossimo.

Dopo il benvenuto del sindaco di Cavour, Sergio Paschetta, che ricorda ai presenti: “coltivazione della frutta e allevamento da carne sono da sempre dominanti a Cavour e nei comuni circostanti”, l’introduzione ai lavori vede succedersi i saluti di Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura PiemonteTommaso Visca, presidente di Confagricoltura Torino, e Roberto Ballario, responsabile di zona della nostra Associazione. Interviene per un saluto Martin Manni, responsabile staff Agricoltura di Crédit Agricole, istituto bancario che vanta una convenzione a livello nazionale con Confagricoltura.

Gli interventi tecnici vedono, in un primo tempo, succedersi Paolo Rossetto (dirigente servizio veterinario Area B dell’ASL To 3) e Luca Varetto (agronomo, referente scientifico Coalvi). La prima relazione offre, oltre alla storia della Piemontese e della sottorazza della coscia o della doppia groppa, tutta una serie di dati tra cui si evidenzia che in Piemonte al 31/12/2022 dei 790.497 capi bovini allevati, 314.141 sono di Piemontese. Rossetto sottolinea le innegabili qualità della carne della Piemontese tra cui “il 50% in meno di grasso, l’ottima resa alla macellazione e la modesta infiltrazione di tessuto connettivo”. Il tecnico Coalvi relaziona sulla sostenibilità degli allevamenti di bovini di carne piemontesi e riporta tutta una serie di risposte ai detrattori dell’attività zootecnica: “Le aziende Coalvi si distinguono per un’elevata dotazione di terreno. Questo comporta due grossi vantaggi; da un punto di vista economico, emerge una preziosa autosufficienza nell’approvvigionamento dei foraggi e dei cereali che servono all’allevamento. Da un punto di vista ambientale, l’elevata dotazione fondiaria porta ad avere un basso carico di animali e questo scongiura qualsiasi rischio di inquinamento derivato dallo smaltimento dei reflui che, anzi, costituiscono una risorsa preziosa per la fertilizzazione dei campi.” E poi, aggiunge Varetto“I bovini (indipendentemente dalla razza) emettono anidride carbonica, ma questa non rimane in atmosfera perché viene assorbita dalle colture vegetali che, grazie alla fotosintesi, la convertono in carboidrati. Quegli stessi vegetali vengono ingeriti dai bovini, per cui l’anidride che questi producono ritorna loro sotto forma di alimento creando un ciclo equilibrato. Nel ciclo dell’anidride carbonica, che è comune a qualsiasi allevamento di ruminanti, le aziende Coalvi fanno qualcosa in più. Grazie all’esubero di terreno di cui dispongono e grazie alla notevole estensione di prati stabili e pascoli, la CO2 captata dalla vegetazione riesce a essere superiore a quella emessa dagli animali.” Un ultimo capitolo è dedicato all’acqua e, anche qui, vale l’invito a interpretare correttamente i dati. L’acqua che la produzione di carne è accusata di consumare, è essenzialmente quella assorbita dalle colture foraggere di cui il bovino si nutre. Quasi il 90% di quest’acqua, però, è derivata dalle precipitazioni il cui utilizzo non può essere visto come un consumo a scapito di altre attività…”

Lorenzo Lavarino (presidente Associazione Provinciale Macellai di Torino) e Maurizio Arosio (presidente Federazione Nazionale Macellai) mettono in risalto l’importanza dell’avere riunita tutta la filiera a un tavolo di lavoro. Se deplorano la diminuzione delle botteghe di macellerie a scapito della GDO, d’altro canto sottolineano il grande lavoro svolto da Coalvi e dalle associazioni di categoria, Confagricoltura in primis, per garantire la qualità a tutti gli stadi dall’alimentazione fino alla macellazione.

Chiude gli interventi degli ospiti Chicco Genovesio (Presidente Nazionale CNA Ristorazione e Regionale CNA Alimentare) ma anche ristoratore a Cavour, ricordando quante siano le eccellenze agroalimentari della nostra regione e tra queste, indubbiamente, la carne che vanta notevole fama a livello nazionale e internazionale.

Il presidente di Confagricoltura TorinoTommaso Visca, conclude riprendendo quanto detto più volte nella mattinata di lavori, prima dal presidente regionale e poi dal moderatore, Alessandro Felis“le problematiche che affliggono il comparto zootecnico della carne sono tante, il cibo prodotto in laboratorio potrebbe esserlo in futuro, attualmente si è ancora in una fase sperimentale che non preoccupa più di tanto i nostri allevatori ma che non va comunque sottovalutata. Come ha detto nel saluto introduttivo il presidente di Confagricoltura Piemonte, siamo aperti all’innovazione ma quando questa non comporti stravolgimenti del nostro essere, delle nostre tradizioni e quindi delle nostre attività.”

Gabriele Busso, vice-direttore di Confagricoltura Torino ricorda che troppo spesso Bruxelles impone misure poco attinenti alla realtà del mondo agricolo e, invitati a riflettere da Varetto, i relatori concordano comunque che il cibo prodotto in laboratorio non può essere definito “carne”, attenendosi semplicemente alla definizione della medesima.

In estrema sintesi dai vari interventi che hanno abbozzato il problema del cibo prodotto in laboratorio, emerge una posizione cauta, prudente e di attenta sorveglianza di quanto avverrà in futuro. I dati a disposizione sono ancora pochi e non significativi per potere, all’ora attuale, condurre una crociata contro questo percorso che si sta delineando nel mondo. Cautela ma fermezza nel ribadire quanto sappiamo di potere affermare: la bontà, la qualità e la sicurezza della nostra carne in tutto il percorso di filiera. Appena sarà possibile, con dati concreti alla mano, si potranno esprimere pareri sia sulle caratteristiche organolettiche dei prodotti moltiplicati e sviluppati in laboratorio sia su eventuali rischi per la salute del consumatore.

Chiude la sessione di lavori Maria Luisa Cerale, direttore di Confagricoltura Torino presentando l’ “apericarne” organizzato con la collaborazione dei ristoranti La Nicchia e Locanda La Posta di Cavour e i vini de La Rivà di Bricherasio dell’associato Luca Trombotto. Blanchet e Pinerolese Barbera accompagnano egregiamente le due interpretazioni della battuta al coltello (carne offerta da Coalvi) e due specialità “povere” ottenute dal quinto quarto: l’insalata di erbera (esofago) e la testina in cassetta. E le specialità dolci a base di mele della Pasticceria Villosio sono l’ideale trait d’union con TuttoMele con cui già diamo appuntamento per il prossimo autunno.




Assemblea annuale di Confagricoltura Piemonte: a Novarello una tavola rotonda sull’agricoltura del futuro

Si è svolta il 30 giugno, all’Hotel Novarello Resort & Spa di Granozzo con Monticello, l’assemblea annuale di Confagricoltura Piemonte, organizzata con la partecipazione dell’Università del Piemonte Orientale (UPO) e di SpinEnergy – Agrovoltaico.

 

Le risaie novaresi sono dunque servite da sfondo per fare il punto sulla situazione della Federazione degli imprenditori agricoli piemontesi guidata dal presidente Enrico Allasia. “Sono stati due mandati intensi, ricchi di eventi imprevedibili che ci hanno obbligato molte volte a ripensare, anche in modo radicale, al nostro modo di fare agricoltura” ha affermato all’apertura dei lavori Allasia, che a dicembre, dopo sei anni alla presidenza terminerà il suo incarico.

 

Dopo una prima parte riservata ai soci, la mattinata è proseguita con una tavola rotonda aperta al pubblico dal titolo “Verso l’agricoltura del futuro: un nuovo concetto di prodotto, processo e risorsa”, condotta da Gianfranco Quaglia, giornalista della Stampa, con gli interventi dell’assessore alla Ricerca e Ambiente Matteo Marnati, dell’assessore all’Agricoltura Protopapa e con le relazioni della dott.ssa Eliana Baici e della dott.ssa Cinzia Mainini, rispettivamente docente di Politica economica e ricercatrice, del DiSSTE (Dipartimento per lo sviluppo sostenibile e la transizione ecologica) dell’Università del Piemonte Orientale. “Per far fronte ai cambiamenti climatici sempre più frequenti, l’agricoltura deve collaborare con i settori strategici dell’economia: non possiamo pensare che l’attore principale del benessere ambientale non si interfacci con il tessuto industriale e con il settore terziario dei servizi, che sul territorio hanno impatti importanti a tutti i livelli” ha affermato la dott.ssa Baici.

 

Il concetto di sostenibilità economico ambientale, di tutela e di salvaguardia dei prodotti tipici è stato sviluppato anche dal direttore generale di Confagricoltura, Annamaria Barrile, in collegamento per l’occasione da Roma. “Conosco bene le criticità che interessano la regione Piemonte e mi auguro che le autorità presenti ascoltino la voce degli agricoltori in sala, che ogni giorno affrontano i rincari energetici, la minaccia della PSA, la crisi idrica o per contro, alluvioni inaspettate” ha concluso il direttore generale.

 

In collegamento dal Giappone, infine, il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha sottolineato quanto il settore primario sia fondamentale per gli equilibri e la stabilità di un Paese. “Come per gli altri settori produttivi, il futuro dell’agricoltura è legato alle innovazioni. È necessario, quindi, guardare con fiducia, senza pregiudizi, ai risultati della ricerca scientifica, utilizzando tutte le innovazioni disponibili, comprese quelle dell’ingegneria genetica”.

 

Il presidente ha anche voluto ricordare come la PAC sia nata nel 1960 con l’obiettivo di tutelare il reddito degli agricoltori e la sicurezza alimentare dei cittadini europei. “E’ importante continuare a lavorare per questo, così come è importante che la PAC rimanga una politica economica, anche per affrontare le sfide del cambiamento climatico e della transizione ecologica, per le quali occorreranno sicuramente ulteriori fondi dedicati”.

 




Trecentomila euro per attirare il turismo dei piemontesi nel mondo

“Vogliamo favorire il turismo degli originari del Piemonte sparsi nel mondo, che vogliono conoscere la terra delle loro radici” è quanto ha ribadito l’assessore Maurizio Marrone durante la presentazione della proposta di deliberazione sugli interventi regionali in materia di movimenti migratori per il 2023.

Il Consiglio regionale ha approvato il documento all’unanimità dei votanti (28 sì e 15 non partecipanti al voto).

Marrone ha spiegato che per le iniziative riservate agli emigrati piemontesi sono disponibili 295 mila euro, dei quali 120 mila destinati alle varie associazioni, oggetto di una revisione per appurare quelle ancora in attività.

Sono confermati 18 mila euro per due storici musei, quello dell’Emigrazione dei Piemontesi nel Mondo di Frossasco (To) e quello di Santa Maria Maggiore in Valle Vigezzo (Vco).

L’assessore ha anche annunciato un duplice stanziamento speciale nazionale di 100 mila euro per il primo e di 200 mila per il secondo sito museale.

Tra i diversi interventi, 15 mila euro verranno infine stanziati per le iniziative legate al cinquantesimo anniversario del Monumento dedicato ai piemontesi nel mondo di San Pietro in Val Lemina (To).

Nel dibattito sono intervenuti Monica Canalis (Pd), che ha sottolineato l’importanza di evitare l’oblio ma anche di considerare l’emigrazione di chi oggi abbandona il Piemonte per inseguire il lavoro all’estero, e Silvana Accossato (Luv), che si è soffermata sulle nuove emigrazioni.

Diego Sarno (Pd) è invece stato critico su quella che ha definito strumentalizzazione politica del “Festival Radici” sull’identità.

Alberto Preioni (Lega) nel suo intervento ha voluto confrontare l’emigrazione dei piemontesi nel mondo con quello che oggi è il fenomeno migratorio che interessa l’Italia.

Domenico Ravetti (Pd) si è soffermato sulla gestione dei flussi di persone che oggi si spostano da un paese all’altro. Valter Marin (Lega) ha infine sostenuto i contenuti del provvedimento.




Fiere in Italia e all’estero: riaperto il bando della Camera di Commercio

Ci sarà tempo fino al 29 febbraio 2024 per richiedere all’ente camerale i voucher a fondo perduto destinati ad aziende torinesi per incoraggiare la partecipazione nel 2024 ad una selezione di eventi espositivi nazionali e internazionali. Ogni voucher può valere fino ad un massimo di 2000 euro ad impresa.

Sosteniamo l’internazionalizzazione delle nostre pmi supportando la loro partecipazione alle manifestazioni più importanti in Italia e all’estero – spiega Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino. – Ci concentriamo in particolare sui settori strategici della nostra economia, ambiti nei quali siamo già attivi con progetti di promozione e di supporto, dall’automotive e aerospazio al design, dall’editoria all’agroalimentare, senza dimenticare filiere come logistica e sport”.

Tra le spese ammesse al contributo, il noleggio dell’area espositiva, l’allestimento degli stand, la spedizione dei prodotti e gli investimenti in comunicazione, promozione e inserimento in catalogo. Ammesse anche le spese di interpretariato e l’eventuale iscrizione a incontri btob. La partecipazione alle fiere potrà essere svolta in forma autonoma o aggregata con altre imprese. Sono invece escluse le attività espositive on line.




Vinitaly 2024, Confagricoltura Torino: programma attività

Ogni anno la Regione Piemonte nomina una varietà di uva “vitigno dell’anno” allo scopo di mettere in risalto i vini e le cantine legate a quella data uva. La proclamazione avviene, come da tradizione, a cura dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte durante il Vinitaly e così è stato per l’Erbaluce nell’edizione 2023 della rassegna veronese. Il vitigno a bacca bianca, simbolo del territorio torinese, è stato, dall’aprile 2023, sotto i riflettori e oggetto di numerosissimi eventi organizzati da istituzioni, consorzi e privati.

Confagricoltura Torino ha inserito le tre tipologie di vini contemplati dalla Docg Erbaluce di Caluso ogni qualvolta possibile, in tutti gli eventi svoltisi nel 2023, con visibilità non solo territoriale, ma anche nazionale e internazionale come in occasione delle Nitto ATP Finals che per il terzo anno consecutivo hanno avuto Torino come palcoscenico.

A chiusura dell’anno solare e in considerazione del fatto che i produttori di Erbaluce di Caluso Docg, la denominazione principale legata al vitigno, sono quasi tutti associati a Confagricoltura Torino, la nostra Confederazione ha organizzato nel cuore della capitale sabauda l’Erbaluce Day “Un giorno con l’Erbaluce a Torino”. La manifestazione, lunedì 6 novembre 2023, ha portato nel centro cittadino, le cantine canavesane. Alle bancarelle allestite dai produttori sono confluite più di 200 persone – molti ristoratori – che hanno potuto assaggiare le tre tipologie di vino contemplate dalla Docg. La degustazione era stata preceduta da una conferenza stampa che, alla nutrita rappresentanza di autorità e giornalisti presenti, aveva presentato i dati produttivi definitivi della vendemmia 2022 e di quelli previsionali del 2023.

È pertanto doveroso chiudere l’anno della celebrazione del vitigno bianco torinese con un evento di rilevante risonanza dal nome “Erbaluce di Caluso, la DOCG torinese”, laddove è iniziato questo percorso di promozione, al Vinitaly. Presso lo stand istituzionale di Confagricoltura, al Vinitaly 2024 (Padiglione D, Stand G – H – I; Sala Polifunzionale) dalle ore 11.00 alle ore 12.00 di lunedì 15 aprile 2024 si svolgerà una presentazione del territorio dove è coltivata l’uva Erbaluce e una degustazione guidata di Erbaluce di Caluso Docg nelle tre tipologie indicate nel disciplinare di produzione: fermo, spumante Metodo Classico e passito. Condotto da Alessandro Felis, direttore di Cronache dell’Agricoltura di Confagricoltura Torino, l’incontro vedrà la partecipazione di Gian Luigi Orsolani, vicepresidente di Confagricoltura Torino e presidente della sezione vitivinicola della Confederazione  e del direttore Maria Luisa Cerale, oltre a Bartolomeo Merlo, presidente del Consorzio per la Tutela e la Valorizzazione della Docg di Caluso e delle Doc Carema e Canavese e Corrado Scapino, presidente dell’Enoteca Regionale dei Vini della Provincia di Torino.

Una sola uva, eclettica, le cui peculiari caratteristiche permettono di ottenere tre tipi di vini completamente diversi tra di loro ma sempre con risultati eccellenti. Cinque saranno i campioni in degustazione*, forniti dalle cantine di Confagricoltura Torino presenti alla rassegna scaligera, in quanto oltre allo spumante e al passito, il fermo sarà declinato in classico, criomacerato e affinato un anno in vasche di acciaio.

Per partecipare all’incontro “Erbaluce di Caluso, la DOCG torinese”, è indispensabile prenotarsi:

339 209 24 37 – c.bonfante@upatorino.it

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ALCUNI DATI SULL’ERBALUCE DI CALUSO

  • Riconoscimento Doc nel 1967 (primo bianco piemontese)
  • Riconoscimento Docg nel 2010

Tre tipologie di Erbaluce di Caluso o Caluso Docg:

  • Erbaluce di Caluso o Caluso Docg (fermo)
  • Erbaluce di Caluso o Caluso Docg spumante (Metodo Classico)
  • Erbaluce di Caluso o Caluso Docg passito

Produzione 2022 (dati Consorzio di Tutela)

  • Fermo: 5 517 hl – 735 600 bottiglie
  • Spumante: 569, 85 hl – 75 980 bottiglie
  • Passito:190, 94 hl – 38 188 mezze bottiglie da

La vendemmia 2023 è stata buona, adeguata l’acidità e gradazioni più basse rispetto a quelle eccezionali del 2022, caratterizzata da una estate molto siccitosa. Le produzioni, nel Calusiese, hanno pagato la grandinata primaverile con un meno 20% circa in alcune zone.

Produzione 2023 (dati Consorzio di Tutela)

  • Fermo: 6 298, 27 hl – 839 769 bottiglie
  • Spumante: 747, 55 hl – 99 673 bottiglie
  • Passito: 124,70 hl – 24 940 mezze bottiglie

*Vini presentati

Erbaluce di Caluso Docg Spumante Metodo Classico San Giorgio – Cieck

Erbaluce di Caluso Docg La Rustia – Orsolani

Erbaluce di Caluso Docg Fiordighiaccio – Cantina Produttori Erbaluce di Caluso

Erbaluce di Caluso Docg Kin – Tappero Merlo Domenico

Erbaluce di Caluso Docg passito – Giacometto Bruno




Congiuntura economica, ancora in rosso il dato sulla produzione industriale

Nell’ambito della consueta collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese, Unioncamere Piemonte ha presentato oggi i dati della 191ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali.

La rilevazione è stata condotta nei mesi di luglio e agosto con riferimento ai dati del periodo aprile-giugno 2019 e ha coinvolto 1.789 imprese industriali piemontesi, per un numero complessivo di 119.602 addetti e un valore pari a circa 64,6 miliardi di euro di fatturato.

Il II trimestre 2019 conferma la fase di stagnazione che ha colpito la manifattura piemontese a partire dalla seconda metà del 2018.

La produzione industriale ha segnato, per il quarto trimestre consecutivo, una variazione tendenziale negativa (0,8%), frutto del preoccupante trend esibito dai mezzi di trasporto e dal comparto tessile, nonché delle flessioni consistenti registrate, in termini produttivi, dalle principali realtà territoriali. La flessione del periodo aprile-giugno 2019 risulta, inoltre, di intensità superiore rispetto a quanto già evidenziato nei tre trimestri precedenti.

Il calo della produzione industriale si associa ai risultati solo debolmente positivi registrati dagli altri indicatori analizzati: si evidenziano, infatti, un andamento sostanzialmente piatto degli ordinativi interni (+0,2%) e una crescita stentata di quelli esteri (+1,0%); in media, il fatturato totale delle imprese manifatturiere intervistate aumenta dello 0,6% rispetto al periodo ottobre-dicembre 2018, con la componente estera che registra un incremento dell’1,2%; migliora rispetto al II trimestre 2018 il grado di utilizzo degli impianti che si attesta al 68,4%.

Il Presidente di Unioncamere Piemonte, Vincenzo Ilotte, ha commentato: “i dati del II trimestre piemontese ci mostrano una regione in affanno, che segna un’ulteriore battuta d’arresto. Il nord del Piemonte, che non può avvantaggiarsi del buon risultato dell’industria alimentare, soffre proprio nei comparti che lo hanno sempre caratterizzato quali mezzi di trasporto, industrie elettriche ed elettroniche e filiera tessile. Solo adottando misure ad hoc e politiche attive che facilitino l’attività delle nostre imprese, garantendo condizioni di insediamento e crescita occupazionale e promuovendo una vera valorizzazione del nostro know-how, si potrà rimettere in moto la nostra macchina produttiva. Spetta a noi attori economici e istituzionali fermare questo trend, attraverso uno sforzo coeso in direzione di politiche volte a un rilancio degli investimenti e della domanda interna”.

Paolo Musso, Direttore commerciale Imprese Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria: “La diversa vocazione delle provincie piemontesi si riflette molto bene nell’analisi congiunturale presentata oggi. Abbiamo, per esempio, un agroalimentare in crescita nel Piemonte Sud contro un automotive che sconta la riorganizzazione del comparto nel torinese. Se guardiamo al sentiment registrato dai nostri gestori sul territorio nella nostra survey periodica leggiamo tuttavia una buona fiducia sulla crescita delle esportazioni. La Germania rallenta, ma i mercati più lontani continuano ad offrire opportunità interessanti per le nostre produzioni.

Una delle leve su cui puntare sono ancora una volta le filiere, che permettono alle aziende che ne fanno parte di essere più resilienti rispetto alla media. L’internazionalizzazione e la crescita dimensionale delle piccole ma dinamiche imprese della regione sono altri due obiettivi da perseguire per dare forza al sistema.

In Piemonte ne abbiamo affiancate parecchie con i nostri programmi di crescita e di apertura del capitale a investitori venture. Abbiamo lavorato con imprese della circular economy, con modelli commerciali innovativi, capaci di valorizzare il design e il sapere artigianale italiano ma dall’hi tech sorprendente. Non dimentichiamo che il Piemonte negli ultimi 10 anni è cresciuto moltissimo – 10 miliardi di export in più – anche grazie al lavoro comune per far conoscere e portare le nostre aziende all’estero”.

“Il nostro territorio, ha sottolineato il Regional Manager Nord Ovest di UniCredit Fabrizio Simonini, rimane un tassello cruciale del nostro sistema e dispone di importanti risorse per lo sviluppo e la transizione industriale, costituendo per diversi aspetti un laboratorio sociale, economico, culturale per il Paese.  Aspetti questi emersi anche nel forum Nord Ovest di UniCredit che abbiamo organizzato la settimana scorsa. Per la sua storicità il Piemonte è strategico per sostenere il sistema produttivo dell’intero Paese e consolidare la capacità competitiva sui mercati internazionali.

Il PIL del Nord Ovest infatti rappresenta l’11% del PIL nazionale.   Gli investimenti fissi lordi rappresentano la quota del 13% sul nazionale come anche la quota di export, pari al 12%, e un saldo attivo con l’estero di 12 miliardi di euro.  Nel Nord-Ovest è presente un repertorio di aziende che, forgiato dalla crisi, è parte del nucleo di vertice dell’imprenditoria italiana.

La spesa in ricerca e sviluppo è ampiamente superiore alle altre regioni e per quanto riguarda la propensione alla “brevettazione”, il Piemonte si posiziona a ridosso delle regioni benchmark. Spetta a noi, come banca, il compito di sostenere ancora di più le aziende e i cittadini di questo territorio, attraverso le collaborazioni con le associazioni di categoria per valorizzare i settori tipici del territorio e spingere sempre più verso l’innovazione e l’internazionalizzazione delle imprese”.

A livello settoriale, l’unico risultato nettamente positivo appartiene, come nel I trimestre dell’anno, al comparto alimentare, la cui produzione cresce del 3,5%. Con il segno più anche la meccanica, che incrementa la produzione dello 0,8%. Stabile l’andamento delle industrie elettriche ed elettroniche (+0,1%). Tutti gli altri comparti di specializzazione della manifattura regionale evidenziano risultati negativi. In particolare la chimica flette dell’1,2%, i metalli segnano una contrazione dell’1,4%. Il calo del tessile e dell’abbigliamento appare ancora più consistente (-2,3%), ma il dato più penalizzante appartiene, ancora una volta, ai mezzi di trasporto (-5,1%).

Focalizzando l’attenzione sui mezzi di trasporto, attori principali della contrazione produttiva manifatturiera regionale, si rileva come la performance negativa del II trimestre 2019 risulti il frutto di una contrazione sostenuta della produzione di autoveicoli (-48,1%), di un calo importante dell’andamento della componentistica autoveicolare (-8,6%) e di una flessione dell’aerospazio (-7,1%).

L’analisi della dinamica della produzione industriale per classe di addetti evidenzia come, nel II trimestre 2019, una sostanziale stabilità caratterizzi solo le PMI, mentre micro e grandi imprese subiscono flessioni produttive. In particolare le imprese di piccole dimensioni (1049 addetti) registrano una variazione del +0,3% e le medie aziende (50-249 addetti) mostrano un andamento del tutto analogo (+0,4%). Per le realtà di grandi dimensioni (oltre 250 addetti), invece, la flessione produttiva è dell’1,6%, mentre le micro aziende segnano una contrazione dell’1,1%.

Il risultato negativo registrato a livello medio regionale trova conferma in 4 su 8 delle realtà provinciali piemontesi. Una flessione intensa della produzione industriale colpisce il biellese (-4,0%), a causa delle criticità vissute dal comparto tessile. Dato negativo anche per il capoluogo regionale, che segna nel II trimestre del 2019 un calo della produzione manifatturiera dell’1,8%.

In questo caso determinante è stato il contributo negativo offerto dai mezzi di trasporto. Meno intense, ma sempre con il segno meno, le variazioni tendenziali registrate da Asti (0,8%) e Vercelli (-0,7%). Grazie all’ottimo andamento mostrato dalle industrie alimentari e delle bevande e alla performance, seppur debolmente, positiva della meccanica, registrano incrementi dei livelli produttivi Cuneo (+1,1%), Novara (+1,0%), Alessandria (+1,4%) e Verbania (+1,5%).

 




Maltempo, Confagricoltura: urgente un piano di prevenzione e manutenzione del territorio

Frane, smottamenti, allagamenti. L’incubo alluvione è tornato al Nord. Le sedi territoriali di Confagricoltura sono in contatto costante con le strutture per intervenire a sostegno delle aziende che stanno subendo danni enormi per le esondazioni e il dissesto idrogeologico diffuso.

In Piemonte la situazione è grave e si temono ulteriori peggioramenti: molte zone in provincia di Alessandria sono sommerse dalle esondazioni del Bormida; nel capoluogo il Tanaro è uscito e la vera piena del fiume non è ancora del tutto arrivata.

Nell’Astigiano soffrono i comuni a Sud: a Canelli, la capitale dell’Asti Spumante, è massima allerta per il Belbo, che cresce di 10 centimetri all’ora. Ma è tutta la Valle Belbo a temere quanto già vissuto nel novembre del ’94.

A Torino il Po è in piena e ha sommerso la zona dei Murazzi; nel Canavese, al confine con la Valle d’Aosta, l’elenco delle frane e degli smottamenti per lo straripamento dei rii è lunghissimo.

Confagricoltura evidenzia che in tutte le zone in cui sono stati seminati grano e orzo si è perso tutto e prima di poter riseminare, e quindi entrare nuovamente nel terreno per lavorarlo, occorrerà attendere la fine dell’inverno.

L’orticoltura conta danni al 100% per le verdure in campo, in particolare nelle province di Alessandria e Torino: cavoli, cavolfiori, spinaci, cardi sono completamente persi. Totalmente allagati i vivai, in particolare di pioppi, nelle due province e in quella di Cuneo.

In Valle d’Aosta numerose borgate sono totalmente isolate per la neve e le frane, con conseguenze anche per gli allevamenti: impossibile distribuire il latte delle stalle e altrettanto difficoltoso portare rifornimenti per il bestiame.

In Liguria un vero e proprio evento alluvionale ha colpito le province di Genova e Savona, con smottamenti, mareggiate e allagamenti. Le situazioni peggiori nell’entroterra si registrano nella Val Bormida al confine con il Piemonte.
Sulle zone costiere, per ciò che concerne l’agricoltura, intere coltivazioni e serre sono sott’acqua.

In Lombardia si attende la piena del Po e numerose aziende agricole in prossimità del fiume sono state evacuate. Il livello dei laghi alpini è altissimo e sono pertanto state aperte alcune dighe per far defluire l’acqua.

In Emilia Romagna è ancora allerta: la scorsa settimana alcuni argini non hanno tenuto, con allagamenti nelle aziende e anche nelle case. Perse le semine di frumento e le orticole. Si attende la piena del Po da domani.

“L’emergenza maltempo – commenta il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – evidenzia ancora una volta la fragilità di tutto il territorio nazionale e la necessità di intervenire non più con misure tampone, ma con piani prioritari per le popolazioni, oltre che per le aziende. Occorre rivedere i programmi di manutenzione dei corsi d’acqua per mettere in sicurezza intere aree, prevenendo ulteriori dissesti idrogeologici che causano purtroppo vittime e danni di milioni alle imprese e all’agricoltura italiana”.




10 milioni di contributi dalla Regione per i Comuni alluvionati

Apriamo il 2020 con una buona notizia per i Comuni piemontesi colpiti dalle alluvioni: sono infatti ben 10 i milioni di euro che possiamo destinare ai lavori di somma urgenza e di ripristino di opere pubbliche a rischio. A questi si aggiungono i due milioni già stanziati all’indomani degli eventi calamitosi e ulteriori fondi arriveranno nei prossimi mesi.

Un risultato importante, raggiunto con il presidente della Regione Alberto Cirio, che si è impegnato in prima persona per aiutare le popolazioni colpite e per rimettere in sicurezza il territorio.

 Il lavoro fatto sul bilancio in questi primi mesi di mandato ci ha dato la possibilità di realizzare economie che, nell’ultimo assestamento di bilancio, sono state destinate agli interventi di messa in sicurezza del territorio, in relazione sia alle alluvioni recenti sia a quelle passate, colmando le mancanze, anche ventennali, tanto attese dalle amministrazioni comunali.

Lavorando fino all’ultimo giorno del 2019 siamo riusciti ad assegnare agli interventi segnalati dagli Enti locali ulteriori risorse rispetto a quelle previste

Così l’assessore alle Opere pubbliche e Difesa del suolo della Regione Piemonte Marco Gabusi all’approvazione del programma di contributi da 9.821.056 euro complessivi, previsti dalla determinazione n. 4557 del 31 dicembre per un importo di 5.736.657 euro e la determinazione n. 4538 del 30 dicembre per 4.084.399 euro, ai sensi della legge regionale n. 38/78, che prevede contributi a sostegno dei Comuni e delle Unioni di Comuni qualora, nel caso di calamità naturali, non riescano a fronteggiare, con mezzi e risorse proprie, i danni occorsi al patrimonio pubblico.

«La Regione – spiega l’assessore Gabusi può intervenire concorrendo in tutto o in parte al finanziamento della spesa per l’esecuzione dei lavori necessari alla tutela della pubblica incolumità. Consapevoli di questa opportunità, con un grande lavoro dei tecnici dei nostri uffici decentrati, abbiamo invitato gli Enti locali a segnalare gli elenchi delle opere più urgenti, alle quali destiniamo 7,8 milioni di euro. Abbiamo poi voluto includere in questa tornata anche i contributi per completare interventi già avviati per oltre 2 milioni di euro. I criteri di urgenza e priorità utilizzati per la compilazione degli elenchi hanno determinato la graduatoria dei Comuni beneficiari del contributo per un totale di 117 interventi in tutto il Piemonte con importi variabili da poche migliaia di euro fino a lavori di ripristino di viabilità che arrivano a superare i 200 mila euro».

«Adesso – conclude l’assessore Gabusi – ci aspettiamo la nostra stessa velocità dal Governo per poter erogare tutti i soldi dello stato d’emergenza alla totalità degli enti colpiti».

All’Alessandrino sono destinati più di 3,6 milioni per 74 interventi in 41 Comuni: Alessandria, Acqui Terme, Arquata Scrivia, Belforte Monferrato, Bistagno, Borghetto di Borbera, Bosio, Cantalupo Ligure, Capriata d’Orba, Carbonara Scrivia, Carrega Ligure, Casale Monferrato, Cassine, Castelnoceto, Castelletto d’Erro, Costa Vescovato, Cavatore, Fabbrica Curone, Frassineto Po, Fresonara, Fubine Monferrato, Garbagna, Gavi, Grondona, Montaldeo, Murisengo, Novi Ligure, Ovada, Pasturana, Ponzone, San Cristoforo, Sarezzano, Sezzadio, Silvano d’Orba, Tagliolo Monferrato, Tortona, Vignole Borbera, Viguzzolo, Visone, Volpeglino e Voltaggio.

Vanno all’Astigiano 1,753 milioni per 16 interventi in 14 Comuni: Bubbio, Calamandrana, Coazzolo, Isola d’Asti, Maranzana, Mombaruzzo, Mombercelli, Monastero Bormida, Moncalvo, Roccaverano, Serole, Sessame, Vesime e Vinchio.

Sono invece 5 gli interventi nel Biellese per un importo totale di circa 134 mila euro ad Ailoche, Campiglia Cervo, Candelo, Donato e Valdilana.

Importante il contributo per il Cuneese, che riceve quasi 2,2 milioni destinati a 44 interventi in 31 Comuni: Acceglio, Alba, Alto, Barge, Bergolo, Bernezzo, Camerana, Ceresole Alba, Centallo, Chiusa di Pesio, Crissolo, Frassino, Grinzane Cavour, Gorzegno, La Morra, Manta, Melle, Monesiglio, Montà, Monteu Po,  Novello, Ormea, Pamparato, Pietraporzio, Ponte di Nava, Santo Stefano Roero, Savigliano, Sommariva Perno, Valgrana, Venasca e Verzuolo.

I Comuni lungo la sponda sinistra del fiume Sesia, nel Novarese, ricevono complessivamente 200 mila euro per due interventi, mentre a Moncrivello e a Varallo, nel Vercellese, andranno oltre 61 mila euro.

Per il Torinese sono previsti quasi 900 mila euro per 16 interventi nei Comuni di Borgaro Torinese, Cafasse, Carmagnola, Cercenasco, Chieri, Ingria, Lanzo Torinese, Locana, Mappano, Pinasca, Pramollo Rivara, San Giorgio Canavese, Valperga, Varallo e Viù.

Il Verbano, infine, potrà affrontare 18 interventi in 12 Comuni forte di 985 mila euro di contributi regionali, a Baceno, Bannio Anzino, Baveno, Cerano, Crevoladossola, Crodo, Ghiffa, Gravellona Toce, Montecretese, Varzo, Verbania e Villadossola.