Decreto liquidità, online il modulo per richiedere la garanzia fino a 25 mila euro

A seguito della pubblicazione del Decreto liquidità in Gazzetta ufficiale, il Ministero dello Sviluppo economico si è adoperato per rendere immediatamente attuative le misure approvate in favore di imprese, artigiani, autonomi e professionisti.

Per ridurre i tempi di attuazione era stata già inviata alla Commissione Ue, ancor prima dell’approvazione del decreto legge, la notifica con la quale era stata richiesta l’autorizzazione ad adottare questi nuove regole di aiuti di stato e che oggi ha ricevuto il tempestivo via libera da Bruxelles.

Il MiSE e Mediocredito Centrale, gestore del Fondo di Garanzia, stanno inoltre lavorando insieme all’Associazione bancaria italiana e ai principali istituti di credito per rendere attivi e disponibili, in tempi brevi, tutti i sistemi informatici e la modulistica necessaria alla richiesta di garanzia per i beneficiari delle misure, che si prevedono numerosi.

È già disponibile on line sul sito “fondidigaranzia” il modulo per la richiesta di garanzia fino a 25mila euro, che il beneficiario dovrà compilare e inviare per mail (anche non certificata) alla banca o al confidi al quale si rivolgerà per richiedere il finanziamento.

Allo stesso tempo si sta lavorando per accelerare le istruttorie bancarie con l’obiettivo di ridurre a pochissimi giorni il tempo di attesa tra la richiesta di finanziamento e l’accredito delle somme richieste sul proprio conto corrente.

 

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Soffocati dalla burocrazia: Torino tra le province più penalizzate

Ammonta a 57,2 miliardi di euro il costo che ogni anno grava sulle imprese italiane a causa del cattivo funzionamento della nostra burocrazia che – avvolta da un coacervo di leggi, decreti, ordinanze, circolari e disposizioni varie – rende sempre più difficile il rapporto tra le imprese e la Pubblica amministrazione.

Basti pensare che al netto delle disposizioni prese dalle singole regioni, in questi ultimi 2 mesi il Governo ha approvato una dozzina di decreti, costituiti da oltre 170 pagine, per fronteggiare l’emergenza Covid-19.

Molti dei quali, segnala la CGIA, pressoché indecifrabili: come, ad esempio, il decreto liquidità che ha messo in grosse difficoltà le strutture operative sia delle banche sia del Fondo di garanzia gestito dal Mediocredito Centrale.

A distanza di 10 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, infatti, nessuna impresa è ancora riuscita a ottenere 1 euro di prestito.

Senza contare che da parecchie settimane commercialisti, consulenti del lavoro e associazioni di categoria sono letteralmente sommersi dalle telefonate degli imprenditori che non sanno se e come possono slittare il pagamento delle tasse, come ricorrere alla CIG, quando verrà erogata ai propri dipendenti o se possono tornare a operare.

Abbiamo 160 mila norme contro le 5.500 della Germania Dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo: “In Italia si stima vi siano 160.000 norme, di cui 71.000 promulgate a livello centrale e le rimanenti a livello regionale e locale. In Francia, invece, sono 7.000, in Germania 5.500 e nel Regno Unito 3.000.

Tuttavia, la responsabilità di questa iper legiferazione è ascrivibile alla mancata abrogazione delle leggi concorrenti e al fatto che il nostro quadro normativo negli ultimi decenni ha visto aumentare esponenzialmente il ricorso ai decreti legislativi che, per essere operativi, richiedono l’approvazione di numerosi decreti attuativi. Questa procedura ha aumentato a dismisura la produzione normativa in Italia, gettando nello sconforto cittadini e imprese che ogni giorno sono chiamati a rispettarla”.

Uno spaccato, quello fotografato dall’Ufficio studi della CGIA, che fa rabbrividire.

“Tuttavia – segnala il segretario della CGIA Renato Mason – una soluzione è praticabile. Si potrebbe, ad esempio, ridurre il numero delle leggi attraverso l’abrogazione di quelle più datate, evitando così la sovrapposizione legislativa che su molte materie ha generato incomunicabilità, mancanza di trasparenza, incertezza dei tempi ed adempimenti sempre più onerosi, facendo diventare la burocrazia un nemico invisibile e difficilmente superabile”.

Le imprese di Milano, Roma e Torino sono le più penalizzate L’Ufficio studi della CGIA ha provato a stimare a livello provinciale/regionale a quanto ammonta il peso della burocrazia sulle imprese di quelle aree geografiche, calcolando l’incidenza del valore aggiunto sui 57,2 miliardi di euro di costo annuo elaborato dall’IstitutoAmbrosetti .

In questa simulazione, ovviamente, risultano essere maggiormente penalizzate quelle realtà territoriali dove è maggiore la concentrazione di attività economiche che producono ricchezza.

La provincia dove il costo annuo sostenuto dalle imprese per la gestione dei rapporti con la Pubblica Amministrazione è superiore a tutte le altre è Milano con 5,77 miliardi di euro. Seguono Roma con 5,37, Torino con 2,43, Napoli con 1,97, Brescia con 1,39 e Bologna con 1,35 miliardi di euro.

Le realtà imprenditoriali meno “soffocate” dalla burocrazia sono quelle di Enna (87 milioni di euro), Vibo Valentia (82 milioni) e Isernia (56 milioni di euro).

Cosa si potrebbe fare per migliorare l’efficienza della nostra Pubblica amministrazione, alleggerendo così i costi amministrativi delle aziende? Innanzitutto, come dicevamo più sopra, bisogna semplificare il quadro normativo. Cercare, ove è possibile, di non sovrapporre più livelli di governo sullo stesso argomento e, in particolar modo, accelerare i tempi di risposta della Pubblica amministrazione.

Con troppe leggi, decreti e regolamenti i primi penalizzati sono i funzionari pubblici che nell’incertezza si “difendono” spostando nel tempo le decisioni.

Nello specifico è necessario:

migliorare la qualità e ridurre il numero delle leggi, analizzando più attentamente il loro impatto, soprattutto su micro e piccole imprese;

monitorare con cadenza periodica gli effetti delle nuove misure per poter introdurre tempestivamente dei correttivi;

consolidare l’informatizzazione della Pubblica amministrazione, rendendo i siti più accessibili e i contenuti più fruibili;
far dialogare tra di loro le banche dati pubbliche per evitare la duplicazione delle richieste;

permettere all’utenza la compilazione esclusivamente per via telematica delle istanze;

procedere e completare la standardizzazione della modulistica;

accrescere la professionalità dei dipendenti pubblici attraverso un’adeguata e continua formazione.




La Regione Piemonte sostiene il comparto agricolo piemontese

La Regione Piemonte sostiene il comparto agricolo piemontese tramite l’Agenzia Piemonte Lavoro e i suoi Centri per l’impiego.

Con il portale web sarà dato supporto alle aziende nella ricerca di candidati disponibili a svolgere attività stagionali urgenti, quali la raccolta di fragole, asparagi e primizie, le operazioni di primavera nelle vigne e l’avvio delle colture estive, in un quadro di assoluta trasparenza e legalità.

Possono candidarsi disoccupati, inoccupati e quanti intendono integrare il proprio reddito. Chi percepisce l’indennità di disoccupazione Naspi o il reddito di cittadinanza potrà mantenere il proprio status e non subirà decurtazioni nei limiti e nelle modalità previste dalla legge.

L’assessore al Lavoro Elena Chiorino la considera “un’iniziativa particolarmente significativa, assolutamente in linea con quanto vado sostenendo da settimane, cioè che per salvare i nostri raccolti occorre puntare prima di tutto sui tanti italiani e piemontesi che hanno perso il lavoro e che sarebbero ben disponibili a reinventarsi in questo settore e anche sui tanti i beneficiari del reddito di cittadinanza che, al momento, non hanno ancora trovato sbocco occupazionale”.

Per l’assessore all’Agricoltura Marco Protopapa “è uno strumento utile per questa emergenza ma pratico anche per la futura gestione del lavoro in agricoltura, che permetterà di trovare e offrire lavoro superando molti ostacoli burocratici. L’obiettivo è presentare opportunità lavorative e al tempo stesso rispondere alle richieste urgenti di manodopera pervenute dalle aziende agricole piemontesi”.




I positivi al Covid non possono prendere taxi o altri mezzi pubblici”

A seguito delle segnalazioni di associazioni datoriali e sindacali degli operatori Taxi,  di persone positive COVID-19 che, al momento della dimissione dagli ospedali, hanno utilizzato il servizio pubblico dei Taxi per raggiungere i propri domicilio senza particolari cautele di trasporto, il consigliere Pd, Alberto Avetta ha chiesto quale sia il protocollo di trasporto previsto per i pazienti nel tragitto tra le strutture sanitarie e i rispettivi domicili e perché, nonostante ciò, alcune strutture sanitarie siano state costrette a rivolgersi ai Taxi per il trasporto dei dimessi COVID-19.

L’assessore Luigi Icardi ha sottolineato che “La nota che l’Unità di Crisi ha trasmesso alle Aziende sanitarie con le prime indicazioni per la gestione delle dimissioni di pazienti con infezione confermata da SARS – COV2, risale allo scorso 25 marzo. La nota dava indicazioni anche rispetto alle precauzioni da adottare per gli spostamenti di pazienti Covid+ pauci- asintomatici. Lo scorso 19 marzo, l’Unità di crisi ha nuovamente ribadito che è fatto divieto di utilizzare mezzi pubblici, compresi taxi, per gli spostamenti per motivi sanitari per pazienti Covid positivi. Il documento riporta che è’ fatto divieto di utilizzare mezzi pubblici”.

Il CRIMEDIM (il Centro di Ricerca Interdipartimentale in Medicina di Emergenza e dei Disastri ed Informatica, applicata alla didattica e pratica Medica) con sede presso l’Università del Piemonte Orientale, potrebbe entrare a far parte del gruppo di lavoro previsto per il contrasto dell’emergenza sanitaria Covid-19.

È quanto ha dichiarato dall’assessore alla Sanità Icardi, nel rispondere all’interrogazione del consigliere Pd, Domenico Rossi, che chiedeva se e come la Giunta intendesse coinvolgere quello che, a livello nazionale e internazionale, è considerato un riferimento accademico sui temi delle grandi emergenze, svolgendo attività di ricerca, consulenza e formazione; in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

“Sulla provincia di Alessandria, in cui è ancora particolarmente alto il numero dei contagi, i tamponi fatti giornalmente sono circa mille. Non esiste nessun dato ingannevole o ritardo nell’esame dei tamponi fatti – ha puntualizzato Icardi –  Non ci sono tamponi il cui esame abbia superato i dieci giorni dalla data del prelievo alla comunicazione dell’esito”. A sollevare la questione il consigliere del M5S, Sean Sacco secondo cui molti tamponi eseguiti soprattutto su sanitari asintomatici nelle ultime 6 settimane sono stati analizzati con forti ritardi. Un fatto che, se fosse vero, mostrerebbe una fotografia della diffusione del virus, almeno per la provincia di Alessandria inerente al dato temporale non corrispondente alla realtà.

La Consigliera del M5S Francesca Frediani ha invece interrogato l’assessore alla sanità, sulla possibilità che venga attivato un piano di screening della Regione Piemonte ai fini di valutazione epidemiologica che comprenda non solo il personale sanitario, attraverso l’effettuazione del test immunometrico IgG (test sierologico per IgG neutralizzanti antiSARSCoV2).

La Regione Piemonte, insieme alle altre Regioni italiane – ha specificato Icardi–  ha aderito ad un’indagine di siero prevalenza della popolazione inerente l’infezione da virus SARS-COV2 promossa dalla Direzione Generale della Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute. Questa indagine potrà permettere di determinare l’estensione dell’infezione nella popolazione e la sua prevalenza, così da meglio comprendere le caratteristiche epidemiologiche e la patogenesi del virus SARSCOV2.

Lo studio è organizzato in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Statistica (Istat). A livello nazionale verrà selezionato un campione di 150.000 persone stratificate per età, genere, area di residenza e settore di attività economica a cui verrà proposto di effettuare un prelievo sierologico.

“Il numero ancora elevato di casi Covid-19 registrato a Torino – ha ribadito l’assessore alle attività produttive Andrea Tronzano nel rispondere al question time della consigliera del M5S Sarah Disabato –  identifica un livello di rischio contagio ancora eccessivo –  è questo il parere del gruppo di studio presieduto dal dott. Fazio che ha portato la Giunta regionale a decidere di prorogare al 9 maggio l’apertura degli esercizi di vendita di cibo da asporto

Chi sono i nuovi contagiati dopo il lockdown? È invece l’interrogativo che il cosigliere LUV,  Marco Grimaldi ha posto all’assessore alla sanità. Icardi ha sottolineato che per la maggior parte si tratta di contagi avvenuti in famiglia, di operatori sanitari, delle forze dell’ordine, di positivi confermati da tamponi fatti a conclusione del periodo di quarantena. Per questa Fase 2, ha aggiunto Icardi “è stata organizzata una piattaforma di analisi che prenda in esame nuove variabili rispetto ad esempio al luogo del contagio (azienda, negozi..)  e il momento del possibile contagio”.

Nell’ambito dei question time è stata data inoltre risposta all’interrogazione del consigliere Pd Daniele Valle sui tempi di erogazione dei fondi cultura assegnati dai bandi negli anni 2018 e 2019.

Nuova procedura di gara regionale per servizi di pulizia

“La Regione Piemonte attiverà entro il mese di maggio una nuova procedura di gara per l’affidamento del ‘lotto 1’ dei servizi di pulizia immobili e servizi accessori a ridotto impatto ambientale, dopo quella revocata nel settembre scorso. Anch’essa, come quella che l’ha preceduta, conterrà la possibilità di creare nuove opportunità di lavoro per le persone più svantaggiate”. Lo ha dichiarato il vicepresidente della Giunta Andrea Tronzano rispondendo questa mattina all’interpellanza del consigliere Silvio Magliano (Moderati).

Magliano ha sottolineato l’importanza di “tutelare le persone che vivono in condizione di disagio e di disabilità e di permettere loro, quanto più possibile, di essere integrate all’interno del mercato del lavoro dal momento che proprio il lavoro rappresenta la forma di riabilitazione più importante di cui possono beneficiare”.




I bonus a fondo perduto sono legge, ecco gli importi e le categorie interessate

I bonus a fondo perduto per le categorie economiche colpite dal Coronavirus sono legge. Infatti il provvedimento “Primi interventi di sostegno finanziario per contrastare l’emergenza da Covid-19”, che stanzia 153 milioni (116 per le attività commerciali e 37 per il personale sanitario) è stato approvato in sede legislativa nella seduta odierna della prima Commissione, presieduta da Carlo Riva Vercellotti.

 

Nelle dichiarazioni di voto Alberto Preioni (Lega) ha ricordato che il provvedimento interessa 55 mila imprese che “vengono supportate con oltre 100 milioni, mentre altri 700 arriveranno con il Ddl ‘Riparti Piemonte’. Finalmente il territorio riceverà interventi diretti, concreti e veloci”.

Per il Pd, Raffaele Gallo ha lamentato il ritardo del provvedimento, arrivato al terzo mese di emergenza Covid 19. “Un testo che è nato male – ha aggiunto Gallo – e molte attività rimarranno fuori. Comunque non ostacoliamo l’iter del provvedimento che abbiamo cercato di migliorare con le nostre proposte emendative”

Il provvedimento è il frutto di “una selezione senza criterio che le opposizioni hanno cercato di integrare per quanto possibile” ha affermato Sarah Disabato (M5s). Secondo l’esponente pentastellata, le categorie escluse sono moltissime.

Soddisfatto Paolo Bongioanni (Fdi) perché, “dopo giorni febbrili di lavoro, abbiamo dato una risposta forte alle categorie con una iniezione di liquidità, superando la burocrazia eccessiva”.

Per il gruppo Fi ha svolto la dichiarazione di voto Alessandra Biletta, che si è dichiarata “molto soddisfatta per un primo passo che consentirà la ripresa dell’economia della nostra regione, un enorme sforzo con risorse importanti per includere numerosi soggetti”.

“Se si vuole condividere il lavoro sui provvedimenti con le opposizioni – ha affermato Marco Grimaldi (Luv), rivolto alla maggioranza ed all’Esecutivo – è bene evitare la politica degli annunci e non riscrivere i criteri più volte”.

“Abbiamo cercato di inserire dei correttivi proponendo degli emendamenti – ha dichiarato Silvio Magliano (Moderati) -. Pezzi di mondo produttivo che erano esclusi come le mense rispetto ai ristoranti. La maggioranza, evidentemente, ha ritenuto alcune realtà più degne di essere sostenute”.

Gli importi oggi cristallizzati in legge regionale, sono compresi nel progetto complessivo del “Riparti Piemonte”, che dovrà stanziare altri fondi con il normale iter legislativo, che proseguirà da domani, sempre in Commissione Bilancio. Gli interventi sono a favore dei principali settori colpiti dall’attuale crisi economico-finanziaria, secondo la classificazione delle attività economiche (Ateco 2007), mediante la concessione di un bonus una tantum a fondo perduto.

Le singole imprese devono risultare attive, aver la sede legale nella Regione Piemonte e risultare iscritte nelle pertinenti sezioni del Registro delle Imprese istituito presso la CCIAA territorialmente competente e sostenere le spese come specificato nella legge (derivanti dall’emergenza sanitaria) entro l’anno 2020.

Ecco gli importi e le categorie interessate:

2.500 euro

Ristoranti e attività di ristorazione mobile (56.10) (56.10.1, 2.000 euro per il 56.10.2, 2.500 euro per il 56.10.3, 1.300 per il 56.10.4, escluso il codice 56.10.5);

Fornitura di pasti preparati (catering per eventi) (56.21);

Bar e altri esercizi simili senza cucina (56.30);

Altre attività ricreative e di divertimento (93.29), esclusi i codici 93.29.2, 93.29.3 e 93.29.9;

Servizi dei parrucchieri e di altri trattamenti estetici (96.02).

2.000 euro

Servizi dei centri per il benessere fisico (96.04).

1.500 euro

Commercio al dettaglio ambulante di prodotti tessili, abbigliamento e calzature (codice Ateco 47.82);

Commercio al dettaglio ambulante di altri prodotti (47.89);

Commercio al dettaglio di libri per un importo (47.61);

Commercio al dettaglio di articoli di cartoleria (47.62.2);

Attività di proiezione cinematografica (59.14);

Commercio al dettaglio di abbigliamento (47.71);

Commercio al dettaglio di confezioni per adulti (47.71.1);

Commercio al dettaglio di confezioni per bambini e neonati (47.71.2);

Commercio al dettaglio di biancheria personale, maglieria, camicie (47.71.3);

Commercio al dettaglio di pellicce e di abbigliamento in pelle (47.71.4);

Commercio al dettaglio di cappelli, ombrelli, guanti e cravatte (47.71.5);

Commercio al dettaglio di calzature e articoli in pelle (47.72);

Commercio al dettaglio di calzature e accessori (47.72.1);

Commercio al dettaglio di articoli di pelletterie da viaggio (47.72.2).

Attività delle scuole guida (85.53)

Organizzazione di feste e cerimonie (96.09.05)

Attività dei Tour operator (79.12)

Commercio dettaglio di tessuti per l’abbigliamento, l’arredamento e di biancheria per la Casa (47.51.1)

Commercio al dettaglio filati per maglieria e merceria (47.51.2)

Attività delle agenzie di viaggio (79.1 e 79. 11)

1.000 euro

Trasporto con taxi, noleggio di autovetture con conducente (49.32);

Commercio al dettaglio di materiale per ottica e fotografia (47.78.2);

Associazioni di promozione sociale (APS) iscritte ai registri di cui all’art. 7 della legge 383/2000, limitatamente all’attività di somministrazione (94.99);

Attività di organizzazioni che perseguono fini culturali , ricreativi e la coltivazione di hobby (94.99.20);

Attività ricreative e di divertimento (93.2 escluso 93.29.1 Discoteche);

Attività di tatuaggio e piercing (96.09.02);

Scuole e corsi di lingua (85.59.30).

800 euro

Attività delle guide alpine (93.19.92) e le attività delle guide e degli accompagnatori turistici (79.90.20).

500 euro

Commercio al dettaglio ambulante di prodotti alimentari e bevande, (47.81).




Da eroi a smart-worker il passo è breve, la rivolta delle sigle sindacali dei medici

Le sigle sindacali piemontesi Anaao, CIMO, Aaroi Emac, Fesmed, Fassid, FVM , Anpo- Ascoti-Fials Medici giudicano irricevibile la proposta dell’Assessore alla Sanità della Regione Piemonte Icardi sui criteri di assegnazione dei fondi aggiuntivi destinati alla dirigenza sanitaria.

Un disaccordo totale sul merito e sul metodo: chi ha lavorato in prima linea esponendosi a rischi enormi affinché potessero essere curati i pazienti Covid, non può essere paragonato a chi ha svolto mansioni amministrative spesso, giustamente, da casa. I dirigenti sanitari non sono testimonial pubblicitari da evocare quando fa comodo, sono persone e professionisti seri che si dedicano a proteggere e salvare vite umane

Sbagliare è umano ma perseverare è diabolico! Tanti sono stati gli errori commessi dalla Regione Piemonte nella gestione dell’emergenza Covid- 19, valutazioni e decisioni arrivate in modo tardivo, un piano sanitario non in grado di tutelare medici e pazienti, ma soprattutto una grave mancanza di ascolto verso chi era in prima linea.

L’ennesima dimostrazione la si è vissuta ieri in Regione dove l’Assessore Luigi Icardi nell’illustrare alle sigle sindacali della dirigenza sanitaria il piano di distribuzione delle risorse economiche aggiuntive, 18 milioni di euro stanziati dal Governo e 37 milioni dal Piemonte, ha di fatto sminuito il lavoro dei medici e dei dirigenti sanitari che da tre mesi sono in prima linea negli ospedali e nei presidi sanitari, per curare i pazienti affetti da Coronavirus.

Di fatto la Regione ha deciso di prevedere una premialità per tutti i lavoratori della sanità piemontese, includendo medici dirigenti sanitari che si sono esposti ai rischi maggiori affinché potessero essere curati i pazienti Covid e anche chi ha svolto attività in ambito sanitario in modi più limitati, talvolta in smartworking.

Si parla infatti di 41,5 milioni di euro destinati a operatori socio-assistenziali, tecnici, amministrativi e infermieri, e di 13,5 milioni per i medici e dirigenti sanitari. Una decisione che inevitabilmente ha fatto saltare il banco, con tutte le sigle sindacali di categoria, Anaao, CIMO, Aaroi Emac, Fesmed, Fassid, FVM , Anpo- Ascoti-Fials Medici pronte a reagire ad una decisione che ha del paradossale.

La Regione ha deciso di seguire nel modo peggiore la già criticabile linea del Governo nazionale, che con il DL Rilancio ha modificato l’articolo 1 del Cura Italia, ampliando in modo inadeguato e perciò ingiustificato, se non per un mero disegno di consenso elettorale, la platea dei dipendenti che possono beneficiare della premialità Covid.

“Ieri – hanno dichiarato i rappresentanti sindacali – la dignità professionale della dirigenza medica e sanitaria è stata svilita dall’assessore Icardi che ha firmato un accordo di comparto senza tenere conto delle proposte fatte. Il Governo Piemontese continua a non ascoltare nessuno: è stato scelto un criterio di suddivisione senza tenere conto delle diverse peculiarità e responsabilità tra dirigenza sanitaria e comparto oltre alla differente fiscalità. L’accordo è stato rigettato da tutte le sigle della dirigenza sanitaria esclusi i confederali. Per affrontare al meglio questa nuova fase serva agire in modo preventivo, ovvero anticipare possibili scenari attivando al contempo azioni mirate a tutela e a supporto di chi si è trovato negli ultimi tre mesi a gestire l’emergenza.

Strutture, operatori e pazienti necessitano oggi di interventi puntuali per garantire servizi sanitari adeguati alle richieste e in totale sicurezza. Servono organizzazione e controllo. Vogliamo lavorare in modo proattivo insieme a tutti gli attori, istituzionali e non, per offrire ai cittadini e ai medici le migliori condizioni per fruire dei servizi e per garantirli, ecco perché abbiamo pensato ad un vademecum con un elenco di priorità. Lavoriamo uniti e con prospettiva”.




CNVV: analisi trimestrale dell’export delle province di Novara e Vercelli

Nel quarto trimestre del 2019 le esportazioni complessive delle province di Novara e Vercelli sono calate nel loro insieme del -2,8%, a fronte di una crescita del +1,7% registrata dall’export nazionale. Il dato relativo al 2019 considerato nel suo complesso registra una crescita del +0,9% per le due province globalmente considerate e del +2,3% a livello nazionale.

Considerando le sole esportazioni manifatturiere delle province di Novara e Vercelli, nel 2019 l’incremento delle vendite all’estero, che nel complesso hanno raggiunto un valore di 7,6 miliardi di euro, è stato pari al +0,6% tendenziale. I comparti con le migliori performance sono gli articoli farmaceutici (+21,8%) e l’aggregato prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+12,7%); all’interno di quest’ultimo spiccano nuovamente gli articoli di abbigliamento (+25,7%), mentre flettono i prodotti tessili (-10,7%). Tra i settori in crescita figurano anche i prodotti alimentari, bevande e tabacco (+3,9%), gli articoli in gomma e materie plastiche (+2,8%) e i macchinari ed apparecchi (+2,1%), al cui interno le macchine di impiego generale (rubinetteria) sono cresciute del +1,5% in termini di export. I settori che registrano una flessione, oltre ai già citati prodotti tessili, sono i comparti del legno e prodotti in legno, carta e stampa (-6,8%), coke e prodotti petroliferi raffinati (-9,3%), apparecchi elettrici (-9,5%), computer, apparecchi elettronici ed ottici (-9,4%); e quelli più rilevanti, per valori di export, delle sostanze e prodotti chimici (-1,6%), dei metalli di base e prodotti in metallo (-3,4%) e dei mezzi di trasporto (-41,0%).

Per quanto riguarda la ripartizione geografica dell’export, nel 2019 si osserva un incremento delle vendite pari al +0,6% sia verso i 28 Paesi dell’Unione Europea (che nel 2019 comprendeva ancora il Regno Unito) sia verso i Paesi extra-Ue. Le esportazioni di manufatti dirette all’interno dell’Unione europea, pari a 4,5 miliardi di euro, hanno rappresentato nel 2019 il 59,7% dell’export manifatturiero delle province di Novara e Vercelli considerate insieme; quelle dirette verso i mercati extra-Ue, pari a 3,1 miliardi di euro, equivalgono al 40,3% dell’export manifatturiero delle due province.

Quanto ai singoli mercati di sbocco, nel 2019 il dato più evidente si conferma la forte crescita dell’export manifatturiero delle due province verso la Svizzera (+26%), che consolida la sua terza posizione conquistata, nel trimestre precedente, ai danni degli Stati Uniti: questi ultimi, sono invece il Paese che nel 2019 mette a segno la flessione maggiore (-19,3%). In contrazione, seppur lieve, anche l’export verso il Belgio (-0,5%) e la Spagna (-4,5%). Quanto ai Paesi in crescita, ritrova il segno positivo l’export verso la Polonia (+4,4%); aumenti più contenuti si registrano verso il Regno Unito (+1,8%), la Francia (+1,0%) e la Germania (+0,6%); maggiori, invece, gli incrementi verso la Cina (+11,5%) e i Paesi Bassi (+9,6%). Germania e Francia si confermano i due principali Paesi di destinazione dell’export manifatturiero delle province di Novara e Vercelli complessivamente considerate. Questi ultimi due Paesi, insieme a Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito, assorbono il 49,3% dell’export manifatturiero delle due province.

Sul fronte delle importazioni manifatturiere, il 2019 è stato caratterizzato dalla forte crescita dell’import dalla Polonia (+19,8%), da una parte, e dal forte calo dell’import dai Paesi Bassi (-40,9%), dalla Spagna (-35,9%) e dal Regno Unito (-22,1%), dall’altra. A questi cali si aggiunge una flessione più moderata dell’import manifatturiero da Belgio (-8,9%), Francia (- 8,5%) e Stati Uniti (-4,7%). Modeste le performance di crescita dell’import da Germani (+32%) Cina (+4,5% ) e Tunisia (+7,3%).

I principali mercati di approvvigionamento delle due province sono, nell’ordine, Germania, Francia, Stati Uniti e Cina: da questi soli 4 Paesi proviene il 56,6% dell’import manifatturiero delle province di Novara e Vercelli.

Provincia di Novara
• Osservatorio Macchine di impiego generale

Nel quarto trimestre 2019 le esportazioni di macchine di impiego generale (rubinetteria-valvolame) della provincia di Novara sono tornate al segno negativo, flettendo del -0,4% rispetto al quarto trimestre del 2018; a livello nazionale sono invece cresciute del +1,9%. Il dato relativo all’intero 2019 indica una flessione dell’export del -0,5% a livello provinciale e una crescita del +2,1% sul piano nazionale. In particolare, nel 2019 si registra una forte crescita dell’export verso la Russia (+50,1%), entrata a far parte dei primi 10 paesi di destinazione dell’export novarese di rubinetteria-valvolame grazie ai consistenti incrementi registrati nella seconda parte dell’anno (+81,7% nel terzo trimestre e +72% nel quarto). Rilevante anche la crescita dell’export verso il Belgio (+21,6%), più contenuta quella verso la Germania (+1%), i Paesi Bassi (che ritrovano il segno positivo registrando un +1,2%) e la Grecia (+2,3%). Anche gli Stati Uniti invertono il trend mettendo a segno, in questo caso, una flessione -3,9%. In calo anche l’export verso la Francia (-5,6%), il Regno Unito (- 7%), la Spagna (-5,1%) e la Svizzera (-8,4%).

Rispetto a inizio anno, all’interno della classifica vi è stato il sorpasso degli Stati Uniti a danno del Regno Unito con un’inversione delle rispettive posizioni: gli Usa sono divenuti il terzo Paese di destinazione dell’export novarese di rubinetteria-valvolame e il Regno Unito è divenuto quarto. Un’inversione delle posizioni si osserva anche tra Belgio e Paesi Bassi, con il primo che scende al settimo posto e i secondi che salgono al sesto. La Svizzera perde una posizione (da nona diviene decima) e al nono posto troviamo la Russia, subentrata alla Svezia (che era decima). Germania, Francia, Spagna e Grecia conservano, invece, le rispettive prima, seconda, quinta e ottava posizione. Nel complesso, i primi 10 Paesi di destinazione dell’export di rubinetteria- valvolame della provincia di Novara nel 2019 hanno assorbito il 64,5% dell’export provinciale del settore.

• Osservatorio Prodotti delle industrie tessili e dell’abbigliamento

Anche nel quarto trimestre 2019 le esportazioni di prodotti tessili e dell’abbigliamento della provincia di Novara hanno registrato una crescita eccezionale, pari al +58,1% rispetto al quarto trimestre 2018; nel medesimo periodo le esportazioni italiane di prodotti tessili e dell’abbigliamento sono invece cresciute del +3,9%. Il dato relativo al 2019 indica una crescita del +45,3% per la provincia di Novara e di un ulteriore +3,9% a livello nazionale.

A livello provinciale, sulla forte crescita registrata nel solo quarto trimestre ha inciso, in particolare, l’ulteriore forte impennata delle esportazioni verso la Svizzera (+251,5%), mentre il Giappone (che nel terzo trimestre 2019 era cresciuto addirittura del + 298%) vira in territorio negativo, flettendo del -30,7%.

Detto ciò, nel 2019 considerato nel suo complesso, l’export di prodotti tessili e dell’abbigliamento risulta in crescita (spesso anche sostenuta) verso tutti i principali mercati di sbocco della provincia di Novara, fatta nuovamente eccezione per Spagna (-16%) e Germania (-13,6%) e unitamente al Regno Unito (-4,6%). Quanto ai Paesi in crescita, particolarmente sostenuti sono stati gli incrementi verso Svizzera (+171,8%), Giappone (+133,9%) e Bulgaria (+78%). Rilevanti sono stati anche gli aumenti dell’export verso Stati Uniti (+40%), Tunisia (+28,5%), Corea del Sud (+24,7%) e Francia (+11,1%).
Rispetto a inizio anno, all’interno della classifica si osserva il sorpasso del Giappone sulla Spagna, con il Giappone che sale al quinto posto e la Spagna che scende al sesto, e la fuoriuscita della Romania al cui posto si inserisce la Bulgaria. Svizzera, Francia, Regno Unito, Germania, Stati Uniti, Tunisia e Corea del Sud conservano rispettivamente la prima, seconda, terza, quarta, settima, ottava e decima posizione. Nel 2019 i primi 10 Paesi di destinazione dell’export novarese di prodotti tessili e dell’abbigliamento hanno assorbito l’83% circa dell’export provinciale del settore.

Provincia di Vercelli
• Osservatorio Macchine di impiego generale

Nel quarto trimestre 2019 le esportazioni di macchine di impiego generale (rubinetteria-valvolame) della provincia di Vercelli sono cresciute del +4%; quelle nazionali del +1,9%. Il dato relativo al 2019 indica un incremento del +6,6% a livello provinciale e del +2,1% per l’Italia nel suo complesso.

Nel 2019 il dato più evidente è stata la forte crescita dell’export verso l’Austria (+124,6%), sebbene nel corso dell’anno tale crescita sia andata ridimensionandosi. Robusto anche l’incremento dell’export verso gli Stati Uniti (+35,5%), più modesto quello verso i Paesi Bassi (+13%), l’Arabia Saudita (+12,2%) e il Regno Unito (+11,1%). In crescita anche l’export verso la Francia (+3,1%), la Spagna (+2,6%) e la Germania (+4%), con quest’ultima che ritrova il segno positivo grazie al buon andamento registrato nel quarto trimestre. Nell’anno considerato si riduce, invece, l’export verso l’Ungheria (-9,2%) e la Svizzera (-6,1%).

Rispetto a inizio anno, all’interno della classifica si osserva un peggioramento del Regno Unito (che passa dal quarto al quinto posto), dell’Arabia Saudita (che da quinta si ritrova ottava), dell’Austria (da ottava a nona), unitamente alla fuoriuscita della Svezia, rimpiazzata dai Paesi Bassi. Migliorano invece le posizioni di Stati Uniti (da settimi a inizio anno, li ritroviamo quarti) e Svizzera (che sale dal nono al settimo posto). Germania, Francia, Spagna e Ungheria conservano, invece, rispettivamente la prima, seconda, terza e sesta posizione.

Nel 2019 i primi 10 Paesi di destinazione dell’export di macchine di impiego generale della provincia di Vercelli hanno assorbito, nel complesso, il 67,5% dell’export vercellese del settore.

• Osservatorio Prodotti delle industrie tessili e dell’abbigliamento

Nel quarto trimestre 2019 le esportazioni di prodotti tessili e dell’abbigliamento della provincia di Vercelli sono calate del -17,5%; quelle italiane sono cresciute del +3,9%. Nel complesso, il dato relativo al 2019 evidenzia un calo del -4% a livello provinciale e un aumento del +3,9% a livello nazionale.

Quanto ai principali mercati di sbocco, il 2019 è stato un anno positivo per la metà di essi e un anno negativo per l’altra metà: i mercati in crescita sono risultati essere la Russia (+15,4%), il Regno Unito (+13,9%), gli Stati Uniti (+6,9%), la Francia (+5%) e la Germania (+2,1%). I mercati in calo sono stati la Cina (-2,9%), la Corea del Sud (- 4,1%), Hong Kong (-15,7%), il Giappone (-25,7%) e la Svizzera (-35,4%).

 

Rispetto a inizio anno vi è stato il sorpasso della Cina sul Regno Unito, con un’inversione delle rispettive posizioni e la Cina che sale al quarto posto e il Regno Unito che scende al quinto. La Svizzera perde tre posizioni passando dal settimo al decimo posto; la Russia ne guadagna una, salendo dall’ottava alla settima posizione; la Corea del Sud ne guadagna 2 passando dal decimo all’ottavo posto. Stati Uniti, Hong Kong, Francia, Giappone e Germania conservano rispettivamente la prima, seconda, terza, sesta e nona posizione all’interno della classifica dei primi 10 Paesi di destinazione dell’export di prodotti tessili e dell’abbigliamento della provincia di Vercelli. Nel 2019 i primi 10 Paesi di destinazione hanno assorbito, nel complesso, l’84% circa dell’export vercellese del settore.

 




Torino. Aggiornato il Piano delle misure antirumore sulle nostre strade

La Città metropolitana di Torino ha aggiornato il piano quinquennale delle misure antirumore sulle strade che ha in gestione.

Sono 127 i comuni del nostro territorio interessati dalla mappatura, con una popolazione coinvolta di circa 140 mila persone ed una superficie complessiva di mappatura acustica di 250 chilometri quadrati.

Sappiamo tutti come le criticità acustiche causano innalzamento dei livelli di stress: il risanamento acustico dei nostri assi stradali principali, su cui transitano più di 3 milioni di veicoli all’anno, viene realizzato all’interno del più vasto programma di manutenzione stradale che prevede la realizzazione di nuove tratte e interventi di sicurezza stradale.

Tutti i dettagli del piano aggiornato e l’elenco degli assi stradali interessati dallo studio sono consultabili al link




Ires: produzione economica al 100%, la mobilità sale all’85%

Ha raggiunto il 100% la produzione economica del Piemonte, misurata con l’indicatore grezzo della quota di personale in attività e non sottoposto all’emergenza sanitaria, con 1.370.759 addetti potenzialmente al lavoro, come prima della crisi.

Il dato non tiene conto delle imprese che non hanno riaperto, ma solo di quelle che potenzialmente potrebbero farlo in base alle norme. Sale anche la mobilità dei piemontesi, misurata come numero di spostamenti rispetto a gennaio 2020, che raggiunge l’84,8%.

Quanto allo smartworking, rimane stabile al 60% nella pubblica amministrazione, ma si registra anche un 23,2% nel privato.

È quanto emerge dal nuovo rapporto settimanale che Ires Piemonte ha presentato questa mattina al Gruppo di monitoraggio istituzionale della Fase 2, coordinato dal vicepresidente della Regione, Fabio Carosso, e al quale partecipano i presidenti di Provincia, i sindaci delle città capoluogo, l’Unità di Crisi, le associazioni degli enti locali, con il coordinamento delle Prefetture ed i capigruppo consiliari, e che ha il compito di verificare l’andamento della situazione socio-economica in relazione alle misure assunte per contrastare l’epidemia e alla loro graduale rimozione.

Ringrazio l’Ires per l’importante lavoro svolto – ha dichiarato Carosso aprendo la riunione – perché ci fornisce elementi molto importanti per comprendere cosa sia successo in termini socio-economici nella nostra regione durante il lockdown e ci consente di capire su quali fronti intervenire più incisivamente. L’epidemia ha cambiato lo stile di vita dei piemontesi e questo impone una diversa impostazione delle politiche pubbliche. Per questo stiamo lavorando ad un adeguamento dell’offerta di servizi in base alle mutate esigenze del nostro territorio”.

Per quanto riguarda, in particolare, il ricorso al Fondo di Garanzia, si segnala nell’ultimo periodo un significativo aumento. Rispetto al dato iniziale del 5 maggio, in Italia lo stock di operazioni sotto i 25 mila euro è diventato 7,3 maggiore, il volume dei finanziamenti 6,9 più grande e l’importo medio è diminuito solo del 5%. Il Piemonte si attesta su valori di poco inferiori, con 43 mila operazioni, per un totale di 853 milioni di euro di finanziamento e un importo medio di 20 mila euro.

Si stimano 93 operazioni al giorno, per un finanziamento medio quotidiano di 1,8 milioni di euro e un importo medio di 19 mila euro. Per quanto riguarda le richieste superiori ai 25 mila euro, rispetto al 5 maggio, lo stock di operazioni è diventato nel Paese 3 volte più grande, il volume di finanziamenti 5,3 volte maggiore e l’importo medio è aumentato del 78%. Il Piemonte presenta valori simili o di poco superiori con 4.700 operazioni, per un totale di 1,5 miliardi di euro di finanziamento e un importo medio di 321 mila euro. Si stimano circa 21 operazioni al giorno, per un finanziamento quotidiano di 8,6 milioni di euro e un importo medio giornalieri di 420 mila euro.

 

Dal report si evince che i lavoratori in cassa integrazione in deroga, sul totale degli addetti, sono così suddivisi per provincia: 6,7% Torino, 6,8% Cuneo, 6,5 Biellese, 7% Vco, 5,3% Novara, 4,9% Vercelli, 6% Asti, 6,4% Alessandria. Quanto alle tipologie di lavoratori coinvolti, sul totale degli addetti per settore, il 9,3% sono “addetti ai servizi”, l’8,7% “altri servizi”, 11,1% “commercio”, 0,8% “industria (totale)”, 1,9% “edilizia e impiantistica”, 0,7% “industria in senso stretto”, 12,6% “agricoltura”.

 

Un dato importante raccolto da Ires per l’economia della nostra regione è quello relativo alla vendita di automobili. Nei primi 5 mesi del 2020, in Italia si è registrato un calo del 50% rispetto allo stesso periodo del 2019, con poche differenze tra regioni. In Piemonte il calo è stato del 46,5%, seconda migliore dopo la Toscana. Da inizio anno, il mercato piemontese ha venduto 30.000 auto in meno, 27.000 delle quali nel periodo del lockdown.

 

Il focus dedicato anche questa settimana alla questione della povertà, si è soffermato sulla situazione di Cuneo, utilizzando come fonte l’Osservatorio della povertà della Delegazione Caritas regionali. L’analisi dei dati relativi agli aiuti e agli accompagnamenti messi in atto nel periodo dell’emergenza e quelli registrati nelle fasi di ritorno alla normalità sono parziali, in fase di registrazione sul sistema informativo, ma non per questo meno indicativo del sostegno fornito.

Nella provincia di Cuneo, nel complesso:

– sono state incontrate 2.078 persone, 299 delle quali si sono rivolte per la prima volta alla Caritas;

– 766 sono stati gli italiani, i restanti stranieri, di cui 627 provenienti dal Nord Africa;

– 967 sono stati i coniugati, 633 gli individui soli e 746 le famiglie con più di 3 componenti;

– il 71,35% ha dichiarato problemi legati alla povertà ed economici; il 48,81% problemi legati al lavoro; il 26,67% problemi abitativi.

L’incremento degli aiuti nella diverse Diocesi è stato il seguente: Cuneo +40% (dall’8 marzo al 15 giugno); Fossano +10% (rispetto al pre-Covid); Mondovi +20% (dato quotidiano alla fase attuale); Bra + 96% (dall’8 marzo al 15 giugno); Savigliano +62% (dall’8 marzo al 15 giugno).




Caccia, approvate le variazioni alla normativa

Approvate alcune variazioni in materia di caccia, nella seduta odierna presieduta da Stefano Allasia. Nell’ambito della votazione dell’Omnibus, collegato al Riparti Piemonte, il Consiglio regionale ha infatti votato a maggioranza il capo terzo del provvedimento, che riguarda l’agricoltura e appunto la caccia, uno degli argomenti che aveva bloccato i lavori in Aula.
 

La sintesi politica è stata trovata con l’approvazione – sempre a maggioranza – dell’emendamento 5741 all’articolo 16, che esclude 8 specie cacciabili rispetto a quelle inizialmente previste. Si tratta, nello specifico, di mestolone, porciglione, frullino, pavoncella, combattente, moriglione, merlo, lepre variabile. L’opposizione ha ritirato decine di emendamenti per poter appunto proseguire con la votazione.

L’articolo 17, che riguarda i risarcimenti, è stato emendato prevedendo di coinvolgere anche le province e la Città Metropolitana di Torino appunto nella disciplina relativa al risarcimento dei danni prodotta dalla fauna selvatica, poiché gli stessi hanno competenza per gli eventi dannosi che si riscontrano all’interno delle zone di loro pertinenza (oasi, zone di protezione, zone di ripopolamento e cattura).

Il nuovo testo, all’articolo 18, prevede che “Il proprietario o il conduttore di un fondo che intende vietare sullo stesso l’esercizio dell’attività venatoria inoltra, entro trenta giorni dalla pubblicazione del piano faunistico-venatorio regionale, al Presidente della provincia e al sindaco della Città metropolitana di Torino e, per conoscenza all’Atc (ambito territoriale caccia) o Ca (comprensorio alpino) di competenza, una richiesta motivata”

“La Giunta regionale – continua l’articolo – stabilisce i criteri e le modalità di esercizio del presente divieto, compresa l’apposizione, a cura del proprietario o del conduttore del fondo ove insiste il divieto di caccia, di tabelle esenti da tasse, che delimitano in maniera chiara e visibile il perimetro dell’area interessata”.

All’articolo 20, poi, si stabilisce che “La Regione, anche al fine di realizzare uno stretto legame dei cacciatori con il territorio per favorire il loro impegno nella gestione e nella salvaguardia dei beni faunistico-ambientali, determina in modo adeguato le dimensioni spaziali e faunistiche dei singoli ambiti venatori. Il cacciatore residente in Piemonte fissa la propria residenza venatoria nell’ Atc o Ca ove ritira il proprio tesserino venatorio regionale. Ulteriori ammissioni sono consentite, previo consenso dei rispettivi organi di gestione, nel rispetto del numero totale di cacciatori ammissibili. Il prelievo nei confronti della tipica fauna alpina, è comunque limitato al solo Ca di residenza venatoria”.

Inoltre, all’articolo 22, “per la caccia di selezione agli ungulati e in particolar modo alla specie cinghiale (…) la Giunta regionale, sentito l’Ispra, può regolamentarne il prelievo”. Con l’emendamento 4, si è stabilito che “La caccia è consentita da un’ora prima del sorgere del sole fino al tramonto. La caccia di selezione agli ungulati è consentita fino ad un’ora dopo il tramonto.”.

Per quanto riguarda i cacciatori residenti in altre regioni o all’estero “possono essere ammessi in misura non superiore al 10 per cento dei cacciatori ammissibili per ogni Atc ed al 5 per cento di quelli ammissibili per ogni Ca; le percentuali possono essere modificate, su richiesta dei Comitati di gestione, dalla Giunta regionale”, stabilisce l’articolo 23. Con l’emendamento 2 a questo articolo, si è anche deciso di aumentare a 60 mesi (parificandola al porto d’armi) la validità dell’attestato di partecipazione a prova di tiro rilasciato da una sezione di tiro a segno nazionale o di poligono privato autorizzato con licenza di pubblica sicurezza”. Un altro emendamento di Giunta approvato, ha poi sancito che “I cacciatori temporanei, nel rispetto dei criteri fissati dalla Giunta regionale, non sono vincolati a una delle forme di caccia in via esclusiva”.

Il 24 sancisce infine che “La Giunta regionale può vietare o ridurre per periodi prestabiliti la caccia a determinate specie di fauna selvatica, per importanti e motivate ragioni connesse alla consistenza faunistica o per sopravvenute particolari condizioni ambientali, stagionali o climatiche o per malattie o altre calamità”. L’emendamento 35 a questo articolo pone l’obbligo, per motivi di sicurezza, di indossare bretelle o capi di abbigliamento con inserti di colore ad alta visibilità anche ai soggetti impegnati in attività di controllo faunistico e non solo ai cacciatori.

L’emendamento 3 a firma Claudio Leone (Lega), infine, permette la caccia domenicale nelle ultime due domeniche di settembre. Come si legge nella motivazione “la modifica proposta origina dall’esigenza di consentire il prelievo venatorio dalla terza domenica del mese di settembre come previsto dalla l. 157/1992”.