Riapertura commercio ambulante, Cirio: “E’ uno dei comparti più colpiti dalla chiusura prolungata”

Proseguono gli incontri tra il presidente Alberto Cirio e l’assessore Vittoria Poggio con i diversi rappresentanti del commercio ambulante sulle possibili strade per una riapertura in sicurezza dei mercati anche al comparto extra-alimentare.

“Ci rendiamo conto – commentano Cirio e Poggio – che quello degli ambulanti è uno dei comparti più colpiti dalla chiusura prolungata per l’emergenza Covid. In particolare il settore extra-alimentare che il decreto del Governo non ha ancora incluso tra le attività che possono ripartire. Per questo motivo, proprio in collaborazione con tutti i diversi rappresentanti regionali della categoria, stiamo lavorando a un protocollo che, non appena possibile, permetta di riprendere l’attività in sicurezza all’interno delle aree mercatali.

Misure efficaci a favore della sicurezza dei clienti e dei commercianti stessi, come la riduzione delle misure dei banchi, il giusto e corretto distanziamento tra le persone e l’uso di mascherine e guanti.

Accanto a questo c’è la necessità di garantire a tutti condizioni di vendita eque. Inoltre, stiamo lavorando insieme per predisporre delle misure economiche dedicate che possano dare sostegno al settore e aiutarlo a ripartire”.




Continuano a scendere i ricoveri ospedalieri in Piemonte

Sono 29.547 (+64 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivise su base provinciale: 3796 Alessandria, 1748 Asti, 1023 Biella, 2688 Cuneo, 2574 Novara, 15.025 Torino, 1248 Vercelli, 1100 Verbano-Cusio-Ossola, 254 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 91 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 101 (+1 rispetto a ieri), i ricoverati non in terapia intensiva 1620 (+58 rispetto a ieri). Le persone in isolamento domiciliare sono 8500. I tamponi diagnostici finora processati sono 249.371, di cui 138.585 risultati negativi.

Sono 18 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 1 al momento registrato nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 3612 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 617 Alessandria, 217 Asti, 176 Biella, 336 Cuneo, 309 Novara, 1608 Torino, 197 Vercelli, 122 Verbano-Cusio-Ossola, 30 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

L’Unità di Crisi della Regione Piemonte comunica che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 11.975 (+428 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 1090 (+29) Alessandria, 482 (+22) Asti, 525 (+2) Biella, 1232 (+49) Cuneo, 1038 (+12) Novara, 6328 (+258) Torino, 557 (+27) Vercelli, 619 (+29) Verbano-Cusio-Ossola, 104 (+0) provenienti da altre regioni.

Altri 3.739 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.




Volontariato organizzato strategico e prezioso nei comuni montani

Nei Comuni montani, in tutti i Comuni, se il tema oggi è la vigilanza, si passa da un rafforzamento della presenza delle forze dell’ordine e da un supporto delle Associazioni del Volontariato organizzato che compongono il Sistema di Protezione civile – Aib, Croce Rossa, Anpas, Soccorso Alpino – e d’arma – Carabinieri in congedo, Alpini, fanti. Hanno formazione e conoscenze.

Sono aggiornati e hanno un coordinamento all’interno del Sistema di Protezione Civile che funziona proprio nel lavoro congiunto tra Enti locali, Sindaci e Amministrazioni, e appunto Volontari.

Lo sperimentiamo sempre, da sempre, in ogni emergenza. Anche questa. I Volontari sono impegnati, oltre che a reggere il fronte dell’emergenza, a educare la popolazione ad avere comportamenti responsabili. Potenziamo quanto c’è già. Se il territorio ravvisa la necessità di un aiuto, si attiva il sistema, il ‘Centro operativo comunale’ pianifica i punti critici e all’interno del Piano comunale di Protezione Civile si interviene con il supporto di chi è abituato a fare informazione alla popolazione. Tutto questo se si riscontra una necessità legata all’emergenza ed a far ripartire il paese. Non stiamo parlando di sagre, fiere o eventi programmati, bensì di rimettere in funzione il tessuto delle nostre città, dei nostri paesi. Il tavolo nazionale del coordinamento del Volontariato della Protezione Civile può verificare e affrontare ogni necessità”.

Lo afferma Marco Bussone, Presidente Uncem



Ripartire in sicurezza nell’attività sanitaria

È a disposizione di medici, operatori del settore sanitario, pazienti e caregiver, il documento congiunto di Ordine dei Medici e Politecnico di Torino contenente le raccomandazioni su misure e comportamenti da adottare nei luoghi di assistenza per evitare il diffondersi del contagio da SARS-CoV-2 durante le attività sanitarie.

Il documento individua le azioni che consentono l’erogazione dei servizi con un livello di sicurezza adeguato. È frutto di uno studio condotto da ricercatori del Politecnico e da medici dell’Ordine di Torino, in cui è stato valutato l’effettivo rischio di contagio negli ambienti, a seconda del tempo di permanenza e della conformazione strutturale.

Questo rapporto si inserisce nell’ambito del progetto di studio e ricerca “Imprese aperte, lavoratori protetti” ed è frutto, come i precedenti dedicati ad altre specifiche realtà, del lavoro di un team di esperti coordinato dal professor Marco Knaflitz, che ringrazio, che ha analizzato un ambito, come quello sanitario e assistenziale, che richiede un’attenzione ancora più particolare nelle Fasi 2 e 3 –  commenta il rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco -. Le indicazioni che emergono, proprio perché condivise con l’Ordine dei Medici della Provincia di Torino, sono molto operative e ci auguriamo possano contribuire a dare un aiuto concreto ad incrementare la sicurezza per medici e pazienti”.

“Sono molto soddisfatto del risultato di questa collaborazione con il Politecnico – sottolinea il presidente dell’Ordine dei Medici Guido Giustetto -. Abbiamo messo in campo le nostre competenze in un vero e proprio lavoro di ricerca interdisciplinare. In questi mesi molti colleghi hanno chiesto all’Ordine indicazioni su come comportarsi per ridurre al massimo i rischi per sé e per i propri pazienti. Finalmente questo documento darà una risposta esaustiva alle loro domande”.

Gli ambiti presi in considerazione sono gli studi dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta, dei medici di continuità assistenziale e degli specialisti ambulatoriali, le residenze sanitarie assistenziali (Rsa) e alcune strutture del territorio. Realtà che, a differenza degli ospedali, possono non disporre di figure professionali specifiche, in grado di pianificare gli interventi di contenimento del contagio all’interno delle strutture.

Sono dunque state effettuate modellizzazioni delle diverse condizioni di erogazione delle prestazioni sanitarie, attribuendo un fattore di rischio in base alla possibilità di affollamento, al tipo di servizio e alla modalità di interazione tra i professionisti sanitari e i pazienti. Per ogni situazione sono state formulate raccomandazioni utili a mitigare i rischi, con approfondimenti sulle corrette procedure di sanificazione di superfici e ambienti, sull’uso dei dispositivi di protezione individuale e sull’importanza di intensificare l’informatizzazione dell’attività sanitaria, dal punto di vista amministrativo e clinico.

 

Di seguito, una breve sintesi delle indicazioni fornite nel documento (che è in allegato).

 

Per quanto riguarda gli studi dei medici di famiglia e dei pediatri, ad esempio, è importante che:

  • le visite siano effettuate per quanto possibile solo su appuntamento e dopo triage telefonico;
  • ciascun medico preferisca modalità a distanza (mail e telefono) sia per le prenotazioni sia per l’invio al paziente del promemoria della ricetta dematerializzata;
  • la sala d’attesa sia organizzata in modo da garantire una distanza fra le persone di più di un metro e vengano previsti accorgimenti specifici (come non usare gli apriporta automatici) per controllare l’ingresso dei pazienti;
  • medici, pazienti e personale di studio indossino gli opportuni dispositivi di protezione e igienizzino le mani;
  • a ogni visita, il medico provveda a sanificare le superfici con le quali il paziente è venuto a contatto e disponga nuovo materiale monouso a protezione del lettino, se utilizzato durante la visita;
  • il paziente rispetti gli orari e non si presenti con temperatura frontale superiore a 37,5°;
  • i locali siano, quando possibile, areati in modo naturale e siano installati, laddove necessario, sistemi di ventilazione e filtrazione (esistono a tal proposito soluzioni efficaci e sostenibili economicamente);
  • venga rispettato in modo integrale il protocollo proposto per le visite domiciliari di pazienti No Covid;
  • sia promossa una massiccia campagna di vaccinazione antinfluenzale per il prossimo autunno.

Per quanto riguarda gli studi dei medici di continuità assistenziale valgono le medesime indicazioni sia sulla gestione delle visite ambulatoriali sia sulla gestione delle visite domiciliari. Inoltre:

  • ogni Asl dovrebbe individuare spazi adatti per lo svolgimento delle attività: un ambulatorio in cui svolgere le visite e una zona ristoro/riposo per il medico di turno, dotata di biancheria monouso e bagno. I locali dovrebbero essere igienizzati ad ogni turno.

Per quanto riguarda le Rsa, si raccomanda nello specifico:

  • la sanificazione completa della struttura, nel caso in cui non fosse stata ancora effettuata;
  • la predisposizione di un solo punto di accesso e l’adozione di due percorsi separati, Covid e No Covid;
  • l’adozione di opportune precauzioni per personale, visitatori, fornitori/addetti esterni che entrano nella struttura (dpi, igienizzazione delle mani, misurazione della temperatura);
  • l’individuazione di un referente per la prevenzione e il controllo delle infezioni e per Covid-19 e la formazione del personale;
  • l’effettuazione periodica di tamponi e test sierologici per gli operatori sanitari;
  • la riorganizzazione degli spazi, suddividendoli in tre categorie: pazienti positivi al Covid, negativi e negativizzati, con la separazione anche del personale assegnato;
  • che le visite dei parenti (quando saranno nuovamente possibili) avvengano solo su appuntamento, in una sala dedicata e previo triage telefonico per i visitatori;
  • che l’inserimento di nuovi ospiti sia effettuato solo con evidenza di tampone negativo nelle 72 ore precedenti, sia seguito da isolamento di 14 giorni dopo l’inserimento in struttura e sino a che non si ottenga un nuovo tampone negativo.

Particolare attenzione va riservata per il rientro in struttura di ospiti dopo ricovero ospedaliero: in caso di pazienti positivi, è necessario il ricovero in strutture intermedie Covid; in caso di pazienti negativizzati, si raccomanda l’isolamento per 14 giorni, al termine dei quali si effettua un ulteriore tampone. Con esito negativo, l’ospite potrà tornare nella sua stanza; in caso di pazienti già negativi, si raccomanda isolamento per il tempo necessario a effettuare un secondo tampone entro 48 ore dal primo. In caso di esito negativo, l’ospite potrà tornare nella sua stanza.

 

Per quanto riguarda i servizi territoriali:

  • prevedere spazi adeguati fra gli sportelli e nelle sale d’attesa, con percorsi differenziati di ingresso e uscita;
  • organizzare le visite per evitare assembramenti: valutare se effettuare le visite su 10-12 ore giornaliere e valutare l’opportunità e la fattibilità dell’estensione dell’orario lavorativo anche al sabato e domenica;
  • informatizzare il più possibile tutte le procedure amministrative. Ogni azienda sanitaria dovrebbe istituire un servizio di call center dedicato per le richieste di informazioni;
  • per i prelievi: erogare il servizio principalmente su prenotazione, scaglionando in modo opportuno l’arrivo dei pazienti;
  • garantire l’attività dei consultori e le vaccinazioni, nel rispetto delle misure di precauzione.

 

Elemento comune a tutti questi ambiti è l’importanza di implementare l’informatizzazione delle procedure cliniche e amministrative, attraverso la quale non solo si riducono i rischi di nuove ondate di contagio, ma è possibile migliorare l’efficienza del sistema sanitario.

Si raccomanda dunque non solo di rafforzare strumenti come i portali e i sistemi di prenotazione on line, metodi utili per evitare che i cittadini si rechino di persona per espletare le pratiche, ma anche di incentivare le attività di telemedicina (come televisita, teleconsulto, telemonitoraggio).

 

 

 

 

 




Consiglio regionale: nessun rischio di occupazione e operatività per il Csi

Né da parte del Consiglio regionale né della Giunta, esiste alcuna volontà di alienare o depotenziare il Consorzio, anzi c’è il proposito di valorizzare un’azienda che negli ultimi anni ha raggiunto importanti risultati nella modernizzazione dei processi.

Sarà mia cura trasmettere al presidente della Giunta le istanze poste oggi dalla delegazione, siamo tutti coscienti che sono coinvolti 1000 lavoratori, per noi la valorizzazione del patrimonio professionale è importante”. Così il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia ha risposto alle Rsu del Csi, che con gli altri consiglieri presenti a Palazzo Lascaris, ha incontrato nella mattinata del 17 giugno.

Le Rsu, intervenute con vari rappresentanti, hanno esposto le loro preoccupazioni per l’emendamento che “muta la natura giuridica del Csi. Se perdiamo la nostra qualifica di ente di diritto pubblico – hanno spiegato – temiamo di non poter più operare in modo efficace nei confronti della Regione e degli altri cento entri consorziati”. In ogni caso, i rappresentanti sindacali hanno chiesto che “prima di eliminare lo status di ente di diritto pubblico, si effettui una discussione e un approfondimento su quale tipo di entità giuridica andremo a essere”.

“La proposta di emendamento non si pone in alcun modo l’obiettivo di avviare un percorso di vendita/privatizzazione del Csi – ha aggiunto Paolo Bongioanni (Fdi) – ma esclusivamente quello di riportare il Consorzio in una situazione di coerenza giuridica tra forma e sostanza. Questo al fine di evitare possibili rischi in ordine alla responsabilità in capo a organi di amministrazione e consorziati, nonché a tutela dei lavoratori”. Queste, ha precisato Bongioanni, sono le parole “dell’assessore Tronzano e come gruppo di maggioranza, ci facciamo garanti della tutela dei mille lavoratori del Csi”.

Per il Pd è intervenuto Daniele Valle, che ha sottolineato come “le preoccupazioni espresse dalle Rsu siano anche le nostre. Già nel 2018 un simile tentativo di riforma è stato bloccato, perché non esistevano certezze sulla nuova natura giuridica. Non dico che non si possa trovare un accordo, però mettiamoci al tavolo e definiamo una strategia condivisa”.

Il capogruppo della Lega Alberto Preioni ha ricordato di aver parlato della questione con l’assessore Matteo Marnati, il quale lo ha rassicurato trattarsi esclusivamente di una modifica tecnica, “una questione posta dagli uffici, che non mette a rischio i posti di lavoro, né l’operatività del Consorzio informatico”.

 




Avetta (PD): “Bene contributo a tirocinanti, si definiscano in fretta modalità e tempi di erogazione”

Sono lieto che la Regione Piemonte sia orientata a includere anche i tirocinanti tra le categorie che potranno beneficiare dei 10 milioni di euro previsti dal Riparti Piemonte a sostegno dei lavoratori privi di ammortizzatori sociali o che hanno subito una forte decurtazione della busta paga.

Però, bisogna fare in fretta e invito l’assessore al Lavoro e alla Formazione professionale Elena Chiorino a chiarire in Commissione tempi e modalità di erogazione”.

Lo afferma il consigliere regionale Alberto AVETTA (Pd), in occasione del dibattito in Consiglio regionale sull’Interpellanza con cui si chiedeva la riattivazione dei tirocini extracurriculari nelle aziende che avevano ripreso a lavorare nella Fase2.

L’emergenza Covid19 ha imposto la sospensione di tutti i tirocini curriculari ed extracurriculari. In Piemonte durante i tre mesi di lockdown sono stati sospesi circa 15.000 tirocini. Sappiamo che molte aziende hanno riattivato i tirocini, altre ancora non lo hanno fatto o li hanno definitivamente interrotti.

C’è, poi, il tema dei tre mesi in cui ragazze e ragazzi, che spesso arrivano qui da tutta Italia, si sono trovati senza indennità di tirocinio. Alcune Regioni come l’Emilia Romagna, la Toscana e il Lazio, hanno già stanziato risorse per coprire il mancato introito da parte dei tirocinanti per la durata della sospensione. Se crediamo che queste ragazze e questi ragazzi rappresentino davvero il patrimonio più grande del nostro sistema produttivo dimostriamolo con fatti concreti: il Piemonte eroghi un sostegno a conferma della fiducia che ripone in loro. Ma si deve fare in tempi rapidi se vogliamo che sia efficace”

 




Via libera a formazione in presenza più estesa, parchi tematici, professioni della montagna

Una nuova ordinanza emanata dal presidente Alberto Cirio autorizza la formazione in presenza in modo più esteso, non solo quindi nel caso dei laboratori o delle altre attività non eseguibili in smart working come stabilito in quella del 13 giugno scorso.

In particolare, dal 30 giugno tutte le attività di formazione (compresa quella teorica in aula), i servizi al lavoro e i servizi di orientamento alle scelte e alle professioni per adolescenti e giovani possono essere svolte in presenza, anche in gruppo, in conformità alle relative Linee guida (Allegato n.9 al dpcm 11.6.2020). A titolo esemplificativo e non esaustivo possono essere realizzate le attività formative in aula di lingue e di musica.

Sempre dal 30 giugno è consentito lo svolgimento delle attività dei parchi divertimenti permanenti e spettacoli viaggianti, parchi tematici, acquatici e di avventura, zoologici ed assimilati, nel rispetto delle specifiche Linee guida.

E’ anche permesso svolgere le professioni della montagna e di guida turistica, sempre nel rigoroso rispetto delle Linee guida.




Marco Gay nuovo presidente di Confindustria Piemonte

Il Consiglio di Presidenza elettivo di Confindustria Piemonte tenutosi, martedì 7 luglio, ha eletto Marco Gay nuovo Presidente degli industriali piemontesi per il quadriennio 2020-2024.

La votazione si è svolta a seguito delle consultazioni da parte dei tre componenti della Commissione di Designazione con i Presidenti delle Associazioni Territoriali e dopo aver raccolto la candidatura unica di Gay. Alla nomina hanno preso parte i Presidenti delle territoriali, di Ance Piemonte, Giovani Imprenditori e Piccola Industria.

Gay, 44 anni, torinese, con oltre 20 anni di esperienza imprenditoriale nel settore digitale e dell’innovazione, ha già una profonda conoscenza degli ambienti associativi: è stato Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte e di Confindustria e ricopre tuttora le cariche di Presidente di Anitec-Assinform (imprese ICT e dell’Elettronica di Consumo) e di Vicepresidente di Confindustria Digitale. Dal 2017 è amministratore delegato di Digital Magics, incubatore di startup.

«Ho iniziato il mio percorso in Associazione alla guida dei giovani imprenditori di Confindustria Piemonte nel 2011 – ha commentato il neo-presidente Gay – e ora sono orgoglioso di poter guidare gli imprenditori della mia regione, mettendo a disposizione competenze e volontà per far ripartire il nostro territorio. So che saranno quattro anni molto impegnativi, i segni lasciati dalla pandemia sul tessuto economico sono tangibili e purtroppo non ancora tutti evidenti, ma sono convinto che le nostre aziende hanno la volontà e tutte le caratteristiche per vincere la sfida. Proseguirò l’ottimo lavoro svolto dal Presidente Ravanelli e ci concentreremo in particolare sulla politica industriale e sui suoi pilastri come digitalizzazione, Europa e internazionalizzazione, sostenibilità, formazione e infrastrutture».

Gay succede a Fabio Ravanelli, che ha voluto accogliere il Consiglio elettivo negli stabilimenti novaresi della sua azienda, la Mirato S.p.A. Nel porgere il suo saluto, Ravanelli ha ricordato i momenti cruciali della sua presidenza: «Prima fra tutte, la mobilitazione delle imprese a favore della TAV Torino-Lione, che ha contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica e a rinsaldare il valore delle infrastrutture come condizione necessaria per lo sviluppo. E poi l’innovazione digitale e la transizione al 4.0 delle nostre imprese (con la creazione del Digital Innovation Hub Piemonte, primo in Italia) un passaggio ancora non completato, ma così centrale per rimanere e competere sul mercato. Ultimo punto, ma solo in ordine di tempo, la gestione dell’emergenza Covid e quanto fatto per mediare tra istituzioni e aziende, lato economico e lato sicurezza al momento della riapertura. Senz’altro c’è ancora molto da lavorare sulla capacità del territorio di attrarre investimenti – ha concluso Ravanelli – una sfida fondamentale su cui Confindustria potrà dare un contributo fattivo. A Marco Gay il mio augurio di buon lavoro per il futuro del Piemonte».




Confagricoltura: “Il Piemonte potrà valorizzare i vini di montagna di cui la nostra regione è ricca”

La viticoltura eroica potrà godere di specifiche risorse finanziarie per realizzare gli interventi conduzione del vigneto con pratiche tipiche del territorio, quali il consolidamento delle strutture con tecniche tradizionali (muretti a secco, ciglioni); l’utilizzo di vitigni autoctoni, la valorizzazione, promozione e pubblicità delle uve e dei vini riconducibili alla “viticoltura eroica o storica” anche attraverso l’uso di un marchio nazionale: lo prevede – chiarisce Confagricoltura – il Decreto n. 6899 del 30 giugno 2020 pubblicato sul sito del Ministero delle Politiche Agricole, relativo alla “salvaguardia dei vigneti storici ed eroici” in attuazione della Legge n. 238 del 2016, cosiddetto Testo Unico del Vino.

Ci auguriamo che il provvedimento possa presto trovare attuazione – dichiara il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaroe contribuire alla valorizzazione di un prezioso patrimonio produttivo, ambientale e culturale, quale per esempio quello dei sorì del Moscato e dei tanti vigneti delle vallate alpine e appenniniche piemontesi”.

Il Piemonte – come evidenzia Confagricoltura – è ricco di questi vigneti, coltivati con enormi sacrifici in aree soggette a rischio di dissesto idrogeologico e di particolare pregio paesaggistico, storico e ambientale.

La superficie complessiva di questi vigneti è superiore a 3.300 ettari (su un totale di superficie vitata regionale di circa 44.000 ettari), in grado di offrire una produzione annua di oltre 25 milioni di bottiglie di vini prevalentemente a denominazione d’origine controllata e controllata e garantita. I vigneti eroici, per esempio, sono diffusi tra le denominazioni Moscato d’Asti, Dolcetto d’Ovada, Pinerolese, Valsusa, Caluso, Carema, Canavese, Alta Langa, Colline Saluzzesi.

Il decreto – spiega Confagricoltura – individua i vigneti eroici in base al possesso di almeno un requisito fra: pendenza del terreno superiore a 30%; altitudine media superiore ai 500 metri sul livello del mare ad esclusione dei vigneti situati su altopiano; sistemazioni degli impianti viticoli su terrazze e gradoni.

Sono inoltre tutelati i vigneti storici, la cui presenza è segnalata in una determinata superficie/particella in data antecedente al 1960 e la cui coltivazione è caratterizzata dall’impiego di pratiche e tecniche tradizionali legati ad ambienti fisici e climatici locali che mostrano forti legami con i sistemi sociali ed economici, coltivati con l’utilizzo di forme di allevamento storiche legate al luogo di produzione o presenza di sistemazioni idrauliche-agrarie storiche o di particolare pregio paesaggistico.

 

 




Indagine Covid-19, insediato il gruppo di lavoro

Insediato il gruppo di lavoro che si occuperà dell’indagine conoscitiva sulla gestione dell’emergenza Covid-19 sul territorio piemontese. Su proposta delle minoranze e all’unanimità dei votanti è stato eletto presidente del gruppo Daniele Valle (Pd).

“Desidero augurare buon lavoro ai componenti del gruppo di lavoro incaricato di valutare e verificare quanto fatto dalla Regione durante l’emergenza Covid. Auspico che il loro impegno sia un servizio utile in primo luogo ai piemontesi e alla sanità pubblica”.

Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia in apertura della seduta della Commissione Sanità, presieduta dal vicepresidente Andrea Cane, che ha visto l’insediamento.

Fanno parte del gruppo di lavoro, che comincerà a riunirsi dal mese di settembre il lunedì alle 11.30, i consiglieri Andrea CaneMauro FavaMatteo GagliassoGianluca GavazzaRiccardo LanzoClaudio LeoneMichele MoscaFederico PeruginiGiovanni Battista PoggioAlberto PreioniAlessandro SteccoSara Zambaia (Lega), Paolo RuzzolaCarlo Riva Vercellotti (Fi), Davide Nicco (Fdi), Monica CanalisRaffaele GalloDomenico RavettiDomenico RossiMauro SalizzoniDiego SarnoDaniele Valle (Pd), Silvio Magliano (Moderati), Francesca FredianiSean Sacco (M5s), Mario Giaccone (Monviso) e Marco Grimaldi (Luv).

Sono intervenuti nel dibattito, per la minoranza RossiGallo (Pd), SaccoFrediani (M5s) e Grimaldi (Luv) che hanno sottolineato, con accenti diversi, la necessità di entrare al più presto in possesso dei documenti relativi all’emergenza, a cominciare dalle spese sostenute dall’Unità di crisi e dall’iter delle delibere per comprendere meglio alcune vicende per basare l’operato del gruppo di lavoro sui documenti e non sui resoconti giornalistici.

Per la maggioranza è intervenuto Perugini (Lega) che, augurando buon lavoro al presidente Valle, ha sottolineato che “i piemontesi meritano risposte su quest’ondata, che ha travolto non solo il Piemonte ma tutto il mondo, all’insegna di quella trasparenza che per primo l’assessore alla Sanità Luigi Icardi ha detto non rappresentare un problema”.

Ai sensi della delibera dell’Ufficio di presidenza sulle modalità di svolgimento dell’indagine conoscitiva, entro il 31 dicembre il gruppo di lavoro dovrà presentare una prima analisi dell’attività svolta. Entro il 30 giugno 2021, inoltre, dovrà esaurire l’indagine e produrre una relazione sulla base di quanto emerso.