Torino. I reportage “Venerdi dal sindaco” proseguono con il primo cittadino di Vallo Torinese

Questa settimana prosegue con l’intervista al primo cittadino di Vallo Torinese, Alberto Colombatto, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente.

Il “Venerdì dal Sindaco” è un’occasione per conoscere le peculiarità dei piccoli centri del territorio della Città Metropolitana di Torino, comprendere le emergenze e i piccoli e grandi problemi quotidiani con cui si confrontano i Sindaci, scelti dai loro concittadini per amministrare comunità montane e rurali a torto considerate marginali; realtà in cui la politica è volontariato puro.

Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina 

I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il sabato alle 14,30 con repliche la domenica alle 18,45 e il lunedì alle 20,40.

VALLO TORINESE, UNA SQUADRA AL SERVIZIO DELLA PROPRIA GENTE

A 26 chilometri da Torino, 792 abitanti, un paese dove c’è la farmacia, l’ambulatorio medico, qualche negozio di alimentari e di mobili, l’ufficio postale aperto tre giorni la settimana e il Postamat, un salone della Pro Loco con centinaia di posti a sedere, le scuole elementari dove i bimbi hanno a disposizione una mensa fresca e speciale tutta per loro, nei locali del centro servizi comunale sopra il bar e accanto ad una biblioteca comunale fornitissima, intitolata al bibliotecario che per decenni l’ha fatta crescere.

Questo in estrema sintesi è Vallo Torinese, paese il cui nome potrebbe derivare dall’aspetto morfologico del suo territorio circondato da montagne. “Vallo deriva dal latino vallum cioè protezione. – spiega il sindaco Alberto ColombattoSi presume che il nome si riferisca ad una fortificazione che al tempo dei Romani proteggeva la strada che arriva dalla Valle di Susa e va verso il Canavese, oppure il percorso che, salendo al Passo della Croce, è il collegamento naturale con la Valle di Viù.

Oggi la conformazione geografica e morfologica del territorio ci aiuta a cercare di sviluppare una serie di itinerari escursionistici”. L’ultimo nato ad esempio è l’anello Ceronda, che parte da Lanzo e procede verso Val della Torre e il Colle del Lys, passando da Vallo. Proprio grazie alle montagne Vallo Torinese p contare su una rarità, quella che il Sindaco Colombatto chiama “il nostro oro bianco”: il paese infatti è tra i pochissimi in tutto il Piemonte ad aver mantenuto la sua autonomia nella gestione dell’acqua potabile. La captazione avviene dalle sorgenti in quota e l’acqua viene sottoposta al trattamento con lampade a raggi ultravioletti, che esclude l’uso di cloro.

Al primo cittadino di questa comunità così unita abbiamo chiesto di svelarci la ricetta dell’armonia che regna in paese e lui ha subito risposto che è merito dei cittadini, particolarmente attivi e riuniti in ben otto associazioni. La comunità è anche molto religiosa: in paese è viva la devozione per la Venerabile Maria Orsola Bussone, una ragazza morta a soli 16 anni e attiva componente della comunità dei Focolarini fondata da Chiara Lubich, che di Vallo venne a suo tempo dichiarata cittadina onoraria. Il sindaco ci ha raccontato di quando è nata la fiammella che ha invaso il paese: erano gli anni 1967/’68 e il parroco, don Vincenzo Chiarle, partecipò a Roma ad una riunione del movimento dei Focolarini. Da allora la devozione non si è mai spenta.

Prima di lasciare Vallo Torinese, la domanda di rito: quanta passione ci vuole per amministrare un piccolissimo comune? “Ci vuole tanta passione – ammette Colombatto – ma devo dire che sono un sindaco fortunato perché posso contare su una squadra molto attiva e valida più un bel gruppo di giovani e di esperti che ci consentono di amministrare al meglio. E poi è un onore far qualcosa per il proprio paese e per la propria gente”.




Decreto ristori, Confartigianato Piemonte: Necessari contributi adeguati, concreti e veloci

Ancora una volta non possiamo dire “buona la prima”. E’ stato necessario, infatti, stanziare altre risorse con il Decreto Ristori bis per andare in aiuto alle realtà che non possono lavorare e che con il Decreto Ristori non avrebbero ricevuto un euro dallo Stato. Per tutte queste attività e professioni è fondamentale avere la certezza di ristori adeguati, concreti e veloci”.

 

Questo il commento di Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte, rispetto alla situazione che si è venuta a creare nel settore artigiano del Piemonte dopo il DPCM firmato dal Presidente del Consiglio e che, anche a seguito delle sollecitazioni di Confartigianato, ha portato al varo di un nuovo decreto Ristori (Decreto Ristori bis).

 

Confartigianato Piemonte sottolinea come dal primo Decreto siano rimaste fuori categorie come i Bus Operator e i Fotografi, solo per fare degli esempi, ma anche tutti quei mestieri artigiani che ruotano intorno alla produzione e servizi per la ristorazione e somministrazione, dalle pizzerie a taglio alle gastronomie, passando per rosticcerie e piadinerie, non ammesse ai contributi nonostante i vistosi e prolungati cali di fatturato, e quelle che gravitano nel turismo, negli eventi, nei convegni e nei congressi, di fatto senza mercato da 7/8 mesi. Senza dimenticare le imprese appartenenti alle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura, per le quali la Confederazione ha chiesto di includere le imprese agroalimentari artigiane di prima trasformazione di prodotti agricoli (lavorazione carni e trasformazione dei prodotti caseari) che subiscono gravi danni economici a causa delle restrizioni imposte al settore della ristorazione.

 

Nel lockdown di marzo il codice Ateco dei fotografi non compariva tra quelli delle attività obbligate alla chiusura perché molti laboratori fotografici sono stati parificati agli ottici e, pertanto, considerate attività essenziali. In tale periodo, però, fra cerimonie annullate, matrimoni rinviati e divieti negli spostamenti se non per motivi di lavoro, di salute o per procurarsi beni di prima necessità, recarsi dai fotografi era improbabile e impossibile. Quindi senza obbligo di chiusura, i fotografi si sono trovati a poter tenere aperti i negozi ma a non avere, o raramente, clienti. E, proprio per il fatto che i loro codici Ateco non fossero contemplati dai DPCM, ha fatto sì che l’intero settore fosse escluso a priori dal Decreto Ristori.

 

Una situazione paradossale che si è ripetuta nuovamente, in questa seconda ondata di contagi e che rischia di aggravarsi.  – sottolinea Felici – La quasi totalità delle cerimonie e dei matrimoni sono stati nuovamente annullati o rimandati, o nella migliore delle ipotesi celebrati con un ridimensionamento tale tra ospiti e organizzazione che ha comunque portato ad una riduzione degli incarichi e dei guadagni da parte dei fotografi.”

 

“Già a maggio avevamo chiesto che fossero previste misure specifiche e concrete di aiuto per la categoria – afferma Felici -. Ora, a fronte del DL Ristori del 28 ottobre e il nuovo DPCM del 3 novembre, ci siamo trovati di nuovo a chiedere l’inserimento delle aziende di fotografia e comunicazione tra i beneficiari delle misure di sostegno economico previste per altri settori. Con il Decreto Ristori bis si sta andando nella direzione giusta ma vogliamo verificare insieme al Governo l’elenco dei codici Ateco delle attività che prenderanno gli indennizzi per evitare che ci siano, nuovamente, settori esclusi”.

“Per questo occorre uscire dalla logica dei codici ATECO – riprende Felici – sistema che ha dimostrato nei fatti di escludere intere categorie colpite tanto quanto, se non in misura maggiore, di quelle coinvolte. Insomma occorre ragionare non per codici Ateco ma con una logica di filiera”.

Il Governo deve pensare a provvedimenti che seguano la logica di aiutare coloro che possono dimostrare un calo del fatturato di una certa percentuale a prescindere dalla attività che viene svolta – riprende Felici – è infatti chiaro che la riduzione della socialità indotta dalle chiusure di certe attività come bar, locali, ristoranti e il divieto di tenere cerimonie e feste incidono sui bilanci di tutti”.

 

“Occorre dimostrare con chiarezza agli imprenditori che i loro sacrifici vengono ripagati con ristori immediati e proporzionati al danno-conclude Felici – Le parole d’ordine devono essere velocità e ‘zero burocrazia’. Insomma, gli imprenditori devono poter contare su risorse certe, erogate in tempi rapidi”.

 

 




Giorno del ricordo, Allasia: “La tragedia delle foibe fa parte della memoria di tutti gli italiani”

Oggi la tragedia delle foibe e dell’esodo fanno parte della memoria di tutti gli italiani e della storia del Paese e ricordarla deve rappresentare l’occasione per rafforzare una storia condivisa nella coscienza degli italiani, contribuire alla costruzione di una identità consapevole delle tragedie del passato, contro ogni pulizia etnica e ogni odio razziale. Da tempo, terminata la lunga notte della guerra fredda, è possibile una lettura meno ideologica di quelle vicende ed è possibile condividere analisi più serene e obiettive. Fu un’immensa tragedia a lungo rimossa, ma ricordarla ci rende tutti più forti e credibili nella difesa e nell’affermazione dei valori fondamentali sui quali è nata e si è costruita la nostra Repubblica.”




23ª edizione di “Cavour, Carne di razza Piemontese”. Grande successo del convegno di Confagricoltura Torino

Fortemente voluto da Confagricoltura Torino, il convegno dal titolo “La razza Piemontese: dono della natura, non del laboratorio” organizzato nell’ambito della 23ª edizione di “Cavour, Carne di razza Piemontese” ha riscosso notevole successo di partecipanti con più di 60 presenze. In un momento storico particolarmente difficile per il settore zootecnico da carne, era importante riunire intorno a un tavolo tutti gli attori della filiera ponendo l’accento sulla razza Piemontese e le problematiche che attanagliano o potrebbero riguardare l’intero comparto in un futuro più o meno prossimo.

Dopo il benvenuto del sindaco di Cavour, Sergio Paschetta, che ricorda ai presenti: “coltivazione della frutta e allevamento da carne sono da sempre dominanti a Cavour e nei comuni circostanti”, l’introduzione ai lavori vede succedersi i saluti di Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura PiemonteTommaso Visca, presidente di Confagricoltura Torino, e Roberto Ballario, responsabile di zona della nostra Associazione. Interviene per un saluto Martin Manni, responsabile staff Agricoltura di Crédit Agricole, istituto bancario che vanta una convenzione a livello nazionale con Confagricoltura.

Gli interventi tecnici vedono, in un primo tempo, succedersi Paolo Rossetto (dirigente servizio veterinario Area B dell’ASL To 3) e Luca Varetto (agronomo, referente scientifico Coalvi). La prima relazione offre, oltre alla storia della Piemontese e della sottorazza della coscia o della doppia groppa, tutta una serie di dati tra cui si evidenzia che in Piemonte al 31/12/2022 dei 790.497 capi bovini allevati, 314.141 sono di Piemontese. Rossetto sottolinea le innegabili qualità della carne della Piemontese tra cui “il 50% in meno di grasso, l’ottima resa alla macellazione e la modesta infiltrazione di tessuto connettivo”. Il tecnico Coalvi relaziona sulla sostenibilità degli allevamenti di bovini di carne piemontesi e riporta tutta una serie di risposte ai detrattori dell’attività zootecnica: “Le aziende Coalvi si distinguono per un’elevata dotazione di terreno. Questo comporta due grossi vantaggi; da un punto di vista economico, emerge una preziosa autosufficienza nell’approvvigionamento dei foraggi e dei cereali che servono all’allevamento. Da un punto di vista ambientale, l’elevata dotazione fondiaria porta ad avere un basso carico di animali e questo scongiura qualsiasi rischio di inquinamento derivato dallo smaltimento dei reflui che, anzi, costituiscono una risorsa preziosa per la fertilizzazione dei campi.” E poi, aggiunge Varetto“I bovini (indipendentemente dalla razza) emettono anidride carbonica, ma questa non rimane in atmosfera perché viene assorbita dalle colture vegetali che, grazie alla fotosintesi, la convertono in carboidrati. Quegli stessi vegetali vengono ingeriti dai bovini, per cui l’anidride che questi producono ritorna loro sotto forma di alimento creando un ciclo equilibrato. Nel ciclo dell’anidride carbonica, che è comune a qualsiasi allevamento di ruminanti, le aziende Coalvi fanno qualcosa in più. Grazie all’esubero di terreno di cui dispongono e grazie alla notevole estensione di prati stabili e pascoli, la CO2 captata dalla vegetazione riesce a essere superiore a quella emessa dagli animali.” Un ultimo capitolo è dedicato all’acqua e, anche qui, vale l’invito a interpretare correttamente i dati. L’acqua che la produzione di carne è accusata di consumare, è essenzialmente quella assorbita dalle colture foraggere di cui il bovino si nutre. Quasi il 90% di quest’acqua, però, è derivata dalle precipitazioni il cui utilizzo non può essere visto come un consumo a scapito di altre attività…”

Lorenzo Lavarino (presidente Associazione Provinciale Macellai di Torino) e Maurizio Arosio (presidente Federazione Nazionale Macellai) mettono in risalto l’importanza dell’avere riunita tutta la filiera a un tavolo di lavoro. Se deplorano la diminuzione delle botteghe di macellerie a scapito della GDO, d’altro canto sottolineano il grande lavoro svolto da Coalvi e dalle associazioni di categoria, Confagricoltura in primis, per garantire la qualità a tutti gli stadi dall’alimentazione fino alla macellazione.

Chiude gli interventi degli ospiti Chicco Genovesio (Presidente Nazionale CNA Ristorazione e Regionale CNA Alimentare) ma anche ristoratore a Cavour, ricordando quante siano le eccellenze agroalimentari della nostra regione e tra queste, indubbiamente, la carne che vanta notevole fama a livello nazionale e internazionale.

Il presidente di Confagricoltura TorinoTommaso Visca, conclude riprendendo quanto detto più volte nella mattinata di lavori, prima dal presidente regionale e poi dal moderatore, Alessandro Felis“le problematiche che affliggono il comparto zootecnico della carne sono tante, il cibo prodotto in laboratorio potrebbe esserlo in futuro, attualmente si è ancora in una fase sperimentale che non preoccupa più di tanto i nostri allevatori ma che non va comunque sottovalutata. Come ha detto nel saluto introduttivo il presidente di Confagricoltura Piemonte, siamo aperti all’innovazione ma quando questa non comporti stravolgimenti del nostro essere, delle nostre tradizioni e quindi delle nostre attività.”

Gabriele Busso, vice-direttore di Confagricoltura Torino ricorda che troppo spesso Bruxelles impone misure poco attinenti alla realtà del mondo agricolo e, invitati a riflettere da Varetto, i relatori concordano comunque che il cibo prodotto in laboratorio non può essere definito “carne”, attenendosi semplicemente alla definizione della medesima.

In estrema sintesi dai vari interventi che hanno abbozzato il problema del cibo prodotto in laboratorio, emerge una posizione cauta, prudente e di attenta sorveglianza di quanto avverrà in futuro. I dati a disposizione sono ancora pochi e non significativi per potere, all’ora attuale, condurre una crociata contro questo percorso che si sta delineando nel mondo. Cautela ma fermezza nel ribadire quanto sappiamo di potere affermare: la bontà, la qualità e la sicurezza della nostra carne in tutto il percorso di filiera. Appena sarà possibile, con dati concreti alla mano, si potranno esprimere pareri sia sulle caratteristiche organolettiche dei prodotti moltiplicati e sviluppati in laboratorio sia su eventuali rischi per la salute del consumatore.

Chiude la sessione di lavori Maria Luisa Cerale, direttore di Confagricoltura Torino presentando l’ “apericarne” organizzato con la collaborazione dei ristoranti La Nicchia e Locanda La Posta di Cavour e i vini de La Rivà di Bricherasio dell’associato Luca Trombotto. Blanchet e Pinerolese Barbera accompagnano egregiamente le due interpretazioni della battuta al coltello (carne offerta da Coalvi) e due specialità “povere” ottenute dal quinto quarto: l’insalata di erbera (esofago) e la testina in cassetta. E le specialità dolci a base di mele della Pasticceria Villosio sono l’ideale trait d’union con TuttoMele con cui già diamo appuntamento per il prossimo autunno.




Covid 19, nuovi posti letto per contagi di bassa/media intensità

Nuovi posti letto per pazienti con sintomi che non necessitano di assistenza in terapia intensiva o semintensiva. È quanto previsto nell’aggiornamento del Piano Pandemico operativo Covid-19 della Regione Piemonte. A ufficializzarlo una nota scritta dell’assessore alla Sanità, Luigi Icardi, letta in consiglio regionale nell’ambito dei question time, in risposta all’interrogazione del consigliere del Movimento cinque Stelle, Sean Sacco sulla nuova programmazione dei posti letto in previsione di un aumento della curva dei contagi Covid.

In aggiunta agli oltre 800 posti letto di media e bassa intensità, già presenti su tutto il territorio piemontese, l’assessore Icardi ha comunicato che saranno attivati fino al 40-50 per cento dei posti letto nei presidi sanitari SPOKE (locali) e fino al 35-45 per cento negli Hub centrali. Ogni ospedale attiverà un reparto di almeno 20 posti letto di degenza ordinaria, prontamente utilizzabili in base all’andamento dei ricoveri e progressivamente incrementabili in base al flusso di pazienti; ai Covid hospital di Saluzzo, Borgosesia, Carmagnola e Tortona, si aggiungono l’Amedeo di Savoia e l’Oftalmico di Torino; ogni Asl sta infine attivando tutte le possibilità per reperire rapidamente posti letto di bassa intensità di cura e di assistenza alberghiera.

Secondo il consigliere cinque stelle Sean Sacco “la Giunta fa il gioco delle tre carte. La Regione non è pronta per la seconda ondata. Nel Piano pandemico del Piemonte non c’è nessuna soluzione. I posti letto per i pazienti Covid, semplicemente, vengono creati sottraendoli ad altri reparti. Il rischio è evidente: centinaia di persone che potrebbero avere bisogno di cure verranno lasciate a casa, con tutte le conseguenze del caso. Come se non bastasse, nel documento non vi è alcuna indicazione chiara per le Aziende sanitarie che, ancora una volta, vengono abbandonate a sé stesse. Nulla è cambiato dunque dalla prima ondata di contagi: se a marzo scorso la Giunta poteva avere qualche giustificazione plausibile – conclude il consigliere – oggi non ce ne sono”.

Durante i  question time è stata data inoltre risposta alle interrogazioni del  consigliere Silvio Magliano (Moderati)  su Protocolli per la gestione dei doposcuola presso gli istituti scolastici e le associazioni di volontariato; di Monica Canalis (Pd) sull’attivazione dell’assistenza domiciliare per le persone che abbiano ricevuto dall’UVG dell’ASL Città di Torino una valutazione di non autosufficienza dopo il primo luglio 2020;  di Carlo Riva Vercellotti (FI) su quali azioni per garantire entro marzo la funzionalità del canale Cavour e della rete irrigua per la risicoltura e l’agricoltura piemontese; di Domenico Ravetti (Pd) sulla necessità di chiarimenti circa le modalità di gestione operative dei Pronto soccorso dei presidi ospedalieri dell’ASL di Alessandria;  di Maurizio Marello (Pd) sugli eventi alluvionali 2-3 ottobre 2020  e quali danni ai privati.; di Francesca Frediani (M5S) sulla richiesta tempestiva dei test diagnostici per alunni e personale scolastico con sospetta infezione da Covid-19; di Sarah Disabato (M5S) su quali azioni di supporto agli Enti locali nello sviluppo e realizzazione dei progetti di prevenzione del dissesto idrogeologico; di Marco Grimaldi (Luv) sulla  riduzione dei tempi di attesa per il tampone.




Cal, un sì condizionato per il Collegato alla legge di stabilità 2020

Parere favorevole a maggioranza, ma condizionato allo stralcio delle disposizioni in tema di formazione professionale e di caccia, materie su cui è stato chiesto un ulteriore confronto in sede di Osservatorio Regione – enti locali: così si è espresso oggi il Consiglio delle Autonomie locali (Cal) in assemblea plenaria, presieduta da Davide Crovella, sul Collegato alla legge di stabilità 2020, un disegno di legge che interviene su una serie di materie politicamente sensibili e di forte impatto sui territori, dalla sanità al welfare, dalla caccia alle attività estrattive, a formazione professionale, commercio e turismo.

Il relatore Emanuele Ramella, vice presidente vicario di Anci Piemonte, ha riportato il favore delle associazioni rispetto ad un provvedimento che attua una semplificazione forte in molti settori, ma che presenta numerose criticità, in particolare su temi divisivi come appunto la caccia di selezione, per la quale prevedrebbe un maggior periodo di apertura, e la formazione professionale, che si vorrebbe portare in capo alla Regione sottraendola alla competenza della Città metropolitana e delle Province e scollegandola dalla materia istruzione.

L’assessore al Bilancio Andrea Tronzano ha preso atto delle richieste di stralcio delle materie e si è impegnato a portare alla Giunta le istanze e le osservazioni pervenute.




Saldi estivi: in Piemonte si può partire domani

Sono autorizzate le vendite promozionali anche nei trenta giorni antecedenti l’inizio dei saldi estivi.

Lo prevede il disegno di legge “Misure per il commercio a fronte dell’emergenza epidemiologica da Covid-19”, approvato all’unanimità in Terza commissione (presidente Claudio Leone), riunitasi in videoconferenza in sede legislativa.

Quindi i veri e propri saldi estivi inizieranno il 1 agosto come da decisione della Conferenza Stato-Regioni. Ma il ddl approvato serve a rimuovere il divieto di effettuare le vendite promozionali nei tre giorni antecedenti i saldi estivi. Per cui con l’approvazione del ddl è possibile effettuare le vendite promozionali dal 1° luglio, poi dal 1 agosto inizieranno i saldi estivi propriamente detti.

Con le modifiche alla legge regionale n. 28/1999 si stabilisce, per quest’anno anomalo, di permettere le vendite promozionali nei trenta giorni antecedenti le vendite di fine stagione, posticipate al 1° agosto 2020.

“Per sostenere la ripartenza e la ripresa del sistema commerciale piemontese nelle migliori condizioni di competitività ed efficienza e adottando una linea di apertura e liberalizzazione del mercato, si è deciso, di concerto con le associazioni di categoria, di sospendere il divieto di effettuare le vendite promozionali nei trenta giorni antecedenti i saldi estivi” ha spiegato l’assessore regionale al Commercio Vittoria Poggio.

Dalle relazioni di maggioranza, lo stesso Leone (Lega) e di minoranza, Sarah Disabato (M5s) e Domenico Ravetti (Pd) si è potuto approfondire la “ratio” del provvedimento.

I saldi di solito, inizierebbero la prima settimana di luglio, ma visto il periodo appena vissuto sono stati posticipati di un mese circa. La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha stabilito di spostare l’inizio dei saldi estivi al 1° agosto per permettere ai negozianti di recuperare i mesi perduti senza prezzi ribassati. La Regione Piemonte, come altre ha pertanto autorizzato le vendite promozionali anche nei trenta giorni antecedenti l’inizio dei saldi che sarebbero vietate.

“Con questo provvedimento si offre un sostegno al commercio consentendo la commercializzazione di merce relativa alla stagione in corso, ma anche dei prodotti rimasti in giacenza” ha sottolineato Leone.

Per Disabato bisogna uniformare le normative per evitare la concorrenza tra le Regioni. Ravetti, sottolineando come il piccolo commercio stesse già soffrendo per via della grande distribuzione, ha affermato come l’evento della pandemia debba diventare un momento per scegliere, coinvolgendo tutte le amministrazioni pubbliche.

È seguito il dibattito. Giorgio Bertola (M5s) ha evidenziato il senso di responsabilità delle opposizioni a concedere l’iter accelerato della formula legislativa per approvare in tempo utile il provvedimento. Per Paolo Bongioanni (FdI) con questo strumento legislativo temporaneo offriamo un contributo concreto, ma per il commercio è necessaria un’azione a più ampio raggio.




Cirio: lavoriamo come sempre per far fronte all’emergenza

Ospite su RaiUno della trasmissione “Oggi è un altro giorno”, il presidente Alberto Cirio ha sostenuto che “stiamo lavorando con le misure che ci sono per fronteggiare questa emergenza con la prudenza e l’attenzione di sempre. Non ho mai contestato che il Piemonte fosse zona rossa.

I dati li conosco, è la Regione che li fornisce in modo puntuale al Ministero della Salute. La considerazione è che i sacrifici importanti, come quelli che i piemontesi stanno facendo, bisogna farli rispetto a un quadro omogeneo.

Il problema non è il Piemonte zona rossa, ma la colorazione dell’Italia venuta fuori dopo una riunione in Conferenza delle Regioni molto lunga, in cui si chiariva che il virus si sta diffondendo in modo omogeneo ovunque, sulla base della quale sembrava che il problema fosse solo nostro”.




Giorno della Memoria, Allasia e Salizzoni partecipano alla posa delle Pietre d’Inciampo a Torino

In occasione del Giorno della Memoria, il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia e il vicepresidente Mauro Salizzoni parteciperanno, mercoledì 27 gennaio alle ore 15 in corso Regina Margherita 128 (ex caserma dei Vigili del Fuoco), alla posa delle Pietre d’Inciampo dedicata a Francesco Aime e Giovanni Bricco, due vigili del fuoco che aderirono alla Resistenza.

Il Museo diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà di Torino, grazie al sostegno del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale, e in collaborazione con la Comunità Ebraica di Torino, l’Associazione Nazionale Ex Deportati (Aned) – sezione Torino e il Goethe Institut Turin, per il settimo anno porta a Torino gli Stolpersteine di Gunter Demnig, un progetto europeo ideato e realizzato dall’artista tedesco per ricordare le singole vittime della deportazione nazista e fascista.

Quest’anno, per la prima volta dal 2015, Demnig non sarà presente a causa delle limitazioni legate alla pandemia. In tutto saranno otto le pietre che verranno posate nella giornata di mercoledì.

Le informazioni sul progetto sono disponibili a questo link

 


CONSIGLIO REGIONALE DEL PIEMONTE




Luca Crosetto: “Sui danni dell’alluvione stop a proclami e burocrazia.
Chiediamo al Governo un impegno immediato sulla ricostruzione”

Non possiamo continuare a rivolgerci al Governo con “il cappello in mano”, onorando il tradizionale aplomb sabaudo che ci chiede di moderare toni e richieste.

E’ora di dire “Basta parole, vogliamo fatti immediati”. Un appello forte e determinato che deve essere corale, partendo da tutte le istituzioni e le categorie economiche del nostro territorio.

È determinata la voce di Luca Crosetto, presidente di Confartigianato Imprese Cuneo, mentre analizza i dati drammatici del recente e gravissimo evento alluvionale, che in poche ore ha cancellato in molte vallate quel fragile sistema infrastrutturale, di cui da tempo immemore la Granda ne lamenta le carenze.

Danni incalcolabili a strade e ponti nelle valli Tanaro, Vermenagna e Gesso, ma anche danni rovinosi per tantissime piccole e medie imprese artigiane, del commercio e dei servizi che ora si ritrovano, dopo gli effetti negativi del Covid 19, a fare i conti con questa nuova grave emergenza.

«Non è più il tempo di passerelle e di proclami, – prosegue Crosetto – abbiamo bisogno che la Politica assuma seriamente le sue responsabilità. Le visite e le parole di conforto sono gradite, ma in un territorio così ferito, com’è il nostro, non bastano. Abbiamo bisogno in tempi rapidi di progettualità e finanziamenti per procedere alla ricostruzione, senza ingarbugliarci come al solito nei mille lacci burocratici.

C’è un mondo economico in estrema sofferenza che incredulo si domanda quale potrà essere ora il suo futuro. Tanti i paesi delle nostre montagne che stanno da giorni spalando fango, Limone Piemonte, Garessio, Ormea, Pamparato, Nucetto, Bagnasco. Comunità di cittadini e di imprese che cercano con fatica di ritornare alla normalità. E che dire del valico del Tenda, un’arteria cronicamente problematica, ma fondamentale per i cuneesi e per i tanti imprenditori con interessi transfrontalieri.

In poche ore sono andati distrutti non soltanto 40 km di valle Roya, la carreggiata all’uscita del tunnel e alcuni ponti, ma le opportunità professionali di tante aziende che quotidianamente percorrevano questa arteria per andare a lavorare in Costa Azzurra o in Liguria. Un danno che ha proporzioni enormi dal punto di vista produttivo e che costringe ora i nostri imprenditori a percorrere strade alternative molto più lunghe e con costi aggiuntivi.

E che dire del turismo transfrontaliero? La Valle Vermenagna da sempre è meta di visitatori francesi e liguri con ottime ricadute economiche sul territorio. Ora tutto questo è stato irrimediabilmente azzerato. E per quanto tempo? Sul versante francese ieri si è recato addirittura il presidente Macron a testimonianza dell’attenzione governativa sulla vicenda. Non vorrei che tra un anno noi cuneesi ci ritrovassimo ad usare il calesse per raggiungere le nostre montagne, mentre dall’altra parte delle Alpi si utilizzasse una viabilità più moderna ed efficiente».