Peste suina, Confagricoltura impegnata nell’emergenza al fianco delle istituzioni

Gli assessorati regionali alla sanità e all’agricoltura della Regione Piemonte, sulla base delle ordinanze ministeriali in materia di contrasto della peste suina africana, hanno emanato specifiche disposizioni per il monitoraggio dei cinghiali colpiti dalla malattia e per avviare azioni di contenimento della fauna selvatica, sia nella zona infetta e nell’area adiacente, sia nel resto del territorio piemontese.

Per contrastare l’epidemia nell’arco dei prossimi 12 mesi – spiega il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia – sarà indispensabile abbattere circa 50.000 cinghiali, che si sono rivelati, come purtroppo avevamo denunciato da tempo, vettori della peste suina africana. La proliferazione di questi selvatici è ormai abnorme e occorre riportare in equilibrio l’ambiente naturale che oggi è messo a rischio anche per quanto riguarda la tutela della biodiversità”.

Confagricoltura ricorda che il numero di 50.000 cinghiali è frutto di un preciso calcolo: in base al “Manuale operativo pesti suine” redatto dal Centro nazionale di lotta ed emergenza contro le malattie animali e dall’Unità centrale di crisi della Direzione Generale Sanità animale e Farmaci veterinari del Ministero della Salute, è infatti previsto che “un’efficace opera di depopolamento si raggiunge quando vengono abbattuti il doppio dei cinghiali abbattuti normalmente durante l’attività venatoria”.

Escludendo dal calcolo gli anni 2020 – 2021 nei quali l’azione di contenimento dei cinghiali è stata fortemente limitata dalla pandemia di COVID-19 che ha imposto una serie di restrizioni all’attività venatoria, in Piemonte vengono abbattuti annualmente circa 25.000 cinghiali e, nonostante questo, la proliferazione di ungulati è ancora eccessiva. “Questo perché la gestione venatoria degli ultimi vent’anni si è dimostrata totalmente inefficace – dichiara Allasia – per non dire fallimentare: adesso bisogna concentrarsi sul contenimento dei danni e parallelamente riprogrammare il sistema degli ambiti territoriali di caccia e dei comparti alpini, che non riescono a rispondere in modo adeguato alle esigenze di contenimento della forma selvatica sul territorio”.

Confagricoltura sta collaborando con l’unità di crisi della Regione Piemonte nell’attività di monitoraggio dei cinghiali, partecipando alla rilevazione delle carcasse di animali morti nei fondi condotti dagli agricoltori. “Stiamo lavorando con grande attenzione – aggiunge Enrico Allasia – per evitare che si verifichino troppi passaggi nelle aree infette e per far sì che la zona delimitata rimanga quella attualmente circoscritta. Sulla base delle informazioni che abbiamo ricevuto dalla Regione entro la prima settimana di febbraio si dovrebbero concludere i monitoraggi, dopodiché,
nell’area infetta, si potranno avviare le operazioni di abbattimento, a scopo precauzionale, dei suini allevati allo stato semi-brado e brado, avviando parallelamente l’azione di contenimento dei cinghiali selvatici negli altri territori”.
Confagricoltura accolto con favore la nomina di Giorgio Sapino a commissario per la gestione dell’emergenza la peste suina in provincia di Alessandria. “Sapino è un veterinario di lunga esperienza – dichiara Enrico Allasia – che conosce bene la zootecnia piemontese e saprà lavorare con la passione che l’ha sempre contraddistinto per contribuire a contenere i danni di questa emergenza“.
Grande apprezzamento viene anche espresso da Confagricoltura per la nomina del commissario interregionale per la gestione dell’emergenza peste suina: il governo, al termine della riunione di martedì scorso a Roma tra i ministri della Salute Speranza e delle Politiche Agricole Patuanelli, con i presidenti e gli assessori alla Sanità delle Regioni Piemonte e Liguria, ha affidato l’incarico ad Angelo Ferrari, 67 anni, direttore dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. “La scelta di Ferrari ci rassicura – afferma Enrico Allasia – perché è stato individuato un tecnico di alto profilo che si è contraddistinto, nel corso della sua lunga carriera tutta interna all’istituto, per le sue doti di professionalità e competenza. Al dottor Ferrari, al quale assicuriamo la piena collaborazione di Confagricoltura, formuliamo i migliori auguri di buon lavoro, certi che saprà ancora nuove una volta mettere a servizio del comparto zootecnico il suo impegno per fronteggiare con determinazione una situazione difficile, nella quale è necessario agire con fermezza e con rigore scientifico”.




Con “PNRR Borghi” si investa sul forte di Fenestrelle, l’appello del territorio pinerolese

Il territorio Pinerolese unito lancia con la presente un forte appello affinché gli enti pubblici competenti a partire dalla Regione Piemonte ma, con ciò, interpellando e coinvolgendo anche il Ministero della Cultura, il Ministero del Turismo, la Città Metropolitana di Torino, l’Agenzia del Demanio Piemonte e Valle D’Aosta e la Soprintendenza alle Belle Arti si attivino affinché si avvii una valutazione di merito rispetto all’opportunità di individuare il forte di Fenestrelle quale bene faro del territorio – bene storico culturale di rilevanza mondiale – su cui attuare un progetto di rilancio attraverso i fondi del Piano Nazionale Borghi previsto dal PNRR.

In particolare con la Linea A del cd. “PNRR Borghi” che potrebbe mettere immediatamente a disposizione 20 Mln di euro per attuare un progetto di recupero, valorizzazione e sviluppo senza eguali a livello italiano e europeo.

 

Il Territorio Pinerolese ritiene infatti che il Forte di Fenestrelle anche in dialogo con il Forte di Exilles – beni di assoluto interesse regionale, nazionale e internazionale – possano davvero essere luoghi e spazi fisici adatti all’attuazione di un progetto esemplare per la rigenerazione culturale, sociale ed economica di un’area vasta di territorio metro-montano che necessita urgentemente di politiche di sostegno e sviluppo in ambito sociale, culturale ed economico.

Con questa assunzione crediamo possa essere più che evidente a tutti che, all’interno di un’auspicata visione e programmazione politica territoriale di vero approccio “metro-montano”, la candidatura del Forte di Fenestrelle e del Forte di Exilles sulla linea A del Piano Nazionale Borghi del PNRR sia non solo auspicabile ma assolutamente idonea e in linea con le finalità poste alla base della linea di finanziamento.

In particolare è da affermare che le due realtà, in dialogo con la Città di Torino e con l’area vasta del territorio su cui insistono, rappresentano un’opportunità unica in cui sperimentare un percorso di innovazione sociale, culturale, economica ed ambientale, incentrato sull’attuazione di progetti che prevedano, nell’assoluto rispetto dei luoghi e del loro valore storico-culturale, l’insediamento di nuove e innovative funzioni quali: infrastrutture e servizi nel campo della cultura, del turismo, del sociale o della ricerca, come ad esempio scuole o accademia di arti e dei mestieri della cultura, alberghi diffusi, residenze d’artista, centri di ricerca e campus universitari, residenze sanitarie assistenziali (RSA) dove sviluppare anche programmi a matrice culturale, spazi di smart working e/o co-working per lavoratori e nomadi digitali. Punto di partenza e svolta per l’attivazione di circoli virtuosi e importanti ricadute socio-economiche di grande impatto su tutto il territorio, non solo locale.

Come già affermato questo progetto sarebbe, infatti, perfettamente in linea con gli intenti del PNRR e capace di incidere realmente su dinamiche di riassetto territoriale e di sviluppo socio-economico importanti ed essenziali per tutta l’area riferimento, per l’intera Città Metropolitana di Torino e la Regione Piemonte stessa.

 

Sempre nella stessa ottica il Territorio Pinerolese lancia sin d’ora anche l’idea della candidatura del Forte di Fenestrelle a Patrimonio Mondiale dell’Unesco e chiede al MIC, alla Regione Piemonte, alla Città Metropolitana di Torino, alla Sovrintendenza e al Demanio di partecipare attivamente aprendo un tavolo con il Territorio Pinerolese per la redazione di un piano di valorizzazione pluridecennale che garantisca la possibilità di mettere in campo progettualità di altissimo livello e con obiettivi ambiziosi che valorizzino le professionalità attualmente esistenti, a garanzia degli attuali livelli occupazionali e potendo addivenire, a preziosi incrementi occupazionali. Questi progetti e percorsi avrebbero una maggiore potenzialità potendo contare sull’esperienza di donne e uomini, maturata attraverso la conoscenza diretta del valore del bene, della sua storia e dell’organizzazione. La possibilità di investire le risorse del PNRR in oggetto e, contestualmente, di avviare il suddetto percorso potrebbero certamente determinare un impatto molto importante con effetti che in buona parte potrebbero largamente superare con segno positivo le attese che si possono in questo momento solo immaginare.

 

Il Territorio Pinerolese finalmente unito e coeso, come si evince dal Protocollo sottoscritto a Dicembre 2021, in questo preciso momento storico fa proprie le urgenze e le emergenze di un’area che rischia di restare indietro e che ha perso molto e forse più di tutti nel corso degli ultimi decenni e, nello stesso tempo, si dichiara consapevole delle sue potenzialità e di avere tutte le carte in regola (e forse più) per accedere all’opportunità unica e straordinaria del PNRR. Va da sé che per quanto previsto dalle disposizioni in essere è però una scelta e un’assunzione di responsabilità che deve in primis essere assunta dagli enti sovra-comunali e sovra-territoriali e, in particolare, dalla Regione Piemonte a cui rivolgiamo questo appello e questa precisa richiesta.

 

Ci auspichiamo che la presente venga presa in considerazione e che la Regione Piemonte voglia quanto meno attivare un confronto con quei territori come il nostro in cui certamente i 20 Mln di euro messi a disposizione dalla Linea A del “PNRR Borghi” potrebbero essere investiti in modo più che idoneo e con coerenza rispetto alle finalità con le quali sono stati stanziati dall’Europa in ragione dell’emergenza sanitaria, sociale e economica che tutti stiamo affrontando.

Siamo consapevoli inoltre che si tratta di debiti che graveranno sulle generazioni future, rispetto alle quali abbiamo almeno l’obbligo morale di fare di tutto quanto in nostro potere affinché le risorse che verranno investite possano davvero generare quanta più stabilità, ricchezza e benessere diffuso possibili su un ampio territorio di riferimento.

 

Ovviamente ci dichiariamo immediatamente disponibili per un confronto sul tema posto auspicandoci un vostro celere riscontro e attenzione.

 




Osservatorio export delle province di Novara e Vercelli

La dinamica dell’export complessivo e manifatturiero delle province di Novara
e Vercelli globalmente considerate

Nel terzo trimestre del 2021 prosegue il recupero delle esportazioni complessive,
osservabile sia a livello provinciale che a livello nazionale: l’export delle province di Novara
e Vercelli è infatti cresciuto del +7,3% rispetto al terzo trimestre del 2020; quello italiano è
risultato in progresso del +13,6%.

Si rileva, dunque, un certo rallentamento rispetto alle performance del trimestre precedente, ma occorre considerare che il secondo trimestre del 2020 è stato il più catastrofico dell’anno e che, di conseguenza, la componente del rimbalzo nel secondo trimestre del 2021 è stata più forte. Osservando il dato relativo ai primi nove mesi dell’anno, le esportazioni complessive delle province di Novara e Vercelli
sono cresciute del +13,6% tendenziale; quelle italiane del +20,1%.

Considerando le sole esportazioni manifatturiere delle province di Novara e Vercelli, pari a
5,8 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2021, si registra un incremento del +13,4%
rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; incremento trasversale a tutti i settori, con le sole eccezioni del piccolo comparto del coke e prodotti petroliferi raffinati, che flette del 20,6%; di quello più rilevante degli articoli farmaceutici e botanici, che si riduce del 2,5%; e degli articoli di abbigliamento, che si contraggono del 14,3%. All’interno dell’aggregato prodotti tessiliabbigliamentopelliaccessori (che nel complesso registra un progresso del +2,6%), l’export di prodotti tessili cresce invece del +13,5%. Quanto agli altri settori manifatturieri, le performance migliori si registrano per i mezzi di trasporto (+33,7%); i metalli di base e prodotti in metallo (+23,5%); i macchinari e apparecchi (+20,2%), con al loro interno il comparto della rubinetteria e valvolame che mette a segno un +20,6%.

Le sostanze e prodotti chimici crescono del +19,1%; i prodotti alimentari, bevande e tabacco del +16,8%; gli articoli in gomma e materie plastiche del +13,9%. Molto buona anche la crescita dell’export dei comparti più piccoli del legno, prodotti in legno, carta e stampa (+25,9%) e dei computer, apparecchi elettronici ed ottici (+15,9%); infine, gli apparecchi elettrici crescono di un più ridotto +5,4%.Per quanto riguarda la ripartizione geografica dell’export manifatturiero delle due province, nei primi nove mesi del 2021 si osserva un incremento tendenziale del +16,9% delle vendite dirette all’interno dell’Ue27 e del +8,8% verso i Paesi extraUe.

Le esportazioni di manufatti dirette verso i 27 Paesi Ue, pari a 3,35 miliardi di euro, rappresentano nei primi nove mesi del 2021 il 58,0% dell’export manifatturiero delle province di Novara e Vercelli considerate insieme; quelle dirette verso i mercati extraUe, pari a 2,43 miliardi di euro, equivalgono al 42,0% dell’export manifatturiero delle due province.


Quanto ai singoli mercati di sbocco, nei primi nove mesi del 2021 si evidenziano
performance molto buone verso tutti i principali Paesi di destinazione dell’export
manifatturiero delle province di Novara e Vercelli globalmente considerate, fatta eccezione
(come già rilevato nel precedente Osservatorio) per il Regno Unito, che flette del 1,8% ma
si conferma il quarto mercato di destinazione delle esportazioni manifatturiere delle due
province; e soprattutto per la Svizzera, che flette del 44,5% conservando, tuttavia, l’ottava posizione. Gli incrementi maggiori dell’export si registrano verso la Cina (+32,2%) che guadagna una posizione, divenendo sesta; il Belgio (+29,6%) che rimane fermo al decimo posto; i Paesi Bassi (+24,5%) che perdono una posizione divenendo settimi; e la Spagna (+20,4%) che si conferma quinta.




Misura 11 del Psr, Confagricoltura: la notifica di inizio attività biologica prorogata al 28 febbraio

La Regione Piemonte alla fine dell’anno scorso aveva preannunciato l’apertura di un bando per la presentazione di nuove domande ai sensi dell’operazione 11.1.1 con la precisazione che, ai fini dell’ammissibilità delle domande di sostegno, sarebbero state accettate le notifiche di inizio attività biologica presentate entro il termine del 31 gennaio 2022.

Confagricoltura aveva subito presentato alla Regione una richieste di proroga del termine, evidenziando la necessità di un periodo di tempo più lungo per l’esecuzione delle scelte produttive degli agricoltori, l’aggiornamento dei titoli di conduzione e, conseguentemente, del fascicolo aziendale.

La Regione ha accolto la richiesta, concedendo la proroga dei termini al 28 febbraio prossimo, con la motivazione che la manifestazione del mutamento nelle scelte imprenditoriali, agronomiche e tecniche ai fini della conversione al biologico della Misura 11 deve avvenire entro la ripresa vegetativa per far sì che il periodo di svolgimento degli impegni e l’anno finanziario di riferimento per il pagamento siano il più possibile allineati e che le successive verifiche siano appropriate.  “Anche per gli anni a venire – ha precisato con una nota la Regione – il termine potrà essere il medesimo o addirittura anticipato, nella prospettiva di aperture a cadenza annuale di bandi per l’agricoltura biologica e di scadenze simili tra le diverse amministrazioni regionali”.




Questa mattina a Novi Ligure l’assemblea di zona di Confagricoltura Alessandria

Questa mattina alle 9.30 nel salone del Dopolavoro Ferroviario in Piazza Falcone e Borsellino 16 a Novi Ligure si riunisce l’assemblea zonale di Confagricoltura Alessandria.

La riunione si aprirà con una parte privata dedicata al rinnovo delle cariche sociali per il quadriennio 2022-2025.

A seguire un approfondimento sulla riforma della Pac 2023-2027 a cura del responsabile economico di Confagricoltura Alessandria, Roberto Giorgi.




Irap abolita per professionisti e imprenditori individuali 

La legge di Bilancio 2022 stabilisce che dal periodo di imposta 2022 l’Irap non è più dovuta dai contribuenti persone fisiche esercenti attività commerciali, arti e professioni.

Restano soggetti all’Irap gli altri contribuenti che già pagano l’imposta come :

  • gli studi professionali associati;
  • le società di persone;
  • le società di capitali;
  • gli enti commerciali in generale;
  • gli enti del terzo settore.

Ccoloro i quali aderivano al regime forfetario ne erano già esclusi, la modifica normativa allarga l’esclusione a tutti coloro che esercitano attività di impresa o di lavoro autonomo personalmente e individualmente.

Per le  partite IVA (professionisti, autonomi, ditte individuali) non aderenti al regime forfetario, l’ultimo versamento Irap sarà il saldo (eventuale) dell’imposta 2021, da versare a giugno 2022, dato che l’esonero dall’imposta decorre dall’anno fiscale 2022 e tali soggetti non possono avere un anno fiscale non coincidente con quello solare. Ovviamente non saranno dovuti gli acconti 2022, di solito previsti in giugno e in novembre.




Nati mortalità delle imprese 2021: il saldo di fine anno è positivo

Il 2021 si chiude restituendo segnali di crescita per il sistema imprenditoriale della provincia di Cuneo.

 

Nel periodo gennaio-dicembre 2021 la Camera di commercio di Cuneo riporta la nascita di 3.504 nuove iniziative imprenditoriali, 560 in più (+19,0%) rispetto all’anno precedente, e 3.240 cessazioni (al netto delle cancellazioni d’ufficio), 112 in meno                  (-3,3%) rispetto al 2020.

Queste dinamiche hanno consegnato un saldo positivo a fine anno di 264 unità, corrispondente a un tasso di crescita del +0,40% (-0,61% nel 2020 e -0,91% nel 2019).

Lo stock di imprese a fine dicembre 2021 è pari a 66.086 sedi, mentre sono 81.049 le localizzazioni (comprensive di unità locali; erano 80.994 a fine 2020).

“A fine 2021 il saldo tra iscrizioni e cessazioni è positivo ed il numero complessivo delle imprese è tornato a crescere. Dobbiamo continuare ad essere ottimisti – afferma il presidente Mauro Gola – anche se il Covid, l’inflazione e, soprattutto, il folle aumento della bolletta energetica rappresentano una seria minaccia per lo sviluppo. Il sistema imprenditoriale ritiene che sia assolutamente indispensabile che la politica adotti misure congiunturali e strutturali per arginare il caro energia. Dalla bontà di queste scelte dipendono la tenuta delle imprese, la loro competitività sui mercati internazionali e la crescita del Paese”.

 

Il tasso di crescita della provincia di Cuneo (+0,40%) risulta più contenuto rispetto a quello regionale (+1,10%) e nazionale (+1,42%).

 

L’analisi dei dati dal punto di vista della forma organizzativa delle aziende ribadisce il rafforzamento strutturale del sistema imprenditoriale provinciale. A evidenziare una sostenuta espansione sono infatti, anche nel 2021, le società di capitale che, con un peso del 13,6% sul totale delle aziende cuneesi, registrano un tasso di variazione del +3,57% a cui seguono le altre forme (in cui confluiscono cooperative e consorzi) con un +1,62%. Appare, invece, negativa la performance delle restanti forme giuridiche. Il risultato meno confortante è riportato dalle società di persone (-0,19%) seguite dalla ditte individuali (-0,10%) che costituiscono il 61,9% delle imprese provinciali.

 

Tra i settori di attività la dinamica più incoraggiante viene registrata dagli altri servizi (+2,22%) seguiti dalle costruzioni (+1,94%) che rappresentano il 13,3% delle aziende di Granda  e dal turismo (+0,83%) che presenta un risultato migliore rispetto a quello regionale (+0,13%), complice una stagione estiva che ha visto numeri incoraggianti soprattutto per l’area alpina e per tutto il comparto legato all’outdoor.

Negativi i trend esibiti dagli altri comparti provinciali. A pagare le maggiori conseguenze è l’agricoltura (-1,12%), seguita dall’industria in senso stretto (-0,69%) e dal commercio (-0,32%).

 




Consiglio regionale: “Il Caat necessita dei fondi Pnrr”

“Il Caat (il Centro agroalimentare di Torino) con un volume d’affari di poco superiore al mezzo miliardo di euro l’anno, si collochi tra i primi tre mercati generali italiani. Ma mentre quello di Milano è oggetto di ristrutturazione e a Roma si sta progettando di fare altrettanto, la struttura torinese, vecchia di oltre vent’anni, necessita quanto prima di un rinnovamento e le risorse, potrebbero arrivare dai fondi del Pnrr”.
 

La richiesta è stata formulata in Terza commissione (presidente Claudio Leone) da Stefano Cavaglià, presidente dell’Associazione piemontese dei Grossisti ortofrutticoli Torino (Apgo) dove è proseguita l’audizione delle principali associazioni agricole per approfondire la questione relativa al sistema della produzione e del commercio del comparto ortofrutta, come richiesto da Monica Canalis (Pd).

Apgo ha inoltre sottolineato come durante il periodo del lockdown l’attività del Caat non si sia interrotta, in quanto giudicata essenziale per garantire gli approvvigionamenti alla catena di vendita, tuttavia la pandemia ha generato una crisi che si estende anche a questo comparto, dove i fatturati subiscono una sorta di altalena tra incrementi e contrazioni.

Il settore, in prospettiva futura, chiede la riforma dei mercati rionali, di valutare la possibilità di orari diurni e un giusto equilibrio nei confronti della grande distribuzione organizzata, che sta sempre più entrando nella produzione.

Domenico Tuninetti del Consorzio del peperone di Carmagnola, ha posto la problematica del ricambio generazionale, per dare non solo continuità ma nuova linfa alle imprese del settore. Inoltre, tra le proposte avanzate, si è soffermato sulla necessità di sospendere il “set-aside”, il regime agronomico introdotto dall’Unione europea nel 1988, che consiste nel ritiro dalla produzione di una determinata quota della superficie agraria utilizzata al fine di controllare la sovrapproduzione di cereali e di altri seminativi, per evitare gli effetti depressivi sui prezzi agricoli.

Gabriele Carenini, presidente regionale della Confederazione italiana agricoltori (Cia) si è detto preoccupato di come i rincari energetici avranno effetti negativi anche sul già sofferente settore zootecnico, incidendo negativamente sul prezzo del latte.

Ma soprattutto il comparto frutticolo rischia di patire conseguenze fortemente dannose, come evidenziato sempre da Cia attraverso il tecnico Maurizio Ribotta, che ha spiegato come il grosso della produzione della frutta italiana sia destinato all’esportazione. In Piemonte attualmente circa seimila ettari sono vocati alla coltura delle mele che vengono vendute a circa quaranta centesimi al chilogrammo. I rincari energetici, è stato valutato, incideranno di circa dieci centesimi sul predetto costo di vendita, per cui i ricavi non saranno sufficienti a coprire le spese di produzione.

Sono intervenuti nell’ordine, per delucidazioni e approfondimenti i consiglieri Gianluca Gavazza (Lega), CanalisAlberto Avetta (Pd), Matteo Gagliasso (Lega), Valter Marin (Lega) e Carlo Riva Vercellotti (FdI).

 




CCIAA Cuneo: Previsioni occupazionali, 5.310 assunzioni previste dalle imprese cuneesi

Sono 5.310 i contratti programmati dalle imprese cuneesi per gennaio 2022, valore che sale a 12.010 se consideriamo l’intero trimestre gennaio-marzo; 1.530 assunzioni in più rispetto allo stesso trimestre del 2021 e 3.180 in più rispetto all’intervallo gennaio-marzo 2021.

Sono alcuni dei dati incoraggianti, contenuti nel bollettino e nelle tavole del Sistema informativo Excelsior, che confermano anche per la nostra provincia il miglioramento del contesto economico complessivo e la ripresa della domanda di lavoro delle imprese, in linea con la crescita di PIL, export e produzione industriale.
Il 63,0% delle entrate delle aziende cuneesi riguarderà i lavoratori dipendenti, il 25,0% i lavoratori somministrati, il 4,0% i collaboratori e l’8,0% gli altri lavoratori non alle dipendenze.

Nel 28,0% dei casi le entrate previste saranno stabili, ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nel 72,0% saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita).

Delle 5.310 entrate previste in provincia di Cuneo nel mese di gennaio 2022 il 16,0% è costituito da laureati, il 32,0% da diplomati, mentre le qualifiche professionali e l’assenza di un titolo specifico pesano rispettivamente il 23,0% e il 27,0%.
Le entrate previste si concentreranno per il 61% nei servizi e per il 56% nelle imprese con meno di 50 dipendenti.

Considerando i dati di gennaio 2022 emerge infatti come siano i servizi a formare, ancora una volta, la fetta più consistente della domanda di lavoro con il 61,2% del totale delle entrate (1.010 unità in più rispetto a gennaio 2021 e 2.050 in più rispetto al trimestre gennaio-marzo 2021). L’industria programma invece 2.060 entrate, generando il 38,8% della domanda totale del periodo, segnando un incremento di 520 entrate rispetto all’anno precedente e 1.140 rispetto al trimestre gennaio-marzo 2021. Nel dettaglio per ciò che concerne l’industria 1.160 entrate riguardano il comparto manifatturiero e 410 quello edile.

Tra i settori si rileva un significativo interessamento dei servizi alla persona con 1.590 entrate previste nel trimestre in esame, pari al 13,2% delle 12.010 entrate complessive e del commercio con 1.490 assunzioni previste (12,4% del totale) e dei servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio (1.120 entrate).

Il 24% delle entrate previste per gennaio 2022 in provincia di Cuneo sarà destinato a dirigenti, specialisti e tecnici. Gli operai specializzati e conduttori di impianti genereranno il 35,0% delle entrate mentre le professioni commerciali e dei servizi il 19% e solo l’11,0% sarà rappresentato da impiegati. I profili generici produrranno l’11% delle assunzioni del mese.

A livello di area di funzionamento il peso maggiore è dato dalla produzione beni ed erogazione servizio (40%), segue l’area commerciale e vendita e la logistica (17%), quella tecnica e di progettazione al 14%, seguita dall’area amministrativa e finanziaria con il 7%. L’area direzionale, infine, pesa per il 5% delle assunzioni previste.

Permangono, infine, le difficoltà di reperimento di alcune figure professionali: in 45 casi su 100 le imprese cuneesi prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati.

A tal proposito le professioni più difficili da reperire in provincia a gennaio 2022 sono le seguenti: specialisti in scienze informatiche (80 imprese su 100), operai specializzati nell’edilizia (74 imprese su 100), operai specializzati e conduttori di impianti nelle industrie tessili e dell’abbigliamento (65 imprese su 100), tecnici della sanità, dei servizi sociali e dell’istruzione (64 imprese su 100), operatori dell’assistenza sociale (62 imprese su 100), operai nelle attività metalmeccaniche richiesti in altri settori (61 imprese su 100), cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici (58 imprese su 100), tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione (50 imprese su 100).




Consiglio regionale: Irap sull’e-commerce, non passa Pdl di Luv

Con 26 voti contrari e 16 favorevoli il Consiglio regionale del Piemonte ha respinto la proposta di legge 123, primo firmatario Marco Grimaldi (Luv), che incrementava l’Irap dello 0,92% per le grandi aziende dell’e-commerce con un valore di produzione netta superiore al milione di euro.

“Anche in Piemonte la pandemia ha avuto effetti quantitativi paragonabili alla grande crisi finanziaria del 2007-2008”, ha detto Grimaldi presentando il provvedimento. ”E’ cresciuto il rischio di povertà per le famiglie e sono anche cresciuti gli utili di alcune aziende. Amazon fa 85 miliardi di euro di utili nel mondo, più di 4,8 solo in Italia, eppure per l’Irap dichiara un valore di produzione di poco più di 18 milioni, che consente al colosso di pagare solo 710.352 euro di IRAP e unicamente in Lombardia. Nel dilagare dell’ingiustizia sociale, vorremmo un po’ di giustizia fiscale. Aumentare l’Irap ad Amazon sarebbe una goccia nel mare dei suoi profitti e un gesto dovuto”.

Motivando il no al provvedimento, l’assessore al bilancio Andrea Tronzano ha sostenuto che “l’aumento dell’Irap, così come proposto, colpirebbe anche altre aziende e non avrebbe le caratteristiche di equità. L’Irap è già stata modificata dallo stato ed è in progetto un suo completo superamento. Avendo poi noi approvato una diminuzione dell’aliquota Irap per chi assume, la proposta risulta contraddittoria con la linea politica della maggioranza. L’aumento dell’aliquota nella sostanza colpirebbe solo l’occupazione e non darebbe benefici concreti di fronte a un problema, quello della Webtax, che oggettivamente va trattato nelle sedi europea e nazionale, non a livello locale”.

A favore della proposta di legge, considerata equa, “anche per pareggiare l’aumento dei profitti dell’e-commerce di fronte alla chiusura dei negozi durante il lockdown”, si sono espressi molti esponenti dell’opposizione: Sergio Chiamparino, Domenico Rossi e Maurizio Marello (Pd), Sean Sacco (M5s), Silvio Magliano (Moderati), Mario Giaccone (Monviso).

Esprimendo la sua posizione contraria, Alberto Preioni (Lega) ha sottolineato che “La Regione si è già mossa sul tema, presentando in Parlamento una proposta di legge sulla Webtax. Noi difendiamo davvero il piccolo commercio e le partite Iva, lo abbiamo dimostrato con i bonus durante la pandemia. Ma non possiamo dare segnali contrastanti, dobbiamo essere attrattivi per le aziende”.