Piccola Industria di Confindustria e Confagricoltura Alessandria insieme per il PMI DAY

PMI DAY è la giornata in cui le piccole e medie imprese di Confindustria aprono le porte dei loro stabilimenti a studenti, insegnanti e comunità locali per mostrare come si svolge l’attività produttiva e per raccontare storia, conquiste e progetti futuri dell’azienda.

L’iniziativa Pmi Day – Industriamoci è stata lanciata da Piccola Industria di Confindustria nel 2010 e da allora ha portato circa 380mila giovani a diretto contatto con il mondo e con i valori della piccola e media impresa.

Il PMI DAY è inserito nell’ambito della Settimana della Cultura d’Impresa di Confindustria e rientra tra gli eventi della Settimana Europea delle PMI organizzata dalla Commissione Europea.

Per gli imprenditori il PMI DAY è il momento importante per far emergere l’articolato impegno a favore della diffusione della cultura d’impresa declinato in particolare sulle tematiche che riguardano l’alternanza scuola – lavoro che innova profondamente la didattica rendendo strutturale il rapporto tra formazione e lavoro e che vede il PMI DAY quale attività che può essere inclusa nella progettazione dei percorsi di alternanza.

Dopo la positiva esperienza degli scorsi anni, che ha visto anche in provincia di Alessandria e in altri territori nazionali lo svolgimento delle visite anche in alcune aziende agricole, prosegue la collaborazione tra Piccola Industria di Confindustria e Confagricoltura: anche in questa edizione che si terrà venerdì 19 novembre a livello nazionale, le due Associazioni realizzano il PMI DAY in partnership, a conferma dei consolidati rapporti in filiera tra le rispettive imprese, dando in questo modo ai giovani l’opportunità di una conoscenza più ampia della realtà produttiva.

Quest’anno, il 19 novembre, parteciperanno le aziende: Abazia, Centrale del Latte di Alessandria ed Asti e Consorzio Proplast, e il 17 novembre anche Solvay in virtù degli impatti di filiera delle grandi aziende per lo sviluppo delle Pmi del territorio.

Visiteranno le imprese studenti e insegnanti dell’Istituto “Volta” di Alessandria, che andranno presso Abazia, alla Centrale del Latte e in Solvay; dell’Istituto “Sobrero” di Casale Monferrato che andranno in Solvay, e del Liceo Scientifico “Galilei” di Alessandria che andranno al Consorzio Proplast.

Al “porte aperte” per Confindustria Alessandria saranno presenti gli imprenditori della Piccola Industria con il presidente Carlo Volpi e il direttore Renzo Gatti e per Confagricoltura Alessandria prenderanno parte il presidente provinciale Luca Brondelli di Brondello e il direttore provinciale Cristina Bagnasco.




Acquisti e appalti nella PA: 13 corsi on line a partire dal 18 novembre

Tredici nuovi webinar su acquisti e appalti nella Pubblica Amministrazione. E’ un’iniziativa promossa dalla Città metropolitana di Torino con il supporto del Consip, la società del Ministero dell’Ecomomia e delle Finanze che opera come centrale acquisti della PA, in collaborazione con l’ANCI, rivolta ad amministratori e dipendenti degli Enti locali piemontesi.

Al centro degli incontri le ultime novità normative e le misure introdotte dal PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Per poter partecipare, occorre registrarsi ai singoli appuntamenti. Dopo la registrazione, gli iscritti riceveranno via mail le coordinate per collegarsi in autonomia agli incontri.

Sono tre gli appuntamenti già calendarizzati: 18 e 23 novembre e 1° dicembre 2021.
L’incontro del 18 novembre, che si svolgerà dalle 9 alle 12,30 tratterà di “Appalti pubblici ed il PNRR: il quadro normativo”, con l’introduzione di Mario Lupo, della Direzione Sviluppo Economico RUP PINQUA CmTO, Donata Rancati, dirigente della Centrale unica appalti e contratti della Città metropolitana di Torino, sul quadro normativo, “la convenzione tipo per il supporto agli Enti locali”. Le conclusioni saranno affidate al Vice sindaco della Città metropolitana Roberto Montà.

Il 23 novembre si parlerà di “MEPA, la trattativa diretta”, con Silvia Baietto della Centrale unica appalti e contratti Città Metropolitana di Torino e Vania Rostagno, key account manager della Divisione Promozione e Gestione strumenti di acquisto di Consip.

Le stesse relatrici condurranno l’incontro del primo dicembre dedicato a “RDO al prezzo più basso.




Previsioni occupazionali, 36.780 assunzioni previste dalla imprese piemontesi a novembre

Sono circa 36.780 i contratti programmati dalle imprese piemontesi per novembre 2021, valore che sale 107.580 se consideriamo l’intero trimestre novembre 2021 – gennaio 2022, 51.890 assunzioni in più rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente e 32.070 in più rispetto all’intervallo novembre 2019 – gennaio 2020.

Questi sono alcuni dei dati, contenuti nel Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, che confermano anche per il Piemonte una ripresa post pandemica del tessuto imprenditoriale con una crescita delle esigenze di assunzione, ostacolata da un sempre più elevato mismatch (39%) tra domanda e offerta di lavoro.

Secondo Excelsior il fenomeno è imputabile soprattutto a problematiche demografiche e di inefficiente orientamento professionale (la mancanza di candidati per determinati profili e con specifiche esperienze di lavoro).

Il 73% delle entrate delle aziende piemontesi riguarderà lavoratori dipendenti, il 22% lavoratori somministrati, il 2% collaboratori e il 3% altri lavoratori non alle dipendenze.

La domanda di lavoro è trainata dai contratti a tempo determinato con il 64% delle entrate programmate, seguiti da quelli a tempo indeterminato con il 26% dei casi e dai contratti di apprendistato con il 7%. Gli altri contratti pesano, infine, il 3%.

Delle 36.780 entrate previste in Piemonte nel mese di novembre 2021 il 13% è costituito da laureati, il 34% da diplomati, le qualifiche professionali e l’assenza di un titolo specifico pesano rispettivamente il 24% e il 28%.

Considerando complessivamente i dati del trimestre novembre 2021 – gennaio 2022 emerge come siano i servizi a formare, anche se con un peso in diminuzione rispetto alle scorse rilevazioni, la fetta più consistente della domanda di lavoro con il 59% delle entrate (24.220 unità in più rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente e 10.610 in più rispetto a novembre 2019 – gennaio 2020).

L’industria programma 43.880 entrate, generando circa il 41% della domanda totale del trimestre (quota in crescita) e segnando un incremento di 27.670 entrate rispetto al periodo novembre 2020 – gennaio 2021 e 21.460 rispetto allo stesso periodo di due anni prima. Nel dettaglio 32.950 entrate riguarderanno il comparto manifatturiero e 10.930 quello edile.

Tra i servizi si rileva un forte interessamento del comparto dei trasporti, logistica e magazzinaggio, con il 13.470 entrate previste nel trimestre in esame, pari al 12,5% delle 107.580 entrate complessive, del commercio con 11.520 assunzioni (10,7% del totale) e dei servizi alle persone (10.180 entrate).

 

Il 23% delle entrate previste per novembre 2021 in Piemonte sarà destinato a professioni commerciali e dei servizi, il 18% a dirigenti, specialisti e tecnici (quota inferiore alla media nazionale 19%). Gli operai specializzati e conduttori di impianti genereranno il 39% delle entrate e solo l’11% sarà rappresentato da impiegati. I profili generici produrranno il 9% delle assunzioni del mese.

 

Per una quota pari al 34% le assunzioni interesseranno giovani con meno di 30 anni; percentuale che sale al 46% per l’area commerciale e di vendita.

 

A livello di area di funzionamento il peso maggiore è dato dalla produzione beni ed erogazione servizio (38%), segue l’area commerciale e vendita (19%), quella logistica (17%) e quella tecnica e di progettazione (17%), che riscontra la maggior difficoltà di reperimento delle figure richieste (oltre un’impresa su due). Seguono l’area amministrativa e finanziaria e l’area direzionale, entrambe con una quota del 5% delle assunzioni previste.

A novembre la difficoltà delle imprese a reperire i profili ricercati riguarda il 39% delle entrate previste, con un incremento, rispetto a novembre 2019, di circa 10 punti percentuali. La mancanza di candidati è la motivazione prevalentemente segnalata dalle imprese (22%), seguita dall’inadeguata preparazione dei candidati (14%).

 

Le professioni più difficili da reperire in regione a novembre 2021 sono Specialisti della formazione e insegnanti (64 aziende su 100), Operai nelle attività metalmeccaniche richiesti in altri settori (60 aziende su 100) e Progettisti, ingegneri e professioni assimilate (58 aziende su 100). Per oltre un’azienda su due, infine, appare difficoltoso trovare anche Operai specializzati e conduttori di impianti nelle industrie tessili.




Agenzia entrate: Contributi a fondo perduto per le start-up, si parte oggi

Al via il contributo fino a mille euro per le partite Iva aperte nel 2018 e che hanno iniziato l’attività nel 2019.

Con un provvedimento, firmato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, sono definite le regole per beneficiare dei fondi a sostegno dei contribuenti colpiti dall’emergenza Covid-19 che hanno attivato la partita Iva tra il 1° gennaio e il 31 dicembre  2018 e la cui attività di impresa è iniziata nel 2019.

Un mese per presentare la domanda: la finestra che si apre oggi, 9 novembre, si chiuderà infatti il 9 dicembre 2021. Il contributo spetta in particolare alle imprese che, pur non avendo registrato nel 2020 un calo del fatturato di almeno il 30 per cento sul 2019, sono in possesso degli altri requisiti indicati all’articolo 1 del Dl Sostegni (n. 41/2021), tra cui il limite dei ricavi non superiori a 10milioni di euro.

A chi spetta il contributo – Come previsto dall’articolo 1-ter del decreto Sostegni, introdotto in sede di conversione, il contributo spetta ai titolari di reddito di impresa che hanno attivato la partita Iva dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2018 e la cui attività è iniziata nel corso del 2019, come risultante dal registro imprese presso la Camera di Commercio, industria, artigianato e agricoltura. Per accedere al beneficio non occorre che l’ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi dell’anno 2020 sia inferiore almeno del 30 per cento rispetto al 2019, come per il contributo previsto dall’articolo 1 del decreto Sostegni; tuttavia occorre essere in possesso degli altri requisiti previsti dallo stesso articolo. Non possono beneficiare del contributo i soggetti la cui partita Iva risulti non attiva alla data di entrata in vigore del citato decreto, mentre restano esclusi dall’agevolazione gli enti pubblici, gli intermediari finanziari e le società di partecipazione.

Come e quando trasmettere l’istanza – La domanda è predisposta in modalità elettronica esclusivamente mediante il servizio web disponibile nell’area riservata del portale “Fatture e Corrispettivi” del sito internet dell’Agenzia delle Entrate. Per l’invio, che può essere effettuato anche tramite intermediario, c’è tempo fino al 9 dicembre 2021. Il contributo è previsto nella misura massima di mille euro, il valore dipenderà dal rapporto tra il limite complessivo di spesa stabilito per norma e l’ammontare complessivo dei contributi relativi alle istanze accolte. Inoltre, il richiedente può scegliere, irrevocabilmente, se ottenere il valore totale del contributo come accredito sul conto corrente bancario o postale a lui intestato o, in alternativa, come credito d’imposta da utilizzare in compensazione tramite modello F24.

 




Confagricoltura Piemonte: “Bene l’accordo sul prezzo del latte”

Questa mattina, a Roma, Confagricoltura insieme alle organizzazioni agricole e alle rappresentanze della trasformazione e della distribuzione alimentare ha sottoscritto l’accordo di filiera sul prezzo del latte, valido fino al 31 marzo 2022.

Con l’intesa – chiarisce in una nota Confagricoltura Piemonte – gli allevatori potranno raggiungere il prezzo di 41 centesimi al litro, iva esclusa. Il “premio emergenza stalle”, introdotto dall’intesa, è di 3 centesimo al litro. Un altro eventuale centesimo sarà integrato dall’industria di trasformazione o dalle cooperative nel caso in cui non si raggiunga la soglia massima di 41 centesimi al litro.

“Ringraziamo il ministro Patuanelli per essersi impegnato a raggiungere un accordo tra le parti – afferma il presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – e tutta la filiera che ha colto la necessità di un’intesa capace di dare respiro agli allevamenti. E’ il primo passo significativo nella direzione da noi auspicata”.

Il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia sottolinea l’importanza dell’intesa che “con un impegno straordinario di tutte le parti interessate ha visto la filiera unita nell’obiettivo di ridare dignità a un comparto trainante del nostro agroalimentare, vanto della miglior qualità e dell’immagine del made in Italy nel mondo”.

Confagricoltura ricorda che le stalle da latte in Piemonte sono 1.622 con 120.838 vacche: Cuneo è la provincia con più allevamenti (725 stalle e 57.804 vacche), seguita da Torino (575 stalle e 43.805 vacche).

La produzione di latte piemontese l’anno scorso ha raggiunto il quantitativo complessivo di 1.149.823 tonnellate, con un aumento del 4,76% sull’anno precedente. Nei primi sei mesi di quest’anno l’aumento produttivo, rispetto allo stesso periodo del 2.020, è del 2,31%.

“In base all’accordo – spiega Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Piemonte – il quantitativo di latte piemontese interessato dal premio emergenza stalle per i prossimi cinque mesi è di circa 590.000 tonnellate (590 milioni di litri): grazie al contributo gli allevatori piemontesi potranno recuperare un valore di circa 17,7 milioni di euro”.

Il comparto lattiero caseari piemontese – come precisa Confagricoltura in una nota per la stampa – sta attraversando un momento delicato. L’aumento dei costi di produzione dovuto al rincaro delle materie prime per alimentazione degli animali, delle fonti energetiche e dei fertilizzanti, ha messo in difficoltà gli allevamenti. “Inoltre – evidenzia Guido Oitana, presidente della sezione economica latte di Confagricoltura Piemonte – l’andamento particolarmente siccitoso dell’estate ha ridotto sensibilmente la produzione degli erbai, dei prati e dell’erba medica, che in alcune aree ha fatto registrare un calo del raccolto di oltre il 30% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Grazie a questa intesa – aggiunge Oitana – recuperiamo un assetto più equilibrato della filiera, dando modo agli allevatori piemontesi di continuare a lavorare valorizzando il territorio e mantenendo l’occupazione, fonte di ricchezza per le imprese e i lavoratori”.

Al tavolo nazionale che ha sottoscritto l’accordo Confagricoltura ha avanzato la proposta di rendere strutturale il confronto. “Siamo particolarmente lieti che la nostra iniziativa sia stata accolta – ha concluso il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – con un apposito decreto ministeriale che renderà permanente il dialogo e il confronto, nel comune interesse di superare le criticità e individuare ogni possibile iniziativa utile a sostenere il comparto”.

 

 




Costo carburanti: benzina a 1,95, gas oltre i 2 euro escalation senza precedenti

La scure degli aumenti energetici colpisce duro, specialmente per quanto riguarda il gas (considerato il più green), che raddoppia, rispetto a gasolio e benzina che sono comunque in costante aumento.

Per ritrovare prezzi dei carburanti così alti, bisogna tornare indietro al 2014. Negli ultimi giorni si sono registrati ancora dei rialzi dei prezzi, con la benzina che è arrivata a costare anche 1,95 euro al litro (per il “servito”, fino a 1,74 al self service), mentre il gasolio costa anche 1,84 euro al litro (sempre in modalità “servito”, mentre al fai-da-te costa in media 1,70 euro al litro). Per il metano secondo uno studio del Mise, condotto assieme alla rivista ‘Altro Consumo’, il rincaro negli ultimi tre mesi si attesta sopra il 25%. Oggi il prezzo del metano supera i 2 euro al chilo.

 

L’impennata sarebbe dovuta soprattutto all’aumento dei prezzi di contratto per il mese di ottobre. Tra le altre motivazioni ci sarebbero la scarsa programmazione nell’approvvigionamento dei carburanti con un basso livello di stoccaggio dei siti, l’aumentata richiesta di energia a seguito della ripresa economica asiatica, i tagli consistenti di fornitura all’Europa da parte della Russia causati da lavori di manutenzione e l’escalation inarrestabile dei prezzi delle materie prime.

 

“La situazione è molto critica – sottolinea Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – e sta rischiando di mettere in ginocchio il comparto dei trasporti e il suo indotto. Le imprese più penalizzate sono quelle che hanno sostituito i propri mezzi con gli Euro 6, che vanno tutti ad Adblue, l’additivo che taglia le emissioni di azoto dei motori diesel euro 5 e 6. A rimetterci sono quindi i camion di ultima generazione, pensati per abbattere l’ossido di azoto. Peccato, però, che uno dei più grandi produttori di Adblue abbia fermato la produzione e le imprese che hanno cambiato i propri mezzi per tutelare l’ambiente si ritrovino oggi a non poter nemmeno accendere il proprio mezzo. Prima ci invitano a sostenere i combustibili alternativi con il blocco auto a singhiozzo e poi ci impongono costi insostenibili, con il paradosso che tutte le imprese che non hanno investito nel cambio mezzi e non hanno fatto la riconversione sono libere di circolare”.

 

Confartigianato Imprese si è attivato con i ministeri competenti chiedendo interventi immediati per sollecitare la calmierazione dei prezzi. Inoltre, si sta correndo il rischio di vanificare gli ingenti sforzi fatti dal Governo nel sostenere lo sviluppo del biometano per autotrazione attraverso i fondi del PNRR.

 

“Siamo davanti ad una escalation di prezzi senza precedenti -conclude Giovanni Rosso, Presidente autotrasportatori di Confartigianato Imprese Piemonte – che porta giorno dopo giorno ad aumentare il conto pagato dai trasportatori e automobilisti per il pieno di carburante. Su base annua solo per i rifornimenti alla pompa gli aumenti sono di 413 euro in più a famiglia, nel caso di auto a benzina, e di 399 euro in più per un diesel. Di questo passo l’intero comparto trasporti su strada sarà travolto da una crisi senza precedenti, vanificando i timidi segnali di ripresa”.

 

 

 

 

 

 




Regione, in estate 300 nuovi dipendenti

Con l’inizio della prossima estate entreranno in Regione circa 300 nuovi dipendenti. Lo ha annunciato l’assessore regionale al personale Marco Gabusi, illustrando il Documento di economia e finanza regionale in prima Commissione presieduta da Carlo Riva Vercellotti.
Gabusi ha sottolineato l’esigenza di ricoprire i vuoti di organico dovuti al blocco dei concorsi e all’alta età media dei dipendenti regionali, con conseguenti pensionamenti, ricordando che dal 2018 si è passati dagli oltre 3100 dipendenti di allora agli attuali 2600.

“Questo ha creato grossi problemi nel funzionamento della macchina, sia sul livello dirigenziale che su quello impiegatizio, in tutti i settori”, ha detto l’assessore.

“I bandi attivi in questo momento, cui partecipano oltre 15 mila candidati, porteranno entro l’inizio dell’estate a un nuovo ingresso di personale, circa 300 unità, che saranno di grande sollievo per il funzionamento dell’amministrazione regionale”.

Poi l’assessore ha tenuto una breve informativa sullo ‘smart working’ tra i dipendenti della Giunta regionale: “Siamo passati dal 70% coinvolti nel lavoro agile nel pieno della pandemia all’attuale 15%, come previsto dal decreto”.

Dalla minoranza (M5s, M4o, Luv) sono venuti inviti a credere nello ‘smart working’ e a rilanciarlo come elemento profondo di innovazione, da sostenere sul piano organizzativo.




Obbligo etichettatura ambientale per imballaggi.
 In vigore dal 1° gennaio 2022

Dal 1° gennaio 2022 scatta l’obbligo dell’etichettatura ambientale che prevede l’identificazione in apposita etichetta dei materiali di imballaggio e l’indicazione della corretta gestione a fine vita degli imballaggi destinati al consumatore finale.

In pratica, cosa dice la normativa? Tutti gli imballaggi devono essere opportunamente etichettati secondo le modalità stabilite dalle norme UNI applicabili. Lo scopo è quello di dare una corretta informazione ai consumatori sulla destinazione finale degli imballaggi, cioè per facilitarne la raccolta e il riutilizzo o riciclaggio. I produttori di imballaggi hanno inoltre l’obbligo di indicare la natura dei materiali di imballaggio. Anche gli utilizzatori – le imprese che utilizzano imballaggi per confezionare (o trasportare) i propri prodotti – sono coinvolti dalla normativa.

Il Ministero della Transizione Ecologica è già intervenuto con una circolare di chiarimenti in merito, ma permangono ancora parecchie difficoltà nell’applicazione degli adempimenti. Si tratta, quindi, di un tema sul quale occorre prestare la massima attenzione.

Per queste regioni Confartigianato Cuneo ha organizzato due incontri:
per le aziende alimentari – giovedì 25 novembre – ore 18.00
per aziende non alimentari – lunedì 29 novembre – ore 18.00

Gli incontri si svolgeranno in modalità web online e “in presenza” presso la Sala Consiglio della Segreteria territoriale (ingresso Via XXVIII Aprile, 24 – Cuneo) con possibilità di partecipazione fino ad esaurimento posti (come previsto dalla normativa vigente, l’accesso in presenza sarà consentito se in possesso di Green-pass / Certificazione Verde in corso di validità oppure con risultato di tampone antigenico negativo nelle 48 ore precedenti).
Nel corso degli incontri saranno innanzitutto analizzati i riferimenti normativi e soggetti obbligati. In seguito, grazie alla collaborazione con uno studio legale specializzato in materia, si affronteranno le “definizioni di imballaggio” e le informazioni che deve contenere l’etichetta ambientale, parlando di responsabilità condivisa, sanzioni e imballaggi di prodotti di importazione.

Poi, un focus su imballaggi multicomponenti (componenti separabili manualmente), imballaggi composti – poliaccopiati e imballaggi compostabili. Infine, un approfondimento su imballaggi di piccole dimensioni, imballaggi neutri (trasporto, preincarti e imballi a peso variabile e, per il settore alimentare, il cosiddetto “banco del fresco”) e sulla stampa dell’etichetta su packaging o su supporto digitale. Concluderanno gli interventi le analisi di casi pratici, con esempi di etichettatura, e la risposta ai quesiti pervenuti (anche trasmettibili in fase di registrazione).




Vittoria dei panificatori artigiani contro la vendita del “pane sfuso self service”

Successo dei panificatori artigiani contro la pratica sbagliata della vendita del “pane sfuso self service”.

Dopo una lunga battaglia dei piccoli produttori di pane, il Consiglio di Stato, con una recente sentenza, ha vietato la vendita dei prodotti dell’arte bianca in modalità self service nella Grande Distribuzione Organizzata.

 

In Piemonte sono circa 1.300 le attività di panificazione che quotidianamente sfornano quintali di prodotto. Molte di queste distribuiscono il loro prodotto anche attraverso le Piattaforme Organizzate.

 

“Ad appena due anni dalla nostra prima vittoria nella quale entrò in vigore il divieto da parte della Grande Distribuzione di denominare il pane precotto con la dicitura “Pane Fresco” – commenta Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino – con questa nuova sentenza del Consiglio di Stato, si sancisce il coronamento positivo di un’altra battaglia combattuta nei confronti di una prassi consueta nella grande distribuzione ritenuta, a ragione,  a maggior tutela della salute dei consumatori”.

 

Con questo nuovo atto, che vale su tutto il territorio nazionale, il massimo Organismo di consulenza giuridico amministrativa sposa pienamente le tesi portata avanti con tenacia da Confartigianato.

 

Il “braccio di ferro” tra i fornitori e i giganti del commercio, inizia nel dicembre del 2020 quando i carabinieri dei Nas di Lecce sequestrarono 23 chilogrammi di pane e imposto la sospensione della vendita in modalità “self service” ad un supermercato. Struttura commerciale che comunque aveva immediatamente presentato ricorso contro i provvedimenti adottati. Riscorso che il consiglio di Stato nelle scorse settimane ha giudicato inammissibile con diverse motivazioni tra le quali quella

che evidenzia come la modalità di vendita self service di pane sfuso risulti del tutto inidonea a garantire le più elementari esigenze di sicurezza alimentare. Inoltre, la sentenza afferma che il pane sfuso ottenuto da completamento di cottura del pane precotto deve essere confezionato prima della messa in vendita e non può essere confezionato dal cliente.

 

“Questo è l’ennesimo passo in avanti di una situazione che vede i “piccoli” combattere contro pratiche non corrette che stanno diventando sempre più frequenti e pesanti – continua De Santis – e che minano la crescita e la sopravvivenza dei panificatori indipendenti. Una condizione, questa del pane sfuso che metteva i piccoli panificatori in una situazione di grave inferiorità”.

 

E’ stata fatta giustizia e riequilibrate le regole di mercato – conclude De Santis – in favore delle circa 1.500 attività di panificazione che ogni giorno in Piemonte sfornano decine di tonnellate di pane e altri tipi di prodotti della panificazione, rispettando un rigido sistema di controllo alimentare, l’HCCP, introdotto dal legislatore per garantire la sicurezza e l’igiene dei servizi e dei beni destinati alla vendita”.

 

Confartigianato ricorda come il pane sia un prodotto non “sbucciabile” né “lavabile” ma che si consuma tale e quale e pertanto deve essere trattato con tutte le precauzioni igienico sanitarie del caso. Soprattutto in questo periodo di virus e pandemia è necessario, ancora di più azzerare i rischi per la salute del consumatore. Salute del cliente che rappresenta il principio che sta alla base del lavoro quotidiano che viene fatto all’interno dei punti vendita che da sempre devono sottostare a regole e prescrizioni ben precise, che se non rispettate comportano multe salate.

 




Cassa integrazione, Uil Piemonte: protetti 173.369 lavoratori al mese

In Piemonte, da aprile 2020 a settembre 2021, come evidenziano i dati del Servizio Lavoro, Coesione e Territorio della UIL Nazionale, sono state autorizzate 530.508.781 ore di cassa integrazione (280.473.952 ordinaria, 147.532.117 fondi di solidarietà, 102.502.712 in deroga). A livello nazionale, nello stesso periodo, sono state autorizzate 6.383.583.489 ore. I lavoratori piemontesi tutelati sono stati, in media mensile, 173.369.

Il Piemonte è al quinto posto in Italia per ore richieste, preceduto da Lombardia, Lazio, Veneto, Emilia-Romagna.

 

DICHIARA IL SEGRETARIO GENERALE UIL PIEMONTE GIANNI CORTESE:

“Nella valutazione di un periodo molto critico dal punto di vista sanitario, economico e sociale, possiamo sostenere, a ragion veduta, che la cassa integrazione con causale Covid-19 e il blocco dei licenziamenti hanno garantito la conservazione del posto di lavoro ad un’ampia platea di lavoratrici e lavoratori piemontesi.

Nel lasso di tempo preso in considerazione sono state complessivamente autorizzate a livello regionale oltre 530 milioni di ore di cassa integrazione Covid-19, che hanno salvaguardato, in media mensile, circa 173.000 lavoratrici e lavoratori. Nell’ultimo anno hanno perso il lavoro oltre 50.000 persone, impiegate per lo più con forme contrattuali precarie e a tempo determinato, alle quali non è stato rinnovato il contratto.

Ѐ inconcepibile parlare seriamente di ripresa senza il perseguimento dell’obiettivo di una occupazione stabile e senza mettere in campo efficaci azioni legate alle politiche attive. La rinascita del Piemonte sarà possibile solo con investimenti adeguati, con la valorizzazione del lavoro, la creazione di posti di qualità, politiche formative efficaci, una gamma di ammortizzatori e misure di sostegno al reddito adeguatamente riformati e applicabili a tutti i settori. Diversamente, si continuerà a parlare di crescita del PIL, peraltro ancora distante dai livelli precovid, realizzato senza ricadute positive sull’occupazione, in particolare giovanile”.