Via libera a 1 milione di euro per non buttare il cibo

Un milione di euro per non buttare via il cibo avanzato. Questo lo stanziamento annunciato per ottimizzare gli interventi di recupero beni invenduti, soprattutto per quanto riguarda la conservazione dei cibi freschi e il rispetto della catena del freddo per i surgelati. Lo prevede la proposta di regolamento relativa alla “Disciplina per l’anno 2021 in materia di interventi di recupero e valorizzazione dei beni invenduti”, presentata per la Giunta regionale dall’assessore al Welfare Chiara Caucino, su cui la Commissione Sanità, presieduta da Alessandro Stecco, ha espresso questa mattina parere favorevole all’unanimità.

“Una misura – ha sottolineato Caucino – che la Giunta ritiene importante, in un momento in cui le conseguenze della pandemia si sono riversate sulle famiglie e sui più deboli e hanno visto crescere le richieste d’aiuto a chi gestisce le mense per i poveri”.

“C’è relativa disponibilità di derrate alimentari – ha continuato l’assessore – ma ci sono difficoltà nel raccogliere, stoccare e distribuire i prodotti freschi e surgelati per mancanza di attrezzature idonee. Con queste risorse, di natura strettamente regionale, intendiamo contribuire a risolvere tali problemi”.

Si tratta di un avviso non competitivo, rivolto alle sole organizzazioni accreditate dall’agenzia nazionale Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), denominate Organizzazioni partner capofila (Opc) e che in Piemonte raccolgono complessivamente 705 Organizzazioni partner territoriali (Opt), grazie alle quali le risorse alimentari raccolte vengono distribuite capillarmente su tutto il territorio piemontese.

Le Opc piemontesi sono dieci: Banco alimentare Piemonte, Banco alimentare di Alessandria, che rappresentano 573 Opt e l’81,3% dell’intera rete. A esse si aggiungono i Comitati Cri della provincia di Como (che lavora per la San Vincenzo di Torino), di Asti, di Casale Monferrato, della provincia di Torino, della provincia di Verbania, Caritas diocesana di Casale Monferrato, di Fossano e Banco delle Opere di Carità, che rappresentano complessivamente 132 Opt e il 18,7% della rete.

Il milione di euro prevede 900mila euro in conto capitale e 100mila in parte corrente. Della parte in conto capitale, destinata all’acquisto di attrezzature per stoccaggio e distribuzione del cibo, 400mila euro saranno suddivisi in quota eguale per il numero delle Opc e i restanti 500mila in proporzione al numero di Opt raggruppate. La parte in quota corrente, destinata a costi per il personale, software e attività di supporto, sarà divisa in parti uguali tra Opc.

I progetti sono finanziabili per un massimo del 90% del loro costo, con un cofinanziamento minimo del 10% da parte dei soggetti proponenti.

Sono intervenuti per domande Silvio Magliano (Moderati) e Monica Canalis (Pd).

Nel corso della seduta il presidente Stecco ha annunciato di aver proposto all’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea, con i vicepresidenti di maggioranza e di minoranza della Commissione Andrea Cane e Domenico Rossi, di illuminare Palazzo Lascaris di color foglia di tè la sera di mercoledì 17 novembre, primo anniversario del varo della Strategia globale dell’Organizzazione mondiale della Sanità per l’eliminazione del tumore della cervice uterina.




La fiera A&T torna in presenza a Torino, aperto il bando

Il Premio Innovazione 4.0 è il tradizionale appuntamento promosso dal Comitato Scientifico Industriale della Fiera con lo scopo di stimolare le imprese, le start-up, le università e i centri di ricerca a presentare al mercato italiano e internazionale il meglio dei progetti innovativi da loro studiati, per migliorare processi e cicli produttivi, utilizzando le tecnologie 4.0.

La partecipazione al bando è aperta sino al 30 novembre 2021. La cerimonia di premiazione è fissata per l’ultimo giorno di Fiera, il 25 febbraio 2022.




Consiglio regionale: Trattamento rifiuti, nuovi criteri per le aree

Individuazione delle zone idonee ad ospitare gli impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti: via libera da parte della Quinta commissione (presidente Angelo Dago) alla Proposta di deliberazione per i nuovi criteri che le Province e la Città metropolitana dovranno adottare. Si punta a consolidare e ampliare l’esistente, prima di costruirne di nuovi.

La stesura del provvedimento della Giunta era stata richiesta dall’Ordine del giorno di Carlo Riva Vercellotti (FdI), approvato all’unanimità lo scorso 21 febbraio, dove nell’ottica di tutelare la risorsa idrica, si richiedeva di individuare appunto i criteri delle zone idonee.

Il parere positivo al provvedimento è stato espresso a maggioranza (astenuti Pd, M5S e Luv). Come ha spiegato l’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati, compete alla Regione nell’ambito dello specifico Piano, la definizione dei criteri nel rispetto delle disposizioni generali di competenza dello Stato, mentre le Province individuano le zone idonee sulla base delle previsioni dei Piani territoriali di coordinamento provinciali.

Per garantire un impatto ambientale sostenibile e tutelare le fasce di rispetto di legge per i diversi impianti di trattamento, sono stati definiti i criteri escludenti, penalizzanti e preferenziali. Il documento sottolinea che un impianto di trattamento rifiuti deve poter trovare una corretta ubicazione in relazione agli effettivi impatti sulle presenze umane e sull’ambiente, nell’intento di tutelare territorio, paesaggio, urbanistica, le componenti idrauliche e idrogeologiche, nonché gli aspetti storico culturali del sito.

In generale – come spiegato dallo stesso Marnati – si dovrà promuovere la valorizzazione dell’impiantistica di trattamento già esistente sul territorio regionale, privilegiando eventuali potenziamenti o ristrutturazioni. Nelle scelte dovranno essere considerati anche gli aspetti relativi al risparmio di consumo di suolo e all’utilizzo di aree degradate o comunque compromesse per la presenza di insediamenti produttivi dismessi.

Uno specifico approfondimento viene riservato alla tutela della risorsa idrica. Infine vengono previste misure affinché la proposta di inserimento di un nuovo impianto sia accompagnata da idonee misure di mitigazione e compensazione ambientale. In particolare per la realizzazione di nuovi impianti che effettuano operazioni di smaltimento di rifiuti pericolosi.

Nel dibattito sono intervenuti, per chiedere delucidazioni ed esprimere considerazioni: Sean Sacco e Sarah Disabato (M5S), Riva Vercellotti, Marco Grimaldi (Luv), Gianluca Gavazza (Lega) e Domenico Ravetti (Pd) In particolare Sacco ha chiesto la fattibilità di un approfondimento per le tutele sanitarie sull’impatto sulla salute.




Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino: no a depotenziamento dei bonus edilizia

“Ci preoccupa il depotenziamento del superbonus 110%, del bonus facciate e del bonus mobili che emerge dal disegno di legge di bilancio 2022 approvato dal Governo e soprattutto la mancata proroga dello sconto in fattura e della cessione dei crediti diversi dal 110%.”

Lo sostiene il Presidente di Confartigianato Torino Dino De Santis.

 

“Proprio ora che il mercato riparte -continua De Santis – i bonus edilizia sono le misure più utili per consolidare la ripresa delle attività produttive e dell’occupazione, soprattutto delle piccole imprese, e la riqualificazione del patrimonio edilizio in un’ottica di transizione green. Non si devono vanificare le aspettative e gli sforzi di imprese e consumatori che apprezzano e utilizzano questi strumenti. In questa fase così delicata della nostra economia, è infatti essenziale dare certezze agli imprenditori e ai cittadini nella programmazione degli interventi previsti.”

 

“Sarà interessante conoscere le motivazioni alla base di questa scelta – sostiene De Santis – se frutto di diktat europei, di allarmi lanciati dalla Ragioneria dello Stato o, piuttosto, di meri ripensamenti delle forze politiche. Pertanto, crediamo nella possibilità di discutere della questione, in un’ottica di costruttivo confronto con le istituzioni.

 

“Tanto per intenderci anche in termini di numeri -avverte De Santis -, qui ci giochiamo una parte consistente del recupero dei punti di Pil bruciati dal coronavirus. Si parte dalle costruzioni per un semplice motivo: il moltiplicatore è altissimo, da cinque a sette volte l’investimento effettuato. Tradotto, significa che il mattone, specie se coniugato in termini di qualità e supportato dalle più moderne tecnologie, trascina ben 82 comparti esterni, dai serramentisti agli esperti di domotica, dagli impiantisti ai tecnici energetici. Un impatto sul tessuto economico che non ha eguali: in Piemonte, giusto per dare una dimensione, nel sistema casa operano oltre 49mila imprese artigiane con 150mila addetti.

 

“All’interno del disegno di legge di bilancio 2022 -conclude  De Santis – vi sono anche altri contenuti di particolare interesse per la ricaduta sulle imprese. Sembra accantonata l’idea dell’abolizione dell’irap per un problema di coperture, piuttosto si parla di un ritocco di aliquota. Si spera che non venga compensato con un aumento di altre imposte a carico delle micro imprese come, ad esempio, l’irpef.

A proposito di quest’ultima, con la manovra 2022 si gettano le fondamenta per una riduzione del cuneo fiscale che si auspica non riguardi, in concreto, solo il lavoro dipendente.

Anche sul fronte degli incentivi agli investimenti, si accoglie di buon grado il pensiero di lungo raggio manifestato dal Governo con la proroga al 2025 degli aiuti fiscali in chiave 4.0. Tuttavia, si prende atto che trattasi di misure gradualmente destinate a ridursi, fino a sparire nell’anno di fine proroga. In questo ambito ci si attende che, almeno in fase di discussione parlamentare, si possano rinnovare anche gli incentivi fiscali per gli investimenti in beni strumentali “tradizionali”, non necessariamente da collocarsi nel piano Industria 4.0”.

 

 

 

 

 

 

 




Pnrr, Avetta (PD): “La Regione penalizza ancora una volta la città metropolitana”

“Nell’ambito del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza la Regione distribuirà 36 milioni, per gran parte fondi del Governo nazionale, a favore dei Comuni piemontesi per realizzare opere sui loro territori. Certamente una buona notizia, soprattutto perché gli interventi in questione riguardano la messa in sicurezza del territorio, la viabilità, l’edilizia, ecc., tutte questioni molto rilevanti.

Peccato che, anche questa volta, si registri una evidente disparità di trattamento, con poche risorse per l’area metropolitana di Torino e la maggior parte destinata al resto del Piemonte. Né si comprende dove stia l’oggettività dei criteri in base ai quali è stata effettuata questa ripartizione. Come già in altre occasioni, anche con i soldi del Pnrr, la Giunta regionale non teme di confermare la propria propensione a favorire il Piemonte 2.

La sproporzione tra i Comuni della ex provincia di Torino e quelli del resto del Piemonte è netta. La prima linea di finanziamento destina 19 milioni di fondi statali, e di questi solo 4,5, milioni sono destinati ai comuni del Torinese. In canavese, ad esempio, solo Ivrea beneficerà di un finanziamento.

La seconda tranche per 9 milioni verrà erogata seguendo la graduatoria della legge 18/84: avevo già evidenziato come anche questi criteri fossero fortemente penalizzanti per i comuni della ex provincia di Torino, che, infatti, beneficeranno di soli 2,4 milioni. 

La terza linea è finanziata con 8 milioni per il dissesto idrogeologico e, anche in questo caso, ai comuni della nostra ex provincia arriverà 1 milione soltanto. La Città Metropolitana di Torino vale, per numero di abitanti e di comuni, la metà del Piemonte: 8 milioni su 36 complessivi sono solo il 22%. Siamo molto lontani dalla “metà”.

Il Pnrr rappresenta un’irripetibile occasione per i nostri territori, per tutti i nostri territori, e se non vogliamo sprecare questa opportunità serve una gestione razionale e più trasparente delle risorse, senza indulgere in localismi. Le regole adottate dalla Regione per distribuire queste risorse producono esiti inaccettabili per i comuni e per i cittadini della nostra ex provincia. Chiaro che per la Giunta Cirio l’area di Torino ha cessato di essere ‘bellissima’. Occorre una immediata correzione di rotta applicando equità e soprattutto buon senso”. 

 




Marsiaj: “Il festival dell’economia a Torino costituisce un importante riconoscimento per la città”

“La scelta di Torino come sede per il Festival dell’Economia costituisce un importante riconoscimento per la nostra città. Torino possiede un vivissimo patrimonio di cultura economica, costantemente alimentato dai contributi delle nostre Istituzioni universitarie, degli istituti di ricerca e di tutti gli enti di livello internazionale presenti sul territorio.

Anche l’Unione Industriali farà la sua parte, mettendo a disposizione le sue competenze e l’esperienza fondata su oltre un secolo di storia. Mi pare significativo e molto bello che il tema di quest’anno – a me particolarmente caro – riguardi le forme di disuguaglianza sociale, che la pandemia ha esacerbato, e che trovano a Torino una sensibilità particolare. Per ricominciare a crescere come Paese dobbiamo ripartire dal lavoro, ponendo al centro l’individuo e una seria riflessione sul futuro che vogliamo costruire”.




BONUS CASA – Da Confartigianato Imprese Edilizia Piemonte la richiesta della loro proroga

I bonus casa, in scadenza al 31 dicembre prossimo, sono riapparsi nell’agenda del Governo nella bozza di Manovra di Bilancio 2022. Messi in ombra dal superbonus 110%, i vari bonus casa al 50%, ecobonus per singole unità immobiliari al 65%, bonus mobili e bonus verde, da una prima lettura del Documento, parrebbero essere confermati per altri 3 anni. Non così il bonus facciate, che verrebbe cancellato.

 

Gli effetti degli interventi sulle detrazioni edilizie, anche nel Piemonte ricadono su una ampia platea di imprese della filiera, che comprende edilizia, installazione di impianti e altri lavori specializzati nelle costruzioni, produzione di manufatti per l’edilizia e i servizi immobiliari e degli studi professionali di ingegneria e architettura; il comparto edile del Piemonte, infatti, offre lavoro a oltre 49mila imprese artigiane che impiegano 150mila addetti.

 

“Gli incentivi vanno tutti riconfermati commenta Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Piemonte – poiché da oltre 20 anni hanno consentito la tenuta delle attività del settore delle costruzioni e dell’indotto, soprattutto negli anni più bui della crisi”.

 

“Per questo – afferma Enzo Tanino, Presidente di Confartigianato Piemonte Edilizia abbiamo il timore che la ripresa in corso possa venire rallentata dal ridimensionamento di questi interventi fiscali espansivi che, in modo tangibile, stanno sostenendo la crescita degli investimenti in abitazioni. In particolare la cancellazione del bonus facciate e la possibilità di applicare il 110% solo ai condomini potrebbe frenare il comparto edilizia e penalizzare soprattutto le piccole imprese artigiane”.

 

Vanno, al contrario, nella direzione giusta – prosegue Tanino le risoluzioni parlamentari sulla ‘Nota di Aggiornamento al DEF 2021’ approvate la scorsa settimana, nelle quali si indica la necessità di una proroga dei vari bonus edilizi”.

 

“Tutto questo però – conclude Felici – richiede una strategia temporale più ampia, che vada oltre ai continui rinnovi annuali dei bonus e che sia coerente con la tempistica reale degli interventi edilizi: dalla progettazione alla chiusura del cantiere passano spesso parecchi mesi”.

 

Confartigianato Imprese Piemonte sottolinea la necessità di confermare nella prossima legge di bilancio il pacchetto di bonus edilizi. Gli incentivi interessano una filiera con oltre 2 milioni di addetti, più di 8 su 10 nelle MPI.

 

 

 

 




Confagricoltura Piemonte: Pubblicate le ultime graduatorie della misura 10 del Psr

La Regione, con la determinazione dirigenziale n. 914 di ieri 25 ottobre ha approvato le ultime graduatorie della misura 10 del Psr, relative alle operazioni:

– 10.1.5 (tecniche per la riduzione delle emissioni di ammoniaca e gas serra in atmosfera)
– 10.1.6 (difesa del bestiame dalla predazione da canidi sui pascoli collinari e montani)
– 10.1.8 (allevamento di razze autoctone minacciate di abbandono)
– 10.1.9 (gestione eco-sostenibile dei pascoli).
Gli agricoltori interessati possono contattare i tecnici del Caa Confagricoltura per ulteriori chiarimenti.




Il Gruppo Storico Pietro Micca ospite a Palazzo Cisterna per la visita animata

È stato il Gruppo Storico Pietro Micca ad animare e a rendere ancora più interessante la visita odierna a Palazzo Dal Pozzo della Cisterna, sede aulica della Città metropolitana di Torino. La mattinata è iniziata nel cortile d’onore con la presentazione e l’esibizione del gruppo storico ed è proseguita con un tour guidato che ha attraversato gli ambienti della biblioteca, le sale settecentesche e, percorrendo lo scalone d’onore, il piano nobile con gli arredi, le vetrate e i preziosi soffitti a cassettoni.
Il Gruppo Storico Pietro Micca nasce nel 1974 all’interno dell’Associazione Amici del Museo Pietro Micca e dell’Assedio di Torino fondata dal Generale Guido Amoretti, una realtà che presta la propria attività a supporto dell’omonimo museo fin dal 1968 con l’obiettivo di divulgare, tutelare e conservare l’eccezionale patrimonio di gallerie di contromina della Città di Torino, legato alle vicende della Guerra di Successione Spagnola.
Il Gruppo Storico Pietro Micca, nominato nel 1992 Gruppo Storico cittadino, si pone l’obiettivo di ricostruire in maniera dinamica le realtà di alcuni reggimenti dell’armata sabauda che si distinsero nella difesa della Città di Torino dall’assedio franco-ispanico del 1706.



Il food piemontese frenato dalla crescita dei prezzi di materie prime e bollette

Le imprese dell’alimentazione del Piemonte rischiano una frenata produttiva causata dai rincari delle materie prime, dell’energia e dei carburanti per l’autotrasporto.

E’ questo l’allarme che vuole lanciare Confartigianato Torino, dando voce a panificatori, pasticceri e gelatieri, alla luce dell’aumento dei prezzi di farine, zucchero e uova, delle bollette elettriche e del gas, della benzina e del gasolio. Il tutto in vista di un periodo di vendite natalizie mai così atteso da parte soprattutto dei piccoli produttori.

 

Un settore quello della food economy del Piemonte che, in particolare sotto le festività di Natale,  muove circa 530milioni di euro di consumi per prodotti artigianali, secondo gli ultimi dati dell’Ufficio Studi di Confartigianato.

 

“Se il Governo non interviene a calmierare almeno i costi dell’energia e dei carburanti, il settore rischia una batosta non indifferente – commenta Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino– perché da un lato c’è il rischio di una frenata della ripresa post Covid, e dall’altro perché costringe i rivenditori a ritoccare i prezzi verso l’alto, col conseguente malcontento dei clienti”.

 

Un settore, quello dell’agroalimentare piemontese, rappresentato da 6.459 imprese artigiane che danno lavoro a oltre 12mila addetti, con un’offerta enogastronomica di 23 prodotti DOP, IGP e STG, ben 342 “tradizionali”.

 

“Su latte, burro, zucchero, farina, uova, nocciole, mandorle e tutto ciò che serve per fare pane, dolci e gelati, stiamo registrando incrementi che variano tra il 5 e il 20%  – afferma Dino De Santis, presidente di Confartigianato Torino – tutto ciò sta innescando una pericolosa reazione a catena, perché le difficoltà di approvvigionamento e i maggiori costi affrontati dai produttori, poi ricadono anche su chi deve vendere al pubblico determinati generi alimentari e, di conseguenza, sul prodotto finito e sui consumatori. All’orizzonte, purtroppo, si profila un “caro panettone”, infatti si stima che ci sarà un aumento del 10%”.

 

“Per tutto il periodo delle varie chiusure, nei limiti del possibile, le nostre imprese hanno provato a lavorare praticamente rimettendoci – spiega De Santis – adesso che finalmente si vedeva la luce, ripartendo a pieno regime, si trovano a dovere affrontare questa situazione molto critica. Il problema è che mentre gli aumenti imposti dai fornitori dobbiamo subirli in silenzio per noi è molto più difficile farli digerire ai consumatori, avendo il contatto diretto col pubblico”.

 

“Questa situazione è determinata dal fatto che l’Italia è particolarmente esposta all’aumento dei prezzi delle materie prime, essendo la seconda economia dell’UE per produzione manifatturiera – riprende De Santis – con una alta dipendenza dall’estero di commodities. Inoltre, ai segnali di prezzo si associano quelli di una rarefazione delle materie prime”.

 

“Una così elevata pressione sui costi, che viene traslata solo in parte sui prezzi di vendita – continua De Santis – determina una riduzione del valore aggiunto, comprime la crescita economica, riduce la propensione ad investire delle imprese, compromettendo sia i processi di innovazione che la domanda di lavoro”.

 

Poi, per quelle aziende che hanno investito sull’innovazione tecnologica grazie alla legge 4.0, e quindi ordinato nuovi macchinari più efficienti e produttivi, vi è una ulteriore beffa: per mancanza di materie prime, come l’acciaio, e di microchip, le attrezzature non riescono a essere prodotte e quindi non possono essere consegnate a pasticceri, panettieri e gelatieri che ne avevano fatto richiesta.

 

“Ciò comporta un ulteriore danno – conclude De Santis – perché le imprese avevano già messo in conto di aumentare la propria produzione proprio grazie a quell’innovazione e ora, invece, sono obbligate a soddisfare gli ordini con macchinari che sono inadatti a produzioni importanti”.

 

Confartigianato Torino ricorda anche che a seguito anche della mancanza di materie prime, le imprese stanno rallentando la produzione e, in alcuni casi, tornano ad utilizzare gli ammortizzatori sociali nonostante la ripresa degli ordinativi.