Confartigianato Cuneo: “E’ possibile usufruire di una integrazione salariale”

Per fronteggiare gli effetti dell’emergenza del nuovo Coronavirus, Confartigianato e le altre Confederazioni dell’artigianato insieme ai Sindacati dei lavoratori hanno firmato un accordo interconfederale che prevede, per tutte le imprese e i datori di lavoro iscritti al Fondo di Solidarietà Bilaterale dell’Artigianato uno specifico intervento, per un massimo di 20 settimane, per sospensioni dell’attività aziendale determinate dal Covid19.

«L’intervento – spiega Bruno Tardivo, presidente dell’EBAP (Ente Bilaterale Artigianato Piemontese) di Cuneo – è applicabile sull’intero territorio nazionale. Si tratta di fatto di una sorta di “cassa integrazione” rivolta ai dipendenti delle imprese artigiane aderenti».

Il Fondo si rivolge a tutte le imprese artigiane, aderenti a EBNA/FSBA, che abbiano personale dipendente, escluso il settore edilizia (per il quale si aspettano specifici provvedimenti).

Nello specifico, FSBA eroga trattamenti di integrazione salariale in caso di sospensione o riduzione dell’orario di lavoro determinate da Coronavirus.

«Anche in questa situazione d’emergenza Confartigianato dimostra la propria capacità di reazione dando subito risposte concrete a imprese e lavoratori perché deve essere garantito il reddito a chi non lavora, senza gravare sui costi aziendali. – commenta Luca Crosetto, presidente territoriale Confartigianato Cuneo – In questo modo, inoltre, si va anche a preservare le competenze professionali dei dipendenti dell’artigianato formate in tanti anni di lavoro per tornare ad essere competitivi appena sarà superata anche questa grave situazione. Monitoriamo quotidianamente quanto accade ascoltando le problematiche che via via incontrano le nostre imprese, e i loro collaboratori, cercando di trovare strumenti e soluzioni adeguate».

«Da sempre, Confartigianato – aggiunge Domenico Massimino, vicepresidente nazionale di Confartigianato – affianca la sua azione di rappresentanza e tutela del mondo dell’impresa ad un imprescindibile ruolo di interlocutore con Politica e Istituzioni. Come “soggetto sociale”, in un frangente così critico, sentiamo fortemente la nostra responsabilità verso le imprese e verso le comunità nelle quali le stesse operano».

 

Per usufruire del Fondo è necessario siglare un Accordo Sindacale, per la durata dell’emergenza, con il supporto di Confartigianato Cuneo. Per maggiori informazioni rivolgersi a: Confartigianato Imprese Cuneo – Area Sindacale Contrattuale Lavoro (tel. 0171.451111 – cuneo@ebap.piemonte.it).

 




Consiglio regionale: Scuola e Covid, per ora nessuna criticità

La ripresa delle lezioni in presenza al 50%, dal 18 gennaio, finora non registra particolari criticità”. Lo ha detto L’assessore all’istruzione Elena Chiorino riferendo alla quarta e sesta commissione riunite in seduta congiunta, presieduta da Paolo Bongioanni.

L’assessore ha spiegato come il rientro sia stato preparato da numerosi incontri su tavoli territoriali che hanno coinvolto tutte le realtà locali e scolastiche interessate. È stato rafforzato il trasporto locale: “4500 corse in più alla settimana nei trasporti urbani ed extraurbani, con 55 corse di autobus aggiuntive ai collegamenti ferroviari”, ha spiegato l’assessore, per un costo settimanale di 800 mila euro.

L’assessore ha anche fornito i dati dei positivi sulla base dei tamponi effettuati per il contact tracing: tra il personale docente ci sono 372 positivi, con 472 in quarantena; tra il personale non docente i positivi sono 169, con 324 in quarantena. Gli studenti positivi sono 1763, quelli in quarantena sono 3748.

L’assessore Chiorino ha poi riferito sui primi risultati del progetto Scuola Sicura, partito il 4 gennaio per realizzare uno screening su base volontaria attraverso un tampone ogni quindici giorni al personale scolastico e ogni mese agli studenti di seconda e terza media. Il progetto costa 7 milioni di euro, i dati dal 18 al 26 gennaio riguardano il personale scolastico, con 4307 tamponi prenotati, 4194 eseguiti e 75 positivi, una percentuale dell’1,79%.

Non ci sono ancora dati sugli studenti, anche per qualche problema di comunicazione tra le scuole e le famiglie che devono esprimere l’assenso. “Stiamo preparando una lettera che dovrebbe chiarire le modalità di partecipazione e aiutarla”, ha spiegato Chiorino, che si è detta disponibile a fornire aggiornamenti continui sui dati alle due Commissioni.
Hanno posto domande all’assessore i consiglieri Daniele Valle, Domenico Rossi e Monica Canalis del Pd, Francesca Frediani del Movimento 4 ottobre, Marco Grimaldi (Luv) e Sarah Disabato (M5s). Frediani ha anche espresso preoccupazione per il livello dei contagi. Canalis ha chiesto di permettere di effettuare i tamponi sugli studenti nelle scuole, invece che negli spot previsti dalle Asl. Valle ha criticato la bassa adesione a Scuola sicura.




4060 pazienti guariti e 2240 in via di guarigione

L’Unità di Crisi della Regione Piemonte comunica che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 4060 (298 in più di ieri): 347(+14) in provincia di Alessandria, 153 (+15) in provincia di Asti, 186 (+13) in provincia di Biella, 456 (+53) in provincia di Cuneo, 349 (+44) in provincia di Novara, 2058 (+139) in provincia di Torino, 206 (+3) in provincia di Vercelli, 250 (+11) nel Verbano-Cusio-Ossola, 55 provenienti da altre regioni (+6). Altri 2240 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.




Negozi, ristoranti, bar e imprese nelle zone montane che oggi non apriranno

Oggi troppi ristoranti, bar, negozi, imprese, partite Iva delle valli alpine e appenniniche, isole comprese, non apriranno. Non riusciranno a ripartire per una concorrenza di fattori che fa indignare. Sarà difficilissimo individuare le cause e forse è troppo semplice, inutile, dare le colpe.

Eppure il dato è chiaro e le mancate riaperture nei piccoli Comuni, nelle aree montane, nelle zone più remote del Paese, più in alto, sono un danno per tutti. Sono un danno per tutto il Paese, da Fontecchio a Roma, da Balme a Bari, da Dossena a Napoli, da Fonni a Venezia.

E così, a ogni telefonata ai rappresentanti di Uncem o di altre Associazioni datoriali, di ristoratori, professionisti, partite iva, gestori di bar e rifugi che non ce la fanno, non basta si formi e riformi il nodo alla gola che fa male e non lascia vedere il domani con fiducia.

Una bottega, una piazza, un borgo, un albergo, una pizzeria, una casa per anziani prossimi e comuni valgono quanto dieci ventilatori e li stiamo perdendo, scrive Giovanni Teneggi, Confcooperative.

Oggi le montagne e le aree interne hanno degli incredibili atouts da giocare, se riescono a vederli e a tradurli in progetto:

1. la gestione del cambiamento climatico, e un nuovo modo di interagire con l’ambiente

2. l’inclusione sociale, e la riduzione dei divari, lavorando su un nuovo concetto di comunità 3. la creazione di economie locali, anche micro, nella gestione oculata e sostenibile delle risorse del territorio (acqua, foreste, agricoltura, ecc. e prodotti derivati)

4. la riorganizzazione territoriale in una nuova visione di welfare e di servizi, anche ad appannaggio dei territori urbani, in un’ottica metromontana

5. il tutto, sostenuto da un trasferimento tecnologico “contestuale” e “appropriato”,

spiega Antonio De Rossi, Professore del Politecnico di Torino.

In questo scenario, sappiamo che non siamo più il “mondo dei Vinti” ma dobbiamo ancora accorgercene.

E così deve entrare in partita la Politica. Quella buona che deve attuare, ad esempio, la legge sui piccoli Comuni 158/2017, le mozioni sulla montagna approvate alla Camera dei Deputati il 29 gennaio 2020, la Piattaforma Montagna presentata agli Stati generali nazionali della Montagna il 31 gennaio 2020. Con tre necessità urgenti, fondamentali già da oggi:

1. Occorre lavorare con urgenza a una fiscalità differenziata e peculiare, dandosi tempi certi e regole, per le imprese nei Comuni totalmente montani del Paese, così da sgravare le imprese di troppe imposte che ne minano la competitività. La fiscalità si riequilibra dando forza all’Europa per inserire una web tax sulle piattaforme che oggi minano la concorrenza.
2. Occorre individuare subito una serie di sgravi burocratici per negozi, bar, imprese dei territori, ai sensi della legge 97 del 1994. Niente scontrino digitale per i prossimi due anni, regime forfettario fiscale, possibilità di voucher per il personale, eliminazione di Irap.
3. Occorre stanziare con urgenza le risorse previste dalla legge di bilancio 2020 e dal DL Rilancio per le attività economiche nelle aree interne e montane del Paese. Sono almeno 200 milioni di euro da ripartire alle imprese. E si uniscono a quanto le Regioni hanno previsto per favorire gli insediamenti nei Comuni montani. Uncem ha chiesto a tutte le Regioni di seguire il modello dell’Emilia-Romagna.

Tre urgenze che non rimuovono il nodo per le imprese che non ripartono. Sono troppe e moltissime sono ubicate nei Comuni montani. Sono quelle che hanno sempre agito con capacità di resistenza e che abbiamo sempre difeso, valorizzato, chiesto di proteggere alla politica e alle comunità. Non è vero che niente hanno fatto, politica e comunità. Ma occorre dare seguito a decisioni precise che sono state adottate e non bloccarle nelle burocrazie che non vogliono rispondere alla politica. Per questo occorre avere speranza e lavorare con fiducia. Togliendoci un nodo alla gola che anche noi, anche Uncem con i suoi rappresentanti, oggi ha nel guardare a chi non può riaprire.




Torino, Arpa: pubblicati i primi dati del 2019 sulla qualità dell’aria

E’ stata pubblicata sui siti della Città metropolitana di Torino e di Arpa Piemonte, l’anteprima del rapporto “Uno sguardo all’aria 2019”, curato dai tecnici dei due Enti.

I dati rilevati nel corso del 2019, con la complicità di una situazione meteorologica favorevole, confermano il miglioramento della qualità dell’aria già registrato nel 2018.
Permangono però, in particolare nell’area urbana torinese, le note difficoltà nel rispettare i limiti di legge più severi: il valore limite giornaliero per il PM10, le particelle inquinanti presenti nell’aria che respiriamo, il valore limite annuale per il biossido di azoto e il valore obiettivo per l’ozono.

Relativamente al PM10nel 2019, come nel 2018, è stato rispettato il valore limite annuale (40 µg/m3) in tutte le stazioni della rete di monitoraggio. Per quanto riguarda il numero di superamenti del valore giornaliero che, ricordiamo, è di 50 µg/m3 da non superare più di 35 volte all’anno, sicuramente un limite più severo, il mancato rispetto è avvenuto in 10 stazioni su 17 (erano 10 su 18 nel 2018).

E’ importante rilevare che le stazioni collocate in Torino, in siti di fondo, hanno presentato un numero di superamenti prossimo al valore limite, i siti di traffico intenso hanno presentato invece ovunque maggiori criticità.

Il valore limite annuo del biossido di azoto (NO2),l’inquinante che viene normalmente generato a seguito di processi di combustione,(40 µg/m3) è stato superato in 3 stazioni su 19 (sempre 3 su 19 nel 2018 e 5 su 19 nel 2017). In nessuna stazione è stato raggiunto il valore limite di 18 superamenti della soglia oraria (200 µg/m3).

L’ozono (O3),un gas altamente reattivo, dotato di un elevato potere ossidante,conferma la sua criticità nei mesi estivi su tutto il territorio metropolitano. Il valore obiettivo per la protezione della salute è stato superato in tutti i punti di misura con l’eccezione della stazione di Ceresole Reale.

I dati rilevati durante lo scorso anno, anche grazie ad un clima particolarmente favorevole nei mesi di ottobre, novembre e dicembre, sono stati fra i migliori mai osservati, insieme a quelli del 2018.

Le serie storiche degli inquinanti, viene evidenziato nella relazione, certificano l’efficacia delle misure di riduzione delle emissioni adottate nel corso degli anni ma, contestualmente, evidenziano ancora problematiche irrisolte. Occorre ancora insistere con determinazione nelle azioni di risanamento della qualità dell’aria e adottare nuove misure se si vuole garantire il rispetto dei limiti nel più breve tempo possibile.




Torino. Un bando per destinare ad enti di assistenza alimentare le carni degli animali

A seguito della positiva esperienza avviata con il Banco Alimentare, la Città Metropolitana di Torino intende stilare un nuovo elenco di Enti non lucrativi di utilità sociale dediti all’assistenza alimentare, a cui conferire capi di selvaggina prelevati nelle operazioni di controllo faunistico ad opera degli agenti faunistico-ambientali dell’Ente.

A tal fine è stato pubblicato un avviso di selezione pubblica, alla quale i soggetti interessati possono chiedere di partecipare. Gli elenchi saranno validi e saranno modificabili sino alla scadenza dei Piani di contenimento cui si riferiscono, qualora altri soggetti che posseggano i requisiti intendano manifestare interesse ad essere inclusi.

Barbara Azzarà, Consigliera metropolitana delegata all’ambiente e alla tutela della fauna e della flora, precisa che “gli animali abbattuti nell’ambito dei piani di contenimento faunistico sono patrimonio indisponibile dello Stato. Se sono idonee dal punto di vista sanitario, le carni devono essere valorizzate commercialmente con procedure ad evidenza pubblica o destinate a fini di pubblica utilità, se si reperiscono sul territorio esercizi commerciali o Enti benefici idonei al loro ritiro”.

Potranno partecipare alla selezione gli Enti del Terzo Settore come definiti dal Codice che regola la materia, regolarmente costituiti a norma di legge e dotati di uno Statuto conforme ai requisiti indicati nel Codice stesso.

Gli Enti interessati al ritiro e presenti nell’elenco approvato potranno stipulare una convenzione con la Città Metropolitana per il ritiro dei capi presso un macello autorizzato di loro fiducia, al quale gli agenti conferiranno i capi abbattuti. Il macello si incaricherà della lavorazione del prodotto e degli accertamenti sanitari. Le carni dovranno essere destinate a strutture dedite all’assistenza alimentare di persone in stato di difficoltà e bisogno.

Gli Enti interessati a comparire nell’elenco possono presentare una dichiarazione di interesse a rispondere all’avviso. Dovranno inoltre dichiarare di impegnarsi a destinare tutti i capi ricevuti a titolo non oneroso per finalità di promozione sociale e presentare una dichiarazione sostitutiva di atto notorio che relazioni sulle attività svolte nel corso dell’ultimo anno.

Le manifestazioni di interesse, datate e firmate digitalmente dal rappresentante legale, dovranno essere inviate al Dipartimento Sviluppo Economico-Funzione Specializzata Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino, esclusivamente tramite PEC all’indirizzo protocollo@cert.cittametropolitana.torino.it




Giovani imprenditori Confindustria Piemonte: “La ricerca sull’intelligenza artificiale rappresenta il futuro di Torino”

L’intelligenza artificiale è uno dei maggiori elementi di sviluppo riconosciuti a livello planetario per le imprese, la società, le pubbliche amministrazioni e la vita delle società e delle organizzazioni nel loro complesso.

Il nostro Paese, e la nostra città, hanno bisogno immediato di progetti concreti che attirino saperi e investimenti, ma che soprattutto diano gambe alla transizione dei nostri territori verso un nuovo modello di sviluppo, lo sviluppo digitale.

Sosteniamo convintamente la creazione dell’I3A, l’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale, previsto delle linee guida del Ministero dello Sviluppo Economico e la cui sede principale è stata localizzata a Torino. Chiediamo che tale progettualità, inserita tra le linee del Next Generation EU, sia portata avanti senza indugi dalle nostre istituzioni locali, con il coinvolgimento attivo del mondo dell’impresa, delle professioni, delle Fondazioni e dell’Università, attraverso un tavolo operativo che dia forza concreta al progetto e coinvolga gli attori che finora si sono impegnati nella promozione dell’iniziativa.

Riteniamo utile procedere rapidamente, in modo da essere pronti non appena saranno disponibili i fondi del Next Gen, creando da subito quella rete di sinergie vitale per lo sviluppo concreto di una istituzione di tale portata.

L’I3A dovrà diventare un polo dal profilo nazionale e internazionale legato alla ricerca, sviluppo, trasferimento tecnologico e disseminazione di saperi nel campo delle applicazioni dell’AI. Dovrà essere capace di attrarre talenti e raccogliere finanziamenti dal mercato nazionale e internazionale, con fondi pubblici nazionali ed europei.

In questo drammatico momento di crisi globale chiediamo a tutte le forze in campo di riunirsi intorno a un progetto comune, una opportunità per pensare, con passione e lungimiranza, al futuro del Paese e dei territori, restituendo, soprattutto a noi giovani, la speranza ed il coraggio di continuare a lottare nel presente per il domani di tutti, dei nostri genitori e dei nostri figli.

 

L’esperienza di giovani imprenditori, professionisti e dirigenti d’azienda torinesi per la formulazione di proposte unitarie sul futuro della città. YES4TO​ è un tavolo interassociativo a cui aderiscono i Gruppi Giovani di 22 associazioni del territorio torinese, in rappresentanza di oltre 18.000 persone. Si occupa dei temi prioritari dell’imprenditorialità, del lavoro e dell’internazionalizzazione, dell’economia della Pubblica Amministrazione, della famiglia e del sociale, del turismo e dell’attrattività del territorio.




Confindustria Torino e ordine ingegneri, protocollo d’intesa per gestione cantieri

L’Associazione Imprese di Impianti Tecnologici dell’Unione Industriale di Torino (AIT) e l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Torino hanno sottoscritto un Protocollo d’Intesa con l’obiettivo di collaborare sul tema della sicurezza nei cantieri, alla luce dell’emergenza Covid19.

Tale accordo avrà il compito di semplificare il dialogo tra imprese e professionisti, con particolare riferimento ai rapporti tra i soggetti coinvolti nella gestione dei cantieri in opera.

Il settore delle costruzioni edili e impiantistiche, infatti, è uno di quelli maggiormente toccati dalla complessità delle norme di sicurezza, nella fase di riapertura dopo il lockdown. Il Presidente di AIT, Carlo Antonio Gandini, sottolinea le difficoltà affrontate dalle imprese per far fronte ai maggiori costi derivanti dall’applicazione dei protocolli di sicurezza in cantiere: “Dalle stime effettuate presso i cantieri delle nostre associate, sono scaturiti numeri molto significativi, che abbiamo condiviso con l’amministrazione regionale e che sono stati utili a fornire una base oggettiva a quanto previsto nella deliberazione cosiddetta Riapri Cantieri“.

“I costi aggiuntivi” – prosegue Gandini – “nell’ordine del 12%, riguardano la revisione delle misure del piano di sicurezza del cantiere, l’incremento delle spese generali per l’appaltatore e l’incremento dell’importo contrattuale, a ristoro della perdita di produttività correlata all’applicazione di misure anti Covid”. Conclude: “Problematiche come questo aggravio di spese, unitamente alla necessità di bilanciare standard di sicurezza, qualitativi e sostenibilità economica, ci hanno portati a istituire questo nuovo strumento di dialogo con l’Ordine degli Ingegneri, nostri abituali interlocutori. Confidiamo che possa aiutarci a fornire risposte adeguate nell’immediato, mantenendo un canale privilegiato di collaborazione in futuro”.

Oltre all’adozione di linee guida comuni per la gestione delle problematiche condivise, il Protocollo prevede l’istituzione di un Tavolo di Lavoro permanente – composto da consulenti e funzionari dell’Unione Industriale e da referenti indicati dall’Ordine – che avrà il compito di rispondere a esigenze e difficoltà operative riscontrate sui cantieri, sia nella fase di allestimento che nell’esecuzione delle opere, al fine di individuare possibili soluzioni attraverso momenti di formazione e informazione rivolti a imprese, professionisti e stakeholder.

Questa prima diretta collaborazione tra l’Ordine e l’Associazione di Imprese di Impianti Tecnologici potrà, inoltre, contribuire alla definizione di soluzioni a nuove e non banali problematiche relative alla gestione di alcuni impianti: la questione della climatizzazione di ambienti, ad esempio, per cui le esigenze di tutela della salute imporranno di rinunciare a parte del ricircolo di aria. In molti casi è poi particolarmente complesso il bilanciamento tra la necessità di non penalizzare i consumi e la garanzia di mantenere standard elevati di sicurezza, con attenzione ai costi correlati.

 

“L’accordo stipulato tra l’Ordine e l’Associazione è l’espressione di una volontà condivisa volta alla promozione della cultura della sicurezza a 360 gradi”, afferma Alessio Toneguzzo, Presidente degli Ingegneri torinesi.

“Con questa firma ci assumiamo l’impegno di mettere a disposizione competenze, esperienza e capitale relazionale per un ambizioso obiettivo comune: condividere soluzioni per gestire situazioni complesse come, ad esempio, le misure anti-contagio COVID-19 nei cantieri e in altri luoghi di lavoro”, precisa il Presidente.

 




Erbaluce millesimo 2021: un’ottima annata 

L’Erbaluce di Caluso è in crescita. La denominazione di origine controllata e garantita, che rappresenta soltanto lo 0,5% (il 5 per mille) del vigneto piemontese è passata da 128 ettari del 2000 a 227 ettari nel 2020, con un incremento della base produttiva del 77,34%.
Il mondo produttivo e commerciale dell’Erbaluce di Caluso docg è rappresentato da 288 viticoltori , 39 vinificatori e 35 imbottigliatori, con una potenzialità produttiva di poco superiore a 1,5 milioni di bottiglie, per un fatturato annuo di 10 milioni di euro.

L’andamento produttivo e commerciale della docg è stato presentato questa mattina (5 gennaio) in una conferenza stampa a Torino dal consorzio Cascine Piemontesi presieduto da Enrico Allasia, insieme a Confagricoltura Torino, al Consorzio di tutela dei vini Caluso, Carema e Canavese e all’Enoteca regionale dei vini della provincia di Torino guidata da Corrado Scapino. In videocollegamento dal territorio di produzione è intervenuta Maria Rosa Cena, sindaco della città di Caluso che dà il nome alla denominazione.
Il 2021 per l’Erbaluce è stata un’ottima annata.

“La maturazione delle uve – ha spiegato il direttore di Confagricoltura Torino Ercole Zuccaro –  si è rivelata medio tardiva, con un’epoca di raccolta che ha spaziato dalla metà alla fine di settembre. Le gradazioni zuccherine sono state superiori alla media degli ultimi cinque anni e il quadro acido si è mostrato eccellente. Secondo i tecnici – ha aggiunto il direttore di Confagricoltura Torino – le uve offriranno vini con caratteristiche di grande freschezza, idonei anche per l’affinamento”.

Il direttore del consorzio di tutela dei vini Caluso, Carema e Canavese Gabriele Busso ha che “dal punto di vista commerciale l’andamento è positivo e il 2022 si prospetta interessante. L’ampliamento delle Carte dei Vini da parte della ristorazione – ha spiegato Busso – favorisce l’offerta di produzioni del territorio, in particolare di vitigni autoctoni”.
Come ha chiarito il direttore del consorzio di tutela “l’Erbaluce di Caluso manifesta una marcata crescita delle vendite in Piemonte e anche in Lombardia e Liguria: più in generale il mercato interno sta riscoprendo le grandi potenzialità dell’Erbaluce, sia fermo, sia spumante, sia nella tipologia passito. Si registra interesse anche da parte dei mercati esteri – ha fatto rilevare Busso – in particolare degli Stati Uniti e del Nord Europa”.

Sono un centinaio le attività agricole che hanno già aderito a Cascine Piemontesi; per oltre il 50% sono situate nelle Langhe e nell’Albese, ma è in crescita il numero delle aziende delle zone del Monregalese, Saluzzese, Saviglianese, Cuneese, Torinese e Astigiano. Aderiscono a Cascine Piemontesi allevatori e apicoltori, produttori di ortofrutta, castagne, cereali e di altre coltivazioni agricole, del comparto lattiero caseario, corilicolo e vitivinicolo. 

 




Filippa (Cnvv): “Alla politica chiediamo fatti e certezze; basta con parole, parole, parole…”

Riprendersi da questa crisi non sarà facile per nessuno. In economia prima si fanno le cose e poi si dicono; questa politica, invece, prima le dice e poi, forse, le fa: questo ha conseguenze disastrose per chi deve prendere decisioni strategiche per la sua azienda. Alla politica noi imprenditori chiediamo fatti e certezze; basta con parole, parole, parole.

Lo dichiara il presidente di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv), Gianni Filippa. «Senza entrare nel merito delle scelte fatte dall’esecutivo – spiega – riteniamo che non sia possibile annunciare il taglio dell’Irap, con tutte le conseguenze che questo può avere sui piani finanziari delle imprese, e poi dire “no, forse non la tagliamo più”; come non è possibile annunciare il bonus del 110% in edilizia e poi annunciare che “forse entro luglio ci saranno i piani attuativi”: questo significa bloccare tutto fino a settembre, dato che chi aveva programmato i lavori da maggio si è fermato in attesa delle nuove disposizioni. Se un’iniziativa come questa serve per ridare impulso al settore e generare nuovo lavoro la normativa di riferimento deve essere più semplice e rapida possibile».

«In questa fase – aggiunge Filippa – è necessario sostenere in modo immediato vari settori, anche perché gli aiuti arrivati finora sono stati pochi e non hanno raggiunto tutti: l’industria turistica, ad esempio, che rappresenta una quota importante del Pil, anche nei nostri territori, è completamente ferma; non sarebbe stato difficile erogare finanziamenti già dallo scorso marzo a tasso zero e restituibili in 20 anni, in base al numero dei dipendenti. Purtroppo, invece, molte decisioni, a volte anche discutibili, sono state prese sulla carta ma non sono diventate operative o lo sono diventate in tempi troppo lunghi».

«Dobbiamo anche – prosegue –pensare al medio e al lungo termine, cioè a come vorremmo che diventasse il nostro territorio tra 20 o 30 anni. Dobbiamo ragionare su come sarà il nostro modo di vivere, su temi come le infrastrutture, materiali e digitali, la scuola, la casa, la sanità, la gestione dell’acqua e dei rifiuti, l’energia.

Abbiamo lavori che potrebbero partire subito, creando occupazione e quindi ricchezza, ma chi autorizza? I funzionari pubblici faticano a prendersi la responsabilità e dovremmo pensare a una giustizia più veloce e che li sollevi, fatti salvi naturalmente il dolo o la colpa grave, dalla responsabilità penale. Sono temi di cui devono occuparsi gli esperti, ma li segnalo perché molte multinazionali sono restie a investire in Italia oltre che per la lentezza autorizzativa e procedurale, proprio a causa della lunghezza delle decisioni nei processi civili. Altro tema, infine, è quello dell’occupazione: non la si crea per decreto o vietando i licenziamenti, perché le disuguaglianze si riducono creando ricchezza, la ricchezza si crea con il lavoro, e il lavoro si crea non ingessando il sistema ma dandogli flessibilità».

«Valorizziamo di più – propone Filippa – i nostri Comuni e le nostre Province, i cui sindaci e presidenti in questi mesi hanno lavorato molto bene, dimostrando di essere in contatto con il mondo reale, perché non possiamo permetterci di trasformare ogni problema economico in un problema politico. Oggi la Bce ci sta sostenendo molto, l’Europa ha dimostrato una flessibilità inimmaginabile fino a pochi mesi fa e dobbiamo saper cogliere e sfruttare tutte le occasioni che ci vengono date. L’autostrada del sole è stata il simbolo dell’Italia che si muoveva nel boom economico degli anni ‘60; oggi dobbiamo costruire una nuova autostrada del sole per far correre i dati e le merci. “Industria 4.0”, sostegno all’export, crediti assicurati: le nostre imprese hanno dimostrato di essere molto veloci nel decidere e in questo momento la rapidità può essere vincente. Per questo chiedo ai politici di non appesantirci: è come se dovessimo correre i 100 metri con dei pesi attaccati alle caviglie; se non volete darci degli aiuti toglieteci almeno i pesi».