Comune Torino: bando contributi per progetti di rigenerazione urbana in aree periferiche

La Giunta comunale, su proposta dell’assessore Giusta, ha approvato il bando per finanziare progetti in aree periferiche. In particolar modo la Città intende sostenere attività volte a promuovere l’inclusione sociale, iniziative socio-culturali e micro-azioni di rigenerazione urbana.

Nel triennio 2017 -2020, la Città ha realizzato il programma di rigenerazione urbana “AxTO – azioni per le periferie torinesi” finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ambito del Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia. I mesi conclusivi del programma “AxTO” e i primi mesi del 2021 hanno coinciso l’emergenza causata della pandemia, che ha messo a durissima prova il tessuto socio-economico cittadino.

 

La aree della città oggetto di intervento sono state individuate a partire dagli ambiti urbani caratterizzati al tempo stesso da una significativa identità locale e da alti valori dell’Indice di Vulnerabilità Sociale e Materiale, così come misurato dall’ISTAT e recentemente utilizzato dal Ministero degli Interni per il “bando Rigenerazione”:

  • l’area oltre Stura (Falchera, Villaretto, Pietra Alta, Barca, Bertolla);
  • l’area del quartiere Vallette;
  • l’area di Barriera di Milano – Regio Parco;
  • l’area di Mirafiori.

 

Sono state escluse le aree interessate dal progetto TONITE (quartieri Aurora e Rossini), già oggetto di specifiche iniziative, mentre nel caso del quartiere Vallette il bando per l’erogazione di contributi si integra con le azioni previste dal programma denominato AxTO Vallette (ora “Vallette 2030”).

 

“Abbiamo scelto di investire risorse del bilancio sui territori dove si sono evidenziate maggiori fragilità sociali e dove contemporaneamente abbiamo visto una risposta importante in termini di solidarietà e costruzione di reti – dichiarano gli assessori Marco Giusta e Alberto Unia. – I progetti avranno come obiettivo quello di rafforzare le relazioni sociali, di generare un impatto positivo e duraturo sul territorio attraverso la partecipazione delle comunità locali. Vogliamo valorizzare le potenzialità del territorio, espresse dagli attori locali impegnati in progetti culturali, di sviluppo locale, di inclusione sociale, di cura degli aspetti naturalistici e ambientali, con l’obiettivo generale di sostenere il processo di costruzione di opportunità per i quartieri, con uno sguardo attento soprattutto alle nuove generazioni e alle persone anziane”.

 

Gli ambiti tematici di intervento sono i seguenti:

  • Divario digitale. Alfabetizzazione digitale, supporto e assistenza per l’accesso a servizi (scolastici, sociali, fiscali, etc.). Attivazione di servizi e sportelli (anche diffusi o mobili) destinati alla popolazione più fragile, in particolare anziana e migrante, con l’obiettivo di migliorare le competenze digitali e diffondere l’accesso a informazioni, servizi e opportunità disponibili online;
  • Culture urbane. Iniziative ed eventi di animazione socio-culturale e iniziative con un approccio interculturale e multilingue, che promuovano le relazioni di prossimità, le occasioni di socialità, il coinvolgimento degli abitanti e lo sviluppo di comunità, specie nelle aree di edilizia residenziale pubblica, a sostegno della ripresa post-pandemica;
  • Agricoltura urbana. Attivazione di progetti di sostenibilità ambientale e resilienza climatica in grado di valorizzare le aree verdi, pubbliche e private, come risorsa per lo sviluppo e la qualità della vita nel quartiere Vallette;
  • Spazi in attesa. Riuso di spazi pubblici e privati per la realizzazione di attività e iniziative non profit di promozione sociale, di produzione culturale, di sostenibilità ambientale e resilienza climatica, in grado di promuovere l’attrattività e lo sviluppo del quartiere Vallette.
  • Coabitare. Sperimentazione di progetti di residenzialità temporanea (per studenti, lavoratori, turisti, residenze d’artista, ecc.) che promuovano la conoscenza reciproca con il quartiere attraverso azioni informative di prossimità e socializzazione, nel quartiere Vallette.

 

Gli ambiti territoriali invece, che seguono quelli tematici, saranno così suddivisi:

 

Divario Digitale – Barriera, Mirafiori, Oltre Stura – importo complessivo disponibile 90.000 – importo massimo erogabile 30.000

Divario Digitale / Vallette 2030 – Vallette – Importo complessivo disponibile 50.000 – importo massimo erogabile 50.000

 

Culture Urbane – Barriera, Mirafiori, Oltre Stura – importo complessivo disponibile 30.000 – importo massimo erogabile 10.000

Culture Urbane / Vallette 2030 – Vallette – Importo complessivo disponibile 20.000 – importo massimo erogabile 10.000

 

Agricoltura Urbana / Vallette 2030 – Vallette – Importo complessivo disponibile 40.000 – importo massimo erogabile 40.000

 

Spazi in attesa / Vallette 2030 – Vallette – Importo complessivo disponibile 40.000 – importo massimo erogabile 20.000

Coabitare / Vallette 2030 – Vallette – Importo complessivo disponibile 10.000 – importo massimo erogabile 10.000

 

Per gli ambiti tematici “Culture urbane” e “Coabitare” potranno essere presentati progetti con attività da svolgersi nell’anno 2021 con un contributo previsto complessivo di Euro 60.000,00, mentre per gli altri ambiti le attività dovranno svilupparsi sia nell’anno 2021 che nell’anno 2022 con un contributo complessivo previsto di Euro 220.000,00, di cui Euro 132.000 per il 2021 e Euro 88.000,00 per il 2022. Ai sensi del Regolamento n. 373, sarà prevista la corresponsione di un acconto nella misura massima che viene definita pari al 60% del valore complessivo del progetto. La spesa prevista per la devoluzione dei contributi è, pertanto, pari ad Euro 192.000,00 per l’annualità 2021 e di Euro 88.000,00 per l’annualità 2022.

Le risorse sono state rese disponibili dal bilancio della Città, con l’intenzione di finanziare progettualità attraverso un bando per la devoluzione di contributi ai sensi del Regolamento n. 373.

 




Cinghiali: posizione tecnica congiunta di Confagricoltura, Cia e Coldiretti 

Con una nota tecnica congiunta trasmessa alla Prefettura di Torino le organizzazioni agricole Confagricoltura, Cia e Coldiretti si impegnano:

– a supportare le imprese nella tempestiva predisposizione delle istanze necessarie  alla denuncia dei danni subiti a causa della fauna selvatica ed al conseguente riconoscimento dell’indennizzo ai sensi dell’articolo 26 della Legge n. 157/92;

– ad attivare adeguate  attività di informazione e puntuali segnalazioni nei confronti degli istituti venatori, degli Enti Gestori delle Aree Protette e delle Amministrazioni provinciali competenti affinché possano essere attivati, tempestivamente, gli opportuni ed efficaci interventi di selezione e contenimento della fauna selvatica, con lo scopo di ridurre l’incidenza dei danni provocati alle produzioni agricole e contribuire alla salvaguardia dell’incolumità pubblica;

– a rilevare, in relazione alle situazioni di cui al punto precedente, le eventuali necessità di urgenza stante la segnalazione di danneggiamenti in atto, in modo tale possa essere garantito, dagli enti attuatori, un tempestivo intervento in termini di contenimento;
– a segnalare, ogni qualvolta si ravvisino condizioni di criticità ed emergenza derivanti dalla presenza di un elevato numero di esemplari di fauna selvatica tale da generare un potenziale rischio in termini di incolumità pubblica, al Prefetto competente le aree interessate, affinché possano essere attivate le azioni necessarie, anche, eventualmente, di carattere straordinario prevedendo il coinvolgimento dei Sindaci;

– a collaborare attivamente con la Regione Piemonte nella individuazione e definizione delle modalità di intervento più adeguate ed efficaci per contenere l’incidenza dei danni provocati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole;

– a collaborare con le Province e la Città Metropolitana di Torino nell’organizzare ed erogare i corsi utili per la formazione dei proprietari o conduttori di fondi in applicazione di quanto disposto dalla D.G.R. n. 20-8485 del 01 marzo 2019;

– a partecipare attivamente alla cabina di regia istituita dalla Regione Piemonte in relazione all’attività di puntuale e periodico monitoraggio, in termini di attuazione ed efficacia, della fase attuativa dei piani di prelievo selettivi e dei piani di contenimento.




Cnvv, webinar: “Sostegni operativi per le imprese nei Paesi dell’Est Europa”

Mercoledì 30 giugno 2021, alle 10, Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv), Confindustria Piemonte, Confindustria Est Europa, Banca Europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) e UniCredit organizzano il webinar intitolato “Sostegni operativi per le imprese nei Paesi dell’Est Europa”.

L’incontro fornirà indicazioni sulle reali opportunità di partnership e di collaborazione per le aziende italiane negli undici Paesi di cui fa parte la rete di Confindustria Est Europa e presenterà gli strumenti a supporto delle imprese gestiti dalla Bers e il sistema di sostegno finanziario di UniCredit nell’area.

Dopo il saluto di Alessandro Battaglia, presidente della Commissione Internazionalizzazione di Confindustria Piemonte, le opportunità di business nei Paesi aderenti alla Federazione e il ruolo delle rappresentanze internazionali di Confindustria saranno illustrati da Maria Luisa Meroni, presidente di Confindustria Est Europa.

Massimo Carnelos, direttore esecutivo aggiunto per l’Italia della Bers, parlerà del ruolo della Banca, mentre la presenza di Unicredit a supporto delle imprese nel processo di espansione del loro business in Est Europa verrà trattato da Alessandro Paoli, responsabile UniCredit International Center Italy. Concluderà l’incontro, prima della sessione di domande e risposte con i partecipanti, la testimonianza di Fabiano Coccato, amministratore delegato della Coccato & Mezzetti srl, aderente a Cnvv, sul tema “Avviare un business in Est Europa”.

 




UPO: Pubblicato il XXIII Rapporto Almalaurea su profilo e condizione occupazionale dei laureati

Il Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea ha presentato oggi, venerdì 18 giugno, in streaming, il XXIII Rapporto sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei laureati italiani; le due indagini hanno coinvolto 76 università aderenti al Consorzio.

Il Rapporto di AlmaLaurea sul Profilo dei laureati ha analizzato le performance formative di 291 mila laureati nel 2020: in particolare, 165 mila laureati di primo livello, 89 mila dei percorsi magistrali biennali e 36 mila a ciclo unico; il Rapporto di AlmaLaurea sulla Condizione occupazionale dei laureati ha analizzato 655 mila laureati di primo e secondo livello nel 2019, 2017 e 2015 contattati, rispettivamente, a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo.

Il Profilo dei Laureati

I laureati UPO nel 2020 coinvolti nell’indagine sono 2.126. I dati rilevati dal Consorzio confermano le performance positive registrate negli ultimi anni: l’età media alla laurea è 25,6 anni, appena inferiore alla media nazionale di 25,8. Il 64,1% (media italiana 58,4%) dei laureati termina l’università in corso: in particolare è il 62,1% tra i triennali (contro il 57,7%) e l’80,5% tra i magistrali biennali (contro il 64,3%).

Il voto medio di laurea è 101,3 su 110, inferiore alla media nazionale del 103,2.

Il 73,0% dei laureati ha svolto tirocini riconosciuti dal proprio corso di studi e anche questo è un dato nettamente superiore alla media nazionale del 57,6%; dato confermato osservando sia i dati dei laureati di primo livello (74,9% contro il 57,3%) sia dei magistrali (66,7% contro il 61,7%), sia tra i laureati magistrali a ciclo unico (73,5% contro il 50,2%).

Per analizzare la soddisfazione per l’esperienza universitaria appena conclusa si è scelto di prendere in considerazione l’opinione espressa dal complesso dei laureati in merito ad alcuni aspetti.

Il 92,0% dei laureati è soddisfatto del rapporto con il corpo docente e l’87,6% ritiene il carico di studio adeguato alla durata del corso. In merito alle infrastrutture messe a disposizione dall’Ateneo, l’87,1% dei laureati che le ha utilizzate considera le aule adeguate. Più in generale, il 93,7% dei laureati si dichiara soddisfatto dell’esperienza universitaria nel suo complesso.

E quanti si iscriverebbero di nuovo all’Università? Il 72,3% dei laureati sceglierebbe nuovamente lo stesso corso e lo stesso Ateneo, mentre il 5% si riscriverebbe allo stesso Ateneo, ma cambiando corso.

 

 

La Condizione occupazionale

L’Indagine sulla Condizione occupazionale ha riguardato complessivamente 3.471 laureati UPO. I dati si concentrano sull’analisi delle performance dei laureati di primo e di secondo livello usciti nel 2019 e intervistati a un anno dal titolo e su quelle dei laureati di secondo livello usciti nel 2015 e intervistati dopo cinque anni.

Per quanto riguarda i laureati triennali contattati a un anno dal conseguimento del titolo, il 54,2% decide di proseguire il percorso formativo con un corso di secondo livello. Indagando la quota rimanente (45,4%), il tasso di occupazione è dell’83,5% a fronte di una media nazionale del 69,2%, la retribuzione media è di 1.433 Euro (rispetto alla media nazionale di 1.270 Euro) e il 78,5 % valuta efficace o molto efficace il titolo conseguito (contro il 62,8%).

Tra i laureati di secondo livello del 2019 intervistati a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione è pari al 75,4% (media italiana 68,1%), la retribuzione media è di 1.489 Euro (media nazionale 1.364 Euro), il lavoro part-time coinvolge il 18,6% dei laureati (contro il 20,7%), la laurea è giudicata efficace o molto efficace dal 66,8% (contro il 66%).

Non cambia di molto la fotografia dei laureati di secondo livello del 2015, intervistati a 5 anni dal conseguimento del titolo.

Il tasso di occupazione è pari al 91,6% (media italiana 87,7%), la retribuzione media è di 1.552 Euro (media nazionale 1.556 Euro), il lavoro part-time coinvolge il 7,2% dei laureati (contro il 10,9%), la laurea è giudicata efficace o molto efficace dal 70,4% (contro il 68,5%).

La professoressa Chiara Morelli, delegata del Rettore per Orientamento, Job Placement, Almalaurea e Stage post-laurea ha commentato con soddisfazione i dati emersi dal Rapporto: «Un anno difficile, un anno che ha richiesto grandi cambiamenti a tutti, ma anche un anno in cui non è mai mancata l’attenzione ai nostri studenti e la collaborazione con scuole, enti, istituzioni e imprese del territorio. Un anno che, come attesta AlmaLaurea, conferma le performance positive del nostro Ateneo.

Gli studenti rimangono al centro di un progetto che prevede un’attenta pianificazione dell’offerta formativa e un accorto orientamento in entrata, in itinere e in uscita. AlmaLaurea certifica la soddisfazione dei nostri studenti, la regolarità negli studi e il rapido inserimento nel mondo del lavoro. Sicuramente i numeri sono molto importanti e se, come in questo caso, sono positivi fanno molto piacere, ma ciò che ci fa comprendere che stiamo percorrendo la strada corretta sono anche i continui apprezzamenti che riceviamo dalle aziende e dalle istituzioni sulla qualità, sulla preparazione e sulle competenze dei nostri studenti.

Un dovuto ringraziamento va, pertanto, a tutte le realtà del territorio che credono al progetto formativo e riconoscono la qualità dei nostri laureati».




Davide Sciandra eletto nuovo presidente di Confartigianato Cuneo – Zona di Mondovì

Si avviano al termine le Assemblee degli Associati delle Zone di Confartigianato Cuneo, primo “passo” dell’iter di riunioni elettive propedeutiche al rinnovo dei Dirigenti Artigiani.

Nelle votazioni per la Zona di Mondovì, svoltesi il 17 e 18 giugno, in seguito all’Assemblea degli Associati – organizzata il 16 maggio in modalità “on-line” – è stato eletto quale presidente di Zona Davide Sciandra, acconciatore, contitolare de “I Capelli Free Style” di Mondovì.

Succede a Paolo Manera e sarà affiancato, come vicepresidenti, da Roberto Ganzinelli (vicario) e Silvio Turco. Sciandra è da anni attivo componente della vita associativa di Confartigianato Cuneo e in passato è stato anche vicepresidente di zona, nonché impegnato nelle attività della Categoria. Ganzinelli, marmista di Mondovì, già presidente di zona, è attualmente anche vicepresidente della Alpifidi, la cooperativa di garanzia recentemente nata dalla “fusione” tra la cuneese Confartigianato Fidi Cuneo e la valdostana Valfidi. Turco, edile di Vicoforte, ha ricoperto in passato incarichi zonali per la sua categoria.

«Ringrazio i colleghi per la fiducia accordatami – commenta il neopresidente Sciandra – e mi impegno ad affrontare con dedizione questo ruolo, importate collettore tra le esigenze e le problematiche delle imprese del territorio. Con i miei vicepresidenti intendiamo coinvolgere il più possibile la nuova squadra del Consiglio direttivo zonale, che si andrà presto a costituire, per sviluppare progetti e iniziative in favore del comparto artigiano locale. In particolare, intendiamo tutelare le aziende contro una piaga che colpisce in modo trasversale il settore artigiano: quello del lavoro abusivo».

Durante l’Assemblea sono intervenuti Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte, e Luca Robaldo, assessore della Città di Mondovì, che hanno evidenziato ruolo e azione di Confartigianato Cuneo in supporto delle imprese, ponendo l’accendo sul dialogo costruttivo sviluppatosi con Enti e Amministrazioni pubbliche.

Nell’ambito delle votazioni, per il “Gruppi di opinione”, Roberta Ballocco è stata eletta delegata del Movimento Donne Impresa.

Prossimo “step”, propedeutico alla formazione del Consiglio della Zona di Mondovì, sarà l’elezione dei rappresentanti zonali di categoria, che avverrà in modalità on-line, attraverso una piattaforma web dedicata.

«Con il proseguire delle Assemblee zonali – ha concluso il presidente territoriale Luca Crosetto – continua un importante processo di democrazia, che esprime al meglio la trasparenza del nostro Sistema e dà valore alla partecipazione e all’impegno dei tanti imprenditori che mettono a disposizione della nostra Associazione competenze, passione e orgoglio di rappresentare l’artigianato e le PMI cuneesi».

 




Marsiaj, Presidente UI Torino: “Nuova base Ryanair traguardo importante per il nostro territorio”

L’apertura della nuova base Ryanair all’aeroporto di Torino costituisce un traguardo importante per il nostro territorio.

La scelta della prima compagnia aerea europea di investire a Torino con due aeromobili e numerose rotte è un riconoscimento della vocazione attrattiva della nostra città, come meta di turismo, business e leisure.

Dopo molti mesi di grande difficoltà per il comparto dell’accoglienza, questa notizia è un ottimo segnale per la ripresa dell’incoming torinese, con ricadute positive su tutto il sistema economico, turistico, culturale e dei servizi.

Nel successo di quest’operazione un ruolo centrale va attribuito a SAGAT, che ringrazio – nella persona di Andrea Andorno, Amministratore Delegato di Torino Airport e Vice Presidente del Gruppo Turistico Alberghiero dell’Unione Industriale – per il grande impegno nello sviluppo del nostro aeroporto, a servizio di tutto il territorio piemontese.

Ora è essenziale che gli attori cittadini collaborino, insieme alle Istituzioni e alla compagnia aerea, per utilizzare al meglio quest’opportunità. Bisogna iniziare da subito a lavorare a una comunicazione efficace e coordinata per valorizzare l’immagine di Torino a livello internazionale. Penso in particolare a Maurizio Vitale, Presidente di Turismo Torino e Provincia, per cui questa occasione costituisce un grande riconoscimento, oltre che uno stimolo a consolidare la nostra promozione territoriale, con una narrazione sempre più coinvolgente della nostra città.




Imprese e trasformazione digitale. Il 67,2% delle attività produttive ha puntato sulle nuove tecnologie

Nell’anno appena concluso, circa 7 imprese piemontesi su 10 hanno investito nel miglioramento e nella trasformazione digitale per contrastare gli effetti della pandemia.

Nel 2019, infatti, le attività produttive piemontesi che avevano puntato sulle nuove tecnologie erano state il 56,2 mentre nel 2020, con un balzo in avanti dell’ 11%, sono state il 67,2%, risultato che consente al Piemonte di posizionarsi al quarto posto nella classifica delle regioni. Infatti, l’utilizzo delle nuove tecnologie limita le differenze tra piccole e medio-grandi aziende, contribuisce a sostenere la governance delle imprese manifatturiere a conduzione familiare, agevola il recupero delle aziende dei servizi, più tartassate dal Covid.

 

I dati arrivano dal dossier dell’Ufficio Studi di Confartigianato che ha analizzato e rielaborato i dati  sulla trasformazione digitale delle imprese  tra il 2019 e il 2020.

 

“La pandemia da Covid-19, e le relative restrizioni applicate alle attività produttive, hanno dimostrato quanto sia importante che le imprese intensifichino gli investimenti nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione digitale, per restare competitive anche in periodi di eccezionale crisi ed emergenza, come quello che stiamo attraversando – commenta Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino – dobbiamo anche ricordarci come il Next Generation EU indirizzerà ben il 21% dei 209 miliardi destinati all’Italia in investimenti per la transizione digitale. Un’opportunità grandissima anche per le imprese del territorio, che hanno bisogno di investire in tale settore al fine di aumentare la propria capacità competitiva, rafforzare i processi di produzione e gestione aziendale, e sostenere la crescita dimensionale, stimolando così la domanda di investimenti in beni sia strumentali (ammodernamento di macchinari, efficientamento produttivo, ecc) sia digitali per la comunicazione e il marketing, così come indicato nel Recovery Plan”.

 

Dall’analisi di Confartigianato emerge come la crisi sanitaria nella nostra regione abbia portato a un intenso utilizzo delle tecnologie digitali, soprattutto tra le MPI. Tra queste in primis si è potuta osservare una significativa diversificazione dei canali di vendita e l’intensificazione dell’uso della strumentazione digitale.

 

In relazione alla comunicazione interna all’impresa, l’utilizzo di applicazioni di messaggistica e di video-conferenza è addirittura triplicato: dal 10,6% di micro e piccole imprese nella fase pre-Covid si è arrivati al 30,7%.

Si è fortemente intensificata anche la comunicazione con la clientela attraverso i social media: già presente nel 21,9% delle micro e piccole imprese (3-49 addetti), è stata introdotta, migliorata o ne è prevista l’implementazione il prossimo anno da un ulteriore 17%, portando al 38,9% la quota di MPI attive su questo canale.

I servizi digitali, come newsletter, tutorial, webinar, corsi, che erano forniti dal 7,7% delle imprese, registrano un rafforzamento, con l’introduzione da parte del 13,2% di micro piccole imprese e resi disponibili dopo l’emergenza dal 20,9% delle MPI.

Significativo ampliamento anche degli investimenti tecnologici finalizzati a migliorare la qualità e l’efficacia del sito web – quali SEO, utilizzo di web analytics, paid search, ecc. – che erano presenti prima dell’emergenza nel 10,7% delle micro-piccole imprese, sono divenuti pratica comune per un altro 12,4%, portando al 23,1% la quota di micro e piccole imprese attivate.

L’intensificazione del lavoro a distanza ha generato anche una domanda di relative infrastrutture: i server cloud e le postazioni di lavoro virtuali, già disponibili nel 9,5% delle MPI, dopo l’emergenza riguardano il 26,0% (+16,5 punti), mentre le apparecchiature informatiche fornite ai dipendenti, azione intrapresa dal 10,0% delle MPI prima dell’emergenza, sono state oggetto di investimento per un ulteriore 17,3%, portando la quota al 27,3%. Anche per le applicazioni software più specialistiche per la gestione condivisa di progetti, utilizzate in precedenza da una quota limitata (5,7%) di MPI, risulta triplicata la loro diffusione, che arriva al 18,2% (+12,5 punti percentuali).

Per le imprese più piccole l’adozione dello smart working è stato un fattore essenziale per incentivare l’acquisizione di tecnologie di comunicazione digitali: le micro imprese (3-9 addetti) orientate allo smart working, che prima della crisi avevano adottato tecnologie di comunicazione digitale nel 28,7% dei casi, hanno raggiunto il 76% a seguito degli investimenti indotti dall’emergenza.

E’ anche raddoppiata la quota di imprese attive nell‘e-commerce ed è salita quella relativa alle vendite tramite comunicazioni dirette. Le vendite il proprio sito web, già presente nel 9% delle MPI prima dell’emergenza, sono utilizzate dal 17,2% delle MPI (+8,2 punti percentuali tra miglioramenti e nuova introduzione entro il prossimo anno). Prossima al raddoppio anche la quota di MPI attive nella vendita mediante comunicazioni dirette (es. e-mail, moduli online, Facebook, Instagram, ecc.) che salgono dal 15,6% pre emergenza, al 27,8% (+12,2 punti, sempre includendo le unità che hanno adottato miglioramenti, hanno introdotto lo strumento o lo implementano nei processi aziendali il prossimo anno).

La straordinaria intensificazione delle vendite tramite la Rete traina la distribuzione delle imprese che gestiscono vendite on line con consegne in proprio, quota che passa dal 5,5% pre emergenza ad un 14,2% (+8,6 punti).

 

In ogni caso, però, c’è ancora molta strada da fare: solo il 26% delle imprese italiane è a conoscenza del Piano Impresa 4.0 e, tra queste, il 9%, pur conoscendolo, comunque non investe. Per il resto, vale a dire per i due terzi della manifattura italiana, gli strumenti messi in campo e le grandi opportunità offerte dalle tecnologie non sono (ancora) all’ordine del giorno.

 

“E’ proprio nel PNRR che le imprese avranno l’opportunità di ripartire a rafforzarsi – continua De Santis – puntando sull’innovazione e sul lavoro con l’inserimento dei giovani, certamente pronti a trasferire questo know-how a tutti gli addetti di qualsiasi filiera produttiva. Tutte queste opportunità potranno essere il miglior investimento e non hanno una durata a tempo rispetto i sostegni”.

 

“Proprio la formazione e la competenza – conclude De Santis – si collocano tra gli impegni nodali di questo tempo: trasferire conoscenze per accrescere le competenze digitali degli artigiani per venire incontro alle loro esigenze, prev




PoliTO e CNR: Di quanto aumenterà la temperatura in Europa?

Quello delle previsioni e delle conseguenze dei cambiamenti climatici è ormai un argomento cruciale non solo per scienziati e meteorologi, ma coinvolge da vicino ed interessa direttamente anche il pubblico dei non addetti ai lavori, che ne avverte come tutti noi gli effetti quotidianamente.

 

Uno studio condotto da ricercatori dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima, Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISAC), e dal Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture (DIATI) del Politecnico di Torino dal titolo “Future climate change shaped by inter-model differences in Atlantic Meridional Overturning Circulation response” ha messo a confronto le previsioni fornite da 30 modelli climatici di ultima generazione che includono nel loro codice numerico tutto ciò che si sa riguardo al sistema climatico.

 

Le previsioni fatte da questi modelli, che verranno incluse nel prossimo report IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change), dimostrano che le incertezze nella previsione dei cambiamenti climatici in Europa dipendono fortemente dalla risposta all’incremento dei gas serra antropici delle correnti oceaniche nel Nord Atlantico.

 

I ricercatori hanno trovato che tra questi 30 modelli c’è grande incertezza su quanto diminuirà la velocità delle correnti oceaniche nel Nord Atlantico: la stima va da un minimo di circa il 18% rispetto alla media del periodo pre-industriale, fino ad un declino molto più drastico, di circa il 74%. Inoltre i ricercatori hanno trovato che le variazioni climatiche future sull’Europa dipendono fortemente da quanto queste correnti si indeboliranno.

 

Nei modelli in cui la diminuzione delle correnti del Nord Atlantico è minore, il riscaldamento in Europa è maggiore. Ciò comporta anche un aumento maggiore delle piogge sul Nord Europa. Invece, nei modelli in cui le correnti del Nord Atlantico diminuiscono maggiormente, la temperatura e le piogge aumentano di meno, ma la corrente a getto si sposta verso nord modificando così il percorso tipico delle perturbazioni cicloniche durante l’inverno sull’Europa”, spiega Katinka Bellomo, responsabile dello studio presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture del Politecnico da questo giugno, proveniente dall’Istituto di Scienze dell’Atmosfera del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISAC).

 

In passato si era già dimostrato che una riduzione della velocità delle correnti nel Nord Atlantico porta a una riduzione del riscaldamento globale e una variazione nelle piogge. Tuttavia, la novità presentata in questo studio è che l’incertezza nelle previsioni di temperatura e pioggia in questi modelli deriva in gran parte dalle correnti nel Nord Atlantico. Il motivo principale delle incertezze sulle previsioni climatiche è dovuto alla rappresentazione semplificata, che varia da modello a modello, dei complessi fenomeni fisico-chimici del sistema Terra, ma non si sa con precisione quali di questi fenomeni sia il responsabile. Il team ha dimostrato che la maggior parte delle discordanze nel predire il cambiamento climatico sull’Europa è collegato alle correnti oceaniche nel Nord Atlantico.

 

“Questo significa che se fossimo in grado di dire con precisione come le correnti oceaniche cambiano quando sono forzate dalle emissioni di gas serra, allora potremmo drasticamente ridurre l’incertezza nelle previsioni climatiche per l’Europa. Grazie alle campagne di osservazioni che vengono svolte attualmente nel Nord Atlantico, ora siamo in grado di capire meglio la dinamica degli oceani. Quindi è importante continuare in questa direzione visto che sembra molto plausibile che a breve saremo in grado di produrre modelli molto più precisi” aggiunge la ricercatrice.

 

“Questo lavoro fornisce inoltre informazioni importanti sui possibili cambiamenti nella circolazione atmosferica e su impatti climatici in Europa a seguito dell’attraversamento di un “tipping point” nella circolazione oceanica Atlantica. Si tratta di un argomento di grande attualità, che il nostro gruppo sta investigando attraverso lo sviluppo di modelli numerici”, nota Jost von Hardenberg, coautore dello studio e docente al Politecnico di Torino.

 

La ricerca – a cui hanno partecipato anche Susanna Corti del CNR-ISAC e Michela Angeloni del dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Bologna e CNR-ISAC – è stata finanziata dalla Commissione Europea nell’ambito dei progetti Horizon 2020 TiPES e CRESCENDO al CNR-ISAC, ed è stata appena pubblicata su Nature Communications.

 




Allasia: “Democrazia, libertà e pluralismo per l’Iran”

“Esprimo vicinanza ai rappresentanti della Resistenza Iraniana, con l’auspicio che  presto l’Iran possa diventare uno stato democratico, libero, tollerante e pluralista”. Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale del Piemonte Stefano Allasia, che stamane ha incontrato i rappresentanti della resistenza iraniana Mahmoud HakamianHoushang Kouchak.

“Purtroppo – ha aggiunto Allasia – dal paese governato da un regime teocratico, giungono periodicamente notizie di sistematiche violazioni dei diritti umani e civili e negazioni delle più elementari libertà per i cittadini”.




Uil Piemonte: Il 16 giugno con acconto IMU si verseranno 9,8 miliardi di euro

Con l’acconto del prossimo 16 giugno si verseranno 9,8 miliardi di euro per lIMU, il cui gettito complessivo annuo sarà di19,6miliardidi euro. Il suddetto gettito tiene conto dell’abolizione dellerate IMU, introdotte nel corso del 2021,per alcuni immobili strumentali alla produzione individuati nei vari Decreti per contrastare la pandemia.

Saranno chiamati ai versamenti oltre 25 milioni di proprietari di immobili diversi dall’abitazione principale (il 41%sono lavoratori dipendenti e pensionati).Il costo medio complessivo dell’IMU su una “seconda casa”,ubicata in un capoluogo di provinciaspiega Ivana Veronese,Segretaria Confederale UILsarà di 1.070euro (535euro da versarecome acconto di giugno) con punte di oltre 2mila euro nelle grandi città.

È quanto emerge dal Rapporto IMU2021 elaborato dal Servizio UIL Lavoro, Coesione e Territorio.La media dell’aliquota applicata per le seconde case(IMU)commenta Ivana Veroneseammonta al 10,6 per mille e in molti Comuni (480 municipi di cui 18 Cittàcapoluogo) è in vigore “la ex addizionale TASI”, fino a un massimo dello 0,8 per mille,introdotta per finanziare negli scorsi anni le detrazioni per le abitazioni principali, così da portare in questi Comuni l’aliquota IMU fino all’11,4per mille.

Chi possiede una seconda pertinenza dell’abitazione principale della stessa categoria catastale (cantine, garage, posti auto, tettoie),dovrà versare l’IMU con l’aliquota delle seconde case,con un costo medio annuo di 55euro(28 euro di acconto), con punte di 110 euro annui.

Se si prendono in considerazione i costi IMU sulle prime case cosiddette di lusso(abitazioni signorili, ville e castelli)continua Ivana Veronese, sempre ubicate in un capoluogo di provincia, il costo medio è di 2.623euro(1.311europer l’acconto), con punte di oltre 6 milaeuronelle grandi Città.

IL COSTO DELL’IMU SECONDE CASE NELLE CITTA’ CAPOLUOGO Secondo i risultatidel rapporto,il costo maggiore in valore assoluto per una seconda casa a disposizione si registra a Roma con 2.064 euro medi; a Milano, invece, si pagheranno 2.040 euro medi; a Bologna 2.038 euro; a Genova 1.775 euro; a Torino 1.745 euro. Valori più “contenuti”, invece, ad Asticon un costo medio di 580 euro; a Gorizia con 582 euro; a Catanzaro con 659 euro; a Crotone con 672 euro; a Sondrio con 674 euro.

LE ALIQUOTE DELL’IMU SECONDE CASE NELLE CITTA’ CAPOLUOGO In 19 Città è in vigore la ex addizionale della TASI, per cui,in questi Comuni,lealiquote superano quella massima dell’IMU (10,6 per mille). In particolare,Roma, Milano, Ascoli, Brescia, Brindisi, Matera, Modena, Potenza, Rieti, Savona, Verona e Vicenza l’aliquota è all’11,4 per mille; a Macerata all’11,3 per mille; a Terni e Siena, all’11,2 per mille; a Lecce, Massa e Venezia all’11per mille; ad Agrigento al 10,9 per mille.

Altre 73 Città capoluogo, sempre sulle seconde case, applicano l’aliquota del 10,6 per mille,tra cui Torino, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo, Bari.In 10Città le aliquote sono sotto la soglia massima,tra cui Como, Belluno, Gorizia, Udine, Pordenone.

IL COSTO DELL’IMU SECONDE PERTINENZE NELLE CITTA’ CAPOLUOGO Per una seconda pertinenza della stessa categoria catastale a Roma si pagano mediamente 110 euroannui; a Milano 99 euro annui; a Bologna 96euro annui; a Firenze 95 euroannui; a Napoli 95euro annui.

Il tema della tassazione degli immobili è tornatoal centro del dibattito politico in questi giorni. Per noi,sarebbe opportuno che le modifiche dell’IMU venissero apportate organicamente riaprendo il “cantiere” del federalismo fiscale,riforma prevista tra l’altro nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Contemporaneamente, sarebbe necessaria la riforma del catasto in grado di riportare equità nella tassazione sul mattone, annunciata più volte nel corso degli ultimi annie mai attuata.Una riforma attesa da più di 30 anni, dato che l’ultima revisione degli estimi catastali è datata 1989, partendo da una revisione dei valori catastali vecchi, iniqui e che non corrispondono al reale valore degli immobili, eliminando i paradossi attuali per cui case di pregio nei centri storici hanno rendite catastali basse, mentre immobili situati in periferia e costruiti più recentemente hanno rendite catastali alte.

Prestando, però, molta attenzioneconcludeIvanaVeroneseperché questo processodi riforma non dovrà significare maggiori prelievi,ma una diversa e più equa ripartizione del prelievo fiscale sugli immobili.

Ovviamente,sempre accompagnando questi percorsi a d una lotta“senzaseesenzama”all’evasione fiscale sulla tassazione immobiliare che ogni anno produce un minor gettito pari ad oltre 1 miliardo di euro.