Confartigianato Torino. DPCM: Serve un “Decreto Ombrello” che esca però dalla logica dei codici ATECO

Purtroppo ancora una volta ci preoccupa la “confusione” e la “nebbia” che avvolge i contenuti del nuovo DPCM (323 le pagine che compongono l’allegato di questo provvedimento)”.

Ad affermarlo Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino di fronte al plico del nuovo DPCM firmato dal Presidente del Consiglio.

“Quello che emerge -prosegue De Santis – è la volontà di legare territorialmente la gravità degli interventi alla gravità della situazione sanitaria. Questo principio rispetto ad un lockdown generalizzato come a primavera, davvero economicamente insostenibile per il Paese, è comprensibile se consideriamo che il debito pubblico è già arrivato al 160%”.

“Per fare questo -propone De Santis- è però fondamentale avere ristori certi, concreti e veloci, per tutte le attività e professioni che sono coinvolti dalle chiusure. Serve, alla luce di questo nuovo DPCM, un “Decreto Ristori BIS” che vada a ristorare le attività coinvolte; ma serve ancor più un decreto ombrello che esca dalla logica dei codici ATECO. Sistema che ha dimostrato nei fatti di escludere intere categorie colpite tanto quanto se non in misura maggiore di quelle coinvolte.

Penso a categorie come i Bus Operator e i Fotografi, solo per fare degli esempi, ma sono coinvolti tutti quei mestieri che ruotano intorno alla produzione e servizi per la ristorazione, per gli eventi ed il turismo che, almeno sino ad oggi, sono risultati essere esclusi da ogni aiuto ma di fatto senza mercato da 7/8 mesi. Il Governo deve pensare ad un provvedimento che vada nella logica di aiutare coloro che possono dimostrare un calo del fatturato di una certa percentuale a prescindere dalla attività che viene svolta. E’ infatti chiaro che la riduzione della socialità indotta dalle chiusure di certe attività come bar, locali, ristoranti e il divieto di tenere cerimonie e feste incidono sui bilanci di tutti”.

“E positivo – conclude Dino De Santis – che le attività produttive siano salvaguardate dalla chiusura anche nelle zone a più alto rischio. E’ il riconoscimento che il lavoro svolto con la stesura dei protocolli nazionali e il rispetto delle regole da parte dei nostri imprenditori, abbiano messo in “sicurezza” i luoghi di lavoro, tutelando la salute dei dipendenti, delle famiglie e degli stessi artigiani che lavorano quotidianamente al servizio della collettività”.

 

 




Confagricoltura: “Bene la nuova ordinanza anti-cinghiali, adesso si agisca velocemente”

Confagricoltura accoglie con favore l’ordinanza  regionale sulle nuove misure per contrastare la peste suina africana. “L’iniziativa accoglie le nostre sollecitazioni – ha commentato Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – consentendo interventi più incisivi nel contenimento dei cinghiali, attività che sino ad oggi non ha ancora raggiunto i risultati sperati: ci auguriamo che ora venga applicata con velocità, per iniziare a contrastare con efficacia l’abnorme proliferazione di ungulati che crea danni sempre più gravi all’agricoltura e minaccia la tenuta della filiera suinicola”.

Il provvedimento appena entrato in vigore prevede, tra l’altro, la possibilità di effettuare la caccia di selezione al cinghiale anche in ore notturne con utilizzo di strumenti per la visione che facilitano la selezione degli individui. Inoltre, il cacciatore che intendesse esercitare la caccia al cinghiale in un Ambito Territoriale o Comprensorio Alpino diverso da quello di ammissione, dovrà semplicemente richiedere la relativa autorizzazione all’Ente di gestione, che dovrà rilasciarla entro 48 ore, senza alcun onere economico aggiuntivo.

Altra novità rilevante introdotta dall’ordinanza è quella per cui un cacciatore iscritto a una squadra di caccia al cinghiale in un qualsiasi Ambito di Caccia o Comprensorio Alpino può, con una semplice richiesta, essere ammesso ad altre squadre organizzate su tutto il territorio della Regione Piemonte, senza oneri aggiuntivi, fatta salva l’accettazione da parte della squadra ospitante.
Viene poi riconosciuta e valorizzata la figura del “coadiutore”, che può essere un proprietario o conduttore di fondi (munito di licenza di “porto di fucile ad uso caccia”), una guardia giurata venatoria volontaria o un cacciatore nominativamente individuato, tutti in possesso di specifica formazione. L’ordinanza prevede, infatti, che la Regione, in collaborazione con le Province e la Città Metropolitana di Torino, pubblichi sul proprio sito istituzionale un apposito elenco dei coadiutori che potranno effettuare operazioni di urgenza per il contenimento dei cinghiali, su richiesta di intervento dei proprietari o conduttori dei fondi interessati; l’ente di gestione dovrà poi effettuare, con cadenza almeno mensile, un coordinato programma di depopolamento che interessi tutto il territorio in gestione, comprese le aree vietate alla caccia.
Infine, è stata potenziata l’attività formativa specifica: dalla seconda metà di settembre Province e Città Metropolitana di Torino, Ambiti territoriali di caccia, Comprensori alpini, Associazioni agricole e venatorie, Enti gestori delle Aree protette, dovranno organizzare, con cadenza quindicinale, corsi di abilitazione per tutti i soggetti coinvolti nelle operazioni di caccia.
“Confidiamo – conclude Allasia – che la pronta adozione dei provvedimenti previsti consenta di contenere la diffusione della peste suina e di limitare i gravi rischi che per gli allevamenti, le coltivazioni agricole e la sicurezza dei cittadini. Confagricoltura – conclude Allasia – continuerà a sostenere con forza la necessità di ridurre drasticamente la popolazione di cinghiali finché la situazione non sarà finalmente sotto controllo in tutti i suoi aspetti, anche economici e di risarcimento dei danni”.




Confagricoltura si congratula per l’elezione di Gian Paolo Coscia

Il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia ha inviato un messaggio di felicitazioni a Gian Paolo Coscia, eletto oggi presidente di Unioncamere Piemonte.

È la prima volta che un rappresentante di Confagricoltura viene scelto per guidare il sistema delle imprese piemontesi: è una nomina che fa onore a Coscia e che ci rende orgogliosi come agricoltori”, ha dichiarato Allasia. “Siamo certi che Coscia saprà ben operare per rafforzare il sistema camerale piemontese e supportare le attività produttive in un momento difficile per l’economia e per il Paese”.

Gian Paolo Coscia, imprenditore agricolo, titolare dell’azienda cerealicola “Cascina Opera di Valenza”, nell’agro di Alessandria e Montecastello, dal 2013 alla guida dell’ente camerale di Alessandria è Cavaliere dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana” è stato presidente di Confagricoltura Alessandria (dal marzo 2004 al marzo 2013), di Confagricoltura Piemonte e componente del comitato direttivo nazionale di Confagricoltura (dal giugno 2011 al giugno 2017).

 




Cabina di regia PNRR, Torino e il Piemonte faranno scuola a livello nazionale

Abbiamo messo intorno al tavolo della Città di Torino e della Città Metropolitana i soggetti territoriali che hanno il compito istituzionale di gestire le risorse del PNRR e i fondi strutturali ordinari dell’Unione Europea.

È un esperimento a livello nazionale, perché siamo la prima realtà territoriale che prova a fare questo lavoro di messa a sistema”: lo ha sottolineato il Sindaco metropolitano Stefano Lo Russo presentando la cabina di regia istituzionale di cui fanno parte l’amministrazione del Comune capoluogo, quella metropolitana, la Regione Piemonte, il Politecnico e l’Università di Torino. La presentazione si è tenuta nella sala auditorium della Città Metropolitana in corso Inghilterra 7, riaperta per l’occasione dopo la lunga fase di chiusura dovuta alla pandemia.

Siamo consapevoli dell’enorme responsabilità che oggi grava sugli amministratori del nostro territorio: programmare, pensare il futuro e utilizzare al meglio le risorse economiche che arriveranno nelle prossime settimane, nei prossimi mesi e nei prossimi anni. – ha aggiunto il Sindaco metropolitano – Siamo qui simbolicamente nella sede della Città Metropolitana perché la dimensione della ripartenza è metropolitana. Anche la Città di Torino trarrà giovamento da questa impostazione”.

Dalla presentazione della cabina di regia è emerso che ammontano ad oltre 4 miliardi di euro le risorse del PNRR e della programmazione comunitaria, che interesseranno Torino e la Città Metropolitana tra il 2022 e il 2029 e che saranno gestite dall’amministrazione del capoluogo, da quella metropolitana, da quella regionale e dai due Atenei: un’occasione unica per rilanciare l’economia locale, superare la crisi economica e sociale generata dalla pandemia, realizzare la transizione ecologica e digitale.

Il Sindaco Lo Russo ha sottolineato che la cabina di regia consentirà sinergie tra i diversi Enti pubblici, gli Atenei e il mondo imprenditoriale, utili evitare duplicazioni, sovrapposizioni e sprechi di risorse. A giudizio di Lo Russo nella dimensione di area vasta della Città Metropolitana si giocheranno le partite più importanti di una delle aree più importanti del Paese, che sta scontando gli effetti della crisi, ma che può, facendo squadra, far ripartire il Piemonte e tutto il Nord Italia.

Il Sindaco non ha nascosto il fatto che Comuni e Città Metropolitana scontano ritardi da colmare nella sostituzione del personale andato in pensione. Lo Russo ha inoltre lanciato un appello a tutti gli amministratori, affinché interpretino al meglio il loro ruolo istituzionale, al di là delle differenze politiche, che devono diventare fattore di ricchezza e non di contrapposizione. “Insieme progettiamo, costruiamo e ripartiamo” è il claim della cabina di regia annunciato dal Sindaco metropolitano, che ha ricordato come sarà importante vigilare sul rispetto della legalità nelle procedure di assegnazione degli appalti e gestione dei lavori. “Amministrare vuol dire assumersi responsabilità e la mia impostazione è proprio quella di assumermi le responsabilità, per fare un salto di qualità nei tempi previsti dal PNRR” ha concluso Lo Russo.

Il Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio ha definito il PNRR un “grande Piano Marshall”, che comporta per tutti gli attori pubblici e privati l’esigenza di condividere le scelte. “Oggi, – ha annunciato Cirio – abbiamo le prime regole d’ingaggio e la cabina di regia inaugura la fase 2 della programmazione del PNRR attraverso la scelta dei progetti”. Il Presidente della Regione ha anche ricordato che nella scorsa primavera erano state censite le esigenze dei territori, nel rispetto delle indicazioni europee, mentre nella seconda fase si dovranno selezionare i progetti che possono rientrare nelle 6 missioni condivise: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute.

Su quest’ultima missione il Presidente Cirio ha insistito, sottolineando l’importanza del superamento della pandemia come condizione irrinunciabile per la ripartenza dell’economia. A giudizio del Presidente della Regione la scelta condivisa dei progetti strategici deve avere come obiettivo quello di creare ricchezza e non ulteriore spesa pubblica, perché le risorse dell’Unione Europea dovranno un giorno essere rendicontate e restituite. “Saremo in grado di restituire quelle ricorse se le avremo impiegate per creare ricchezza” ha sintetizzato Cirio.

Per sostenere le amministrazioni locali e il mondo dell’impresa l’unità di missione creata da Città di Torino, Città Metropolitana, Regione e Atenei dovrà essere in grado di informare tempestivamente tutti gli attori sulle opportunità offerte dal PNRR e dai bandi ordinari, contribuire alla semplificazione delle procedure e alla presentazione dei progetti e delle domande di contributo. Tra i progetti strategici citati dal Presidente Cirio nel suo intervento figurano quelli a sostegno dell’area di crisi complessa della Città di Torino, dei territori montani, dell’industria aerospaziale e della conversione ecologica dei trasporti ferroviari e su gomma, anche mediante la diffusione della propulsione ad idrogeno.




UPO e Fase 2 emergenza COVID-19, le nuove disposizioni del Rettore

L’UPO ha recepito il DPCM dello scorso 26 aprile con cui il Governo ha introdotto ulteriori disposizioni e misure per il contenimento del contagio da Covid-19 e varato la cosiddetta “Fase 2”.

In questa fase è ammessa la riapertura di alcune attività; sono consentiti in misura limitata alcuni spostamenti; rimane vietata ogni forma di assembramento e sospesa l’attività didattica in presenza negli istituti di formazione di ogni ordine e grado.

L’UPO sta dotando le strutture dei dispositivi di prevenzione e di sicurezza necessari (apparecchi per la rilevazione della temperatura, mascherine, guanti, disinfettanti, ecc.) e per sanificare a fondo gli ambienti prima della riapertura. È stato inoltre identificato un gruppo di lavoro composto da personale tecnico-amministrativo che avrà il compito di predisporre le linee guida e le operazioni necessarie per la ripresa.

In base a queste premesse il rettore Gian Carlo Avanzi e il direttore generale Andrea Turolla hanno disposto che l’attività didattica prosegue a distanza, come pure gli esami (da oggi sostenibili anche in forma scritta a distanza) e le tesi di laurea, di master e di dottorato; le strutture rimarranno chiuse al pubblico fino al 24 maggio e il pubblico esterno continuerà a rivolgersi agli uffici via email o telefono o in videoconferenza.

Alcune strutture saranno riaperte per consentire l’accesso ai soli laboratori di ricerca dal 4 maggio, coerentemente con le attività di sanificazione. Chi vi accederà dovrà avere DPI idonei. Le biblioteche rimangono chiuse al pubblico, garantendo l’assistenza remota per l’accesso alle risorse elettroniche disponibili online.

L’attività amministrativa continua nella modalità di lavoro agile fino al 24 maggio. Restano invariate le aperture delle portinerie del Complesso Perrone a Novara, del DISIT ad Alessandria, del Complesso San Giuseppe a Vercelli, di Ipazia e di Palazzo Bellini a Novara; a queste strutture si aggiunge il DSF a Novara con orario 9.00 – 17.00.
In questo periodo l’UPO provvederà a informare e a formare il proprio Personale sul comportamento igienico-sanitario nei luoghi di lavoro.




Allargamento obbligo green pass. CNVV, Filippa: “Assolutamente d’accordo”

«Sono assolutamente d’accordo con quanto è stato stabilito. Dobbiamo sopravvivere e questa è l’unica soluzione. Negli ultimi mesi abbiamo registrato una buona ripresa: le nostre aziende stanno lavorando in tutto il mondo e stanno generando reddito reale sul territorio. Anche per questo speriamo di non dover subire un nuovo lockdown, magari per colpa di una percentuale minima di “no-vax”».

Così il presidente di Confindustria Novara Vercelli Valsesia, Gianni Filippa, commenta l’allargamento dell’obbligo di green pass a tutti i lavoratori dipendenti pubblici e privati. «Se da oltre un anno – aggiunge – i medici ci dicono che l’unica strada percorribile per frenare l’epidemia e mitigarne gli effetti negativi è la vaccinazione bisogna farla. Punto e basta».




Marsiaj, Presidente UI Torino: “Nuova base Ryanair traguardo importante per il nostro territorio”

L’apertura della nuova base Ryanair all’aeroporto di Torino costituisce un traguardo importante per il nostro territorio.

La scelta della prima compagnia aerea europea di investire a Torino con due aeromobili e numerose rotte è un riconoscimento della vocazione attrattiva della nostra città, come meta di turismo, business e leisure.

Dopo molti mesi di grande difficoltà per il comparto dell’accoglienza, questa notizia è un ottimo segnale per la ripresa dell’incoming torinese, con ricadute positive su tutto il sistema economico, turistico, culturale e dei servizi.

Nel successo di quest’operazione un ruolo centrale va attribuito a SAGAT, che ringrazio – nella persona di Andrea Andorno, Amministratore Delegato di Torino Airport e Vice Presidente del Gruppo Turistico Alberghiero dell’Unione Industriale – per il grande impegno nello sviluppo del nostro aeroporto, a servizio di tutto il territorio piemontese.

Ora è essenziale che gli attori cittadini collaborino, insieme alle Istituzioni e alla compagnia aerea, per utilizzare al meglio quest’opportunità. Bisogna iniziare da subito a lavorare a una comunicazione efficace e coordinata per valorizzare l’immagine di Torino a livello internazionale. Penso in particolare a Maurizio Vitale, Presidente di Turismo Torino e Provincia, per cui questa occasione costituisce un grande riconoscimento, oltre che uno stimolo a consolidare la nostra promozione territoriale, con una narrazione sempre più coinvolgente della nostra città.




Imprese e trasformazione digitale. Il 67,2% delle attività produttive ha puntato sulle nuove tecnologie

Nell’anno appena concluso, circa 7 imprese piemontesi su 10 hanno investito nel miglioramento e nella trasformazione digitale per contrastare gli effetti della pandemia.

Nel 2019, infatti, le attività produttive piemontesi che avevano puntato sulle nuove tecnologie erano state il 56,2 mentre nel 2020, con un balzo in avanti dell’ 11%, sono state il 67,2%, risultato che consente al Piemonte di posizionarsi al quarto posto nella classifica delle regioni. Infatti, l’utilizzo delle nuove tecnologie limita le differenze tra piccole e medio-grandi aziende, contribuisce a sostenere la governance delle imprese manifatturiere a conduzione familiare, agevola il recupero delle aziende dei servizi, più tartassate dal Covid.

 

I dati arrivano dal dossier dell’Ufficio Studi di Confartigianato che ha analizzato e rielaborato i dati  sulla trasformazione digitale delle imprese  tra il 2019 e il 2020.

 

“La pandemia da Covid-19, e le relative restrizioni applicate alle attività produttive, hanno dimostrato quanto sia importante che le imprese intensifichino gli investimenti nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione digitale, per restare competitive anche in periodi di eccezionale crisi ed emergenza, come quello che stiamo attraversando – commenta Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino – dobbiamo anche ricordarci come il Next Generation EU indirizzerà ben il 21% dei 209 miliardi destinati all’Italia in investimenti per la transizione digitale. Un’opportunità grandissima anche per le imprese del territorio, che hanno bisogno di investire in tale settore al fine di aumentare la propria capacità competitiva, rafforzare i processi di produzione e gestione aziendale, e sostenere la crescita dimensionale, stimolando così la domanda di investimenti in beni sia strumentali (ammodernamento di macchinari, efficientamento produttivo, ecc) sia digitali per la comunicazione e il marketing, così come indicato nel Recovery Plan”.

 

Dall’analisi di Confartigianato emerge come la crisi sanitaria nella nostra regione abbia portato a un intenso utilizzo delle tecnologie digitali, soprattutto tra le MPI. Tra queste in primis si è potuta osservare una significativa diversificazione dei canali di vendita e l’intensificazione dell’uso della strumentazione digitale.

 

In relazione alla comunicazione interna all’impresa, l’utilizzo di applicazioni di messaggistica e di video-conferenza è addirittura triplicato: dal 10,6% di micro e piccole imprese nella fase pre-Covid si è arrivati al 30,7%.

Si è fortemente intensificata anche la comunicazione con la clientela attraverso i social media: già presente nel 21,9% delle micro e piccole imprese (3-49 addetti), è stata introdotta, migliorata o ne è prevista l’implementazione il prossimo anno da un ulteriore 17%, portando al 38,9% la quota di MPI attive su questo canale.

I servizi digitali, come newsletter, tutorial, webinar, corsi, che erano forniti dal 7,7% delle imprese, registrano un rafforzamento, con l’introduzione da parte del 13,2% di micro piccole imprese e resi disponibili dopo l’emergenza dal 20,9% delle MPI.

Significativo ampliamento anche degli investimenti tecnologici finalizzati a migliorare la qualità e l’efficacia del sito web – quali SEO, utilizzo di web analytics, paid search, ecc. – che erano presenti prima dell’emergenza nel 10,7% delle micro-piccole imprese, sono divenuti pratica comune per un altro 12,4%, portando al 23,1% la quota di micro e piccole imprese attivate.

L’intensificazione del lavoro a distanza ha generato anche una domanda di relative infrastrutture: i server cloud e le postazioni di lavoro virtuali, già disponibili nel 9,5% delle MPI, dopo l’emergenza riguardano il 26,0% (+16,5 punti), mentre le apparecchiature informatiche fornite ai dipendenti, azione intrapresa dal 10,0% delle MPI prima dell’emergenza, sono state oggetto di investimento per un ulteriore 17,3%, portando la quota al 27,3%. Anche per le applicazioni software più specialistiche per la gestione condivisa di progetti, utilizzate in precedenza da una quota limitata (5,7%) di MPI, risulta triplicata la loro diffusione, che arriva al 18,2% (+12,5 punti percentuali).

Per le imprese più piccole l’adozione dello smart working è stato un fattore essenziale per incentivare l’acquisizione di tecnologie di comunicazione digitali: le micro imprese (3-9 addetti) orientate allo smart working, che prima della crisi avevano adottato tecnologie di comunicazione digitale nel 28,7% dei casi, hanno raggiunto il 76% a seguito degli investimenti indotti dall’emergenza.

E’ anche raddoppiata la quota di imprese attive nell‘e-commerce ed è salita quella relativa alle vendite tramite comunicazioni dirette. Le vendite il proprio sito web, già presente nel 9% delle MPI prima dell’emergenza, sono utilizzate dal 17,2% delle MPI (+8,2 punti percentuali tra miglioramenti e nuova introduzione entro il prossimo anno). Prossima al raddoppio anche la quota di MPI attive nella vendita mediante comunicazioni dirette (es. e-mail, moduli online, Facebook, Instagram, ecc.) che salgono dal 15,6% pre emergenza, al 27,8% (+12,2 punti, sempre includendo le unità che hanno adottato miglioramenti, hanno introdotto lo strumento o lo implementano nei processi aziendali il prossimo anno).

La straordinaria intensificazione delle vendite tramite la Rete traina la distribuzione delle imprese che gestiscono vendite on line con consegne in proprio, quota che passa dal 5,5% pre emergenza ad un 14,2% (+8,6 punti).

 

In ogni caso, però, c’è ancora molta strada da fare: solo il 26% delle imprese italiane è a conoscenza del Piano Impresa 4.0 e, tra queste, il 9%, pur conoscendolo, comunque non investe. Per il resto, vale a dire per i due terzi della manifattura italiana, gli strumenti messi in campo e le grandi opportunità offerte dalle tecnologie non sono (ancora) all’ordine del giorno.

 

“E’ proprio nel PNRR che le imprese avranno l’opportunità di ripartire a rafforzarsi – continua De Santis – puntando sull’innovazione e sul lavoro con l’inserimento dei giovani, certamente pronti a trasferire questo know-how a tutti gli addetti di qualsiasi filiera produttiva. Tutte queste opportunità potranno essere il miglior investimento e non hanno una durata a tempo rispetto i sostegni”.

 

“Proprio la formazione e la competenza – conclude De Santis – si collocano tra gli impegni nodali di questo tempo: trasferire conoscenze per accrescere le competenze digitali degli artigiani per venire incontro alle loro esigenze, prev




“Mettiti in Proprio”, workshop di Confartigianato Cuneo per aspiranti imprenditori

Come si apre la Partita IVA, quali sono i costi e qual è l’iter burocratico. E poi, come realizzare un business plan e come si imposta gestione bancaria di una start-up. E ancora, le agevolazioni per l’autoimprenditoria e i requisiti professionali che devono essere verificati e certificati per avviare un’attività.

Di questo si parlerà nel corso del workshop “Mettiti in Proprio” organizzato da Confartigianato Cuneo e rivolto a chi desidera avviare un’attività imprenditoriale.
Organizzato “in presenza” sarà possibile partecipare alla sessione di Alba, mercoledì 2 marzo 2022 (Via Vivaro, 19) oppure a quella di Saluzzo, giovedì 3 marzo 2022 (Via Vittime di Brescia, 3). Orario: 18.00-19.15.

“Ci sono diverse forme e modalità di fare impresa, ognuna di esse ha una propria normativa di riferimento e un proprio iter burocratico. – spiegano da Confartigianato Cuneo – Occorre valutare la tipologia di impresa che si vuole costituire e l’attività che si intende svolgere, poiché norme regionali e nazionali impongono che l’aspirante imprenditore abbia requisiti specifici per esercitare il mestiere prescelto”.

Confartigianato Cuneo è l’organizzazione di riferimento dell’artigianato e delle PMI in provincia di Cuneo, il partner ideale per chi vuole “fare impresa”. Con 19 uffici sul territorio provinciale offre consulenze, servizi, agevolazioni e risparmi agli imprenditori e alle loro famiglie.




Nuove professionalità, industrie culturali e creative: chi sono e quanto guadagnano i laureati in “Alph”

Perché scegliere una laurea ALPH ossia in «Art, Literature, Philosophy and History» (da cui l’acronimo «Alph»)?

Perché le nuove professionalità delle industrie culturali e creative costituiscono un volano per l’economia nazionale. Cultura e creatività arricchiscono la capacità innovativa di un paese e della sua produzione industriale. L’Italia, con la grande stratificazione e eredità storica, deve tendere verso questa traiettoria di sviluppo per aumentare la propria competitività sui mercati.

Molteplici e diversificate le professioni culturali e creative che animano vari settori imprenditoriali. Molto diffuse e variegate quelle di alto livello e a elevata specializzazione. La variabilità delle figure è strettamente correlata al percorso disciplinare di provenienza. Quel che è certo è l’importanza della laurea per i professionisti della cultura e della creatività. Alto il livello di efficacia del titolo accademico, indice che combina la richiesta della laurea per l’esercizio della professione e l’utilizzo, nel lavoro svolto, delle competenze acquisite all’università.

Non potrebbe essere diversamente se si considera che il Belpaese condivide con la Cina il primato per numero di beni inseriti nel Patrimonio Mondiale dell’Unesco (fonte: Unesco, anno rif.to 2019): si tratta di 55 beni (50 culturali e 5 naturali). Se rapportiamo questo numero all’estensione del territorio dei due Paesi, l’Italia non ha eguali: ha infatti ben 18,3 beni per 100 mila chilometri quadrati, rispetto a 0,6 beni della Cina. Gli occupati “culturali” in Italia sono il 2,7% del complesso degli occupati; la media Europea è lievemente più alta e pari al 2,9% (Istat, anno rif.to 2015). È interessante rilevare che, in Italia, il 42% degli occupati nel sistema produttivo culturale e ricreativo è laureato; si tratta di una percentuale quasi doppia rispetto agli occupati di tutti gli altri settori (Symbola, anno rif.to 2017). Infine investire in cultura conviene: infatti, per ogni euro prodotto dalla cultura se ne attivano 1,8 negli altri settori satelliti (Symbola, anno rif.to 2017).

AlmaLaurea ha realizzato un approfondimento sulle professioni in ambito culturale, basandosi su quanto definito nelle pubblicazioni sopra citate. Vi è però da dire che non esiste una definizione standardizzata e condivisa di quali siano le professioni rientranti in questo settore: i confini sono infatti molto sfumati.

L’analisi è realizzata sui laureati di secondo livello del 2014, intervistati nel 2019 a cinque anni dal titolo, che si dichiarano occupati. Tra questi, 5.509, pari al 10,9% del complesso degli occupati, svolgono una professione in ambito culturale: la maggioranza è occupata come architetto o ingegnere edile (6,5% del complesso degli occupati) o lavora nel settore del turismo (1,3%). Le restanti professioni sono meno diffuse: si tratta di professionisti nella promozione e conservazione del patrimonio culturale, disegnatori artistici e tecnici, professioni nell’ambito dei media e dell’intrattenimento, ricercatori universitari e docenti nell’ambito culturale, artisti, professionisti nella tutela ambientale e occupati nell’artigianato (questi ultimi non considerati nei successivi approfondimenti perché decisamente poco numerosi).

Rispetto al 2012, i laureati impegnati nelle professioni in ambito culturale sono lievemente aumentati (allora erano il 10,1%).

NUOVE PROFESSIONALITÀ, INDUSTRIE CULTURALI E CREATIVE: CHI SONO E QUANTO QUADAGNANO I LAUREATI IN “ALPH”

Analizzando l’inquadramento professionale dei laureati impegnati, a cinque anni dal titolo, in ambito culturale si rileva che sono più diffuse sia le professioni di alto livello (imprenditori e alta dirigenza) sia quelle a elevata specializzazione (tipicamente, le professioni che prevedono la laurea): le prime rappresentano il 4,1% degli occupati in ambito culturale (rispetto al 3,0% del complesso degli occupati), le seconde rappresentano il 66,2% (rispetto al 61,3%).

Esiste però una forte variabilità e, in particolare, i professionisti del settore del turismo sono più presenti, oltre che tra le posizioni imprenditoriali o di alta dirigenza, tra quelle meno qualificate: si tratta di professioni legate all’assistenza alla clientela nell’ambito delle strutture ricettive e della ristorazione.

La variabilità è consistente anche se si prende in esame il percorso disciplinare di provenienza. Vi sono alcune professioni, ad esempio nell’ambito della conservazione del patrimonio culturale o quelle di architetto e ingegnere edile, dove è necessario possedere un titolo di studio specifico per accedervi. All’opposto, vi sono professioni che possono essere svolte da laureati provenienti da diversi settori disciplinari.

Il 93,0% degli occupati nell’ambito della conservazione del patrimonio culturale ha una laurea in ambito letterario, il 72,8% degli architetti e ingegneri edili ha una laurea in architettura (i restanti in ingegneria). Tra i professionisti del settore turistico il 20,1% ha conseguito un titolo in ambito linguistico, cui si affiancano laureati provenienti da altri percorsi: politico-sociale, economico-statistico e letterario. Anche all’interno delle professioni nell’ambito dei media e dell’intrattenimento si rileva una certa variabilità: il 36,3% proviene dal gruppo letterario, ma sono ben rappresentati anche i laureati del gruppo economico-statistico.

 

Il quadro fin qui delineato trova la sua corrispondenza nell’analisi dell’efficacia della laurea: si tratta di un indicatore che combina la richiesta della laurea per l’esercizio della professione e l’utilizzo, nel lavoro svolto, delle competenze acquisite all’università.

Complessivamente, i laureati occupati a cinque anni dal titolo in ambito culturale evidenziano un livello più elevato di efficacia della laurea: il titolo risulta molto efficace o efficace per il 69,2% rispetto al 65,3% rilevato per il complesso degli occupati. Scendendo nel dettaglio, si rileva un livello più elevato di efficacia per le professioni che operano nella conservazione del patrimonio culturale (per l’88,8% il titolo risulta molto efficace o efficace), per gli architetti e ingegneri edili (87,0%) e per i ricercatori universitari e docenti (81,2%).

All’opposto, per il settore del turismo, cui come si è visto approdano laureati di tanti ambiti disciplinari, si rileva un minore livello di efficacia (18,6%); livelli di efficacia apprezzabilmente inferiori alla media si rilevano anche per le professioni nell’ambito dei media e dell’intrattenimento (34,1%) e per gli artisti (39,6%).

 

La retribuzione mensile netta è in media pari, per i professionisti occupati a cinque anni dal titolo in ambito culturale, a 1.408 euro, un valore inferiore a quello rilevato per il complesso dei laureati, pari a 1.499 euro. Le retribuzioni più elevate sono percepite dai professionisti nell’ambito della tutela ambientale (1.480 euro netti mensili) e dagli architetti e ingegneri edili (1.470 euro). Sono invece sensibilmente inferiori alla media le retribuzioni di chi opera nell’ambito della promozione e della conservazione del patrimonio culturale (1.140 e 1.245 euro, rispettivamente) e di chi è inserito nel settore del turismo (1.293 euro).

I livelli retributivi dipendono da numerosi fattori tra cui, ad esempio, le ore lavorate nell’arco di una settimana, la diffusione del part-time o la quota di occupati all’estero. A questo proposito, tra le professioni in ambito culturale è più alta della media la quota di chi ha cinque anni dal titolo lavora all’estero: è il 10,3% rispetto al 6,8% del complesso degli occupati.

I laureati occupati in ambito culturale mostrano un cv più ricco di esperienze maturate nel corso degli studi universitari: ha trascorso un periodo di studio all’estero, riconosciuto dal corso universitario, il 16,0% (rispetto al 12,6% del complesso degli occupati), ha realizzato un tirocinio curriculare il 54,2% (rispetto al 49,2%), ha maturato un’esperienza di lavoro il 67,3% (rispetto al 65,1%). Si tratta di esperienze che, secondo specifici approfondimenti realizzati da AlmaLaurea, favoriscono le possibilità occupazionali dei neo-laureati.