Scuola di politica per giovani cittadini” ed è completamente gratuito

La Città metropolitana di Torino – con il contributo di Compagnia di San Paolo – organizza un percorso di formazione rivolto a 50 giovani interessati a conoscere ed approfondire alcune nozioni utili per intraprendere un’azione politica attiva e consapevole. 

Il corso si chiama “Politikè. Scuola di politica per giovani cittadini” ed è completamente gratuito.

La presentazione domani sabato 23 marzo a partire dalle ore 9 nella sede di Città metropolitana di Torino in corso Inghilterra 7 

“La formazione parlerà di parità di genere, impegno civile, ambiente, cittadinanza europea, sociale e comunicare in pubblico” spiega Valentina Cera, consigliera metropolitana delegata alle politiche giovanili, che ha voluto avviare questo progetto con una presentazione ufficiale nella quale illustra anche le tappe già previste: un incontro al prossimo Salone internazionale del Libro di Torino il 13 maggio, preceduto in aprile da una passeggiata sui sentieri resistenti del Colle del Lys, e infine uno stage residenziale presso la Certosa 1515 di Avigliana.
Il corso principalmente è rivolto a giovani fino ai 40 anni che stanno già svolgendo un ruolo politico amministrativo (assessore comunale, consigliere comunale), ma anche a chi sta frequentando corsi universitari a tema, a chi svolge o a chi è interessato a svolgere attività politica. In autunno si terranno lezioni frontali con esperti, mentre al termine del percorso i partecipanti elaboreranno un documento di azione politica.

I ragazzi e le ragazze interessati possono ancora iscriversi qui online https://bit.ly/3ThRsF




Previsioni occupazionali: 29.690 le assunzioni previste dalle imprese piemontesi per marzo 2024

Sono circa 29.690 i contratti programmati dalle imprese piemontesi per marzo 2024, valore che sale a 87.330 se si considera l’intero trimestre marzo-maggio 2024.

Il trend appare positivo sia a livello mensile (+1.870 entrate rispetto a marzo 2023, per una variazione tendenziale del +6,7%), sia su base trimestrale (+7.120 assunzioni rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente), in analogia rispetto a quanto avviene a livello complessivo nazionale (+7,1% su marzo 2023 e +8,7% rispetto a marzo-maggio 2023).

 

Le entrate ipotizzate in Piemonte a marzo 2024 rappresentano il 21,6% delle 137.700 assunzioni previste nel Nord Ovest e il 6,6% del totale di quelle nazionali (447mila circa).

Questi sono alcuni dei dati contenuti nel Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, basato sulle interviste effettuate su un campione di imprese nel periodo 29 gennaio-12 febbraio 2024.

Il 75,7% delle entrate programmate dalle aziende piemontesi riguarderà personale dipendente, il 14,9% lavoratori somministrati (in netta diminuzione rispetto alle previsioni di febbraio 2024), l’1,8% collaboratori e il 7,6% altri lavoratori non alle dipendenze.

La domanda di lavoro anche a marzo 2024 è trainata dai contratti a tempo determinato con il 59% delle entrate programmate (in linea rispetto al mese precedente), seguiti da quelli a tempo indeterminato con il 31% dei casi (in crescita di un punto rispetto a febbraio 2024). L’apprendistato rappresenta la tipologia contrattuale prescelta per il 8% delle entrate (in debole diminuzione), mentre gli altri contratti detengono una quota residuale del 2% del totale complessivo regionale.

Delle 29.690 entrate previste in Piemonte nel mese di marzo 2024 il 16% è costituito da laureatiil 28% da diplomati, le qualifiche o diplomi professionali e la scuola dell’obbligo pesano rispettivamente il 35% e il 19%.

Considerando i dati del trimestre marzo-maggio 2024 emerge come siano sempre i servizi a formare la fetta più consistente della domanda di lavoro con 57.500 entrateil 65,8% del totale (5.290 unità in più rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente). L’industria prevede 29.830 entrate, generando il 34,2% della domanda totale e segnando un aumento di circa 1.820 unità rispetto al periodo marzo-maggio 2023.

Tra i servizi, il comparto che assorbirà la fetta più rilevante delle 87.330 entrate previste nel trimestre marzo-maggio 2024 è il turismo (servizi di alloggio e ristorazione, servizi turistici servizi di alloggio e ristorazione, servizi turistici), con 12.420 ingressi (14,2% del totale), seguito dal commercio, con 11.940 entrate e una quota del 13,7% del totale e dai servizi alle persone, per cui le imprese intervistate presumono di dover effettuare 11.010 assunzioni (il 12,9%).

All’interno del comparto industriale si distinguono il settore edile, con 8.270 entrate previste nel periodo in esame, e le industrie meccaniche ed elettroniche, con 6.820 assunzioni nel trimestre e una quota del 7,8% del totale.

Il 24% delle entrate previste a marzo 2024 nella nostra regione sarà destinato a professioni commerciali e dei servizi, il 21% a dirigenti, specialisti e tecnici. Gli operai specializzati e conduttori di impianti produrranno il 31% delle entrate e solo il 10% sarà rappresentato da impiegati. I profili generici costituiranno il 14% delle assunzioni del mese.

Circa un’assunzione su tre (33%) interesserà giovani con meno di 30 anni. Nel 20% dei casi le imprese prevedono di assumere personale immigrato.

Per il 63,5% circa delle entrate viene richiesta esperienza professionale specifica o nello stesso settore. Il 25,6% dei neo assunti sarà chiamato ad applicare soluzioni creative e innovative, il 14,7% coordinerà altre persone.

Il 45% delle entrate sarà inserito nell’area della produzione di beni ed erogazione del servizio, il 17% nelle aree commerciali e della vendita, il 15% in quelle tecniche e della progettazione. La logistica assorbirà L’11% circa delle assunzioni programmate per il mese di febbraio 2024, l’area amministrativa e quella direzionale genereranno entrambe una quota del 6%.

Appare ancora elevato il mismatch tra domanda e offerta di lavoro: a marzo infatti, la quota di assunzioni di difficile reperimento è pari al 49,9%, sostanzialmente in linea sia con il dato del mese precedente (49,5%), sia con quello di un anno fa (a marzo del 2023 la difficoltà di reperimento riguardava il 49,6% delle assunzioni). A livello nazionale la quota di entrate di difficile reperimento è del 47,8%.

Le difficoltà sono legate in primo luogo alla mancanza di candidati (32,4%, in lieve aumento rispetto a febbraio 2024), cui segue l’inadeguata preparazione degli stessi (13,3%, in lieve calo rispetto al mese precedente).

 

Le professioni più difficili da reperire in Piemonte nel mese di marzo 2024

 

Entrate previste

di cui difficoltà di reperimento

Fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica

810

83,7

Tecnici della distribuzione commerciale

130

80,6

Operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni

790

80,5

Fabbri ferrai costruttori di utensili

790

80,4

Tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni

550

78,6

Meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse/mobili

890

76,8

Totale

29.690

49,9

Fonte: Unioncamere – Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Sistema Informativo Excelsior, 2024

Scendendo nel dettaglio delle singole figure professionali, si segnalano difficoltà di reperimento particolarmente elevate per fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica, per cui le imprese segnalano criticità nella ricerca dell’83,7% delle 810 unità previste in entrata. La ricerca di tecnici della distribuzione commerciale (80,6%), operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (80,5%) e fabbri ferrai costruttori di utensili (80,4%) risulta problematica per una quota prossima agli 80 punti percentuale. Le imprese segnalano complessità superiori alla media anche nel reperimento di tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (78,6%), oltre che di meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori di macchine fisse/mobili (76,8%).

Passando ai titoli di studio, la ricerca di personale laureato sarà difficoltosa per una quota superiore a quella media regionale (51,8%, a fronte del 49,9%). Nel dettaglio, le criticità maggiori riguarderanno il reperimento di laureati negli indirizzi di scienze matematiche, fisiche e informatiche (74,5%), sanitario e paramedico (72,5%), ingegneria civile ed architettura (67,1%) e chimico-farmaceutico (63,0%).

Le imprese lamentano difficoltà anche nel reperimento di candidati con istruzione tecnica superiore (ITS, 72,7%, in forte aumento rispetto al mese di febbraio 2024 – 62,0%-).

livello secondario si riscontrano nel complesso problematicità nel reperimento di candidati di poco inferiori rispetto alla media regionale (47,7%); le imprese segnalano, tuttavia, difficoltà elevate nella ricerca di diplomati negli indirizzi produzione e manutenzione industriale e artigianale (69,7%), meccanica, meccatronica ed energia (67,8%) e informatica e telecomunicazioni (67,5%).

Per quanto riguarda, infine, la qualifica di formazione o diploma professionale (la difficoltà di reperimento media del titolo di studio è del 52,3%), i problemi maggiori si segnalano per gli indirizzi impianti termoidraulici (84,1%), elettrico (81,0%) e riparazione dei veicoli a motore (73,9%).




Confartigianato Cuneo ha presentato studio fattibilità di Comunità Energetica Rinnovabile

Le Comunità Energetiche sono un tema di visione, grazie alle quali sarà possibile raggiungere grandi risultati in termini di sostenibilità ambientale attraverso la condivisione dell’energia. È necessario quindi far crescere in ognuno dei soggetti coinvolti – cittadini, imprese, associazioni ed istituzioni – una piena consapevolezza del bisogno di “prendersi cura” del Pianeta, creando i presupposti necessari a garantire il futuro per le nuove generazioni.

Questo il senso dell’incontro, organizzato dall’organizzazione di Categoria lo scorso 20 marzo nei suoi uffici di Cuneo per presentare lo studio attuato con lo scopo di simulare la fattibilità di costituzione di una CER – Comunità Energetica.

Confartigianato Cuneo ha infatti recentemente attivato sul territorio provinciale un progetto sulle cabine primarie site nei Comuni di Cuneo, Borgo San Dalmazzo, Mondovì e Savigliano. L’iniziativa, realizzata con il contributo della Camera di Commercio di Cuneo, si articola, dopo la fase di studio e analisi, attraverso un percorso informativo al quale si affianca la valutazione per la realizzazione di alcune Comunità con il coinvolgimento di partner qualificati e competenti in materia (Environment Park, parco scientifico e tecnologico per l’ambiente) e il convinto sostengo di istituzioni e stakeholder (Amministrazioni comunali coinvolte e Fondazione CRC).

Ai lavori, condotti da Joseph Meineri, direttore generale di Confartigianato Cuneo, ha partecipato l’Arch. Stefano Dotta di Environment Park.

«Con le Comunità energetiche – commentano da Confartigianato Cuneo – si dà vita ad un importante progetto etico che pone cittadini e imprenditori al centro, fornendogli una maggiore consapevolezza del sistema di produzione ed erogazione dell’energia. Grazie a tale conoscenza, coniugando i ruoli di consumatore a quello di produttore, si rafforza anche la sensibilità ambientale dei soggetti coinvolti. In questo contesto la collaborazione è sicuramente la chiave di volta per avviare una seria ed efficace programmazione a sostegno di pensieri e azioni comuni finalizzate ad un futuro più green».




Il Gruppo Giovani Imprenditori di Cnvv dona una saldatrice alle scuole

Il Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv) ha donato una nuova saldatrice per le classi dell’Ipia “Lombardi” e dell’Iti “Faccio” di Vercelli. Lo strumento, fornito dalla vercellese Giacoletti Saldatura, consente di effettuare saldature in atmosfera gassosa e andrà ad ampliare l’offerta formativa, migliorando l’operatività del laboratorio.
«Con questa donazione – spiega il presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Cnvv, Marco Brugo Ceriotti – abbiamo cercato di dare un contributo concreto per colmare il gap formativo tra scuola e mondo del lavoro che sempre più spesso impedisce a molte aziende del territorio di reperire la manodopera di cui hanno bisogno. I mondi della scuola e dell’impresa devono continuare a interfacciarsi e a dialogare più possibile per cercare di colmare questo divario, nell’interesse di tutto il sistema sociale».



Mercato lavoro Piemonte: il 2023 si chiude con debole crescita occupati

Il tasso di occupazione sale al 67,1%, quello di disoccupazione scende al 6,2%

Il biennio 2022-23 è stato caratterizzato da una sostenuta crescita della domanda di lavoro accompagnata da un miglioramento della qualità dei rapporti di lavoro. Nella fase più recente si è, infatti, osservato un aumento significativo dei contratti a tempo indeterminato.

Nella media del 2023 l’occupazione ha continuato a manifestare un trend positivo e i tassi di disoccupazione si sono riportati al di sotto dei livelli pre-pandemici nonostante i segnali di frenata evidenziati dall’economia.

Questi dati evidenziano una tendenza positiva nel mercato del lavoro piemontese nel 2023, con segnali di crescita e stabilità che indicano una ripresa significativa dopo la fase di difficoltà legate alla pandemia. Questo periodo è stato caratterizzato da un aumento significativo dei contratti a tempo indeterminato, riflettendo un clima di fiducia crescente nel mercato del lavoro regionale. Un buon risultato, quindi, che ci parla di un Piemonte con un tasso di disoccupazione inferiore alla media nazionale. Rimane però ancora un ultimo miglio da guadagnare, quello sul divario di genere: le donne continuano ad affrontare sfide che limitano il loro accesso e il loro avanzamento professionale” commenta il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia.

 

Il numero medio di occupati in Piemonte nel 2023 si è attestato a 1.801 mila, lo 0,8% in più rispetto alla media 2022. Il 55,6% è rappresentato da soggetti di genere maschile contro il 44,4% di genere femminile.

L’incremento del numero di occupati, pari a 16mila unità, è riconducibile a un aumento registrato dal comparto industriale (+6,0%) e dal commercio e turismo (+2,7%). Una flessione di debole entità ha caratterizzato, invece, le altre attività dei servizi (-0,9%). Contrazioni più marcate hanno colpito l’agricoltura (-3,3%) e le costruzioni (-7,6%).

Nel 2023 l’occupazione dipendente è cresciuta del 2%, mentre per quella indipendente si è registrata una contrazione del 3%. L’incremento occupazionale ha interessato in particolare gli occupati a tempo pieno (+1,1%), mentre quelli a tempo parziale hanno evidenziato una sostanziale stazionarietà.

Nel 2023 sono stati i titoli di studio meno qualificati a segnare una flessione elevata (-6,7%). Sono apparsi, invece, in aumento gli occupati con diploma (+3,5%) e con laurea e post-laurea (+5,6%).

 

Sul fronte dei disoccupati nel 2023 si rileva un calo di 4mila unità rispetto al 2022, parallelamente sono diminuiti anche gli inattivi (coloro che non hanno un lavoro, ma non lo cercano nemmeno). Il contenitore ’a fisarmonica’ delle non forze di lavoro è calato, infatti, di 41mila unità rispetto al 2022 (-3,6%).

Analizzando il tasso di occupazione appare evidente la crescita registrata sia dal Piemonte, che passa dal 66,3% del 2022 al 67,1% del 2023, sia dell’Italia che guadagna circa un punto e mezzo, attestandosi al 61,5%.

Permane anche nel 2022 in Piemonte il noto divario di genere, circa 14,3 punti separano il tasso di occupazione maschile (74,3%) da quello femminile (60,0%). Il dato piemontese è tuttavia migliore rispetto a quello medio nazionale, in Italia il gap  tra tasso di occupazione maschile e femminile è, infatti, di circa 18 punti.

Il tasso disoccupazione della nostra regione si mantiene su livelli nettamente inferiori rispetto a quelli medi nazionali. Il Piemonte nel 2023 ha conseguito un tasso di disoccupazione del 6,2%, lievemente migliore rispetto a quanto evidenziato nel 2022 (6,5%). L’Italia ha segnato un lieve calo, passando dall’8,1% al 7,7% del 2023.

Anche per quanto concerne il tasso di disoccupazione esiste in Piemonte un evidente scarto di genere, quello maschile nel 2023 si attesta al 5,4% e quello femminile al 7,1%

Sul fronte della disoccupazione giovanile (15-24 anni), infine, il dato piemontese (20,3%) relativo al 2023 continua ad essere marcatamente maggiore alla media europea (14,5%), ma inferiore rispetto al risultato nazionale (22,7%).




Confartigianato Cuneo ha presentato a Mondovì

Le Comunità Energetiche sono un tema di visione, grazie alle quali sarà possibile raggiungere grandi risultati in termini di sostenibilità ambientale attraverso la condivisione dell’energia. È necessario quindi far crescere in ognuno dei soggetti coinvolti – cittadini, imprese, associazioni ed istituzioni – una piena consapevolezza del bisogno di “prendersi cura” del Pianeta, creando i presupposti necessari a garantire il futuro per le nuove generazioni.

Questo il senso dell’incontro, organizzato dall’organizzazione di Categoria lo scorso 13 marzo nei suoi uffici di Mondovì per presentare lo studio attuato con lo scopo di simulare la fattibilità di costituzione di una CER – Comunità Energetica.

Confartigianato Cuneo ha infatti recentemente attivato sul territorio provinciale un progetto sulle cabine primarie site nei Comuni di Cuneo, Borgo San Dalmazzo, Mondovì e Savigliano. L’iniziativa, realizzata con il contributo della Camera di Commercio di Cuneo, si articola, dopo la fase di studio e analisi, attraverso un percorso informativo al quale si affianca la valutazione per la realizzazione di alcune Comunità con il coinvolgimento di partner qualificati e competenti in materia (Environment Park, parco scientifico e tecnologico per l’ambiente) e il convinto sostengo di istituzioni e stakeholder (Amministrazioni comunali coinvolte e Fondazione CRC).

Ai lavori, condotti da Joseph Meineri, direttore generale di Confartigianato Cuneo, ha partecipato l’Arch. Stefano Dotta di Environment Park. Presenti all’incontro anche Davide Sciandra, presidente della Zona di Mondovì, Michele Quaglia, vicepresidente provinciale Confartigianato Cuneo, Franco Roagna, componente di Giunta di Confartigianato Cuneo, e Davide Merlino, componente del Consiglio di amministrazione della Fondazione CRC.

«Con le Comunità energetiche – commentano da Confartigianato Cuneo – si dà vita ad un importante progetto etico che pone cittadini e imprenditori al centro, fornendogli una maggiore consapevolezza del sistema di produzione ed erogazione dell’energia. Grazie a tale conoscenza, coniugando i ruoli di consumatore a quello di produttore, si rafforza anche la sensibilità ambientale dei soggetti coinvolti. In questo contesto la collaborazione è sicuramente la chiave di volta per avviare una seria ed efficace programmazione a sostegno di pensieri e azioni comuni finalizzate ad un futuro più green».

sempre Sul tema delle Comunità Energetiche Confartigianato Cuneo organizzerà un ulteriore incontro martedì 19 marzo 2024, alle ore 18.00, presso la Sede provinciale di Cuneo (Via XXVIII Aprile, 24 – Cuneo)




CNA Cinema e audiovisivo Piemonte: grande preoccupazione per il futuro dell’industria cinematografica

Il 3 luglio 2023, CNA Cinema e Audiovisivo ha presentato al Ministero dell’Industria e del Made in Italy e al Ministero della Cultura la propria posizione riguardante la “Consultazione pubblica sullo schema di Decreto legislativo di correzione del Decreto legislativo 8 novembre 2021 n. 208”.

Già in quell’occasione, CNA aveva espresso il proprio punto di vista sulla definizione di “produttore indipendente” e sul tema delle quote di investimento.

Mattia Puleo, Presidente di CNA Cinema e Audiovisivo Piemonte afferma che: “Questo intervento va a disincentivare gli investimenti di televisioni e piattaforme sul prodotto europeo e in particolar modo italiano, con il rischio di acuire maggiormente la crisi che il settore sta vivendo nel post-covid. Dopo una prima crescita di investimenti sul settore purtroppo stiamo assistendo ad una grave contrazione delle commesse e da un cambio di regolamentazione sul tax credit che sta creando una notevole confusione. Ci auguriamo che il Governo faccia un passo indietro”

In considerazione della riforma del Testo Unico dei servizi di media audiovisivi (Tusma), attualmente in fase di discussione in Parlamento, CNA Cinema e Audiovisivo piemonte nutre forti preoccupazioni riguardo al futuro dell’industria cinematografica e audiovisiva indipendente italiana. Tale riforma prevede una revisione del sistema delle quote di investimento e di programmazione per film, serie e documentari italiani, imponendo agli emittenti televisivi e alle piattaforme di destinare una parte della loro programmazione alla produzione indipendente italiana. Questo risulta essere in linea con l’eliminazione di norme che avevano lo scopo di correggere le disuguaglianze contrattuali tra produttori indipendenti e grandi emittenti televisive e player globali. Tale scenario comporta il rischio concreto di esporre i produttori italiani a una situazione di vulnerabilità contrattuale, a detrimento della diversità culturale dell’industria italiana.

Il dibattito in atto in Parlamento, così come il parere espresso dal Consiglio di Stato, sembrano propendere per una riduzione delle quote di investimento obbligatorio a favore della produzione indipendente.

In sintonia con l’appello rivolto dallo European Producers Club al Ministro della Cultura e al Parlamento italiano, e al fine di promuovere nuove fonti di produzione, la creazione di piccole e medie imprese e l’offerta di nuove opportunità ai talenti creativi, CNA Cinema e Audiovisivo Piemonte propone che la revisione del Tusma preveda una quota di investimento obbligatorio a favore della produzione indipendente europea e italiana, non inferiore al 20% per i fornitori lineari e non lineari, da aumentare progressivamente al 25% entro due anni. Inoltre, si chiede l’obbligo di investire in opere cinematografiche di origine italiana prodotte da produttori indipendenti (nota come “quota cinema”), seguendo il recente esempio adottato in Germania, e una quota di investimento dedicata alla produzione di opere animate di produttori indipendenti, non inferiore all’1%, così come una quota di investimento dedicata alla produzione di documentari di produttori indipendenti, anch’essa non inferiore all’1%.

È quindi imperativo respingere con fermezza le richieste avanzate dalle piattaforme in Parlamento per una drastica riduzione delle quote di investimento e programmazione, poiché ciò metterebbe seriamente a rischio la produzione indipendente italiana.

È altrettanto cruciale ripristinare l’attuale articolo 57, comma 3, del Tusma, in cui si stabilisce che gli obblighi di investimento devono essere adempiuti attraverso pre-acquisti, acquisti e licenze, escludendo i contratti di appalto o di buyout di tutti i diritti, nonché limitando temporalmente i diritti dei servizi di media audiovisivi a richiedere e acquisire contenuti.

Infine, CNA Cinema e Audiovisivo sottolinea che la regolamentazione volta a garantire condizioni di contrattazione eque tra grandi emittenti televisive e player globali da una parte e produttori indipendenti dall’altra, è essenziale non solo per favorire una crescita strutturata dell’industria culturale italiana, ma anche per preservare il valore dei diritti e della proprietà intellettuale nel paese. Queste regole non solo devono essere mantenute all’interno del Tusma, ma devono anche essere attentamente coordinate con la regolamentazione relativa al tax credit, la cui attuazione può essere ritardata attraverso un decreto interministeriale, al fine di garantire coerenza e semplificazione nel sistema normativo.




Transizione energetica per le PMI, presentato il modello da Fondirigenti e Piemonte Innova

Le imprese, di qualunque dimensione e settore, sono chiamate a giocare un ruolo cruciale nella transizione verso un futuro energetico sostenibile: è questo il messaggio chiave che emerge dal progetto DC4ET – “Digitale e Competenze per la Transizione Energetica”, l’iniziativa strategica di Fondirigenti che ha affrontato il tema della doppia transizione – digitale e sostenibile – dal punto di vista delle aziende e dei loro dirigenti.

Quello della transizione energetica è, infatti, un tema di grande attualità e di importanza strategica per le imprese, come dimostra la recente approvazione del decreto attuativo del Piano Transizione 5.0 relativo agli incentivi per gli investimenti in tecnologie digitali e verdi.

Per questo, Fondirigenti ha deciso di affidare uno specifico progetto di approfondimento a Fondazione Piemonte Innova che, in collaborazione con Federmanager Torino, Unione Industriali Torino, Environment Park e Fondazione Links, ha coinvolto 20 imprese piemontesi nella sperimentazione. I manager e dirigenti nell’arco di otto mesi hanno partecipato a focus group e tavoli di lavoro, per confrontarsi su criticità, aggiornarsi su elementi normativi, condividere buone pratiche, ragionare su strumenti concreti e tecnologie digitali utili alla transizione.

Il risultato è stato un vero e proprio percorso, fatto di indicazioni strategiche e strumenti concreti, per fare in modo che  le imprese, in particolare le medio e piccole, possano integrare in azienda pratiche più sostenibili, imparando a gestire con maggior efficacia il rischio legato alle oscillazioni dei mercati; ma anche, introdurre tecnologie innovative che consentono importanti risparmi energetici, per monitorare meglio i consumi e ottimizzarli; o, ancora, per facilitare la partecipazione delle aziende alle Comunità Energetiche Rinnovabili o addirittura per costituirle.

Tuttavia, il modello non si limita a questo aspetto: delineando i passi necessari che le imprese devono intraprendere nel medio periodo per giungere al proprio posizionamento energetico ottimale, mette in luce il ruolo essenziale delle competenze e delle figure professionali coinvolte o richieste per compiere con successo ogni passo. Un elemento fondamentale per affrontare questa sfida in modo efficace è, infatti, il capitale umano e la creazione di una cultura aziendale improntata alla gestione energetica sostenibile.

I risultati del progetto DC4ET sono stati presentati in anteprima a Torino, giovedì 14 marzo alle ore 16.00, presso il Centro Congressi dell’Unione Industriali. Tutte le imprese interessate possono visionare il modello “Digitale e Competenze per la Transizione Energetica” sul sito di Fondazione Piemonte Innova piemonteinnova.it/portfolio-articoli/dc4et

“Il mondo economico e produttivo sta attraversando profonde trasformazioni in chiave digitale e sostenibile, che richiedono al management un deciso cambiamento nel modo di lavorare. Per questo con Fondirigenti abbiamo da tempo posto al centro della nostra azione la crescita delle competenze su questi temi – spiega il direttore generale Massimo Sabatini – Con questa iniziativa intendiamo supportare le imprese e i dirigenti, in particolare nelle PMI, verso una maggiore consapevolezza sugli aspetti che caratterizzano la transizione energetica e ambientale, contribuendo ad individuare e, potenzialmente, a trasferire le skills necessarie ad affrontare questa sfida, tenendo conto delle crescenti difficoltà nel  reperire sul mercato profili manageriali adeguati. Abbiamo presentato un vero e proprio modello di intervento, che, come sempre, viene messo a disposizione delle imprese su tutto il territorio nazionale”.

“Sostenibilità sarà sempre di più sinonimo di competitività – ha dichiarato Laura Morgagni, CEO di Fondazione Piemonte Innova. La transizione verso un futuro energetico sostenibile richiede un approccio olistico che vada oltre l’implementazione di tecnologie verdi. La creazione di una cultura aziendale improntata alla gestione sostenibile, supportata da una formazione continua e competenze specializzate, diventa fondamentale per affrontare le sfide e cogliere le opportunità future. Altrettanto cruciale sarà per le imprese saper attivare in modo creativo e flessibile competenze provenienti da diversi settori e collaborazioni con altre imprese. Saper conoscere e attivare i cosiddetti “ecosistemi di innovazione”, di cui Fondazione Piemonte Innova è un esempio, è una vera e propria “meta-competenza”, che potrà fare la differenza per le imprese tra il restare o uscire dal mercato, in un contesto in cui esse saranno scelte dai clienti anche in base agli impatti generati in termini di sostenibilità ambientale e di transizione energetica.”




Settore risicolo, Confagricoltura Piemonte: “Manteniamo alta l’attenzione”

Più volte è stata evidenziata la necessità di dar seguito alle aspettative dei produttori e l’urgenza di decidere in merito al ripristino dei dazi, della clausola di salvaguardia e del principio di reciprocità

La clausola di salvaguardia, così come impostata, è un errore e crea gravi problemi alla nostra risicoltura” tuona Giovanni Chiò, presidente di Confagricoltura Novara – Vco alla luce delle recenti notizie che riguardano il Sistema di Preferenze Generali (Spg), in discussione al Coreper (Comitato di preparazione dei lavori del Consiglio Ue). Si tratta di uno dei primi interventi della presidenza belga appena insediatasi, che fa subito discutere: dal 2019 al 2022, il riso godeva di questa protezione a salvaguardia delle produzioni europee e arginava l’invasione di prodotto straniero. Non esiste un rinnovo automatico e il provvedimento, scadendo, è stato rimesso al vaglio del Trilogo, in attesa delle elezioni europee. Tuttavia, un primo passo avanti per reintegrare la validità dell’Art. 29 (attivazione automatica di una clausola qualora le importazioni da un paese superassero una soglia in termini di quantità) è stato compiuto ieri dal Parlamento europeo, sventando un attacco a tutta la produzione nazionale.

Nel tempo, si è perso il focus dell’operazione andando a favorire gli scambi con Paesi extra UE le cui pratiche di coltivazione sono lontane anni luce da quelle attuate nelle campagne piemontesi e italiane. È sufficiente pensare allo sforzo talvolta non remunerativo che le aziende agricole sostengono ogni giorno in termini di investimento tecnologico e del personale, tutela dell’ambiente e sostenibilità per comprendere il motivo delle nostre richieste” precisa Chiò, giovane risicoltore della provincia di Novara.

L’Italia – ricorda Confagricoltura Piemonte – è il principale produttore di riso in Europa e la risicoltura piemontese continua a esserne leader, con una media produttiva annuale che si mantiene intorno agli 8 milioni di quintali di risone, sia della varietà japonica, sia di quella indica.

I dati 2023 mettono in evidenza una diminuzione delle superfici nazionali (211 mila ettari, con un meno 4% rispetto allo scorso anno), ma non in Piemonte. Infatti, nella nostra regione le risaie occupano quasi 214 mila ettari in cui operano 4mila aziende agricole, che raccolgono 1,40 milioni di tonnellate di riso all’anno, pari a circa il 50% dell’intera produzione UE, con una gamma varietale unica e fra le migliori del mondo.

 

Sull’argomento, Benedetto Coppo, presidente di Confagricoltura Vercelli e Biella si è così espresso: “I quantitativi di riso importato senza tariffe doganali dalla Cambogia sono aumentati in modo esponenziale (+104 mila tonnellate dalla scorsa campagna), con pesanti contraccolpi sugli operatori dell’Unione. È in bilico la stabilità del mercato e del reddito dei risicoltori italiani, già gravemente colpiti dalla siccità e dal rincaro dei costi di produzione”.

 

Tutte le provincie piemontesi tirano un respiro di sollievo e il presidente di Confagricoltura Alessandria, Paola Maria Sacco in sintesi, conclude con un passaggio importante sulla qualità dei prodotti: “I nostri risicoltori si attengono a disciplinari e regole molto rigidi, rispondendo a ispezioni in campo e in azienda serratissime per ottenere prodotti salubri e rispettosi dell’ambiente. Non si tratta solo di tenuta del comparto ma della salute del consumatore, pertanto, proseguano alacremente i controlli nei confronti delle navi di riso asiatico che arrivano in Italia. Blocchiamo e rispediamo indietro chi non rispetta i nostri standard sanitari e di sicurezza”.




Commercio estero piemontese: il 2023 si chiude in crescita

Nel 2023 l’export italiano in valore risulta stazionario rispetto all’anno precedente, sintesi di dinamiche territoriali molto differenziate: l’aumento delle esportazioni appare marcato per il Sud (+16,8%) e più contenuto per il Nord-ovest (+2,7%), mentre si registra una flessione per il Nord-est (-1,0%) e il Centro (-3,4%) e una netta contrazione per le Isole (-21,0%).

A livello regionale il Piemonte risulta tra le realtà più dinamiche collocandosi, in termini di espansione delle vendite oltre confine, subito dopo Campania (+28,9%), Molise (+21,1%), Calabria (+20,9%) e Abruzzo (+13,6%) ed evidenziando una performance nettamente migliore rispetto a quella delle principali regioni esportatrici italiane.

Nel 2023 il valore delle esportazioni piemontesi si è attestato sui 64,9 miliardi di euro, registrando una crescita del 9,1% rispetto al 2022.

Valutando le singole performance trimestrali, si rileva come alla crescita del 15,9% del periodo gennaio-marzo 2023 sia seguito un aumento delle vendite oltre confine di merci piemontesi del 13,2% nel II trimestre. Nel periodo luglio-settembre 2023 è stata evidenziata una battuta d’arresto (-1,1%), mentre nell’ultimo trimestre dell’anno le esportazioni piemontesi hanno ripreso a crescere (+8,8%).

Sul fronte delle importazioni, il 2023 ha registrato un’espansione del 8,5% rispetto all’anno precedente: il valore dell’import piemontese di merci è salito a 49,2 miliardi di euro.

Il saldo della bilancia commerciale, pari a 15,6 miliardi di euro, permane, dunque, di segno positivo, aumentando di circa 2,4 miliardi rispetto all’anno precedente, quando si attestava a 13,2 miliardi.

Il risultato positivo evidenziato dal Piemonte nel corso del 2022 è stato nettamente migliore rispetto a quello medio nazionale. Le esportazioni italiane hanno, infatti, registrato una sostanziale stazionarietà (0,0% rispetto all’anno precedente).

Il dato di chiusura dell’export per l’anno 2023 se da un lato ci mostra un andamento straordinario della performance piemontese, con una crescita del +9,1% dovuta per lo più all’esportazioni di autoveicoli – testimoniando l’eccellenza e l’innovazione delle aziende piemontesi, che continuano a distinguersi a livello internazionale – dall’altro deve farci riflettere sul posizionamento della nostra regione e sul disequilibrio rispetto agli altri settori. Abbiamo sì superato la media italiana e i risultati dei nostri principali competitor (dalla Lombardia, al Veneto e all’Emilia Romagna), ma il nostro obiettivo è continuare a investire nelle tecnologiche e nei processi innovativi necessari per mantenere e rafforzare questa leadership, oltre che lavorare per sostenere tutti i settori dell’export, promuovendo la diversificazione dei mercati e consolidando partenariati strategici” ha commentato Gian Paolo Coscia, Presidente Unioncamere Piemonte.

Tra le principali regioni esportatrici nel 2023 il Piemonte ha segnato il risultato migliore. La Lombardia ha evidenziato una debole crescita delle esportazioni (+0,6%), confermandosi però la prima regione per export a livello nazionale con una quota pari a 26,1%. Al secondo posto per incidenza sul totale italiano (13,6%) si colloca l’Emilia Romagna che ha mostrato un incremento dell’export del 1,1%. Terzo per peso (13,1%) il Veneto, invece, ha registrato un lievissimo calo (-0,3%) delle vendite oltre confine. 

Grazie all’incremento evidenziato, il Piemonte si è confermato anche nel 2023 la quarta regione esportatrice con una quota del 10,4% delle esportazioni complessive nazionali, dato un punto superiore rispetto al 2022 (9,4%).

A differenza di quanto avvenuto nel 2021 e nel 2022, nel 2023 non tutti i principali settori export-oriented hanno vissuto una crescita delle vendite oltre confine.

I mezzi di trasporto si confermano il primo settore per l’export regionale, con una quota pari al 25,3% e registrano una crescita del 24,9% rispetto al 2022. Al secondo posto per vendite oltre confine si colloca il comparto meccanico: la variazione registrata si attesta al +7,0% sul 2022L’alimentare, con oltre 8 miliardi di merci esportate nel 2023, occupa la terza posizione, evidenziando un incremento del 3,7% delle esportazioni. La chimica segna una sostanziale stabilità -0,3% e i metalli evidenziano una significativa flessione delle vendite all’estero (-12,6%). Il comparto tessile (+12,7%) realizza un aumento superiore a quello medio regionale, mentre la gomma/plastica registra un +7,3%.

Concentrando l’attenzione sul comparto dei mezzi di trasporto emerge come l’incremento evidenziato nel 2023 rispetto al 2022 sia stato particolarmente intenso per le automobili (+38,5%), i prodotti dell’aerospazio (+37,0%) e la nautica (+89,2%); crescite di intensità minore appartengo alla componentistica autoveicolare (+7,2%) e al ferro tranviario (+4,1%).

Analizzando le destinazioni delle vendite piemontesi all’estero, si osserva come il principale bacino di riferimento risulti – anche nel 2023 – l’Ue 27, verso cui è diretto 58,3% dell’export regionale, contro il 41,7% destinato ai mercati extra-Ue 27.

La performance dell’export piemontese verso i mercati comunitari è risultata particolarmente positiva (+12,4%) ed è stata frutto di crescite registrate verso tutti i principali Paesi.

La Francia, primo mercato per le esportazioni piemontesi con una quota del 15,1%, registra una crescita del 15,2%. Molto positiva anche la performance evidenziata verso il mercato tedesco, che pesa il 14% sulle esportazioni regionali e segna una crescita 2023/2022 del 9,3%. Il terzo mercato comunitario si conferma quello spagnolo con una quota del 5,6% ed un aumento degli acquisti di merci piemontesi del 17,2%.

Tra i principali mercati Ue 27, incrementi a doppia cifra caratterizzano anche l’export verso la Polonia (+21,3%), il Belgio (+12,4%), la Romania (+12,8%) e l’Irlanda (+22,6%).

Le vendite piemontesi dirette ai Paesi extra-Ue 27 hanno mostrato, nel corso del 2023, un trend lievemente inferiore rispetto a quello medio complessivo, registrando un aumento del 4,8% rispetto all’anno precedente.

Su questo risultato hanno influito positivamente le dinamiche evidenziate verso il mercato statunitense (+7,0%), primo mercato extra-Ue con una quota dell’8,7%, quello britannico (+1,7%) e il Kuwait (+44,7%), mentre hanno inciso negativamente i risultati verso  il mercato svizzero, che ha segnato un calo del 22,2%, quello cinese (-11,9%) e quello turco (-1,2%).