Nati-mortalità delle imprese nel 2023, si conferma stagnante dinamica tessuto imprenditoriale piemontese

In base ai dati del Registro imprese delle Camere di commercio, nel corso del 2023 sono nate in Piemonte 22.679 aziende200 unità in meno rispetto a quanto rilevato per il 2022, per una variazione negativa su base annua dello 0,9%. Nello stesso periodo, sono state 22.092 le imprese che hanno cessato la propria attività (al netto delle cancellazioni d’ufficio), 184 in più rispetto al 2022 (+1,3%). La sintesi tra i due flussi conduce a un saldo debolmente positivo per 587 unità (1.077 nel 2022).

Lo stock di imprese complessivamente registrate a fine dicembre 2023 presso il Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi ammonta così a 422.880 unità, confermando il Piemonte in 7ª posizione tra le regioni italiane, con il 7,1% delle imprese nazionali.

Il bilancio tra nuove iscrizioni e cessazioni si traduce in un tasso di crescita del +0,14%, di intensità inferiore sia rispetto a quanto rilevato per il tessuto imprenditoriale piemontese nel corso del 2022 (+0,25%), sia rispetto al risultato messo a segno nel 2023 a livello complessivo nazionale, dove il saldo tra nuove iscrizioni e cessazioni ha dato luogo a un tasso di crescita del +0,70%.

Queste le principali evidenze sull’andamento della demografia delle imprese nel 2023 che emergono dai dati Movimprese, elaborati da Unioncamere Piemonte sulla base del Registro delle imprese delle Camere di commercio.

“ll tessuto imprenditoriale piemontese chiude il 2023 con un risultato stagnante, che vede la nostra regione sostanzialmente ferma. Torino e Novara sono le uniche province a mettere a segno un risultato positivo soprattutto grazie alle costruzioni e al turismo. Le istituzioni, come le Camere di commercio, non possono che continuare a sostenere gli imprenditori, fornendo tutto il supporto necessario per creare, far crescere e internazionalizzare la propria attività. Le strade maestre che dobbiamo continuare a percorrere sono quelle dell’innovazione e del digitale: solo così potremmo creare il terreno fertile per aprire nuove imprese e quindi nuova occupazione” commenta Gian Paolo Coscia, Presidente Unioncamere Piemonte.

Anche nel corso del 2023, la dinamica del tessuto imprenditoriale piemontese per forma giuridica conferma una tendenza in atto ormai da diversi anni, con le società di capitale che registrano un’espansione della rispettiva base di imprese e una dinamica decrescente per le altre realtà. Il saldo tra le società di capitale nate in Piemonte nel corso del 2023 e quelle cessate ha condotto a un tasso di crescita del +3,03%. Tra le restanti forme, la dinamica peggiore è quella registrata dalle società di persone (-1,53%), cui seguono le altre forme giuridiche (-0,51%) e le imprese individuali (-0,28%).

 

Oggi le oltre 90mila società di capitale costituiscono il 21,4% del totale delle imprese con sede in Piemonte, a fronte del 15,8% di dieci anni fa.

La dinamica stagnante del tessuto imprenditoriale piemontese rappresenta la sintesi di andamenti settoriali fortemente differenziati. I comparti degli altri servizi e delle costruzioni registrano le performance migliori, mettendo a segno uno sviluppo della rispettiva base di imprese dell’1,38% e 1,28%. Dopo la contrazione registrata nel 2022, torna a registrare una dinamica positiva, seppur di debole intensità, il settore del turismo (+0,15%).

Si confermano, invece, sul terreno negativo le dinamiche rilevate per gli altri comparti. Le attività dell’industria in senso stretto e del commercio chiudono il 2023 con una contrazione dello stock di aziende prossime al punto percentuale (rispettivamente -0,89% e -0,95%), mentre il risultato peggiore è quello dell’agricoltura, la cui flessione ammonta al -1,90%.

Il dato regionale è frutto, infine, delle dinamiche contrastanti messe a segno dalle diverse realtà provinciali. Permangono sul terreno positivo, così come accaduto nel corso del 2022, i risultati di Torino (+0,45%) e Novara (+0,39%), mentre il tessuto imprenditoriale della provincia di Asti, che nel 2022 aveva manifestato una buona tenuta, registra nel 2023, come tutti i restanti territori, un risultato negativo (-0,61%). La dinamica peggiore viene registrata da Biella (-1,08%), la contrazione subita dal tessuto imprenditoriale della provincia di Vercelli è dello 0,50%, mentre appare più contenuta per Alessandria (-0,15%), Cuneo (-0,10%) e il Verbano C.O. (-0,10%).




Fiere in Italia e all’estero: riaperto il bando della Camera di Commercio

Ci sarà tempo fino al 29 febbraio 2024 per richiedere all’ente camerale i voucher a fondo perduto destinati ad aziende torinesi per incoraggiare la partecipazione nel 2024 ad una selezione di eventi espositivi nazionali e internazionali. Ogni voucher può valere fino ad un massimo di 2000 euro ad impresa.

Sosteniamo l’internazionalizzazione delle nostre pmi supportando la loro partecipazione alle manifestazioni più importanti in Italia e all’estero – spiega Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino. – Ci concentriamo in particolare sui settori strategici della nostra economia, ambiti nei quali siamo già attivi con progetti di promozione e di supporto, dall’automotive e aerospazio al design, dall’editoria all’agroalimentare, senza dimenticare filiere come logistica e sport”.

Tra le spese ammesse al contributo, il noleggio dell’area espositiva, l’allestimento degli stand, la spedizione dei prodotti e gli investimenti in comunicazione, promozione e inserimento in catalogo. Ammesse anche le spese di interpretariato e l’eventuale iscrizione a incontri btob. La partecipazione alle fiere potrà essere svolta in forma autonoma o aggregata con altre imprese. Sono invece escluse le attività espositive on line.




Bilancio, più fondi per protezione civile e operai forestali

Si registra un aumento dei fondi a disposizione della di Protezione civile, che arrivano a circa 10 milioni annui, ma anche l’incremento delle risorse per far fronte alle assunzioni e stabilizzazioni degli operai forestali, che superano i 15 milioni di euro. La ha annunciato l’assessore Marco Gabusi nel corso della seduta della quinta Commissione, presieduta da Angelo Dago, dedicata all’esame del disegno di legge 298 “Bilancio di previsione finanziario 2024-2026” relativamente alle materie protezione civile e difesa del suolo.

La Commissione ha in questo modo iniziato l’iter per l’espressione del parere consultivo al Bilancio sulle materie di competenza.

Nel corso della seduta sono intervenuti per chiarimenti Sean Sacco (M5s), Maurizio Marello (Pd), Carlo Riva Vercellotti (Fdi), Valter Marin (Lega) e lo stesso presidente Dago.

 




Amministrazione di sostegno, i dati del 2023 in un convegno in Città metropolitana

A vent’anni dall’approvazione della legge 6 del 2004, che ha introdotto nel nostro ordinamento l’amministrazione di sostegno, la Città metropolitana di Torino ha organizzato oggi, in collaborazione con la Scuola superiore della magistratura, una giornata di studio con la partecipazione dell’Università di Torino, dell’Ordine degli avvocati e del Consiglio notarile, e con il patrocinio della Città di Torino e della Regione Piemonte. 

La legge 6 del 2004 ha la finalità di tutelare le persone prive in tutto o in parte di autonomia nelle funzioni della vita quotidiana mediante interventi di sostegno temporaneo o permanente, e l’obiettivo dell’incontro era quello di mettere al centro dell’attenzione l’amministrazione di sostegno per valutarne luci e ombre, per comprendere cosa ha funzionato e cosa può essere migliorato in questa forma di protezione che la legge ha affiancato ai più rigidi istituti tradizionali (interdizione e inabilitazione)  nella tutela delle persone fragili. 

Chi non ce la fa, chi è fragile nella nostra società deve avere a sua disposizione istituzioni pubbliche per incarnare il principio costituzionale dell’uguaglianza e della difesa dei più deboli non in senso burocratico, ma in senso concreto e reale” ha detto la consigliera metropolitana con la delega alle politiche sociali Valentina Cera in apertura dei lavori. “La Città metropolitana è un primo approdo che svolge la presa in carico in senso umano e non lascia indietro nessuno, svolgendo un importante ruolo di coordinamento grazie all’Ufficio di pubblica tutela”.


Tra gli altri saluti istituzionali quelli di Jacopo Rosatelli, assessore al welfare della Città di Torino, di Monica Mastrandrea, magistrato della Scuola Superiore della Magistratura, e di Edoardo Barelli Innocenti, presidente della Corte d’Appello di Torino, oltre ai rappresentanti dell’Università di Torino, dell’Ordine degli Avvocati e del Consiglio Notarile.


I numeri delle amministrazioni di sostegno nel territorio metropolitano di Torino sono un trend in aumento: i dati del 2023 registrano circa 1300 aperture di amministrazioni di sostegno a fronte di 300 procedure per interdizione, quindi una massima espansione rispetto alla misura più invasiva e totalizzante della tutela, a cui non si ricorre se non sussistono i presupposti dell’incapacità totale.
Gli interventi hanno messo in evidenza luci e ombre di una legge che si è rivelata uno strumento elastico e agile per dare tutela a chi lo necessità in modo gratuito, piuttosto rapido e senza eccessivi carichi burocratici, ma che è stata segnalata diverse volte dalla Corte europea dei diritti umani e da altri organismi giuridici: come ha spiegato Joëlle Long dell’Università di Torino il problema principale è la difficoltà, anche da parte del giudice tutelare, di prestare adeguato ascolto diretto del beneficiario quando si tratta di incidere su scelte personali delicate, in particolare l’inserimento in una struttura.

I responsabili dell’Ufficio di pubblica tutela della Città metropolitana hanno illustrato i dati delle consulenze offerte agli amministratori di sostegno nel corso del 2023: oltre 3800, svolte tra la sede di corso Inghilterra, il Tribunale di Torino, quello di Ivrea e il Tribunale per i Minorenni.

 




Imprese prudenti per il primo trimestre 2024, ma non si parla di recessione

Sono indicatori che confermano un peggioramento del clima di fiducia dell’industria piemontese nelle previsioni per il primo trimestre del 2024, andamento peraltro già anticipato dalle analisi dei precedenti trimestri, quelli che emergono dall’indagine effettuata nel mese di dicembre da Unione Industriali Torino e Confindustria Piemonte, raccogliendo le valutazioni di circa 1.000 realtà manifatturiere e dei servizi.

Tuttavia, il dato complessivo rappresenta la sintesi di andamenti assai diversi, se non addirittura opposti, fra il comparto manifatturiero e quello dei servizi. Nella manifattura le previsioni risultano decisamente negative per produzione, ordini, export e redditività, in deciso rallentamento rispetto a settembre. Nell’ambito dei servizi il clima di aspettative appare invece molto diverso, con indicatori ancora in zona espansiva e più robusti rispetto alla scorsa rilevazione.

Come già evidenziato nei mesi scorsi, la sostanziale tenuta degli indicatori a consuntivo esclude una vera e propria svolta recessiva, almeno nel breve termine.

Il tasso di utilizzo degli impianti e delle risorse rimane elevato sia nella manifattura sia nei servizi. Non aumentano i ritardi negli incassi e si presenta stabile il carnet ordini. Rallentano leggermente gli investimenti, lungo un trend cedente in atto da inizio anno. Per quanto riguarda l’occupazione, il dato aggregato non varia in misura rilevante rispetto a settembre, ma riflette un peggioramento della manifattura e un rafforzamento dei servizi.

A livello settoriale, nell’industria quasi tutti i settori esprimono valutazioni negative.  Il clima di aspettativa è particolarmente sfavorevole nei comparti tessile-abbigliamento, cartario-grafico, edilizia e manifatture varie (gioielli, giocattoli ecc.). Rallentano anche la metalmeccanica (soprattutto i macchinari) e l’alimentare (per il quale però il primo trimestre si caratterizza tipicamente per stagionalità negative). In crescita automotive, impiantisti, chimica, gomma-plastica, legno.

Per quanto riguarda il terziario, in tutti i comparti i saldi sono positivi e in rafforzamento rispetto a settembre; spiccano in particolare ICT, logistica e servizi alla persona. Fa eccezione, come già nei mesi scorsi, il comparto del commercio e turismo.

Torna ad ampliarsi la forbice dimensionale. Le imprese con oltre 50 dipendenti hanno attese positive; tra le più piccole prevalgono invece previsioni negative.

Torino si conferma al di sopra della media regionale

Anche a dicembre le indicazioni delle imprese torinesi risultano decisamente più favorevoli rispetto a quelle dell’intero campione piemontese. Come a livello regionale, si osserva nella manifattura un forte raffreddamento del clima di fiducia, in gran parte compensato dal miglioramento dei servizi.

A differenza di quello piemontese, a livello aggregato il saldo sulla produzione rimane ben al di sopra del livello di equilibrio tra attese di aumento e riduzione. Lo stesso vale per le previsioni sugli ordini, negative per il Piemonte e positive per Torino. Nella manifattura, invece, entrambi gli indicatori scendono al di sotto di quota zero dopo undici trimestri.

Nella manifattura aumenta lievemente il ricorso alla cassa integrazione, che resta comunque su livelli contenuti. Varia di poco il tasso di utilizzo delle risorse (vicino al pieno utilizzo). Sostanzialmente stabile la propensione a investire: poco meno di un quarto delle imprese ha programmi di investimento di un certo rilievo. Circa un terzo delle imprese ha ordini garantiti per oltre 6 mesi. Migliora la redditività, soprattutto nel terziario, contrariamente a quanto osservato a livello regionale. Il più favorevole dato torinese è spiegato dal maggior peso dei settori con aspettative più positive, come ad esempio l’automotive.

Commenti sulle previsioni del primo trimestre 2024

Giorgio Marsiaj, Presidente dell’Unione Industriali Torino

«Le indicazioni delle nostre imprese vanno interpretate alla luce del marcato rallentamento dell’economia italiana ed europea nella seconda parte dell’anno. È di questi giorni il dato sulla crescita zero del Pil dell’area euro e del nostro paese nel terzo trimestre; analoga tendenza riguarderà gli ultimi mesi del 2023 e con ogni probabilità almeno i primi tre mesi del 2024. D’altra parte, è una buona notizia il raffreddamento dell’inflazione, che potrebbe consentire alla BCE di anticipare ad aprile-maggio la svolta espansiva della politica monetaria, ridando ossigeno alle imprese e al sistema economico. Ci troviamo dunque in una fase di transizione e attesa, in cui è più che mai importante non perdere di vista i fondamentali sul buono stato di salute della nostra industria, e soprattutto del terziario, che ci viene confermato dalla tenuta di tutti gli indicatori a consuntivo: tasso di utilizzo delle risorse, ritardi nei pagamenti, CIG e occupazione, tempi di pagamento».

Marco Gay, Presidente di Confindustria Piemonte

«La percezione delle imprese piemontesi per il primo trimestre 2024 segue le tendenze dell’ultima parte di quest’anno. L’aumento consistente e repentino dei tassi di interesse è un elemento che sta determinando evidentemente la riduzione degli investimenti, condizionando le aspettative per l’export, specie verso quei Paesi che sono grandi partner storici della nostra regione, e nelle cui filiere produttive le nostre aziende sono saldamente presenti ed attive. I dati sottolineano due punti importanti: la twin transition diventa centrale per lo sviluppo industriale del nostro territorio e il binomio prodotto-servizio deve diventare centrale per portare valore aggiunto sulle produzioni e buona occupazione. Auspichiamo che il lento rientro dell’inflazione porti ad una progressiva normalizzazione dei tassi e degli investimenti. A livello nazionale, è quindi più che mai urgente avviare un piano di politica industriale incardinato anche alla rimodulazione del PNRR attraverso le risorse del Repower EU destinate al piano Industria 5.0. Infine, per le imprese piemontesi è imprescindibile puntare sui giovani e sulle competenze per continuare a crescere nelle filiere, conquistare nuovi mercati e attrarre nuovi investimenti e insediamenti industriali».

Sintesi dei dati per Torino

Per il primo trimestre 2024 il 25,2% delle aziende prevede un aumento della produzione, contro il 15,7% che si attende una diminuzione: il saldo, pari a +9,4%, cala di 4 punti percentuali rispetto alla rilevazione di settembre ed è di quasi 11 punti superiore al saldo del Piemonte nel suo complesso (-1,5%). Trend analogo per gli ordinativi, con un saldo del 9,8% praticamente stabile rispetto alla scorsa rilevazione. L’unico dato negativo è quello delle esportazioni, in calo di oltre 1,8 punti rispetto a settembre. Tengono gli investimenti: sono il 22% le aziende con programmi di spesa di un certo impegno, una quota analoga alla media piemontese. Aumenta il ricorso alla cassa integrazione, che interessa l’8,0% delle imprese, in aumento di 2,3 punti percentuali rispetto a settembre. Varia poco il tasso di utilizzo di impianti e risorse (80%), che resta sui valori medi di lungo periodo.

Sembra chiudersi, nella provincia di Torino, la tradizionale forbice tra imprese medio-grandi (oltre 50 dipendenti) e imprese di minori dimensioni (sotto i 50 addetti), con attese sulla produzione rispettivamente pari a +11,9% e +8,6%, per il prossimo trimestre.

Dettaglio: i principali risultati dell’indagine piemontese

Per il primo trimestre del 2024, le attese sulla produzione delle circa 1.000 imprese piemontesi registrano una battuta di arresto, in linea con il trend già iniziato nella seconda parte del 2023: il 16,3% delle aziende prevede un aumento dei livelli di attività, contro il 19,4% che si attende una diminuzione. Il saldo ottimisti-pessimisti è pari a -1,5% (era +2,3% a settembre). Rallentano le attese sugli ordini, con un saldo del -2,4% in calo di 2 punti percentuali rispetto a settembre.

Positivo, invece, il dato sull’occupazione, con il 16,3% delle rispondenti che ne prevede un aumento, il 7,7% che ne prevede la riduzione e un saldo ottimisti-pessimisti pari a +8,6% (era 11,2% la scorsa rilevazione).

Frenano ulteriormente le aspettative sull’export, con un saldo ottimisti-pessimisti pari a -8,4%, probabilmente a causa del protrarsi dell’incertezza e al rallentamento dell’economia globale. Cala leggermente ma resta buono il livello degli investimenti, che interessano oggi il 22,4% delle rispondenti (era il 25,2% a settembre). Aumenta il ricorso alla cassa integrazione, che interessa ora il10,8% delle imprese. Varia poco il tasso di utilizzo di impianti e risorse, tornato sui valori medi di lungo periodo (78%). Resta ampia la forbice tra le imprese medio-grandi (oltre 50 dipendenti), più ottimiste sui livelli produttivi (saldo +6,5%) e le più piccole (sotto i 50 addetti), che registrano un saldo nuovamente negativo, dopo molti trimestri di crescita (-4,7%).

A livello territoriale, si osservano attese positive solo per Torino e Cuneo, anche se per quest’ultima sono decisamente più caute (rispettivamente (+9,4% e 0,8%). Tutte le altre province registrano saldi negativi: Biella -22,0%, Vercelli -12,9%, Novara -4,1%, Verbania -3,4%, Asti -3,2%, Alessandria -1,1%.

Nel manifatturiero, si registra un ulteriore raffreddamento delle attese, rispetto a settembre, con saldi che passano da -1,3% a -10,1% per la produzione. Ancora negativo il saldo sugli ordinativi che passa da -5,6% a -12,6%.

Positive, per contro, le attese sull’occupazione, con saldo pari a +2,6%, da +8,7% di settembre. Peggiora ancora il saldo dell’export, che passa da -9,2% a -11,2%.

Perdono qualche punto gli investimenti, che interessano il 22,9% delle aziende, in calo rispetto al 25,6% di settembre. Stabili il tasso di utilizzo delle risorse (76%), mentre torna a salire il ricorso alla CIG, che riguarda oggi il 15% delle imprese.

A livello settoriale, il calo più consistente interessa tessile-abbigliamento (-31,5%), cartario-grafico (-21,1%), edilizia (-13,0%) e manifatture varie (-12,7%).

Più contenuto il rallentamento per metalmeccanica (-7,7%), soprattutto macchinari (-16,9%), e alimentare (-4,3%). Migliorano, invece, le attese nei comparti impiantisti (+9,5%), legno (+8,3%), chimica (+5,9%), gomma-plastica (+5,4%) e automotive (+2,8%).

Nei servizi il clima di fiducia resta stabilmente positivo rispetto a settembre. Il saldo relativo ai livelli di attività è pari a +18,3% (era 11,2% la scorsa rilevazione), quello relativo agli ordinativi è pari a +21,2% (da +12,1%), quello sull’occupazione è pari +22,3% (era 17,2%). Gli investimenti rallentano (21,1%), azzerato il ricorso alla CIG (0,7%), alto il tasso di utilizzo delle risorse (84%).

A livello settoriale, le attese delle aziende del terziario sono positive in quasi tutti i comparti, con saldi pari a +29,5% per l’ICT, +27,0% per gli altri servizi, +24,0% per i trasporti, +16,7% per le utility, +15,2% per i servizi alle imprese. Unica eccezione, il commercio e turismo, che registra un saldo negativo (-6,7%).FOCUS: il settore Alimentare

Nella rilevazione di dicembre è stato condotto un approfondimento sul settore Alimentare. Secondo i dati Istat 2021, in Piemonte le 3.739 aziende del comparto danno lavoro a 38.582 persone e nella sola area del Torinese si contano 1.505 realtà con 12.892 addetti impiegati.

Negli ultimi dieci anni la quantità di imprese piemontesi e torinesi ha visto una flessione (rispettivamente -12,0% e -8,7%). Per contro, a fronte di una diminuzione regionale degli addetti (-1,4%), a livello provinciale si registra un aumento del 4,8%.

Il settore alimentare piemontese è costituito all’84% da microimprese (con un massimo di 9 dipendenti), per il 13,9% da piccole imprese (da 10 a 49 addetti), per il 2,0% da medie (da 50 a 250 addetti) e per lo 0,3% da grandi (oltre i 250 addetti).

Il comparto nel 2022 ha esportato beni per circa 8 miliardi di euro (il 15,3% del totale italiano del settore), con un incremento del 13,3% rispetto al 2021, e oltre la metà di tali esportazioni viene inviata in paesi UE, soprattutto Francia e Germania.

Le previsioni delle nostre aziende alimentari per il primo trimestre 2024 sono in linea con quelle del manifatturiero piemontese: registrano, cioè, saldi ottimisti pessimisti in discesa rispetto alle attese per il quarto trimestre 2023, benché il calo per l’alimentare risulti meno marcato.

Il 15,7% delle imprese alimentari piemontesi prevede un aumento della produzione, contro il 20% che si aspetta una diminuzione (saldo -4,3%). Stabili gli ordini totali con un saldo ottimisti pessimisti uguale a zero. Il 12,9% delle aziende pronostica un aumento dell’occupazione, a fronte del 10% che si attende una diminuzione (saldo 2,9%). Ancora positivo l’export, con un saldo pari al +1,6%.

Il ricorso alla cassa integrazione, aumentato durante il periodo pandemico, è tornato a livelli storicamente bassi (2,9%) e comunque decisamente inferiori alla media piemontese. Il tasso di utilizzo delle risorse resta su livelli assai elevati (73%). Il 36% degli intervistati ha programmi di investimento di un certo rilievo, percentuale ben superiore alla media del manifatturiero regionale. Il carnet ordini del comparto alimentare è composto dal 25,0% delle aziende che ha visibilità di un mese, il 39,7% per 1-3 mesi, il 22,1% che ha ordini per 3-6 mesi e il 13,2% per oltre 6 mesi.

Commento all’approfondimento sul settore Alimentare

Simona Radicci, presidente Gruppo Alimentari Unione Industriali Torino:

«L’industria alimentare italiana riveste un ruolo da protagonista non soltanto nell’ambito della composita filiera nazionale del food, ma rappresenta un pilastro dell’intero sistema manifatturiero del Paese in termini di fatturato, numero di imprese, addetti e valore delle esportazioni. Come evidenziato nella recente indagine Federalimentare-Censis, le industrie del settore negli ultimi dieci anni hanno registrato complessivamente un incremento di fatturato del 24,7% in termini reali, aumentando l’occupazione del 12,2% e il valore delle esportazioni in termini reali del 60,3%.

Si tratta di patrimonio identitario che porta il vessillo del Made in Italy nel mondo e a cui il territorio torinese fornisce un contributo prezioso. Le nostre realtà sono diretta espressione della tradizione cittadina nel comparto, forte di marchi storici e rinomati sia di grandi gruppi industriali, sia di piccole e medie imprese prestigiose, a cui si affiancano numerose altre aziende di qualità operanti in tutti i campi, dal dolciario al conserviero, dal vitivinicolo al lattiero-caseario, dalle bevande alle carni ecc.

Un’articolazione di realtà il cui mercato, al di là degli andamenti stagionali e seppur messo alla prova in questi ultimi anni da fenomeni recessivi, appare meno vulnerabile e rispetto ad altri comparti industriali. Inoltre, le nostre aziende sostengono lo sviluppo dell’economia locale, oltre che con la produzione diretta di generi alimentari, anche originando un indotto importante, costituito da un’ampia serie di imprese fornitrici di prodotti, macchinari e servizi connessi, destinati a confezionamento, conservazione, trasporto e stoccaggio, distribuzione».




Presentata in Città metropolitana la 4ª edizione del calendario contro il bullismo e il cyberbullismo

Come ha ricordato De Nunzio, fin dalla sua nascita quattro anni fa il calendario contro il bullismo e il cyberbullismo ha avuto il patrocinio della Città metropolitana ed è sempre stato presentato nella sede di corso Inghilterra: “La nostra associazione opera in tutta Italia e si occupa in primo luogo di prevenzione, dobbiamo lavorare tutti insieme e agire prima che le situazioni degenerino. Dall’anno scorso pubblichiamo anche foto positive: quest’anno a febbraio c’è l’immagine di due giovani che si scambiano un bacio: vogliamo mettere l’accento sulla necessità dell’educazione al rispetto”.


La consigliera Cera si è complimentata con i promotori dell’iniziativa e ha sottolineato l’importanza del lavoro di rete, una modalità di azione in cui la Città metropolitana crede molto: “Più si lavora insieme più è facile arrivare all’obiettivo. Non basta la condanna del gesto violento, il mondo adulto deve assumersi la responsabilità della relazione di aiuto nei confronti di chi ha comportamenti sbagliati: anche il ragazzo autore di gesti di bullismo esprime una situazione di disagio”.


Il vicesindaco Suppo ha proposto di inserire il progetto contro il bullismo e il cyberbullismo dell’associazione Bullismo No Grazie di Fabio De Nunzio, che in soli due anni ha coinvolto 50mila studenti e 20mila genitori, tra le proposte che il Ce.Se.Di della Città metropolitana di Torino rivolge agli insegnanti delle scuole superiori tramite il proprio catalogo.




Primo rapporto osservatorio sul mercato del lavoro

Il lavoro cresce grazie alle donne e alle alte qualificazioni: sono questi alcuni elementi positivi che emergono dal primo rapporto annuale ‘Lavoro, imprese e competenze a Torino 2023’ predisposto dall’Osservatorio sul Mercato del Lavoro del Comune di Torino e presentato  nella sala Colonne di Palazzo Civico.

Dopo l’anticipazione del luglio scorso, il primo rapporto dell’Osservatorio sul mercato del lavoro ha ampliato lo sguardo nello spazio e nel tempo grazie a serie storiche più lunghe e all’apporto delle nuove fonti informative messe a disposizione dai partner del progetto. Ai dati sulla popolazione, l’offerta di lavoro e la domanda di lavoro dipendente si sono aggiunti quelli sull’istruzione, sulla dinamica delle imprese, sulla disoccupazione amministrativa nei Centri per l’impiego e sugli infortuni sul lavoro, oltre a un’appendice dedicata all’esperienza delle clausole sociali per l’inserimento lavorativo della Città di Torino.

Le donne occupate crescono così come gli impieghi dove sono necessari alta formazione e competenze e questi credo siano elementi positivi. Sicuramente ci sono luci e ombre in questo report e, proprio su queste ultime, dobbiamo riflettere per poter dare maggiori opportunità di sviluppo al territorio. Mi riferisco, ad esempio, al tema dell’attrattività delle imprese sul quale questa Città e gli Enti Istituzionali che partecipano all’Osservatorio del mercato del lavoro devono ragionare insieme. Per avere maggiore occupazione occorre portare nuove imprese. E penso a quanto già sta avvenendo nel settore aerospaziale dove pubblico e privato stanno lavorando per garantire la nascita di un’intera filiera. Pertanto dobbiamo investire per dare prospettive a nuovi settori e a quelli già radicati che si trovano davanti alle sfide del futuro. Ovviamente credo sia importante non ragionare mai in termini di cinta daziaria, ma di area metropolitana con il coinvolgimento della Città metropolitana, della Regione e di tutti gli enti territoriali che insistono su questa area“, così l’Assessora al Lavoro Giovanna Pentenero ha commentato il primo Rapporto dell’Osservatorio sul Mercato del Lavoro.

Analizzando il report si evince che Torino ha visto diminuire la popolazione del 6% nell’ultimo decennio (nel 2022 i residenti erano circa 842.000, quasi 53.000 in meno rispetto al 2012), una tendenza analoga a quella che si osserva a Genova, ma opposta a quella registrata a Bologna (+2%), Roma (+1%) e a Milano (+5%). Questa contrazione non è da attribuire soltanto ai trasferimenti verso i comuni dell’hinterland metropolitano, come accadde negli anni ’80, ma a un peggioramento dei saldi anagrafici (la differenza tra entrate le uscite) interno e con l’estero, non più sufficienti a compensare un saldo naturale (la differenza tra nascite e decessi) da tempo negativo e in tendenziale peggioramento.

I dati relativi all’offerta di lavoro dipingono invece un quadro in complessivo miglioramento. Superato lo shock dell’emergenza sanitaria del 2020/21, a Torino nel 2022 l’occupazione è cresciuta del 2% rispetto all’anno precedente, fino a quota 361.000 occupati (+8.000), a parziale recupero dei 23.000 posti di lavoro persi tra il 2019 e il 2020. La ripresa è da attribuire esclusivamente alla componente femminile, mentre si registra un’ulteriore contrazione dell’occupazione maschile. La maggiore difficoltà di impiego dei maschi maturi e a medio-bassa qualificazione non è però un fenomeno recente, ma è un fatto da attribuire anche alla perdita di peso dell’industria nell’ambito dell’economia torinese.

Molto positivi sono i dati sulle persone in cerca di occupazione (elaborati a livello provinciale per garantire l’attendibilità delle stime), in diminuzione del 10,6% rispetto al 2021 e del 14,5% rispetto al 2019. Si tratta di valori incoraggianti anche alla luce della contestuale decrescita degli inattivi in età da lavoro (-6,8% rispetto al 2021), un altro importante segnale di miglioramento in seguito all’aumento dell’inattività causata dalla pandemia. Gli inattivi in età adulta restano numerosi, nel 2022 circa 140.000 a Torino e oltre 400.000 in tutta la provincia, ma costituiscono anche il bacino di offerta potenziale a cui attingere, attraverso adeguate politiche, per compensare gli effetti negativi dell’invecchiamento delle forze di lavoro.

Anche i dati sulla domanda di lavoro dipendente sono confortanti. Nel 2022 i contratti di lavoro sottoscritti nel capoluogo hanno raggiunto quota 206.000, il 18% in più rispetto all’anno precedente, mentre le persone assunte sono arrivate ad essere quasi 133.000 (+15%). Sebbene questi aumenti siano da ricondurre principalmente al crescente turnover, segnalano comunque una maggiore dinamicità del mercato, nel quale più persone possono incontrare più opportunità di impiego che in passato.

La qualità dei contratti di lavoro è in tendenziale miglioramento dal 2018, ma il peso del lavoro a termine resta elevato (circa 8 contratti su 10), così come il ricorso al part-time (circa 1 contratto su 3). Nel complesso, solo 37% dei contratti sottoscritti dura più di 6 mesi o è a tempo indeterminato.

L’analisi della domanda di lavoro dipendente per livello di qualificazione professionale mostra a Torino la costante perdita di peso delle professioni a bassa qualificazione, ormai ridotto al 15% del totale nel 2022, e un consistente aumento della domanda di personale ad alta qualificazione che, sempre nel 2022, ha per la prima volta superato quella di personale intermedio (43% vs. 42,5%).

Nel rapporto tra domanda e offerta permangono tuttavia dei problemi di ‘mismatch’, ossia di disallineamento tra i fabbisogni professionali delle organizzazioni e il livello e i contenuti delle competenze detenute dalle persone. L’approfondimento tematico dedicato all’istruzione della popolazione in età da lavoro segnala una tendenza alla polarizzazione, con un positivo aumento delle persone con diplomi ITS e titoli universitari, il cui peso complessivo passa dal 27% del 2018 al 30% del 2021, ma una quota relativamente alta (29%) di adulti che detengono soltanto un titolo primario.

Il livello di qualificazione dell’occupazione fatica però a tenere il passo della maggiore scolarizzazione indotta dalle politiche europee e nazionali. Nel 2020, a fronte di una quota di occupati nella Città metropolitana con un titolo di studio terziario pari al 26%, solo il 20% deteneva posto di lavoro classificato ad alta qualificazione. Anche se i dati sul flusso delle assunzioni già presentati segnalano un chiaro miglioramento della qualità delle professioni richieste, nel torinese la maggior parte dell’occupazione (61%) rimane a media qualificazione professionale.

In chiusura, il rapporto presenta alcuni dati sulla sicurezza del lavoro nella Città metropolitana di Torino messi a disposizione dall’INAIL. Sebbene il periodo di osservazione (2018-2022) appaia fortemente condizionato dalla pandemia da Covid 19 e dal combinato delle misure di contenimento della stessa, tra le informazioni non congiunturali spicca l’aumento dell’età media degli infortunati, probabilmente da correlare alla tendenza all’invecchiamento delle forze di lavoro. Questa tendenza è più evidente tra i casi mortali, più della metà dei quali ha riguardato lavoratrici e lavoratori di età superiore ai 55 anni.




Unioncamere Piemonte: Nel III trimestre 2023 rallenta crescita produzione

Tra i settori più performanti spiccano i mezzi di trasporto e la meccanica, segnano una battuta d’arresto il tessile-abbigliamento, l’alimentare e il legno

Nell’ambito della consueta collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese, Unioncamere Piemonte diffonde oggi i dati della 208ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata in collaborazione con gli Uffici Studi delle Camere di commercio provinciali. La rilevazione è stata condotta nei mesi di ottobre e novembre 2023 con riferimento ai dati del periodo luglio-settembre 2023 e ha coinvolto 1.857 imprese industriali piemontesi, per un numero complessivo di 98.443 addetti e un valore pari a circa 60 miliardi di euro di fatturato.

In un contesto caratterizzato da prospettive economiche internazionali molto incerte, condizionate dall’acuirsi delle tensioni geo-politiche e dalle sfavorevoli condizioni finanziarie per famiglie e imprese, nel III trimestre 2023 anche il tessuto manifatturiero piemontese ha mostrato i primi segnali di rallentamento. Le dinamiche settoriali e territoriali appaiono fortemente eterogenee: accanto a settori che continuano a manifestare dinamiche positive, quali i mezzi di trasporto e la meccanica, si rilevano, invece, per altri, le prime contrazioni.

Complessivamente nel periodo luglio-settembre 2023 la produzione industriale regionale ha segnato un aumento dell’1,0% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, la crescita acquisita per il 2023, quella che si otterrebbe se l’ultimo trimestre dell’anno registrasse una variazione nulla, risulta quindi pari al +1,3%.

Il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia, commenta“L’andamento della produzione industriale in Piemonte, nel III trimestre 2023, registra purtroppo un rallentamento generale, segnando performance negative nel tessile-abbigliamento, nell’alimentare e nel settore legno. Un andamento atteso, che non è facilitato da un quadro socio-politico internazionale incerto. Come Camere di commercio regionali lavoriamo da tempo – in prima linea – sui temi della digitalizzazione e dell’internazionalizzazione: due strade fondamentali per far crescere i nostri territori e le nostre imprese”.

La Regional Manager Nord Ovest di UniCredit, Paola Garibotti, aggiunge: “Dai dati presentati oggi si denota che il settore manifatturiero piemontese è in frenata a causa di una congiuntura economica non particolarmente positiva. Ciononostante, nei primi nove mesi del 2023, UniCredit nel Nord Ovest ha finanziato le aziende per oltre 713 milioni di euro. Il totale delle nuove erogazioni è pari a quasi un miliardo e duecento mila euro. Dal nostro osservatorio privilegiato, denotiamo che gli imprenditori continuano a investire, soprattutto per migliorare efficienza e competitività della propria azienda diventando più green, ma fanno ricorso all’autofinanziamento, oltre che al credito bancario”.

 

“Sostenibilità, digitalizzazione e internazionalizzazione – conferma Stefano Cappellari, Direttore Regionale Piemonte Nord, Valle d’Aosta e Sardegna di Intesa Sanpaolo – sono i driver per la crescita che sosteniamo con convinzione, assieme agli investimenti per la transizione green e ai rapporti di filiera. Il rallentamento in questo terzo trimestre era atteso, ma la capacità competitiva dei nostri distretti è comunque solida. Il bilancio di fine anno sarà complessivamente buono per il Piemonte, quarta regione italiana per export. Siamo al fianco delle imprese per sostenere la crescita”.

 

Il rallentamento nella crescita della produzione industriale (+1,0%) è stato accompagnato da una sostanziale stabilità dell’intensità dell’incremento registrato dagli ordinativi totali, aumentati complessivamente del 2,8%, grazie ad un trend particolarmente espansivo degli ordinativi esteri (+5,6%) e uno sviluppo più contenuto di quelli interni (+2,1%)Il fatturato totale segna una crescita del 1,5%, frutto di una dinamica piatta sul mercato interno (+0,0%) e una un po’ più brillante sul mercato estero (2,4%).

Il grado di utilizzo degli impianti è sceso dal 69,1% del III trimestre 2022 al 64,4% del periodo luglio-settembre 2023.

 

La maggior parte dei settori di specializzazione della manifattura piemontese evidenziano ancora nel III trimestre dell’anno risultati positivi.

 

I mezzi di trasporto, sostenuti dall’aumento della produzione di auto e di componenti autoveicolari, segnano la crescita più significativa (+6,1%). Risulta consistente anche l’incremento evidenziato dalla meccanica (+4,3%). Superiore alla media regionale appare ancora il dato delle industrie dell’elettricità e dell’elettronica (+1,4%). Ancora in positivo, sebbene con un incremento di lieve entità, il comparto dei Metalli (+0,5%). Sostanzialmente stabile la produzione delle industrie chimiche e della gomma plastica (+0,1%). Iniziano a risentire del difficile momento congiunturale le aziende del comparto alimentare che segnano un calo dello 0,8%, seguite – con una contrazione maggiore – dalle imprese del legno del mobile (-1,2%) e del tessile e abbigliamento (-1,4%).

 

Analizzando il campione delle imprese manifatturiere intervistate sotto il profilo dimensionale emerge un trend debole diffuso a quasi tutte le classi dei livelli produttivi. Le micro imprese (0-9 addetti) e le piccole imprese (10-49 addetti) registrano rispettivamente una crescita pari al +1,0% e al +1,8%. Le imprese di medie dimensioni (50-249 addetti), segnano una lieve contrazione (-0,5%) rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Le grandi aziende (oltre 250 addetti) mostrano, infine, un aumento più significativo, pari a 2,0 punti percentuali.

Nel III trimestre 2023 l’industria manifatturiera mostra andamenti fortemente differenziati a livello territoriale. Solo Torino, Cuneo e Verbania segnano risultati ancora positivi.

Torino registra la crescita più elevata (+2,7%), grazie ai risultati positivi evidenziati dalle industrie meccaniche, dei mezzi di trasporto e dell’elettricità ed elettronica. Cuneo mostra un aumento della produzione del +1,4%, sostenuto dalla filiera metalmeccanica. Risultato positivo di lieve entità per il Verbano Cusio Ossola (+0,9%), frutto di andamenti eterogenei a livello settoriale (molto bene la rubinetteria e il valvolame, male il tessile). La manifattura alessandrina, penalizzata dal risultato dell’industria alimentare, evidenzia una diminuzione della produzione dello 0,7%Asti, nonostante la buona performance registrata dal comparto delle bevande, segna un calo dello 0,9%. Segue, a poca distanza, Novara, con una flessione dell’1,1%, portata dai cali segnati dal comparto alimentare, da quello tessile e da quello chimico. Il risultato peggiore appartiene al biellese che, con un comparto tessile in forte contrazione, segna una flessione complessiva dell’1,8%.

 




Claudio Piazza (Confartigianato) interviene al convegno “Transizione energetica in Italia”

Il Delegato Confartigianato Autoriparazione Claudio Piazza è recentemente intervenuto al Convegno “La transizione energetica in Italia e il futuro della mobilità a Milano”, organizzato da NGV Italy e da Lega Milano, con la partecipazione del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini.

Il Convegno, che ha visto la partecipazione di autorevoli relatori del mondo istituzionale, si è focalizzato sul tema delle nuove sfide ambientali e della mobilità green nel contesto urbano.

Nella sua relazione, il  Delegato di Confartigianato Autoriparazione Claudio Piazza ha messo in risalto l’impegno e il contributo attivo di Confartigianato a favore della mobilità eco-sostenibile, orientati a ricercare soluzioni che non perseguano l’elettrico come unica opzione possibile per la propulsione dei veicoli, ma che possano contemplare anche sistemi alternativi altrettanto validi, in un’ottica di neutralità tecnologica.

 “Non tutto sarà elettrificabile – ha infatti rimarcato Piazza – sia tenendo conto delle necessarie infrastrutture che ancora devono essere realizzate, sia in quanto il motore endotermico presenta ancora molte potenzialità di impiego con i carburanti ecocompatibili – quali metano, biometano, metano liquido, miscele con idrogeno, ecc. – ed abbandonarlo sarebbe controproducente, significherebbe anche mettere a rischio il settore produttivo interessato.”

Secondo Piazza, piuttosto che di transizione ecologica, che implica il rispetto di tempistiche stringenti predeterminate, si dovrebbe parlare di ‘evoluzione’ ecologica presupponendo un arco temporale più ampio per adeguarsi gradualmente alla complessità del cambiamento e degli obiettivi da raggiungere, affinché il passaggio non crei ricadute negative, ma opportunità per le imprese della filiera e per la collettività.

Il Delegato nazionale Piazza si è quindi soffermato a sottolineare la professionalità degli autoriparatori di Confartigianato specializzati nell’installazione di impianti gpl-metano/riconversione dei veicoli, che concorrono attivamente al contenimento delle emissioni inquinanti, apportando un rilevante valore aggiunto al sistema dei trasporti, a tutela degli utenti e della sicurezza stradale.

A conclusione dei lavori, Claudio Piazza ha rinnovato la proposta, già avanzata in precedenti occasioni, affinché da parte del Ministero Infrastrutture e Mobilità Sostenibili, congiuntamente con gli altri Dicasteri interessati, possa essere istituito al più presto un apposito tavolo tecnico in materia di mobilità, con l’obiettivo di supportare il piano di azione nazionale per la decarbonizzazione dei trasporti.




Natalia Bobba è il nuovo presidente dell’Ente Nazionale Risi

Si tratta di una vera e propria svolta per il comparto risicolo che si tinge ulteriormente di rosa” afferma il presidente di Confagricoltura Piemonte, Enrico Allasia dopo aver appreso che Natalia Bobba, imprenditrice agricola, è il nuovo presidente dell’Ente Nazionale Risi.

Da giorni la notizia era trapelata ma il decreto è stato firmato solo martedì dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella su proposta del Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, visti i pareri favorevoli delle competenti Commissioni parlamentari.

Bobba succede al vercellese Paolo Carrà e resterà in carica per i prossimi quattro anni.

Perito agrario, di Vinzaglio, nel cuore delle provincie del riso, già conosciuta nell’ambiente per essere presidente dal 2014 di “Donne e Riso”, associazione femminile che sposa la mission di comunicare la coltura e la cultura del riso, è titolare dell’azienda Cascina Pernasca.

Siamo orgogliosi che una donna imprenditrice, impegnata socialmente a divulgare le informazioni sulle nuove e complesse realtà della moderna agricoltura, e a discutere dei problemi della famiglia e della donna inserita nel contesto agricolo, ricopra un ruolo di prestigio, per troppo tempo di appannaggio solo maschile” evidenzia Lella Bassignana, direttore di Confagricoltura Piemonte.

La sua nomina costituisce un altro passo importante sul cammino della parità di genere, e in particolare nel mondo agricolo che, sino a pochi anni or sono, era refrattario agli incarichi apicali affidati a donne” conclude il direttore.