PoliTO lancia l’iniziativa “Ingegneria, un lavoro per donne”

Il contributo delle ricercatrici e delle docenti dell’Ateneo nei tanti progetti nati al Politecnico per dare un supporto a contrastare l’epidemia di Covid-19 e a costruire la fase della ripartenza è stato essenziale. Ben 16 dei 27 docenti coinvolti nei progetti messi in atto dal Politecnico – quali il vademecum “Imprese Aperte: lavoratori protetti”, il supporto offerto per la certificazione delle mascherine e dei dispositivi di protezione o la stesura dei protocolli per la ripartenza della scuola e delle attività sportive – sono donne, e 11 di loro sono ingegnere che hanno saputo dare risposte concrete con tempestività e competenza nella situazione imprevedibile ed incontrollabile creata dalla pandemia e dal conseguente lock down.

 

Nasce da questa consapevolezza sull’importanza del ruolo femminile nella ricerca l’iniziativa: “Ingegneria: un lavoro per donne”, che sarà presentata oggi nella giornata di apertura degli Open Days virtuali alle 17.45 sul sito www.politopendays.it nell’ambito della campagna di comunicazione We Are HERe, pensata per promuovere l’iscrizione femminile ai corsi di ingegneria del Politecnico di Torino.

 

Le donne protagoniste della ricerca contro il Covid-19 racconteranno l’esperienza vissuta nell’ambito del progetto che l’Ateneo torinese ha creato in tempi record per cercare di fornire un supporto all’emergenza e quanto possa essere stimolante e gratificante il loro lavoro; le ricercatrici e le docenti saranno poi a servizio delle future studentesse del Politecnico per supportarle e guidarle nel loro percorso di studi in qualità di mentor.

 

Abbiamo voluto ribadire con le testimonianze di oggi come il contributo femminile in ambito scientifico sia peculiare e prezioso – dichiara Claudia De Giorgi, Vice Rettrice per la Qualità, il Welfare e le Pari Opportunità – per la competenza, la creatività e la capacità di coordinare e motivare i propri colleghi che le donne dimostrano ogni giorno in ambiti di lavoro e di ricerca che non possono più essere considerati prettamente maschili”.

 




Da eroi a smart-worker il passo è breve, la rivolta delle sigle sindacali dei medici

Le sigle sindacali piemontesi Anaao, CIMO, Aaroi Emac, Fesmed, Fassid, FVM , Anpo- Ascoti-Fials Medici giudicano irricevibile la proposta dell’Assessore alla Sanità della Regione Piemonte Icardi sui criteri di assegnazione dei fondi aggiuntivi destinati alla dirigenza sanitaria.

Un disaccordo totale sul merito e sul metodo: chi ha lavorato in prima linea esponendosi a rischi enormi affinché potessero essere curati i pazienti Covid, non può essere paragonato a chi ha svolto mansioni amministrative spesso, giustamente, da casa. I dirigenti sanitari non sono testimonial pubblicitari da evocare quando fa comodo, sono persone e professionisti seri che si dedicano a proteggere e salvare vite umane

Sbagliare è umano ma perseverare è diabolico! Tanti sono stati gli errori commessi dalla Regione Piemonte nella gestione dell’emergenza Covid- 19, valutazioni e decisioni arrivate in modo tardivo, un piano sanitario non in grado di tutelare medici e pazienti, ma soprattutto una grave mancanza di ascolto verso chi era in prima linea.

L’ennesima dimostrazione la si è vissuta ieri in Regione dove l’Assessore Luigi Icardi nell’illustrare alle sigle sindacali della dirigenza sanitaria il piano di distribuzione delle risorse economiche aggiuntive, 18 milioni di euro stanziati dal Governo e 37 milioni dal Piemonte, ha di fatto sminuito il lavoro dei medici e dei dirigenti sanitari che da tre mesi sono in prima linea negli ospedali e nei presidi sanitari, per curare i pazienti affetti da Coronavirus.

Di fatto la Regione ha deciso di prevedere una premialità per tutti i lavoratori della sanità piemontese, includendo medici dirigenti sanitari che si sono esposti ai rischi maggiori affinché potessero essere curati i pazienti Covid e anche chi ha svolto attività in ambito sanitario in modi più limitati, talvolta in smartworking.

Si parla infatti di 41,5 milioni di euro destinati a operatori socio-assistenziali, tecnici, amministrativi e infermieri, e di 13,5 milioni per i medici e dirigenti sanitari. Una decisione che inevitabilmente ha fatto saltare il banco, con tutte le sigle sindacali di categoria, Anaao, CIMO, Aaroi Emac, Fesmed, Fassid, FVM , Anpo- Ascoti-Fials Medici pronte a reagire ad una decisione che ha del paradossale.

La Regione ha deciso di seguire nel modo peggiore la già criticabile linea del Governo nazionale, che con il DL Rilancio ha modificato l’articolo 1 del Cura Italia, ampliando in modo inadeguato e perciò ingiustificato, se non per un mero disegno di consenso elettorale, la platea dei dipendenti che possono beneficiare della premialità Covid.

“Ieri – hanno dichiarato i rappresentanti sindacali – la dignità professionale della dirigenza medica e sanitaria è stata svilita dall’assessore Icardi che ha firmato un accordo di comparto senza tenere conto delle proposte fatte. Il Governo Piemontese continua a non ascoltare nessuno: è stato scelto un criterio di suddivisione senza tenere conto delle diverse peculiarità e responsabilità tra dirigenza sanitaria e comparto oltre alla differente fiscalità. L’accordo è stato rigettato da tutte le sigle della dirigenza sanitaria esclusi i confederali. Per affrontare al meglio questa nuova fase serva agire in modo preventivo, ovvero anticipare possibili scenari attivando al contempo azioni mirate a tutela e a supporto di chi si è trovato negli ultimi tre mesi a gestire l’emergenza.

Strutture, operatori e pazienti necessitano oggi di interventi puntuali per garantire servizi sanitari adeguati alle richieste e in totale sicurezza. Servono organizzazione e controllo. Vogliamo lavorare in modo proattivo insieme a tutti gli attori, istituzionali e non, per offrire ai cittadini e ai medici le migliori condizioni per fruire dei servizi e per garantirli, ecco perché abbiamo pensato ad un vademecum con un elenco di priorità. Lavoriamo uniti e con prospettiva”.




Tampone anche ai privati positivi al test sierologico

Nell’arco di pochi giorni il Piemonte arriverà a poter fare 10.000 tamponi al giorno. L’assessore regionale alla Sanità, Luigi Icardi, precisa che tale numero permetterà di sottoporre al tampone anche i privati che faranno a loro spese il test sierologico risultando positivi.

“Si è appena conclusa una gara per l’acquisto di tamponi fuori dal Piemonte – spiega Icardi – Arriveremo anche a oltre 10.000 tamponi al giorno, e una parte sarà dedicata ai cittadini che risulteranno positivi al test sierologico. Per i sierologici vale ciò che ha detto anche il Ministero, ovvero che hanno solo valore epidemiologico. Ma poiché qualcuno positivo al sierologico potrebbe avere la malattia in corso, faremo il tampone a tutti i positivi, non solo a quelli da noi testati ma anche ai privati. Chi risulterà contagiato sarà sottoposto al solito iter: isolamento e ricerca dei contatti“.

Fare il test sierologico privatamente – chiarisce l’assessore – non è una pratica che incoraggiamo, ma visto che sono stati così intercettati dei malati non possiamo fare finta che questo non esista. Il tampone comunque sarà fatto nell’ambito del sistema sanitario regionale, quindi senza costi per il paziente. Va però evitato il Far West: considereremo solo i sierologici validati dal Ministero. Stiamo scrivendo le linee guida, che saranno pronte la prossima settimana”.

Su questo tema si è espresso alla trasmissione Unomattina di RaiUno il presidente Alberto Cirio: “Il test sierologico è un tema delicato su cui auspichiamo ci sia un pronunciamento del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità, perché ormai è chiaro che sono importanti sotto il profilo dell’analisi epidemiologica ma nello stesso tempo le persone devono sapere che non hanno valore diagnostico e danno una prima indicazione a cui deve seguire un tampone. Questo va chiarito perché se, da una parte, dobbiamo permettere la libertà a ciascuno di curarsi come ritiene e fare le analisi che vuole, dall’altra non possiamo permettere che ci sia un’esasperazione commerciale, promozionale, di test che sono sì importanti ma che non devono mai essere spacciati o venduti come test che sono in grado di dire se sei positivo o no al Coronavirus”.

 




Accordo Regione-sindacati per le risorse aggiuntive al personale sanitario

Raggiunto l’accordo tra Regione Piemonte e sindacati del personale sanitario per la distribuzione delle risorse aggiuntive a riconoscimento del servizio svolto negli ospedali nei mesi di marzo e aprile, nel pieno dell’emergenza Coronavirus.

I 55 milioni di euro disponibili (37 stanziati dalla Regione e 18 dallo Stato) saranno così suddivisi: il 75 per cento, ovvero oltre 41 milioni, andranno a infermieri, operatori socio-assistenziali, tecnici amministrativi; il 25 per cento, cioè oltre 13 milioni, a medici e dirigenti.

L’intesa è stata concordata da tutti i sindacati dei lavoratori del comparto (Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Fials, Nursing up) e da una parte delle sigle della dirigenza (Fp Cgil, Federazione Cisl Medici e Uil Fpl, Fedir Sanità), mentre non ha trovato il consenso delle altre sigle della dirigenza dell’area sanità.

Un risultato che l’assessore alla Sanità, Luigi Icardi, ha accolto con favore: “Sono soddisfatto che sia stata trovata un’intesa con i rappresentanti della maggioranza assoluta, circa l’80 per cento, dei lavoratori, nell’obiettivo comune di poter effettuare i pagamenti al più presto. Ringrazio i rappresentanti sindacali per la disponibilità e, ancora una volta, i lavoratori per lo sforzo straordinario che hanno compiuto durante l’emergenza Covid”.

Le modalità per la corresponsione delle risorse verranno definite nel corso di incontri che saranno presto calendarizzati.




Continuano a scendere i ricoveri ospedalieri in Piemonte

Sono 29.547 (+64 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivise su base provinciale: 3796 Alessandria, 1748 Asti, 1023 Biella, 2688 Cuneo, 2574 Novara, 15.025 Torino, 1248 Vercelli, 1100 Verbano-Cusio-Ossola, 254 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 91 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 101 (+1 rispetto a ieri), i ricoverati non in terapia intensiva 1620 (+58 rispetto a ieri). Le persone in isolamento domiciliare sono 8500. I tamponi diagnostici finora processati sono 249.371, di cui 138.585 risultati negativi.

Sono 18 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 1 al momento registrato nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 3612 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 617 Alessandria, 217 Asti, 176 Biella, 336 Cuneo, 309 Novara, 1608 Torino, 197 Vercelli, 122 Verbano-Cusio-Ossola, 30 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

L’Unità di Crisi della Regione Piemonte comunica che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 11.975 (+428 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 1090 (+29) Alessandria, 482 (+22) Asti, 525 (+2) Biella, 1232 (+49) Cuneo, 1038 (+12) Novara, 6328 (+258) Torino, 557 (+27) Vercelli, 619 (+29) Verbano-Cusio-Ossola, 104 (+0) provenienti da altre regioni.

Altri 3.739 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.




Il CAAD in prima linea nella gestione sanitaria Fase 2

L’avvio della cosiddetta “Fase 2” dallo scorso 4 maggio ha generato come conseguenza diretta una necessità sempre maggiore di test molecolari, i cosiddetti tamponi, soprattutto per alcune specifiche categorie di lavoratori. In Piemonte, in particolare, sarà necessario incrementare notevolmente il numero di test dagli attuali 8/9.000 fino a circa 20.000 tamponi al giorno.

I laboratori attualmente attivi in Piemonte hanno realizzato al massimo 8.760 tamponi, ma si tratta comunque di un livello che non può essere garantito giornalmente. Infatti, la maggior parte delle strumentazioni usate per estrarre e amplificare l’RNA virale dai tamponi utilizzano reagenti e kit specifici – cosiddetti proprietari – la cui fornitura è limitata e non garantita.

Per sopperire a questa situazione la Regione ha prospettato due linee di azione: la prima mira a superare le criticità determinate dalla scarsità dei reagenti proprietari mediante il ricorso alla termolisi per l’estrazione dell’RNA virale e all’assemblaggio in house di un kit per la sua amplificazione.

La seconda linea prevista dalla Regione mira invece a incrementare la possibilità di eseguire test aumentando la dotazione di strumentazioni, creando nello specifico 3 nuovi laboratori dotati di macchinari che possano operare indipendentemente dal tipo di reagente utilizzato.

In particolare, la Regione ha fatto una richiesta specifica di spazi per ospitare queste strumentazioni e di personale qualificato per utilizzarle. Per ospitare i tre nuovi laboratori che saranno allestiti sono stati scelti il CAAD – Centro di Ricerca Traslazionale sulle Malattie Autoimmuni e Allergiche dell’Università del Piemonte Orientale, l’ASL di Biella e l’ARPA.
La Regione Piemonte sta perfezionando in queste settimane l’acquisto delle strumentazioni, che dovrebbe concludersi entro la fine del mese di giugno; dal canto suo il CAAD sta cercando di sottoscrivere una convenzione con l’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Maggiore della Carità” di Novara per individuare la figura professionale del microbiologo che avrà il ruolo di supervisore.

La scelta del CAAD, e soprattutto la sua disponibilità immediata, derivano da diversi fattori; innanzi tutto, come spiega il professor Claudio Santoro, Direttore del Centro: «Il CAAD non solo ha gli spazi “fisici” per allestire i laboratori, ma ha anche la possibilità di integrarsi facilmente con la rete ospedaliera per tracciare il numero di tamponi effettuati e soprattutto di soggetti postivi.

La nostra disponibilità, inoltre, si coniuga perfettamente con le tre missioni dell’Ateneo; non solo terza missione, per le evidenti ricadute “sociali”, ma anche formazione e ricerca. Non c’è attualmente una struttura in grado di rispondere in modo efficiente e rapido all’emergenza; questa situazione ci ha fatto capire che è necessario formare del personale con nuove competenze, che sarà in grado, in uno scenario futuro di questo tipo, di far fronte a criticità simili in tempi di risposta minori. Allo stesso tempo, potremo valutare in futuro migliorie e alternative al processo di analisi, grazie a una nuova capacità di ricerca».




Confindustria Piemonte ed Emercency insieme per incrementare presidio nelle RSA

Offrire ulteriori strumenti di gestione logistica delle strutture socio-assistenziali di tipo residenziale e portare un contributo professionalizzante al personale su protocolli e procedure a tutela della propria salute e di quella degli ospiti: questi gli obiettivi del protocollo siglato tra Regione Piemonte, Confindustria Piemonte ed EMERGENCY, in vigore fino al termine dello stato di emergenza COVID-19 decretato dal Governo al 31 luglio 2020.

La collaborazione nasce da un’iniziativa della Regione Piemonte che ha deciso di avvalersi dell’esperienza di EMERGENCY, dallo scorso marzo già attiva in Lombardia nella gestione del Covid-19 con un progetto a supporto delle strutture di accoglienza per senza fissa dimora, rifugiati, minori stranieri non accompagnati e anziani e ha trovato l’appoggio fattivo di Confindustria Piemonte che sosterrà i costi formazione attraverso un contributo di 30.000 euro.

Il team di Emergency – composto da personale sanitario e logistico – avrà il compito di offrire una consulenza specializzata sulle modalità di igienizzazione e prevenzione, gestione del flusso sporco-pulito e misure di compartimentazione; valutare con le singole strutture eventuali misure mitigatrici e soluzioni ad hoc; identificare le zone di isolamento; formare gli operatori sulla gestione e sanificazione degli ambienti, norme igieniche, osservazione attiva degli ospiti in termini di rilevamento dei sintomi, misurazione della temperatura ed eventuale collocamento in isolamento.

Il supporto sarà attivato su richiesta degli enti gestori, le cui strutture sono inserite in una lista stilata da Regione in collaborazione con Confindustria Piemonte, con un’indicazione di priorità di intervento. Le criticità riscontrate, le soluzioni proposte e i successivi passi previsti per la struttura saranno poi oggetto di un report che Emergency condividerà con la Regione.

«Ringraziamo Confindustria Piemonte per il contributo ed il team di Emergency per la disponibilità ad aiutare le Rsa della nostra regione – ha dichiarato Luigi Genesio Icardi, Assessore regionale alla Sanità che ha aggiunto – Siamo convinti che questa collaborazione sia particolarmente utile ora nella fase dell’emergenza, ma possa esserlo anche nell’immediato futuro. Soprattutto riteniamo che sia fondamentale la collaborazione integrata tra la sanità pubblica, quella privata e il mondo del volontariato, ognuno per la propria parte di competenza e di esperienza. Nel caso di Emergency si tratta di un’esperienza maturata in tanti anni sul campo, in contesti difficili e complessi come quelli che stiamo affrontando oggi nel nostro Paese”.

«Il settore sanitario tutto, pubblico e privato, sta affrontando in prima linea una guerra senza precedenti – ha dichiarato Fabio Ravanelli, Presidente di Confindustria Piemonte – In un contesto così delicato le residenze per anziani rappresentano la componente più fragile ed esposta. Per questo riteniamo ci sia bisogno del massimo sostegno possibile: supporto operativo, organizzativo e finanziario. In Piemonte operano oltre 700 RSA che si prendono cura di circa 50.000 persone, 365 giorni l’anno, 24 ore su 24. Questo accordo con Emergency offrirà un ulteriore strumento alle nostre strutture, che potranno così acquisire competenze specifiche per affrontare l’attuale fase acuta e per garantire agli ospiti il miglior benessere e protezione possibili».

«Siamo orgogliosi di poter condividere con la Regione Piemonte i nostri protocolli e l’esperienza maturata in questi mesi e durante l’epidemia di Ebola in Sierra Leone – dichiara Rossella Miccio, presidente di EMERGENCY – Speriamo possano contribuire per creare quel circolo virtuoso necessario alla salute di ogni individuo in questo momento così complicato.  Il lavoro di EMERGENCY si è sempre basato sul principio del diritto alla cura, per tutti, nessuno escluso. Garantire le giuste misure di sicurezza in tutti quei luoghi ad alto rischio di contagio – come le strutture di accoglienza per senza fissa dimora, rifugiati, minori stranieri non accompagnati e anziani – significa rendere concreto questo diritto anche per i più deboli della nostra società che rischiano di essere lasciati indietro».

«In un momento così delicato in cui le nostre strutture stanno affrontando un’emergenza sanitaria di proporzioni storiche – conclude Paolo Spolaore, Vice Presidente di Confindustria Piemonte Sanità – questo accordo potrà generare un supporto efficace per continuare a contrastare e limitare la diffusione del contagio. Potersi avvalere dell’esperienza e delle competenze di una realtà come quella di Emergency non potrà che arricchire le nostre capacità di assistenza, che saranno bagaglio prezioso anche in futuro, quando l’emergenza Covid-19 sarà, speriamo presto, alle nostre spalle. Ringrazio le aziende associate che con il loro contributo supportano questa iniziativa di formazione, risorsa fondamentale di professionalità, ancor più in un settore così delicato come la cura e tutela dei più deboli».




Sono 28.665 (+116 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive

L’Unità di Crisi della Regione Piemonte comunica che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 8515 (+320 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 633 (+0) Alessandria, 357 (+8) Asti, 452 (+19) Biella, 938 (+39) Cuneo, 767 (+6) Novara, 4458 (+213) Torino, 375 (+24) Vercelli, 455 (+9) Verbano-Cusio-Ossola, 80 (+2) provenienti da altre regioni. Altri 3133 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

Sono 36 i decessi di persone positive al test del Coronavirus Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 3 al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 3.367 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 592 Alessandria, 202 Asti, 167 Biella, 293 Cuneo, 290 Novara, 1.500 Torino, 170 Vercelli, 120 Verbano-Cusio-Ossola, 33 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

Sono 28.665 (+116 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte: 3.730 in provincia di Alessandria, 1.679 in provincia di Asti, 1.015 in provincia di Biella, 2.641 in provincia di Cuneo, 2.475 in provincia di Novara, 14.494 in provincia di Torino, 1.185 in provincia di Vercelli, 1.081 nel Verbano-Cusio-Ossola, 254 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 111 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 137 (-6 rispetto a ieri). I ricoverati non in terapia intensiva sono 2.024 (-14 rispetto a ieri). Le persone in isolamento domiciliare sono 11.489. I tamponi diagnostici finora processati sono 210.370, di cui 116.292 risultati negativi.




Riparti Piemonte: confronto coi sindacati per i 55 milioni ai sanitari

E’ in corso un confronto con le rappresentanze sindacali del personale sanitario e tecnico per la definizione dei criteri con cui assegnare i 55 milioni di euro destinati dalla Regione nel “Riparti Piemonte” a chi ha operato in prima linea contro il Covid-19.  Lo ha annunciato l’assessore alla sanità Luigi Icardi nella seduta pomeridiana della Prima commissione, presieduta da Carlo Riva Vercellotti, che sta esaminando il disegno di legge presentato dalla Giunta.

Gli assessori si stanno susseguendo in commissione, illustrando la parte di loro competenza del provvedimento e rispondendo alle numerose richieste di chiarimenti che vengono dai consiglieri della minoranza.

In mattinata l’assessore al bilancio Andrea Tronzano aveva analizzato le coperture del Riparti Piemonte, con 171 milioni di nuove risorse recuperate anche con le economie derivanti dalla cancellazione del riacquisto parziale di derivati, in quanto non conveniente per l’Ente, visto l’andamento dei mercati. Per aiutare le imprese che non sono in grado di accedere ai prestiti bancari, l’assessore ha spiegato che verrà utilizzato lo strumento del microcredito.

In generale, per gli interventi a fondo perduto l’assessore Tronzano ha specificato come verranno coperti e ha auspicato, visti anche i recenti annunci, che il Governo faccia degli stanziamenti specifici. Inoltre ha sottolineato che la Regione potrebbe affiancare lo Stato mettendo risorse pure a sostegno del fondo di garanzia, che aiuterà le imprese ad accedere al credito e pagherà gli interessi di questi finanziamenti ottenuti dalle banche.

Nel pomeriggio l’assessore all’ambiente Matteo Marnati ha illustrato le misure di sua competenza, a partire dalla proroga al 31 dicembre 2020 della scadenza per il pagamento dei canoni sull’uso delle acque pubbliche, per altro già incassati per 54,6 milioni sui 58,6 dovuti.

Per far ripartire il settore edile, attraverso il miglioramento energetico degli edifici privati, sono previsti quasi 7 milioni, di cui 5 a garanzia attraverso FinPiemonte, il resto a fondo perduto.

Oltre 5 milioni andranno alla riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera grazie al rinnovo dei veicoli aziendali e alla promozione dello smart working nelle aziende. Una parte delle risorse servirà a incentivare l’utilizzo delle bici elettriche.

3,2 milioni sosterranno le tecnologie per il lavoro agile nella pubblica amministrazione e per la dematerializzazione, la semplificazione e il potenziamento dei servizi e degli strumenti rivolti a cittadini e imprese. 5 milioni a fondo perduto sono destinati ai consorzi dei rifiuti per la raccolta differenziata e per migliorare la protezione dei lavoratori dal Covid-19.

10 milioni andranno ad enti pubblici, imprese e liberi professionisti, su due linee di sostegno: 1 milione a fondo perduto per il rimborso totale delle spese per la sperimentazione e la dichiarazione di conformità dei dispositivi di protezione antiCovid; 9 milioni, di cui il 70% a fondo perduto, finanzieranno servizi qualificati e specialistici di supporto alla ricerca, sviluppo e innovazione, finalizzati ad accrescere il grado di innovazione tecnologico delle Pmi.

10 milioni serviranno a far scorrere le graduatorie di due bandi Finpiemonte per l’innovazione alle imprese e le start up innovative. Altri 10 milioni saranno destinati ai laboratori di ricerca pubblica, anche per fronteggiare la sfida della pandemia. In gran parte andranno all’Università, già impegnata su questo fronte.

Infine l’assessore allo sport Fabrizio Ricca ha annunciato che per la metà del mese dovrebbero essere pubblicati i bandi che assegnano bonus “una tantum” alle società dilettantistiche e agli enti di promozione sportiva per 7,5 milioni, per sostenere le loro spese vive e la risistemazione degli impianti, in mod




Nasce la Biobanca dell’Università del Piemonte Orientale

Per far fronte all’emergenza COVID-19, da metà aprile è diventata operativa la Biobanca UPO, una struttura pensata per raccogliere e conservare i campioni biologici relativi ai pazienti affetti da Sars-CoV-2 provenienti da diverse strutture ospedaliere del quadrante EST del Piemonte.

La Biobanca UPO è una delle risposte dell’Università del Piemonte Orientale per andare incontro all’esigenza concreta di avere a disposizione campioni biologici raccolti secondo criteri stabiliti di qualità di biobancaggio e accompagnati da dati clinici, necessari per avviare progetti di ricerca collaborativi a livello nazionale e internazionale.

I campioni biologici e i dati raccolti depositati nella Biobanca UPO saranno messi a disposizione dei ricercatori che vorranno avviare progetti di studio allo scopo di comprendere come si sviluppa la malattia, per sviluppare strategie diagnostiche e terapeutiche efficaci e per identificare i fattori biologici che possono aiutarci a riconoscere precocemente coloro che potrebbero sviluppare la malattia in forma più grave.

La Biobanca UPO attualmente già operativa presso i Laboratori di Ricerca della Scuola di Medicina di Novara, sarà presto dotata di un ampio spazio presso il Centro di Ricerca Traslazionale sulle Malattie Autoimmuni e Allergiche (CAAD). La struttura sarà organizzata in un laboratorio per il processamento del materiale biologico e un locale, con annessa area tecnica, dedicato a ospitare fino a 12 contenitori criogenici che potranno contenere fino ad un milione di campioni.

La Biobanca UPO sarà impegnata, oltre alla conservazione dei campioni per la ricerca COVID-19, anche alla raccolta di materiale biologico per lo studio dei processi d’invecchiamento nella popolazione del territorio novarese, individuando stili di vita sani e fattori di rischio, nell’ambito del progetto di eccellenza “AGING Project” e “Novara Cohort Study” del Dipartimento di Medicina traslazionale e per progetti di ricerca relativi al progetto di eccellenza “Food for Health” del Dipartimento di Scienze della Salute.

La Biobanca UPO è un supporto alla ricerca innovativo e prezioso che si fonda su una concreta collaborazione tra popolazione, ricercatori e Istituzioni. È uno strumento per il coinvolgimento attivo dei singoli e che richiede e promuove un nuovo modello di cittadinanza, di etica e di costruzione della conoscenza scientifica, partecipativo, inclusivo e responsabilizzante.