Coronavirus, a Novara chiusi gli impianti sportivi comunali

A Novara chiudono anche gli impianti sportivi comunali e le palestre annesse alla scuole di ogni ordine e grado.

Lo ha ha comunicato il Comune in una nota stampa, in cui si chiarische che a seguito dell’ordinanza ministeriale e regionale firmata dal presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e dal ministro Speranza in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19.

“Non ci sono allarmismi particolari e nessun caso, finora, è stato accertato a Novara – spiega il Sindaco Canelli – Ma si ritiene che tale misura sia coerente con l’ordinanza regionale e ministeriale al fine di contenere quanto più possibile eventuali focolai. Quindi da oggi, e per tutta la settimana, rimarranno chiusi gli impianti del Terdoppio, di viale Kennedy, di viale Verdi e di viale Buonarroti. Lo stesso vale per le palestre interne alle scuole, dove sono numerose le attività sportive pomeridiani e serali”.

Per quanto riguarda gli impianti privati, “si invitano i gestori ad adeguarsi alle disposizioni di legge ministeriali”.




Confartigianato Cuneo e ANCoS: si è svolto il convegno “Terzo Settore, forza indispensabile di una Comunità”

La forza di una Comunità. Il Terzo Settore tra impegno sociale e volontariato”. Se ne è parlato sabato 15 febbraio, a Cuneo, nel Salone d’onore del Municipio, in un partecipato convegno organizzato da Confartigianato Imprese Cuneo e da ANCoS (Associazione Nazionale Comunità Sociali e Sportive) sulle varie sfaccettature operative di uno dei settori “chiave” della società moderna.

Dopo il saluto iniziale di Federico Borgna, Sindaco di Cuneo e Presidente della Provincia, e di Claudio Piazza, presidente di AnCoS Confartigianato Cuneo, ha introdotto i lavori della mattinata Giovanni Quaglia, presidente della Fondazione CRT.

«I corpi intermedi – ha commentato Quaglia – rappresentano quel terzo pilastro fondamentale, come dice il sociologo Giuseppe De Rita, per mantenere “stabile una comunità” e Confartigianato Cuneo ben interpreta tale ruolo proponendosi come parte attiva del crescere comune in una ottica sociale. C’è bisogno di recuperare fiducia a tutti i livelli del nostro vivere civile, una fiducia che va non solo predicata, ma soprattutto praticata».

A seguire si è svolta una tavola rotonda, moderata da Joseph Meineri, direttore generale di Confartigianato Cuneo.

Giandomenico Genta, presidente della Fondazione CRC, e Alberto Franco, dell’Università di Torino – Dipartimento di Management, coautori del recente libro dal titolo “Innovazione, Territorio, Comunità” (Nino Arano Editore) hanno discusso dell’importanza del Terzo Settore nell’economia attuale, analizzando anche alcuni aspetti delle particolarità fiscali applicate allo stesso e alle Fondazioni di origine bancaria.

«La nostra pubblicazione – ha detto Genta – non vuole essere un semplice enunciato di concetti e di valori legati al Terzo Settore, ma un concreto approfondimento di quelle pratiche di collaborazione sociale e solidale che diventano il vero collante di una comunità sana, proiettata verso un futuro coeso e sostenibile. E lo sottolineano le preziose testimonianze inserite nella seconda parte del libro. Personaggi del calibro di Maria Franca Ferrero, Letizia Moratti, Giovanni Malagò, Carlo Petrini e Giovanni Ramonda forniscono una importante chiave di lettura del Terzo Settore e del valore culturale e sociale espresso dalle realtà intermedie del mondo economico».

Nino Aragno, editore molto noto a livello nazionale e internazionale per le sue scelte editoriali rivolte a sostenere le voci più alte in campo letterario, economico e artistico (insignito nel 2013, dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, della “Medaglia d’oro ai Benemeriti della cultura e dell’arte”) ha illustrato la sua concezione di “editoria come impegno civico”, apportando ad esempio la sua recente acquisizione della “Villa Tornaforte” di Cuneo con il progetto di renderla luogo di cultura e aggregazione.

In seguito, Laura Orestano, CEO di SocialFare, ha spiegato come il “valore sociale” può generare anche “valore economico”, portando l’esempio del Centro per l’Innovazione Sociale, che «progetta e supporta idee e soluzioni innovative per rispondere alle sfide sociali contemporanee».

Infine, Luca Crosetto, presidente di Confartigianato Imprese Cuneo, ha parlato dello stretto legame tra l’Associazione di categoria e il Terzo Settore, analizzando sfide e obiettivi di Confartigianato Cuneo, nell’accezione di organismo di rappresentanza e soggetto partner di imprese e imprenditori, interlocutore di riferimento tra tessuto economico e Istituzioni.

«Oggi il terzo Settore rappresenta una risorsa sociale indispensabile per sostenere chi si trova in condizioni di bisogno, difficoltà e disagio. – affermano i presidenti di Confartigianato Cuneo e AnCoS Crosetto e Piazza – Nel nostro Paese conta oltre 4 milioni di addetti, di cui ben il 75% sono volontari. Si tratta di comunità formate da reti grandi e piccole di enti, un capitale sociale che riesce a soddisfare necessità là dove lo Stato non arriva o arriva troppo in ritardo. Confartigianato Cuneo con la realizzazione del suo bilancio sociale ed AnCoS con le sue molteplici iniziative a carattere solidaristico- divulgativo, si stanno impegnando nella valorizzazione di una maggiore sensibilità sociale tra le imprese, attraverso la quale sia possibile costruire una società più attenta e aperta ai bisogni dei cittadini. Con questo incontro abbiamo voluto sottolineare l’interesse del mondo imprenditoriale verso questa tematica, utilizzando come filo conduttore del dibattito proprio la recente pubblicazione del presidente Genta e del prof. Franco che bene inquadra il ruolo strategico del Terzo Settore nell’ambito della nostra Comunità».




Inaugurazione ToNite,  progetto europeo per valorizzazione aree intorno alla Dora

Venerdì 14 febbraio presso la scuola Holden – piazza Borgo Dora, 49 a partire dalle ore 18 –    si terrà l’evento di inaugurazione del progetto europeo ToNite.

“La prima di mille notti” sarà l’evento inaugurale, il cui titolo richiama la raccolta di favole mediorientali de “Le mille e una notte”.  Obiettivo di ToNite è quello di rafforzare l’elemento della notte, e nel contempo, essere un’occasione di coinvolgimento della comunità locali attive nelle aree intorno alla Dora, poiché proprio su questo fiume insistono varie realtà pubbliche e private, circoli, commercianti, associazioni, l’Università con il suo Campus, un ambiente con delle potenzialità polifunzionali e una sua mobilità e percorribilità dedicata.

ToNite è il progetto con cui la Città di Torino ha vinto la call sul tema “Urban security” del programma europeo Urban Innovative Actions, come capofila di un partenariato composto da Fondazione Torino Wireless, Engineering Ingegneria informatica, Experientia, SocialFare, EFUS, Espereal Technologies e ANCI.

Le politiche inclusive per promuovere la cura del territorio e la sua valorizzazione sono la base valoriale che ha accompagnato la Città di Torino nelle due progettazioni UIA, quella di Co-City e dei Patti di Collaborazione per i Beni Comuni, ormai al termine, e quella del progetto ToNite che apre una stagione nuova di collaborazione che mette al centro gli abitanti e le abitanti del territorio.

L’approccio scelto dalla Città di Torino, premiato dalla Commissione Europea, pone al centro le comunità locali e le potenzialità del territorio, in un’ottica d’innovazione sociale e riqualificazione urbana

ToNite analizzerà i fenomeni sociali urbani i quali verranno affrontati attraverso politiche inclusive per promuovere la cura del territorio e la sua valorizzazione. Il progetto triennale si concentrerà nelle aree lungo il fiume Dora, prevede azioni di ricerca, analisi, valutazione e attività di animazione e co-design finalizzate a definire interventi sugli spazi pubblici e a supportare, attraverso un sostegno tecnico e finanziario, l’attivazione di nuovi servizi di prossimità rivolti principalmente alle ore notturne. Sarà il racconto sul ruolo della Dora, dell’immaginario di un fiume, da Parco Dora alla Colletta, nonché le storie dei ponti che la attraversano.

Sulla Dora insistono varie realtà pubbliche e private, circoli, commercianti, associazioni, l’Università con il suo Campus, un ambiente con delle potenzialità polifunzionali e una sua mobilità e percorribilità dedicata.

“Il progetto ToNite – spiega Marco Giusta, Assessore ai Diritti e alle Periferie –

ha un valore essenziale, quello della partecipazione e del co-design. Sussidiarietà, è una delle parole che sta al centro: ogni soggetto, comitato, associazione, comunità è riconosciuto e coinvolto, ognuno con la propria peculiarità e competenza ad interagire con il processo. Questo progetto racconta e coinvolge diverse singolarità, il ruolo della Città è saperle far lavorare in sinergia. Le politiche inclusive per promuovere la cura del territorio e la sua valorizzazione sono la base valoriale che ha accompagnato la Città di Torino nelle due progettazioni UIA, quella di Co-City e dei Patti di Collaborazione per i Beni Comuni, ormai al termine, e quella del progetto ToNite che apre una stagione nuova di collaborazione che mette al centro gli abitanti e le abitanti del territorio”.

L’Assessore all’Innovazione e Smart City, Marco Pironti dichiara: “Riconosco nel progetto ToNite molti ingredienti chiave dell’innovazione, come ad esempio il focus sulle comunità, che rappresentano gli attori principali dei processi di innovazione dal basso verso l’alto; l’impatto sociale dell’innovazione, ovvero la capacità di creare valore con un senso di responsabilità per chi vive e lavora nel territorio; la progettazione collaborativa, ovvero la sinergia tra vari punti di interesse a favorire una innovazione aperta, che contamini in positivo la città intera. Credo che ToNite rappresenti una grande opportunità per la Città di Torino di raccontare l’innovazione che nasce dall’azione positiva urbana, e dalla sicurezza di voler coinvolgere ogni quartiere e ogni comunità nel percorso”.

“ToNite è una nuova opportunità di sviluppo e di trasformazione di un pezzo di città finora posto in ombra, ma che conserva grandi possibilità di crescita – sottolinea l’assessore all’Ambiente, Alberto Unia -. Come è avvenuto per CoCity, ToNite si offre come terreno di confronto aperto ai cittadini, che partecipano alle scelte come protagonisti del cambiamento. Come hanno dimostrato le altre esperienze di riqualificazione dei nostri quartieri, questo approccio è il più efficace per ottenere un effetto duraturo del cambiamento, perché produce senso di appartenenza e di corresponsabilità nella cura e nel rispetto del territorio, in quanto bene comune da preservare”.

“La Circoscrizione 7 – evidenzia il Presidente Luca Deri – è felice di collaborare con ToNite.  All’interno di questa iniziativa progettuale si possono creare ottime sinergie con quanto noi stiamo facendo. Abbiamo avviato un percorso ideativo ed organizzativo, al fine di avere una visione complessiva. È quindi nato e si è formalizzato un Coordinamento Allargato che vede come protagoniste le diverse forme di rappresentanza con anche il mondo dell’Università e del Politecnico. Si è avviata una dialettica costruttiva, nel merito del Piano di Sviluppo Locale Condiviso, ancora aperto e modificabile. Si tratta di poli che possono entrare trasversalmente in sinergia con le possibili future azioni ed i contenuti del Progetto ToNite”.

Le risorse assegnate al progetto superano i 4,5 milioni di euro di cui 1,5 milioni di euro verranno destinati ad interventi fisici sul Lungo Dora, mentre 1 milione di euro verrà destinato a supportare l’attivazione di progetti e servizi sul territorio.




Orpea stanzia 33 milioni, nasce a Torino il Campus per la terza età

Prosegue lo sviluppo del Gruppo Orpea in Italia che consolida la propria posizione di leadership con l’avvio della costruzione a Torino di un Polo all’avanguardia per l’assistenza della terza età – Il Giardino degli Aironi – per il quale sono già stati stanziati 33 milioni di euro.

Sono ufficialmente iniziati i lavori di edificazione della RSA sita all’interno del complesso e salgono così a 20 le strutture che fanno capo ad Orpea Italia, divisione italiana del Gruppo Orpea, attore mondiale nell’assistenza socio-sanitaria e nella cura delle persone fragili.

Il Giardino degli Aironi di via Rubens Fattorelli a Torino sarà un nuovo modello residenziale, innovativo per l’Italia ma già diffuso all’estero, che consentirà agli ospiti di creare una comunità mantenendo la propria autonomia.

Nei 27.000 mq di superficie complessiva, accanto alla RSA, sorgeranno abitazioni indipendenti che gli anziani ancora autosufficienti, ma che non vogliono vivere soli, potranno affittare.

Una vera e propria casa, da cui entrare e uscire senza limitazioni, ma con la possibilità di usufruire, all’occorrenza dell’assistenza sanitaria, dei fisioterapisti e dell’offerta alberghiera di alto livello della rsa.

Numerosi anche i servizi annessi: bar, ristorante, palestra, parrucchiere, estetista, area riservata alla balneoterapia e alla stimolazione multisensoriale, oltre che un giardino pubblico.

Tutti i servizi saranno accessibili e aperti anche ai cittadini. Un concetto nuovo di residenza per anziani che il gruppo francese Orpea porterà a Torino tra 2021 e 2022, un complesso green pensato per integrarsi e armonizzare con il territorio circostante: classe energetica A4, pannelli solari e fotovoltaici e diverse aree verdi che consentono di ridurre al minimo i consumi e l’impatto sull’ambiente.

 

Dichiara Thibault Sartini, CEO di Orpea Italia Secondo i dati Istat in Italia ci sono 173 anziani (over 65) ogni 100 giovani (0-14 anni), nel 1951 erano 31. La nostra è una società che invecchia rapidamente e il nostro Gruppo da anni investe in Italia per offrire strutture e opportunità per la terza età che vadano oltre la semplice ospitalità.

Il Giardino degli Aironi sarà un centro all’avanguardia, costruito secondo la più moderna concezione di residenzialità e assistenza. Frutto di una fattiva collaborazione tra privato e pubblica amministrazione, il nuovo complesso creerà posti di lavoro e si propone come punto di riferimento per le famiglie in cerca di una sistemazione adeguata per i propri cari. E’ previsto inoltre lo spostamento dell’headquarter di Orpea Italia nel nuovo complesso”.




Anche la Città metropolitana dice no al disegno di legge regionale allontanamento zero

Anche la Città metropolitana dice no al disegno di legge regionale Allontanamento zero e chiede alla Regione Piemonte che venga sospeso o ritiratoregionale e la costituzione di un tavolo di confronto con i soggetti coinvolti.

Come è noto il disegno di legge sta suscitando puntuali e circostanziate contestazioni da parte di associazioni, ordini professionali, docenti universitari, organizzazioni sindacali, medici, avvocati e pedagogisti

La Città metropolitana di Torino, a sua volta, ribadisce che l’allontanamento zero presenta numerosi elementi di criticità. “A cominciare dall’idea che l’indigenza sia causa di allontanamento di un minore dalla famiglia” afferma il vicesindaco Marco Marocco, che ha la delega alle Politiche sociali della Città metropolitana, “come se sussistessero allontanamenti esclusivamente determinati da difficoltà economiche delle famiglie. La mera condizione di indigenza non risulta sia mai stata motivo e nemmeno criterio di allontanamento dalla famiglia di origine, e sarebbe gravissimo se lo fosse”.

“L’allontanamento è uno strumento che, nella storia dei servizi sociali e sanitari del nostro territorio, ha sempre rappresentato l’estrema ratio. Non è possibile venga deciso discrezionalmente in quanto può essere disposto solo dalle Autorità Giudiziarie nella garanzia del contraddittorio tra le parti”.

E poi, ricorda Marocco, “in materia di minori la Provincia di Torino, ora Città metropolitana, affonda la sua storia nel superamento dell’istituzionalizzazione dell’infanzia puntando sulla realizzazione di ambienti favorevoli di accoglienza per offrire ai minori che necessitano protezione una base sicura per ripartire”. Quindi “non è minando la fiducia verso chi opera nel settore e deteriorando il clima intorno ai sostegni e agli interventi di aiuto alle famiglie, già molto contenuti a causa della cronica carenza di risorse, sia umane che economiche” continua Marocco “che si concorre alla costruzione di un welfare inclusivo e solidale”.

E ancora fa presente che “la Città metropolitana gestisce uno Sportello mediazione presso il Tribunale di Torino e coordina il Tavolo interprovinciale dei mediatori familiari” (operanti nei Centri per le Famiglie delle province di Torino, Alessandria, Biella, Cuneo, Novara e Vercelli). Secondo il disegno di legge regionale, osserva Marocco “in modo fuorviante la mediazione familiare verrebbe impropriamente assimilata a interventi erogati dagli Enti di assistenza (contributi economici) ovvero dai Comuni titolari delle politiche per la casa (soluzioni abitative). Oltre a essere citata a sproposito, ne viene snaturata la funzione, ingenerando confusione e creando aspettative per nulla in sintonia con la peculiarità del percorso di mediazione familiare, specificamente rivolto ai genitori che vivono la separazione”.

“Ciò che occorre” conclude Marocco “è rafforzare il sistema dei servizi sociali, sanitari e di sostegno alle famiglie, assicurando congrui investimenti in termini di personale stabile e adeguatamente formato, nonché l’implementazione degli interventi a sostegno delle famiglie.

Per tali ragioni chiediamo alla Regione Piemonte di sospendere o ritirare la proposta di legge e di istituire un tavolo di lavoro coinvolgendo tutti i soggetti interessati e portatori di una lunga esperienza, anche maturata sul campo, con l’obiettivo di attivare un serio e approfondito confronto per l’individuazione delle misure atte a sostenere le famiglie evitando, qualora possibile, l’allontanamento dei minori.

 




Borghi alpini e appenninici del Piemonte, on line la prima mappatura

Sono 4.231 i borghi alpini e appenninici del Piemonte. Li ha censiti l’Uncem, sulla base di dati regionali, e ha inserito le schede realizzate dalle 56 Unioni montane di Comuni del Piemonte nel volume di quasi 600 pagine dal titolo “Borghi alpini e borghi appenninici del Piemonte. Dati_Numeri_Scenari_Sfide”, scaricabile a questo link: https://uncem.it/wp-content/uploads/2020/01/UNCEM-borghi-montagna-Piemonte-gen2020-rid.pdf

Solo nelle Unioni montane del Torinese sono 1845 i borghi alpini, mentre sono 1450 i borghi del Cuneese. Segue la montagna biellese con 573, poi il Verbano Cusio Ossola con 208 e infine l’Appennino astigiano e alessandrino, a quota 155. Altissimi i numeri dell’Unione montana di Comuni del Pinerolese (Val Pellice) con 478 a cui si aggiungono altri 41 borghi alpini nel Pinerolese Pedemontano, confluito nell’Unione che ha come capoluogo Luserna San Giovanni. Record anche per l’Unione montana delle Valli Chisone e Germanasca, con 469 borghi. Seguono la Valle Varaita con 378 e il Biellese Orientale con 252.

Il lavoro di Uncem Piemonte sui borghi è iniziato 15 anni fa. Dal 2008 a oggi, la Regione Piemonte ha investito oltre 45 milioni di euro sulla rivitalizzazione dei borghi alpini. Un percorso che ha fatto strada in Italia. “Una grande nostra sfida – spiegano Lido Riba, Presidente Uncem Piemonte e Paola Vercellotti, ingegnere, Vicepresidente – dare vita a migliaia di case abbandonate, lasciate cadere, ruderi o poco più.

Avevamo convinto nel 2008 la Regione a investire risorse europee. Ci siamo riusciti e 32 borghi, dopo molto lavoro e burocrazia, tornarono a vivere. Oggi sono gioielli, anche con microimprese nate e che resistono. Altri hanno più seconde case o sono stati trasformati in alberghi diffusi. Un’opera immensa che altre Regioni ci hanno copiato.

E hanno fatto bene”. Uncem ha poi lavorato con la Regione per i bandi del Programma di Sviluppo rurale che nel 2016 hanno permesso la mappatura dei borghi, ora concentrata nel report, e anche sui due altri bandi rivolti ai Comuni (11 milioni di euro di dotazione) per la realizzazione di infrastrutture e il miglioramento degli spazi pubblici e di strutture ed infrastrutture culturali-ricreative nelle borgate.

Il report arricchirà il sito www.borghialpini.it, realizzato da Uncem due anni fa, dove sono schedati tutti i borghi che sono anche identificabili in Piemonte dl cartello stradale con il logo inventato dall’Unione nazionale dei Comuni e degli Enti montani.

 

Nel report Uncem per ogni borgata viene riportato, tra il resto il nome del Comune e della borgata, popolazione, il numero totale degli edifici compresi quelli in ristrutturazione e inutilizzati, il numero di edifici la cui epoca di costruzione è antecedente al 1946, il numero di edifici o manufatti di rilevanza architettonica, artistica, archeologica, storico-documentaria ed etno-antropologica, se vi sono energia elettrica, rete telefonica, raccolta rifiuti, gli interventi realizzabili per migliorare il borgo.
“Perché è utile questo lavoro? Questa è l’unica e prima mappatura scientifica delle borgate – spiega Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, che ha curato i testi del volume sperando di poter estendere il report a tutte le Alpi e agli Appennini – Ci sono moltissimi numeri collegati a ogni borgo.
Questa non è una guida turistica, non è un catalogo di un’agenzia immobiliare, non è uno strumento di programmazione.

È una fotografia dell’esistente, sulla base di dati pubblici e inviati dalle Unioni montane alla Regione Piemonte nel 2016. Può essere uno strumento di lavoro per concentrare l’attenzione istituzionale ed economica sui borghi alpini e appenninici, per attrarre investimenti in un borgo che intero costa la metà di un appartamento in centro a Milano”.

“Alla Regione chiediamo di trovare nuove risorse per la rivitalizzazione dei borghi alpini e appenninici – evidenzia Lido Riba, Presidente Uncem Piemonte – sul Programma di sviluppo rurale in corso e su quello che partirà nel 2022. Fare impresa e vivere qui, in uno di questi 4.231 borghi censiti, è possibile.

Non certo una passeggiata, ed ecco perché politica e istituzioni devono trovare soluzioni su fiscalità e burocrazia per i borghi, oltre alle risorse economiche da investire per ricostruire gli immobili”. Devono essere borghi green e smart, come ci chiede Bruxelles che ha previsto specifici finanziamenti sugli Smart Villages nel suo Green New Deal.
“Sono i ‘Borghi del futuro’ lanciati dal Governo nel Piano per la Digitalizzazione del Paese, borghi del welfare e spazi per alberghi diffusi, social housing, cooperative di comunità, centri multifunzionali, comunità energetiche e associazioni fondiarie.
Tutti gli edifici devono essere green, a bassissimo impatto energetico, siu può fare anche con il recupero come ci insegnano il progetto Alcotra A2E Alpi Efficienza Energetica e l’Istituto di Architettura Montana del Politecnico di Torino.
Nei nostri borghi – sottolineano Bussone e Riba – sperimentiamo le migliori soluzioni per rigenerare spazi e comunità, per fare innovazione o, come piace in Piemonte ultimamente, per generare impatto sociale. I 4.231 borghi sono perfetti per questo e per molto altro, per processi di trasformazione dei territori che Uncem con i Comuni vuole intercettare e mettere a terra”.

 




I canoni idrici per il rilancio del Vco

17 milioni di euro all’anno al Vco provenienti dai canoni idrici. E’ il contenuto principale della proposta di legge presentata da Alberto Preioni (Lega) per il riconoscimento della specificità montana del Vco. Il provvedimento ha avviato il suo iter oggi in prima Commissione, presieduta da Carlo Riva Vercellotti. La Commissione ha definito le audizioni sul testo e le relative tempistiche.

“Parliamo di un territorio totalmente montano che, come le province di Sondrio e Belluno, ha visto riconosciuta dallo stato la propria specificità montana, ma che a differenza della altre due province non ha ancora ottenuto quanto previsto. E’ una occasione storica per il rilancio di un territorio spesso lasciato ai margini del Piemonte”, ha spiegato Preioni. “La proposta si inserisce nella legge nazionale che prevede il trasferimento del 50% dei canoni idrici alle province in cui hanno sede dighe e invasi e nella nuova legge che la Regione Piemonte dovrà approvare entro marzo sulla base delle scelte del governo di far andare a scadenza le concessioni delle grandi derivazioni per trasferirne la gestione alle regioni. Un passaggio che potrebbe portare alla Regione Piemonte un introito annuo di un centinaio di milioni”.

“Il provvedimento, oltre a conferirle nuove funzioni”, ha continuato l’esponente della Lega, “prevede che la Regione trasferisca alla provincia del Vco, attualmente sull’orlo del dissesto, dieci milioni all’anno di canoni idrici. Gli altri sette saranno gestiti direttamente dalla Regione per progetti di sviluppo del territorio del Vco. Non c’è alcuna volontà di penalizzare le altre province, sono previste forme di compensazione per quelle che non hanno diritto ai canoni idrici”.

Maurizio Marello (Pd) ha chiesto che sulla proposta di legge venga sentito anche il presidente della Giunta Alberto Cirio: “Siamo ancora alle prime determinazioni, ci sarà modo di discutere a fondo,  ma non possiamo non chiederci dove verranno prese le risorse per i trasferimenti al Vco senza penalizzare le altre province”.

Anche Sean Sacco (M5s), pur non entrando nel merito del provvedimento, non ha nascosto perplessità per le possibili ricadute sulle altre province: “Chiedo che vengano ascoltati dalla Commissione tutti gli attori, anche quelli che potrebbero subire un danno da questa nuova normativa, in modo che possano far conoscere le loro ragioni”.

Paolo Bongioanni (Fdi) ha ricordato che il cuneese ha una superficie montana più che doppia rispetto al Vco: “Ho apprezzato l’attenzione del presidente Preioni verso il territorio montano, ma deve essere riverberata su tutto l’arco alpino piemontese. Facciamo attenzione a non creare con questo provvedimento figli e figliastri”.




CCIAA di Cuneo e UNCEM insieme per la digitalizzazione di imprese ed enti locali

Un piano di investimenti certo, sicuro nei tempi di attuazione, a beneficio di tutte le imprese. Camera di Commercio di Cuneo e Uncem, insieme con Anci chiedono insieme, alle istituzioni centrali e regionali, di accelerare il Piano nazionale per la banda ultralarga e realizzare infrastrutture capaci di limitare il divario digitale che si sta ampliando tra le aree urbane e le zone rurali. A beneficio delle imprese, dei distretti che resistono nelle valli, degli Enti locali, delle intere comunità. Non a caso la Camera di Commercio di Cuneo è impegnata nell’attuazione del programma Ultranet, varato da Ministero dello Sviluppo economico e Unioncamere per superare “l’analfabetismo digitale”, la mancanza di reti (anche telefoniche), la crecende disparità tra territori. Gap di sviluppo che limitano la crescita economica e il benessere.

Ferruccio Dardanello, Presidente della Camera di Commercio, non ha dubbi: “Sul Piano banda ultralarga è necessaria un’accelerazione e occorrono tempi certi – sottolinea – . Il ruolo del sistema camerale, con il progetto Ultranet, è diffondere la conoscenza e la consapevolezza delle opportunità della connessione, per favorire da un lato la sostituzione dei ripetitori e da un altro la  domanda e l’offerta di servizi digitali alle imprese e alle comunità locali, oggi imprescindibili in un territorio che vede nel turismo e nell’export i pilastri del proprio sviluppo”.Da mesi, Anci Piemonte ha lanciato a Regione e Mise la proposta di istituire dei “digital angels” capaci di sostenere Pubblica amministrazione e anche imprese nella transizione al digitale. “Non senza però un’adeguata infrastrutture – evidenzia il Vicepresidente Anci Piemonte, Michele Pianetta, delegato all’Innovazione – Perché se non puoi navigare, se la connessione manca, se la linea cade, se non puoi telefonare, è impossibile per un Comune o per un’azionda pensare di innovare processi o digitalizzarli. Nessuno vuol restare indietro. Il Piano banda ultralarga è in ritardo e Anci vuole lavorare per evitare ulteriore perdite di tempo”.

“Abbiamo tutte le Unioni montane, tutti i Comuni che aspettano i poter utilizzare fibra ottica e avere infrastrutture moderne – sottolinea Lido Riba, Presidente Uncem Piemonte – Il tempo passa, le città vanno avanti, si modernizzano, mentre nei nostri territori le imprese scontano ritardi e non riescono a essere competitive come vorrebbero. Per questo l’impegno congiunto Uncem e Camera di Commercio è importante. Diamo una sveglia a chi deve attuare il Piano banda ultralarga. E con la Regione, con il CSI Piemonte, troviamo strumenti per la digitalizzazione dei processi, a partire dal cloud e dalla sicurezza nella gestione dei dati“.

 




Minori: rischio aumento povertà ed esclusione

In Piemonte il 13% dei minori versa in situazione di povertà relativa mentre salgono al 27,9 quelli a rischio di povertà ed esclusione sociale. Il dato, che si riferisce all’ultima rilevazione del 2017, è stato fornito in occasione del convegno “Dialoghi sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza a trent’anni dalla Convenzione Onu”, che si svolge oggi alla Cavallerizza Reale di Torino.

“Ogni volta che si parla di diritti dell’infanzia e dell’adolescenza dovremmo chiederci se la società riesca a offrire il meglio di sé ai propri bambini. È un interrogativo che interpella sia la nostra coscienza di uomini – di padri e di madri – sia il nostro impegno di cittadini. Di cittadini italiani, che si preoccupano del futuro delle nuove generazioni e di cittadini del mondo, che pensano alle condizioni dell’infanzia nei Paesi in cui vengono calpestati e violati i diritti più elementari dei piccoli”, ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia portando il saluto dell’Assemblea

L’evento – occasione per fare il punto sull’attuazione della Convenzione di New York con particolare riguardo alla situazione del Piemonte – è realizzato dal Consiglio regionale del Piemonte con l’Ufficio della garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino.

La garante regionale dell’infanzia e dell’adolescenza Ylenia Serra, a pochi giorni dalla nomina, ha sottolineato come “la Regione Piemonte per prima si sia dotata di un Assessorato specifico per le Politiche sociali dei bambini e della casa per rendere ancor più effettiva la tutela dell’infanzia” e che tra i temi che le stanno più a cuore c’è quello dei minori disabili. “Tanto bisognerà fare – ha aggiunto – per rendere davvero effettiva l’inclusione e dare sostegno alle famiglie anche attraverso un’attenzione particolare al territorio che consenta di diffondere in maniera capillare la cultura educativa”.

La relazione introduttiva è stata svolta dalla garante regionale dell’infanzia e dell’adolescenza emerita Rita Turino, che ha presentato una sorta d’istantanea sulle condizioni dei bambini e dei ragazzi in Piemonte dall’inizio del suo mandato, avvenuto nel 2016. Tra i principali dati emersi, spicca il continuo calo della natalità, che non sembra invertire la rotta: “Dei circa 4,4 milioni di abitanti del Piemonte all’inizio del 2019 – ha dichiarato – solo il 15% sono minori, mentre l’età media della popolazione è di 47 anni. La popolazione straniera incide sul totale per il 9,8%, il cui 21,3% è costituita di minori provenienti da 124 paesi extraeuropei e 44 europei, in prevalenza rumeni, marocchini e albanesi”.

Le famiglie, a fine 2017, erano 2 milioni, con una media di due componenti per gruppo familiare. Di queste, solo il 29,3% ha figli di minore età e l’11,6% è costituita da un solo genitore (madri nel 77,3% dei casi; padri nel 22,7). I minori stranieri non accompagnati che hanno soggiornato in Piemonte sono stati 971 nel corso del 2018, in calo di 36 unità rispetto all’anno precedente. Dei 664.300 bambini e ragazzi residenti sul territorio regionale, l’8,5% sono stati seguiti nel corso del 2017 dai servizi sociali e l’1,2% è portatore di una qualche forma di disabilità. Sono stati 1.131 i minori inseriti in strutture residenziali: 38,6% di questi di cittadinanza straniera e di questi 343 minori stranieri non accompagnati. A questo numero si aggiungono 112 giovani adulti tra i 18 e i 21 anni e 426 bambini accolti in struttura con un genitore maggiorenne. Si tratta complessivamente di 1.669 minori, pari allo 025% della popolazione. Altri 1.397 sono stati accolti in affidamento familiare: 314 stranieri (22,5%) e 99 minori stranieri non accompagnati.

Nel 2017 sono stati circa 50.000 minori seguiti da equipe di neuropsichiatria infantile, per un totale complessivo di circa 400.000 prestazioni, cui vanno aggiunti 2.500 minori seguiti dai servizi di psicologia. Complessivamente si tratta dell’8,2% della popolazione.

15.000 hanno certificazione di disabilità che richiede sostegno specifico in ambito scolastico. La percentuale di allievi con disabilità è pari al 13,7% e rimane invariata negli ultimi anni. Si concentra però nell’alveo della Città metropolitana.

I lavori del convegno continuano nel pomeriggio con un focus su contenuto e limiti del diritto d’ascolto del minore nel processo civile penale.




Sì del Cal all’autonomia differenziata

All’unanimità il Consiglio delle Autonomie locali (Cal) ha dato parere favorevole alla proposta di delibera per il riconoscimento di un’autonomia differenziata della Regione Piemonte, in attuazione dell’articolo 116 della Costituzione: la proposta individua nuove materie su cui la Regione intende chiedere ulteriori competenze legislative e amministrative e integra con nuove funzioni quelle già oggetto di richiesta nella delibera approvata nella scorsa legislatura.

Nella seduta odierna, presieduta da Davide Crovella e alla quale è intervenuto il vicepresidente della Regione Fabio Carosso, l’assemblea, tenuto conto delle osservazioni di Anci, Anpci, Uncem, Città metropolitana e Legautonomie, ha valutato con favore le richieste contenute nel testo presentato dalla Giunta regionale di una maggiore autonomia in ambito sanitario, ambientale, scolastico così come in tema di infrastrutture, che consentirebbe un intervento diretto da parte della Regione e una maggior disponibilità di risorse.

Tra le richieste pervenute in particolare da Anpci, c’è quella di riservare attenzione alle politiche di sviluppo e promozione dei piccoli comuni di tutto il territorio, non solo delle aree montane.

Parere favorevole all’unanimità anche rispetto all’altro punto all’ordine del giorno, la proposta di legge che modifica le attuali disposizioni in tema di servizi necroscopici, introducendo la possibilità di trasportare la salma dal luogo del decesso a quello per il commiato anche in comuni di altre regioni e che il trasporto possa avvenire entro 24 ore dal decesso indipendentemente dell’accertamento di morte, ma comunque con certificazione del medico curante o convenzionato con il sistema sanitario nazionale.