Saipem e Garbo insieme per lo sviluppo di una nuova tecnologia per il riciclo delle plastiche

Saipem e Garbo, azienda chimica italiana, hanno sottoscritto un accordo per il supporto all’industrializzazione, lo sviluppo e la commercializzazione a livello globale di una nuova tecnologia per il riciclo delle plastiche.

Si tratta di ChemPET, una tecnologia di depolimerizzazione di cui Garbo è proprietaria, che consente di convertire i rifiuti plastici di polietilene tereftalato, comunemente noto come PET, in nuovo PET di alta qualità e, quindi, di alto valore per l’industria chimica e alimentare. L’accordo prevede, inoltre, la collaborazione tra Saipem e Garbo per la realizzazione su scala industriale del primo impianto di riciclo chimico della plastica in Italia, localizzato a Cerano in provincia di Novara.

ChemPET si basa su una tecnologia a riciclo chimico che, a differenza di quello meccanico, permette di riciclare tipologie di plastica per cui oggi non esistono soluzioni alternative (come, ad esempio, le plastiche colorate) e produce materiale di maggiore qualità che, a differenza del processo meccanico, non perde le proprie proprietà man mano che si ricicla. ChemPET, inoltre, consente una maggiore semplicità del processo e della gestione di sottoprodotti e non prevede l’utilizzo di sostanze infiammabili o pericolose. Rappresenta, dunque, una soluzione alla crescita di domanda prevista per il riciclo di materiali plastici e di PET in particolare, anche alla luce di normative sempre più stringenti.

Oggi il PET è, infatti, utilizzato principalmente per la produzione di bottiglie e packaging. Fabrizio Botta, Chief Commercial Officer di Saipem, ha commentato: “Questo accordo è in linea con la strategia Saipem nei segmenti industriali low carbon e ci consente di arricchire il nostro portafoglio di tecnologie e soluzioni disponibili per l’economia circolare e la chimica sostenibile”. Guido Fragiacomo, CEO di Garbo, ha dichiarato: “Questo accordo permette a ChemPET di consolidare la leadership tecnologica in ambito crPET tramite l’immediata industrializzazione delle 2 unità da 22,5 kTA di Cerano ed il licensing della tecnologia su scala globale”.




Bonifica di 500 siti inquinati con 6,8 milioni

“Grazie ai 6,8 milioni di euro destinati al Piemonte dal programma di bonifica ministeriale “siti orfani”, i circa 500 siti inquinati e contaminati dalle attività dell’uomo della nostra regione, potranno essere oggetto di procedimenti di bonifica da parte dei responsabili della contaminazione”. È quanto ha dichiarato l’assessore all’ambiente Matteo Marnati, rispondendo in aula all’interrogazione del consigliere dei Moderati Silvio Magliano che, nell’ambito dei question time, ha chiesto quali azioni la Regione stia mettendo in campo per tutelare la salute dei cittadini e salvaguardare l’ambiente.

“Terminata la prima fase di segnalazione dei siti orfani da parte delle amministrazioni locali, la direzione regionale ha avviato approfondimenti con Province, Comuni e Arpa Piemonte per l’esame e la risoluzione di problematiche di natura tecnica e amministrativa – ha specificato Marnati – Nei prossimi mesi provvederemo a creare un elenco definitivo dei siti per poter chiedere l’assegnazione di risorse anche nell’ambito del Fondo di sviluppo  e Coesione 2021-2027 e del Piano Nazionale di ripresa e resilienza che prevede finanziamenti per Regioni e Province, da destinare a interventi di bonifica dei siti contaminati”.

“Si stringano i tempi nella stesura degli elenchi – questo l’appello del consigliere Magliano alla Giunta regionale -La salute dei piemontesi è l’assoluta priorità e non può attendere lungaggini burocratiche. Intervenire è fondamentale sia per tutelare la salute dei cittadini, sia per restituire le aree inquinate alla fruizione dei residenti”.

Circa il 47% dei siti censiti nell’Anagrafe regionale risulta essere sul territorio della Città Metropolitana di Torino, il 14% è in Provincia di Novara, il 13% in Provincia di Alessandria, il 6% nelle Province di Biella e di Vercelli, il 5% nelle Province di Asti, di Cuneo e del Verbano-Cusio-Ossola. Oltre il 50% delle cause di inquinamento riscontrate sul territorio regionale è riconducibile alla presenza di sostanze contaminanti attribuibili alla cattiva gestione di impianti e strutture;  le altre principali cause di inquinamento sono riconducibili alla presenza di sostanze inquinanti dovuta alla scorretta gestione di rifiuti (oltre il 20%), eventi accidentali (17%) e, in ultimo, sversamenti incidentali su suolo e acque (8%).

Durante il question time sono state discusse anche le interrogazioni di  Ivano Martinetti (M5S) su modifiche statutarie Finpiemonte Spa; di Domenico Rossi (Pd) su equità ristori RSA; di Alberto Avetta (Pd) su Pronto Soccorso Cuorgnè: quando saranno ricevuti i sindaci?; di Raffaele Gallo (Pd)  su strategie future dell’Amministrazione regionale in ordine a Finpiemonte; di Sarah Disabato (M5S) sul punto nascita del San Biagio di Domodossola: quale futuro in base ai programmi e ai progetti della Giunta Regionale del Piemonte; di Marco Grimaldi (Luv) su vaccinazione obbligatoria per il personale socio-sanitario; di Francesca Frediani (M4o) su Rifiuti speciali pericolosi area Salbertrand.




Consiglio regionale: Cinque milioni restituiti alla Regione

L’Assemblea legislativa ha approvato all’unanimità il proprio rendiconto 2020.

“Continua la gestione nel segno dell’oculatezza del Consiglio regionale – ha spiegato nell’illustrazione il presidente Stefano Allasia -. Infatti vengono restituiti 5 milioni di euro alla Giunta regionale su un avanzo disponibile di 8. Con il rimanente  investiamo anche per lo snellimento delle varie attività attraverso la dematerializzazione nelle procedure, il rifacimento del sistema di voto, il potenziamento dei servizi wi-fi e per contribuire ai lavori straordinari per il mantenimento degli immobili del Consiglio”.

Il rendiconto  è relativo ad un bilancio con entrate pari a circa 49 milioni. Da segnalare che il Consiglio regionale paga mediamente in 23 giorni i propri fornitori e, quindi, con una settimana di anticipo rispetto la termine ordinario di 30 giorni.




Il Piemonte scommette sull’idrogeno

“Il Piemonte scommette sull’idrogeno per contribuire alla crescita delle imprese, per lo sviluppo della ricerca e per il rilancio dell’economia, in chiave di sostenibilità ambientale. Oggi il Piemonte rappresenta in questo settore tecnologico la regione italiana con l’offerta più completa di spazi, dotazioni ed intelligence a servizio delle imprese nazionali ed è un territorio di eccellenza di livello europeo: le sue imprese e i suoi centri di ricerca sono in grado di rispondere alle nuove sfide sulle tecnologie dell’idrogeno lanciate dai mercati internazionali.

Il Piemonte è una regione leader in Europa nel comparto manifatturiero con imprese teste di filiera nell’automotive, nell’aerospazio, nei settori ferroviario, chimica ed energia. Questo tessuto industriale alimenta filiere di eccellenza che coinvolgono piccole e medie imprese ad alto contenuto tecnologico a scala regionale, nazionale e internazionale. Una regione che si qualifica come un motore industriale nazionale. Siamo pronti e preparati per la grande sfida dell’idrogeno”.

Così l’assessore regionale all’Ambiente, Ricerca e Innovazione, Matteo Marnati, nel corso della presentazione a centri di ricerca, aziende e associazioni, che sostengono l’iniziativa, del position paper proposto da Regione Piemonte e Città di Torino, per ospitare il Centro Nazionale di Alta Tecnologia, elaborato da Environment Park.

“La Città di Torino ha istituito a inizio 2020 un tavolo di lavoro specifico sull’idrogeno e le tecnologie emergenti ad esso collegate, denominato “Torino Circolare”. Obiettivi dell’iniziativa sono valorizzare gli attori della filiera della mobilità sostenibile cittadina e coordinare gli sforzi per far avanzare, in maniera coesa e inclusiva per il territorio, la ricerca e l’innovazione su questa nuova frontiera tecnologica – dichiara l’Assessore per l’Innovazione e la Smart City della Città di Torino, Marco Pironti – Siamo molto contenti di veder convergere il nostro lavoro nella proposta istituzionale allargata guidata dalla Regione Piemonte. In questo modo il nostro territorio potrà assumere un ruolo strategico rispetto al Centro Nazionale di Alta Tecnologia per l’Idrogeno”

Una regione, dunque, nella quale è presente un ecosistema di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico di rilevanza europea; una rete di competenze gestite dai centri di ricerca pubblici del territorio che dialogano con imprese locali, nazionali e internazionali e, parallelamente, un sistema di imprese manifatturiere attive nel campo dell’idrogeno, concentrate in diverse filiere.

Una candidatura, o più tecnicamente una manifestazione di interesse spontanea, sostenuta dal sistema della ricerca e del trasferimento tecnologico – Politecnico di Torino, Università di Torino e Università del Piemonte Orientale , IIT (Istituto Italiano di tecnologia) e Environment Park-  e da moltissime aziende:  Acea Pinerolese Industriale; Alstom Ferroviaria; Avio, Avio Aero; Cim 4.0; Fpt Industrial brand di Cnh Industrial; Gtt – Gruppo Torinese Trasporti; Comau;  Iren; Italgas, Leonardo, Marelli Europe; Novamont; Giacomini; Memc Electronic Materials; Punch Torino; Sagat; Smat – Società Metropolitana Acque Torino; Solvay Specialty Polymers Italy, Thales Alenia Space Italia e Toyota Motor Italia. E a queste, altre se ne aggiungeranno.

A supportarla anche Dap – Distretto Aerospaziale Piemonte, Unioncamere Piemonte, Confindustria Piemonte, Confartigianato Imprese Piemonte, Confapi Piemonte, Cna Piemonte, Sindacato Artigiani CasArtigiani, Amma (Aziende Meccaniche Meccatroniche Associate) e Anfia.

La “candidatura” sarà inviata al Governo nei prossimi giorni.

 




Vaccinazione nelle aziende, Confindustria avvia mappatura degli spazi disponibili

Parte oggi per concludersi venerdì 19 marzo la mappatura degli spazi che le imprese potranno mettere a disposizione per incrementare la rete dei luoghi dove svolgere le pratiche vaccinali.

Le informazioni vengono raccolte attraverso un questionario aperto anche alle imprese non associate a Confindustria e saranno poi condivise con le autorità competenti.

«Un segno tangibile del contributo che il mondo produttivo vuole dare per rafforzare la campagna vaccinale nazionale in questa delicata fase di emergenza – commenta Marco Gay, Presidente di Confindustria Piemonte. In questi mesi abbiamo più volte manifestato la massima disponibilità delle nostre imprese e dei medici del lavoro che operano in azienda.  Siamo certi che il territorio non mancherà all’appello».

L’indagine predisposta da Confindustria a livello nazionale nasce nell’ambito del dialogo avviato con il Commissario Straordinario per la gestione dell’emergenza Gen. Francesco Paolo Figliuolo, con cui si sta lavorando a un protocollo che consenta di vaccinare anche sui luoghi di lavoro.

«Credo sia inoltre necessario – conclude Gay – promuovere una campagna di arruolamento straordinaria che coinvolga tutte le figure professionali capaci di effettuare i vaccini, affinché si possa immaginare un ritorno alla normalità in tempi il più possibile ragionevoli».

 




Inchiesta smog a Torino, Legambiente: “Numeri e impatti dell’inquinamento atmosferico confermano come la situazione sia ben lungi dall’essere risolta”

L’inchiesta avviata dalla procura di Torino per inquinamento ambientale iscrive nel registro degli indagati vertici e amministratori a più livelli e contesta una situazione da noi denunciata da tempo, suffragata da numeri via via più allarmanti: ossia la mancata adozione di misure sufficienti e adeguate a contrastare i livelli di smog che ogni giorno nel capoluogo piemontese compromettono la qualità dell’aria e la salute dei cittadini, tanto che Torino si è confermata maglia nera assoluta nelle classifiche stilate nel nostro rapporto Mal’Aria di Città 2021 – spiega il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani –  L’inquinamento atmosferico è una questione complessa legata a molteplici fattori, pertanto non può essere affrontato in maniera estemporanea o emergenziale. Uscire da questa logica significa anzitutto richiamare alla loro responsabilità gli amministratori locali: il problema va affrontato in maniera strutturale e con una pianificazione organica, senza ricorrere sistematicamente alle deroghe, come fatto finora. In città è fondamentale, inoltre, incrociare due temi quali la mobilità e l’utilizzo dello spazio pubblico, da porre al centro del Piano nazionale di ripresa e resilienza, e intervenire nell’immediato sull’abbattimento degli inquinanti atmosferici, a partire dalle polveri sottili che hanno impatti a catena anche sul sistema sanitario, sociale e produttivo del nostro Paese”.

Così l’associazione ambientalista commenta la notifica dei nove avvisi di garanzia ad amministratori ed ex amministratori piemontesi che dal 2015 a oggi si sono trovati a gestire il problema smog: tra loro sindaci, assessori all’ambiente, presidenti di Regione. Un’indagine per “inquinamento ambientale” (illecito entrato in vigore soltanto grazie alla legge sugli ecoreati 68/2015) aperta su impulso dell’esposto presentato nel 2017 dal Comitato Torino Respira, con cui Legambiente, a livello locale, da sempre dialoga. Nella denuncia, in particolare, si elencavano i dati sull’inquinamento atmosferico registrati dalle centraline dell’Arpa, nonché le disposizioni che altrove erano state messe in atto per combattere lo smog. E dalle consulenze effettuate in seguito all’apertura del fascicolo, era emerso che gli alti livelli di Pm10 e biossido di azoto a Torino “provocano 900 morti all’anno e riducono la speranza di vita dei cittadini di 22,4 mesi”.

Numeri e storie che emergono chiaramente anche dall’ultimo rapporto Mal’Aria di Città 2021 di Legambiente: nel 2020, infatti, Torino è stato il primo capoluogo d’Italia per superamento dei limiti giornalieri previsti per le polveri sottili (Pm10), ma anche maglia nera tra le città che hanno superato il valore medio annuale per le polveri sottili (Pm10) suggerito dalle Linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), con una media di 35 microgrammi/mc per tutte le centraline urbane del capoluogo. E anche nel 2021, Torino conferma le cattive performance, come rivelano i dati diffusi oggi da Legambiente: nei primi 50 giorni dell’anno, la centralina Torino (Grassi) ha infatti già registrato 20 giorni di superamento del limite giornaliero (su 35 annuali), con una media di periodo di 49 microgrammi/metro cubo. Numeri negativi sono stati registrati anche da Torino (Consolata), con 18 giorni di sforamenti e una media di 43 microgrammi/metrocubo, e da Torino (Rebaudengo), con 16 giorni di sforamenti e 43 di media.

“I dati sull’inquinamento atmosferico e sull’impatto dello stesso sulla salute pubblica sono lì a dimostrare che la situazione torinese e piemontese è ben lungi dall’essere risolta – dichiara Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Torino, in particolare, si conferma da troppi anni la città italiana più gravata dal peso delle polveri sottili: anche la centralina “migliore” (Rubino), nel 2020 ha fatto registrare 66 giorni di sforamenti, la peggiore addirittura 98. Qualcosa di apprezzabile sulla mobilità cittadina è stato fatto. Tanto, troppo resta da fare. Si arrivi velocemente alla chiusura della ZTL e al rilancio del TPL, partendo proprio del patrimonio infrastrutturale tramviario. È inoltre veramente scoraggiante – sottolinea Prino – vedere come a livello regionale si sia iniziato, finalmente, un percorso di presa di coscienza della politica sul tema dell’inquinamento atmosferico, solo a seguito della notifica delle infrazioni.

E se su alcuni temi, come quello relativo alle biomasse, si stanno intraprendendo dei percorsi nella giusta direzione, benché insufficienti, sul tema del traffico si continua ad essere quantomeno timidi, come dimostrano il rinvio dei blocchi euro4 e il progetto Move In, nato per salvare le auto “fuorilegge” dalla rottamazione. Next Generation EU è alle porte, ma è necessario imboccare la strada giusta ed essere coerenti anche su questi temi. Lanciare un “tour” per raccogliere idee e proposte da inserire nella progettazione per il Recovery Fund annunciando una nuova strada a scorrimento veloce sulla tratta Novara -Vercelli, dopo aver negato la riapertura delle linee ferroviarie sospese, non ci sembra un buon punto di partenza!”.

 

 




Nuovo Governo, Confagricoltura: “Nella transizione ecologica l’agricoltura ha un ruolo centrale

 Il settore agroalimentare può dare un solido contributo alla ricostruzione sociale ed economica che è al centro del programma presentato al Parlamento dal Presidente del Consiglio Mario Draghi”.

E’ il commento del presidente di Asti Agricoltura Gabriele Baldi, alle linee programmatiche del nuovo Governo. Baldi e il direttore di Asti Agricoltura Mariagrazia Baravalle plaudono soddisfatti alla nascita di questo nuovo esecutivo, i cui temi di sviluppo sono molto orientati verso il comparto agricolo.

La ripresa economica e la creazione di nuovi posti di lavoro possono accelerare con il rilancio della produzione agricola e dell’attività di trasformazione e commercializzazione dei nostri prodotti. Servono investimenti, ma prima di tutto sono necessari un progetto e una visione strategica”.

Nel processo di transizione ecologica l’agricoltura interpreta sicuramente un ruolo fondamentale, ma in una dimensione globale. “Per Asti Agricoltura la tutela dell’ambiente rappresenta una priorità, ma al tempo stesso abbiamo a cuore il progresso e il benessere sociale”, dichiarano Baldi e Baravalle. A questo proposito infatti Confagricoltura, con le parole del presidente Massimiliano Giansanti, ha lanciato al nuovo Governo la proposta di un’iniziativa, da realizzare durante la presidenza italiana del G20, per discutere sul legame tra sostenibilità ambientale, protezione delle risorse naturali e ruolo delle innovazioni tecnologiche.

Un altro passaggio importante e fortemente innovativo del discorso di Draghi, ad avviso di Confagricoltura, è quello relativo alla protezione delle attività economiche che non possono essere tutte sostenute in modo indifferenziato.
Ci auguriamo – evidenziano il presidente e il direttore di Asti Agricolturache sia il primo passo verso una concentrazione degli incentivi e degli investimenti sulle imprese che hanno un futuro, perché producono per il mercato, danno lavoro e sono aperte alle innovazioni”.

Infine la formazione: “Abbiamo particolarmente apprezzato l’attenzione che il Premier intende riservare agli Istituti tecnici superiori nel quadro dei percorsi scolastici e formativi”, concludono i vertici di Asti Agricoltura. “Come già si verifica in altri Paesi Europei, gli Istituti possono essere un punto di riferimento per il crescente interesse dei giovani nei confronti del mondo agricolo”.




CCIAA Torino: Ecco i nomi dei 215 Maestri del Gusto 2021-2022

Svelati questa mattina, dopo lunga attesa, i nomi dei 215 Maestri del Gusto 2021-2022, selezionati da Camera di commercio, Slow Food e Laboratorio Chimico camerale per rappresentare al meglio la tradizione e il futuro dell’enogastronomia torinese.

 

È un momento in cui abbiamo bisogno di buone notizie e i nostri Maestri del Gusto, in costante crescita negli anni in termini di numero e di qualità, rappresentano davvero una buona notizia per questo territorio, perché sono proprio loro tenacemente a tenere alto il nome della migliore tradizione enogastronomica torinese – ha sottolineato il Presidente della Camera di commercio di Torino Dario Gallina.Per questo abbiamo voluto rendere noti oggi i risultati della selezione, rinviando a tempi più consoni la consueta cerimonia di premiazione: chi diventa Maestro del Gusto o chi si riconferma come tale ha, infatti, la legittima urgenza di far conoscere l’ottimo risultato sia ai propri clienti più affezionati, ma soprattutto ai nuovi consumatori, che proprio in un periodo come questo possono attivamente sostenere l’economia locale acquistando prodotti torinesi eccellenti, anche in vista del Natale”.

 

Siamo davvero felici di poter annunciare, anche in questo anno particolare e difficile per tutti, i Maestri del Gusto di Torino e provincia 2021-2022. Si tratta di un progetto virtuoso che andrebbe preso come esempio nella promozione e tutela delle eccellenze di un territorio. Quest’azione – sostiene Carlo Bogliotti, Amministratore delegato di Slow Food Editore – negli anni ha invogliato molti altri a fare sempre meglio, a inventare nuove vie di produzione e di distribuzione gastronomica locale e a metterle a disposizione di un pubblico sempre più informato ed esigente. Per questo salutiamo i nuovi e “vecchi” Maestri del Gusto con particolare attenzione. Siamo giunti alla decima edizione di questo evento, un’iniziativa che vede da sempre la collaborazione di Slow Food. Una cifra tonda che avrebbe meritato una celebrazione con tutti i crismi del caso, con tutti i protagonisti in presenza, ma siamo sicuri che avremo occasione al più presto di recuperare ciò che ora ci impongono le restrizioni sanitarie. Nel frattempo, abbiamo a disposizione un elenco e un racconto di 215 aziende esemplari in cui fare acquisti e che possiamo sostenere per godere nelle nostre case delle loro meraviglie”.

 

I Maestri 2021–2022

L’ampio lavoro di selezione realizzato ogni due anni da Camera di commercio di Torino, Slow Food e Laboratorio Chimico camerale ha individuato per questa edizione 215 aziende, distinte in 26 categorie, dalle aceterie ai viticoltori, passando per pasticcerie, gelaterie, case da tè, liquorerie, panetterie, macellerie e molte altre.

 

Sono 75 i Maestri con sede principale a Torino, gli altri 140 in provincia, sparsi tra comuni dell’hinterland fino alle vallate di alta montagna. Tra questi aziende agricole, casari, viticoltori, ma anche piccole botteghe “boutique” nei centri storici di molti comuni. Tra sedi principali e secondarie, sono 90 infatti i comuni che possono vantare la presenza di almeno un maestro nel proprio territorio.

 

190 le aziende riconfermate dalla precedente selezione, tutte realtà che, una volta entrate nel progetto, hanno proseguito nel cammino di miglioramento e crescita proposto, confermando costantemente o addirittura migliorando i livelli di qualità già raggiunti. Sono 107, invece, i “Maestri da sempre”, ovvero i premiati da almeno 5 edizioni consecutive, e 14 le aziende presenti nel progetto dalla prima edizione del 2002.

 

Sono ben 25, inoltre, i nuovi Maestri, che entrano oggi a far parte della famiglia, dopo aver superato una rigorosa selezione che partiva da 61 candidature. Tra questi, ad esempio, si trova la pasticcera che produce salatini minuscoli e piccole paste elaborate del peso non superiore ai 4 grammi, il panettiere specializzato in grissini colorati, il macellaio che propone salumi aromatizzati al gin, l’apicoltore che fa viaggiare le api in tour dalla pianura all’alta montagna per ottenere un miele dai mille sapori, la giovane specializzata nella produzione di sciroppo d’ambra, ottenuto attraverso la macerazione dei fiori in acqua e zucchero.

 

Si compone così un articolato universo fatto di storie d’azienda e scelte di vita, giovani imprenditori e artigiani da generazioni, prodotti tradizionali e innovazioni inedite, gusti familiari e nuovi accostamenti, tutto rigorosamente all’insegna della qualità, della scelta delle migliori materie prime, della tipicità, dell’osservanza delle norme igienico – sanitarie e dei requisiti definiti nel regolamento tecnico, dalle buone pratiche ambientali all’informazione al consumatore, dalla promozione del territorio ai prodotti locali, come verificato con le visite e le analisi del Laboratorio Chimico camerale.

 

Per quanto riguarda le 26 categorie, quella più numerosa è rappresentata dalle pasticcerie con 25 selezionati, seguita dai viticoltori (19) e dalle gelaterie e dalle macellerie, con 18 Maestri. Un solo rappresentante per le aceterie, solo 2 le salumerie e le case da tè, mentre arrivano a 3 Maestri le drogherie, i produttori di gofri e miasse, le liquorerie, i molini, le pescherie, i produttori di oli e quelli di vermut: un affresco completo di antico e moderno per comporre la migliore tavola tipica torinese.

 

Sempre più frequenti poi, nella grande famiglia dei Maestri, le “contaminazioni” o le collaborazioni tra vari esercenti, con eventi di presentazione congiunti, l’utilizzo reciproco delle materie prime nella creazione di nuove proposte o semplicemente la presenza di alcuni prodotti di altri Maestri del Gusto nei rispettivi punti vendita.

 

Le aziende che entrano a fare parte del progetto sono costantemente coinvolte in iniziative e attività; per citarne solo alcune, in questo momento si possono trovare i Maestri nelle vetrine virtuali di Terra Madre Salone del Gusto, di Golosaria Fiera Online o sulle pagine social dell’iniziativa Freisa Friday mentre, se realizzabili, sono già in programma il prossimo anno eventi come il Festival del Giornalismo Alimentare, Messer Tulipano, Una Mole di Panettoni, Vendemmia Torino, Dolci portici, Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola, Degustè, Festival del Teatro e Letteratura della Val di Susa e tanti altri appuntamenti diffusi sul territorio torinese e non solo.

 

Durante questo particolare 2020, inoltre, molti Maestri sono stati protagonisti di gesti di grande solidarietà, attraverso donazioni di prodotti agli operatori sanitari e alle mense cittadine, dimostrandosi così anche Maestri di solidarietà. Proprio in questi giorni, infine, moltissime aziende si stanno riorganizzando per fornire attraverso l’asporto o il delivery i propri prodotti ai cittadini di Torino e provincia.

 

Tutti i nominativi e gli indirizzi dei Maestri del Gusto sono sul sito  interamente rinnovato, con schede di approfondimento per ciascun Maestro, su Facebook (15.200 follower) e Instagram (1.460 follower). Gli stessi Maestri sono sempre più spesso sul web: sono 182 le aziende che hanno una pagina facebook, 107 sono su Instagram, 180 hanno un sito, 62 propongono l’acquisto on line.

 

 

 




Confagricoltura Piemonte: clima ed emergenza sanitaria condizionano l’annata agraria

L’andamento dell’annata agraria che si chiude l’11 novembre analizzato in una conferenza stampa on-line di Confagricoltura Piemonte, con gli interventi di presidente e direttore regionale di Confagricoltura Enrico Allasia ed Ercole Zuccaro, dell’assessore regionale all’agricoltura Marco Protopapa, del presidente di Unioncamere Piemonte Gian Paolo Coscia, del presidente di ANBI Piemonte(l’associazione che rappresenta i consorzi irrigui e di bonifica) Vittorio Viora, del presidente dell’Ente Risi Paolo Carrà, del presidente nazionale dell’UNCEM (Unione dei comuni montani) Marco Bussone e del componente della Giunta nazionale Confagricoltura Luca Brondelli di Brondello.

Confagricoltura evidenzia un andamento positivo delle produzioni vegetali, con prezzi in rialzo – ma non ancora a livelli ottimali – per i cereali. Raccolto non abbondante per la frutta, ma con produzioni di alta qualità. Ottima la vendemmia. L’emergenza Covid-19 manda in crisi il comparto zootecnico: prezzi cedenti per polli, suini, latte e per la carne di razza Piemontese. Scarso il raccolto di miele.

 

L’inverno tiepido, il più caldo degli ultimi 63 anni, con precipitazioni leggermente inferiori alla media, non ha favorito la ripresa vegetativa. Anche in primavera le temperature sono state superiori alla media e le piogge leggermente inferiori alla media. Aprile e maggio hanno fatto registrare alcune precipitazioni eccezionali. L’estate è trascorsa calda con temperature un po’ sopra la media, con precipitazioni abbondanti, alcune delle quali anche di fortissima intensità, specialmente nel mese di agosto, con venti forti e violente grandinate che in ogni caso non hanno compromesso i raccolti. L’autunno, a parte l’alluvione del 2-3 ottobre, ha finora fatto registrare temperature più o meno in media, così come le precipitazioni, con scarsi passaggi di perturbazioni atlantiche.

Per quanto riguarda l’andamento delle produzioni vegetali – chiarisce Confagricoltura – il raccolto di grano tenero è stato scarso (dal 10 al 15% in meno rispetto al 2019), con prezzi in rialzo da settembre, a livello soddisfacente. Produzioni in calo anche per l’orzo, che in alcune zone registra perdite di rese del  20-30%. Ottime qualità e produzioni abbondanti per il mais, con prezzi in rialzo. Annata difficile per il riso: le zone di produzione – spiegano i tecnici di Confagricoltura Piemonte – sono state colpite da una violenta grandinata il 24 settembre, al confine tra Pavia e Novara, e delle fortissime piogge cadute il 2 e 3 ottobre: la produzione sarà inferiore di circa il 10 – 15% rispetto l’anno scorso. Il raccolto è di buona qualità e i prezzi sono interessanti. Buona la produzione di leguminose, con prezzi incoraggianti per la soia.

Nel comparto frutticolo produzioni in calo, fino al 40% in meno rispetto al 2019, per pesche e nettarine, con qualità e prezzi soddisfacenti. Bene anche albicocche e susine, mentre per il kiwi continuano a registrarsi problemi fitosanitari agli impianti; i danni da gelo primaverile hanno ridotto la produzione. Soddisfacente la produzione di nocciole, ma con prezzi cedenti rispetto all’anno scorso. Buono il raccolto di castagne e di piccoli frutti; tiene la produzione di fragole, con la diffusione di coltivazioni fuori suolo.

Interessante la produzione orticola, con vistosi incrementi dei consumi e dei prezzi. Buona la campagna 2020 del peperone di Carmagnola, seppur con una produzione leggermente in calo rispetto all’anno scorso.

Annata eccellente, favorita dal buon clima estivo, per le coltivazioni foraggere e per i pascoli montani.

Ottima la vendemmia, con produzioni nella media e qualità eccellente, soprattutto per i vini rossi.

Sul fronte gli allevamenti zootecnici Confagricoltura evidenzia che sono aumentate le produzioni di carne avicole. Dopo l’innalzamento dei prezzi in primavera per il lockdown, a settembre il prezzo dei polli da carne era in flessione del 9,6% rispetto allo stesso periodo del 2019. Buona anche la produzione di uova di galline, in aumento di quelle allevate a terra.

Per quanto riguarda i bovini da carne l’emergenza sanitaria Covid-19 ha impattato pesantemente sui consumi e sui prezzi. Con il blocco del canale della ristorazione i danni maggiori si sono registrati nel comparto degli allevamenti di razza Piemontese: i bovini sul mercato all’ingrosso hanno ridotto di circa il 40% il prezzo rispetto all’anno precedente.

In difficoltà – fa rilevare Confagricoltura – anche il mercato del latte bovino: anche in questo caso l’emergenza sanitaria ha fatto diminuire il consumo di latte fresco e i produttori hanno perso circa il 20-25% del prezzo rispetto all’anno scorso.

In crisi anche il mercato dei suini: oggi gli allevatori producono ben sotto i costi di produzione. Scarsa la produzione di miele, a causa del meteo instabile e delle conseguenti fioriture intermittenti nel periodo primaverile.

L’emergenza sanitaria ha acuito le difficoltà del settore primario, già fortemente indebolito. Le produzioni zootecniche hanno subito un calo generalizzato della domanda, in particolare per quanto riguarda carne suina e bovina e latte fresco, a causa del prolungato lockdown primaverile. Il colpo – spiegano i dirigenti di Confagricoltura Piemonte – è stato accusato pesantemente anche dal comparto vitivinicolo, che oggi fa registrare giacenze in cantina superiori al livello fisiologico e guarda con preoccupazione ai prossimi mesi, periodo tradizionale di feste che quest’anno si terranno sicuramente in forma limitata.

In questo contesto – rileva Confagricoltura – diventa indispensabile favorire la competitività delle imprese, consolidare le strutture aziendali, non trascurare gli investimenti in innovazione e sviluppo, assicurare una promozione coordinata del nostro agroalimentare in Italia e all’estero.

Per Confagricoltura la Regione e il Governo nazionale dovranno impegnarsi su questo su questi obiettivi, per dar modo alle imprese di poter ripartire con fiducia non appena le condizioni lo permetteranno. In questa situazione diventa perciò indispensabile sfruttare tutte le risorse a disposizione, a partire da quelle del programma di sviluppo rurale che continua a manifestare forti deficit per quanto riguarda la capacità di spesa: la chiusura del periodo di programmazione è fissata al 31 dicembre e anche se sarà possibile effettuare successivamente i pagamenti già impegnati, al 30 settembre erano stati erogati soltanto il 55% dei fondi a disposizione per il periodo 2014-2020. Confagricoltura Piemonte ha già manifestato alla Regione le preoccupazioni degli imprenditori agricoli, chiedendo di accelerare la conclusione delle istruttorie avviate e la liquidazione dei contributi alle aziende.

Per quanto riguarda la prossima programmazione Confagricoltura ha avanzato alla Regione una serie di proposte, che puntano al rafforzamento delle imprese e al sostegno a progetti immediatamente cantierabili, che per fortuna ci sono.

Per l’organizzazione degli imprenditori agricoli è necessario uno sforzo comune, nel quale deve prevalere il senso di responsabilità per far ripartire, proprio con l’agroalimentare, la nostra economia in modo da far crescere l’occupazione e assicurare una giusta remunerazione per gli agricoltori che operano sul territorio.

Confagricoltura rivolge inoltre un appello alle istituzioni per la difesa e la salvaguardia del territorio, evidenziando due emergenze.

La prima: sono sempre più gravi i danni provocati dai selvatici, cinghiali in particolare, alle coltivazioni agricole: la proliferazione eccessiva di questa specie va contenuta in ogni modo.

Infine l’ultima alluvione di inizio ottobre ha purtroppo confermato che il clima sta cambiando e che è necessario fronteggiare questa emergenza con un impegno concreto: bisogna assicurare un’adeguata manutenzione a fiumi e torrenti, favorire il ripristino delle reti irrigue minori, investire per la creazione di invasi. Per Confagricoltura è tempo di superare i blocchi ideologici che paralizzano gli interventi sul sistema idrogeologico per favorire una vera tutela dell’ambiente naturale e delle attività agricole che sono il vero presidio del territorio.

 

 




Torino. Emergenza cinghiali, per Marocco e Azzarà occorrono norme chiare

Il problema della presenza degli ungulati in zone rurali e ora anche urbane è da troppo tempo irrisolto e, oltre a mietere vittime sulle strade e a provocare danni economici all’agricoltura, mette in difficoltà le Città Metropolitane e le Province.

Il contenimento della fauna selvatica è infatti regolato da leggi nazionali e regionali che poi affidano a Province e Città Metropolitane la programmazione e l’attuazione”: lo sottolinea il Vicesindaco metropolitano Marco Marocco, commentando la notizia dell’abbattimento di alcuni cinghiali nel parco Mario Moderni di Roma.

“Non sono un cacciatore e nemmeno un animalista, – precisa Marocco – ma sono un amministratore pubblico. Qualcuno si deve occupare del problema a livello normativo e sopratutto finanziario, decidendo qual è la scala dei valori da prediligere e contemperando gli interessi e le sensibilità. In questo stallo istituzionale, oltre al dolore per l’abbattimento dei cinghiali, ma soprattutto per le troppe vittime della strada, la mia solidarietà va ai dipendenti della Città Metropolitana di Roma, che hanno applicato le norme con lealtà istituzionale e professionalità”.

Secondo Barbara Azzarà, Consigliera metropolitana delegata all’ambiente e alla tutela della fauna e della flora, “il legislatore nazionale e quello regionale devono decidere quali priorità perseguire, quali e quante risorse destinare al contenimento della specie e con quali modalità le Città Metropolitane e le Province devono operare. Agricoltori e utenti della strada hanno il diritto di ricevere risposte rapide, efficaci e basate su una valutazione scientifica dei metodi migliori per ristabilire l’equilibrio naturale in termini di popolazione di ungulati presente sul territorio”.