Continuano i rincari su luce e gas: spese triplicate per le famiglie. Aumenta il risparmio garantito dal Mercato Libero

Cresce il costo di luce e gas: per le famiglie, dal 2020 al 2022, si è registrata una crescita senza precedenti del prezzo unitario dell’energia che, inevitabilmente, si riflette su bollette molto più alte che negli anni passati

La spesa annuale stimata per una famiglia media italiana, nel confronto tra il primo trimestre del 2021 e il terzo trimestre del 2022 è più che triplicata, sia per l’energia elettrica (da 616 € a 1.963 €) che per il gas naturale (da 1.428 € a 4.400 €);
Dal secondo trimestre del 2022 scompaiono gradualmente le offerte a prezzo bloccato. Oggi le sole offerte disponibili sono a prezzo indicizzato: cioè tariffe dove i consumatori pagheranno un prezzo diverso di mese in mese al variare del costo dell’energia e del gas nel mercato all’ingrosso

Il Mercato Libero si conferma la strada migliore per ridurre i costi ma è importante capire il meccanismo del costo variabile: secondo l’ultima analisi di SOStariffe.it e Segugio.it, passando dalla Tutela a una delle migliori offerte di energia elettrica sul Mercato Libero si può risparmiare nell’ultimo trimestre 2022 più del 30% sulla spesa energia, ciò a patto che il costo dell’energia all’ingrosso (PUN) si mantenga sui livelli attuali (Ottobre 22)

Bollette in aumento: il costo medio dell’energia è in aumento costante
La crisi energetica continua ad essere uno dei temi di maggiore attualità, con evidenti conseguenze sull’economia italiana. Famiglie e imprese, infatti, devono fare i conti con un costo dell’energia in costante aumento. Le rilevazioni dell’Osservatorio SOStariffe.it e Segugio.it fotografano la crescita continua dei prezzi di luce e gas al dettaglio nel corso degli ultimi due anni. Tra il 2021 e il 2022, infatti, il costo unitario dell’energia elettrica e del gas naturale è aumentato in modo notevole. Per quanto riguarda l’elettricità, come confermano i dati raccolti dall’indagine, si è passati da una media di 0,07 €/kWh registrata nel primo trimestre del 2021 ad una media di 0,33 €/kWh nel terzo trimestre del 2022, con una punta di 0,41 €/kWh nel corso del secondo trimestre dell’anno in corso. Anche restringendo l’analisi al costo minimo dell’energia, accessibile con l’attivazione dell’offerta più vantaggiosa del momento, la crescita dei costi è evidente. In questo caso, infatti, si passa da un costo di 0,03 €/kWh (primo trimestre del 2021) a 0,26 €/kWh (terzo trimestre del 2022). Nel corso del secondo trimestre del 2022 si è registrato il picco massimo di 0,28€/kWh. In meno di due anni, il costo più basso disponibile per l’energia elettrica è aumentato di oltre 8 volte.

Gli aumenti riguardano anche il gas naturale. Il costo unitario del gas è passato da 0,15 €/Smc a 1,11 €/Smc nel confronto tra il primo trimestre del 2021 e il terzo trimestre del 2022. Limitando l’analisi al costo minimo del gas ottenibile con le migliori offerte del Mercato Libero, invece, si è passati da 0,09 €/Smc a 0,89 €/Smc. In questo caso, l’aumento è stato elevatissimo. Il prezzo più basso disponibile sul mercato per il gas è, infatti, aumentato di circa 12 volte nel periodo considerato.

Quarto trimestre 2022: il Prezzo Energia ARERA per la Tariffa in Tutela è il più alto di sempre quasi 8 volte quello di Aprile 2021 e due volte e mezzo quello dello stesso periodo dell’anno scorso.

Contemporaneamente il Prezzo Unico Nazionale (PUN), ovvero il valore di riferimento a cui sono agganciate le migliori tariffe variabili del libero, è finalmente in calo dopo l’esplosione degli ultimi mesi. Se questo andamento del PUN rimarrà stabile sarà possibile risparmiare nettamente passando al Mercato Libero.

Paolo Benazzi, Business Leader Gas&Power di Gruppo MutuiOnline, sottolinea: “Le offerte per famiglie e imprese oggi sono sostanzialmente solo a prezzo variabile, ciò significa che quanto spenderemo in bolletta dipenderà dall’andamento del Prezzo all’ingrosso. Il passaggio al Mercato Libero può garantire un risparmio concreto a patto che si scelga attentamente una tariffa competitiva, che rivenda l’energia al prezzo all’ingrosso con un basso ricarico per il fornitore. A Ottobre il prezzo di riferimento è rientrato rispetto ai picchi estivi perciò, se il valore sarà stabile da qui a fine anno, il Mercato Libero sarà molto più conveniente della tariffa in Maggior Tutela, che presenta un prezzo più caro nell’ultimo trimestre.”

Una famiglia media oggi spende più del triplo per luce e gas 
Gli aumenti registrati dal costo dell’energia elettrica e del gas naturale si traducono in un sostanziale incremento della spesa per le forniture energetiche domestiche. In particolare, per una famiglia media (consumo annuo di 2.800-3.000 kWh di energia elettrica e 1.800-2.000 Smc di gas), l’aumento stimato della spesa annuale è notevolissimo. Il confronto tra i dati del primo trimestre del 2021 e quelli del terzo trimestre del 2022 non lasciano spazio a interpretazioni. Una famiglia, infatti, registra oggi una spesa annuale stimata di 1.963 euro. Si tratta di un dato sensibilmente superiore rispetto a quanto registrato nel corso del primo trimestre del 2021 quando la spesa annuale stimata per la famiglia media italiana era di 616 euro per l’energia elettrica. La spesa media, quindi, che una famiglia deve sostenere per la fornitura di energia elettrica è più che triplicata.

Dati analoghi vengono registrati anche per la fornitura di gas naturale. In questo caso, infatti, con le quotazioni del terzo trimestre del 2022, è necessario mettere in conto una spesa di circa 4.400 euro all’anno per la famiglia media italiana. Nel primo trimestre del 2021, invece, il dato relativo alla spesa annuale stimata per il gas naturale era di appena 1.428 euro. Anche in questo caso, la spesa è più che triplicata.

Le bollette aumentano anche per Single e Coppia

A dover fare i conti con l’aumento delle spese per le forniture energetiche sono anche altre tipologie di cliente. Profili di consumo come la Coppia (consumo annuo compreso tra 1.800 kWh e 2.000 kWh per l’energia elettrica e 1.000 e 1.200 Smc per il gas) e il Single (consumo annuo inferiore a 1.800 kWh per l’energia elettrica e a 1.000 Smc per il gas) non riescono ad evitare gli aumenti dell’ultimo anno. Anche chi consuma poco, infatti, non è esente dall’aumento della spesa. I dati dello studio fotografano al meglio la questione. Per una Coppia si passa da 451 euro a 1.367 euro per l’elettricità e da 863 euro a 2.589 euro per il gas. Per il Single, invece, si registra un incremento da 317 euro a 1.023 euro per l’elettricità e da 480 euro a 834 euro per il gas. Nel passaggio dal secondo al terzo trimestre del 2022, il Single fa segnare un leggero calo della spesa annuale stimata per il gas, attestandosi, in ogni caso, su di un importo quasi doppio rispetto ai dati del primo trimestre del 2021.

Il Mercato Libero oggi conviene ma è importante capire il meccanismo del costo variabile
Tra le conseguenze della crisi energetica c’è anche un’evidente modifica degli equilibri tra il Mercato Libero e il Mercato Tutelato. Il primo garantisce ai clienti di poter scegliere la tariffa (ed il costo dell’energia) analizzando le offerte disponibili e individuando l’opzione più conveniente. Il secondo, invece, prevede che sia ARERA, l’Autorità italiana di riferimento per il settore energetico, a stabilire e aggiornare periodicamente i prezzi. Con la recente quotazione del prezzo di Tutela da parte di ARERA si registra un aumento del risparmio ottenibile scegliendo le migliori offerte luce e gas del Mercato Libero.

Lo scenario energetico attuale ha avuto l’effetto, tra gli altri, di rendere molto complicata per il consumatore la valutazione della convenienza del Mercato Libero rispetto al Mercato di Tutela. Passare a una delle migliori offerte del Mercato Libero rimane oggi, guardando i numeri, una scelta conveniente. Il calcolo del risparmio effettivo ottenibile nel primo anno di fornitura è, però, meno immediato che in passato. Fino al 2021 il Mercato Libero offriva centinaia di offerte a prezzo fisso ed era molto semplice confrontare i costi al kWh e al metro cubo di gas con il costo della Tutela e stimare così il risparmio annuale. Oggi tutte le tariffe del Libero Mercato (con rarissime eccezioni) sono a prezzo variabile: significa che il fornitore rivenderà la tariffa al prezzo all’ingrosso e applicherà il suo ricarico. Quando si parla delle migliori tariffe del Mercato Libero questa cifra extra applicata è davvero minima.

La tariffa di Tutela, contemporaneamente, restituisce un prezzo che cambia ogni 3 mesi e per quantificare quanto si risparmierebbe ad abbandonarla, è necessario confrontare questo prezzo con il costo dell’Energia e del Gas all’ingrosso. Nessuno, in questa fase, può sbilanciarsi sull’andamento dei prezzi del prossimo anno, ciononostante negli ultimissimi giorni osserviamo sicuramente un disallineamento tra il costo all’ingrosso, ovvero quello su cui si basano le migliori offerte del Mercato Libero, e il prezzo di ARERA.

Nel dettaglio:

il Mercato Tutelato vende l’energia, per il trimestre Ottobre -Novembre-Dicembre, a 0,501 €/kWh di contro, il prezzo all’ingrosso dell’energia (detto PUN, “Prezzo Unico Nazionale”), a cui sono agganciate le migliori offerte del Mercato Libero, è in Ottobre sotto quota 0,300€/kWh, e risulta in discesa

Questo significa che con l’attuale costo dell’energia all’ingrosso il Mercato Libero è nettamente più conveniente della Tutela.

La seguente simulazione, in particolare, ipotizza per l’ultimo trimestre dell’anno in corso un consumo di 500 kWh (pari a circa 2.000kWh/anno, coerente con una famiglia media) e mette a confronto la spesa per l’energia in regime di Tutela con quella che si otterrebbe con una delle offerte più competitive del Libero Mercato. Questa comparazione si basa sul prezzo dell’energia (PUN) di Ottobre 2022: se il PUN dovesse calare ulteriormente nel trimestre la tariffa del Mercato Libero sarebbe sempre più conveniente, al contrario se il PUN dovesse crescere il risparmio si ridurrebbe (nelle ultime settimane il PUN risulta in discesa, ma rimane molto volatile).

Il PUN attuale permette di acquistare l’energia con una delle migliori offerte Variabili del Libero Mercato in modo molto più vantaggioso rispetto al prezzo bloccato per il trimestre in Tutela.

La comparazione delle offerte come strada per il risparmio: cresce il confronto online tra Under 45 e utenti del Nord Italia

Per sfruttare la convenienza del Mercato Libero, rispetto al regime di Maggior Tutela, è necessario individuare l’offerta giusta ovvero la soluzione che garantisce l’accesso al costo più basso dell’energia. Per raggiungere quest’obiettivo è possibile affidarsi alla comparazione online delle offerte. I dati raccolti dall’Osservatorio SOStariffe.it e Segugio.it confermano come la comparazione sia sempre più diffusa tra gli Under 45. Tra gli effetti della crisi energetica, infatti, c’è anche un rinnovato interesse per il risparmio e per la comparazione come strumento per raggiungere quest’obiettivo. Le rilevazioni confermano come, rispetto ai dati pre-pandemia, la percentuale di contratti per luce e gas attivati da Under 45 sia crescita di 5,5 punti percentuali toccando il 37,5% del totale. La necessità di massimizzare il risparmio in bolletta è particolarmente sentita nel Nord Italia. Nel terzo trimestre del 2022, infatti, la percentuale di contratti luce e gas attivati da utenti del Nord Italia è stata del 54,3%. Si tratta del dato più alto registrato dal primo trimestre del 2020. A pesare su questo risultato potrebbe aver influito in modo significativo anche il maggior consumo di gas che caratterizza le regioni dell’Italia settentrionale durante i mesi invernali. Un consumo maggiore comporta, infatti, una spesa significativamente superiore e, quindi, la necessità di sfruttare tutte le risorse disponibili per massimizzare il risparmio.




Coronavirus, giocare d’anticipo sul virus per contenere la seconda ondata

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE registra nella settimana 16-22 settembre, rispetto alla precedente, un ulteriore incremento nel trend dei nuovi casi (10.907 vs 9.837) a fronte di un lieve aumento dei casi testati (385.324 vs 370.012).

Dal punto di vista epidemiologico crescono i casi attualmente positivi (45.489 vs 39.712) e, sul fronte degli ospedali, i pazienti ricoverati con sintomi (2.604 vs 2.222) e in terapia intensiva (239 vs 201). Dopo la sostanziale stabilità registrata nella settimana precedente, tornano a salire anche i decessi (105 vs 70).

In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:
Decessi: +35 (+50%)
Terapia intensiva: +38 (+18,9%)
Ricoverati con sintomi: +382 (+17,2%)
Nuovi casi: +10.907 (+10,9%)
Casi attualmente positivi: +5.777 (+14,5%)
Casi testati +15.312 (+4,1%)
Tamponi totali: +52.304 (+9%)

«Nell’ultima settimana – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – risale l’aumento dei nuovi casi, in conseguenza dell’incremento sia dei casi testati sia del rapporto positivi/casi testati. Si conferma inoltre la crescita costante dei pazienti ospedalizzati con sintomi e di quelli in terapia intensiva».

Nell’ambito di una circolazione endemica del virus, l’aumento dei focolai determina la progressiva crescita dei nuovi casi settimanali. Infatti, dai 1.408 nuovi casi della settimana 15-21 luglio siamo passati ai 10.907 di quella 16-22 settembre, con un incremento del rapporto positivi/casi testati dallo 0,8% al 2,8% , seppure con ampie variabilità regionali: dall’1,1% della Basilicata al 6,5% della Liguria.

Le dinamiche del contagio hanno generato il progressivo aumento dei casi attualmente positivi che da fine luglio sono quasi quadruplicati, da 12.482 a 45.489 , anche se distribuiti in maniera molto diversa tra le Regioni, in relazione a 3 variabili :
“Densità” del contagio: casi attualmente positivi per 100.000 abitanti al 22 settembre.
Velocità di diffusione del contagio: incremento percentuale dei casi nella settimana 16-22 settembre.

Capacità di testing delle Regioni: numero di casi testati per 100.000 abitanti nella settimana 16-22 settembre, che condiziona l’incremento percentuale dei casi e il numero dei casi attualmente positivi.

L’incremento progressivo dei casi attualmente positivi si riflette anche sull’aumento delle ospedalizzazioni: infatti, in 2 mesi i pazienti ricoverati con sintomi sono aumentati da 732 a 2.604 e quelli in terapia intensiva da 49 a 239 . «Fortunatamente – spiega Cartabellotta – la composizione percentuale dei casi attualmente positivi si mantiene costante: mediamente il 93-94% sono asintomatici/oligosintomatici; i pazienti ricoverati con sintomi rappresentano il 5-6% del totale e quelli in terapia intensiva lo 0,5%, anche se con differenze regionali rilevanti».

In particolare, la percentuale dei ricoverati con sintomi sui casi attivi va dal 2,4% della Provincia autonoma di Trento al 9,7% della Liguria; la percentuale di quelli in terapia intensiva dallo 0% della Provincia Autonoma di Trento e della Valle D’Aosta all’1,2% della Sardegna.

Nella settimana 16-22 settembre circa l’85% dei pazienti ricoverati con sintomi si concentrano in Lazio (482), Campania (360), Lombardia (294), Sicilia (224), Puglia (204), Emilia-Romagna (185), Piemonte (164), Liguria (148) e Veneto (141). L’82,8% dei pazienti in terapia intensiva si distribuisce in 9 Regioni: Lombardia (34), Lazio (31), Campania (23), Emilia-Romagna (22), Toscana (21), Sardegna (21), Liguria (17), Sicilia (15) e Veneto (14).

«Se da lato si tratta di numeri che al momento non generano alcun sovraccarico dei servizi ospedalieri – puntualizza il Presidente – dall’altro non bisogna sottovalutare il trend in costante aumento che impone di mantenere la guardia molto alta, soprattutto in alcune Regioni».

In particolare, i tassi di ospedalizzazione per 100.000 abitanti superiori alla media nazionale (4,7) sono in Liguria (10,6), Lazio (8,7), Sardegna (7,1), Campania (6,6), Puglia (5,3) e Sicilia (4,8).

Da 8 settimane consecutive i numeri confermano la crescita costante della curva epidemica e delle ospedalizzazioni, e al momento sono molte le variabili che non lasciano ipotizzare alcuna flessione: dalla riapertura delle scuole all’aumento della circolazione del virus nella stagione invernale; dal continuo incremento dei casi in paesi senza restrizioni di ingresso in Italia, alla convivenza tra coronavirus e influenza stagionale; dalla vita in ambienti chiusi e su mezzi pubblici più affollati, alla ventilata riapertura degli stadi.

«Se è vero che rispetto ad altri paesi europei – conclude Cartabellotta – manteniamo ancora un vantaggio rilevante grazie ad un lockdown più tempestivo, intenso e prolungato e a riaperture più graduali, non è il caso di adagiarsi sugli allori, ma bisogna giocare d’anticipo sul coronavirus per contenere la seconda ondata ed evitare sovraccarichi del sistema sanitario.

Innanzitutto, serve un potenziamento consistente del sistema di testing & tracing oltre che adeguate misure per l’isolamento domiciliare; in secondo luogo devono essere garantite le coperture vaccinali a tutte le categorie a rischio; infine, bisogna assicurarsi che i servizi sanitari delle Regioni del centro-sud, meno avvezzi alla gestione dell’emergenza ospedaliera da COVID-19, siano adeguatamente organizzati e potenziati.

Tutti noi infine, oltre a rispettare rigorosamente tutte le misure raccomandate, siamo chiamati a proteggere al meglio gli anziani e le persone fragili, vista la notevole circolazione in ambito familiare del virus, soprattutto tra giovani asintomatici».




Istat: a novembre gli occupati di 41mila unità

A novembre 2019, gli occupati crescono di 41 mila unità rispetto al mese precedente (+0,2%), con un tasso di occupazione che sale al 59,4% (+0,1 punti percentuali).

L’andamento dell’occupazione è sintesi di un aumento della componente femminile (+0,3%, pari a +35 mila) e di una sostanziale stabilità di quella maschile.

Gli occupati crescono tra i 25-34enni e gli ultracinquantenni, mentre calano nelle altre classi d’età; al contempo, aumentano i dipendenti permanenti (+67 mila) a fronte di una diminuzione sia dei dipendenti a termine (-4 mila) sia degli indipendenti (-22 mila).

In crescita risultano anche le persone in cerca di lavoro (+0,5%, pari a +12 mila unità nell’ultimo mese). L’andamento della disoccupazione è sintesi di un aumento per gli uomini (+1,2%, pari a +15 mila unità) e di una lieve diminuzione tra la donne (-0,2%, pari a -3 mila unità); crescono i disoccupati under 35, diminuiscono lievemente i 35-49enni e risultano stabili gli ultracinquantenni. Il tasso di disoccupazione risulta comunque stabile al 9,7%.

La stima complessiva degli inattivi tra i 15 e i 64 anni a novembre è in calo rispetto al mese precedente (-0,6%, pari a -72 mila unità), e la diminuzione riguarda entrambe le componenti di genere. Il tasso di inattività scende al 34,0% (-0,2 punti percentuali).

Anche nel confronto tra il trimestre settembre-novembre e quello precedente, l’occupazione risulta in crescita, seppure lieve (+0,1%, pari a +18 mila unità), con un aumento che si distribuisce tra entrambi i sessi. Nello stesso periodo aumentano sia i dipendenti a termine sia i permanenti (+62 mila nel complesso), mentre risultano in calo gli indipendenti (-0,8%, -43 mila); inoltre, si registrano segnali positivi per i 25-34enni e per gli over 50, negativi nelle altre classi.

Gli andamenti mensili si confermano nel trimestre anche per le persone in cerca di occupazione, che aumentano dello 0,3% (+7 mila), e per gli inattivi tra i 15 e i 64 anni, in diminuzione dello 0,4% (-59 mila).

Su base annua l’occupazione risulta in crescita (+1,2%, pari a +285 mila unità), l’espansione riguarda sia le donne sia gli uomini di tutte le classi d’età, tranne i 35-49enni. Tuttavia, al netto della componente demografica la variazione è positiva per tutte le classi di età. La crescita nell’anno è trainata dai dipendenti (+325 mila unità nel complesso) e in particolare dai permanenti (+283 mila), mentre calano gli indipendenti (-41 mila).

Nell’arco dei dodici mesi, l’aumento degli occupati si accompagna a un calo sia dei disoccupati (-7,1%, pari a -194 mila unità) sia degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-1,5%, pari a -203 mila).