Il fine settimana di Pasqua che gli italiani dovranno trascorrere a casa sarà particolarmente pesante per i bilanci delle attività agrituristiche. Ad essere azzerate non sono soltanto, ovviamente, tutte le prenotazioni di Pasqua, ma anche quelle per i ponti del 25 aprile e del 1° maggio.
“Fino a qualche mese fa – dichiara il direttore regionale di Confagricoltura – contavamo su una stagione positiva: oggi siamo preoccupati per la situazione contingente, ma anche per l’evoluzione nel medio periodo”.
Confagricoltura, che promuove Agriturist, la più antica organizzazione agrituristica italiana, ricorda che nel nostro Paese sono 23.615 le aziende agrituristiche censite dall’Istat (2018): dodici anni prima erano poco più di 14.000 e nel 2010 non arrivavano a 20.000. La Toscana detiene il primato per numero di strutture, seguita sul podio da Trentino Alto Adige e Lombardia, mentre il Piemonte è la sesta regione.
“In Piemonte – chiarisce il presidente regionale di Agriturist Lorenzo Morandi – sono attive 1.316 aziende agrituristiche (5,6% della quota nazionale), delle quali 914 con alloggio. Le aziende con ristorazione sono 793 (60% del totale); quelle che offrono un servizio di degustazione (tipo enoturismo, per esempio) sono 687 (52% del totale). Sono 1.013 (il 77% del totale) quelle che svolgono altre attività legate all’agriturismo: fattoria didattica, ippoturismo, attività ludiche – educative, agri-asilo”.
Confagricoltura precisa sul territorio regionale le aziende con ristorazione sono 793. “Nelle sole feste pasquali perderemo almeno 79.000 pasti, per un mancato incasso di 2,5 milioni di euro. Se la chiusura si protrarrà ai ponti del 25 aprile e del 1 maggio, la perdita di fatturato sarà di almeno altri 4 milioni di euro”.
Per quanto riguarda i pernottamenti, considerando che le aziende agrituristiche che offrono alloggio sono 914, in Piemonte la disponibilità raggiunge i 10.000 posti letto, il che significa, prudenzialmente, una perdita di fatturato di mezzo milione di euro per le feste pasquali.
“Un altro grave danno che stanno subendo le imprese – sottolinea Morandi – è rappresentato dalla mancata apertura delle circa 400 fattorie didattiche: quelle più attive accolgono almeno un centinaio di visitatori alla settimana, che in questo periodo non hanno potuto ospitare. Nel solo mese di marzo stimiamo in oltre mezzo milione di euro il mancato incasso”.
A questo bisogna aggiungere i mancati incassi per quanto riguarda le aziende enoturistiche e le mancate vendite del vino ai visitatori che si recavano in cantina: prudenzialmente, solo per quanto riguarda le mancate degustazioni aziendali, i tecnici di Confagricoltura stimano un mancato introito di oltre 600.000 euro al mese.