Nell’ambito della consueta collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese, Unioncamere Piemonte ha presentato oggi i dati della 191ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali.
La rilevazione è stata condotta nei mesi di luglio e agosto con riferimento ai dati del periodo aprile-giugno 2019 e ha coinvolto 1.789 imprese industriali piemontesi, per un numero complessivo di 119.602 addetti e un valore pari a circa 64,6 miliardi di euro di fatturato.
Il II trimestre 2019 conferma la fase di stagnazione che ha colpito la manifattura piemontese a partire dalla seconda metà del 2018.
La produzione industriale ha segnato, per il quarto trimestre consecutivo, una variazione tendenziale negativa (0,8%), frutto del preoccupante trend esibito dai mezzi di trasporto e dal comparto tessile, nonché delle flessioni consistenti registrate, in termini produttivi, dalle principali realtà territoriali. La flessione del periodo aprile-giugno 2019 risulta, inoltre, di intensità superiore rispetto a quanto già evidenziato nei tre trimestri precedenti.
Il calo della produzione industriale si associa ai risultati solo debolmente positivi registrati dagli altri indicatori analizzati: si evidenziano, infatti, un andamento sostanzialmente piatto degli ordinativi interni (+0,2%) e una crescita stentata di quelli esteri (+1,0%); in media, il fatturato totale delle imprese manifatturiere intervistate aumenta dello 0,6% rispetto al periodo ottobre-dicembre 2018, con la componente estera che registra un incremento dell’1,2%; migliora rispetto al II trimestre 2018 il grado di utilizzo degli impianti che si attesta al 68,4%.
Il Presidente di Unioncamere Piemonte, Vincenzo Ilotte, ha commentato: “i dati del II trimestre piemontese ci mostrano una regione in affanno, che segna un’ulteriore battuta d’arresto. Il nord del Piemonte, che non può avvantaggiarsi del buon risultato dell’industria alimentare, soffre proprio nei comparti che lo hanno sempre caratterizzato quali mezzi di trasporto, industrie elettriche ed elettroniche e filiera tessile. Solo adottando misure ad hoc e politiche attive che facilitino l’attività delle nostre imprese, garantendo condizioni di insediamento e crescita occupazionale e promuovendo una vera valorizzazione del nostro know-how, si potrà rimettere in moto la nostra macchina produttiva. Spetta a noi attori economici e istituzionali fermare questo trend, attraverso uno sforzo coeso in direzione di politiche volte a un rilancio degli investimenti e della domanda interna”.
Paolo Musso, Direttore commerciale Imprese Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria: “La diversa vocazione delle provincie piemontesi si riflette molto bene nell’analisi congiunturale presentata oggi. Abbiamo, per esempio, un agroalimentare in crescita nel Piemonte Sud contro un automotive che sconta la riorganizzazione del comparto nel torinese. Se guardiamo al sentiment registrato dai nostri gestori sul territorio nella nostra survey periodica leggiamo tuttavia una buona fiducia sulla crescita delle esportazioni. La Germania rallenta, ma i mercati più lontani continuano ad offrire opportunità interessanti per le nostre produzioni.
Una delle leve su cui puntare sono ancora una volta le filiere, che permettono alle aziende che ne fanno parte di essere più resilienti rispetto alla media. L’internazionalizzazione e la crescita dimensionale delle piccole ma dinamiche imprese della regione sono altri due obiettivi da perseguire per dare forza al sistema.
In Piemonte ne abbiamo affiancate parecchie con i nostri programmi di crescita e di apertura del capitale a investitori venture. Abbiamo lavorato con imprese della circular economy, con modelli commerciali innovativi, capaci di valorizzare il design e il sapere artigianale italiano ma dall’hi tech sorprendente. Non dimentichiamo che il Piemonte negli ultimi 10 anni è cresciuto moltissimo – 10 miliardi di export in più – anche grazie al lavoro comune per far conoscere e portare le nostre aziende all’estero”.
“Il nostro territorio, ha sottolineato il Regional Manager Nord Ovest di UniCredit Fabrizio Simonini, rimane un tassello cruciale del nostro sistema e dispone di importanti risorse per lo sviluppo e la transizione industriale, costituendo per diversi aspetti un laboratorio sociale, economico, culturale per il Paese. Aspetti questi emersi anche nel forum Nord Ovest di UniCredit che abbiamo organizzato la settimana scorsa. Per la sua storicità il Piemonte è strategico per sostenere il sistema produttivo dell’intero Paese e consolidare la capacità competitiva sui mercati internazionali.
Il PIL del Nord Ovest infatti rappresenta l’11% del PIL nazionale. Gli investimenti fissi lordi rappresentano la quota del 13% sul nazionale come anche la quota di export, pari al 12%, e un saldo attivo con l’estero di 12 miliardi di euro. Nel Nord-Ovest è presente un repertorio di aziende che, forgiato dalla crisi, è parte del nucleo di vertice dell’imprenditoria italiana.
La spesa in ricerca e sviluppo è ampiamente superiore alle altre regioni e per quanto riguarda la propensione alla “brevettazione”, il Piemonte si posiziona a ridosso delle regioni benchmark. Spetta a noi, come banca, il compito di sostenere ancora di più le aziende e i cittadini di questo territorio, attraverso le collaborazioni con le associazioni di categoria per valorizzare i settori tipici del territorio e spingere sempre più verso l’innovazione e l’internazionalizzazione delle imprese”.
A livello settoriale, l’unico risultato nettamente positivo appartiene, come nel I trimestre dell’anno, al comparto alimentare, la cui produzione cresce del 3,5%. Con il segno più anche la meccanica, che incrementa la produzione dello 0,8%. Stabile l’andamento delle industrie elettriche ed elettroniche (+0,1%). Tutti gli altri comparti di specializzazione della manifattura regionale evidenziano risultati negativi. In particolare la chimica flette dell’1,2%, i metalli segnano una contrazione dell’1,4%. Il calo del tessile e dell’abbigliamento appare ancora più consistente (-2,3%), ma il dato più penalizzante appartiene, ancora una volta, ai mezzi di trasporto (-5,1%).
Focalizzando l’attenzione sui mezzi di trasporto, attori principali della contrazione produttiva manifatturiera regionale, si rileva come la performance negativa del II trimestre 2019 risulti il frutto di una contrazione sostenuta della produzione di autoveicoli (-48,1%), di un calo importante dell’andamento della componentistica autoveicolare (-8,6%) e di una flessione dell’aerospazio (-7,1%).
L’analisi della dinamica della produzione industriale per classe di addetti evidenzia come, nel II trimestre 2019, una sostanziale stabilità caratterizzi solo le PMI, mentre micro e grandi imprese subiscono flessioni produttive. In particolare le imprese di piccole dimensioni (1049 addetti) registrano una variazione del +0,3% e le medie aziende (50-249 addetti) mostrano un andamento del tutto analogo (+0,4%). Per le realtà di grandi dimensioni (oltre 250 addetti), invece, la flessione produttiva è dell’1,6%, mentre le micro aziende segnano una contrazione dell’1,1%.
Il risultato negativo registrato a livello medio regionale trova conferma in 4 su 8 delle realtà provinciali piemontesi. Una flessione intensa della produzione industriale colpisce il biellese (-4,0%), a causa delle criticità vissute dal comparto tessile. Dato negativo anche per il capoluogo regionale, che segna nel II trimestre del 2019 un calo della produzione manifatturiera dell’1,8%.
In questo caso determinante è stato il contributo negativo offerto dai mezzi di trasporto. Meno intense, ma sempre con il segno meno, le variazioni tendenziali registrate da Asti (0,8%) e Vercelli (-0,7%). Grazie all’ottimo andamento mostrato dalle industrie alimentari e delle bevande e alla performance, seppur debolmente, positiva della meccanica, registrano incrementi dei livelli produttivi Cuneo (+1,1%), Novara (+1,0%), Alessandria (+1,4%) e Verbania (+1,5%).