Coprifuoco per la ristorazione. De Santis: “Altro duro colpo per le imprese artigiane”
Non solo la chiusura di bar, pub, ristoranti, gelaterie e pasticcerie alle 24, penalizzerà molte attività artigiane ma nel nuovo DPCM l’aspetto più preoccupante per le imprese artigiane che conducono un’attività di ristorazione meno classica, consiste nella chiusura alle 21 per gli esercizi che non operano servizio al tavolo (anche se verrà garantita loro la possibilità di continuare ad effettuare consegne a domicilio e servizio d’asporto) e per gli altri divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze dopo le 21.
“Per le attività artigiane della ristorazione del Piemonte, come gelaterie, pasticcerie, pizzerie, rosticcerie, birrerie o altri servizi di ristorazione sarà un ulteriore duro colpo. Non hanno fatto in tempo a risollevarsi dai mancati fatturati di un’intera stagione, che devono subire altre limitazioni con relative decurtazioni di fatturato”. È il commento di Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino.
Le imprese artigiane del Piemonte che operano in questi settori, secondo recenti analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Piemonte, su dati UnionCamere, sono ben 89.163 di cui 19.397 del settore dolciario.
Per Confartigianato la sospensione del servizio al banco dopo le 21 per bar, pasticcerie, pizzerie al taglio, birrerie e gelaterie provocherà un crollo del fatturato in media del 50% con punte dell’80%, considerando anche la quota di fatturato che si perderà con il divieto di consumare in piedi dopo le ore 21.
“Le imprese artigiane che lavorano nella ristorazione sono allo stremo e difficilmente potranno superare un’altra quarantena – continua De Santis – Chiediamo che a fronte di un provvedimento restrittivo ci sia, almeno, un corrispettivo economico”.
“Le imprese artigiane che lavorano nel food rischiano di non farcela ad approdare nel nuovo anno, molti lavoratori sono ancora in attesa di ricevere la cassa integrazione dei mesi passati. – commenta De Santis – Si sono barcamenati nel periodo estivo con tutte le limitazioni e protocolli di sicurezza, cedendo circa un terzo dei ricavi, ora non hanno più gli anticorpi per combattere una seconda ondata di restrizioni”.
“Non solo, ma ora si minaccia il lockdown natalizio – continua De Santis – Evidentemente, qualcuno vuole assestare il colpo definitivo ad artigiani e commercianti, facendoci passare per untori. Mentre prendere un bus o in treno strapieno deve fare bene ai polmoni.”
“Anche a noi artigiani sta a cuore la salute delle nostre famiglie, dei collaboratori e dei nostri clienti, per questo cerchiamo di svolgere le nostre attività in sicurezza, ma nello stesso tempo chiediamo che le misure che vengono varate siano di buon senso”.