“Ci preoccupa il depotenziamento del superbonus 110%, del bonus facciate e del bonus mobili che emerge dal disegno di legge di bilancio 2022 approvato dal Governo e soprattutto la mancata proroga dello sconto in fattura e della cessione dei crediti diversi dal 110%.”

Lo sostiene il Presidente di Confartigianato Torino Dino De Santis.

 

“Proprio ora che il mercato riparte -continua De Santis – i bonus edilizia sono le misure più utili per consolidare la ripresa delle attività produttive e dell’occupazione, soprattutto delle piccole imprese, e la riqualificazione del patrimonio edilizio in un’ottica di transizione green. Non si devono vanificare le aspettative e gli sforzi di imprese e consumatori che apprezzano e utilizzano questi strumenti. In questa fase così delicata della nostra economia, è infatti essenziale dare certezze agli imprenditori e ai cittadini nella programmazione degli interventi previsti.”

 

“Sarà interessante conoscere le motivazioni alla base di questa scelta – sostiene De Santis – se frutto di diktat europei, di allarmi lanciati dalla Ragioneria dello Stato o, piuttosto, di meri ripensamenti delle forze politiche. Pertanto, crediamo nella possibilità di discutere della questione, in un’ottica di costruttivo confronto con le istituzioni.

 

“Tanto per intenderci anche in termini di numeri -avverte De Santis -, qui ci giochiamo una parte consistente del recupero dei punti di Pil bruciati dal coronavirus. Si parte dalle costruzioni per un semplice motivo: il moltiplicatore è altissimo, da cinque a sette volte l’investimento effettuato. Tradotto, significa che il mattone, specie se coniugato in termini di qualità e supportato dalle più moderne tecnologie, trascina ben 82 comparti esterni, dai serramentisti agli esperti di domotica, dagli impiantisti ai tecnici energetici. Un impatto sul tessuto economico che non ha eguali: in Piemonte, giusto per dare una dimensione, nel sistema casa operano oltre 49mila imprese artigiane con 150mila addetti.

 

“All’interno del disegno di legge di bilancio 2022 -conclude  De Santis – vi sono anche altri contenuti di particolare interesse per la ricaduta sulle imprese. Sembra accantonata l’idea dell’abolizione dell’irap per un problema di coperture, piuttosto si parla di un ritocco di aliquota. Si spera che non venga compensato con un aumento di altre imposte a carico delle micro imprese come, ad esempio, l’irpef.

A proposito di quest’ultima, con la manovra 2022 si gettano le fondamenta per una riduzione del cuneo fiscale che si auspica non riguardi, in concreto, solo il lavoro dipendente.

Anche sul fronte degli incentivi agli investimenti, si accoglie di buon grado il pensiero di lungo raggio manifestato dal Governo con la proroga al 2025 degli aiuti fiscali in chiave 4.0. Tuttavia, si prende atto che trattasi di misure gradualmente destinate a ridursi, fino a sparire nell’anno di fine proroga. In questo ambito ci si attende che, almeno in fase di discussione parlamentare, si possano rinnovare anche gli incentivi fiscali per gli investimenti in beni strumentali “tradizionali”, non necessariamente da collocarsi nel piano Industria 4.0”.

 

 

 

 

 

 

 

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