Felici: “Trattano artigiani e commercianti come untori. Si sono dimostrati incapaci, e ora se la prendono con pasticceri e gelatai”
Con il consueto paternalismo il Presidente Conte ci ha avvisato che se faremo tutti i bravi sarà un sereno Natale.
Non facciamoci illusioni. Dpcm dopo Dpcm ci stiamo avviando verso un nuovo lockdown che con l’avvicinarsi del Natale segnerà la morte certa per tante attività artigiane e commerciali e non basteranno le misure di compensazione promesse né il contentino di poter tenere aperte alcune attività nel fine settimana.
Non eravamo ancora riusciti a risollevare la testa dalle restrizioni di questa primavera, che le misure annunciate quest’oggi dal Presidente Conte segnano un’ulteriore mazzata per tutti noi. Siamo consapevoli della gravità della situazione sanitaria ma non possiamo accettare di essere gli unici capri espiatori.
Nei Dpcm non vediamo solo manifestarsi l’anima anti-imprenditoriale dei giallo-rossi, che ignorano cosa significhi alzarsi la mattina per aprire bottega, ma c’è la chiara volontà di additate ristoratori, pasticceri, baristi e gelatai come degli irresponsabili untori. Non sono stati in grado, nei quattro mesi di tregua che il Covid ci ha concesso, di potenziare il traporto pubblico locale.
Non sono stati in grado di organizzare la scuola con orari di lezione differenziati per evitare assembramenti all’entrata e all’uscita. Non sono stati in grado di far partire tutti i cantieri necessari per avere più posti letto ospedalieri. Non sono stati in grado di garantire una massiccia campagna di vaccinazioni anti-influenzali.
Non sono stati in grado a giugno, di prendere dieci influencer e 10 rapper per spiegare ai giovani nelle località di vacanza perché si deve usare la mascherina. Essendo stati incapaci di fare tutto questo, ora colpiscono commercio, ristorazione e artigianato. E che dire dei tanti lavoratori della filiera degli eventi legati anche alla cerimonie di matrimoni (dove si stima una perdita del 70% del fatturato) e di quelli del comparto della cultura? Lo stop a concerti e teatri vuol dire lasciare a casa non solo artisti e operatori culturali ma tanti artigiani.
Non riesco a capire perché quegli imprenditori che in questi mesi hanno rispettato e fatto rispettare ai loro clienti le misure di contenimento (mascherine e distanziamento), debbano ora pagare il prezzo della situazione. E magari anche subire anche la beffa della scorsa Pasqua, quando le pasticcerie artigianali stavano chiuse mentre si vendevano colombe e uova nei supermercati. Sarà così anche per il panettone?
Intanto, i nostri artigiani sono ancora in attesa della cassa integrazione, la cui erogazione si è fermata al mese di giugno per mancanza di liquidità, e sono ancora in attesa dell’estensione del bonus Piemonte a molti codici Ateco che sono stati esclusi. Ma, come diceva mia mamma, se faremo i bravi, a Natale saremo ricompensati”.