Fine anno all’insegna del pessimismo per l’industria delle province di Novara e di Vercelli

Per l’industria delle province di Novara e di Vercelli si annuncia una fine d’anno all’insegna del pessimismo. Secondo le previsioni congiunturali di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv) per il trimestre ottobre-dicembre 2024 (disponibili sul sito www.cnvv.it) il saldo tra la percentuale degli imprenditori che si dichiarano ottimisti e quella di coloro che sono pessimisti sull’incremento della produzione si attesta a -4 punti (rispetto ai precedenti 4) nel Novarese e a -22,2 punti (rispetto ai precedenti -13,6) in provincia di Vercelli, con una media regionale che scende da -0,1 a -1,9 punti.
I saldi ottimisti/pessimisti relativi agli ordini totali e a quelli esteri passano, rispettivamente, da 1,6 a -8,8 e da 2 a zero punti in provincia di Novara, da -17 a -22,2 e da -7,4 -14,7 punti in provincia di Vercelli (a fronte di una media piemontese che cala, rispettivamente, da -1,1 a -5 e da -7,2 a -8,8 punti). Continuano a crescere, invece, le previsioni di investimenti “significativi”, che passano dal 35% al 36,7% tra le imprese novaresi e dal 17,4% al 24,7 % in provincia di Vercelli (con la media regionale in calo dal 25,9% al 23,5%), mentre quelli “sostitutivi” salgono dal 41% al 41,7% nel Novarese e scendono dal 50% al 39,3% nel Vercellese e in Valsesia (la media regionale è in crescita dal 46,1% 48,4%).
«In questa fase di forti tensioni geopolitiche – commenta il presidente di Cnvv, Gianni Filippa – l’incertezza è in aumento e la cautela diventa d’obbligo. L’aumento delle previsioni di investimenti significativi è comunque un segnale di fiducia nei confronti del futuro da parte delle nostre imprese, che contano di poter beneficiare in modo significativo delle misure del Piano “Transizione 5.0” per poter continuare a innovare e ad accrescere la loro competitività».
A livello occupazionale il saldo tra ottimisti e pessimisti relativo alla volontà di fare nuove assunzioni cala da 8,9 a 4,8 punti in provincia di Novara e rimane stabile, a -1,1 punti, in provincia di Vercelli (in calo da 7,3 a 5,1 punti la media regionale), mentre la percentuale delle imprese che intendono fare ricorso alla cassa integrazione sale dal 6,6% al 9,8% nel Novarese e dal 16,7% al 21,6% in provincia di Vercelli, con una media piemontese in aumento dal 10,4% all’11,5%. «Le preoccupazioni per il futuro – osserva il direttore di Cnvv, Carlo Mezzano – si riverberano sul mercato del lavoro, che rimane comunque ancora caratterizzato da un forte scostamento tra domanda e offerta di manodopera specializzata».
La percentuale di imprese che segnalano ritardi negli incassi rispetto ai tempi di pagamento pattuiti sale dal 14,3% al 15,7% in provincia di Novara e cala dal 24,1% al 22,6% in quella di Vercelli, a fronte di una media regionale in aumento dal 22% al 25,2%.
I dati relativi ai principali settori, elaborati in forma aggregata e con media ponderata sulle due province, registrano un netto peggioramento per attese di produzione e di ordini nel metalmeccanico, nella rubinetteria-valvolame e nel tessile-abbigliamento, una relativa stabilità nel comparto chimico, e un ulteriore miglioramento in quello alimentare.
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Dichiarazione del presidente di Confindustria Piemonte
«Una maggioranza più larga del solito delle imprese interpellate – commenta il presidente di Confindustria Piemonte, Andrea Amalberto – in questa indagine non si esprime, non sono né ottimiste, né pessimiste. Assumono in maniera ridotta e ricorrono limitatamente alla cassa integrazione, investono con ritmi più contenuti del solito. Prevale una prudente attesa, non tanto verso i contenuti della manovra economica, quanto verso uno scenario mai così instabile. Il voto americano alle porte è solo l’ultima variabile geopolitica, che si innesta su una twin transition che sta frenando a livello europeo e globale, colpendo anche i Paesi che sono i nostri principali partner. Tutto ciò non incide sulla competitività presente e futura delle nostre imprese, che già guardano al piano Industria 5.0 con interesse, così come dimostrato dalla crescita del settore ICT e dei servizi alle imprese. Uno sforzo che dovrebbe portare a una ripresa sia del mercato interno che dell’export verso i molti mercati dove il Piemonte è già presente, ma soprattutto laddove i margini di crescita non sono ancora stati completamente esplorati».