Fatturato più che dimezzato, mancati pagamenti raddoppiati, crisi di liquidità. Sono solo alcuni dei più gravi effetti dell’emergenza Covid-19 sulle imprese guidate dai giovani under 40. Li ha rilevati Confartigianato in un sondaggio condotto ad aprile su un campione di 566 imprenditori in tutta Italia, con una prevalenza degli artigiani del Nord.
Il lockdown ha costretto alla chiusura il 74% delle imprese guidate dai giovani artigiani e ha causato un calo generalizzato degli incassi: per il 58% degli intervistati la sospensione dell’attività ha provocato nei primi giorni di marzo una riduzione di oltre il 50% del fatturato rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Per il 21% delle imprese il fatturato è diminuito addirittura di oltre il 90% rispetto a marzo 2019. Per far fronte alla crisi di liquidità, il 32% dei giovani imprenditori ha dovuto riorganizzare i costi aziendali e i pagamenti ai fornitori e il 18% ha attivato le misure di sospensione o allungamento delle rate di mutui e prestiti previste dalla moratoria Abi.
Il crollo del fatturato non è l’unica conseguenza del lockdown: per il 58% degli imprenditori i mancati pagamenti e gli insoluti sono raddoppiati rispetto all’anno scorso. Un effetto combinato che ha condotto il 61% dei giovani imprenditori a ricorrere a risorse creditizie superiori a 25 mila euro.
«In questa situazione, – commenta Francesca Nota, imprenditrice braidese nel settore dei serramenti e presidente del Movimento Giovani Imprenditori di Confartigianato Cuneo – a preoccuparci maggiormente è una crisi di liquidità senza precedenti: le nostre imprese a fronte di ricavi pari a zero continuano a sostenere i costi “normali”, cui si aggiungono quelli dovuti alla condizione emergenziale. Purtroppo, non sempre le banche rispondono positivamente alle nostre richieste di credito».
«Inoltre, con la fase 2 appena iniziata, – aggiunge Daniele Casetta, fabbro di Montà e vicepresidente nazionale del Movimento Giovani Imprenditori di Confartigianato – si unisce la preoccupazione per la gestione burocratica della prevenzione in azienda, nonché per gli ulteriori costi da sostenere per assicurarne la sanificazione. Vogliamo riaprire in sicurezza e salvaguardare tutti i posti di lavoro ai nostri collaboratori.
Solo così, una volta che l’emergenza sanitaria sarà conclusa, potremo ripartire più forti e motivati di prima».
Ed è proprio la progressiva carenza di liquidità a spaventare il 18% degli intervistati, insieme al timore, indicato dal 31% dei giovani imprenditori, per il carico di burocrazia nella gestione delle norme di prevenzione e diffusione del virus e la sicurezza in azienda. Tra le preoccupazioni più grandi degli intervistati, i costi da affrontare per la sanificazione periodica (19%) e per l’approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale (19%), la riduzione degli ordini (17%).
Per ripartire, a emergenza conclusa, i piccoli imprenditori under 40 confidano soprattutto nella riduzione della pressione fiscale, indicata dal 22% degli intervistati, nella semplificazione delle procedure di accesso al credito (22%), e nell’aumento delle settimane di cassa integrazione utilizzabili dall’impresa (18%).