In un’intervista pubblicata oggi da La Stampa il presidente Alberto Cirio afferma che “da quanto ci dicono medici e scienziati sul nostro territorio il contagio è condizionato cronologicamente e geograficamente dalla vicinanza con la Lombardia.
Non è un caso che province di confine come Alessandria abbiano dei dati sull’epidemia molto più alti rispetto ad altre aree ad ovest del Piemonte; è evidente che siamo indietro di una settimana rispetto alla Lombardia, ma anche ad altre regioni. È normale che i numeri calino in modo più graduale, però registriamo già un dato positivo sulle terapie intensive, sono diminuiti gli accessi ai pronto soccorso e sta aumentando il numero dei guariti. Qui il contagio è iniziato dopo e finirà dopo”.
Il presidente fa anche presente che “la gestione è stata immediata e tempestiva. A 24 ore dal caso di Codogno ho istituito un’Unità di Crisi, una settimana prima che il Governo lo chiedesse a tutti in modo ufficiale il 4 marzo. Siamo anche stati i primi a montare le tende per i triage fuori dagli ospedali, ad autoprodurre mascherine e reagenti per i tamponi e a creare protocolli per l’autocertificazione dei dispositivi di protezione fatti in Piemonte”.
Infine, rileva che nella prima fase di partenza “l’Unità di Crisi ha dovuto scontare le difficoltà strutturali del sistema sanitario regionale. Prima tra tutte la carenza di laboratori per eseguire i tamponi, che erano rimasti solo due. La sanità che mi è stata consegnata pochi mesi fa da chi l’aveva governata negli ultimi 5 anni aveva l’eccellenza degli ospedali, ma un pressoché completo abbandono della medicina territoriale”.