Confagricoltura Piemonte interviene sul recente pronunciamento dell’Epa – United States Environmental Protection Agency.
“L’agenzia ha concluso che non vi sono motivi di preoccupazione quanto a rischi di tipo alimentare per alcun segmento della popolazione, neanche seguendo le ipotesi più prudenziali applicate nelle valutazioni”.
È questo il verdetto emesso dall’Epa, a proposito del glifosate, un erbicida – informa Confagricoltura – che è utilizzato da numerose imprese agricole e che da anni è al centro di diatribe mediatiche e giudiziarie a proposito di una presunta cancerogenicità della sostanza.
Nell’agosto dell’anno scorso l’Epa aveva già sottolineato come procurare allarme sul potenziale cancerogeno dei prodotti contenenti questa sostanza attiva sarebbe stato “in contraddizione con la valutazione scientifica dell’agenzia” e sarebbe stata quindi “una dichiarazione falsa e fuorviante”.
La valutazione è stata condivisa, negli anni, dall’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare), dalla Bfr (l’Agenzia per la sicurezza alimentare tedesca) e più recentemente dalle autorità canadesi per la salute (Health Canada).
“La valutazione dell’Epa statunitense – dichiara il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia – conferma quanto sostenuto da tempo, sulla base della scienza e non del pregiudizio, da Confagricoltura: riteniamo importante continuare a utilizzare questa sostanza non solo dal punto di vista economico, perché si rischierebbe di mettere in crisi numerose imprese agricole, ma anche ambientale perché il gligosate è utilizzato particolarmente nelle tecniche di agricoltura conservativa, apportando benefici importanti all’ambiente, a partire dalla diminuzione di emissioni di anidride carbonica-.
“Questa vicenda – sostiene il presidente di Confagricoltura Piemonte – ci invita ad analizzare le questioni tenendo nella massima considerazione i pareri espressi dalla comunità scientifica internazionale, puntando a produzioni agricole sostenibili e di qualità, continuando a credere e a investire nella ricerca”.
È stata proprio la ricerca – ricorda Confagricoltura – la protagonista assoluta in agricoltura. Grazie alla ricerca la produttività è cresciuta con l’aumento della popolazione mondiale: dagli anni ’60 gli abitanti del pianeta sono passati da poco più di 3 miliardi a 7 miliardi e in parallelo la produzione cerealicola è cresciuta da circa 900 a quasi 2.400 milioni di tonnellate.
Nello stesso periodo la produzione di cereali è aumentata il 50% cento più velocemente
della popolazione mondiale, soprattutto con incrementi delle rese unitarie. “Nei prossimi
anni – sostiene Allasia – dovremo continuare a puntare sulla ricerca, perché avremo
bisogno di maggiore produzione agricola e dovremo gestire in maniera sostenibile le
risorse naturali dell’ecosistema”.