Mascherine, CIDOS-CNA: “Forniamo attrezzature alla sanità, ma non possiamo venderle a 50 centesimi”

Un fine settimana con l’obbligo di mascherina anche all’aperto. E ancora una volta per la vendita a prezzo agevolato delle protezioni la rete delle aziende ortopediche e sanitarie è stata tagliata fuori .

 

“Costruiamo protesi ad alta tecnologia e serviamo le Asl con ogni tipo di attrezzatura specialistica, ma ci hanno tagliati fuori dalla distribuzione delle mascherine a prezzo calmierato, concedendole invece ai tabaccai”.

La protesta arriva da Corrado Iozzelli, presidente di CIDOS (Associazione Imprese Ortopediche e Sanitarie del Piemonte e Valle d’Aosta) affiliata a CNA Benessere e Sanità.

 

Sono circa 200 le imprese in Piemonte che si occupano della vendita e distribuzione di presidi di ortopedia tecnica. Occupano complessivamente oltre un migliaio di dipendenti e lavorano in strettissimo collegamento con il sistema sanitario. “In questo periodo di lockdown ci siamo spesso trovati in prima linea nella distribuzione del materiale, quando spesso gli utenti non potevano accedere agli uffici delle Asl chiusi per quarantena. Abbiamo continuato a costruire protesi, plantari, busti e distribuire materiale per degenti post colostomia, nonostante la quarantena, per il bene dei pazienti. Poi, quando è stato il momento di creare una rete di vendita per presidi sanitari, come le mascherine, a prezzi agevolati, si è parlato solo di farmacie, parafarmacie e tabaccherie. E noi veniamo tagliati fuori”.

 

La presa di posizione di CIDOS, per voce del presidente è già stata consegnata attraverso una lettera al presidente della Giunta Regionale Alberto Cirio, al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, all’assessore regionale alla sanità Luigi Icardi, al ministro della Salute Roberto Speranza e al Commissario Straordinario per l’emergenza Coronavirus Domenico Arcuri.

 

“Inoltre, il Governo indicando il prezzo calmierato delle mascherine ha di fatto reso invendibili quelle scorte di materiale che abbiamo in magazzino. In piena crisi, infatti, per approvvigionarci, i fornitori applicavano per ogni mascherina un costo superiore a un euro più IVA. Alla luce di questo, i nostri prezzi al pubblico risulterebbero fuori mercato e quasi provocatori agli occhi dei cittadini-consumatori”, ha concluso Iozzelli.