Recovery Plan. Confartigianto imprese: Un’occasione che non deve essere sprecata

Anche il nostro tessuto imprenditoriale necessita di un vaccino per sconfiggere le malattie croniche che bloccano il sistema di micro e piccole imprese del nostro Paese e del Piemonte (costituito da 117mila circa imprese artigiane). Le riforme, per le quali il recovery plan è il nostro libro dei sogni, rappresentano il vaccino per colmare i ritardi dell’Italia accumulati negli anni, ancora prima della crisi sanitaria, ancora in corso”.

Ad affermarlo Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte che aggiunge: “nel frattempo però bisogna anche gestire l’emergenza e per farlo servono provvedimenti straordinari: ci preoccupano le scadenze fiscali e quelle dei crediti. La moratoria che scade il 30 aprile va rinnovata per evitare che le imprese, alla riapertura, si ritrovino strangolate da adempimenti fiscali e mutui. Chiediamo, in sintesi, un biennio fiscale bianco. Ma per pensare seriamente ad una ripartenza occorre avviare delle riforme profonde del nostro sistema che rimane quello con un fisco troppo alto, un’inadeguata digitalizzazione della PA, una giustizia lenta, una burocrazia asfissiante.”

 

“Per garantire una vitale accelerazione della crescita dell’economia italiana -afferma Felici-vanno migliorate le condizioni di competitività delle imprese, anche attraverso una maggiore efficienza dei servizi erogati dalla Pubblica amministrazione. Una sfida non da poco, considerato il momento storico.”

 

In un sondaggio effettuato da Confartigianato Imprese  emerge che il 15% delle piccole e medie imprese del Piemonte ha perso il 50% del fatturato ed il 32% è a rischio operativo. Ecco perché non si può sbagliare la misura dei prossimi interventi.

 

Non si può dimenticare però che l’Italia, secondo la comparazione internazionale del rapporto Doing Business 2020 della Banca Mondiale (2020), è al 58° posto nel mondo e terzultima nell’UE a 27, per facilità di fare impresa. E tutto questo ben prima della pandemia.

 

“Molteplici sono i ritardi da colmare nel nostro Paese – continua Felici –  in primis: fisco, burocrazia e giustizia, ma anche la svolta digitale, le opere pubbliche, i tempi di svolgimento degli appalti, l’emergenza occupazionale per giovani e donne sono obiettivi imprescindibili se si vorrà avviare una vera ripresa dopo la pandemia. Ricordiamoci che in tredici indicatori su venti esaminati nel confronto internazionale, l’Italia è agli ultimi tre posti tra i 27 paesi dell’Unione europea”.

 

“Per questo insistiamo  -riprende Felici – che il Recovery Plan deve tener conto delle esigenze delle piccole e medie imprese italiane che restano la spina dorsale del nostro sistema produttivo. Troppe volte in passato abbiamo assistito al varo di leggi, provvedimenti e strategie di investimento pensate solo per i grandi. Se si applicheranno le logiche utilizzate in passato, avremo sprecato un’occasione unica e irripetibile”.

«Chiediamo inoltre  – conclude Felici – di rendere stabili gli incentivi per le ristrutturazioni e la riqualificazione energetica degli edifici, la proroga a tutto il 2023 del superbonus 110%, la valorizzazione degli appalti a km0, incentivi per collaborazione tra enti di ricerca pubblici e micro e piccole imprese e per favorire le reti di imprese impegnate in attività di economia circolare e di transizione ecologica».