Cooperative torinesi: fotografia al 1° semestre 2020 e prospettive per il futuro

 Presentati oggi a Palazzo Birago e on line i dati di un’indagine realizzata dalla Camera di commercio di Torino con Legacoop Piemonte e Confcooperative Piemonte Nord, sullo stato di salute delle cooperative torinesi e sugli effetti della crisi sanitaria in questo primo semestre 2020.

“I numeri evidenziano l’impatto significativo della crisi sanitaria sul sistema cooperativo torinese che nel primo semestre dell’anno registra un calo del -3,1%, con un raddoppio delle cessazioni d’attività – spiega Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino. – Dall’indagine qualitativa, tuttavia, si intravede un sistema che resiste: il 41% delle cooperative intervistate dichiara un effetto della crisi minimo e comunque gestibile nel medio periodo. Non solo: il 22% addirittura approfitta del momento per ripensare i prodotti e i servizi offerti e il 47% per investire in innovazione”.

Secondo Dimitri Buzio, Presidente di Legacoop Piemonte: “I dati presentati ci raccontano le difficoltà riscontrate dalle cooperative, soprattutto in alcuni settori come l’edilizia, la ristorazione e la logistica non legata alla grande distribuzione, ma ci restituiscono anche la forte capacità di innovazione e impegno della cooperazione per offrire risposte ai bisogni dei soci e dei lavoratori; l’indagine qualitativa evidenzia infatti che il 70% delle imprese intervistate dichiara di aver attuato piani strategici, in misura significativa per il rilancio della propria impresa, a dimostrazione della continua tutela del lavoro e dell’impegno della cooperazione per il sostegno e lo sviluppo dell’economia del territorio, in un’ottica intergenerazionale che è uno dei capisaldi dell’essere impresa cooperativa”.

Gianni Gallo, Presidente di Confcooperative Piemonte Nord così commenta l’indagine: “I numeri che emergono dall’annuale ricerca della Camera di commercio di Torino danno il segno di una cooperazione che ha saputo immettere grandi energie per affrontare la prima fase della crisi derivante dalla pandemia mondiale, che ancora stiamo vivendo. Tutti si sono attrezzati per dare continuità alle attività in corso: sia chi doveva garantire servizi pubblici essenziali sia chi è stato chiamato a garantire continuità all’occupazione e il reddito ai propri soci. Gli scenari attuali impongono di far convergere tutte le energie disponibili, a partire da quelle interne alle cooperative per arrivare a quelle pubbliche, per attivare un’azione di trasformazione delle attività dell’impresa stessa. Una trasformazione che possa essere coerente con i cambiamenti che si prospettano all’orizzonte imposti dalla pandemia: la digitalizzazione dei processi in primis. Solo i soggetti cooperativi che sapranno configurarsi secondo questo nuovo scenario si potranno candidare a svolgere anche in futuro il ruolo di soggetto emancipatore”.

Dati 2019

A fine 2019 (ultimo dato disponibile) le 1.319 cooperative attive nella città metropolitana di Torino avevano generato una ricchezza economica pari a 2,6 miliardi di euro (valore della produzione) e impiegato nel complesso 46.153 addetti. È il terziario (servizi alle persone e alle imprese) a realizzare quasi il 58% del valore della produzione e a dare lavoro al 91% degli addetti totali.

Le associazioni di categoria del territorio rivestono un ruolo importante per il mondo cooperativo: Legacoop Piemonte e Confcooperative Piemonte Nord raccolgono insieme 636 cooperative associate. Di queste 581 hanno sede legale nella città metropolitana di Torino, realizzano 1,6 miliardi di valore della produzione (il 61% del totale) e impiegano 24.505 addetti (il 53%).

Dati al primo semestre 2020

A fine giugno 2020 sul territorio si contano 1.278 cooperative attive: rispetto a fine 2019 si registra una diminuzione del -3,1%.

Dal 2010 ad oggi si è assistito ad un calo costante della presenza di cooperative nel torinese: se tra il triennio 2015-2017 il numero si era quasi stabilizzato, nell’ultimo biennio si è assistito ad un’erosione più marcata, fino a toccare il valore più basso nel I semestre del 2020.

La crisi sanitaria Covid-19 non ha sicuramente aiutato la ripresa del sistema imprenditoriale torinese e, di conseguenza, delle cooperative.

Dall’analisi delle cessazioni avvenute nei primi sei mesi del 2020, esce con forza la criticità che il mondo cooperativo ha dovuto affrontare: rispetto ai primi sei mesi del 2019, le cessazioni sono raddoppiate (da 303 a 600 unità), con picchi più elevati nel trimestre aprile-giugno 2020.

Rispetto a fine 2019, quindi, i servizi alle imprese – il primo settore per numero di cooperative attive con il 43,2% del totale – registrano anche la flessione più marcata (- 3,7%); seguono i servizi alle persone (il 26,1%; -3,5%) e le costruzioni (9,1%; -3,3%).

Componenti imprenditoriali del sistema cooperativo torinese

Più di un quarto (25,7%) delle cooperative sono imprese femminili, anche se in decrescita rispetto al 2019 del -3,5%: si occupano principalmente di servizi alle persone, settore in cui sono attive il 41,6% delle cooperative in rosa.

Le cooperative straniere rappresentano il 5,7% del totale, ma rispetto a fine 2019 sono diminuite del -2,7%, evidenziando quindi una flessione più contenuta rispetto al mondo cooperativo complessivo. Oltre il 60% è attiva nei servizi orientati alle imprese e, nel 20% dei casi, nelle costruzioni.

Infine, le cooperative attive giovanili sul territorio a fine giugno 2020 pesano per il 4,1% del totale. Il calo della consistenza di questa componente è più marcato e tocca il – 7,1%. Rispetto al 2012 (primo dato disponibile), la presenza delle cooperative giovanili in provincia è più che dimezzata; il lungo processo di erosione è incominciato nell’anno 2014, e ha subito un’accelerazione in particolare nel triennio 2017-2019.

L’indagine: il clima di fiducia e la gestione dell’emergenza Covid-19

Uno specifico approfondimento dell’indagine ha avuto l’obiettivo di valutare le misure adottate nella contingenza del lockdown e nel periodo successivo, e di comprendere se l’emergenza abbia fatto da innesco allo sviluppo di soluzioni e attività innovative. L’indagine è stata somministrata nel mese di luglio 2020: hanno risposto 268 cooperative, il 21% delle attive in provincia di Torino.

Durante l’emergenza sanitaria: Fase 1

Solo il 20% delle cooperative ha interrotto completamente la propria attività (fra le altre imprese la percentuale era superiore al 60%), facendo ricorso all’utilizzo di ammortizzatori sociali ordinari (il 22%) o in deroga (il 42%), di ferie e congedi (il 13%) e al supporto di strumenti finanziari per gestire il periodo di sospensione (il 13%). Invece il 41% delle cooperative ha proseguito nello svolgimento della propria attività – soprattutto nei settori della salute, del sociale e dei servizi.

Fase 2

Nel complesso, fra le cooperative rispondenti all’indagine una buona parte (il 41%) afferma che durante la Fase 2 l’effetto della crisi sia stato minimo, con ricadute pur sempre gestibili nel breve/medio periodo.
Il 13%, invece, ritiene grave l’impatto subito, al punto da mettere in discussione il proseguimento dell’attività (ma questa percentuale saliva al 35% nell’indagine relativa alle altre forme imprenditoriali torinesi).

Sentiment

Intervistate sull’andamento dell’anno in corso a luglio il 73,5% delle cooperative si dichiara moderatamente o molto pessimista, mentre nelle indagini precedenti, i pessimisti, seppur in crescita, si fermavano al 37,7% nel 2018 e al 46,3% nel 2019.

Andamento del fatturato

Se l’anno 2019 si era chiuso per il sistema cooperativo torinese senza grandi variazioni rispetto al 2018, in termini di trend del fatturato e dell’occupazione, il 2020 ha invece ridimensionato le aspettative: per il periodo corrispondente alla Fase 1 dell’emergenza sanitaria, il 77,8% delle cooperative ha rilevato una contrazione del fatturato. Considerando complessivamente i trend del biennio precedente tale percentuale si fermava al 29,4% nel 2018 e al 30,2% nel 2019.

Il futuro

Per il dopo emergenza, il 70% delle cooperative ha dichiarato di aver elaborato o di prevedere l’elaborazione di un piano strategico aziendale volto a rivedere l’attività imprenditoriale. La scelta ha coinvolto maggiormente alcuni settori – fra tutti credito e finanza, cultura e sport, salute e sociale e produzione e lavoro e meno altri, come ad esempio le cooperative agricole.

Particolarmente significativa la presenza di cooperative che hanno sviluppato piani di rilancio (il 33%) – volti quindi a far emergere nuove opportunità a fronte della crisi – mentre è quasi residuale la quota di imprese che hanno mantenuto un approccio difensivo, di riduzione delle dimensioni o di abbandono di alcune attività. È una prospettiva, quella del tessuto di cooperative torinesi, quasi ribaltata rispetto a quanto emerge fra le altre forme imprenditoriali dove la propensione ad attuare strategie di rilancio è risultata contenuta (il 16%).

L’emergenza sanitaria sembra anche esser stata foriera di innovazione. Alla domanda se, a fronte della crisi connessa a Covid-19, le imprese abbiano investito in alcune attività innovative, è emersa una significativa percentuale di risposte affermative, tra cui soprattutto la scelta di migliorare prodotti e servizi esistenti (o svilupparne di nuovi) – innovazione voluta dal 22% delle imprese rispondenti.

Al di là delle esigenze emerse in occasione dell’emergenza sanitaria, la propensione all’innovazione tecnologica è stata indagata anche nel medio periodo: nel triennio 2020 – 2022 il 47% delle cooperative prevede investimenti tecnologici in chiave Impresa 4.0.




Expocasa, Città di Torino e CCIAA : ecco il calendario appuntamenti

Le istituzioni del territorio a sostegno della ripartenza del sistema fieristico torinese: con questo spirito la Camera di commercio e il Comune di Torino partecipano direttamente all’edizione 2020 di Expocasa, che si apre domani all’Oval, inaugurando uno spazio istituzionale comune, dove si alterneranno talk, seminari e momenti di incontro tra pubblico ed esperti del settore.

 

Questa edizione di Expocasa è particolarmente significativa – commenta Alberto Sacco, Assessore al Commercio della Città – perché rappresenta un momento di ripresa sia per l’attività fieristica, sia per le imprese che operano nell’ambito delle soluzioni abitative, della domotica, dei complementi di arredo e di tutto quanto sia riconducibile al tema casa. Quest’anno sono una novantina gli espositori di Torino e dell’area metropolitana presenti. Interessante sarà anche seguire gli appuntamenti nell’area istituzionale, organizzati in collaborazione con la Camera di commercio di Torino, che rappresentano un modo per aggiornarsi sul settore Furniture del dopo Covid e sulle nuove tendenze di questo comparto così importante per il nostro Made in Italy”.

Il ritorno ad eventi fieristici indoor è un segnale di ripartenza ed è una buona notizia per tutto il territorio – dichiara Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino. – Per questo l’ente camerale ha voluto assicurare il proprio supporto a questa edizione di Expocasa, anche attraverso l’organizzazione di un ricco programma di seminari e talk all’interno di uno stand istituzionale, perché i temi dell’abitare, del design e del fare impresa tornino ad essere oggetto di dibattito e di confronto anche in presenza tra tutti gli operatori”.

 

 

Si parlerà ad esempio del progetto della Camera di commercio Abitare sostenibile, un tema di grande attualità nel dialogo costante tra studenti, professori e professionisti, per promuovere fin dai banchi di scuola la conoscenza e l’utilizzo delle soluzioni più innovative e attente all’ambiente. E sempre l’innovazione sarà al centro della presentazione a cura del Politecnico di Torino della materioteca MATto, il luogo dove si offre consulenza personalizzata nella ricerca di materiali inediti e soluzioni per nuovi prodotti.

 

 

Infine gli incontri allo stand saranno anche l’occasione per presentare al pubblico di professionisti e imprenditori i servizi della Camera di commercio, dalla consulenza per l’avvio di impresa alla digitalizzazione in ambito Internet of Things, dal crowfunding agli strumenti concreti di lavoro come il Prezzario Opere Edili, senza dimenticare i servizi di informazione gratuita, come lo Sportello del consumatore.

 

Tutte le info e il calendario sempre aggiornato sugli incontri allo stand su www.to.camcom.it/expocasa2020

 

 

Programma incontri

Area incontri stand Camera di commercio di Torino – Città di Torino

Lunedì 28 settembre

I servizi e gli strumenti di lavoro per il settore casa e ambiente della Camera di commercio di Torino

Oltre ai compiti istituzionali attribuiti dalla legge, quali la tenuta del Registro FGAS e la pubblicazione del Prezzario delle Opere edili ed impiantistiche, strumento di lavoro fondamentale per il settore edile, la Camera di commercio di Torino ha creato specifici servizi di prima informazione online: uno dedicato ai consumatori ed uno rivolto alle imprese soggette agli adempimenti previsti in materia ambientale. Vengono inoltre organizzate, anche in collaborazione con altri Enti ed istituzioni, locali e nazionali, specifiche iniziative divulgative e formative al fine di incentivare lo sviluppo di buone pratiche commerciali ed informare gli operatori sulle più recenti novità normative.

Prenotazione obbligatoria

Martedì 29 settembre

Ore 17 – 18

Laboratorio “Abitare Sostenibile Sicuro Smart e con attenzione agli aspetti Sanitari (LAS4)”

Un tema di grande attualità nel dialogo costante tra studenti, professori e professionisti, per promuovere fin dai banchi di scuola la conoscenza e l’utilizzo delle soluzioni più innovative e attente all’ambiente.

Prenotazione obbligatoria

 

Mercoledì 30 settembre

La materioteca MATto del Politecnico di Torino

MATto è la materioteca del Politecnico di Torino che, insieme a Camera di commercio di Torino, mette a disposizione delle aziende manifatturiere alcuni servizi di consulenza personalizzati dedicati alla ricerca di materiali e processi produttivi per dare impulso e sostegno all’innovazione delle imprese industriali e artigianali.




Confermati ieri pomeriggio i vertici del Comitato Torino Finanza

Sono lusingato della fiducia che i vertici della Camera di commercio ripongono in me e che credo si basi sulla massima attenzione che pongo alle esigenze del sistema economico torinese. – ha affermato Vladimiro RambaldiPer questo mi piace ricordare l’“Osservatorio sulle start up innovative” che ogni cinque anni analizza in profondità lo stato di salute dell’ecosistema torinese. Da qui abbiamo sviluppato l’idea di una futura piattaforma per darne la giusta visibilità e per mettere a disposizione utili strumenti di lavoro. Sono certo che diventerà un punto di riferimento per gli aspiranti imprenditori innovativi e un valido aiuto per la creazione di nuove start up.”

 

Continuare a puntare sull’educazione finanziaria del territorio è fondamentale in un periodo economico così delicato – ha commentato Dario Gallina, presidente della Camera di commercio di Torino, che ha riproposto i vertici anche per quest’anno – e la squadra del Comitato Torino Finanza sta funzionando bene, soprattutto a favore delle imprese. La ricerca di nuovi dati statistici e di prodotti digitali per far sviluppare l’innovazione del territorio, e la formazione per i futuri imprenditori sono i punti di forza di questa organizzazione.”

 

Il Comitato Torino Finanza ha portato avanti numerose iniziative di grande interesse per la Camera di commercio di Torino, di cui fa parte. Tra le più note, ricordiamo:

– il recente “PILNOW”, l’indice che fornisce in tempo reale lo stato di salute regionale, stimando trimestralmente il PIL piemontese

– l’“Osservatorio sui Confidi” che si è affermato come punto di riferimento nazionale sul tema e ha fatto conoscere il Comitato Torino Finanza in tutta Italia

– il progetto “Consapevolezza economica” che ha portato l’insegnamento dell’economia nelle scuole elementari, medie e superiori.

 

Il Comitato Torino Finanza è giunto al quarto rinnovo dalla sua costituzione nel 2006, che coincide anche con il trentesimo anniversario di “Torino Finanza” nella sua accezione allargata, comprendendo quindi gli anni di attività dell’Associazione che fu fondata nel 1990 dal compianto Franco Cellino.

 




CCIAA Torino: spese famiglie torinesi, il Covid fa tirare la cinghia

Si è svolta oggi la presentazione dell’indagine sulle spese delle famiglie torinesi nel primo semestre 2020, una rilevazione semestrale realizzata per dare evidenza delle ripercussioni della crisi sanitaria di quest’anno.

Sono state analizzate le spese di 160 famiglie torinesi a cui è stato anche sottoposto un breve set di domande volto ad indagare eventuali cambiamenti delle abitudini di consumo proprio nei mesi di lockdown.

“Come previsto l’emergenza sanitaria ha impattato fortemente sulle spese delle famiglie: 8 su 10 hanno contratto decisamente gli acquisti non necessari e il 34% ha dovuto intaccare i risparmi – ha commentato Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino, – Nella crisi si individuano, tuttavia, anche comportamenti virtuosi, come la riduzione dello spreco alimentare, il sostegno ai piccoli esercenti e l’acquisto di prodotti Made in Italy“.

I dati dell’indagine Con 2.363 euro mensili, in diminuzione del -6,5% (-162 euro) rispetto al I semestre del 2019, la spesa complessiva delle famiglie torinesi nei primi sei mesi del 2020 torna ai livelli del I semestre 2015.

Dopo il costante incremento del passato, in particolare nel triennio 2015-2017, e la sostanziale tenuta tra il 2018 ed il 2019, i primi mesi 2020 fanno registrare dunque un decisoridimensionamento.

Il calo è dovuto esclusivamente ai consumi non alimentari, che scendono anche al di sotto dei livelli del 2015; al contrario i consumi alimentari crescono (+1%; +4 euro rispetto al I semestre 2019), arrivando a rappresentare il 17% della spesa complessiva (prima era il 15%). La spesa alimentare Raggiunge i 405 euro mensili, con oscillazioni contenute per tutte le componenti, fatta eccezione per i cibi di asporto (+6 euro, +40%) e per carne e salumi (+4 euro).

La spesa non alimentare Scende sotto la soglia dei 2.000 euro, attestandosi a 1.958 euro (-7,8%; -166 euro rispetto al I semestre 2019). Tra le varie voci, quella dell’abitazione (a cui si sommano anche le utenze domestiche) continua a rappresentare la componente principale (51,7% delle spese non alimentari), in crescita del +2,8% rispetto allo stesso periodo del 2019, in particolare nelle utenze domestiche (energia elettrica, acqua, gas, riscaldamento) chevedono un aumento del +7,3% (+12 euro).

Fatta eccezione per l’abitazione e per le spese in istruzione (+3 euro), si assiste ad un calo più o meno sostenuto di tutte le altre voci principali delle spese non alimentari. La diminuzione più consistente si registra come previsto nella categoria “altri beni e servizi” (-24,9%; -76 euro) dove convergono le voci relative al tempo libero: in media, ad esempio, -43 euro per viaggi e vacanze e –40 euro per pasti fuori casa.

Seguono le flessioni relative ai servizi sanitari e salute (-35 euro, -31,3%), dove il crollo è imputabile quasi del tutto al calo delle spese in visite mediche specialistiche ed analisi. Diminuisce anche del -22,8% la categoria ricreazione, spettacolo e cultura (-28 euro) dove il calo più sostenuto è nell’acquisto di giornali e libri non scolastici (-9 euro), negli articoli sportivi e per il tempo libero (-8 euro), negli articoli per l’intrattenimento- videogiochi- (-5 euro) e nell’acquisto di biglietti per concerti, teatro, cinema (-2 euro).

Negativa anche la spesa per abbigliamento e calzature (-8 euro) e della voce mobili ed arredamento (-39 euro). Nella voce trasporti e comunicazione (-3 euro; il 14,3% delle spese non alimentari), la flessione è dovuta alla macro categoria dei trasporti (-15 euro), dove si registra un calo delle spese in benzina, gasolio (-6 euro) e in acquisto di biglietti per i mezzi pubblici, treni e aerei (-8 euro); in aumento, invece, le comunicazioni (+12 euro, +26,1%), dove la crescita si è registrata grazie alle spese connesse alla telefonia -acquisto, bollette, internet- (+9 euro).

Nel complesso, pertanto, l’emergenza sanitaria ha traghettato verso un netto taglio di tutte le spese voluttuarie (vacanze, pasti fuori casa, ricreazione e tempo libero), ma anche di una parte di spese di prima necessità (per esempio salute, visite mediche) per le quali il contesto sanitario ha imposto una contrazione.

Il risparmio delle famiglie Oltre ad un calo dei consumi, i primi sei mesi del 2020 hanno evidenziato una diminuzione importante della capacità del risparmio delle famiglie torinesi. A giugno 2020, su 160 famiglie intervistate, solo il 18,8% ha dichiarato di riuscire a risparmiare parte del reddito famigliare (era il 33% nel primo semestre 2019). In calo anche la percentuale di reddito accantonata: il 3,5% a fronte del 6,2% dei primi sei mesi del 2019.

Si tratta del valore più basso in assoluto riscontrato nell’ultimo decennio. Il dato scende ancora se si analizzano solo le famiglie in stato di debolezza/autosufficienza, dove si riesce ad accantonare appena lo 0,3% del reddito complessivo famigliare. Reddito e potere di acquisto Aumentano anche le famiglie che dichiarano una diminuzione del reddito medio annuale.

A giugno 2020, il 26,9% degli intervistati ha affermato di aver registrato una flessione del reddito famigliare rispetto a fine 2019 (erano il 18,3% nei primi sei mesi 2019 rispetto al 2018). Il 43,1% degli intervistati ha inoltre evidenziato una diminuzione del potere di acquisto famigliare: nel 2019 la percentuale era dimezzata (20%).

Infine, durante il periodo di lockdown e subito dopo, ben il 55% delle famiglie ha denunciato un lieve aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, a cui si aggiunge un 31,9% che dichiara un aumento netto.

Luoghi e comportamenti di acquisto Sale al 45% la preferenza verso super e ipermercati (nel 2019 era 40%), mentre è in calo la frequentazione di negozi di vicinato (dal 26,8% al 21,5%). Come previsto, invece, aumenta il peso degli acquisti online che salgono dal 3% al 4,8%.

I nuclei famigliari che non ne fanno mai uso scendono dal 60% al 41% e, in parallelo, è cresciuta la quota di famiglie che vi ricorrono qualche volta o spesso, passando complessivamente dal 30% al 42%. Cresce anche l’acquisto di beni di seconda mano scelto frequentemente dal 28% delle famiglie (16% nel primo semestre 2019).

Rimane costante invece il ricorso ai pagamenti rateali. Emergenza Covid e comportamenti d’acquisto Il periodo di lockdown – e le settimane che lo hanno anticipato e seguito – hanno mutato in maniera significativa le abitudini di acquisto ma anche le possibilità di spesa delle famiglie torinesi. Si è accentuato il ricorso a canali prima poco adottati (consegne a domicilio o e-commerce), si è dovuto talvolta erodere parte del risparmio famigliare, ma sono emerse anche nuove abitudini virtuose che le famiglie hanno il proposito di mantenere nei mesi successivi all’emergenza.

Nel complesso fra gennaio e giugno 2020 8 famiglie su 10 hanno ridotto le spese. Fra queste, il 72,5% delle famiglie ha speso meno del solito, riducendo o eliminando le spese ritenute non necessarie e/o superflue, mentre un ulteriore 8% – che sale al 26,7% fra le famiglie monoparentali – ha dovuto ridurre anche le spese necessarie.

Tra le principali motivazioni che hanno portato ad una riduzione degli acquisti, oltre all’aver avuto meno occasioni di spesa (il 71,9% delle risposte), al secondo posto si colloca una riduzione del reddito famigliare (il 20,6%).

Nonostante il calo generalizzato dei consumi, durante l’emergenza sanitaria il 34,4%delle famiglie (con un picco del 49% fra le coppie con figli e del 40% fra i nuclei monoparentali) ha dovuto attingere ai risparmi per far fronte alle spese.

In ultimo, il periodo appena trascorso sembra aver portato con sé l’esigenza di introdurre piccoli cambiamenti quotidiani nelle scelte di acquisto e consumo.

Nei mesi successivi all’emergenza, il 100% delle famiglie intervistate dichiara che cercherà di diminuire gli sprechi alimentari e, nella quasi totalità (il 98,8%), si ripromette di acquistare prevalentemente prodotti italiani a sostegno dell’economia nazionale. Diffusa anche la propensione a ridurre gli acquisti nella Grande Distribuzione Organizzata per sostenere i piccoli esercenti (il 60,6%), nonché la scelta di continuare a rivolgersi a piccoli produttori (50%).




Unione Industriale Torino, percorso gratuito di formazione e coaching: “Digitale, leva strategica per l’export”

L’Unione Industriale di Torino ha lanciato un percorso gratuito di formazione, con possibilità di coaching, per le aziende che desiderano approfondire tecniche e strumenti digitali a supporto dell’export.

In uno scenario globale interconnesso, infatti, dove la realtà digitale è sempre più integrata nella vita della società e nelle logiche di business, le imprese che intendono posizionarsi in modo competitivo sui mercati internazionali non possono fare a meno di una strategia digital adeguata.

L’Ufficio Estero dell’Unione Industriale di Torino, in collaborazione con Skillab, e grazie al finanziamento della Camera di Commercio di Torino, propone alle aziende del territorio una serie di incontri focalizzati su analisi strategica, comunicazione e social media, e-commerce, blockchain, normative di riferimento (fiscale, doganale e legale), strategie commerciali e fiere online.

L’iniziativa, indirizzata alle PMI che desiderano strutturare o rafforzare la loro presenza online orientata all’export, sarà articolata in 15 lezioni che si svolgeranno interamente in modalità webinar, a partire dal 1° ottobre.

Dopo ogni area tematica, i partecipanti avranno l’opportunità di essere seguiti dai docenti per un’esperienza di coaching individuale: per un’efficace presenza sul web, infatti, è necessaria un’accurata strategia, strutturata rispetto alle esigenze e agli obiettivi di ogni azienda. Un percorso tailor-made, modellato sulla base delle necessità delle imprese, costituisce il valore aggiunto che l’Unione Industriale di Torino offre al tessuto produttivo del suo territorio.

Sarà possibile iscriversi al corso attraverso il sito web dell’Unione Industriale di Torino oppure contattando l’Ufficio estero; le aziende potranno scegliere se partecipare a tutte le lezioni, oppure solo ad alcuni degli incontri proposti.




CCIAA Torino: webinar gratuito “Con eBay la serranda si apre on line”

Più facile accedere al mercato digitale grazie all’accordo stipulato a livello nazionale tra eBay e 56 Camere di commercio in tutta Italia, con l’obiettivo di facilitare l’ingresso delle micro e piccole imprese al mercato digitale.

 

 

In Piemonte sono ad oggi registrati più di 1.800 venditori professionali di cui 760 nell’area di Torino. Numeri destinati a crescere proprio grazie a questa iniziativa: attraverso la consulenza del PID (Punto Impresa Digitale) della Camera di commercio le imprese e microimprese torinesi potranno infatti oggi avvalersi di numerosi servizi gratuiti di formazione e supporto, per arrivare all’apertura di nuovi punti vendita on line sulla dinamica piattaforma internazionale.

eBay, dal canto suo, offrirà, alle imprese aderenti all’iniziativa, 12 mesi gratuiti per l’apertura del negozio Standard e 6 mesi gratuiti per il negozio Premium, oltre all’opportunità di non pagare alcuna tariffa sul venduto per 135 giorni dall’attivazione della promozione. Previsto, inoltre, per gli imprenditori, l’accesso gratuito ad un portale dedicato, la ‘eBay University’, con contenuti esclusivi e corsi dedicati per imparare in modo facile e veloce la gestione del proprio punto vendita on line.




Webinar, CCIAA Torino: Patto per l’export, strumenti e opportunità per le PMI

La Camera di commercio di Torino, il Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), l’Agenzia ICE e SACE SIMEST, in collaborazione con la Conferenza delle Regioni e Unioncamere, invitano le aziende piemontesi a partecipare alla presentazione del Patto per l’Export.

Rappresentanti del MAECI, delle Regioni, dell’Agenzia ICE, di SACE SIMEST e di Unioncamere illustreranno alle aziende partecipanti la strategia di sostegno pubblico alle imprese che operano o intendono inserirsi nei mercati internazionali attraverso risorse straordinarie messe a disposizione dal Governo per imprimere al sistema produttivo un nuovo slancio.

Programma

  • I 6 pilastri del Patto per l’Export
    MAECI
  • I servizi regionali a sostegno dell’export e possibili interazioni con quelli nazionali
    Regione Piemonte
  • Il Piano Straordinario per il Made in Italy e i nuovi prodotti e servizi di ICE nella cornice del Patto per l’Export
    Agenzia ICE
  • Le nuove prospettive dei servizi assicurativi dell’export
    SACE
  • I nuovi finanziamenti per le PMI a valere sul Fondo 394/81
    SIMEST
  • I servizi delle Camere di commercio a sostegno dell’export
    Unioncamere
  • I progetti e i servizi della Camera di commercio di Torino per la promozione internazionale delle imprese
    Camera di commercio di Torino
  • Q&A

Modalità di partecipazione

La partecipazione all’evento è gratuita previa iscrizione on-line alla pagina di registrazione entro il 28 agosto.

 




Lockdown, CCIAA Torino: nel II trimestre 2020 il PIL del Piemonte scende del -15,9%

Anche il PIL del Piemonte, come quello nazionale, è arretrato nel II trimestre a causa della fermata dell’economia. Dopo un primo trimestre in flessione del 6% (sul I trimestre del 2019), l’indicatore principale dell’attività economica scende ancora nel II trimestre (-15,9%), facendo registrare una variazione assai vicina a quella nazionale (-17,3).

Il calcolo è stato eseguito dal Comitato Torino Finanza presso la Camera di commercio di Torino, che si è dotato di un apposito modello di Nowcasting. Il modello, piuttosto che sommare il valore aggiunto dei settori, che viene registrato con ritardo, deduce il livello dell’attività economica da indicatori reali e del mondo online.

Tra i principali indicatori reali ci sono il traffico autostradale dei veicoli pesanti, i consumi di energia elettrica (a confronto con quelli nazionali), nonché le esportazioni del Piemonte.
Agli indicatori reali si aggiungono gli andamenti delle ricerche online di 53 parole chiave correlate con l’andamento dell’economia piemontese e dei suoi consumi, come le ricerche dei suoi marchi principali, dei centri commerciali dove normalmente si fa lo shopping, nonché dei siti culturali e delle principali mete turistiche.

Variabili reali e variabili immateriali, che provengono dai trend delle ricerche sulla rete, sono aggregati con l’econometria e il modello così ottenuto è validato e calibrato sui dati del passato, dal 2006 al 2017.

Afferma Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino, presso cui ha sede il Comitato Torino Finanza: “Con un -15,9% nel secondo trimestre, il Piemonte sconta le decise perdite del lockdown pur registrando un valore migliore rispetto alla media italiana (-17,3%). La variazione negativa era ampiamente attesa, ora attendiamo a novembre i dati del terzo trimestre, per capire se la ripresa sarà ad U, quindi più lenta, oppure, come auspichiamo, a V, più veloce ed immediata”.

Aggiunge Vladimiro Rambaldi, Presidente di Torino Finanza: “Il Piemonte è la prima regione in Italia ad essersi dotata di uno strumento statistico in grado di
stimare il PIL pressoché in tempo reale. Il modello elimina pertanto l’incertezza sullo stato della congiuntura, che ha conseguenze su spese, consumi e investimenti. Stiamo lavorando per renderlo sempre più tempestivo e, in prospettiva, mensilizzarlo”.

Facendo parlare il modello, l’ultimo anno di crescita dell’economia piemontese è stato il 2018, mentre le cose hanno incominciato a peggiorare per il Piemonte durante il 2019 , che è stato un anno di recessione (-0,9% in media annua) in quanto nel 2019 le esportazioni sono diminuite lungo tutto l’anno, dal -3% del primo trimestre al -5% dell’ultimo trimestre dell’anno.

Il PIL del Piemonte è così entrato nel 2020 con un trascinamento negativo, sul quale hanno poi pesato i due trimestri del lockdown, con tassi di variazioni tendenziali (ossia sullo stesso trimestre dell’anno precedente) pari a -6% e -15,9%.
Il tasso tendenziale di variazione del secondo trimestre dell’anno è peggiore del primo, per via del maggior numero di giorni di lockdown del II trimestre (32 giorni nel II trimestre contro 21 nel I trimestre).

I dati sono allineati o un po’ migliori di quelli nazionali (-17,3%), della Francia (-19%) e della Spagna (-22,1%). Nell’Unione europea (-14,4%) sembra aver fatto meglio la Germania (-11,7%), ma anche lei ha concluso il II trimestre con un segno meno, nonostante la manovra fiscale espansiva più ampia di tutti i paesi europei.

Entro il 10 novembre del 2020 la previsione del PIL del III trimestre permetterà di giudicare la qualità della ripartenza dell’economia, confrontando quella del Piemonte con quella nazionale e dei partner europei.

 




CCIAA Torino: webinar “L’innovazione trasforma il business?”

L’innovazione può cambiare profondamente il modo di generare valore da parte di un’impresa. E funziona meglio quando è “aperta”, cioè realizzata in collaborazione con altre aziende, agenzie pubbliche, centri di ricerca, start up, il cosiddetto ecosistema dell’innovazione.

ComoNExT e Camera di commercio di Torino hanno da tempo l’obiettivo strategico di offrire opportunità di innovazione e facilitare lo scambio fra soggetti impegnati a innovare. Il webinar sarà l’occasione per approfondire la loro esperienza nel “fare rete” con le imprese attraverso rispettivamente il programma NExT Innovation® e il Punto Impresa Digitale.

Il webinar ospiterà, inoltre, in tre sessioni successive, altrettante PMI che in settori diversi hanno innovato profondamente il loro modo di fare impresa, aprendosi all’innovazione tecnologica, organizzativa e nel modello di business.

PROGRAMMA

Martedì 28 luglio 2020

ore 10:00 – 11:30


09:45 Collegamento partecipanti

Introduzione e saluti di benvenuto
Stefano Soliano, Direttore Generale ComoNExT – Innovation Hub
Nicoletta Marchiandi, Responsabile Settore innovazione – PID Camera di commercio di Torino

E-commerce, BtoB e BtoC: un’esperienza di crescita attraverso il digitale
Luca Delleani, Birrificio Gravità Zero

La Blockchain e la filiera dell’olio d’oliva
Fabio Scalise, SISSPre con Alex Curti, ComoNExT – Innovation Hub

Robotica e automazione nel settore alimentare
Elena Pedrana, SEP Valtellina con Ivan Parisi, ComoNExT – Innovation Hub.

Q&A
Moderatore dell’incontro: Stefano Soliano, Direttore Generale ComoNExT – Innovation Hub

Il webinar sarà fruibile su YouTube, il tutto senza il bisogno di installare o scaricare nulla.

Costo:

Partecipazione gratuita previa registrazione a questo link

Il webinar è aperto a tutte le aziende iscritte al Registro Imprese della Camera di commercio di Torino.




Secondo trimestre 2020: attesa e preoccupazione tra gli imprenditori torinesi

Sono stati resi noti  i dati relativi alla dinamica imprenditoriale torinese nel secondo trimestre 2020, che vede un totale di 218.611 imprese registrate, con 2.350 nuove iscrizioni e 1.386 cancellazioni, e un tasso di crescita pari al +0,44% rispetto al primo trimestre.

“Gli ultimi dati di natimortalità imprenditoriale non mostrano ancora la temuta drastica diminuzione del numero di imprese, quanto piuttosto una situazione di stabilità, con poche aperture e poche chiusure, in un clima generale di prudenza e attesa – ha dichiarato il Presidente della Camera di commercio Dario Gallina. – L’indagine che abbiamo realizzato, tuttavia, ci mostra già con grande evidenza le preoccupazioni dei nostri imprenditori, alle prese con mancanza di liquidità e cali generalizzati nelle vendite. Il 43% delle imprese intervistate prevede pesanti ricadute economiche, mentre un ulteriore 35% si considera addirittura a rischio di chiusura definitiva”.

Natimortalità imprenditoriale torinese nel secondo trimestre 2020

Nel secondo trimestre 2020, profondamente segnato dalle misure messe in atto a seguito dell’emergenza Covid-19, la dinamica imprenditoriale torinese, analogamente a quanto avvenuto a livello nazionale e piemontese, ha registrato un complessivo e prevedibile rallentamento. Sono nate meno imprese rispetto allo stesso trimestre degli anni precedenti, ma ne sono cessate anche meno, a seguito di un atteggiamento attendista che con tutta probabilità ha riguardato sia chi aveva in progetto nuove iniziative imprenditoriali, sia chi già si trovava (o vi è giunto a causa dell’emergenza) in una fase di sofferenza.

 

Le iscrizioni, che fra aprile e giugno 2020 si sono fermate a 2.350, sono calate di 1.546 unità a confronto con il II trimestre 2019 (-39,7%), mentre le cessazioni, pari a 1.386 sono 1.368 in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-49,7%). Nel corso dell’ultimo decennio, caratterizzato da un costante ridimensionamento del tessuto imprenditoriale, è il primo anno in cui il secondo trimestre rileva una frenata così importante delle nuove iscrizioni, che sono scese ben sotto quota 3.000.

Tale dinamica si riflette anche nel saldo fra iscrizioni e cessazioni, che resta pur sempre positivo, ma si riduce di valore (+964). A fronte delle dinamiche descritte, il tasso di crescita torinese per il II trimestre del 2020 – rispetto al I trimestre dell’anno – risulta pari a +0,44%, con un totale di 218.611 imprese registrate.

Natura giuridica

Anche in un trimestre di forte stasi, si replicano le dinamiche di crescita rilevate negli ultimi anni. Ad eccezione delle società di persone, il cui tasso di crescita resta negativo (-0,09%), le altre tipologie mantengono un tasso di crescita positivo: nel caso delle imprese individuali, il tasso (0,63%) non si allontana da quello rilevato nello stesso periodo del 2019 (0,68%), mentre nel caso di società di capitale (0,60% a fronte dell’1,02%) e delle altre forme (0,23% anziché 0,54%), la riduzione è decisamente più importante.

Dinamica imprenditoriale al II trimestre 2020

Valori assoluti e tassi di crescita rispetto al trimestre precedente

Imprese
registrate al Peso %

30.06.2020

Cessazioni Saldo Iscrizioni (non d’ufficio) trimestrale

(iscr – cess)

Tasso di crescita II trim 2020

Tasso di crescita II trim 2019

SOCIETA’ DI CAPITALE SOCIETA’ DI PERSONE IMPRESE INDIVIDUALI ALTRE FORME

46.123 21,1%

439 162

277

0,60% -0,09% 0,63% 0,23%

1,02% -0,22% 0,68% 0,54%

51.976 23,8%

108 156

-48

115.749 52,9%

1.779 1.055

724

4.763 2,2%

24 13

11

TOTALE

218.611 100%

2.350 1.386

964

0,44%

0,52%

Fonte: elaborazioni Camera di commercio di Torino su dati InfoCamere

Indagine monitoraggio degli effetti di COVID-19

La Camera di commercio, nel suo ruolo istituzionale di osservatore dell’economia del territorio e di Antenna territoriale del progetto S.I.S.PR.IN.T, ha avviato un’indagine per monitorare la delicata fase congiunturale a seguito dell’emergenza legata al virus Covid-19. L’indagine, partita in concomitanza con l’avvio della fase 2 (fine del lockdown) e conclusa a metà giugno, è stata somministrata a un campione rappresentativo di imprese della città metropolitana di Torino (circa 6.000), appartenenti a tutti i settori merceologici. Hanno risposto all’indagine 611 imprese, 454 appartenenti al campione e 157 che hanno preso parte al monitoraggio accedendo dal sito dell’ente camerale.

Gli effetti dell’emergenza

A seguito del lockdown il 62% delle imprese (380) ha dovuto sospendere completamente l’attività. Si è trattato soprattutto di attività dei servizi alle persone (l’83% del settore), seguite dal turismo (il 76%) e commercio (il 65%). La sospensione ha riguardato soprattutto le imprese individuali (il 72% delle imprese con tale forma giuridica) e con meno di 10 addetti (il 67% delle micro imprese).

L’emergenza sanitaria ha portato in primis un deterioramento della liquidità (criticità rilevata dal 74% delle rispondenti), cui segue il calo/cancellazione delle vendite e degli ordinativi (il 64%). Più distanziate seguono le problematiche connesse alla perdita dei principali mercati di riferimento o dei principali clienti, che ha coinvolto il 36% delle imprese, e la difficoltà nel tornare a lavorare «in sicurezza» nel difficile contesto di riferimento (il 19%).

Il deterioramento della liquidità vede maggiormente coinvolte le imprese del turismo e delle costruzioni (rispettivamente l’87% e l’81% dei rispettivi settori), mentre il calo degli ordinativi, dopo il commercio (il 69% delle imprese del settore), ha toccato l’industria manifatturiera (il 67%).

 

Deterioramento liquidità

Quali sono le principali esigenze di liquidità delle imprese? Chiaramente si tratta in primo luogo di motivazioni connesse alla sopravvivenza dell’impresa: l’imposizione fiscale in primis (citata dal 73% delle rispondenti), seguita dalla necessità di sostenere i costi fissi (61%), dal pagamento di forniture (39%) e dalla retribuzione del personale (34%). Si rileva, tuttavia, che un 13% di rispondenti indica necessaria la liquidità per investire in innovazione di prodotto/processo nonostante il periodo di difficoltà.

Variazioni di fatturato – ordinativi – occupazione

Per valutare l’impatto economico della crisi sanitaria, è stato chiesto alle imprese di stimare la variazione di fatturato, ordinativi e di occupazione (intesa come ore lavorate) registrata tra marzo e aprile 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Nel complesso, nove imprese su dieci hanno manifestato una diminuzione più o meno marcata del fatturato; oltre otto su dieci degli ordinativi e dell’occupazione. Guardando ai singoli settori di attività, tutti i comparti registrano diminuzioni; ad aver registrato un’erosione più marcata delle tre variabili economiche- sono però le attività dei servizi di alloggio e ristorazione che nel 100% dei casi hanno dichiarato una diminuzione di tutte e tre le componenti.

Previsioni per il futuro Con l’avvio della Fase 2 il 43% delle imprese ha dichiarato che ci sarebbero state ricadute economiche negative importanti sull’attività.A questa percentuale si aggiunge un ulteriore 35% di imprese che hanno dichiarato di avere un’attività a rischio chiusura: l’analisi per settori economici vede, tra queste, al primo posto quelle turistiche (il 71,1% delle imprese del settore) – soprattutto i bar-, le imprese del commercio (in primis negozi al dettaglio di abbigliamento e scarpe) e i servizi alle persone (parrucchieri ed estetisti).

Sul fronte opposto, solo il 4,9% ha dichiarato che non ci sarà nessun impatto rilevante. Ovviamente la dimensione aziendale rappresenta un fattore determinante: tra le imprese con classe dimensionale tra gli 0 e i 19 addetti la percentuale di rispondenti che ha dichiarato il rischio chiusura attività è più elevata che nelle imprese oltre 20 addetti. Al contrario, le ricadute minime sono maggiormente concentrate nelle imprese più grandi (il 36,4% oltre 20 addetti).

Riaprire o no? Delle 380 imprese che hanno sospeso completamente l’attività nella FASE 1 dell’emergenza sanitaria, il 47,6% ha dichiarato che avrebbe continuato a stare chiusa anche con l’avvio della FASE 2 ed il 22,9% che avrebbe aperto solo parzialmente l’attività.

Tra i principali motivi per la mancata apertura completa, al primo posto con il 43,3% delle imprese si colloca la sostenibilità economica (p.e. troppi costi fissi). Il 35,4% vede una difficoltà a rispettare le misure per la riapertura in sicurezza e un 25,7% delle imprese dichiara di avere rischi imprenditoriali eccessivi rispetto alla situazione di incertezza. Ritorno alla normalità Le imprese che hanno dichiarato di poter riprendere i normali ritmi produttivi, seppur non prima di un anno rappresentano il 44% delle rispondenti: di queste (144; il 54%) prevede di farlo con l’adozione di alcuni cambiamenti.

Non sono tuttavia da sottovalutare le percentuali relative alle imprese che difficilmente ritengono possibile un ritorno ai livelli pre crisi (il 33%) e quante ritengono sarà necessaria una profonda riorganizzazione aziendale per sopravvivere alla crisi (il 29%).