Confagricoltura: Deposito di scorie nucleari, il danno maggiore è per il settore primario

Ieri il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia è intervenuto in video conferenza al Tavolo per la trasparenza e la partecipazione nucleare organizzato dalla Regione Piemonte per discutere delle ricadute socio-economiche derivanti relative alla costruzione del Deposito nazionale di scorie nucleari e Parco tecnologico.

L’agricoltura – ha detto Enrico Allasia – è il settore che paga il danno più rilevante alla costruzione del Deposito di scorie nucleari e Parco tecnologico. Partiamo dalla superficie: 150 ettari di terreno accorpati, superficie che sarebbe estremamente complicato, per non dire quasi impossibile pensare di mettere insieme in un’operazione di riordino fondiario. Parliamo di 1 milione e 500mila metri quadrati di terreno, per l’esattezza una superficie corrispondente a 210 campi da calcio messi uno accanto all’altro, un quadrato di 1,2 chilometri di lato”.

Il presidente di Confagricoltura Piemonte ha sottolineato come le aree state individuate in Piemonte siano estremamente interessanti dal punto di vista produttivo: si realizzano produzioni foraggere e cerealicole che costituiscono la materia prima essenziale per lo sviluppo della filiera zootecnica da latte e da carne. “Altre aree – ha aggiunto Allasia – si avvicinano pericolosamente a siti tutelati dall’Unesco oppure, nel caso di Mazzè – Caluso, ad aree vitate di pregio a poche centinaia di metri da un parco naturale con all’interno un lago”.

Il danno non sarà soltanto diretto, ossia per le terre che verranno sottratti alla produzione, ma a cascata si avrà un deprezzamento inevitabile di tutte le aree contigue, nel raggio di molti chilometri.

“Pensare di isolare il deposito e parco tecnologico, limitando il danno – ha dichiarato Allasia – è pura utopia”.

Il danno interesserà l’agricoltura, il paesaggio, il turismo rurale. Per questo Confagricoltura Piemonte ha chiesto di conoscere quali sono le procedure previste in caso di esproprio dei terreni, come verrà determinato il valore  dei terreni destinati a deposito, quali azioni di mitigazione dei danni patrimoniali, derivanti dal deprezzamento del valore paesaggistico e ambientale delle aree circostanti verranno messe in atto e come e con chi verrà affrontato il confronto.A questo riguardo chiediamo che vengano coinvolte le organizzazioni di categoria e le istituzioni locali. Ribadiamo ancora – ha concluso il presidente di Confagricoltura Piemonte  – che è necessario guardare altrove, perché il Piemonte non può permettersi di rinunciare al proprio futuro: se dobbiamo quantificare le ricadute socio economiche, diciamo che un intervento di questo tipo produrrebbe un danno irreparabile e dunque impagabile”.

 

 

 




Deposito nazionale di rifiuti nucleari, avviato il confronto

Ieri pomeriggio in modalità video c’è stato un primo confronto informativo, promosso dalla Regione Piemonte, per illustrare la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) ad ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti nucleari.

I rappresentanti di Sogin (la società di Stato responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi) e Isin hanno illustrato la Carta e i criteri che sovrintendono all’individuazione delle aree. Le istituzioni locali e i rappresentanti delle categorie – per Confagricoltura è intervenuto il direttore regionale Ercole Zuccaro – hanno approfondito gli aspetti ambientali ed economici della questione.

Segnaliamo, tra gli altri, gli interventi del sindaco di Castelletto Monferrato Gianluca Colletti (posizionare il timer a 1:59:50), del professor Vincenzo Gerbi presidente dell’Autorità d’Ambito n. 5 Astigiano-Monferrato (2:19:10), del sindaco di Caluso Maria Rosa Cena (2:37:00) e del direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro (2:43:35).
Al link che segue trovate il video della riunione

 




Confagricoltura Piemonte alla Regione: “Investiamo sui giovani e sulla sicurezza delle produzioni”

Le nuove risorse europee che si renderanno presto disponibili per l’agricoltura dovranno essere indirizzate prioritariamente al consolidamento degli impegni per l’adozione di buone pratiche per la tutela dell’ambiente, per le produzioni integrate e biologiche e per lo sviluppo di imprese condotte dai giovani”.

Sono queste le richieste che il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia ha avanzato all’assessore regionale all’agricoltura Marco Protopapa nella riunione del comparto agricolo che si è svolta questa mattina in video conferenza con gli uffici regionali, convocata per affrontare il tema della gestione dello sviluppo rurale per il periodo transitorio 2021-2022.

Al momento è ancora aperta la discussione, nell’ambito della Conferenza Stato – Regioni, sulla suddivisione delle risorse tra i piani di sviluppo rurali regionali e sulle quote percentuali di cofinanziamento: in base alle previsioni il Piemonte, dovrebbe poter contare, per il biennio 2021-2022, su almeno 300 milioni di euro  (spesa pubblica).

Confagricoltura ricorda che i nuovi impegni che potranno essere assunti a partire da quest’anno potranno estendersi fino a tre anni, mentre le misure a favore dell’agricoltura e dell’ambiente, tra le quali per esempio le buone pratiche per la riduzione dell’impiego di fitofarmaci e fertilizzanti e per la diffusione dell’agricoltura integrata e biologica, o per il benessere animale, potrebbero avere una durata temporale anche superiore.

È ora indispensabile – sottolinea Enrico Allasia – che la Regione predisponga un piano di interventi puntuale, sulla base delle indicazioni che sono emerse dall’incontro odierno, per far sì che il mondo agricolo sia pronto a sfruttare al meglio le risorse europee per lo sviluppo rurale e quelle previste dallo strumento europeo per la ripresa e la resilienza Next Generation”.

L’agricoltura, che ha continuato a lavorare a pieno ritmo anche durante la pandemia, ha la necessità di continuare il proprio processo di rinnovamento e di crescita. “Nella nostra regione – evidenzia il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro –  operano 42.150 imprese agricole che sono pronte a fare la loro parte nel contrasto ai cambiamenti climatici, gestione risorse idriche, tutela della biodiversità e del benessere animale, nell’interesse del territorio e dei cittadini. Alla Regione chiediamo di accompagnare questo processo con azioni mirate per il rafforzamento filiere corte, la diffusione dell’agricoltura di precisione e della digitalizzazione, il miglioramento della sicurezza sul lavoro, sullo sviluppo di energie rinnovabili e della bioeconomia”.

 

 

 

 

 




Non solo nel nostro giardino! Petizione di Confagricoltura Piemonte su change.org

In Piemonte ci sono già 3 siti dove hanno sede 4 impianti rappresentativi di tutto il ciclo del combustibile nucleare: impianto ex FN-SO.G.I.N. di Bosco Marengo, impianto EUREX-SO.G.I.N. di Saluggia, Deposito Avogadro di Saluggia e Centrale Nucleare “E. Fermi” – SO.G.I.N. di Trino.

Per Confagricoltura Piemonte è opportuno che per nuovi siti di stoccaggio di scorie nucleari si guardi altrove. Non si tratta di una chiusura pregiudiziale, ma oggettiva, per cui ci sentiamo pienamente legittimati a dire: non solo nel nostro giardino! Non possiamo pensare di tutelare l’agricoltura di qualità e la memoria del paesaggio trasformando il nostro territorio in area vocata allo smaltimento di scorie nucleari. Sostieni le ragioni dell’ambiente, dell’agricoltura e della salute, firma anche tu su change.org      firma la petizione




Confagricoltura: l’anno scorso in Piemonte persa una superficie agraria pari a 311 campi da calcio

Procede senza sosta il consumo di suolo agricolo. “Edificazioni civili, opere pubbliche e nuovi insediamenti produttivi – chiarisce il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasiain trent’anni hanno eliminato il 20% della superficie agricola utilizzata per l’espansione delle città e delle infrastrutture, per il degrado delle aree periurbane e per l’abbandono dei territori collinari e montani”.

Il problema – come evidenzia in una nota Confagricoltura – è acuito dalla combinazione del degrado del suolo, dell’erosione e dei cambiamenti climatici che ridurrà sensibilmente i raccolti, se non si interverrà con determinazione. Il suolo è un bene prezioso e non riproducibile: se si riduce la superficie destinata all’agricoltura diminuisce la possibilità di produrre cibo, mentre la popolazione mondiale aumenta e richiede sempre maggiori derrate alimentari.

L’anno scorso, in base alle rilevazioni dell’ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – si sono “persi” 21.400 chilometri quadrati sul territorio totale italiano. Questo significa che nel nostro Paese ogni giorno il suolo artificiale impermeabilizzato aumenta di 2 metri quadrati al secondo.

Nella nostra regione – spiega il direttore di Confagricoltura Piemonte  Ercole Zuccaro –  abbiamo consumato il 6,72% del totale nazionale, per una nuova superficie impermeabilizzata di  222 ettari. È una superficie imponente. Per rendere l’idea consideriamo che un campo da calcio, solo per quanto riguarda il terreno di gioco, ha una superficie di 7.140 metri quadrati: questo significa che nel 2019 in Piemonte abbiamo consumato una superficie pari a 311 nuovi campi da calcio”.

Per Confagricoltura è necessario acquisire consapevolezza del ruolo chiave che svolge l’impresa agricola sana, vitale e produttiva, nella gestione del terreno in un contesto pesantemente influenzato dall’urbanizzazione e dai cambiamenti climatici. “Green Deal, Farm to Fork, la futura Pac, le politiche di coesione, il nuovo programma nazionale della ricerca, ma soprattutto il Recovery plan – dichiara Enrico Allasia –  sono le grandi opportunità da cogliere per salvaguardare e vitalizzare la risorsa suolo”.

 

 




Si progetta il nuovo Psr del Piemonte, Confagricoltura: ecco le nostre priorità

Si svolgerà mercoledì prossimo 25 novembre la seduta plenaria del Comitato di Sorveglianza regionale del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2014-2020.

L’incontro, che si terrà in videoconferenza, vedrà la partecipazione dei rappresentanti della Regione Piemonte, della Commissione europea (Direzione Generale Agricoltura), del Ministero per le politiche agricole, del Ministero delle finanze – Ispettorato Generale per i rapporti finanziari con l’Unione europea e dei componenti locali del Comitato, tra i quali Confagricoltura Piemonte.

La prossima programmazione 2021-2027, vedrà un periodo transitorio di due anni (2021-2022) come ha stabilito l’Unione europea. Attualmente a Bruxelles si stanno definendo le risorse che dovranno essere attribuite ai Paesi membri dell’Ue e, conseguentemente, alle regioni, per l’attuazione delle nuove misure del Programma di Sviluppo Rurale.

In base alle stime di Confagricoltura Piemonte dovrebbero andare, tra fondi europei, statali e regionali, complessivamente circa 150 milioni all’anno di spesa pubblica, ai quali si potranno aggiungere circa 50 milioni (nel biennio) di fondi del pacchetto Next Generation Ue, lo strumento temporaneo varato dall’Unione europea per stimolare la ripresa, che attribuirà all’Italia uno stanziamento di circa 1 miliardo di euro.

Le risorse complessive – annota Confagricoltura – potrebbero perciò ammontare a circa 170 – 180 milioni di euro all’anno per il periodo 2021-2022: questi stanziamenti dovranno essere utilizzate per finanziare nuovi bandi in materia di agricoltura e foreste.

Alla Regione Piemonte – dichiara il presidente di regionale di Confagricoltura Enrico Allasiaabbiamo innanzitutto di snellire la burocrazia e di velocizzare le procedure. Al Comitato di Sorveglianza proporremo di indirizzare prioritariamente gli interventi nelle direzioni dell’innovazione e della valorizzazione ambientale”.

Il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro precisa che è necessario continuare ad accompagnare gli investimenti aziendali per migliorare la competitività delle imprese, in particolare dei giovani,  e sostenere in modo deciso gli interventi volti a migliorare l’ambiente, soprattutto in termini di contenimento dell’utilizzo di fitofarmaci e fertilizzanti e di promozione dell’agricoltura biologica.

Siamo convinti – conclude Allasia – che la promozione dell’innovazione, anche per quanto riguarda la diffusione della banda larga, della digitalizzazione e la valorizzazione dell’ambiente possano contribuire a coniugare la competitività delle imprese e il ruolo sociale dell’agricoltura, nell’interesse dei cittadini e del territorio”.

 

 




Confagricoltura Piemonte: l’origine in etichetta per salumi e prosciutti premierà le nostre produzioni

È entrato in vigore il 15 novembre l’obbligo di indicare in etichetta l’origine dei prodotti che impiegano quali ingredienti carne suina: salumi, prosciutti e altri preparati.

Il decreto interministeriale (Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, Ministero dello Sviluppo economico e Ministero della Salute) che stabilisce l’obbligo è del 6 agosto 2020 ed è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale  del 16 settembre scorso; si applicherà, in via sperimentale, fino al 31 dicembre 2021.

In etichetta dovranno essere indicati i Paesi di nascita, allevamento e macellazione dei capi: solo quando tutte le tre fasi saranno avvenute nel nostro Paese di potrà apporre l’indicazione di prodotti “100% italiani”, informa Confagricoltura.

Salumi, prosciutti e preparati (hamburger, carni impanate, arrosti e salsicce fresche) potranno continuare a essere commercializzati con imballaggi ed etichette non conformi fino all’esaurimento delle scorte e comunque non oltre il 31 gennaio 2021.

In Piemonte – fa rilevare Confagricoltura – sono attivi 2.750 allevamenti suinicoli, per un totale di circa 1.290.000 capi: la provincia che conta il maggior numero di animali è Cuneo, con circa 913.000 suini allevati in 844 stalle.

Si tratta di un doveroso atto di chiarezza nei confronti del consumatore – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonteed è anche un valore aggiunto per il settore agroalimentare. I consumatori d’ora in poi potranno scegliere in modo informato e consapevole, privilegiando, se lo riterranno, i prodotti a base di carne suina totalmente made in Italy, premiando così il gioco di squadra delle nostre filiere”.

Le disposizioni del decreto non si applicano ai prodotti Dop, Igp, Stg e a quelli protetti in virtù di accordi internazionali. “In ogni caso auspichiamo, nell’ottica della piena trasparenza e della corretta informazione al consumatore – aggiunge Allasia –  che venga eliminata l’esenzione attualmente prevista per le denominazioni d’origine e invitiamo tutti gli operatori delle filiere interessate a una piena valorizzazione delle materie prime nazionali”.

In Italia il consumo di carne suina è di 38 chili pro-capite.

Il comparto suinicolo oggi è in difficoltà per quanto riguarda i prezzi all’origine. Le industrie di trasformazione – fa rilevare Confagricoltura – hanno fortemente rallentato la preparazione  dei prodotti in vista delle feste natalizie, per il timore che le chiusure imposte dall’emergenza Covid deprimano ulteriormente i consumi.

In questo contesto Confagricoltura valuta positivamente il provvedimento dell’etichettatura. “Quest’anno praticamente non c’è stata la possibilità d organizzare eventi, fiere, sagre  e altre occasioni favorevoli per promuovere il consumo di carne suina del nostro territorio – commenta Enrico Allasia – :l’augurio è che con l’etichettatura, che permetterà ai consumatori di riconoscere con certezza i suini italiani, il prodotto nazionale assuma il ruolo di protagonista, valorizzando salumi e prosciutti nostrani”.

 

 




Fondo per la ristorazione. Confagricoltura: in Piemonte interessate anche 800 imprese agrituristiche

Confagricoltura Piemonte informa che è possibile presentare le domande relative al Fondo per la filiera della ristorazione sul “Portale della ristorazione” o recandosi negli uffici postali.

C’è tempo per la presentazione delle domande, in entrambi i casi, fino al 28 novembre prossimo.

Con il fondo ristorazione – sostiene Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – è stata aperta una strada che va seguita anche quando ci si sarà messi alle spalle l’emergenza coronavirus. Se inquadrata in una visione strategica, la valenza dei bonus si rafforza e i risultati aumentano per tutta la filiera”.

Confagricoltura ricorda che anche gli agriturismi potranno accedere ai 600 milioni di euro stanziati per il 2020, per far fronte alle perdite economiche causate dalle misure contenitive della pandemia Covid-19; infatti tra i codici Ateco nel decreto sono indicati anche quelli relativi alla ristorazione connessa alle aziende agricole.

Il comparto in Piemonte interessa 793 aziende con ristorazione agrituristica su un totale di 1.316 agriturismi; 914 sono le aziende che offrono ospitalità in alloggio. Le aziende con agrituristiche con ristorazione sono il 60 % del totale; quelle che offrono un servizio di  degustazione, tipo enoturismo, sono 687 (il 52 % del totale). Sono 1.013 (il 77% del totale) quelle che svolgono altre attività legate all’agriturismo: fattoria didattica, ippoturismo, attività ludiche – educative, agri-asilo.

Confagricoltura invita gli imprenditori agrituristici a prestare attenzione nella redazione delle richieste, tenendo i chiarimenti sul sito

 

Non c’è il click-day: come riportato nella documentazione ufficiale “l’ordine di presentazione della domanda non dà diritto ad alcuna prelazione sulla erogazione del contributo che verrà concesso solo in base alla corretta compilazione della domanda”.

Gli uffici delle Unioni Agricoltori sono a disposizione degli interessati per l’assistenza alla presentazione delle domande.

La finalità di questa misura, certamente non risolutiva, è scongiurare la perdita di posti di lavoro e la chiusura delle imprese. L’intervento – dichiara Lorenzo Morandi, presidente di Agriturist Piemonte – fornisce un importante sostegno diretto alla ristorazione anche agrituristica e indiretto a tutto il ‘made in Italy’ agroalimentare”.




Confagricoltura Piemonte chiede alla Regione di sostenere le attività agrituristiche

In Piemonte sono attive 1.316 aziende agrituristiche (5,6% della quota nazionale), delle quali 914 con alloggio. Le aziende con ristorazione sono 793 (60 % del totale); quelle che offrono un servizio di degustazione (tipo enoturismo, per esempio) sono 687 (52 % del totale).

Sono 1.013 (il 77% del totale) quelle che svolgono altre attività legate all’agriturismo: fattoria didattica, ippoturismo, attività ludiche – educative, agri-asilo. “Queste attività in primavera, in particolare nel periodo pasquale e in occasione del ponte del 1° maggio hanno subito danni rilevanti – spiega il presidente regionale di Confagricoltura Enrico Allasiae ora per loro si prospetta di nuovo un periodo estremamente complicato”.

In vista delle nuove restrizioni adottate dal Governo Confagricoltura Piemonte ha chiesto alla Regione di consentire le consegne di pasti a domicilio da parte degli agriturismi. “La competente Direzione della Regione – dichiara Enrico Allasia – ci ha assicurato che verrà adottato un provvedimento per venire incontro alla nostra richiesta”.

Per quanto riguarda gli aiuti all’agriturismo il Decreto Ristori pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 28 ottobre scorso prevede un contributo a fondo perduto per coloro che sono titolari di Partita Iva attiva alla data del 25 ottobre 2020 e che svolgono come attività prevalente una di quelle contenute nell’elenco allegato al Decreto stesso. Confagricoltura Piemonte ricorda che sono interessate, per esempio, le attività di agriturismo (alloggio o ristorazione) e altre legate all’intrattenimento, lo sport, il turismo. Il contributo spetta a condizione che i ricavi di aprile 2020 siano inferiori ai 2/3 dei ricavi di aprile 2019 (questo requisito non è necessario per coloro che hanno iniziato l’attività dopo il 1° gennaio 2019).

Per quanto riguarda la procedura, sono previste due modalità: coloro che hanno già beneficiato del contributo previsto dal precedente Decreto Rilancio non dovranno fare nulla, in quanto l’aiuto verrà accreditato dall’Agenzia delle Entrate direttamente sul conto corrente già comunicato; gli altri soggetti invece dovranno presentare una specifica istanza in via telematica, entro il termine che verrà stabilito con un prossimo provvedimento. L’importo del contributo si calcola applicando un apposito coefficiente legato al codice attività ATECO (per gli agriturismi con alloggio è pari al 150% – per quelli con ristorazione al 200%) all’importo spettante secondo le norme del Decreto Rilancio.

Il Decreto Rilancio cancella anche la seconda rata IMU 2020, in scadenza al 16 dicembre, con riferimento agli immobili e relative pertinenze in cui si esercitano le attività agrituristiche e di affittacamere, bed and breakfast, case vacanze. Per beneficiare dell’agevolazione, è necessario che i proprietari degli immobili siano anche direttamente gestori delle attività che vi vengono esercitate.

Per i datori di lavoro privati dell’agriturismo con alloggio e ristorazione sono sospesi i termini relativi ai versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria dovuti per la competenza del mese di novembre 2020. Tali pagamenti saranno effettuati, senza applicazione di sanzioni e interessi, in un’unica soluzione entro il 16 marzo 2021 o mediante rateizzazione fino a un massimo di quattro rate mensili di pari importo, con il versamento della prima rata entro il 16 marzo 2021.

 

 

 




Confagricoltura Piemonte: mercato del vino, bisogna intervenire prima che sia emergenza

Il mercato vitivinicolo, già duramente danneggiato dal lockdown primaverile, è nuovamente messo a dura prova.

Qualora si dovesse arrivare a nuove chiusure, ma anche solo col mantenimento dell’attuale blocco della ristorazione nelle ore serali e con i contingenti già in atto, si andrà inevitabilmente incontro a un drastico calo della domanda da parte di tutto il canale Horeca, con danni pesantissimi”.

 

Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte esprime la preoccupazione dei viticoltori per il periodo che si prospetta. “Le feste natalizie e di fine anno – continua Allasia – rappresentano tradizionalmente un’occasione di significativo consumo dei vini di qualità: pranzi e cene in compagnia sono l’occasione per bere, con moderazione, vini importanti che non si consumano tutti i giorni”.

Le chiusure del mercato tedesco – sottolinea Confagricoltura Piemonte – preoccupano fortemente i viticoltori, in quanto la Germania è uno dei nostri più importanti mercati di esportazione, soprattutto per l’Asti spumante e il Moscato d’Asti.

L’aiuto che dovrebbe arrivare dal governo con le misure di attuazione del Decreto Rilancio, rappresentano per Confagricoltura “una goccia nel mare”.

Il decreto sullo stoccaggio privato dei vini di qualità, così come prospettato dal Ministero delle Politiche agricole, che andrà all’esame della Conferenza Stato Regioni giovedì 5 novembre non contribuirà sicuramente a risolvere il problema.

La dotazione finanziaria del provvedimento, seppur significativa, è totalmente insufficiente per il raggiungimento dello scopo. Secondo il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro il quantitativo di vino che potrà essere oggetto di uno stoccaggio privato a sei mesi non raggiungerà i 900.000 ettolitri, a fronte di una produzione nazionale che supera i 46 milioni di ettolitri.

In questo modo si potrà togliere temporaneamente dal mercato meno del 2% della produzione nazionale: per il Piemonte vorrebbe dire poter stoccare a sei mesi meno di 50.000 ettolitri di vino su una produzione totale di oltre 2,6 milioni di ettolitri.

Per attuare un intervento che abbia un impatto positivo occorrerebbero almeno 100 milioni di euro – dichiara Luca Brondelli di Brondello, componente della giunta nazionale di Confagricolturaaltrimenti si rischia di impegnare risorse comunque importanti senza ottenere nessun risultato tangibile. Ci auguriamo che il governo comprenda la situazione e trovi le risorse aggiuntive per dare significato alla misura“.

Confagricoltura Piemonte, che ha illustrato la propria posizione all’assessore regionale all’agricoltura Marco Protopapa in vista della Conferenza Stato Regioni di giovedì prossimo, chiede inoltre che si apra un confronto tra la filiera e le istituzioni per programmare, già all’inizio del prossimo anno, una politica di contenimento dell’offerta, se necessario anche attivando una nuova distillazione delle produzioni, per consentire di gestire in modo adeguato un equilibrio commerciale molto precario.