Class action di Confartigianato Trasporti contro i produttori di camion

Terminerà il 28 febbraio, ma è ancora possibile aderire alla “class action” avviata da Confartigianato Trasporti a livello nazionale contro i produttori di camion condannati dall’Unione europea per aver fatto cartello e alterato almeno del 15% i prezzi dei mezzi superiori a 6 tonnellate.

Il mercato alterato dal cartello dei produttori è quello degli autocarri medi da 6 a 16 tonnellate e dei mezzi pesanti oltre le 16 tonnellate nel periodo tra il 17 gennaio 1997 e il 18 gennaio 2011. La class action, quindi, riguarda non solo gli autotrasportatori, ma tutte le imprese che posseggono un mezzo con queste caratteristiche.

Confartigianato Cuneo ha fatto il punto della situazione in un webinar online (rivedibile qui) durante il quale si sono succeduti negli interventi Joseph Meineri, Direttore generale Confartigianato Imprese Cuneo; Sergio Lo Monte, Segretario Nazionale di Confartigianato Trasporti; Gian Marco Solas, Avvocato della Fondazione Omni Bridgeway.

«Le aziende, sia di autotrasporto che di altri settori– spiega Aldo Caranta, rappresentante provinciale degli Autotrasportatori di Confartigianato Cuneo e vicepresidente nazionale della categoria – hanno tempo fino al 28 febbraio per aderire all’azione legale collettiva che consentirà loro, senza alcun costo e senza rischi, di recuperare i maggiori costi imposti dai costruttori per l’acquisto, il noleggio e l’utilizzo in leasing di veicoli nuovi e usati».

La class action è stata avviata nel 2017 e pende davanti al Tribunale di Amsterdam. Hanno già aderito migliaia di imprese europee per le quali rappresenta un’opportunità fondamentale per vedersi risarcite. Da sole, infatti, non potrebbero sperare di ottenere il ristoro dei danni subiti considerata la forza contrattuale dei costruttori di veicoli.

«Confartigianato – conclude Luca Crosetto, presidente provinciale – in collaborazione con il Fondo Omni Bridgeway, specializzato nel contenzioso antitrust a livello internazionale, ha creato una piattaforma digitale sulla quale raccogliere le adesioni. Per ogni informazione i nostri uffici sono come sempre a disposizione delle imprese».




Rincaro gasolio, Confartigianato trasporti: anche in Piemonte l’allarme delle imprese di trasporto e logistica

Anche gli autotrasportatori di Confartigianato Trasporti Piemonte lanciano l’allarme per possibili immediati aumenti del gasolio.

Da qualche settimana, infatti, sono note le proposte del ministero dell’Ambiente che punterebbero a rimuovere, progressivamente, i sussidi su questo carburante ritenuto “ambientalmente dannoso”, “riallineando progressivamente” le aliquote di accisa di benzina e gasolio a partire dal 1 gennaio 2021.

Confartigianato, insieme ad altre Associazioni, ha scritto al Governo per manifestare la propria preoccupazione e la contrarietà all’iniziativa, denunciando l’imminente rincaro.

“Siamo assolutamente contrari alla proposta del ministro dell’Ambiente Sergio Costa di riallineare progressivamente le aliquote di accisa di benzina e gasolio a partire dal 1°gennaio 2021 – commenta Aldo Caranta, Presidente di Confartigianato Trasporti Piemonte – Questo porterebbe ad una ulteriore discriminazione delle aziende di trasporto italiane rispetto a quelle straniere che vedrebbero aumentare la loro competitività del cabotaggio. C’è poi un aspetto di introiti per lo Stato dato che, di certo, i TIR stranieri si attrezzeranno per non fare gasolio in Italia ed anche gli italiani che vanno all’estero faranno in modo di rifornirsi il più possibile prima di rientrare. Gli unici penalizzati sarebbero quindi gli autotrasportatori che operano prevalentemente in Italia”.

“È bene inoltre ricordare – prosegue Caranta – che oltre il 95% del parco veicoli adibiti al trasporto merci sono alimentati a diesel. L’incremento delle accise sul gasolio si tradurrebbe, quindi, in un aumento dei costi di trasporto, con l’inevitabile aumento dei prezzi dei beni di consumo”.

“Diciamo le cose come stanno – incalza Caranta – Stiamo parlando sostanzialmente di un inasprimento delle tasse giustificato da presunte motivazioni ambientali, irrazionali e prive di reale fondamento. Occorre inoltre chiarire come il trattamento differenziale tra gasolio e benzina non sia in alcun modo qualificabile come sussidio. Siamo di fronte infatti a due aliquote di accisa diverse, come diversi sono i due prodotti, sia in termini di prestazioni che di impatto ambientale”.

“Secondo i nostri studi – riflette Caranta – le imprese dell’autotrasporto versano molto di più rispetto all’inquinamento prodotto; un camion Euro6 genera un costo esterno pari a 13,1 centesimi di euro, mentre paga di sola accisa netta 40,3 centesimi, pari a oltre un miliardo di euro all’anno. Il miglioramento della qualità ambientale può passare da interventi sull’impronta ecologica dei carburanti ma non ricorrendo ad azioni punitive contro intere categorie produttive.”