Felici (Confartigianato imprese): “Riecco la danza del contante, più che limiti servirebbero incentivi”

“Con il nuovo anno riprende la danza del limite al contante. Dal 1 gennaio la soglia viene dimezzata e scende a 999 euro, la stessa di undici anni fa.

La santa crociata contro il contante, che secondo chi ci governa dovrebbe spezzare le reni agli evasori, è contraddistinta da un continuo e disorientante sali-e-scendi dell’asticella: dai 12.500 euro del 2002 agli attuali 999, passando per 4.999, poi 2.499, quindi 2.999, e poi 1.999…un’odissea, non nello spazio ma nei portafogli dei cittadini, che sicuramente sarà frutto di ineccepibili erudizioni degli esperti delle cose fiscali, eppure a distanza di vent’anni resta ancora da dimostrare l’efficacia di questa ballerina misura nel contrasto all’evasione. Sia chiaro: l’evasione va combattuta, l’uso dei pagamenti digitali va incentivato.

Ma sulle modalità, riteniamo di dissentire. Ancora una volta si penalizzano artigiani e commercianti, prevedendo multe che variano in base al valore del prodotto acquistato. Ma, vi ricordate quando gli esattori facevano la posta ai clienti all’uscita dai negozi, per controllare gli scontrini?

Una misura poliziesca, così efficace che poi è stata eliminata. E le costose assurdità come le lotterie degli scontrini o il cashback di Stato? Diciamocelo, questa altalena del limite al contante è la foglia di fico della politica, dell’incapacità di colpire i grandi evasori e della non volontà di pensare vere ed efficaci politiche di incentivo per i negozianti e cittadini.

Alla base di tutto c’è la perenne presunzione che l’artigiano e il commerciante sia un ‘evasore in sonno’, da tartassare e controllare. È stato evidente in questa pandemia, che ci ha visti colpiti da chiusure e restrizioni di ogni tipo, trasformati prima in sanificatori poi in controllori di green pass, insomma in butta-fuori sia dei no vax sia della vecchietta con i contanti nella borsetta.

Ci compiacciamo del fatto che, se non altro, le banche avranno un ritorno, grazie al quale confidiamo che rallenteranno la chiusura degli sportelli, conserveranno l’occupazione e avranno più risorse da investire nell’economia reale piuttosto che nella finanza.”

 

 




Consiglio regionale: via libera alla riduzione Irap

La prima Commissione, presieduta da Carlo Riva Vercellotti, ha dato parere positivo alla delibera con cui la Giunta regionale varerà le riduzioni dell’Irap per alcune categorie.

La delibera prevede la riduzione dello 0,92% dell’Irap per le aziende che da fuori regione si insediano in Piemonte e per le aziende di nuova costituzione. Agevolazioni, attraverso deduzioni sull’imponibile Irap, sono previste per le imprese che assumono personale a tempo indeterminato  o lavoratori stagionali,  o che stabilizzino contratti a tempo determinato.

“Non è una soluzione ai problemi delle aziende”, ha spiegato l’assessore al bilancio Andrea Tronzano, “ma un segnale della direzione che intendiamo prendere per favorire gli insediamenti di nuove aziende e l’occupazione”.

Alla richiesta di Marco Grimaldi (Luv) di considerare tra i beneficiari delle agevolazioni Irap anche le aziende che da fuori Regione rilevano rami di aziende fallite in Piemonte, per garantire i posti di lavoro, gli uffici tecnici hanno risposto che dovrebbero essere comprese nel provvedimento.

Richieste di maggiori specificazioni su un articolo della delibera, al fine di evitare confusioni e necessità di ulteriori chiarimenti, sono venute da Davide Nicco (Fdi). Alberto Avetta (Pd) ha ricordato la proposta di legge del suo gruppo a favore dell’occupazione femminile. L’assessore al bilancio ha risposto che lo spazio per le considerazioni finanziarie su questo tema è nel bilancio di previsione 2021, che dovrebbe essere esaminato nei prossimi mesi dal Consiglio regionale.




Con tasse Europee, ogni famiglia italiana risparmierebbe 1.500 euro all’anno

Se potessimo contare su una pressione fiscale pari a quella media europea, ogni famiglia italiana risparmierebbe 1.506 euro di tasse all’anno. La CGIA è giunta a questo risultato comparando la pressione fiscale di tutti i 28 paesi dell’UE.

Dopodiché, ha calcolato quanto pagherebbe in più o in meno di tasse una famiglia media italiana1 se subisse la pressione fiscale del paese europeo oggetto del confronto. Avendo registrato una pressione fiscale superiore di 2,2 punti percentuali rispetto al dato medio dell’Unione, nel 2019 ogni famiglia italiana avrebbe risparmiato 1.506 euro.

Nella manovra 2021 è necessario un taglio da 20 miliardi Afferma il coordinatore dell’Ufficio studi CGIA, Paolo Zabeo: “Con la prossima legge di Bilancio è necessario un intervento choc che nel giro di qualche anno riduca di almeno 3-4 punti percentuali la pressione fiscale.

Chi ritiene che siano sufficienti solo 10 miliardi si sbaglia di grosso: questa cifra è insufficiente. Per il 2021 è necessaria una contrazione di almeno 20 miliardi di euro e questo obbiettivo potrà essere raggiunto solo se si riuscirà ad abbassare, di pari importo, la spesa pubblica improduttiva e una parte delle agevolazioni fiscali. Compiere questa operazione, comunque, non sarà per niente facile. Negli ultimi 10 anni, infatti, la spending review non ha prodotto risultati apprezzabili, mentre il numero delle deduzioni e delle detrazioni fiscali è aumentato a dismisura, soprattutto in questo periodo di Covid”.

Secondo l’Istat, nel 2019 era composta da 2,3 componenti

 Paghiamo tanto per avere pochi servizi

Un peso tributario eccessivo come quello presente nel nostro Paese costituisce un problema sia perché alleggerisce la disponibilità economica di tante famiglie e di altrettante imprese sia perché drena risorse che altrimenti potrebbero essere investite per favorire i consumi, gli investimenti e, quindi, lo sviluppo del sistema economico.

Sottolinea il segretario della CGIA, Renato Mason: “Con un carico fiscale così eccessivo e una platea di servizi erogati dalla nostra Pubblica amministrazione che negli ultimi anni è scesa sia in termini di qualità che di quantità, questa situazione ha contribuito a determinare una contrazione della domanda interna e un crollo degli investimenti pubblici. Ma oltre a tagliare le tasse è altrettanto importante semplificare il nostro sistema fiscale. Pagare le imposte è diventato sempre più difficile: lo dicono gli esperti, come i commercialisti e i tecnici delle associazioni di categoria. Figuriamoci come la pensano i piccoli imprenditori che oltre a occuparsi della propria attività, spesso sono chiamati a misurarsi con una burocrazia fiscale astrusa e scriteriata che non ha eguali nel resto d’Europa”.

Quest’anno il peso fiscale è destinato a salire nuovamente Stando agli ultimi dati disponibili (media anno 2019), la pressione fiscale in Italia si è fermata al 42,4 per cento del Pil, in aumento rispetto al 2018 di 0,7 punti percentuali. Questo incremento è avvenuto dopo 5 anni di costante riduzione del carico fiscale. Dopo il picco massimo di tutti i tempi toccato nel 2013, il peso di tasse e contributi ha cominciato a scendere, in particolar modo con l’esecutivo guidato da Renzi che, tra le altre cose, ha eliminato l’Imu sulla prima casa e ha alleggerito il costo del lavoro dei neo assunti .

Cosa succederà quest’anno ?

Premesso che con la pubblicazione della Nota di aggiornamento al DEF prevista nei prossimi giorni avremo contezza della soglia ragiunta quest’anno, abbiamo l’impressione che la pressione fiscale sia destinata ad aumentare ulteriormente. Non tanto perché sono state ritoccate all’insù le aliquote, cosa che infatti non è avvenuta, ma perché registreremo una caduta verticale del Pil più significativa della contrazione registrata dalle entrate. Ricordiamo, infatti, che la pressione fiscale è data dalla somma delle entrate tributarie e di quelle contributive; il risultato di questa operazione deve poi essere rapportato al Pil e, successivamente, moltiplicato per 100.

Per pressione fiscale siamo al 6° posto in UE
Tra i 28 paesi che nel 2019 costituivano l’Unione europea, l’Italia si è classificata al sesto posto per quanto riguarda il peso della pressione fiscale in percentuale del Pil. La Danimarca presenta il carico fiscale più importante (47,6 per cento), seguono la Francia (47,3 per cento), il Belgio (45,5 per cento), la Svezia (43,5 per cento) e l’Austria (42,9 per cento). Il sesto posto di questa particolare graduatoria è occupato dall’Italia che nel 2019 ha registrato una pressione fiscale del 42,4 per cento. Se tra i nostri principali competitor la Germania presenta un peso fiscale complessivo del 41,6 per cento, il Regno Unito e la Spagna, entrambe con un carico fiscale complessivo del 35,2 per cento, possono addirittura contare su un differenziale di 7,2 punti di tasse in meno rispetto al nostro Paese

 Con le tasse di Spagna o Regno Unito, una famiglia italiana risparmierebbe quasi 5.000 euro all’anno

Se nel confronto con la pressione fiscale media dell’UE riferita all’anno scorso (40,2 per cento) una famiglia italiana avrebbe pagato 1.506 euro in meno di tasse, nella comparazione con il carico fiscale in capo alla Germania, invece, avrebbe risparmiato 548 euro, con quella dei Paesi Bassi il vantaggio sarebbe stato di 2.123 euro, con il Regno Unito e la Spagna avrebbe addirittura potuto beneficiare di una sforbiciata pari a 4.930 euro. Sempre tra i grandi paesi d’Europa, spicca il risultato che emerge dal raffronto con la Francia. Se in Italia avessimo la stessa pressione fiscale di Parigi (47,3 per cento), la famiglia media italiana pagherebbe 3.355 euro di tasse in più e addirittura 3.561 euro se il confronto venisse effettuato con la Danimarca, che è il paese con la pressione fiscale più alta di tutta Europa (47,6 per cento) Col Portogallo abbiamo il record di “oppressione” fiscale




Agenzia entrate: ecco dove vanno le tasse degli Italiani

Il 20% dell’Irpef versato dai contribuenti italiani va a finanziare la sanità, il 21% la previdenza, l’11% l’istruzione e l’8,9% la difesa, l’ordine pubblico e la sicurezza. Da quest’anno i cittadini che presenteranno la dichiarazione precompilata 2020 o che accederanno al proprio cassetto fiscale potranno conoscere come lo Stato ha utilizzato le loro imposte.

Una nuova funzionalità, voluta dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini. Sarà così possibile verificare nel dettaglio come ognuno ha contribuito alle spese dello Stato alimentando al contempo il rapporto di trasparenza e collaborazione tra contribuente e Amministrazione finanziaria.

Come accedere ai dati – I contribuenti che utilizzeranno la Dichiarazione Precompilata 2020, e che hanno presentato una dichiarazione dei redditi nell’anno precedente, visualizzeranno, all’apertura dell’applicazione, un prospetto informativo (grafico e tabella) sulla destinazione delle imposte alle varie voci di spesa. Le informazioni saranno rese disponibili anche sul Cassetto Fiscale.

Dalle pensioni alla sanità dove vanno tutte le tasse che versiamo – Circa il 21% delle tasse pagate dai contribuenti Irpef va a finanziare le pensioni, mentre il 20% la sanità. Al terzo posto l’istruzione, a cui indirizziamo l’11% delle tasse pagate. A seguire, l’8,9% di quanto versato è diretto a sostenere la difesa, l’ordine pubblico e la sicurezza, mentre il 6,09% ha come obiettivo il sostegno all’economia e al lavoro. E ancora, il 4,8% ai trasporti, il 2,4% alla protezione dell’ambiente e il 2,2% alla cultura e allo sport.

La fonte dei dati – Per l’individuazione delle voci di spesa, d’accordo con la Ragioneria Generale dello Stato, si è fatto riferimento alla classificazione COFOG (Classification of the Functions of Government) che rileva le spese indipendentemente dal fatto che si riferiscano a capitoli che fanno riferimento al Bilancio dello Stato o ai bilanci delle Regioni o Enti locali. I dati sono stati elaborati dall’Ispettorato Generale del Bilancio del dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato.




Agenzia entrate: pronte istruzioni su rinvio udienze e sospensione termini processuali

Sono pronte le istruzioni dell’Agenzia sul rinvio delle udienze e la sospensione dei termini del processo tributario in seguito all’emergenza sanitaria determinata dalla diffusione del Covid-19. Nella circolare n. 10/E di oggi le Entrate illustrano i primi chiarimenti in materia sulla base dell’articolo 83 del dl n.18/2020 (“Cura Italia”) e dell’articolo 36 del dl n. 23/2020 (“Liquidità Italia”).

Processo tributario, il rinvio delle udienze – Il documento di prassi di oggi precisa che, in riferimento al processo tributario, le udienze che avrebbero dovuto tenersi fra il 9 marzo 2020 e l’11 maggio 2020 sono rinviate d’ufficio.

Fanno eccezione i procedimenti di sospensione cautelare della esecutività provvisoria delle sentenze oggetto di impugnazione e, in genere, tutti i procedimenti la cui ritardata trattazione può produrre grave pregiudizio alle parti, come, ad esempio, quello finalizzato alla sospensione degli effetti dell’atto impugnato.

Sospensione dei termini processuali ad ampio raggio – In sostanza, prosegue il documento di prassi, le disposizioni sulla sospensione dei termini, con l’ulteriore estensione della finestra temporale dal 9 marzo 2020 all’11 maggio 2020 prevista dal Dl “Liquidità” n. 23/2020, sono da intendersi di amplissima portata e con riferimento a tutti gli adempimenti processuali, tra cui la proposizione dell’appello, del ricorso per cassazione e del controricorso, dell’atto di riassunzione, nonché la costituzione in giudizio del ricorrente e del resistente, l’integrazione dei motivi di ricorso e la proposizione del reclamo contro i provvedimenti presidenziali.

La sospensione, invece, continua la circolare, non opera su altri termini, quali: quelli relativi ai procedimenti cautelari, quelli soggetti alla sospensione di nove mesi prevista dall’art. 6 del Dl n. 119/2018, in tema di definizione agevolata delle liti pendenti, quello del 31 maggio 2020 concernente il pagamento della quinta rata relativa alla predetta definizione agevolata.

Stop anche dei termini per la proposizione del ricorso di primo grado e per la conclusione del procedimento di mediazione – Sono altresì sospesi, chiarisce l’Agenzia, sia il termine per la proposizione del ricorso di primo grado da parte del contribuente, sia il termine di 90 giorni per la conclusione del procedimento di mediazione, riguardante le controversie di valore non superiore a 50.000 euro.

Al riguardo, la sospensione ricomprende, come illustra la Circolare  anche il termine di 20 giorni per il versamento del totale ovvero della prima rata delle somme dovute sulla base dell’accordo di mediazione raggiunto tra le parti.




Bilancio regionale: fondo di 15 milioni per la riduzione fiscale

Dal 2020 il bilancio della Regione Piemonte avrà un nuovo fondo di 15 milioni per la diminuzione strutturale del carico fiscale. Servirà a finanziare i nuovi sconti sull’Irap e sul bollo per chi acquista un’auto nuova.

Lo ha annunciato l’assessore Andrea Tronzano oggi in prima Commissione, presidente Carlo Riva Vercellotti, dove è partito l’esame della legge di stabilità e del bilancio di previsione 2020.

Siamo ancora in una fase iniziale della discussione, quella delle prime determinazioni. Tronzano ha dato un veloce quadro della situazione finanziaria dell’ente: ”Da parte mia non c’è alcun tipo di valutazione sul passato, solo una fotografia dell’oggi per poter discutere degli sviluppi futuri”, ha precisato all’inizio.

Nel 2020 le entrate scendono di 183 milioni rispetto al 2019.  La situazione debitoria ammonta a 9,3 miliardi (di cui 4 miliardi in seguito alla liquidità fornita con il Dl 35).

“E’ una cifra importante, già affrontata dalla giunta precedente, non è una novità, ma è un dato da considerare”, ha spiegato l’assessore, annunciando nel 2020 l’intenzione di acquistare il derivato che nel 2019 non è stato possibile acquistare per questioni tecniche determinate dai tassi di interesse.

“L’operazione servirà a liberare le generazioni future da un debito importante e la Regione da una rata annua di 22 milioni per i prossimi anni”, ha detto Tronzano.

Quest’anno la rata dei mutui sale di 54 milioni, 268 rispetto ai 214 del 2019. Per il rilancio dell’economia, “di fronte a una situazione reale che mette a rischio la sopravvivenza di molte imprese”, ha spiegato l’assessore, il fondo unico per l’innovazione viene dotato di 90 milioni, mentre 53 milioni saranno in dote del fondo di garanzia delle imprese. Una rimodulazione del Fesr porterà 17 milioni al settore turistico, con 14 milioni verrà poi rifinanziata la legge 18 sui piccoli comuni per interventi immediati.

Nel corso della Commissione sono intervenuti per chiarimenti Giorgio Bertola (M5s), Domenico Ravetti, Sergio Chiamparino e Raffaele Gallo (Pd), Angelo Dago (Lega), Marco Grimaldi (Luv),

La Commissione ha anche licenziato all’unanimità il progetto di legge unificato che modifica la normativa vigente in materia di servizi necroscopici, funebri e cimiteriali.

 




Novità fiscali del 2020: quattro incontri per le aziende in tutte le sedi di Cnvv

“Legge di Bilancio, Iva nelle cessioni intracomunitarie e altre novità fiscali del 2020” è il tema dei quattro incontri gratuiti, di circa tre ore ciascuno, organizzati da Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv) in tutte le sue sedi tra il 21 e il 23 gennaio prossimi.

Gli incontri, ai quali ci si può iscrivere nella sezione “eventi” del sito web www.cnvv.it, si terranno martedì 21 gennaio alle 14,30 nella sede Cnvv di Novara (C.so Cavallotti 25), mercoledì 22 gennaio alle 9,30 nella sede Cnvv di Vercelli (Via Lucca 6) e giovedì 23 gennaio, alle 9,30 nella delegazione Cnvv di Borgosesia (V.le Varallo 35) e alle 15 nella delegazione Cnvv di Borgomanero (V.le Marazza 18/b).

«Come è ormai nostra abitudine – spiega il presidente di Cnvv, Gianni Filippa – abbiamo scelto di organizzare un incontro in ogni struttura della nostra realtà associativa per favorire più possibile la partecipazione delle aziende, che possono scegliere la sede più comoda in base alle proprie esigenze di data e tempi di spostamento e che ci dimostrano di gradire molto questa modalità operativa».

Scopo di ogni seminario, che tratterà gli stessi argomenti e che avrà sempre come relatori Fabrizio Manca e Alessandra Zanaria, funzionari fiscali dell’area Politiche economiche di Cnvv, è illustrare le novità fiscali introdotte dalla Legge di bilancio 2020 (quali il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali sostitutivo sia del superammortamento sia dell’iperammortamento, il calcolo del fringe benefit delle auto aziendali, la responsabilità fiscale nei contratti di appalto e subappalto, le limitazioni alle compensazioni esterne, la periodicità dell’esterometro e del versamento dell’imposta di bollo sulle fatture elettroniche, la tracciabilità dei pagamenti ai fini delle detrazioni Irpef) e novità in materia di Iva nelle operazioni intracomunitarie decorrenti dal 2020 (come la prova dell’avvenuta consegna dei beni in altro Paese UE, le cessioni a catena, il contratto di Consignment Stock, la rilevanza della partita Iva nel sistema Vies e la presentazione dei modelli Intrastat).