Sicurezza lavoratori Covid19, un progetto promosso dal Politecnico di Torino

Il tema della ripartenza delle attività produttive nella attuale emergenza COVID19 è sempre più all’ordine del giorno dell’agenda politica e dei media: un aspetto che presenta elementi di grande complessità proprio per l’eccezionalità della situazione che si troveranno a fronteggiare sia gli imprenditori che gli stessi lavoratori.

La riapertura dovrà basarsi infatti su misure condivise tra lavoratori e imprese, che tutelino da una parte la piena sicurezza dei lavoratori nei termini di rischio di contrarre il virus nel loro posto di lavoro e nei necessari spostamenti dalle loro case a fabbriche e uffici, e dall’altra garantiscano agli imprenditori la fattibilità e sostenibilità economica di tali misure.

 

Il Politecnico di Torino ha dato il via, insieme ad esperti tecnico-scientifici delle università piemontesi e di altre università e centri di ricerca, anche indicati dalle parti sociali e dal sistema delle imprese, ad un progetto che possa fornire un quadro di riferimento scientifico e tecnologico volto a minimizzare le probabilità di contagio tra persone che non presentano sintomi, così da consentire un rientro controllato ma pronto sui luoghi di lavoro e di aggregazione sociale, non appena i dati epidemiologici lo consentiranno.

 

“Siamo convinti che la massima protezione delle persone nel loro luogo di lavoro sia tanto imprescindibile quanto una rapida riapertura delle attività economiche del Paese”, spiega il Rettore Guido Saracco: “La riapertura sarà un elemento chiave per la competitività delle aziende italiane, se non per la loro stessa sopravvivenza, specialmente nel caso delle piccole e medie imprese”.

Proprio in quest’ultima prospettiva, le linee guida e prassi definite dovranno abbinare alla garanzia del conseguimento di un efficace controllo dei rischi di contagio, la praticabilità tecnica ed economica in tempi rapidi a qualsiasi stadio delle filiere produttive, dalle piccole alle grandi imprese.

L’obiettivo del progetto è, nel concreto, di delineare le indicazioni contenute nel Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro – sottoscritto dal Primo Ministro e dai Ministri competenti in materia in data 14 marzo 2020 – in prassi e metodologie applicative che possano favorire una rapida implementazione nei contesti di riferimento. Si parla quindi di luoghi di lavoro non aperti al pubblico (aziende manifatturiere, magazzini), teatri e altri luoghi di aggregazione sociale con biglietto nominativo ed esercizi commerciali, aeroporti, cinematografi e altri luoghi ad accesso libero o comunque non completamente tracciato.

La necessità di impostare rigorosamente tali procedure è data alla prospettiva temporale nella quale sarà necessario applicarle, che dipenderà dalla durata dell’emergenza sanitaria e che oggi alcuni esperti prevedono non sarà inferiore a un anno (cioè il tempo minimo necessario per la disponibilità di un eventuale vaccino).

Sono quindi al lavoro cinque gruppi operativi, composti da docenti e personale del Politecnico e degli altri Atenei piemontesi, insieme a decine di soggetti qualificati pubblici e privati che hanno voluto aderire all’iniziativa, con il compito di predisporre analisi e proporre strumenti e procedure in altrettanti campi di interesse: valutazione e mitigazione del rischio di contagio nei mezzi di trasporto e nei luoghi lavorativi; definizione di politiche di welfare e di gestione della privacy dei lavoratori, che per le caratteristiche del virus COVID19 dovranno con ogni probabilità essere trattati diversamente in base alla loro età e stato di salute; definizione di adeguati protocolli e strumenti di informazione e formazione dei lavoratori, ad ogni livello (operai, quadri, manager, ecc.); definizione di adeguate misure di supporto economico e logistico alle imprese per il loro adeguamento alle prescrizioni per il contenimento del rischio di contagio; convalida della resilienza delle misure, prescrizioni e protocolli definiti dai tavoli di lavoro sopra citati, nella loro applicazione rispetto ad alcune aziende esemplari di diversi settori produttivi, merceologici, commerciali selezionate anche in modo da coprire dimensioni di organico variabili da piccole a grandi imprese.

L’obiettivo è di fornire in tempi molto brevi, entro 10 giorni, un rapporto che possa supportare i decisori politici e l’Istituto Superiore di Sanità, insieme all’analisi del quadro epidemiologico aggiornato, nella definizione di strumenti tecnologici e scientifici per accelerare la ripartenza del nostro sistema economico produttivo nel suo complesso: “In questo momento di grande difficoltà, ci siamo messi, con le altre università del territorio ,a disposizione del sistema produttivo del nostro Paese, che il nostro Ateneo ha contribuito storicamente a far crescere e a innovare, perché siamo convinti che la ripartenza debba essere progettata al più presto e nella piena sicurezza deli lavoratori, mettendo a sistema tutte le conoscenze disponibili”, conclude il Rettore Guido Saracco.

 




A febbraio 2020 rallenta la domanda di lavoro delle imprese piemontesi

Sono circa 23.810 i contratti programmati dalle imprese piemontesi per febbraio 2020, 2.100 unità in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (-8,1%). L’81% riguarderà lavoratori dipendenti, mentre solo il 19% sarà rappresentato da lavoratori non alle dipendenze.

Nel 40% dei casi le entrate previste saranno stabili (era il 37% a gennaio 2019), ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nel 60% saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita).

Complessivamente nel trimestre febbraio-aprile 2020 le entrate stimate raggiungeranno le 67.420 unità, circa 9mila unità in meno rispetto a quanto previsto nello stesso periodo del 2019.

Queste alcune delle indicazioni che emergono dal Bollettino mensile del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal.

Delle 23.810 entrate previste in Piemonte nel mese di febbraio 2020 il 16% è costituito da laureati (in crescita rispetto al 18% di gennaio 2019) e il 34% da diplomati; le qualifiche professionali rappresentato il 32% mentre il 19% è riservato alla scuola dell’obbligo.

Per quanto riguarda la dinamica settoriale sono, ancora una volta, i servizi a formare la fetta più consistente della domanda di lavoro (69%, con una lieve crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), in particolare il commercio, il turismo e i servizi alle persone.

Il comparto manifatturiero, che genera il 23% della domanda di febbraio 2020, registra un calo di 1.510 unità rispetto a febbraio 2019. In diminuzione anche le entrate programmate dalle imprese delle costruzioni, che passano da 1.830 di febbraio 2019 a 1.760.

Il 21% delle entrate previste per febbraio 2020 nella nostra regione sarà destinato a dirigenti, specialisti e tecnici, quota superiore alla media nazionale (20%) e analoga a quanto previsto nel febbraio 2019 a livello regionale (21%), il 31% sarà costituito da operai specializzati e conduttori di impianti, il 37% riguarderà impiegati, professioni commerciali e dei servizi e l’11% professioni non qualificate.

Il nuovo anno prosegue, inoltre, all’insegna di una più elevata difficoltà di reperimento del personale. In 30 casi su 100 le imprese piemontesi prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati, a febbraio 2019 incontrava difficoltà di reperimento il 29% delle aziende. Le professioni più difficili da trovare nel periodo considerato, sono gli specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche, le professioni specifiche nei servizi di sicurezza, vigilanza e custodia e gli operai specializzati nelle industrie del legno e della carta.

 




800 posti in cantieri di lavoro per over58 e detenuti

Sono complessivamente oltre 800 i piemontesi che potranno accedere ai 230 cantieri di lavoroche i Comuni attiveranno a vantaggio di disoccupati con oltre 58 anni oppure di persone sottoposte a regime di restrizione della libertà personale in quanto destinatari dei 6,2 milioni di euro stanziati da un bando emesso dalla Regione.

“Con queste due misure – rileva l’assessore regionale al Lavoro, Elena Chiorino – si dà una grossa mano ai Comuni che hanno sempre più bisogno di personale e si viene incontro alle esigenze di determinate categorie di persone.

In primo luogo, offriamo la possibilità a chi ha necessità di accumulare contributi pensionistici di poterlo fare percependo anche un reddito, con la dignità che soltanto il lavoro, e non certo l’assistenzialismo pauperista, può garantire.

Allo stesso tempo, veniamo incontro alla impellente necessità dei Comuni, specie di quelli più piccoli, di aumentare il personale, troppo spesso carente o addirittura assente per mancanza di fondi per poterlo assumere.

Molto importante anche la misura che riguarda i detenuti, che potranno riabilitarsi agli occhi della società attraverso i lavori di pubblica utilità aiutando, anche in questo caso, gli enti locali che ne hanno bisogno. La Regione considera il lavoro una priorità assoluta. Mi auguro, per il futuro, di avere la possibilità di rafforzare ed estendere misure di questo tipo”.

Cantieri per over58

I fondi consentiranno la realizzazione di opere di pubblica utilità gestite da Comuni, Unioni di Comuni o altre forme associative e organismi di diritto pubblico con sede in Piemonte.

Saranno utilizzati nel proprio Comune di residenza, per un anno prorogabili al massimo fino a 18 mesi, 761 disoccupati non ancora pensionati, non inserite in altri cantieri di lavoro e che non percepiscono alcun ammortizzatore sociale.

I progetti approvati sono 206, così suddivisi per ambiti territoriali: Città metropolitana di Torino 98 progetti e 415 cantieristi, Biella-Novara-Vercelli-VCO 47 progetti e 152 cantieristi, Alessandria-Asti 41 progetti e 130 cantieristi, Cuneo 20 progetti e 64 cantieristi. Ogni persona percepirà dall’Inps un’indennità lorda giornaliera di 29,70 euro per un massimo di 30 ore di lavoro a settimana. I Comuni dovranno sostenere le spese per la sicurezza nel luogo di lavoro, le coperture assicurative e i costi degli oneri previdenziali, che saranno poi rimborsati dalla Regione.

Cantieri per detenuti

Ammontano a 448.000 euro i fondi destinati a 26 progetti presentati da Comuni e Unioni di comuni piemontesi per realizzare cantieri di lavoro rivolti a 72 persone sottoposte a regime di restrizione della libertà. Gli enti locali titolari di progetto devono mettersi in contatto con l’autorità giudiziaria, che selezionerà i candidati da ammettere, detenuti o persone che stanno scontando la pena all’esterno del carcere.

Nel dettaglio, sono i cantieri saranno attivati a Torino, Borgiallo, Ivrea, Druento, Novara, Cossato, Vercelli, Verbania, Mezzana Mortigliengo, Casalino, Mongrando, Asigliano Vercellese, Villadeati, Asti, Casale Monferrato, Unione Terre del Tartufo, Mondovì, Saluzzo, Costigliole Saluzzo, Busca, Fossano, Centallo, Guarene, Sommariva del Bosco, Manta e Cuneo.

Cosa faranno i cantieristi

Le persone prescelte saranno chiamate ad intervenire negli ambiti ambientale (attività forestali e vivaistiche, di rimboschimento, di sistemazione montana, di tutela degli assetti idrogeologici; valorizzazione del patrimonio pubblico urbano, extraurbano e rurale, compresa la manutenzione straordinaria), dei beni culturali e artistici (attività di salvaguardia, promozione, riordino o recupero di beni librari, archivistici, artistici di interesse storico e culturale), del turismo (presso uffici o sportelli di promozione e informazione turistica, attività di allestimento e custodia di mostre relative a prodotti del territorio organizzate da enti locali), dei servizi di utilità pubblica o sociale (accudimento delle persone




Istat: a novembre gli occupati di 41mila unità

A novembre 2019, gli occupati crescono di 41 mila unità rispetto al mese precedente (+0,2%), con un tasso di occupazione che sale al 59,4% (+0,1 punti percentuali).

L’andamento dell’occupazione è sintesi di un aumento della componente femminile (+0,3%, pari a +35 mila) e di una sostanziale stabilità di quella maschile.

Gli occupati crescono tra i 25-34enni e gli ultracinquantenni, mentre calano nelle altre classi d’età; al contempo, aumentano i dipendenti permanenti (+67 mila) a fronte di una diminuzione sia dei dipendenti a termine (-4 mila) sia degli indipendenti (-22 mila).

In crescita risultano anche le persone in cerca di lavoro (+0,5%, pari a +12 mila unità nell’ultimo mese). L’andamento della disoccupazione è sintesi di un aumento per gli uomini (+1,2%, pari a +15 mila unità) e di una lieve diminuzione tra la donne (-0,2%, pari a -3 mila unità); crescono i disoccupati under 35, diminuiscono lievemente i 35-49enni e risultano stabili gli ultracinquantenni. Il tasso di disoccupazione risulta comunque stabile al 9,7%.

La stima complessiva degli inattivi tra i 15 e i 64 anni a novembre è in calo rispetto al mese precedente (-0,6%, pari a -72 mila unità), e la diminuzione riguarda entrambe le componenti di genere. Il tasso di inattività scende al 34,0% (-0,2 punti percentuali).

Anche nel confronto tra il trimestre settembre-novembre e quello precedente, l’occupazione risulta in crescita, seppure lieve (+0,1%, pari a +18 mila unità), con un aumento che si distribuisce tra entrambi i sessi. Nello stesso periodo aumentano sia i dipendenti a termine sia i permanenti (+62 mila nel complesso), mentre risultano in calo gli indipendenti (-0,8%, -43 mila); inoltre, si registrano segnali positivi per i 25-34enni e per gli over 50, negativi nelle altre classi.

Gli andamenti mensili si confermano nel trimestre anche per le persone in cerca di occupazione, che aumentano dello 0,3% (+7 mila), e per gli inattivi tra i 15 e i 64 anni, in diminuzione dello 0,4% (-59 mila).

Su base annua l’occupazione risulta in crescita (+1,2%, pari a +285 mila unità), l’espansione riguarda sia le donne sia gli uomini di tutte le classi d’età, tranne i 35-49enni. Tuttavia, al netto della componente demografica la variazione è positiva per tutte le classi di età. La crescita nell’anno è trainata dai dipendenti (+325 mila unità nel complesso) e in particolare dai permanenti (+283 mila), mentre calano gli indipendenti (-41 mila).

Nell’arco dei dodici mesi, l’aumento degli occupati si accompagna a un calo sia dei disoccupati (-7,1%, pari a -194 mila unità) sia degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-1,5%, pari a -203 mila).

 




Consiglio regionale dichiara stato di emergenza occupazionale e salariale

Il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno che dichiara “lo stato di emergenza occupazionale e salariale in Piemonte” e chiede il “rifinanziamento in deroga alla Cigs e il finanziamento di 150 milioni di euro per le aree colpite da crisi industriali in Piemonte, promessi dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte”.

Il documento è stato presentato da tutti i capigruppo, di maggioranza e di opposizione, dal presidente della Giunta Alberto Cirio e dal presidente del Consiglio Stefano Allasia.

Tutta la seduta è stata dedicata al problema del lavoro nella nostra regione, con l’apertura dei lavori del presidente Cirio e l’intervento dell’assessore Elena Chiorino, che ha evidenziato “un quadro critico con un calo di 17mila unità occupate.

In particolare l’industria manifatturiera perde 25mila addetti, mentre i servizi e l’agricoltura guadagnando rispettivamente 2mila e 4mila posti”.

“Ringrazio il Consiglio per aver accolto la mia proposta di dichiarare lo stato di emergenza occupazionale in Piemonte – ha commentato Cirio – Ringrazio anche tutti i consiglieri di aver votato un documento condiviso che avrà delle ricadute concrete, dandoci la possibilità di rivendicare dal Governo non solo il rifinanziamento della cassa integrazione e degli ammortizzatori sociali, ma anche certezze sugli investimenti promessi personalmente al nostro territorio dal premier Conte.

Abbiamo bisogno di sapere quanto andrà al Piemonte dei 150 milioni di euro previsti per tutta Italia dal governo per le crisi industriali e quanto verrà stanziato per gli specifici accordi di programma che riguardano la Città dell’aerospazio e il Manufacturing and Competence Center, dal momento che di questo in Finanziaria non c’è traccia. La solidarietà non basta, ora alle promesse del Governo devono seguire fatti concreti”.

Anche il capogruppo della Lega Alberto Preioni ha parlato di un “Piemonte che negli ultimi anni ha perso competitività. A livello regionale puntiamo su un piano strategico per lo sviluppo, concordato anche con l’assessore Tronzano, mentre a livello nazionale sarebbe quanto mai urgente la flat tax: abbiamo una pressione fiscale abnorme che fa scappare le imprese”.

Per il Pd è intervenuto Raffaele Gallo, secondo il quale “è vero che i fondi statali potrebbero aiutarci, ma per il momento non ci è chiaro cosa faremmo con quelle risorse.Se chiediamo soldi per mettere in campo le misure illustrate da Chiorino, non risolveremo il problema. Il Piemonte deve essere percepito come territorio di opportunità per imprese, il pubblico deve investire nella ricerca e innovazione industriale”.

Secondo il capogruppo Fdi Maurizio Marrone, “l’emergenza lavoro sarà grande tema su cui la legislatura regionale sarà giudicata dagli elettori. Oggi diamo un segnale forte con la dichiarazione di stato di emergenza per far capire al governo che il tempo della propaganda è finito. Il contributo statale, per il momento limitato, si è fermato solo a Fca ma l’economia manifatturiera piemontese è anche altro”.

È quindi intervenuto Marco Grimaldi (Luv), spiegando che “siamo riusciti ad affermare che la crisi non è solo occupazionale, ma anche salariale, denunciando i fenomeni dei working poor e della precarietà, e a introdurre l’impegno ad applicare il protocollo d’intesa firmato dalla Giunta regionale del Piemonte e dalle sigle sindacali per affermare la giusta retribuzione e lo stralcio del costo del lavoro dai ribassi delle offerte negli appalti pubblici e nelle concessioni di lavori, forniture e servizi”.

Per Paolo Ruzzola (Fi), “gli ammortizzatori sociali sono strumenti utili, chiederemo all’assessore che siano integrati: ma non possono essere la risposta strutturale, che vada oltre il momento dell’emergenza. Dobbiamo creare opportunità per creare lavoro vero e duraturo con misure come il taglio dell’Irap regionale e l’esenzione del bollo che abbiamo fatto inserire in Legge di Stabilità”.

A nome del M5s, Sean Sacco ha spiegato che “il problema delle delocalizzazioni si è verificato perché anche a livello europeo quasi tutte le forze politiche erano d’accordo. Il libero mercato ha creato fortissima diseguaglianza, con conseguente stagnazione e calo dei salari. In Italia bisogna colmare il ritardo: contro le delocalizzazioni possiamo fare ancora qualcosa, ad esempio approvare la nostra proposta di legge regionale. Sarebbe un segnale importante per disincentivare il trasferimento della produzione al di fuori del Piemonte”.

A parere di Silvio Magliano (Moderati), “la grande sfida si gioca sulla competitività. Noi come regione, abbiamo perso di competitività su molti scenari imprenditoriali. Ci sono responsabilità precise, sia da parte datoriale che da parte sindacale. Dobbiamo lavorare tutti insieme per ritornare a essere competitivi”.

Per Mario Giaccone (Monviso), il “Piemonte è diventato la “Spoon river” dell’azienda: crisi e chiusure si moltiplicano. Siamo fanalino coda tra le regioni nord. Vero che subiamo concorrenza sleale e anche concorrenza fiscale, ma certe imprese hanno un atteggiamento predatorio perché non restituiscono quanto ottenuto dal territorio in cui sono nate e prosperate”.

Sono quindi intervenuti i rappresentanti sindacali.
Giovanni Esposito (Cigl): “Le prospettive ci preoccupano: i dati dicono che fino al 2018 le aziende crescevano, ma c’è stata un’inversione di rotta dal 2018/2019, soprattutto a causa dei dazi. Oggi siamo la quarta manifattura dell’Italia, abbiamo perso posizioni. Manca una visione europea e nazionale, si compete fra regioni e dentro la stessa regione, fra le varie province. Si crea una competizione al ribasso e non si punta alla qualità del prodotto”.

Giovanni Cortese segretario generale Uil: “Il Piemonte è ormai agli ultimi posti. La disoccupazione è superiore dell’1,5% rispetto alle altre regioni dell’arco alpino. Quella giovanile dell’8%. Rispetto a 2007, in Piemonte la disoccupazione è aumentata del 60%. Siamo preoccupati anche per l’automotive: senza gli accordi firmati nel 2010/2011 le aziende sarebbero state già chiuse”.

Alessio Ferraris, segretario generale Cisl Piemonte: “la mancanza di crescita porterà ad una povertà che non saremo più in grado di governare. Ci vuole un’alleanza di scopo per il Piemonte per parlare con il governo e ottenere fondi per riavere gli ammortizzatori sociali”.

Armando Murella, segretario generale Ugl: “La politica oggi è debole, le multinazionali hanno potuto fare quello che volevano. Serve un’inversione di tendenza, l’apertura dei grandi supermercati non ha portato tutta l’occupazione annunciata, certi settori sono sottopagati. Non si può andare avanti con contratti di solidarietà, bisogna creare vero lavoro”.

A fine seduta sono stati inoltre approvati due ordini del giorno di Maurizio Marrone su Torino Zona Economica Speciale e sui cosiddetti rider (emendato da Marco Grimaldi).




Scuola e futuro, contro la “fuga di cervelli” il Piemonte punta sull’orientamento

Una rete di oltre 130 sportelli di orientamento in Piemonte e un sistema coordinato di azioni e servizi per ragazzi, scuole e famiglie: la Regione Piemonte dà il via alle nuove attività di orientamento, progettate per il triennio 2019-2022 e finanziate dal Fondo Sociale Europeo, con un investimento di 6,5 milioni di euro.

Obiettivi principali del sistema regionale, pensato per sostenere i ragazzi tra gli 11 e i 22 anni nella scelta consapevole dei percorsi più adatti, nei vari cicli di studio e nelle prime fasi della vita professionale, sono il coinvolgimento delle fasce scolastiche più precoci, il supporto per i casi di insuccesso o dispersione scolastica, il coinvolgimento dei genitori, la formazione degli orientatori, il raccordo con il mondo delle imprese e dei professionisti.

«Obiettivo Orientamento Piemonte si consolida e si rafforza su tutti i territori – spiega l’assessore regionale all’Istruzione, Elena Chiorino – garantendo interventi capillari e concertati: il sistema degli sportelli, infatti, copre l’intera regione, grazie a raggruppamenti territoriali di enti accreditati, che operano in chiave di coprogettazione con scuole, università, servizi per il lavoro, ma anche con istituzioni, organizzazioni datoriali, fondazioni e associazioni».

«Riteniamo l’orientamento una delle politiche attive più efficaci e da sosteneresottolinea il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio -. Per combattere la cosiddetta fuga di cervelli serve offrire ai giovani, già a partire dalle fasce d’età più basse, tutti gli strumenti e le informazioni che li aiutino a fare la scelta giusta per il proprio futuro. Non c’è nulla di male nell’andare a studiare o lavorare all’estero, a patto però che questa sia una scelta e non una necessità. Ecco perché l’orientamento diventa non solo importante, ma fondamentale per consentire ai ragazzi di costruire il loro futuro in Piemonte».

«Nessuno deve essere più costretto a “fuggire” – aggiunge l’assessore Chiorino – ed è nostro compito e volontà mettere in campo tutti gli strumenti per contrastare questo fenomeno, tra i quali un ruolo centrale è ricoperto proprio dall’orientamento».

Punti di orientamento per disoccupati più giovani sono attivi anche nei Centri per l’impiego. Nel Torinese, le attività sono gestite dalla Città Metropolitana di Torino. Tra le novità della nuova programmazione, il coinvolgimento delle scuole secondarie di primo e secondo grado che potranno attivare punti di accesso e consulenza orientativa, seminari informativi per genitori sull’offerta di istruzione e formazione, oltre alla creazioni di equipe territoriali di riferimento per i territori.

L’elenco gli sportelli è disponibile sul sito www.regione.piemonte.it

Ma quali sono le attività che vengono svolte negli sportelli di orientamento? Orientatori specializzati offrono una serie di servizi gratuiti e organizzano diverse attività individuali o laboratori in classe.

EDUCAZIONE ALLA SCELTA attraverso colloqui di informazione orientativa e definizione dei singoli fabbisogni.

RIPROGETTAZIONE DELLA CARRIERA SCOLASTICA E/O FORMATIVA attraverso un tutoraggio individuale, per studenti che hanno necessità di riprogettare un percorso, di rimotivarsi e di rientrare in istruzione/formazione.

SVILUPPO DI COMPETENZE ORIENTATIVE con attività utili a maturare la consapevolezza dei propri punti di forza e debolezza e confrontarli con le esigenze dettate dalle evoluzioni del mercato del lavoro e le proprie attitudini/i propri interessi.

ORIENTAMENTO ALLA PROFESSIONALITA’ attraverso incontri rivolti a gruppi di studenti per orientarli verso il mondo del lavoro, anche grazie a testimonianze qualificate su percorsi professionali ed esperienze di autoimprenditorialità.

I NUMERI.

Sono stati più di 130 mila, nel periodo 2016-2019, gli adolescenti ed i giovani coinvolti nelle attività di orientamento del sistema regionale, oltre 400 le scuole coinvolte, 400 gli orientatori in rete. Per il triennio 2019/2022 i numeri sono destinati a crescere visto il consolidarsi della rete operativa, delle azioni di animazione territoriale a cui si aggiunge il coinvolgimento di genitori e dei ragazzi fin dal 1° anno della secondaria di 1° grado. 

GLI EVENTI E GLI STRUMENTI.

Obiettivo Orientamento Piemonte è presente con postazioni informative dedicate e seminari per le famiglie nei Saloni di orientamento e nelle manifestazioni organizzate sui territori, in cui vengono presentati anche gli strumenti di orientamento realizzati dalla Regione Piemonte, come le Guide di orientamento dopo il primo ciclo e dopo il secondo ciclo di studi.

Il palinsesto, gli strumenti, i referenti regionali dell’iniziativa e tutti gli approfondimenti sulla pagina del sito dedicata