Industria della life science, il Piemonte apre una nuova fase
Il Piemonte si trova a cavallo tra due aree leader globali nelle life sciences: il bacino padano con Lombardia ed Emilia, e il Rhône-Alpes. Si viene così a creare un asse inedito che potrebbe replicare o addirittura estendere la Biovalley che già si è sviluppata tra Alsazia, Baden-Guttenberg e l’area di Basilea.
È questo uno dei temi discussi sulla base dello studio “L’industria della life science, il futuro del Piemonte?” nel corso di un evento promosso da Confindustria Piemonte, Ires Piemonte e UniCredit.
Lo studio parte dai dati globali. Nel mondo sono in fase di studio 15.000 nuovi farmaci, di cui 7.000 sono già in fase clinica. Gli investimenti stimati tra il 2019 e il 2024 sono pari a mille miliardi di dollari. Nel nostro Paese la filiera delle scienze della vita registra un valore della produzione di oltre 225 miliardi di euro, un valore aggiunto di 100 miliardi e 1,8 milioni di addetti. Il valore aggiunto totale (considerando anche l’indotto) corrisponde al 10% del PIL nazionale. Analizzando i grandi poli europei, la sola Biovalley che è oggi l’hot-spot leader in Europa, comprende 40 istituzioni scientifiche, 900 aziende (incluso il 40% delle più grandi aziende farmaceutiche del mondo), 100.000 studenti e più di 11 Life Science Parks. A Lione il polo Life science and health dà lavoro 72.500 persone, il 12% di tutta l’occupazione locale, con 2.100 stabilimenti con dipendenti e 1.600 studi clinici condotti ogni anno. A Milano, solo lo Human Technopole è una realtà in grado di attrarre 1.500 ricercatori, e si sta sviluppando all’interno di una filiera della salute che ha generato nel 2018 oltre 25 miliardi di euro di valore aggiunto e un indotto di oltre 24 miliardi.
Il Piemonte può invece contare oltre un quinto delle 571 imprese censite da Assobiotec, piazzandosi al secondo posto dopo la Lombardia, mentre è leader nell’incubazione di start-up, con il 24% del totale nazionale. Il cuore pulsante di questo ecosistema è il Bioindustry Park Silvano Fumero, oggi società benefit, creato negli anni’ 90 con una governance mista pubblica (Finpiemonte, Città Metropolitana di Torino, Camera di Commercio di Torino, Confindustria Piemonte e Confindustria Canavese) e privata. Oltre 27.000 metri quadri sono adibiti a laboratori, uffici, impianti pilota.
Sono 42 i soggetti insediati tra cui 5 grandi imprese, una media, 29 piccole, 4 centri di ricerca, 2 associazioni e la Fondazione ITS Biotecnologie e Nuove Scienze della vita, per un totale di più di 600 addetti. Uno sviluppo accelerato dal Polo di innovazione BioPmed, che integra importanti punti di forza nella ricerca (4 Università, Politecnico di Torino e centri di ricerca quali Fondazione Edo ed Elvo Tempia, Centro di Biotecnologie Molecolare MBC, INRIM Istituto nazionale di ricerca metrologica, Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte e della Valle d’Aosta), multinazionali del farmaco di importanza internazionale quali Bracco Imaging, Merck Serono-RBM, AAA – Advanced Accelerator Applications a Novartis Company, insieme a piccole medie imprese che hanno saputo attingere a fondi di venture capital. A questa realtà consolidata, si affiancherà il Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione di Torino in grado di generare ulteriori sinergie fra sanità, ricerca, didattica, imprenditoria e residenzialità. L’obiettivo è ospitare più di 500 ricercatori, costituendo un’adeguata massa critica per sostenere la competizione internazionale nella filiera della salute, e accelerare il trasferimento tecnologico.
“Il Piemonte si sta muovendo nella giusta direzione, forte della sinergia fruttuosa tra pubblico e privato, tra centri di formazione e ricerca avviata nell’ultimo ventennio. Penso all’importanza che ha avuto per il Bioindustry Park la presenza tra i soci fondatori del Gruppo Bracco, una delle realtà italiane più importanti nel settore e che, insieme a Merck, è stata propulsore grazie all’investimento costante in ricerca e innovazione e a interlocutori pubblici attenti a valorizzare l’opportunità. Oggi il Bioindustry Park può essere modello per lo sviluppo di un distretto con vision internazionale e attrattivo per le molte aziende interessate a investire nel comparto. Con un occhio di riguardo, sempre, allo sviluppo della ricerca, che è alla base di ogni ideazione, e alla capacità di fare rete anche trasversale con settori diversificati” spiega Fiorella Altruda, presidente Bioindustry Park.
“Confindustria Piemonte ha inserito il settore della Life Science fra i 10 obiettivi verticali, 10 settori produttivi, 10 eccellenze sui quali puntare per il futuro della nostra economia, con il Piano Industriale del Piemonte, grazie agli investimenti che saranno resi possibili attraverso le risorse del PNRR e della prossima programmazione europee. Quello di oggi è un ulteriore confronto per la messa a terra delle risorse e permettere alle nostre Imprenditrici, ai nostri Imprenditori e ai nostri concittadini di cogliere le opportunità offerte dal PNRR e dai Fondi Strutturali per una nuova visione del futuro con, al centro, il lavoro e la ricostruzione della ricchezza, non solo economica ma anche sociale e culturale” ha sottolineato Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte.
“La natura senza precedenti della pandemia da Covid-19 ha dimostrato ancora una volta l’importanza di investire in ricerca e nell’innovazione, in tutti i settori dell’economia e, in particolare, in Life Science, dove le aziende biotecnologiche, farmaceutiche e di dispositivi medici sono state fondamentali per contenere e risolvere la crisi sanitaria. L’innovazione è per UniCredit una priorità e oggi più che mai, deve parlare un linguaggio globale. Con UniCredit Start Lab favoriamo le connessioni tra le start-up e le controparti sia industriali che finanziarie. In Italia, negli ultimi anni, abbiamo messo in contatto le start-up più promettenti con oltre 700 aziende e 800 investitori” ha spiegato Giusy Stanziola, del Start Lab & Development Programs di UniCredit.
Tornando ai dati dello studio, oggi il settore piemontese del farmaco in senso stretto, pesa in termini di imprese attive per il 5,71% sul totale nazionale, e circa l’8,8%, comprendendo anche i dispositivi biomedicali e il 7% sul totale dei servizi. In termini di addetti vale il 4,5% per il segmento manifatturiero e il 9,4% per quello dei servizi. Per quanto attiene alla produzione dei farmaci il Piemonte vale invece l’1% in termini di occupati e fatturato, e il 2,2% dell’export, pari a quasi un miliardo nel 2021.
In Piemonte ci sono 39 aziende in questo settore, e circa tremila sono gli occupati. La crescita del fatturato è costante a ritmi del 30% negli ultimi cinque anni, e del valore aggiunto (+36%). Ancora meglio la redditività, con un costo per addetto che è passato da 57.813 euro nel 2016 a 64.9992 euro, a fronte di ricavi pro-capite per lavoratore saliti da 331.987 a 401.091 euro.
La Lombardia genera 14,4 miliardi di ricavi dalle vendite, il Piemonte è staccato ad appena 801 milioni. Il comparto delle apparecchiature elettromedicali ed elettroterapeutiche registra un export di 800 milioni, di cui il Piemonte detiene una quota del 10%. Le vendite equivalgono a 160 milioni, raddoppiate rispetto al 2016.
Lungo tutta la filiera Life Science, decisivo è infine il ruolo del capitale umano. Secondo lo studio va sviluppata la formazione del medico ricercatore, per cui in Italia manca il sostegno e il coordinamento delle piccole esperienze frammentarie in corso. Nell’ambito dei corsi di laurea in biotecnologie e medicina sono da potenziare percorsi di formazione alla ricerca, integrati con i programmi di specializzazione e di dottorato, per consentire a studenti di alto potenziale l’avvio di una carriera nel campo della ricerca. Serve poi lo sviluppo dei dottorati industriali per favorire il trasferimento tecnologico, coinvolgendo le imprese del settore Life Science. Fondamentale sarà anche avviare con il sistema privato un tavolo di confronto, e Confindustria Piemonte ha ribadito l’impegno a fornire il suo contributo come interlocutore intermedio.
Incontro tra i presidenti di FinPiemonte e Confindustria Piemonte
Il presidente di Finpiemonte, Michele Vietti, e il presidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay, si sono incontrati stamane per approfondire le prospettive di collaborazione a sostegno dello sviluppo economico del Piemonte e delle sue imprese.
Attività che dovranno passare anche dall’utilizzo delle risorse del Pnrr e dei fondi strutturali 2021-2027. Anche tenendo conto di queste priorità, si è deciso di mettere mano in tempi brevi al rinnovo dell’accordo di collaborazione tra i due enti, con l’obiettivo di aumentare l’attrattività del territorio sviluppando, tra gli altri, gli spunti del piano industriale condiviso tra Regione Piemonte e Confindustria Piemonte. Presenti all’incontro anche i direttori generali di Finpiemonte e Confindustria Piemonte, Mariateresa Buttigliengo e Paolo Balistreri.
Confindustria Piemonte: Le previsioni delle imprese piemontesi per il terzo trimestre 2021
L’indagine congiunturale trimestrale, realizzata a giugno da Confindustria Piemonte e dall’Unione Industriale di Torino, conferma e rafforza i segnali di miglioramento già delineati a marzo. La ripresa sta acquistando velocità, coinvolgendo anche settori, territori e tipologie dimensionali che nei mesi scorsi avevano manifestato maggiore incertezza.
Tutti gli indicatori registrano un buon progresso, rispetto a marzo, sia nel manifatturiero che nel terziario. Le 1.200 imprese del campione si attendono, per i prossimi mesi, una crescita di attività e ordini: i saldi complessivi riferiti a produzione e ordinativi migliorano di oltre 10 punti percentuali, dopo i 17-18 punti guadagnati a marzo. Molto significativa l’accelerazione dell’export, dopo un lungo periodo di difficoltà. Diminuisce considerevolmente il ricorso alla CIG (che sta ritornando su livelli fisiologici); aumenta la quota di imprese che hanno in programma investimenti significativi. In ulteriore salita il tasso di utilizzo di impianti e risorse, tornato sui valori medi di lungo periodo. Si rafforzano notevolmente anche le attese delle imprese di minori dimensioni (sotto i 50 addetti), anche se gli indicatori rimangono meno positivi rispetto alle grandi imprese.
Nel manifatturiero, il 30,5% delle imprese prevede un aumento della produzione, contro il 12,7% che si attende una diminuzione. Il saldo (pari a +17,8 punti percentuali) migliora di 9,2 punti rispetto a marzo. Analoghe le previsioni sugli ordinativi: il 32,6% si attende un aumento, il 14,1% una riduzione. In forte accelerazione l’export: il saldo sale a +11 punti dagli zero punti di marzo. Sale di oltre tre punti il tasso di utilizzo degli impianti (74,9%), vicino al pieno utilizzo. Si rafforzano gli investimenti: la percentuale di aziende con programmi di spesa di un certo impegno aumenta di quasi 4 punti, riportandosi sui livelli del 2018 (30,1%). Cala di oltre 10 punti il ricorso alla CIG (17,3%), che ritorna quasi ai valori pre crisi.
Le attese migliorano in tutti i settori. Spicca l’ottima performance della metalmeccanica: l’indicatore relativo alla produzione sfiora i 30 punti percentuali, rafforzandosi ulteriormente rispetto a marzo. In particolare, le attese si consolidano nei comparti dei prodotti in metallo e della meccatronica.
Bene alimentare e manifatture varie (gioielli, giocattoli, ecc.). In recupero il tessile-abbigliamento: il saldo ottimisti-pessimisti ritorna in zona espansiva dopo 12 trimestri. Migliorano anche le attese delle imprese chimiche e della gomma-plastica. Si consolidano le aspettative di edilizia e indotto (impiantisti ecc.).
A livello territoriale, le previsioni si rafforzano in tutte le aree. Il miglioramento degli indicatori è particolarmente marcato a Cuneo (+16 punti rispetto a marzo), Asti (+15 punti), Alessandria (+13 punti), Novara (+12 punti). Bene anche Vercelli e Verbania. A Torino le attese si mantengono positive ma con indicatori più prudenti rispetto alla media regionale. Un caso a parte è Biella: sulla spinta del comparto della moda i saldi ottimisti-pessimisti ritornano al di sopra del livello di equilibrio tra espansione e contrazione dell’attività dopo oltre tre anni.
Nei servizi il miglioramento del clima di fiducia è ancora più sensibile. L’indicatore relativo ai livelli di attività guadagna 18 punti rispetto alla rilevazione di marzo. Il 28,9% delle aziende si attende un aumento dei livelli di attività, solo il 7,0% una riduzione. Indicazioni analoghe riguardano gli ordinativi. Accelerano gli investimenti: il 23,6% delle imprese ha in programma investimenti rilevanti. Diminuisce in misura marcata il ricorso alla CIG: (12,4% dal 20,1% di marzo. Significativa la forte riduzione della quota di imprese che segnalano ritardi nei pagamenti (24,1% dal 32,8% di marzo). A registrare un miglioramento più marcato delle aspettative sono i comparti del commercio, dell’ICT e dei servizi alle imprese; buoni progressi per i servizi alle persone, più incerto il settore della logistica.
Commenti sulle previsioni del terzo trimestre 2021
Giorgio Marsiaj, Presidente dell’Unione Industriale di Torino: «La nostra indagine conferma che anche a livello locale, finalmente, possiamo iniziare a costruire la ripresa. Superata l’emergenza, ora è il momento di dare a questa fase espansiva delle basi solide che la rendano sostenibile anche nel medio e lungo periodo. Questa crisi ci ha insegnato a collaborare: lavoratori, imprese e istituzioni, per mantenere la coesione sociale e territoriale messa a rischio dalla natura fortemente asimmetrica della recessione. Le cicatrici lasciate dalla crisi restano tuttavia profonde: per ricostruire occorre indirizzare le energie del Paese e del nostro territorio verso la crescita e l’attrattività del nostro sistema produttivo, puntando su quei grandi progetti che stanno definendosi in Piemonte: penso ad esempio al nuovo Centro nazionale per la mobilità sostenibile, alla Città dell’aerospazio, e alla Città della salute».
Marco Gay, Presidente di Confindustria Piemonte: «L’indagine ci permette di guardare con fiducia ai prossimi mesi. Insieme alla chiara volontà del tessuto industriale piemontese, i driver della ripresa sono soprattutto quattro: il contenimento della pandemia attraverso la campagna vaccinale, la ripresa globale, l’intenzione delle imprese di investire e l’avvio del PNRR con l’arrivo della prima tranche di aiuti già prima dell’estate, senza dimenticare la programmazione regionale 2021-2027. L’Europa è uscita rafforzata dalla crisi: non era scontato che venisse approvato un programma di spesa ambizioso e sfidante. È stata una conferma del fatto che solo attraverso una maggiore integrazione i paesi europei potranno giocare da protagonisti sulla scena mondiale. Oggi abbiamo gli strumenti per trasformare la ripartenza in ripresa».
Riportiamo in dettaglio i principali risultati dell’indagine.
Comparto manifatturiero
Per le circa 840 aziende del campione, si rafforza l’ottimismo per il prossimo futuro. Le previsioni per il III trimestre 2021 su produzione, ordini, export e occupazione, già positive a marzo, registrano un deciso miglioramento. Frena il ricorso agli ammortizzatori sociali, che interessa ora il 17% delle imprese.
In particolare, il saldo sulla produzione totale passa da +8,6% a +17,8% e quello sugli ordinativi totali da +7,2% a +18,5%. Le attese sull’export passano da +0,1% a +11,1%. Positive anche le previsioni sull’occupazione, il cui saldo passa da +5,8% a +12,4%.
Pur in un contesto di ripresa, si conferma la correlazione tra produzione e propensione alle esportazioni: tutte le imprese, di ogni dimensione, presentano saldi positivi tra ottimisti e pessimisti, ma quelle che non commerciano con l’estero faticano comunque un po’ di più. Le piccolissime esportatrici, che vendono all’estero meno del 10% del fatturato, registrano un saldo ottimisti pessimisti del +10,0%, le piccole che esportano dal 10 al 30% del fatturato totalizzano +18,3%. Per le medie esportatrici, che esportano tra il 30 e il 60% del fatturato, il saldo è +16,3%, mentre per le grandi (oltre 60% del fatturato) è +32,2%.
Resta ampio il divario tra la performance delle imprese con oltre 50 addetti e quelle più piccole, con saldi rispettivamente pari a +26,6% (era +20,5% a marzo) e +13,2% (era +2,5%).
Si attenua considerevolmente il ricorso alla CIG, per la quale fa richiesta il 17,3% delle aziende (dal 28,1% della scorsa rilevazione, a marzo).
Il 30,1% delle rispondenti ha programmi di investimento di un certo impegno (erano il 26,3% a marzo). Recupera il tasso di utilizzo della capacità produttiva, che passa dal 71,1% al 74,9%.
Varia un poco la composizione del carnet ordini, in particolare calano le aziende con ordini per meno di un mese (16,2%). Aumentano invece quelle con visibilità 1-3 mesi (4,8%), quelle che hanno ordinativi per un periodo di 3-6 mesi (20,1%) e oltre i 6 mesi (13,9%).
Stabili i tempi di pagamento che sono in media di 81 giorni; per la Pubblica Amministrazione i tempi medi sono di 88 giorni. È fornitore degli enti pubblici circa il 18% delle aziende manifatturiere. Cala ulteriormente il numero di imprese che segnalano ritardi negli incassi (21,4%).
A livello settoriale la metalmeccanica registra un marcato miglioramento, con un saldo tra ottimisti e pessimisti di oltre 5 punti in più rispetto a dicembre (+27,7%); recuperano, in particolare, prodotti in metallo (+36,5%), macchinari e apparecchi (+18,6%), industria elettrica (+11,5%) e metallurgia (+30,3%). Si assesta l’automotive, pur restando in territorio positivo (+4,3%).
Tra gli altri comparti manifatturieri, spicca l’andamento di alimentare (+19,8%), gomma-plastica e chimica (rispettivamente +11,1% e +10,0%) edilizia (+14,7%) e impiantisti (+18,8%). Bene anche manifatture varie (+20,5%), cartario-grafico (8,1%), legno (+13,3%). Sembra riprendersi, dopo 10 trimestri, il tessile-abbigliamento, che registra un saldo ottimisti-pessimisti del 7,6%.
A livello territoriale gli indicatori restano positivi in tutte le aree; la performance migliore si registra a Cuneo, Asti, Alessandria e Novara (con saldi, rispettivamente, del 24,1%, 25,0%, 15,8% e 29,9%). Bene anche Vercelli e Verbania (rispettivamente 13,0% e 30,0%). A Torino le attese restano prudenti (10,7%), mentre a Biella il clima di fiducia torna positivo (6,6%), dopo un lungo periodo di incertezza.
Comparto dei servizi
Per le 356 aziende del campione si registrano indicatori in consolidamento, dopo la già buona performance di marzo.
In particolare, il saldo ottimisti-pessimisti sui livelli di attività passa da +4,2% a +21,9%. Quello sugli ordini totali passa da +2,6% a +19,4%. Migliora il saldo sull’occupazione da +5,2% a +17,1%. Le imprese con programmi di investimento di un certo rilievo passano da 19,4%, a 23,6%.
Cresce ulteriormente il tasso di utilizzo delle risorse (80%), cala di oltre 7 punti il ricorso alla CIG (12,4%).
Anche nel terziario si registra qualche variazione per la composizione del carnet ordini. Scendono al 13,0% le aziende con ordini per meno di un mese, il 34,1% ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 21,5% per 3-6 mesi, mentre il 31,4% ha visibilità oltre i 6 mesi. Migliorano i tempi di pagamento. La media è di 66 giorni: il ritardo sale a 90 per la Pubblica Amministrazione, con cui ha rapporti di fornitura circa il 45% delle aziende del campione. In calo di oltre 8 punti le imprese che segnalano ritardi negli incassi (24,1%).
A livello settoriale, con la riapertura dopo il lungo lockdown, riparte il settore del commercio e turismo (il saldo passa da -15,6% di marzo a +30,2%); buon andamento per servizi alle imprese e ICT (rispettivamente +33,3% e 23,9%), utility (+13,6%) e gli altri servizi (+13,6%). Ancora prudente il comparto della logistica (+6,6%).
Presentato alla giunta regionale il piano industriale di Confindustria Piemonte
Tornare a crescere del 3% l’anno, aumentando il Pil regionale di 42 miliardi. Sono questi gli obiettivi che fissa il Piano industriale del Piemonte realizzato da Confindustria Piemonte e presentato oggi al Presidente della Regione Alberto Cirio, proseguendo il percorso di confronto e condivisione iniziato a settembre 2020. Un “open plan” da integrare e aggiornare periodicamente, che vuole essere anche uno strumento di lavoro per concordare, in primis, con l’Unione Europea i filoni prioritari di sviluppo e finanziamento.
A cominciare dal Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 e dal piano Next Generation EU, che potrebbero portare in Piemonte fino a 16 miliardi. Risorse che saranno una leva strategica di sviluppo per l’intera economia regionale. La pandemia ha infatti ridotto di ulteriori 11 miliardi il Pil regionale, su cui già gravava un differenziale di 31 miliardi rispetto alle regioni europee comparabili. Un divario pro capite di 7.136 euro, che nell’ultimo decennio è stato determinato da 3,9 miliardi annui di minori investimenti pubblici legati all’economia. Una riduzione che però non si è accompagnata a un calo degli investimenti in edilizia, macchinari e impianti, che sono nella media europea.
Ancora migliore la propensione delle imprese all’investimento manifatturiero, che è stato pari al 6,6% del Pil, un valore tra i più alti in Europa, e che colloca il Piemonte al primo posto in Italia.
«La programmazione europea ha sempre avuto un Psr, un Piano di sviluppo rurale, ma non ha mai previsto per i territori un Piano di sviluppo industriale – sottolinea il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio – La conseguenza è che ognuno di questi settori – agricoltura, industria, artigianato – è rimasto spesso in compartimenti stagni, senza quella interazione reciproca che invece è indispensabile. Per questo il lavoro che Confindustria Piemonte ci ha presentato oggi, un lavoro concreto e ingegneristico, è prezioso. Lo raccogliamo felici che sia il primo passo di un importante momento di concertazione e dialogo che, a partire da giovedì, faremo con tutto il territorio, per definire insieme le priorità che guideranno le politiche economiche nei prossimi 10 anni.
Da una parte la nuova programmazione 2021-2027, con l’obiettivo di arrivare a un accordo con tutti gli interlocutori del partenariato economico, sociale e istituzionale entro la fine dell’anno. E dall’altra il Recovery Plan: entro aprile il Governo italiano dovrà trasmettere all’Europa il proprio Piano di investimenti e noi entro marzo manderemo a Roma le nostre linee di indirizzo, che non saranno scritte dentro i palazzi, ma condivise sul campo con i nostri sindaci e i nostri imprenditori che del Piemonte sono l’anima».
«Oggi diamo seguito al percorso di confronto iniziato a settembre, presentando un Piano industriale che mette il treno Piemonte sui binari giusti – commenta il Presidente di Confindustria Piemonte Marco Gay – Serve una visione europea, questa è la direzione che vogliamo. Il ritardo accumulato pesa sulla nostra capacità di competere, di crescere ed essere attrattivi. Nei prossimi anni si può recuperare, partendo dagli investimenti e dalla capacità di sviluppare un partenariato pubblico-privato, che deve essere in grado far crescere l’industria piemontese e attrarre investimenti da fuori, portando le aziende a insediarsi qui, grazie alla grande capacità del territorio di esprimere innovazione».
Per tornare a crescere al 3%, e colmare il gap con il resto d’Europa, il piano in questa prima stesura individua quattro settori verticali: automotive, che occupa 60 mila persone e fattura 20 miliardi escludendo le case costruttrici, e che deve puntare sulla mobilità sostenibile; l’agrifood dove operano 100 mila persone, che deve legarsi anche al turismo e al Bio; l’aerospaziale che impiega 14.800 persone e fattura 4 miliardi, che deve incalzare il progresso tecnologico con nuovi materiali e robotica; il tessile, con ampi margini di espansione nel bio tessile e smart-textile. A questi si aggiungono due ambiti orizzontali di applicazione tecnologica: le tecnologie 4.0 per sviluppare un’industria sempre più sostenibile, e l’intelligenza artificiale, un mercato che cresce del 30% l’anno. Tra le nuove opportunità il piano individua la bioedilizia, dove il Piemonte ha possibilità di creare una nuova filiera.
Gli strumenti operativi individuati da Confindustria Piemonte per realizzare queste indicazioni sono una progettazione integrata delle partecipazioni pubblico-private all’interno di una revisione della missione di Finpiemonte. Suggerito un maggiore ricorso all’appalto pre-commerciale, il partenariato per l’innovazione e l’appalto di soluzioni innovative. Nel comparto delle infrastrutture il piano ne censisce un gruppo di subito cantierabili per un valore di 7,43 miliardi, infine sul fronte della formazione si auspica una riduzione della dispersione scolastica e un’implementazione della formazione tecnica superiore. Tutte direttrici che si intrecciano con le richieste fatte dalla Regione al Governo per i fondi Next Generation Eu: circa 8 miliardi per la rivoluzione verde e la transizione economica, 1,7 miliardi per la salute, 1,34 miliardi per istruzione, formazione, ricerca e cultura, 1,22 miliardi per le infrastrutture per la mobilità, 736 milioni per la digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, 24 milioni per l’equità sociale e territoriale.
Confindustria Piemonte incontra i parlamentari
Si è tenuto oggi, in videoconferenza, l’incontro tra Confindustria Piemonte e i parlamentari nazionali ed europei eletti in Piemonte. Tre gli ambiti principali delle proposte avanzate dagli industriali per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – PNRR: contenuti per il Piano Transizione 4.0 e capitale umano, ITS e istanze in tema di lavoro, Infrastrutture e Corridoi Europei.
«Il nostro Piemonte è una delle regioni più importanti del Paese – ha dichiarato Marco Gay, Presidente di Confindustria Piemonte – e può esprimere eccellenze in termini di prodotti, processi, servizi, e anche grandi capacità imprenditoriali, come ha dimostrato la reazione al fermo delle attività. Gli assi prioritari su cui agire per consolidare la ripartenza appena avviata sono chiari: trasformazione 4.0 dell’industria, sostenuta da competenze specializzate; politiche a supporto della produttività del lavoro e infine infrastrutture, materiali e immateriali, efficienti. Il Piano su cui stiamo lavorando insieme ai nostri parlamentari ci offre gli strumenti necessari a rafforzare la competitività e lo sviluppo del territorio, dobbiamo saper cogliere questa opportunità con un’azione concertata tra tutti gli attori».
SISTEMA PRODUTTIVO
Primo tema chiave per la ripartenza e lo sviluppo del sistema produttivo è il sostegno all’industria in ottica di trasformazione digitale: accanto ai progetti già attivi come DIH Piemonte e CIM4.0, altre iniziative tra cui il Manufacturing Technology and Competence Center e l’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale necessitano di essere consolidate. Agenda Digitale, completamento del Piano BUL regionale e sviluppo della tecnologia 5G evidenziano un oggettivo deficit di sviluppo per il Piemonte, mentre particolare attenzione va posta al sostegno alle filiere regionali di specializzazione intelligente (S3). Per quanto riguarda i Poli di Innovazione, occorre proseguire l’esperienza positiva dei cluster anche nella programmazione 2021-2027. Capitolo misure di sostegno alle imprese, PMI in particolare, è urgente avviare e monitorare il confronto a regia nazionale per la predisposizione del prossimo Accordo di Partenariato. In ottica di Transizione verde, infine, attuare interventi per perseguire la sostenibilità e la tutela ambientale nei processi industriali.
ITS E LAVORO
Fondamentale mettere in campo azioni per il consolidamento e la crescita del sistema ITS e definire ambiti formativi coerenti fra ITS e Università riducendo dispersione, abbandono e mismatch domanda/offerta di lavoro tecnico. Si avanzano inoltre alcune osservazioni alle misure in materia di lavoro contenute nelle Linee Guida del PNRR: riduzione del costo del lavoro attraverso la diminuzione dei contributi sociali a carico del datore; aumento della produttività del lavoro attraverso incentivi fiscali al welfare contrattuale e promozione della contrattazione decentrata; promozione di percorsi di digitalizzazione nei luoghi di lavoro; promozione della flessibilità oraria; riforma degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro.
INFRASTRUTTURE
Strumento di competitività di territori e imprese per assicurare quantità e qualità negli «scambi», le infrastrutture necessitano di una visione a lungo termine e priorità a investimenti in grado di garantire una mobilità, di persone e merci, sicura, veloce, moderna e connessa. Obiettivi prioritari rimangono, per il settore ferroviario, il completamento del disegno europeo TEN-T delle linee AV in Italia; per la logistica, lo sviluppo della retroportualità piemontese e la Digitalizzazione del sistema delle merci attraverso la Piattaforma Logistica Nazionale digitale; manutenzione e sicurezza per la rete stradale e autostradale, con un’attenzione particolare alla ricostruzione nei luoghi investiti dai recenti eventi alluvionali.
Mondo automotive ha bisogno di trasformarsi. Marco Gay interviene all’evento @VTM
Il mercato dell’automotive ha bisogno di trasformarsi. Customer centricity, digitalizzazione dei processi produttivi, il passaggio da trasporto a mobilità, fino ad arrivare al modello MaaS (Mobility as a Service), la necessità di nuove strutture e infrastrutture: sono tutte opportunità che il mondo automotive oggi deve poter rendere concrete.
Serve un approccio comune, un piano che unisca il mondo della produzione al sostegno alla visione strategica del pubblico, che deve saper indirizzare i prossimi investimenti su un settore così decisivo per il nostro Paese. Il Piemonte – che nel comparto esprime 19 miliardi di fatturato, con oltre 60.000 addetti – e l’Italia intera sono in grado di sostenere questo cambiamento.
Questi i temi al centro dell’intervento del Presidente di Confindustria Piemonte Marco Gay in apertura della tavola rotonda “The future of the Automotive sector: opportunities and risks. Vehicle manufacturers’ view” nell’ambito di @VTM – A New Scenario as a Driving Force, evento di avvicinamento all’edizione 2021 della business convention VTM (Vehicle and Transportation Technology Innovation Meetings).
Il Recovery Plan attualmente al vaglio del governo – conclude Gay – deve contenere una larga parte di intenzione verso questo mondo che è centrale per lo sviluppo economico perché parte dalla manifattura. Siamo pronti ad accogliere e vincere questa sfida perché ne abbiamo tutte le caratteristiche.
Andrea Notari nuovo Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte 2020-2023
Il Consiglio Regionale della Federazione Regionale dei Gruppi Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte, riunitosi il 22 luglio 2020 presso il Castello visconteo sforzesco di Novara, ha eletto suo Presidente, per il prossimo triennio 2020-2023, Andrea Notari, 30 anni, della Notarimpresa SpA di Novara e appartenente al Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Novara Vercelli Valsesia.
I Giovani Imprenditori piemontesi hanno ringraziato la Presidente uscente, Giorgia Garola, nel corso del cui mandato sono state organizzate numerose iniziative che hanno visto coinvolto il Movimento regionale G.I..
L’attività della nuova Presidenza si concentrerà sui temi della Digitalizzazione, dell’Education, dell’Internazionalizzazione e del Turismo e Cultura.
Alla riunione elettiva hanno partecipato inoltre il Presidente di Confindustria Piemonte Marco Gay, il Presidente nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria Riccardo Di Stefano, e il Presidente di Piccola Industria nazionale Carlo Robiglio.
Marco Gay nuovo presidente di Confindustria Piemonte
Il Consiglio di Presidenza elettivo di Confindustria Piemonte tenutosi, martedì 7 luglio, ha eletto Marco Gay nuovo Presidente degli industriali piemontesi per il quadriennio 2020-2024.
La votazione si è svolta a seguito delle consultazioni da parte dei tre componenti della Commissione di Designazione con i Presidenti delle Associazioni Territoriali e dopo aver raccolto la candidatura unica di Gay. Alla nomina hanno preso parte i Presidenti delle territoriali, di Ance Piemonte, Giovani Imprenditori e Piccola Industria.
Gay, 44 anni, torinese, con oltre 20 anni di esperienza imprenditoriale nel settore digitale e dell’innovazione, ha già una profonda conoscenza degli ambienti associativi: è stato Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte e di Confindustria e ricopre tuttora le cariche di Presidente di Anitec-Assinform (imprese ICT e dell’Elettronica di Consumo) e di Vicepresidente di Confindustria Digitale. Dal 2017 è amministratore delegato di Digital Magics, incubatore di startup.
«Ho iniziato il mio percorso in Associazione alla guida dei giovani imprenditori di Confindustria Piemonte nel 2011 – ha commentato il neo-presidente Gay – e ora sono orgoglioso di poter guidare gli imprenditori della mia regione, mettendo a disposizione competenze e volontà per far ripartire il nostro territorio. So che saranno quattro anni molto impegnativi, i segni lasciati dalla pandemia sul tessuto economico sono tangibili e purtroppo non ancora tutti evidenti, ma sono convinto che le nostre aziende hanno la volontà e tutte le caratteristiche per vincere la sfida. Proseguirò l’ottimo lavoro svolto dal Presidente Ravanelli e ci concentreremo in particolare sulla politica industriale e sui suoi pilastri come digitalizzazione, Europa e internazionalizzazione, sostenibilità, formazione e infrastrutture».
Gay succede a Fabio Ravanelli, che ha voluto accogliere il Consiglio elettivo negli stabilimenti novaresi della sua azienda, la Mirato S.p.A. Nel porgere il suo saluto, Ravanelli ha ricordato i momenti cruciali della sua presidenza: «Prima fra tutte, la mobilitazione delle imprese a favore della TAV Torino-Lione, che ha contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica e a rinsaldare il valore delle infrastrutture come condizione necessaria per lo sviluppo. E poi l’innovazione digitale e la transizione al 4.0 delle nostre imprese (con la creazione del Digital Innovation Hub Piemonte, primo in Italia) un passaggio ancora non completato, ma così centrale per rimanere e competere sul mercato. Ultimo punto, ma solo in ordine di tempo, la gestione dell’emergenza Covid e quanto fatto per mediare tra istituzioni e aziende, lato economico e lato sicurezza al momento della riapertura. Senz’altro c’è ancora molto da lavorare sulla capacità del territorio di attrarre investimenti – ha concluso Ravanelli – una sfida fondamentale su cui Confindustria potrà dare un contributo fattivo. A Marco Gay il mio augurio di buon lavoro per il futuro del Piemonte».