Il Piemonte punterà sulla ricerca sanitaria

La ricerca sanitaria avrà un corridoio facilitato tra gli investimenti con i fondi europei nella nostra regione. Lo ha spiegato l’assessore alla Ricerca e Innovazione, intervenendo in sesta Commissione per illustrare gli obiettivi nelle sue materie previsti dal Defr 2021-23.

L’assessore ha ricordato che la crisi sanitaria ed economica causata dalla pandemia, ha fortemente condizionato anche le strategie di intervento regionali attuate con i Fondi Strutturali. Dopo le modifiche ai regolamenti Ue 1301/2013 e 1303/2013, sulla priorità di investimento, viene prevista la possibilità di “promuovere gli investimenti necessari a rafforzare la capacità di risposta alle crisi dei servizi sanitari”. Tale ampliamento consentirà, modificando il Por-Fesr, di sostenere spese connesse all’emergenza sanitaria.

Dieci milioni di euro, previsti dal bando Infra-P a sostegno della ricerca, saranno dedicati a progetti di ricerca specifici sul Covid, con un finanziamento minimo di 250 mila euro a progetto: si tratta di fondi già rimodulati ma fermi in attesa delle necessarie autorizzazioni ministeriali e di cui saranno beneficiari gli atenei piemontesi.
L’assessore ha anche precisato che i 60 milioni del Fondo di sviluppo e coesione (Fsc) previsti nell’ambito della programmazione 2014-2020 e destinati alle Città della Salute di Torino e Novara per progetti di ricerca e per attrarre sul territorio piemontese aziende farmaceutiche estere, potranno essere spesi entro il 2021.

Tra gli obiettivi generali illustrati dall’assessore, anche quelli di incrementare le collaborazioni tra imprese per lo sviluppo di attività di ricerca e innovazione, potenziare il trasferimento tecnologico tra imprese e organismi di ricerca, promuovere investimenti per rafforzare la capacità di risposta alla crisi dei servizi sanitari. Inoltre, aumentare il numero di enti serviti da Regione Piemonte in qualità di intermediario tecnologico sui pagamenti e diffondere il patrimonio informativo del sistema pubblico territoriale attraverso la “smart data platform” per lo sviluppo di una nuova cultura della fruibilità dei dati.

Il M5s ha chiesto se siano previsti finanziamenti per la promozione di metodi sostitutivi alla sperimentazione animale, per favorire la connettività delle scuole e per coinvolgere i centri di recupero della fauna selvatica in attività di ricerca.  In particolare, sui fondi destinati alla scuola per la connettività, l’assessore ha spiegato che non sono arrivati dal Governo i 32 milioni di trasferimenti previsti e che sarà dunque difficile intervenire in tal senso.

L’esame del Defr proseguirà in Commissione la prossima settimana con l’illustrazione del documento in tema di istruzione e diritto allo studio universitario.

In una congiunta Terza e Sesta è stato invece stabilito di affrontare l’esame dei nodi tecnici delle proposte di legge n. 66 e n. 72  per la modifica della legge regionale 2/2009 (“Norme in materia di sicurezza nella pratica degli sport montani invernali ed estivi e disciplina dell’attività di volo in zone di montagna”) in un gruppo di lavoro che si terrà la prossima settimana.

 




Formazione, bisogna stanziare dai 2 ai 5 milioni

Dai 2 ai 5 milioni di investimenti, oltre a 1,7 milioni per acquistare le mascherine. Queste le stime degli stanziamenti necessari per far ripartire in sicurezza il mondo della formazione professionale piemontese, secondo Forma Piemonte e Cenfop Piemonte, esposte in Terza commissione in merito alla riapertura dei corsi.

L’audizione era stata richiesta dal Gruppo del Pd. Sia Matteo Faggioni, presidente di Forma, che Pier Mario Viano, presidente di Cenfop, hanno auspicato che le istituzioni pubbliche piemontesi tornino a investire sui propri enti di formazione professionale, consentendo loro di affrontare le sfide impegnative che la ripartenza sta imponendo.

“Ci troviamo ad affrontare sfide difficili – hanno spiegato – quindi sarà necessario un rinnovato e più strutturato dialogo tra il mondo della formazione, il mondo produttivo e le parti sociali, al fine di intercettare, in tempi rapidi, i fabbisogni professionali e formativi delle imprese, offrendo risposte adeguate, e far sì che, queste ultime, possano cavalcare le nuove opportunità che l’era post Coronavirus potrà offrire”.

Durante il lockdown, la formazione professionale piemontese non si è fermata: è stata riprogettata e rimodulata l’attività, per non interrompere i corsi e per mantenere vivo il contatto con i propri allievi. È stato utilizzato anche lo strumento del project work, che ha sostituito lo stage, grazie al quale è stato possibile simulare una formazione tecnica o un’esperienza pratica in azienda dal proprio domicilio.

Tra le principali criticità spicca il dato che circa il trenta per cento degli allievi ha avuto unicamente uno smartphone come strumento per collegarsi e assistere alle lezioni a distanza. A sostegno del sistema formazione professionale è arrivata, a inizio aprile, una determina regionale che, anche grazie a un continuo e costruttivo confronto fra le parti, ha dato un supporto normativo al lavoro delle agenzie, con scelte adeguate, coerenti e in qualche modo anche coraggiose (se confrontate con quelle operate dalle altre Regioni) che permettono agli enti di proseguire le attività formative a distanza e non far perdere oltremodo terreno ai propri studenti, siano essi minorenni o maggiorenni, disoccupati o occupati.

Oggi, con l’attività didattica che è ripartita in presenza – come hanno spiegato i due presidenti – all’ordinaria gestione dei corsi si aggiungono i costi per la messa in sicurezza delle sedi. “Noi non siamo la scuola pubblica, ma viviamo delle risorse europee veicolate dalla Regione. Da un calcolo effettuato, serve una cifra che non può essere inferiore ai due milioni di euro, anche se l’ottimale sarebbe intorno ai cinque milioni. Da tutto ciò sono però da escludere i costi per l’acquisto delle mascherine protettive, stimati in un milione e settecentomila euro” ha concluso Faggioni.

 

 

 




CCIAA Torino: spese famiglie torinesi, il Covid fa tirare la cinghia

Si è svolta oggi la presentazione dell’indagine sulle spese delle famiglie torinesi nel primo semestre 2020, una rilevazione semestrale realizzata per dare evidenza delle ripercussioni della crisi sanitaria di quest’anno.

Sono state analizzate le spese di 160 famiglie torinesi a cui è stato anche sottoposto un breve set di domande volto ad indagare eventuali cambiamenti delle abitudini di consumo proprio nei mesi di lockdown.

“Come previsto l’emergenza sanitaria ha impattato fortemente sulle spese delle famiglie: 8 su 10 hanno contratto decisamente gli acquisti non necessari e il 34% ha dovuto intaccare i risparmi – ha commentato Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino, – Nella crisi si individuano, tuttavia, anche comportamenti virtuosi, come la riduzione dello spreco alimentare, il sostegno ai piccoli esercenti e l’acquisto di prodotti Made in Italy“.

I dati dell’indagine Con 2.363 euro mensili, in diminuzione del -6,5% (-162 euro) rispetto al I semestre del 2019, la spesa complessiva delle famiglie torinesi nei primi sei mesi del 2020 torna ai livelli del I semestre 2015.

Dopo il costante incremento del passato, in particolare nel triennio 2015-2017, e la sostanziale tenuta tra il 2018 ed il 2019, i primi mesi 2020 fanno registrare dunque un decisoridimensionamento.

Il calo è dovuto esclusivamente ai consumi non alimentari, che scendono anche al di sotto dei livelli del 2015; al contrario i consumi alimentari crescono (+1%; +4 euro rispetto al I semestre 2019), arrivando a rappresentare il 17% della spesa complessiva (prima era il 15%). La spesa alimentare Raggiunge i 405 euro mensili, con oscillazioni contenute per tutte le componenti, fatta eccezione per i cibi di asporto (+6 euro, +40%) e per carne e salumi (+4 euro).

La spesa non alimentare Scende sotto la soglia dei 2.000 euro, attestandosi a 1.958 euro (-7,8%; -166 euro rispetto al I semestre 2019). Tra le varie voci, quella dell’abitazione (a cui si sommano anche le utenze domestiche) continua a rappresentare la componente principale (51,7% delle spese non alimentari), in crescita del +2,8% rispetto allo stesso periodo del 2019, in particolare nelle utenze domestiche (energia elettrica, acqua, gas, riscaldamento) chevedono un aumento del +7,3% (+12 euro).

Fatta eccezione per l’abitazione e per le spese in istruzione (+3 euro), si assiste ad un calo più o meno sostenuto di tutte le altre voci principali delle spese non alimentari. La diminuzione più consistente si registra come previsto nella categoria “altri beni e servizi” (-24,9%; -76 euro) dove convergono le voci relative al tempo libero: in media, ad esempio, -43 euro per viaggi e vacanze e –40 euro per pasti fuori casa.

Seguono le flessioni relative ai servizi sanitari e salute (-35 euro, -31,3%), dove il crollo è imputabile quasi del tutto al calo delle spese in visite mediche specialistiche ed analisi. Diminuisce anche del -22,8% la categoria ricreazione, spettacolo e cultura (-28 euro) dove il calo più sostenuto è nell’acquisto di giornali e libri non scolastici (-9 euro), negli articoli sportivi e per il tempo libero (-8 euro), negli articoli per l’intrattenimento- videogiochi- (-5 euro) e nell’acquisto di biglietti per concerti, teatro, cinema (-2 euro).

Negativa anche la spesa per abbigliamento e calzature (-8 euro) e della voce mobili ed arredamento (-39 euro). Nella voce trasporti e comunicazione (-3 euro; il 14,3% delle spese non alimentari), la flessione è dovuta alla macro categoria dei trasporti (-15 euro), dove si registra un calo delle spese in benzina, gasolio (-6 euro) e in acquisto di biglietti per i mezzi pubblici, treni e aerei (-8 euro); in aumento, invece, le comunicazioni (+12 euro, +26,1%), dove la crescita si è registrata grazie alle spese connesse alla telefonia -acquisto, bollette, internet- (+9 euro).

Nel complesso, pertanto, l’emergenza sanitaria ha traghettato verso un netto taglio di tutte le spese voluttuarie (vacanze, pasti fuori casa, ricreazione e tempo libero), ma anche di una parte di spese di prima necessità (per esempio salute, visite mediche) per le quali il contesto sanitario ha imposto una contrazione.

Il risparmio delle famiglie Oltre ad un calo dei consumi, i primi sei mesi del 2020 hanno evidenziato una diminuzione importante della capacità del risparmio delle famiglie torinesi. A giugno 2020, su 160 famiglie intervistate, solo il 18,8% ha dichiarato di riuscire a risparmiare parte del reddito famigliare (era il 33% nel primo semestre 2019). In calo anche la percentuale di reddito accantonata: il 3,5% a fronte del 6,2% dei primi sei mesi del 2019.

Si tratta del valore più basso in assoluto riscontrato nell’ultimo decennio. Il dato scende ancora se si analizzano solo le famiglie in stato di debolezza/autosufficienza, dove si riesce ad accantonare appena lo 0,3% del reddito complessivo famigliare. Reddito e potere di acquisto Aumentano anche le famiglie che dichiarano una diminuzione del reddito medio annuale.

A giugno 2020, il 26,9% degli intervistati ha affermato di aver registrato una flessione del reddito famigliare rispetto a fine 2019 (erano il 18,3% nei primi sei mesi 2019 rispetto al 2018). Il 43,1% degli intervistati ha inoltre evidenziato una diminuzione del potere di acquisto famigliare: nel 2019 la percentuale era dimezzata (20%).

Infine, durante il periodo di lockdown e subito dopo, ben il 55% delle famiglie ha denunciato un lieve aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, a cui si aggiunge un 31,9% che dichiara un aumento netto.

Luoghi e comportamenti di acquisto Sale al 45% la preferenza verso super e ipermercati (nel 2019 era 40%), mentre è in calo la frequentazione di negozi di vicinato (dal 26,8% al 21,5%). Come previsto, invece, aumenta il peso degli acquisti online che salgono dal 3% al 4,8%.

I nuclei famigliari che non ne fanno mai uso scendono dal 60% al 41% e, in parallelo, è cresciuta la quota di famiglie che vi ricorrono qualche volta o spesso, passando complessivamente dal 30% al 42%. Cresce anche l’acquisto di beni di seconda mano scelto frequentemente dal 28% delle famiglie (16% nel primo semestre 2019).

Rimane costante invece il ricorso ai pagamenti rateali. Emergenza Covid e comportamenti d’acquisto Il periodo di lockdown – e le settimane che lo hanno anticipato e seguito – hanno mutato in maniera significativa le abitudini di acquisto ma anche le possibilità di spesa delle famiglie torinesi. Si è accentuato il ricorso a canali prima poco adottati (consegne a domicilio o e-commerce), si è dovuto talvolta erodere parte del risparmio famigliare, ma sono emerse anche nuove abitudini virtuose che le famiglie hanno il proposito di mantenere nei mesi successivi all’emergenza.

Nel complesso fra gennaio e giugno 2020 8 famiglie su 10 hanno ridotto le spese. Fra queste, il 72,5% delle famiglie ha speso meno del solito, riducendo o eliminando le spese ritenute non necessarie e/o superflue, mentre un ulteriore 8% – che sale al 26,7% fra le famiglie monoparentali – ha dovuto ridurre anche le spese necessarie.

Tra le principali motivazioni che hanno portato ad una riduzione degli acquisti, oltre all’aver avuto meno occasioni di spesa (il 71,9% delle risposte), al secondo posto si colloca una riduzione del reddito famigliare (il 20,6%).

Nonostante il calo generalizzato dei consumi, durante l’emergenza sanitaria il 34,4%delle famiglie (con un picco del 49% fra le coppie con figli e del 40% fra i nuclei monoparentali) ha dovuto attingere ai risparmi per far fronte alle spese.

In ultimo, il periodo appena trascorso sembra aver portato con sé l’esigenza di introdurre piccoli cambiamenti quotidiani nelle scelte di acquisto e consumo.

Nei mesi successivi all’emergenza, il 100% delle famiglie intervistate dichiara che cercherà di diminuire gli sprechi alimentari e, nella quasi totalità (il 98,8%), si ripromette di acquistare prevalentemente prodotti italiani a sostegno dell’economia nazionale. Diffusa anche la propensione a ridurre gli acquisti nella Grande Distribuzione Organizzata per sostenere i piccoli esercenti (il 60,6%), nonché la scelta di continuare a rivolgersi a piccoli produttori (50%).




Disponibili tamponi Covid-19 a pagamento, scopri le modalità per accedere

Il perdurare dello stato di emergenza sanitaria connessa alla necessità di garantire la maggiore sicurezza possibile nel ritorno alla normali attività da parte di tutta la cittadinanza ha indotto l’Amministrazione regionale a estendere la possibilità di sottoporsi al tampone anche ai cittadini paganti.

Resta garantito il diritto di tutti a sottoporsi gratuitamente alla diagnosi di infezione da SARS-COV-2 mediante tampone oro-faringeo quando necessario per motivi di cura e tutela della salute pubblica. In aggiunta, in alcune situazione particolari normate dalla Regione, è possibile accedere alla prestazione a spese proprie.

Contestualmente la Regione Piemonte ha ampliato la possibilità di effettuare la diagnosi ai laboratori privati autorizzati, individuando quelli che:

  • possono eseguire nella propria struttura l’analisi su tampone oro/rino-faringeo per la ricerca di COVID-19, a seguito di validazione da parte di laboratorio pubblico regionale di riferimento
  • non potendo eseguire direttamente l’analisi, possono raccogliere il tampone delle alte vie aeree per lo svolgimento, in altri laboratori validati per la ricerca di Covid-19



Torino. Concorso di pittura “Cambiano come Montmartre” fra arte e sostenibilità ambientale

Domenica 27 settembre torna la manifestazione Cambiano come Montmartre”con il suo tradizionale concorso di pittura estemporanea, un evento gioioso di creatività collettiva, tra tradizione e nuovi linguaggi espressivi e partecipativi.

Dal 2018 la manifestazione è dedicata ai temi del riuso, del riciclo creativo e della sostenibilità ambientale e sociale, in linea con le priorità strategiche individuate dalla Commissione Europea e in sinergia con le finalità di Reland, il nascente parco sperimentale cambianese sul riuso e riciclo.

La trentatreesima edizione dell’evento, patrocinato dalla Città Metropolitana di Torino, sarà possibile nel rispetto delle disposizioni anti Covid-10, grazie alle dirette on line di ChieriwebTV per le inaugurazioni delle mostre, le premiazioni, le conferenze, le interviste, i tutorial e le riprese live della giornata, parallelamente ai canali Facebook, Instagram e Youtube.

Dal 1° settembre Chieriwebtv e le pagine dei social media interessate all’evento, promuovono i concorsi on line di fotografia, fiaba, manufatti di argilla e riciclo, per una partecipazione diffusa e con il coinvolgimento dei fan e follower dei profili Facebook e Instagram, invitati a votare con i “like”. Per i concorsi dell’evento collaterale “Aspettando Cambiano come Montmartre” non sono previsti premi in denaro ma una “premiazione” dal vivo e online, nella giornata della manifestazione.

Nel rispetto di protocolli e delle linee guida per la prevenzione del contagio da Covid-19, domenica 27 settembre nel centro storico e al Munlab-Ecomuseo dell’argilla, si terrà un concorso di pittura in estemporanea a premi sul temaInsieme – L’arte si incontra sulla tela in luoghi di aggregazione”, con un primo premio di 500 euro.

È in programma anche la mostra collettiva d’arte contemporanea “Molteplicità di Insieme – Espressioni artistiche di libertà di pensiero e di vita”, a cura di Silvana Nota e Valeria Torazza, ospitata nella chiesa Confraternita dello Spirito Santo e nella sala consiliare del palazzo comunale. L’esposizione, a cura del circolo fotografico Autofocus intitolata “Foto al tempo del COVID -19”, sarà allestita nella sala conferenze della biblioteca civica, mentre la mostra “Città Liquida” di Livio Ninni sarà allestita nell’atrio del palazzo comunale.

I “Cortili in Musica” coinvolgeranno Free Byte, DJ Alint, Hoochie Coochie, Quartetto Ensemble, Elisabetta Bosio e il duo acustico Re-VERVE. I commercianti locali parteciperanno ad “Arte in vetrina”, un’esposizione di opere nelle vetrine di affaccio alle vie del centro e lungo il viale di corso Onorio Lisa.

I ragazzi dell’istituto comprensivo di Cambiano proporranno la mostra “Insieme anche da lontano, i bambini raccontano”, ma ci saranno anche le fiabe improvvisate di Vanni e Claudio, la presentazione del libro “Luca, Rod e Mila nel Regno di Corona” con l’autrice Carlotta Amerio e l’illustratore Federico Salemi, l’associazione Puntoacapo al Munlab, una serie di installazioni nel centro storico ad opera degli artisti che nelle edizioni precedenti hanno eseguito performance di arte partecipata (Giovanni Borgarello, Tegi Canfari, Giustino Caposciutti, Daniela Gioda, Salvatore Liistro e Claudio Rabino), l’allestimento “L’albero della vita” a cura della Società Nazionale Bamboo.

Le associazioni artistiche del territorio e quelle impegnate nella sostenibilità sociale e ambientale, insieme ad artigiani ed hobbisti, arricchiranno le vie del centro con la loro presenza. Al successo di Cambiano come Montmartre” contribuiscono le associazioni DAI! di Santena, Peppino Impastato di Carmagnola, CiòCheVale di Chieri, la Pro Loco, l’associazione Autofocus e l’Ecomuseo dell’Argilla di Cambiano.




Nomine, Consiglio regionale: pubblicati 5 bandi

La Commissione consultiva per le Nomine del Consiglio regionale ha pubblicato 5 nuovi bandi per diverse nomine. In particolare, si tratta di individuare tutti i componenti del nuovo Comitati diritti umani (20 membri esperti in materie di diritti umani e civili, 2 consiglieri regionali cessati dal mandato).

Ci sono poi due sostituzioni da effettuare, una come Revisore dei conti in Atc centrale, l’altra come componente del Coresa (Consiglio regionale sanità e assistenza).

Le altre nomine a bando riguardano un componente dell’ente di gestione dei Sacri Monti, un revisore del collegio Convitto municipale di Trevisio (Casale Monferrato, Al), un componente Cda della fondazione Radici, un componente Cda fondazione Funivie Oropa e un componente del consiglio direttivo dell’associazione Abbonamento Musei.

Tutti i dettagli per i requisiti richiesti e le scadenze per la presentazione delle candidature sono stati pubblicati sul Bur e si possono trovare sul sito del Consiglio regionale cliccando qui




Banchi monoposto anti-Covid, dalla Città metropolitana ne arrivano 3400

Sono 20mila i banchi monoposto che stanno arrivando nelle scuole superiori di Torino e provincia per collocare tutti gli studenti nelle aule rispettando le precauzioni anti-Covid: di questi, 3400 sono stati comprati dalla Città metropolitana di Torino.

Due le misure: 50×70 e 70×70, a seconda delle dimensioni delle aule. Prezzi: € 31 cadauno per i più piccoli e € 38 per i più grandi. Sono tutti banchi del tipo “tradizionale”, dal momento che le richieste che le scuole hanno rivolto alla Città metropolitana non contemplavano esemplari dotati di ruote.

Al momento è arrivato con i camion un primo carico di 900 banchi; nei prossimi giorni arriverà il resto. Il materiale viene consegnato alle scuole nel pomeriggio, quando gli studenti sono già usciti, per ovvie ragioni organizzative. Le prime consegne, in ordine di urgenza, sono state effettuate al Newton di Chivasso (209 banchi) e al D’Azeglio di Torino (450). Prossime consegne al Gobetti di Torino (170 per la sede e 170 per la succursale) e al Baldessano-Roccati di Carmagnola (170).

 




Scuola, le indicazioni per il rientro in classe

Dal 14 settembre sono rientrati a scuola tutti gli studenti e le studentesse e tutte le persone che lavorano negli istituti.

La sfida che la scuola si prepara ad affrontare insieme alle famiglie è proprio nella partecipazione attiva e collaborativa di tutti i soggetti, ognuno per la propria parte di responsabilità.

L’obiettivo è una riapertura nella massima sicurezza e tranquillità per tutti. Un risultato ottenibile soltanto attenendosi scrupolosamente a tutti gli accorgimenti igienico-sanitari atti a limitare al massimo il rischio di contagio da Covid-19.

L’utilizzo dei mezzi pubblici

Per l’utilizzo dei mezzi pubblici è obbligatorio l’utilizzo della mascherina. La capienza del trasporto pubblico locale è stata autorizzata dal Governo all’80%. L’incremento dei servizi di trasporto è di circa il 20%. La Regione Piemonte ha attivato:

  • 20 treni aggiuntivi quotidiani nei giorni feriali per un totale di 1.074 km in più al giorno dedicati agli studenti piemontesi;
  • 500 corse dei bus in più al giorno: 250 sulle 1.400 attuali concentrate nell’ora di punta della mattina e altrettante nel pomeriggio per i rientri da scuola.

Le mascherine a scuola

Le linee guida nazionali definite dal Governo prevedono che a scuola venga utilizzata la mascherina chirurgica affidando alle scuole il compito di fornirle quotidianamente.

Il Comitato Tecnico Scientifico per l’emergenza (CTS) ribadisce che, nelle situazioni in cui non sia possibile garantire il distanziamento fisico di almeno 1 metro di distanza, sarà necessario l’utilizzo della mascherina per gli studenti di età superiore a 6 anni.

La mascherina può NON essere indossata in condizioni di staticità e nel rispetto del distanziamento di almeno un metro, quando ci si trova seduti al banco, durante l’attività motoria o mentre si consuma il pasto. Sono esclusi dall’obbligo della mascherina i bambini sotto i 6 anni e i soggetti con forme di disabilità non compatibili con l’uso.

La rilevazione della temperatura

La responsabilità della rilevazione è stata affidata dal Decreto del Governo alle singole famiglie, ma la Regione Piemonte con una propria ordinanza ha introdotto per le scuole l’obbligo di verificarlo. In particolare:

  1. è raccomandato a tutti gli istituti di misurare la temperatura agli alunni prima dell’ingresso a scuola;
  2. qualora l’istituto, per ragioni oggettive e comprovate, non fosse nelle condizioni di farlo, dovrà prevedere un meccanismo di verifica quotidiana per controllare che la temperatura sia stata effettivamente misurata dalla famiglia (attraverso una specifica autocertificazione che potrà essere fornita sul registro elettronico, sul diario, su un apposito modulo, su una chat di classe o in qualunque altro modo semplice scelto dalla scuola);
  3. nel caso in cui uno studente dovesse presentarsi senza tale autocertificazione, la scuola avrà l’obbligo di misurare la febbre prima dell’inizio dell’attività didattica. La Regione ha stanziato 500 mila euro per sostenere le scuole nell’acquisto di termometri e termoscanner.

Cosa fare in presenza di febbre o sintomi

Il Protocollo di sicurezza e le indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico prevedono l’obbligo di rimanere a casa in presenza di temperatura oltre i 37,5° o altri sintomi simil-influenzali, sia per gli alunni sia per i lavoratori della scuola.

Nel caso in cui uno studente manifestasse dei sintomi, la scuola provvederà ad attivare l’iter per la gestione di una eventuale positività. Lo studente verrà accompagnato e assistito da un operatore scolastico in una stanza dedicata e verrà avvisata la famiglia affinché possa riportarlo al proprio domicilio.

Sia che i sintomi si manifestino a scuola o che si manifestino a casa, la famiglia dovrà contattare il proprio pediatra o medico (nel caso di età maggiore a 14 anni) che valuterà le condizioni di salute dello studente e deciderà se attivare la procedura per i casi di sospetto Covid, inserendo i dati sulla piattaforma regionale e richiedendo l’esecuzione del tampone (indicando anche alla famiglia, in base alle condizioni di salute, se utilizzare l’accesso diretto o attendere in casa l’unità sanitaria che eseguirà il test virologico).

Nel caso in cui la famiglia non disponesse o avesse difficoltà a mettersi in contatto con il proprio pediatra/medico, potrà segnalare il proprio caso al Dipartimento di Prevenzione/Guardia medica della propria Asl. Trascorse 24 ore, in assenza di un riscontro, la famiglia potrà accompagnare il bambino a uno degli hotspot ad accesso diretto per l’esecuzione del tampone, previa compilazione di un modulo di autocertificazione per effettuare il test diagnostico (già predisposto dalla Regione).

Cosa succede se un alunno risulta positivo

Nel caso in cui uno studente risulti positivo al tampone il SISP, in collaborazione con il referente covid scolastico, avvia il contact tracing e dispone l’isolamento fiduciario o la quarantena dei contatti stretti nelle 48 ore precedenti e la procedura di tampone. La scuola avvierà parallelamente le attività di sanificazione straordinaria degli ambienti venuti a contatto del soggetto positivo.

Priorità di accesso al tampone e hotspot scolastici

La Regione Piemonte ha previsto una corsia prioritaria per i tamponi necessari allo screening scolastico. Sono anche stati attivati in tutte le Asl del territorio già 29 hotspot/drive scolastici ad accesso diretto per accelerare le procedure di esecuzione dei tamponi. I punti di accesso diretto saranno presidiati da personale sanitario medico e pediatrico.

Cosa fare per il rientro a scuola

Nel caso in cui il tampone sia positivo sarà necessario attendere la certificazione della guarigione clinica con doppio test virologico negativo e l’attestazione del proprio pediatra/medico.
Nel caso in cui il tampone del caso sospetto sia negativo sarà necessario attendere a casa la guarigione clinica seguendo le indicazioni del proprio pediatra/ medico che alla fine consegnerà l’attestazione di esito negativo del tampone.
Nel caso di assenze da scuola per condizioni cliniche non sospette di Covid-19, per la riammissione a scuola sarà necessaria l’autocertificazione della guarigione da parte della famiglia

Utilizzo di locali in strutture scolastiche per attività extracurriculari

I locali adibiti ad attività scolastiche potranno essere utilizzati per altre attività (pre e post scuola, attività sportive etc) alle seguenti condizioni:

  • gli utenti si impegnano ad effettuare al termine delle attività procedure di igienizzazione in grado di assicurare lo stesso grado di efficacia di quelle previste per le attività scolastiche;
  • il gestore delle strutture (o l’Ente locale che con proprio provvedimento ha affidato gli spazi scolastici a terzi) è tenuto a verificare che tali attività siano effettivamente svolte nelle modalità indicate al fine di assicurare le garanzie previste.

 

SI RACCOMANDA di lavarsi spesso le mani con il gel igienizzante, di indossare la mascherina in tutti gli spostamenti e in ogni situazione dove non sia possibile rispettare il distanziamento.




Confagricoltura Piemonte: “Governo e Parlamento non trascurino la frutticoltura!”

Pur apprezzando l’annunciato intervento del Governo relativo all’esonero contributivo per i primi 6 mesi del 2020 per le filiere agroalimentari, esprimiamo profonda insoddisfazione per l’esclusione del comparto frutticolo, l’unico che non rientra nel regime degli sgravi contributivi e fiscali concessi a seguito del lockdown”.

Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, interviene sull’esonero dei versamenti previdenziali agricoli in scadenza domani (16 settembre), evidenziando come “un comparto di fondamentale importanza sotto il profilo economico e occupazionale sia stato trascurato, nonostante abbia contribuito a fornire un contributo essenziale alla nostra società nelle difficoltà della pandemia. Un comparto che in Piemonte – sottolinea il presidente regionale di Confagricoltura – coinvolge 8.000 aziende frutticole per una superficie coltivata di circa 18.500 ettari e che genera un fatturato di oltre 500 milioni di euro su un totale nazionale di 4 miliardi”.

Le imprese frutticole piemontesi – spiega Confagricoltura – si concentrano prevalentemente nel Cuneese (60%), seguite dal Torinese col 25% e dal Vercellese con il 10%.

Chiediamo al Governo e ai parlamentari del territorio – dichiara Enrico Allasia – di intervenire per riconsiderare il provvedimento che come Confagricoltura andiamo sostenendo da tempo, per dare risposte concrete ai frutticoltori che tra emergenze climatiche, insetti alieni e problemi connessi alla pandemia faticano a raggiungere un reddito soddisfacente: lo chiediamo per i produttori e per la filiera, perché è a rischio la sopravvivenza di un comparto strategico per la produzione di qualità piemontese e nazionale”.

 




Vaccini, le Regioni volevano una gara centralizzata

Tutte le Regioni avevano chiesto al ministero di fare una gara nazionale per l’acquisizione, in modo da evitare di metterle in concorrenza, vista la scarsità che si sarebbe determinata. Ciò non è stato possibile ed ogni Regione ha fatto singole gare sulla base di una proiezione della necessità, superiore a quella dell’anno precedente.

Così l’assessore alla Sanità, intervenuto su richiesta del gruppo Monviso, per un’informativa riguardo la campagna vaccinale antinfluenzale, alla luce della notizia che la Conferenza Stato Regioni ha deciso di destinare 250 mila dosi di vaccino antinfluenzale alle farmacie a fronte delle 800 mila dello scorso anno.

Le Regioni, ha specificato l’assessore, distribuiscono il vaccino alle categorie a rischio, soggetti con patologie, immunodepressi, e over 65, che hanno la precedenza su chi va in farmacia ad acquistare il vaccino.

Il diritto di prelazione del settore pubblico nell’acquisto fa sì che, in un anno segnato da un aumento esponenziale della richiesta, manchino le dosi da distribuire alle farmacie, con il rischio di generare un problema sociale.

Il Piemonte, che lo scorso anno aveva acquistato e consumato 720 mila dosi, ha fatto la gara ad aprile e ne sono state acquistate 1,1 milione, con un incremento superiore al 30 per cento.

L’assessore ha precisato che il ministro della Salute ha quindi chiesto alla conferenza delle Regioni la cessione di una quota di vaccini acquistata dalla Regioni stesse e si è arrivati all’intesa siglata ieri di destinare alle farmacie una quota minima dell’1,5 per cento, che corrisponde a 250 mila dosi.

Una quota insufficiente, visto che lo scorso anno le farmacie hanno venduto 800 mila dosi a livello nazionale, circa 50 mila in Piemonte, ma che può essere implementata in base alla disponibilità di ciascuna regione.

Il Piemonte ha già fatto richiesta di poter acquisire il quinto d’obbligo: in ogni gara il fornitore è tenuto a garantire il 20 per cento in più rispetto a quanto previsto per far fronte a necessità sopravvenute. In quel caso, ha puntualizzato l’assessore, si sarà nella condizione di distribuire alle farmacie un quantitativo di dosi almeno pari a quello dello scorso anno.

Inoltre è stato chiesto al Governo e all’Aifa un impegno specifico a garantire che le dosi siano effettivamente consegnate da parte delle case farmaceutiche e a sbloccare, su richiesta della Lombardia, alcuni lotti fermi in giro per il mondo per alcuni milioni di dosi a garanzia del libero mercato.
Su richiesta del Partito democratico, l’assessore ha precisato che la Conferenza delle Regioni sta lavorando con il ministero e le case farmaceutiche per capire quando sarà possibile partire con la consegna dei vaccini: fa parte dell’accordo garantire la fornitura in tempi rapidi.